Gioventù Musicale d’Italia Incontro con la Presidente Maria Luisa Vanin La Gioventù Musicale nel panorama culturale contemporaneo. Spostiamo per un attimo il problema e concentriamoci sul ruolo della musica nel panorama culturale contemporaneo. Ebbene, il ruolo della musica nel panorama culturale contemporaneo è molto diversificato. Esistono grandi differenze, di Paese in Paese, di Nazione in Nazione, nell’assegnazione di un ruolo culturale alla musica. Il ruolo della musica nel panorama culturale dei singoli paesi dipende da scelte di fondo, che sono proprie di ogni singolo stato. In Italia, in particolare, non è riconosciuto alcun ruolo alla musica (non è un caso che la musica non sia contemplata nei programmi delle scuole italiane). In Italia si può al limite parlare di presenza della musica all’interno del più ampio panorama culturale della nazione. Specificamente, la presenza della musica nel tessuto culturale italiano è testimoniata da un lato dalle istituzioni che puntano alla formazione dei musicisti -Conservatori, Accademie, scuole di musica civiche o private, bande, master, corsi e concorsi- dall’altro dalle istituzioni che fanno, a livelli diversi, attività di spettacolo, lirica, corale, orchestrale che sia. La formazione del musicista sembra, almeno in Italia, finalizzata all’impiego nel campo dello spettacolo, come se la musica potesse e dovesse avere un unico ruolo: quello dell’intrattenimento. Vista e considerata in questo modo, la musica per lo Stato italiano non può necessitare di aiuto o sostegno. Alla musica in pratica non è riconosciuta, nel nostro Paese, nessuna valenza culturale specifica. Di più, in Italia manca una politica culturale vera. Come si colloca in questo panorama la Gioventù Musicale, fin dalle sue origini? La premessa è che la Gioventù Musicale ha alle spalle più di cinquant’anni di attività. Nasce nel 1952, in un periodo quindi completamente diverso dall’attuale, sia sul piano politico che su quello culturale. Una prospettiva privilegiata quella della Gioventù Musicale, che, superati i cinquant’anni di attività su tutto il territorio nazionale, ha assistito a tutti i cambiamenti della parabola culturale del Paese. In quegli anni, gli anni delle origini, la Gioventù Musicale si presenta come fenomeno sociale in tutte le città in cui riesce ad essere presente; si espande a macchia d’olio; diviene richiamo per i giovani che vogliono ascoltare musica, che vogliono conoscere la musica. La Gioventù Musicale comincia la propria storia in Italia avviando i giovani alla conoscenza di una forma d’arte e di un linguaggio ai più sconosciuto. Non solo: offre a quegli stessi giovani la possibilità di esprimersi. E il ruolo della Gioventù Musicale continua a pesare sui giovani. Anzi, pesa oggi più di ieri. Perché oggi ogni città, ogni comune, offre ai propri cittadini una serie infinita di proposte artistiche (spesso ingenerando sperpero di risorse, oltre che confusione contenutistica), tra le quali anche quelle della Gioventù Musicale. Ecco quindi come è cambiato il ruolo della Gioventù Musicale. Se negli anni Sessanta il ruolo della Gioventù Musicale si definisce entro il limite circoscritto di una proposta concertistica tout-court, capace comunque di raggiungere i giovani; negli anni Novanta la Gioventù Musicale costruisce una serie di proposte artistiche, sempre destinate ai giovani, direzionate però alla loro formazione, in sostituzione della scuola, completamente assente -abbiamo detto- sul piano appunto dell’offerta e della formazione musicale. Un impegno notevole, quello di Gioventù Musicale per i giovani, formativo per musicisti e strumentisti, ma anche per semplici amatori, destinati a divenire il pubblico del futuro. Un impegno a fronte del quale la Gioventù Musicale non ha ricevuto, almeno in Italia, il sostegno sperato da parte degli enti pubblici. Un sostegno c’è stato e continua ad esserci, ma non proporzionato agli sforzi. Per Gioventù Musicale la musica continua a non essere un fenomeno commerciale, perché la formazione del musicista, come quella del pubblico, non può essere un fenomento commerciale. Per questo la Gioventù Musicale continua a colloquiare con gli enti pubblici, a livello nazionale e territoriale, al fine di concorrere con quelli alla comprensione delle richieste culturali, delle “esigenze musicali” di ogni singolo territorio. Entrando nello specifico, la Gioventù Musicale delle origini, e ancora la Gioventù Musicale degli anni Sessanta propone al proprio pubblico, per lo più costituito da giovani, concerti “classici”, ma anche concerti che “aprano” a linguaggi musicali di estrazione non colta: si pensi ai tanti concerti jazz, o ai concerti di musica popolare, o ancora a quelli dedicati alla canzonettistica o al cantautorato. Non solo, la Gioventù Musicale delle origini sceglie di portare la musica in luoghi ad essa non direttamente deputati. Negli anni Novanta la Gioventù Musicale compie un’azione più radicale, arrivando a “cambiare” il modo di fare musica, il modo di porre la musica classica. Ha organizzato concerti che andassero oltre il momento performativo in sé preso diventando momenti culturali veri e propri. Si pensi ai concerti e alle manifestazioni musicali organizzati in occasione di grandi mostre; ai cicli concertistici dedicati a musica e letteratura (la Sede di San Benedetto ad esempio ha organizzato concerti legati a letture dantesche, commissionando i brani musicali a giovani compositori contemporanei); alle letture delle Metamorfosi di Ovidio accompagnate da musica composta ad hoc; ai cicli dedicati a singoli strumenti (si pensi a quello sul violino, ad esempio, dal Barocco al repertorio tzigano); ai cicli di musica e teatro contemporanei. Insomma, veri e propri interventi di tipo culturale, tali da dare spazio anche ai giovani compositori. Al cambiamento dei contenuti e delle proposte corrisponde anche un cambiamento dell’assetto strutturale della Gioventù Musicale, che, nata come un movimento -s’è detto un fenomeno socialesi organizza successivamente come un’associazione quindi come una fondazione. Quali le costanti che caratterizzano ancora l’attività della Gioventù Musicale? Dagli anni Sessanta ad oggi non è cambiato l’impegno della Gioventù Musicale sul piano della formazione del pubblico, oltre che sul piano dell’inserimento di giovani esecutori in manifestazioni e programmi concertistici tra i più vari e diversificati. Questi sono, alla fine, i fiori all’occhiello della Gioventù Musicale: da Muti a Romanovskij, che ha iniziato ad esibirsi a soli 15 anni proprio per la Gioventù Musicale d’Italia. Al riguardo continua incessante il lavoro della Gioventù Musicale, in collaborazione con i maggiori concorsi internazionali di esecuzione musicale. La Gioventù Musicale continua a chiedersi quale sia il fine di un concorso. La risposta è sempre la stessa: non soltanto il dare una sorta di “patente” al vincitore o ai vincitori; ma il trovare per essi un inserimento nel campo dell’esecuzione. I concorsi, per tal via, si qualificano al tempo stesso come punto di arrivo di un percorso (quello formativo) e come punto di partenza di un altro percorso (quello professionalizzante, quello dell’inserimento nel mondo del lavoro). Là dove i due percorsi si tangono, interviene la Gioventù Musicale, allo scopo di offrire ai giovani esecutori la possibilità d farsi conoscere, apprezzare; di entrare attivamente a far parte dell’agone concertistico nazionale e internazionale. Non solo. La Gioventù Musicale continua a selezionare i migliori talenti italiani, grazie alla regolare indizione di audizioni nazionali; talenti che vengono poi accompagnati lungo un percorso articolato, che ne completi la formazione e ne permetta l’espressione in sedi concertistiche diverse. Tutto questo fa sì che la Gioventù Musicale possa cogliere nella sua più che cinquantennale esperienza le ragioni per continuare ad operare in ambito musicale e culturale, formando musicisti, che siano prima di tutto artisti. La musica come scelta di vita: ancora possibile per i giovani d'oggi? Se è vero che la Gioventù Musicale continua a perseguire il duplice fine di avvicinare i giovani alla musica o meglio la musica ai giovani, forse oggi anche la Gioventù Musicale deve chiedersi quale sia la musica che i giovani vogliono. Resta la convinzione che la musica sia insita nell’animo umano e che ogni individuo abbia bisogno di musica e che la musica debba comunque essere eseguita. Partendo da queste tre premesse non bisogna dimenticare che per fare della musica un’espressione d’arte si rende necessario essere in due: chi esegue e chi ascolta. La Gioventù Musicale è nata essenzialmente per far conoscere quel patrimonio unico ed eccezionale che è la musica così detta classica. Senza dimenticare di far conoscere, nelle centinaia e centinaia di concerti organizzati in più di cinquant’anni di attività, anche la musica popolare, il jazz, la musica contemporanea, in quanto anche “questi tipi” di musica nient’altro sono se non aspetti di un unico messaggio, di un unico linguaggio. Ma oggi quale musica per i giovani? Certa che la musica possa essere ancora una scelta di vita e che come tutte le scelte di vita richieda, per diventare una professione, un tempo di preparazione, di rodaggio, la Gioventù Musicale crede che il proprio futuro e il futuro dei giovani che vogliono fare della musica la loro vita risieda ancora nella musica classica. Quella musica che, pur nella ricerca d’una più incisiva capacità di penetrazione, ha comunque la sua espressività e i suoi riti. È su questo che la Gioventù Musicale poggia il proprio futuro. Un’ultima osservazione. La Gioventù Musicale è un’istituzione che si occupa di iniziative musicali e di giovani musicisti. Non è però un ente di spettacolo, né un semplice ente di promozione. È un ente che si occupa da una parte della dimensione culturale della musica per il pubblico, dall’altra della promozione dei musicisti nel momento del passaggio dal termine del loro percorso formativo all’inizio della loro attività professionale. Gli uni (i musicisti) necessari all’altro (il pubblico) e viceversa. Per fare questo la Gioventù Musicale continua da anni a svolgere un lavoro complesso e sfaccettato intervenendo ed incidendo in territori e realtà molto diversi tra loro. Elementare ritenere che tutto questo, che tutto ciò che ruota intorno alla musica e alla cultura, nel senso della formazione dell’artista come del pubblico, non possa essere dato “gratis” o, peggio, essere ripagato tenendo conto delle più crude leggi del mercato. La presenza della Gioventù Musicale su tutto il territorio nazionale ha consentito a Gioventù Musicale stessa di maturare una certa capacità di analisi della presenza e dell’attività di enti più o meno sensibili ai temi di contenuto culturale. Esistono enti, pochi in verità, attenti alle aspettative culturali del territorio di appartenenza; esistono enti che privilegiano la “spettacolarità” e l’“evento”, senza accorgersi che, se non si riconoscono le necessità di base di un territorio, prima o poi anche gli eventi vengono meno; esistono enti che sostengono iniziative culturali nella misura ad essi possibile; esistono enti che, invece, preferiscono elargire acriticamente somme più che considerevoli di denaro ad alcune istituzioni, lasciando morire realtà evidentemente ritenute meno degne di nota. Vi sono poi realtà musicali, le quali, spesso, sono incapaci di dialogare tra loro e rifiutano a priori di “fare sistema”. Vi sono realtà musicali che sono nate per la formazione e che pure la tralasciano a favore dell’organizzazione; altre realtà nate per l’organizzazione musicale che di fatto si occupano di formazione. Il tutto in uno sconsolante clima di disordine e confusione, con perdita di credibilità per tutti. Di fronte a tutto ciò la Gioventù Musicale si aspetta che quanti -nel pubblico come nel privato- si prefiggano come scopo il sostegno alle iniziative culturali siano in grado di comprendere quanto Gioventù Musicale abbia fatto e faccia per la musica e la cultura tra i giovani in Italia e leggano il suo impegno e la sua storia come garanzia per il suo futuro.