aMBieNte / animali MUSei NaSCoSti Stanno riemergendo dai seminterrati o dagli scantinati vere e proprie collezioni d’epoca di diego Barboni d i recente il Servizio CITES del Corpo forestale dello Stato si è visto impegnato in operazioni molto singolari. Infatti, allertato da alcuni dirigenti scolastici, è intervenuto per verificare e catalogare dei tesoretti faunistici dimenticati nelle vecchie aule di scienze degli istituti scolastici. Quanti di noi, quelli di certo non più in età giovanissima, hanno potuto studiare e magari viaggiare con la fantasia studiando gli esemplari esotici durante l’ora di scienze al liceo? In passato era consuetudine istituire dentro le scuole vere e proprie collezioni di grande pregio. Animali appartenenti alle più svariate specie, di ogni fattura e dimensione, addirittura interi scheletri di cetacei o vasi contenenti esemplari ormai estinti sotto formalina. Insomma un vero capitale di cui ormai le istituzioni si devono occupare per tutelare un patrimonio dello Stato e della collettività. In Italia i migliori istituti scolastici, sia di stampo scientifico che umanistico, erano forniti di laboratori e collezioni, cosiddetti “gabinetti scientifici”. Oggi non sono più utilizzati come un tempo e capita che versino in condizioni fatiscenti. Le collezioni L’attenzione della Forestale di questi ultimi mesi sta facendo emergere una realtà che per molto tempo è stata trascurata. Un capitale dello Stato che sta andando via via deteriorandosi e che pone molti interrogativi sulla sua tutela. Va specificato che la detenzione di animali tassidermizzati è legittima e diffusa sia in ambito pubblico che privato. Anche la commercializzazione di specie protette imbalsamate non è di per sé un reato, infatti la legge non ne 16 - Il Forestale n. 82 vieta la detenzione né la tassidermizzazione seppure con le dovute restrizioni e autorizzazioni. In realtà alcune delle specie usate per queste collezioni rientrano dal 1980 nel programma di tutela delle specie minacciate di estinzione, globalmente riconosciuto e noto come Convenzione di Washington. La Convenzione rappresenta uno dei più importanti strumenti normativi internazionali per rendere sostenibile il commercio di animali garantendo la conservazione della biodiversità del nostro pianeta. Ogni Stato deve monitorare e regolamentare adeguatamente il commercio nazionale ed internazionale di esemplari e prodotti derivati da specie animali e vegetali per scongiurarne l'estinzione. La CITES (Convenzione sul commercio internazionale di specie di fauna e flora minacciate d'estinzione) è entrata in vigore in Italia nel 1980 e il Corpo forestale dello Stato ne cura la gestione amministrativa ai fini della certificazione e del controllo tecnico-specialistico. Molti degli esemplari, rac- colti negli istituti nel corso del tempo, hanno oggi l’esigenza di essere regolarizzati secondo la normativa CITES. Infatti, seppur acquistati da fornitori ufficiali del passato, capita spesso però che alcuni di essi non siano più accompagnati dalla documentazione sull’origine, per cui nasce l’esigenza per tutti gli istituti scolastici di avvalersi della professionalità del Corpo forestale dello Stato per legalizzare parte delle loro collezioni. Queste, nella maggior parte dei casi, risalgono ai primi anni del secolo scorso quando le specie erano quasi tutte cacciabili e l’attività venatoria era ancora il passatempo più praticato dagli uomini. Anche nelle scuole era abbastanza usuale trovare un animale imbalsamato, come trofeo di caccia o semplicemente suppellettile. Spesso le collezioni venivano donate agli istituti da viaggiatori, avventurieri o uomini di scienze, che una volta tornati in patria le devolvevano alla comunità. La tecnica L’imbalsamazione o tassidermia è una tecnica usata, generalmente, per preservare il corpo animale dalla decomposizione. La civiltà degli antichi egizi fu la prima a sviluppare le tecniche di imbalsamazione. Questo popolo riteneva che la conservazione della salma potesse permettere allo spirito del defunto di riappropriarsene in epoche successive. Le tecniche erano conosciute anche tra numerose popolazioni sudamericane. Con il termine tassidermia (dal greco taxis e derma = ordinamento, conservazione e pelle) si indica la tecnica mediante la quale vengono preparati gli animali al fine di consentirne la conservazione, basata sul mantenimento della forma e delle caratteristiche di ogni specie. La tassidermia è un’arte relativamente moderna, che nasce agli inizi del 1600. La prima collezione di cui si ha documentazione fu assemblata in Olanda all’inizio del XVI secolo, quando gli Olandesi cominciavano a commerciare con le Indie Orientali. In Italia le collezioni tassidermiche sono nate agli inizi del 1800, con lo scopo di creare delle raccolte scientifiche per lo studio degli animali selvatici di tutto il mondo. Anche Charles Darwin, il padre della moderna teoria dell’evoluzione biologica era un tassidermista; nei suoi viaggi in Sud America sulla nave “Beagle”, raccolse e conservò, servendosi della tassidermia, numerosi reperti come i famosi fringuelli delle isole Galapagos, che lo aiutarono a formulare la sua opera: “L’origine delle specie”. Purtroppo, in passato, a causa del commercio di specie e di collezionisti senza scrupoli, le collezioni di animali sono state indirettamente determinanti per la rarefazione di alcune specie o addirittura la scomparsa degli ultimi esemplari da intere regioni, come è avvenuto per il dodo (Raphus cucullatus) dell’isola di Mauritius, per l’alca impenne (Pinguinus impennis) in Islanda, o per il gipeto (Gypaetus barbatus), estinto in Sardegna nel secolo scorso per le “persecuzioni” dei collezionisti e dei musei. Conclusioni Le collezioni didattiche per la loro efficace capacità di comunicazione sono in grado di superare il semplice rapporto tra fruitore e collezionista con il solo vantaggio di creare un sistema educativo attivo. Classificare, tutelare e occuparsi delle specie protette imbalsamate non significa soltanto prendersi cura di un bene ma assicurare agli studenti strumenti del tutto singolari. Il Forestale n. 82 - 17