Maggioni Corrado smm, Maria, la prima evangelizzata, Giornate Loreto 2013
1
MARIA, LA PRIMA EVANGELIZZATA
Come Maria non è accidentale nel risuonare del Vangelo nel mondo,
nell’irrompere della Vita immortale nella carne mortale, così non è accidentale
neppure nell’adesione degli uomini al Vangelo di Cristo. Perciò guardiamo a
Maria, per imparare a concepire il Vangelo e a partorirlo. A concepirlo in noi (è
il frutto dell’evangelizzazione ricevuta) e a partorirlo per gli altri (è il frutto
dell’evangelizzazione portata). In un processo incessante.
Fissare l’attenzione su Maria significa allora cogliere prontamente
l’imitabilità della sua esperienza di evangelizzata e di evangelizzatrice, di vergine
e di madre. Se risulta difficile pensare di imitarla nei suoi privilegi di grazia,
appare più accessibile seguirne l’esempio di credente: la sua sequela di Cristo ha
valore esemplare, universale e permanente per ogni credente (cf Marialis cultus
35). Immagine di ogni credente e della Chiesa intera.
In questa prospettiva sostiamo sui misteri di Cristo vivente-operante in
Maria, con lei e per mezzo di lei, narrati dai Vangeli. In concreto la nostra
attenzione si volge principalmente ai misteri dell’annunciazione e della
visitazione. Sono come due ante di un dittico, che dischiudono il mistero,
coronato dalla preghiera della Vergine Madre, gravida del Vangelo fatto carne
della sua carne, prima evangelizzata e modello di evangelizzazione.
1.
Maria: la sua esperienza di evangelizzata
a)
L’annunciazione … la vocazione di Maria…
Dal vangelo di Luca 1, 26-38
Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea,
chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di
Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
Entrando da lei, disse: «Rallegrati, o piena di grazia: il Signore è con te». A
queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto
come questo.
L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed
ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e
verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide
suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà
fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco
uomo?».
Maggioni Corrado smm, Maria, la prima evangelizzata, Giornate Loreto 2013
2
Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza
dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e
sarà chiamato Figlio di Dio.
Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito anch’essa un
figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: “nulla è impossibile a
Dio”».
Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore: avvenga per me secondo
la tua parola ». E l’angelo si allontanò da lei.
Il racconto dell’evangelizz-azione di Maria è racchiuso in una inclusione
che ha per agente l’angelo: v. 26 fu mandato da Dio…. v. 38: E l’angelo si
allontanò da lei.
L’angelo è un portaparola fedele del volere del cielo. Il messaggio che reca è
un evangelo, ossia lieta notizia (in greco l’ángelos è colui che reca appunto un
euangélion). La destinataria del Vangelo = la lieta notizia è una donna concreta: si
chiama Maria, la vergine promessa sposa di Giuseppe del casato di Davide (erede
della promessa del Messia), abitante a Nazaret, in Galilea.
Dialogando con l’angelo, la Vergine si apre ad accogliere il Vangelo,
accettando che sia proprio il Vangelo, ciò che esce dalla bocca di Dio, a
plasmarle la vita. Ecco lo sviluppo del racconto: tre volte l’angelo prende la
parola: saluta Maria; quindi le svela la chiamata divina; poi le spiega come si
compirà l’ineffabile vocazione. Tre volte reagisce la Vergine: rimane turbata, in
silenzio; quindi confessa la propria incapacità a concepire l’Inconcepibile; infine
dà il proprio assenso a vivere con Dio e per Dio. Seguiamo i tempi di questo
dialogo, esemplare di ogni evangelizzato.
Rallegrati!
Primo tempo. Il saluto dell’angelo è la buona notizia, che risuona come la
revoca dell’antica “disgrazia” che pesava sui figli di Adamo ed Eva, incapaci di
essere con Dio. Il termine greco káire = rallegrati (tradotto in latino con Ave) il
Signore è con te è molto più di un semplice saluto di cortesia. Da donna sapiente
qual è, la Vergine si domanda, non senza turbamento, il significato di quelle
parole. Dialogando con Gabriele, ella si aprirà progressivamente alla conoscenza
di Chi lo ha inviato a lei e, nel contempo, del proprio mistero di “piena di
grazia”. L’essere il Signore pienamente “con lei” la chiama ad essere pienamente
“con lui”. C’è bisogno di tempo per cogliere la voce che viene dal cielo, per
sentirla echeggiare dentro, fin nelle fibre più segrete dell’animo. Resta senza
parola, Maria, interiormente toccata, attendendo che l’angelo aggiunga altro.
Secondo tempo. Segue la rivelazione dell’ineffabile vocazione pensata da
sempre per la “Piena di grazia”: essere la «Madre del Figlio dell’Altissimo». Prima
Maggioni Corrado smm, Maria, la prima evangelizzata, Giornate Loreto 2013
3
di essere chiamata a dare qualcosa a Dio, la Vergine è chiamata ad accogliere un
dono da Dio (la vocazione alla fede consiste proprio in questo). In effetti, non è
innanzitutto il grembo verginale ad offrirsi al Verbo, quanto piuttosto il Verbo di
Dio che, donandosi all’umanità, richiede un’accoglienza assoluta, incondizionata:
un grembo verginale, appunto. È qui che Maria domanda al messaggero celeste
come sia possibile per lei concepire l’«Inconcepibile», dar corpo al Creatore dei
corpi, dar vita alla sorgente della Vita.
Terzo tempo. L’angelo riprende il dialogo, spiegando che sarà opera dello
Spirito di Dio, il medesimo Respiro che fu alitato nelle narici del primo uomo
plasmato dalla terra, affinché questi diventasse, prodigiosamente, un essere vivente
(cf. Gen 2,7). Nel suo grembo avverrà la ri-creazione di Adamo! Colui che nascerà
sarà il primogenito dell’umanità nuova. A conferma che «nulla è impossibile a
Dio», le addita infine un segno: il prodigioso concepimento della sterile Elisabetta.
La Vergine si inchina al supremo volere, proferendo il suo consenso: «Eccomi,
sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola ».
Eccomi!
La risposta della «Serva del Signore» – così si definisce Maria - è stata
trasparente, sincera, generosa, piena: «Eccomi». Ossia, ecco me: la mia vita,
tempo, spirito, corpo, spazio, ore, giorni, mesi e anni, quello che sono e che ho, per
sempre. E il tota tua ego sum di Maria al Vangelo del Dio con noi e per noi
recatole dall’angelo, il tota tua a Cristo, a Colui che le ha detto totus tuus
incarnandosi nel suo grembo: una sola carne, un solo corpo, un solo essere
vivente in Maria.
Pronunciato con la bocca nell’ora dell’annunciazione, l’eccomi di Maria si è
concretizzato nella vita quotidiana, fino alla piena consumazione nell’ora della
Croce.
Dio ricerca e gradisce pienezza di risposta. E Maria l’ha esaudito,
arrendendosi senza riserve. Di tale pienezza è segno la sua verginità, intesa quale
consegna radicale di sé a Colui cui nulla è impossibile. In questa disponibilità
senza se e senza ma può davvero agire lo Spirito di Dio. E creare ciò che egli
desidera: capolavori di grazia.
La verginità di Maria non è preziosa soltanto dal punto di vista fisico. Ciò è
decisivo per riconoscere l’opera divina in lei: dalla veramente vergine è nato
veramente il Figlio di Dio! Gli evangelisti Matteo e Luca sono concordi nel dire
che quel che è generato nella promessa sposa di Giuseppe non è opera di uomo,
ma viene dallo Spirito Santo (cf. Mt 1,20.24; Lc 1, 35).
E la Chiesa afferma che la verginale maternità di Maria non è un modo di
dire, ma un dato irrinunciabile per la verità di fede cristiana. Intaccare la verginità
della Madre del Signore significa intaccare il mistero del Dio-uomo. Tuttavia,
Maggioni Corrado smm, Maria, la prima evangelizzata, Giornate Loreto 2013
4
poiché in Maria la verginità del cuore precede quella del corpo, essa esprime
anche la pienezza di risposta data a Dio: scegliere Dio prima di tutto, prima di ogni
altro legame. La verginità di Maria non sminuisce il suo amore per lo sposo
Giuseppe: manifesta la precedenza accordata a Dio solo. In questo la verginità di
Maria può essere imitata dai credenti, uomini e donne, chiamati a porre Dio al
centro dell’esistenza, lasciando che sia il Vangelo a gerarchizzare ogni altro
valore.
La verginità (non sterilità) dice rinuncia a fare in proprio, dice disponibilità
totale a lasciar fare a Dio, alla sua potenza creatrice: la potenza del Vangelo
opera davvero nella nostra incapacità, affinché sia evidente che l’opera è di Dio
e non nostra.
Dall’iniziale domandarsi tra sé il senso delle parole dell’angelo, Maria è
passata alla deliberata consegna di sé, anima e corpo. Al contrario di Adamo ed
Eva, ha risposto positivamente alla chiamata divina. Sta tutta qui la beatitudine
della sua fede, motivo della sua divina maternità.
L’Annunziata ci guida a dischiudersi al mistero di Dio, ponendoci in
atteggiamento di ascolto cordiale, così da percepire che egli ha da parlarci. Non un
sentire superficiale, ma un ascolto riflessivo: sentirsi colpire dentro è il primo
indispensabile passo per dialogare con Dio, lasciando che egli si spieghi meglio,
che noi possiamo replicare dicendogli le nostre incapacità: «Come avverrà
questo?». Credendo che «nulla è impossibile a Dio», è possibile imitare Maria
dicendo eccomi alla vocazione che Dio rivolge a ciascuno di noi.
Mentre conosce Dio, Maria conosce se stessa in rapporto a lui. Non si tratta
di semplice conoscenza intellettiva, ma di esperienza di Colui che si rivela e
interagisce con lei, coinvolgendola in una storia che la supera. Rallegrandola!
Ossia realizzandola pienamente. Ossia beatificandola!
Rallegrati!: è la prima parola dell’angelo Gabriele, l’evangelizzatore.
Eccomi!: è l’ultima parola della Vergine evangelizzata.
b)
Maria evangelizzata dopo l’ora di Nazaret…
L’esperienza che Maria fa di essere evangelizzata continua dopo
l’annunciazione, dando forma all’intera sua esistenza e illuminando la nostra.
Il Vangelo accolto è fonte di benedizione e beatitudine. Maria
l’apprende da Elisabetta:
«Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! … Beata colei
che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Maggioni Corrado smm, Maria, la prima evangelizzata, Giornate Loreto 2013
5
Evangelizzata da Elisabetta, Maria impara a conoscere il proprio mistero
alla luce di Dio: è la Madre del Signore; è benedetta, in ragione del Frutto
benedetto che ha concepito; è beata per la fede.
Il Vangelo matura nel cuore: nella notte di Natale, i pastori
«andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato
nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato
detto loro. Tutti quelli che udivano si stupivano delle cose dette loro dai pastori.
Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose nel suo cuore» (Lc 2, 18-19).
Maria ascolta il vangelo dei pastori (evangelizzati dall’angelo: «Vi
annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi…» ) e mette insieme
le cose inconciliabili, l’umiltà del Figlio e la grandezza delle parole pronunziate
dagli angeli e riferite dai pastori: questo bambino è il Salvatore, Cristo Signore.
È un Vangelo tutto da conoscere, da accettare, da seguire… anche per lei.
Il Vangelo del Regno dei cieli patisce persecuzione. Maria è
evangelizzata dai gesti dei Magi venuti da Oriente: le loro azioni sono più
eloquenti di ogni parola:
«entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo
adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e
mirra» (Mt 2,11-12).
Che doni sono per un neonato? Attraverso i Magi Maria apprende che il
Vangelo è per tutti i popoli, senza distinzione di lingua e cultura.
Ma… dopo la gloriosa epifania di Gesù ai Magi, si annuncia per Maria il
dramma che segnerà la vita del Figlio, di cui è chiamata a condividerne la sorte. Al
racconto dei Magi Matteo fa seguire la fuga in Egitto, causata dalla furia omicida
di Erode (cf Mt 2,13-23).
Maria impara la sofferenza che comporta accogliere il Vangelo che l’ha resa
la madre di Gesù. Ma la violenza della morte non è l’ultima parola: dopo la voce
dell’Angelo che ordina a Giuseppe la fuga, dopo la fatica di dover divenire
profughi ed esuli, risuona per la santa Famiglia la medesima voce celeste che
chiama a ritornare con gioia a casa. Maria viene per così dire educata dalla stessa
persecuzione che patisce il Vangelo.
Il Vangelo è una spada che ferisce l’anima: Maria lo apprende nel
mistero della presentazione di Gesù al tempio:
Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: “Ecco, egli è qui per la caduta
e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te
una spada trafiggerà l’anima – affinché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc
2, 34-35).
Maggioni Corrado smm, Maria, la prima evangelizzata, Giornate Loreto 2013
6
Udendo l’annuncio di Simeone, Maria ascolta lo Spirito che parla attraverso
il vegliardo: intuisce la realtà di contraddizione che attraversa la persona del
Figlio, e che sarà sperimentata, fino in fondo, anche da lei; impara a conoscere la
propria vocazione di Madre ferita, chiamata a partecipare al dolore che salva il
mondo. Scrive Giovanni Paolo II che
«quello di Simeone appare come un secondo annuncio a Maria, poiché le indica
la concreta dimensione storica nella quale il Figlio compirà la sua missione, cioè
nell’incomprensione e nel dolore. Se un tale annuncio, da una parte, conferma la
sua fede nell’adempimento delle divine promesse della salvezza, dall’altra le
rivela anche che dovrà vivere la sua obbedienza di fede nella sofferenza a fianco
del Salvatore sofferente, e che la sua maternità sarà oscura e dolorosa»
(Redemptoris Mater 16).
Il Vangelo educa alla sapienza divina:
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio… Al vederlo restarono stupiti, e sua
madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io,
angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose loro: “Perché mi cercavate? Non
sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” Ma essi non
compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nazaret e
stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore” (Lc
2,48-51).
Gli esegeti evidenziano il sigillo pasquale impresso in questa pagina (cf Lc
2,41-50), che anticipa per Maria quanto vivranno gli Apostoli nei giorni dello
smarrimento e del re-incontro con Gesù, il terzo giorno. Maria vive, e dunque
conosce per prima, il Vangelo della Pasqua del Figlio: Gesù “deve” seguire la
propria vocazione.
La risposta di Gesù non è una spiegazione, bensì un duplice interrogativo
teso a rendere Maria maggiormente consapevole della divina sapienza: «Perché mi
cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? Ma essi
non compresero le sue parole» (Lc 2,49-50). Il Figlio educa la Madre a seguirlo e
la Madre si lascia guidare dal Figlio: «Sua madre custodiva tutte queste cose nel
suo cuore» (Lc 2,51).
Lasciarsi evangelizzare significa lasciar perdere certe nostre prospettive…per
abbracciarne altre, le Sue.
Il Vangelo insegna a morire per risorgere. L’ora del sì supremo di Cristo
è anche l’ora dell’eccomi di Maria al Vangelo dell’amore che consuma la vita
perché non muoia («chi vuol salvare la sua vita la perde… chi perde la sua vita la
salva»): qui ella conosce ormai, essendo la morte il culmine della missione del
Cristo, il segreto del Vangelo della comunione indissolubile con Dio, la sublime
follia della croce, la sapienza del cielo che si oppone alla saggezza della terra.
Guardando il Figlio crocifisso, Maria rilegge ogni gesto e parola di Gesù ed
Maggioni Corrado smm, Maria, la prima evangelizzata, Giornate Loreto 2013
7
insieme misura tutto lo spessore che comporta l’adesione al Vangelo che ricrea
Adamo, dall’annuncio ricevuto dall’angelo a Nazaret fino al Golgota.
Così, sotto la croce, Maria partecipa al mistero della spoliazione pasquale del
Figlio dell’Altissimo, «il quale, pur essendo di natura divina, spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo e facendosi obbediente fino alla morte di croce»
(cf Fil 2,5-8). L’evangelista Giovanni non descrive Maria piegata dal dolore ma
“ritta in piedi” (Gv 19,25), sorretta dal Vangelo della Croce: “morendo distrusse
la morte e rinnovò la vita”. Questa è la logica del Vangelo! Perciò Rallegrati! Se
il centurione romano, pagano, vedendo Gesù morire in quel modo, riconobbe
con fede: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio” (Mc 15,39), si può pensare
(perché no?) che Maria, sotto la Croce, abbia riconosciuto con fede che il Figlio
“morendo distrusse la morte e proclamò la risurrezione” (prefazio, Preghiera
eucaristica II). Nella bellissima Croce medievale di Alberto Sotio (1187) che si
venera nella cattedrale di Spoleto, sotto il Crocifisso, raffigurato con gli occhi
aperti, vi è raffigurata la Madre, in piedi, con la bocca segnata dal “sorriso” (!),
mentre dall’altra figura il discepolo amato. Il Rallegrati dell’angelo, pronunciato
nell’ora dell’annunciazione, rischiara l’ora della Croce, risuonando come
l’Evangelo della Croce. E Maria lo accoglie, lasciandosi evangelizzare
pienamente: Rallegrati! Eccomi!
2.
Imparare da Maria, la prima evangelizzata a concepire il Vangelo
* In virtù dello Spirito Santo;
* nella terra vergine (non sterile) del cuore: rinuncia a proprie capacità
generative per poter concepire l’Inconcepibile. Il Vangelo attecchisce in cuori
poveri di sé, liberi da pretese, distaccati da sicurezze;
* in un dialogo fatto di ascolto e re-azione a quanto si ascolta, dopo averlo bene
ascoltato, lasciandosi turbare, interrogare…
Il Vangelo porta sempre turbamento, interrogativo sul suo senso, silenzio
ricettivo. È il segno che va a segno, che penetra l’animo…
Quante parole del Vangelo non ci turbano più mentre dovrebbero
inquietarci, farci saltare per aria quando le sentiamo: penso alle carica
rivoluzionaria delle beatitudini; se uno ti percuote sulla guancia destra tu…;
sono venuto a portare fuoco sulla terra; amate i vostri nemici, fate del bene ai
vostri persecutori…
* tenendo presente che il Vangelo ci giunge sempre tramite una mediazione:
tutto può essere un angelo; un fatto, una parola, una malattia, un incontro… può
svolgere la funzione di un angelo e svelarci il pensiero di Dio;
Maggioni Corrado smm, Maria, la prima evangelizzata, Giornate Loreto 2013
8
* per giungere a proferire un eccomi senza riserve al Vangelo, una resa senza
condizioni: è il Signore a mettere le condizioni per seguire il suo Vangelo non
noi: “Chi vuol esser mio discepolo prenda la sua croce ogni giorno e mi
segua…”.
Il consenso libero e personale, l’«eccomi» all’azione creatrice dello Spirito,
è l’atteggiamento interiore che permette al Vangelo di attecchire, germinare
nella terra del nostro cuore e della nostra carne.