Parole e musica per Neonomadi - Pdf

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SPECIE IN EVOLUZIONE Chi sono i nuovi nomadi? Sono i grandi attraversatori
di frontiere geografiche e mentali, fisiche e virtuali. Ma anche loro hanno bisogno di
radici: sono i network, creati sulla base di interessi, stili di vita o preferenze abitative.
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Parole e musica per neonomadi
A PECHINO SI RECITANO I MISERABILI, A HELSINKI BALLERINI GIAPPONESI COPIANO I NATIVI AMERICANI:
È IL BELLO DELLA CONTAMINAZIONE CULTURALE. SIETE UN PO’ CONFUSI? BENE, È IL PRIMO PASSO
DI ARIANNA DAGNINO
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Mescolando, fondendo, reinterpretando le conoscenze e le ispirazioni che vengono da secoli di sperimentazioni umane e da un’infinità di culture altre, il neonomade contribuisce a creare le basi
per un possibile, nuovo Rinascimento planetario.
A forza di contaminazioni tra generi, discipline e saperi, i nuovi «erranti» finiscono per assumere i tratti di personaggi leonardeschi polivalenti, capaci di introdurre una molteplicità di
interessi e di innesti all’interno di vecchi e nuovi mondi, reali
quanto virtuali. Come dimostra il collettivo di artisti di Second Front (http://slfront.blogspot.com), il primo gruppo internazionale di Performance Art su Second Life (l’equivalente
di Fluxus in ambiente digitale): artisti, accademici, curatori
di musei sparsi in varie città del mondo (da Vancouver a New
Orleans a Milano) che hanno deciso di sperimentare le potenzialità espressive - con tanto di veri e propri sabotaggi artistici
 IDAN RAICHEL, QUESTA SÌ CHE È FUSION
I testi di molte sue canzoni sono in amarico con sottofondo
musicale d’ispirazione arabo-israeliana. Ed è proprio su questa
insolita commistione culturale che ha giocato il musicista
israeliano Idan Raichel per lanciare il suo primo album,
l’Idan Raichel Project (prodotto dalla nuova casa discografica
Cumbancha), di cui sono state già vendute 120 mila copie in tutto
il mondo. L’album fonde le ballate folk della tradizione giudaica,
la musica pop etiope e la musica elettronica; fra i musicisti
e cantanti coinvolti sia nel Cd che nelle performance dal vivo
(a Tel Aviv come a Los Angeles e New York) ci sono Mira Anwar
Awad (arabo-israeliana), Cabra Casey (di origine etiope), Sergio
Braams dal Suriname e il sudafricano Bongani Xulu.
 MARCO INVERNIZZI, IL BONSAI OCCIDENTALE
Il più giovane esperto di bonsai al di fuori del Giappone
è italiano, ha 30 anni e si chiama Marco Invernizzi. Dopo aver
seguito gli insegnamenti di un maestro di bonsai giapponese
per tre anni (descritti nel suo libro Mollo tutto e vado in
Giappone sulla via dei bonsai, Mursia) e aver fatto da consulente
a innumerevoli bonsaisti in Occidente, Invernizzi ha aperto in
Scozia nel 2006 la prima scuola di bonsai. Chiamato in tutto il
mondo per tenere conferenze, corsi e dimostrazioni (oltre 200,
da Melbourne a Singapore), ora dispensa i suoi consigli da
agronomo-filosofo anche su Radio Deejay nel programma della
Pina, Pinocchio. Il suo sito – in italiano, inglese, spagnolo e presto
in arabo – è un inno alla via italiana all’arte del bonsai:
www.marcoinvernizzi.com.
- del mondo virtuale 3D più in voga del momento.
Ne offrono un bell’esempio anche gli studenti e i docenti dell’Opera di Pechino, che hanno messo in scena una versione orientale dei Miserabili di Victor Hugo, mescolando gli stili recitativi
e i combattimenti acrobatici tipici del teatro tradizionale cinese
con i tempi e gli elementi coreografici di un musical di Broadway, il tutto sulla base di una trama europea. Il successo è stato
immediato e ha richiamato schiere di giovani fan, spesso mai avvicinatisi al teatro dell’Opera.
È con approcci di questo tipo che si può interpretare la ricchezza
delle specificità culturali, contrastando gli effetti di una globalizzazione intesa come dirompente omologazione. Non è detto dunque
che finiremo tutti a ingolfarci di hamburger e film trash hollywoodiani: la creolizzazione dei gusti e degli stili rema controcorrente,
così come ogni forma creativa di contaminazione.
 PAPPA TARAHUMARA, GLI INDIANI DI TOKYO
Sono una delle compagnie giapponesi di danza moderna più in
voga a livello internazionale (tra luglio e agosto saranno a Manila,
Helsinki e Kuala Lumpur e in novembre a Brooklyn), ma il loro
nome, Pappa Tarahumara (www.pappa-tara.com), deriva da una
sperduta regione messicana in cui vivono gli indiani Tarahumara.
«Ci siamo ispirati alle loro danze tradizionali», spiega il direttore
del gruppo, Hiroshi Koike, «cercando di catturare e presentare
la speciale magia della loro cultura, inesprimibile in termini
razionalistici». Nelle sue performance la compagnia mescola
abilmente antiche forme di recitazione Tarahumara, danza
moderna, videoproiezioni e tecniche del teatro No con lo scopo di
arrivare a «devastare» sensorialmente gli spettatori.
 TRANSITION, IL MONDO VISTO DALL’AFRICA
È diventata una delle più apprezzate riviste dedicate
all’analisi delle questioni politiche, etniche e culturali a livello
internazionale, da Pechino a Bujumbura. Transition (www.
transitionmagazine.com) non è nuova sulla scena editoriale
ma nuovo è l’approccio con cui viene oggi concepita. Fondata
a Kampala (Uganda) nel 1961, divenne il principale strumento
d’espressione degli intellettuali africani.
Chiusa nel 1968 dal dittatore Milton Obote, riapparve
brevemente dal 1971 al 1976 in Ghana sotto la direzione
del premio Nobel Wole Soyinka. Riaperta negli Usa sotto
la direzione di Skip Gates, ex studente di Soyinka alla
Cambridge University, è diventata un punto di riferimento
della cultura neonomade.
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