Capire la Fisica Livello base . Quest’opera è stata rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/it/ o spedisci una lettera a Creative Commons, PO Box 1866, Mountain View, CA 94042, USA. Andrea de Capoa 24 febbraio 2016 Parte I Riassunti di fisica 2 3 Scheda0. spa z io Onde: Scheda 6 fo rz er a gi Dinamica: Scheda 2 en Fisica erg ia en ete mp o e Cinematica: Scheda 1 Termodinamica: Scheda 5 er en g ia Energia: Scheda 3 Calorimetria: Scheda 4 Cinematica Scheda 1 In questa scheda ci occupiamo di descrivere come si muovono gli oggetti. Per cominciare elenchiamo le grandezze fisiche che utilizzeremo; poi parliamo dei singoli tipi di movimenti. 1.1 1.1.1 Legge di composizione delle velocità Visto che la descrizione della posizione di un oggetto dispende dal sistema di riferimento, anche la descrizione della velocità di un oggetto dipende dal sistema di riferimento. Se una persona osserva due auto che si inseguono, egli potrà dire per esempio: Grandezze sinematiche • La prima auto scappa viaggiando a V1 = 70 km h e la seconda auto insegue viaggiando a V2 = 100 km h Posizioone e sistemi di riferimento La posizione di un oggetto è il punto in cui si trova. Sebbene il concetto di posizione sia un concetto assoluto, il modo con cui indichiamo la posizione dipende dall’osservatore. Persone diverse possono indicare in modo differente la posizione dello stesso oggetto. Se vi trovate al quarto piano di un palazzo, direte che il tetto sta sopra di voi; contemporaneamente lo stesso tetto si trova sotto gli uccelli che volano nel cielo. Persone diverse descrivono la posizione dello stesso oggetto in modo diverso, perchè utilizzano differenti sistemi di riferimento. 1.1.2 Una persona seduta dentro l’auto che scappa dirà • La seconda auto si avvicina alla prima alla velocità Vrelativa = V2 − V1 = 30 km h Se le due auto si stesseroi muovento una verso l’altra la velocità relativa sarebbe la somma delle velocità delle due auto. Spostamento 1.1.5 ~ è una variazione di posizione di un corpo. Lo spostamento Uno spostamento ∆S è quindi il vettore che parte dalla posizione iniziale del corpo per arrivare nella posizione finale del corpo. Lo spostamento è una grandezza vettoriale. 1.1.3 L’accelerazione mi dice quanto cambia la velocità nel tempo a = ∆V ∆t ; conta di quanto cambia la velocità ed in quanto tempo effettui tale cambiamento. Attenzione che la velocità è una grandezza vettoriale, quindi la variazione di velocità indica di quanto cambia il vettore velocità. Le l’oggetto va più forte o più piano, cambia il vettore velocità in quanto cambia il suo modulo; se l’oggetto fa una curva senza andare ne più forte ne più piano, cqambia il vettore velocità perchè cambia la direzione del vettore. Velocità La velocità è una variazione di posizione nel tempo V = ∆S ∆t ; conta di quanto ti sposti ed in quanto tempo effettui tale spostamento. La velocità è una grandezza vettoriale. 1.1.4 1.2 Velocità media Moto rettilineo uniforme Il moto rettilineo uniforme è definito dicendo che l’oggetto si muove con velocità costante, per cui l’oggetto si muove sempre in linea retta, sempre nello stesso verso e sempre con la stessa rapidità. ~ = cost V La velocità media di un oggetto è definita come il rapporto tra tutto lo spazio percorso dall’oggetto diviso tutto il tempo impiegato a percorrerlo. Vmedia = Accelerazione ∆Stot ∆ttot 4 5 Scheda1. Cinematica L’unica formula da utilizzare per analizzare il moto è ∆S = V · ∆t verticale. un qualunque oggetto lanciato per aria si muove di moto parabolico in quanto, trascurando l’effetto dell’aria, subisce solo l’accelerazione di gravità che è sempre verticale. dove ∆S è la distanza percorsa dall’oggetto in moto, V è la sua velocità, δt è l’intervallo di tempo trascorso. 1.3 Moto rettilineo uniformemente accelerato Nel moto rettilineo uniformemente accelerato l’unico concetto importante è che l’accelerazione dell’oggetto è costante ~a = cost L’oggetto nel muoversi cambia sia la posizione che la sua velocità per cui le uniche formule da utilizzare sono ∆S = 1 · a · ∆t2 + Vi · ∆t 2 ∆V = a · ∆t Dove Vi è la velocità iniziale dell’oggetto. Un oggetto in caduta (trascurando gli effetti dell’attrito con l’aria) è un buon esempio di moto uniformemente accelerato. 1.4 Moto circolare uniforme In un moto circolare uniforme l’oggetto segue una traiettoria circolare. Il modulo della velocità è costante così come l’accelerazione che subisce. L’accelerazione è sempre perpendicolare alla velocità dell’oggetto. L’accelerazione punta quindi sempre verso il centro della circonferenza ed è detta accelerazione centripeta. 1.5 Moto parabolico Un oggetto si muove di moto parabolico quando si muove contemporaneamente di moto rettilineo uniforme in orizzontale e di moto unifpormemente accelerato in Autore: Andrea de Capoa 17 Feb 2016 Dinamica Scheda 2 ed opposta. Provate, stando dritti, a spingere qualcosa... voi vi sentirete automaticamente spinti nel verso opposto! In questa scheda parliamo della dinamica a libello base, dando solo i concetti fondamentali che dovranno poi essere approfonditi utilizzando le schede specifiche. La dinamica parla delle Forze (quelle che nella nostra vita quotidiana identifichiamo come spinte) e dei loro effetti quando applicate sugli oggetti. 2.2 2.1 Principi della dinamica Le forze Per gli scopi di questo corso noi studieremo solo quattro forze: la forza di gravità, la forza elastica, la forza di Archimede e la forza di attrito. Di qualunque natura sia una forza, essa di fatto segue sempre tre principi fondamentali: 2.2.1 1. Primo Principio: La forza di gravità La forza di gravità è quella che tira verso il basso tutti gli oggetti che hanno massa. Esiste perchè il pianeta Terra, essendo dotato di massa, attira tutti gli oggetti verso il suo centro. Si calcola moltiplicando la massa per l’accelerazione di gravità. ~ = cost ⇔ F~tot = 0 V Nella frase appena scritta ci sono due affermazioni: • Se un oggetto ha velocità costante allora come conseguenza la somma di tutte le forze che agiscono su di esso è zero. Fg = m · g La forza di gravità si applica nel baricentro dell’oggetto. • Se la somma di tutte le forze che agiscono su di un oggetto è zero allora come conseguenza la velocità è costante. 2.2.2 Questo significa che l’effetto di una forza è un’accelerazione; infatti se la forza totale non è nulla allora la velocità cambia (quindi c’è una accelerazione) La forza di Archimede la forza di Archimede è quella che subisce ogni oggetto che si trova immerso in un fluido (che può essere gassoso o liquido); è sempre verso l’alto e dipende da quanto è grande la parte dell’oggetto immersa nel fluido. Si calcola moltiplicando la densità del fluido per il volume di fluido spostato per l’accelerazione di gravità. 2. Secondo Principio: F~ = m~a FArc = ρf · Vf s · g Che l’effetto di una forza sia un’accelerazione lo abbiamo appena visto... il secondo principio introduce il concetto di massa. Applicando una certa foza su di un oggetto con una certa massa, se la massa è grande l’accelerazione che ne consegue sarà piccola e viceversa. La forza di Archimede si applica nel baricentro del fluido spostato (che nella maggor parte dei casi coincide con il centro della parte dell’oggetto immersa nel fluido). 3. Terzo Principio: F~ab = −F~ba 2.2.3 Prendiamo due corpi che per comodità chiameremo a e b. Se a fa una forza su b, allora come diretta conseguenza b farà su di a una forza uguale La forza elastica Alcuni oggetti, se deformati (non eccessivamente) e poi rilasciati, ritornano della forma iniziale: per esempio le molle, gli archi, gli elastici di gomma, i rami degli 6 7 Scheda2. Dinamica alberi, ecc. Tali oggetti sono detti oggetti elastici. Se deformati, essi fanno una forza che dipende dalle loro caratteristiche e da quanto vengono deformati. La forza elastica esercitata da una molla la calcolo F = k · ∆l b F~ dove k è la costante elastica della molla e dipende da come la molla è stata costruita, ∆l è la variazione di lunghezza della molla. 2.2.4 La forza di attrito La forza di attrito è un tipo di forza che rallenta sempre il movimento degli oggetti ed è quindi sempre opposta alla velocità dell’oggetto. Tale forza agisce ogni volta che un oggetto striscia o rotola contro un altro, o quando un oggetto si muove in un fluido. Agisce nel punto di contatto dell’oggetto con il materiale che provoca l’attrito. Figura 2.1: Momento di una forza. Equilibrio traslazionale Un oggetto è in equilibrio traslazionale quanto la somma di tutte le forze su di lui è zero F~tot = 0 2.3 I momenti delle forze Ogni forza ha la capacità di far ruotare gli oggetti. Tale capacità, che si chiama Momento di una forza, dipende da due fattori: l’intensità della forza e la sua distanza dal punto di rotazione. Il momento di una forza si calcola moltiplicando la forza per il braccio della forza M =F ·b dove il braccio è la distanza tra il punto di rotazione dell’oggetto e la linea della forza. 2.4 per cui ci troviamo esattamente nella situazione del primo principio della dinamica: si muove con velocità costante o è fermo. Equilibrio rotazionale Un oggetto è in equilibrio rotazionale quanto la somma di tutti i momenti su di lui è zero ~ tot = 0 M per cui ruota con velocità angolare costante o non ruota. L’equilibrio Visto lo scopo del corso, nella maggior parte dei casi vi verranno presentati esercizi sui concetti di equilibrio: equilibrio rotazionale ed equilibrio traslazionale. Autore: Andrea de Capoa 17 Feb 2016 Energia Scheda 3 In questa scheda parliamo della legge di conservazione dell’energia. L’energia è una grandezza fisica importante proprio perchè vale la legge di conservazione dell’energia. 3.1 3.1.4 Il calore è una forma di energia. In questa scheda ci limitiamo a dire che il calore viene prodotto ogni volta che avviamo a che fare con delle forze di attrito. I vari tipi di energia 3.2 Esistono diversi tipi di energia. Ogni volta che analizziamo un sistema fisico dobbiamo saper capire quali siano i vari tipi di energia presenti. 3.1.1 Calore La legge di conservazione dell’energia In un sistema fisico isolato la quantità totale di energia è sempre la stessa. Non importa cosa succede, come il sistema evolve o quali forze agiscono; se prendo due istanti differenti l’energia totale calcolata nel primo istante sarà sicuramente uguale all’energia totale presente nel secondo istante. Energia cinetica Un oggetto che ha una certa massa m possiede energia cinetica solo per il fatto che si muove alla velocità V . L’energia cinetica di un oggetto si calcola Ec = 3.1.2 3.3 1 ·m·V2 2 Per dare energia cinetica ad un oggetto devo fare su di esso un lavoro, cioè devo fare su di esso una forza mentre l’oggetto si sposta Energia potenziale gravitazionale ~ L = F~ · ∆S Un oggetto che ha una certa massa m possiede energia potenziale gravitazionale solo per il fatto che si trova ad una certa altezza h. L’energia potenziale gravitazionale di un oggetto si calcola Visto che l’energia non si crea e non si distrugge, un forza, facendo un lavoro, converte una qualche energia potenziale in cinetica o viceversa. Per esempio, quando un oggetto cade, la forza di gravità fa un lavoro e converte energia potenziale gravitazionale in energia cinetica; quando un oggetto rallenta strisciando a terra, è perchè la forza di attrito, facendo un lavoro negativa, converte energia cinetica in calore. U =m·g·h tenendo conto che g è l’accelerazione di gravità. 3.1.3 Energia potenziale elastica Se prendiamo una molla e la allunghiamo o accorciamo di una quantità ∆l stiamo immagazzinando dentro la molla dell’energia potenziale elastica. Le caratteristiche elastiche di una molla sono definite dalla costante elastica della molla k; un numero che mi indica quanta forza devo fare per allungare tale molla di una certa quantità. L’energia potenziale elastica immagazzinata in una molla si calcola Vel = Lavoro di una forza 3.4 Potenza Il concetto di potenza indica una variazione di energia in un certo intervallo di tempo. 1 · k · ∆l2 2 P = 8 ∆E ∆t 9 Scheda3. Energia Il tipo di energia di cui si parla dipende dalla situazione fisica che stiamo analizzando. una certa apparecchiatura sarà molto potente se fornirà molta energia in poco tempo. Se parliamo del motore di un’auto, l’energia fornita sarà il lavoro L . Se parliamo della potenza di una stufa allora l’energia fatto dal motore P = ∆t fornita sarà sotto forma di calore P = ∆Q ∆t Autore: Andrea de Capoa 17 Feb 2016 Calorimetria Scheda 4 dove ∆Q è il calore dato all’oggetto, m è la massa dell’oggetto, δT è la variazione di temperatura dell’oggetto è cs è il calore specifico dell’oggetto e dipende dal materiale di cui è fatto. In questa scheda parliamo di cosa succede quando diamo o togliamo calore ad un corpo. I due concetti chiave per questa sezione sono il calore e la temperatura. 4.1 Calore e temperatura Due oggetti a contatto Calore Il calore è una forma di energia; può essere dato o tolto ad un oggetto e questo fa accadere determinati fenomeni fisici1 . Quando mettiamo due oggetti a contatto, questi si scambiano calore. Il calore si muove sempre dall’oggetto più caldo al più freddo, per cui l’oggetto più caldo si raffredda e l’oggetto più freddo si riscalda fino a che raggiungono la stessa temperatura. Temperatura Ogni corpo è fatto di atomi e molecole. Questi non sono mai fermi ma si muovono con una certa velocità ed hanno quindi una certa energia cinetica. La temperatura di un corpo è un’indice dell’energia cinetica media delle molecole del corpo. Visto che l’energia cinetica di una molecola ha un limite inferiore, infatti non può mai valere meno di zero, allora anche la temperatura di un corpo ha un limite inferiore sotto il quale il concetto di temperatura non ha più significato. 4.2 4.2.2 Se diamo calore ad un corpo, ma ci troviamo a ben precise temperature che dipendono dal tipo di materiale di cui è fatto il corpo, invece di un riscaldamento può avvenire una transizione di fase o passaggio di stato. La materia si presenta in natura in tre stati differenti: solido liquido e gassoso. La differenza tra questi tre stati dipende da quanto sono legate tra loro le molecole del corpo. Nei solidi le molecole sono molto legate tra loro e non si spostano all’interno del corpo; oscillano e vibrano rimanendo sempre nella stessa posizione. Nei liquidi le molecole sono poco legate tra loro; non possono uscire dal liquido ma possono muoversi all’interno di esso. Nei gas le molecole si muuovono liberamente in quanto non sono per nulla legate tra loro. Per passare da uno stato ad un’altro bisogna spezzare o formare i legami tra le molecole, e per farlo bisogna dare o togliere calore. La legge che descrive questo fenomeno è Fenomeni fisici Ci sono diversi fenomeni fisici legati agli scambi di calore, fenomeni che spesso accadono a seconda della temperatura a cui si trova il corpo. 4.2.1 Transizioni di fase Riscaldamento e raffreddamento Quando diamo calore ad un corpo, a meno che non avvenga una transizione di fase, le molecole del corpo prendono quell’energia per aumentare la loro energia cinetica e di conseguenza la temperatura del corpo. l’aumento di temperatura dipende sia dalla massa del corpo che dal tipo di materiale di cui è fatto. La legge che descrive questo fenomeno è ∆Q = Qlat · m dove m è la massa dell’oggetto e Qlat è il calore latente del materiale di cui è fatto l’oggetto. Quest’ultima grandezza indica quanto calore, per ogni kilogrammo di materiale, serve per rompere i legami tra le molecole di quel materiale. Visto che il calore dato all’oggetto, per questo fenomeno fisico, viene utilizzato per rompere o formare i legami tra le molecole, allora non viene utilizzato per far muovere ∆Q = cs · m · ∆T 1 Attenzione a non fare l’errore classico di pensare che un corpo possieda una certa quantità di calore; un corpo ha dentro di se dell’energia che chiameremo energia interna, mentre il calore è solo energia che io posso dare o togliere e che il corpo userà in modo opportuno. 10 11 Scheda4. Calorimetria le molecole più velocemente, e quindi la temperatura non cambia durante una transizione di fase. 4.2.3 Dilatazione termica Se cambia la temperatura di un oggetto, esso cambia il suo volume, mantenendo la forma. Per esempio una sbarra di un certo materiale, se scaldata, si allunga. E’ un fenomeno molto piccolo e poco percepibile ad occhio nudo... solo poche parti per milione. 4.2.4 Trasporto di calore Il calore si muove all’interno dei materiali. Se prendiamo per esempio una sbarra di metallo, e ne scaldiamo solo un’estremità, dopo un po’ di tempo anche l’altra sarà calda. la velocità con la quale il calore si muove dipende da vari fattori, quale il materiale di cui è fatta tramite la conducibilità termica del materiale ρ, la sua lunghezza l, la sua sezione S e la differenza di temperatura tra le due estremità ∆T , secondo la formula S ∆Q = ρ · · ∆T ∆T l Autore: Andrea de Capoa 17 Feb 2016 Termodinamica Scheda 5 Le trasformazioni termodinamiche Si dice trasformazione termodinamica un qualunque cambiamento dei valori delle variabili del gas. Tale cambiamento corrisponde nel piano di Clapeyron in uno spostamento del punto che rappresenta lo stato del gas. Ogni trasformazione termodinamica è sempre causata da uno scambio di energia tra il gas ed il mondo esterno. Noi studieremo quattro tipi di trasformazioni: La termodinamica studia il comportamento dei gas nel momento in cui scambiano energia con il mondo esterno tramite scambi di calore o scambi di lavoro. 5.1 La legge dei gas perfetti Alcune delle grandezze che utilizzo per descrivere lo stato fisico di un gas sono: 1. isobare: trasformazioni a pressione costante, rappresentate sul grafico da una linea orizzontale • il volume V • la pressione P 2. isocore: trasformazioni a volume costante, rappresentate sul grafico da una linea verticale • la temperatura T 3. isoterme: trasformazioni a temperatura costante, rappresentate sul grafico da un’iperbole • il numero di molecole N L’insieme dei valori di queste quatto grandezze definisce lo stato fisico in cui si trova quel gas. L’esperienza quotidiana ci dice che se facciamo variare una di queste grandezze, automaticamente una o più di una delle altre cambia di conseguenza. La legge fisica che lega insieme le quattro variabili dei gas sopra citate è la legge dei gas perfetti, fatti di particelle (atomi e/o molecole) considerate puntiformi e che non hanno alcuna interazione tra di loro. 4. adiabatiche: trasformazioni senza scambio di calore, rappresentate sul grafico da curve un po’ più ripide delle isoterme 5.3 Una trasformazione ciclica è una trasformazione nella quale il gas parte da un certo stato iniziale per poi tornare, dopo una serie di trasformazioni, allo stesso stato iniziale. Ogni ciclo termodinamico fa sempre la stessa cosa: P ·V =N ·K ·T dove K è la costante di Boltzmann. I gas reali non sono certo così fatti, ma nella maggior parte dei casi ci si avvicinano tanto da poter essere considerati perfetti. 5.2 Trasformazioni cicliche 1. assorbe calore da una sorgente ad alta temperatura 2. una parte di quel calore lo trasforma in lavoro Stato e trasformazioni termodinamiche 3. la parte restante la cede al mondo esterno a bassa temperatura Lo stato di un gas Per indicare lo stato di un gas possimo utilizzare il piano di Clapeyron (vedi fig 5.1); un diagramma cartesiano con pressione e volume su ordinate e ascisse. Lo stato del gas è indicato da un punto sul grafico. Se lo stato del gas cambia, cioè il gas subisce un trasformazione termodinamica, allora il punto che rappresenta tale stato si muove sul grafico disegnando una linea. Un ciclo termodinamico ci serve per trasformare una parte del calore assorbito dal gas in lavoro. Viene definito rendimento ηla percentuale di calore trasformata in lavoro. δLf atto η= δQassorbito 12 13 Scheda5. Termodinamica 2 P 1.5 2 1 P 1.8 1.6 0.5 a 1.4 V 0.5 1 1.5 1.2 2 1 Figura 5.1: Trasformazioni termodinamiche rappresentate nel piano di Clapeyron: isocora (blu), isobara (rosso), isoterma (verde) e adiabatica (nera). d 0.8 b 0.6 5.4 Il problema energetico 0.4 c La societa umana per funzionare necessita di energia sotto forma di lavoro. Le fonti di energia prevalentemente utilizzate dall’uomo (petrolio, metano, carbone, uranio) forniscono calore; ecco perchè necessitiamo di una tecnologia che trasformi il calore in lavoro. Purtroppo l’utilizzo delle fonti energetiche come petrolio, metano, carbone e uranio, ha un impatto ambientale insostenibile. Per questo motivo dobbiamo ridurre al minimo l’utilizzo di tali fonti, evitando di utilizzare l’energia inutilmente, utilizzando fonti di energia non inquinanti, ma soprattutto utilizzando tecnologie ad alto rendimento, in modo da poter estrarre molto lavoro dal calore fornito dalle nostre attuali fonti di energia. Autore: Andrea de Capoa 17 Feb 2016 0.2 V 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6 1.8 2 Figura 5.2: Il ciclo di Carnot: il gas subisce una espansione isoterma (a) ad alta temperatura Talta ; successivamente una espansione adiabatica (b) che lo porta alla temperatura inferiore Tbassa , poi una compressione isoterma (c) alla temperatura Tbassa , ed infine una compressione adiabatica (d) che lo riporta alla temperatura Talta . 14 Scheda5. Termodinamica Sorgente ad alta temperatura δQa δL δQc Pozzo a bassa temperatura Figura 5.3: In un ciclo termodinamico viene prelevato dall’esterno del calore ad una alta temperatura, trasformato una parte di esso in lavoro disperdendo come conseguenza del calore ad una temperatura più bassa. Onde Scheda 6 In questa scheda parliamo di fenomeni ondulatori a libello base, dando solo i concetti fondamentali che dovranno poi essere approfonditi utilizzando le schede specifiche. 6.1 λ A ~ V Definizione e descrizione di un’onda Figura 6.1: Variabili di un’onda. Un’onda è un movimento di energia. A propagarsi in avanti è dell’energia, e tale propagazione avviene attraverso l’oscillazione di qualcosa. Le onde le possiamo dividere in • Elettromagnetiche: per le quali ad oscillare è un campo elettromagnetico (come per esempio la luce) 6.2 Fenomeni ondulatori 6.2.1 Propagazione di un’onda Immaginate un sasso lanciato in uno stagno. Esso genera un’onda circolare che avanza. Il fronte d’onda dell’onda è appunto circolare, e tale cerchio diventa sempre più grande man mano che l’onda avanza. Contemporaneamente l’ampiezza dell’onda diventa sempre minore all’avanzare dell’onda. Ciò che succede è che l’energia portata dall’onda pè sempre costante, ma si distribuisce su di un fronte d’onda più lungo. Se emettete un suono succede la stessa cosa, con la sola differenza che in questo caso l’onda è sferica. Anche in questo caso l’energia portata dall’onda si deve conservare, e quindi aumentando le dimensioni del fronte d’onda, di conseguenza diminuisce l’energia per ogni centimetro quadrato del fronte d’onda. Visto che il nostro orecchio ha sempre le stesse dimensioni, se siamo più lontani raccogliamo meno energia, e di conseguenza sentiamo un suono più debole. Dal momento che il frfonte d’onda è una sfera, la sua dimensione aumenta con il quadrato della distanza dalla sorgente; quindi il volume del suono diminuisce con il quadrato della distanza dalla sorgente. • Meccaniche: per le quali ad oscillare è il materiale nel quale tale onda si propaga (per esempio per il suono ad oscillare sono le molecole dell’aria, per le onde del mare ad oscillare sono le molecole d’acqua) Per definire un’onda utilizziamo le seguenti variabili: la lunghezza d’onda, la frequenza, l’ampiezza, il periodo, la velocità, l’intensità. • λ: la lunghezza d’onda è la distanza tra un picco ed il picco successivo. • ν: la frequenza è il numero di oscillazioni al secondo. L’unità di misura è l’Hertz: Hz = 1s • A: per un’onda meccanica l’ampiezza è la massima distanza delle molecole dal punto di equilibrio della loro oscillazione. In un’onda elettromagnetica è il massimo valore del campo elettrico o magnetico. • T : il periodo è la durata di una oscillazione completa. • V : la velocità dell’onda è il numero di metri percorsi ogni secondo. 6.2.2 • I: l’intensità dell’onda è la quantità di energia che ogni secondo incide su un ∆E metro quadrato di superficie I = S·∆t Quando un’onda prova a passare da un materiale ad un’alto, essa si divide in due: un’onda riflessa ed un’onda rifratta. L’onda riflessa torna indietro con lo stesso angolo di incidenza; l’onda rifratta entra nel nuovo materiale e cambia direzione 15 Riflessione e rifrazione 16 Scheda6. Onde in quanto cambia la sua velocità. il raggio incidente, il raggio rifratto ed il raggio riflesso si trovano tutti sullo stesso piano. 6.2.3 un’onda di frequenza minore rispetto alla frequenza percepita da un osservatore fermo rispetto alla sorgente. Interferenza Quando due onde si trovano nello stesso luogo si sommano algebricamente. Possiamo avere interferenza costruttiva, per cui le due onde danno un’ondas di ampiezza maggiore. possiamo avere interferenza distruttiva, per cui le due onde si sottraggono e tendono a cancellarsi. 6.2.4 Diffrazione La diffrazione è un fenomeno per cui un’onda, nel passare da una fenditura piccola, cambia la forma del fronte d’onda che diventa circolare. 6.2.5 Risonanza Quando un’onda incide su di un oggetto, tale oggetto può cominciare ad oscillare. • L’oggetto oscilla con una frequenza uguale alla frequenza dell’onda incidente • L’oggetto oscilla con un’ampiezza molto maggiore dell’ampiezza dell’onda incidente • L’oggetto oscilla solo se la frequenza dell’onda in ingresso è uguale ad una delle frequenze di risonanza dell’oggetto. 6.2.6 Effetto Doppler L’effetto Doppler consiste in un cambio della frequenza di un’onda percepita da un osservatore dovuto alla velocità relativa tra sorgente ed osservatore. Se la sorgente si sta avvicinando all’osservatore, questo percepisce un’onda di frequenza maggiore rispetto alla frequenza percepita da un osservatore fermo rispetto alla sorgente. Se la sorgente si sta allontanando dall’osservatore, questo percepisce Autore: Andrea de Capoa 17 Feb 2016 17 Scheda6. Onde Indice I 1 2 3 Riassunti di fisica 2 Cinematica 1.1 Grandezze sinematiche . . . . . . . . . . . 1.1.1 Posizioone e sistemi di riferimento 1.1.2 Spostamento . . . . . . . . . . . . . 1.1.3 Velocità . . . . . . . . . . . . . . . . 1.1.4 Velocità media . . . . . . . . . . . . 1.1.5 Accelerazione . . . . . . . . . . . . 1.2 Moto rettilineo uniforme . . . . . . . . . . 1.3 Moto rettilineo uniformemente accelerato 1.4 Moto circolare uniforme . . . . . . . . . . 1.5 Moto parabolico . . . . . . . . . . . . . . . Dinamica 2.1 Principi della dinamica . . . . 2.2 Le forze . . . . . . . . . . . . . 2.2.1 La forza di gravità . . . 2.2.2 La forza di Archimede 2.2.3 La forza elastica . . . . 2.2.4 La forza di attrito . . . 2.3 I momenti delle forze . . . . . 2.4 L’equilibrio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Energia 3.1 I vari tipi di energia . . . . . . . . . . . . 3.1.1 Energia cinetica . . . . . . . . . . 3.1.2 Energia potenziale gravitazionale 3.1.3 Energia potenziale elastica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 4 4 4 4 4 4 4 5 5 5 . . . . . . . . 6 6 6 6 6 6 7 7 7 . . . . 8 8 8 8 8 3.1.4 4 5 6 Calore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 3.2 La legge di conservazione dell’energia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 3.3 Lavoro di una forza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 3.4 Potenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 Calorimetria 10 4.1 Calore e temperatura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 4.2 Fenomeni fisici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 4.2.1 Riscaldamento e raffreddamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 4.2.2 Transizioni di fase . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 4.2.3 Dilatazione termica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 4.2.4 Trasporto di calore 11 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Termodinamica 12 5.1 La legge dei gas perfetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 5.2 Stato e trasformazioni termodinamiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 5.3 Trasformazioni cicliche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 5.4 Il problema energetico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 Onde 15 6.1 Definizione e descrizione di un’onda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 6.2 Fenomeni ondulatori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 6.2.1 Propagazione di un’onda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 6.2.2 Riflessione e rifrazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 6.2.3 Interferenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16 6.2.4 Diffrazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16 6.2.5 Risonanza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16 6.2.6 Effetto Doppler . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16