Il lupo mannaro: Licaone Il licantropo è senza dubbio una delle creature mostruose più note e popolari, che da sempre ammalia, strega e suscita terrore, e che ancora oggi gode di vasto successo a livello cinematografico e televisivo (basti pensare alle recenti saghe di Harry Potter, Twilight o Teen Wolf). Nel folklore di tutto il mondo un lupo mannaro è un essere umano con la capacità di trasformarsi in un lupo eccezionalmente feroce. Attivo solo di notte e spesso con la luna piena, divora uomini, donne, bambini e bestiame, dilaniandone la gola con gli artigli e le zanne. Degli uomini lupo si parla fin dai tempi più antichi. La mitologia greca narra di un tiranno assetato di sangue, Licaone, trasformato in uomo-lupo dalla collera di Zeus. Questo mito all’origine del termine “licantropo”, sinonimo di lupo mannaro. Anche presso gli antichi Romani e nel Medioevo le leggende sui lupi mannari erano molto diffuse. Nel XVI secolo, quando in Europa si scatenò la “caccia alle streghe”, in Francia, Germania, Svizzera e Italia centinaia di persone furono arrestate, processate e messe a morte con l’accusa di essere lupi mannari. I cacciatori di streghe sostenevano che i lupi mannari fossero in realtà streghe o stregoni, i quali avevano stretto con il Diavolo un patto che consentiva loro di trasformarsi in lupi. In tempi più recenti, il lupo mannaro sembra invece vittima di una maledizione. Secondo alcuni, inoltre, la leggenda del lupo mannaro è legata alla reale esistenza di una rara malattia genetica, chiamata “ipertricosi”, che fa crescere un folto pelo dappertutto, in particolare sul viso. Una volta Zeus scese dall’Olimpo poiché era giunta alle sue orecchie l’ignominia degli uomini. Augurandosi che essa non fosse vera, il dio esplorò le terre sotto sembianze umane. Sarebbe lungo descrivere quanta malvagità trovò in ogni luogo: la cattiva fama era inferiore al vero. Avendo vagato in lungo e in largo, quando il tardo crepuscolo annunziava la notte, Zeus arrivò alla casa inospitale del tiranno di Arcadia. Aveva dato un segnale dell’arrivo di un dio e il popolo aveva iniziato a pregare; ma Licaone per prima cosa derise le pie preghiere della sua gente. Poi disse: “Cercherò di sapere, con un esperimento, se questo sia un dio o un uomo: la verità della prova non potrà essere messa in discussione”. Così, di notte, si preparò ad uccidere Zeus, sprofondato nel sonno, con una morte inattesa: questa era la prova della verità da lui scelta. E non si accontentò di ciò: sgozzò con una spada un ostaggio mandato dalla popolazione dei Molossi e buttò nell’acqua bollente parte delle membra ancora palpitanti, e parte le abbrustolì sul fuoco. Appena portò in tavola queste pietanze, Zeus, con il fuoco vendicatore, fece crollare la casa di Licaone, condannando a morte tutti i suoi figli: il tiranno, atterrito, fuggì e, raggiunta la campagna silenziosa, cominciò a ululare e invano tentò di parlare. La veste si muta in un vello, le braccia in zampe; Licaone diventa lupo, ma mantiene le tracce dell’antico aspetto: identico il colore grigiastro dei capelli, identica la ferocia del volto; guizzano minacciosi gli stessi occhi, immutata è la sua aria di crudeltà.