L`universo visto in chiave informatica - Pro e contro

MATTEO GHIGO
CLASSE VB
L’UNIVERSO
VISTO IN CHIAVE INFORMATICA
PRO E CONTRO DI UNA SOCIETÀ TECNOLOGICA
A.S. 2009/2010 - LICEO SCIENTIFICO “G. GIOLITTI - G.B. GANDINO” - BRA
INDICE
Prefazione
V
INFORMATICA
• Il calcolatore: dalla preistoria ai giorni nostri
• Il computer quantistico
• Piccoli dettagli sul funzionamento del computer
.1
.3
5
..
FISICA
• L’universo: il più grande calcolatore esistente
• Storia dell’entropia
• Conclusioni
8
15
... 18
.
..
BIOLOGIA
• Venter e la creazione della prima cellula artificiale
....
20
...
26
LATINO ED ITALIANO
• Seneca e Pirandello – critica alla tecnica
FILOSOFIA
• HANS JONAS – i rischi della tecnologia moderna
..
31
..
35
ARTE
• L’arte quantistica di Roberto Denti
Connubio tra arte,fisica,tecnica ed etica
-
Il manifesto dell’arte quantistica
La lettura di un’opera d’arte
Arte quantistica:tra biodiversità ed etica
Note biografiche
Piccola galleria dell’autore
Bibliografia
Sitografia
36
38
.. 39
.. 40
.. 44
...
..
.
..
67
..
68
PREFAZIONE
Scrivere una tesina non è una cosa semplice. Se per molti trovare un argomento è stato
il primo grande ostacolo, io non ho avuto dubbi: volevo parlare di informatica.
L’argomento era però troppo vago e parlando con alcuni professori, nella redazione
delle prime mappe concettuali, avrei dovuto scrivere e leggere riguardo molti argomenti
al di fuori del programma scolastico ed avrei rischiato di trattare in modo poco
approfondito argomenti che avrebbero meritato lunghe esposizioni.
Nell’inverno del 2009, durante un colloquio con un mio ex professore di matematica,
Sig. Maurizio SAMPO’, quest’ultimo mi consigliò un libro da leggere.
Il libro in questione era “Il programma dell’universo” di Seth Lloyd.
Questo volume è molto divulgativo e al suo interno era esposta una teoria che mi colpì
immediatamente: l’universo può essere visto come un grande calcolatore.
Sin dalle prime pagine il libro mi appagò e decisi di intraprendere la lettura. Con alcune
difficoltà terminai il tomo e ne rimasi soddisfatto. All’interno si parlava di QUANTUM
COMPUTERING, una teoria recentissima sulla quale si sta ancora lavorando. Avrei
voluto trattare quell’argomento ma si prospettava un lavoro complesso che poteva
essere messo facilmente in discussione. Non mi sono però dato per vinto. L’unica mia
vera passione, l’informatica, doveva entrare all’interno della tesina ma allo stesso tempo
volevo che quest’ultima fosse originale ed innovativa, non uno dei soliti elaborati sulle
reti web in relazione alla guerra fredda.
Nei mesi successivi comprai numerosi libri alla ricerca di materiale per redigere una
mappa concettuale.
La svolta avvenne venerdì 20 maggio 2010 quando su tutti i giornali venne divulgata la
notizia della scoperta della cellula artificiale da parte dello scienziato americano Venter.
In quel momento compresi quale doveva essere l’argomento della mia tesina:
“L’universo visto in chiave informatica: pro e contro di una civiltà tecnologica”.
Partendo dal confronto tra natura ed informatica e quindi dalla lettura della natura in
chiave informatica sono poi passato all’esperimento concreto che ha effettuato Venter.
Le conseguenze di questa scoperta hanno portato a schieramenti diversi in base all’etica
dell’esperimento.
Di qui ho voluto aprire un dialogo che dall’Antica Grecia è sbarcato sulle acque della
Roma Imperiale per scendere nella Sicilia del XX Secolo.
Nell’ultima tappa del mio percorso sul rapporto etico tra uomo, natura e tecnica mi sono
soffermato su Hans Jonas, ultimo autore trattato nella nostra programmazione di
filosofia, il quale ha sollevato problemi che a me stanno molto a cuore e mi ha aperto gli
V
occhi verso chi dovrà venire dopo di me consapevolizzandomi sul mio compito
fondamentale all’interno della società.
Nell’ultima parte della tesina ho voluto parlare di una corrente artistica nata
recentemente ma che sta riscuotendo numerosi successi anche a livello internazionale.
Questa corrente artistica è l’Arte Quantistica che ha come massimo esponente Roberto
Denti.
Ho avuto la fortuna di scambiare alcune mail con l’artista ed è stata una esperienza
davvero significativa. Nella sua arte ed in ogni sua opera batte il cuore di un uomo che
vuole scoprire come è fatto il mondo cercando di cogliere il suo funzionamento.
Proprio grazie alla teoria della meccanica quantistica ha potuto tirare fuori il “molle”
che era dentro di lui per imprimere col suo “duro” sia artistico sia, in primis, fotografico
segni indelebili dalle caratteristiche oggigiorno uniche.
Questo è il percorso da me affrontato per elaborare questa tesina.
Non so che parere potrà avere chi leggerà queste pagine, ma io ne sono uscito giovato
perchè ho letto ed appreso molte nozioni cercando di trattare un argomento già
affrontato da altri ma con novità recenti e collegamenti innovativi.
Matteo Ghigo
VI
IL CALCALOLATORE:
DALLA PREISTORIA AI GIORNI NOSTRI
Il computer definito come macchina che effettua calcoli ha origine dalla preistoria
dove già i sassi utilizzati per fare i calcoli costituivano i computer. Difatti dal latino
calculus significa sassolino. I calcoli coi sassi vennero effettuati per molto tempo. Le
addizioni e sottrazioni erano semplici e fattibili mentre le moltiplicazioni e le divisioni
generavano notevoli problemi.
Dopo migliaia di anni venne inventato l’ABACO che non è altro che un sistema a
colonne dove in ognuna di esse scorrono un x costante numero di sassolini. Grazie
all’introduzione dello zero l’abaco ha assunto una grande potenza di calcolo
diventando uno strumento rivoluzionario della società.
Il primo proto-abaco a noi noto risale al 300 a.c. questo abaco dalla struttura in legno
viene chiamato oggi “computer di legno”.
Nel 1617 il matematico scozzese Jhon Napier scopri un modo per trasformare la
moltiplicazione in addizione utilizzando alcune proprietà dei logaritmi. Il matematico
scozzese si costruì una sorta di tavola pitagorica
smontabile fatta di 11 bacchette d’avorio e osso su
ognuna delle quali erano incisi i primi multipli di un
numero, con le decine e le unità divise da una barra
obliqua (OSSI DI NEPERO)
Il metodo di calcolo risulta davvero geniale.
Proviamo ad eseguire la moltiplicazione:
36 X 8
Si devono accostare al bastoncino indice, i
bastoncini del 3 e quello del 6 in modo da
formare il numero 36 (in alto).
Poi si va a leggere il risultato in corrispondenza
dell' 8 dell' indice sommando le cifre adiacenti
dei due bastoncini.
Grazie a questa invenzione era nato il regolo
calcolatore
Nel 1822 il matematico Babbages progettò un
tipo di calcolatore nuovo, un calcolatore
metallico dove il suo scopo era quello di creare
tabelle di polinomi utilizzando un metodo numerico chiamato il "metodo delle
differenze".
La macchina avrebbe utilizzato il sistema decimale e sarebbe stata alimentata in modo
meccanico tramite il movimento di una maniglia che avrebbe fatto girare gli ingranaggi.
1
La macchina è formata da un certo numero di colonne numerate da 1 a N. Ogni colonna
è in grado di memorizzare un numero decimale. L'unica operazione che la macchina è in
grado di fare è l'addizione del valore presente nella n + 1 alla colonna n immettendo il
risultato nella colonna n. La colonna N poteva memorizzare solo delle costanti, la
colonna 1 mostrava il risultato e, se presente la stampante, ne permetteva la stampa su
carta.
La macchina era programmata mettendo i valor iniziali nelle colonne. La colonna 1
veniva regolata con il valore di partenza del polinomio. La colonna 2 con il valore della
prima derivata del polinomio nel punto X. Le colonne successive contenevano i valori
delle derivate successive sempre nello stesso punto.
La macchina completa sarebbe stata alta circa due metri e mezzo, larga due metri e
profonda uno, con un peso di varie tonnellate.
Il progetto non si concluse per problemi meccanici del calcolatore; gli strumenti del
tempo erano ancora poco sviluppati. Il London Science Museum nel 1991 fece
ricostruire la seconda versione di questo macchinario che attualmente è ancora
funzionante.
Giungendo agli albori della seconda guerra mondiale, nel 1941, un altro semplice
macchinario venne progettato da Konrad Zuse che presentava dimensioni avvicinabili a
quelle di un intero piano di un palazzo che aveva però costi di produzione elevatissimi.
Nonostante le spese ed i problemi di costruzione, si è continuato ad inventare nuovi
calcolatori poiché gli stessi sono stati oggetto di fiducia da parte di molti investitori del
settore.
Negli anni sessanta con l’avvento dei circuiti elettrici vi è stato un grandissimo sviluppo
del computer modificando la sua composizione grazie alla fotolitografia, una tecnica
ingegneristica che permette la riduzione dei circuiti. Ogni 18 mesi l’apparecchio si
dimezzava di grandezza (Legge di Moore).
Solo negli ultimi anni del XX secolo, con l’avvento precedente della teoria quantistitica
si è iniziato ad ipotizzare un computer quantistico.
2
IL COMPUTER QUANTISTICO
I primi esperimenti alla costruzione di porte logiche quantistiche furono effettuate nel
1994 da un professore di fisica del California Institute of Technology, Jeff Kimble
insieme al suo studio di ricerca e insieme al fisico Seth Lloyd.
L’idea era quella di prendere i fotoni uno alla volta farli interagire il più possibile con
singoli atomi. Tutti dovevano essere messi in una cavità ottica formata da due specchi
distanti pochi millimetri. All’interno di questa cavità ottica fotoni e atomi rimbalzavano
molte migliaia di volte prima di uscire. Al momento dell’uscita venivano irraggiati con
un laser e da quel irraggiamento dovevano avvenire operazioni quantistiche. Da li
nacque la prima porta quantistica.
Altro esperimento condotto da Wineland fu la realizzazione delle prime operazioni
logico-quantistiche attraverso l’intrappolamento degli ioni in un campo
elettromagnetico ed un raffreddamento di queste particelle fino a bassissime
temperature per poi irraggiarle con un laser.
Da questi 2 esperimenti si prese coscienza della possibilità della costruzione di un
computer quantistico. Nel dicembre del 1994 alcuni scienziati, fisici e ingegneri
nucleari tra cui David Cory, Tim Havel e Amir Fami insieme a Seth Lloyd cercarono di
compiere la grande impresa. I 3 ingegneri avevano già dimostrato che gli spin nucleari
grazie all’irraggiamento in un campo elettromagnetico potevano funzionare come bit
(risonanza magnetica nucleare). Si aggiunsero all’esperimento Neil Gershfield e Isaac
Chuang e si inizio a far interagire questi spin nucleari-bit in modo da ottenere qualche
semplice calcolo. Dopo vari esperimenti si riuscì a far effettuare alcune operazioni
parallele ad un computer formato solo da 2 bit.
Chuang ha continuato poi gli esperimenti per ottenere computer quantistici sempre più
grandi. Recentemente è riuscito a far girare l’algoritmo di Shore su un computer si sette
gqubit che ha fattorizzato il numero 15. Siamo agli inizi ma le prospettive per la
costruzioni di questi computer sempre più evoluti ci sono. Si calcola che il computer
quantistico in grado di simulare l’universo sarà costruito nel 2205 se viene rispettata la
progressione di Moore.
Ecco una foto di un semplice computer quantistico
3
Questi spin tenuti insieme in una molecola possono funzionare da computer quantistico.
La sequenza in figura (up,up,down,down,up) registra i bit 00110
Il computer quantistico ci permette inoltre di comprendere come agisce l’universo, di
vedere come calcola.
Investire sulla meccanica quantistica e sull’informatica quantistica (quantum
computering) può aprire un mondo nuovo dove l’uomo ha effettuato poche esplorazioni.
Se si vuole aumentare la velocità e le capacità dei computer, quindi continuare il
progresso all’interno del campo informatico, è necessario procedere per questa strada.
4
PICCOLI DETTAGLI SUL FUNZIONAMENTO DI UN
COMPUTER
Il computer tratta l’informazione. Questa informazione viene scissa nei suoi componenti
fondamentali i bit occupandosi di loro in modo settoriale. Ogni operazione eseguita da
un computer è frutto di un istruzione ricevuta e quest’ultima avviene mediante sequenze
di bit.
Un bit è l'unità di misura dell'informazione (dall'inglese "binary unit"), definita come la
quantità minima di informazione che serve a discernere tra due possibili alternative
equiprobabili.
Un bit è uno dei due simboli del sistema numerico binario, classicamente chiamati
zero (0) e uno (1);
Un bit quantistico è detto QUBIT e si trova simultaneamente nello stato 0 e 1 riuscendo
quindi ad effettuare milioni di operazioni allo stesso tempo.
Il sistema numerico binario è un sistema numerico posizionale in base 2, cioè che
utilizza 2 simboli, tipicamente 0 e 1, invece dei 10 del sistema numerico decimale
tradizionale. Di conseguenza, la cifra in posizione n (da destra) si considera moltiplicata
per 2(n − 1) anziché per 10(n − 1) come avviene nella numerazione decimale.
Per poter ricevere queste istruzioni sono necessari collegamenti per trasferire
l’informazione: entrano dunque in gioco i circuiti logici che hanno al loro interno cavi
logici adibiti a questa mansione. All’estremo del cavo vi sono le porte logiche che
decidono se far passare o meno i bit e, a seconda della loro composizione, esce in modo
differente. Le quattro porte logiche fondamentali sono: not, or, copy e and.
5
I bit all’interno del computer sono immagazzinati all’interno di condensatori. Per
riempirli basta applicare una differenza di potenziale ai suoi estremi. Se il potenziale è
nullo il condensatore è scarico e gli si assegna il valore 0 mentre se il potenziale è
diverso da 0 il condensatore assume il valore 1.
I bit vengono registrati anche attraverso l’utilizzo di magneti dove prendono il nome:
0 quello che hanno il polo nord rivolto verso l’alto
1 quello con il polo nord rivoto verso il basso.
Il disco fisso utilizza questo metodo per immagazzinare i dati.
Nei nostri pc le porte logiche sono costruite con i transitor, che sono simili ad
interruttori.
I transitor hanno 2 ingressi ed una sola uscita: uno dei due ingressi fa da filtro e a
seconda del suo stato fa passare meno corrente dal secondo ingresso all’uscita.
6
I transitor si dividono in 2 classi:
-
Tipo N in cui lo stato “aperto” (dove la corrente non passa) si ha quando
l’ingresso primo è a basso voltaggio
-
Tipo P in cui lo stato “chiuso” (dove la corrente passa) si ha quando il primo
ingresso è a basso voltaggio
Con la combinazione dei due tipi di transitor si possono costruire senza problemi i
circuiti logici.
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L’UNIVERSO:
IL PIU GRANDE CALCOLATORE ESISTENTE
“L’UNIVERSO è fatto di bit ogni singola molecola, ogni atomo, ogni particella
elementare registra informazioni.
Le interazioni tra particelle cambiano queste informazioni pertanto cambiano i bit: in
altre parole l’universo computa.
Siccome il suo comportamento è regolato dalle leggi della meccanica quantistica,
l’universo calcola in modo quanto meccanico… l’universo è un computer quantistico”
Che cosa calcola però l’universo? La risposta è molto semplice: se stesso. Attraverso
l’evoluzione esso si modifica continuamente effettua perpetui calcoli che dapprima
hanno prodotto risultati semplici (particelle fondamentali, leggi della fisica) per poi
intensificarsi sempre più man mano che il mondo si evolveva.
Le legge fisiche governano si il mondo ma non ci permettono di conoscerlo nei dettagli
abbiamo solo una conoscenza in ampia scala non con certezze assolute ma in termini
probabilistici.
Tutto ciò che si crea e distrugge nell’universo è regolato da strutture. Queste strutture
non sono a noi immediatamente comprensibili perché le guardiamo dall’angolazione
sbagliata. Ad ogni cosa che accade vengono registrate delle informazioni. Ma dove sono
queste informazioni? E’ necessario scovare queste informazioni. Dobbiamo quindi
conoscere il linguaggio della natura per comprendere il suo funzionamento. Per poter
ricavare le informazioni dalle particelle dobbiamo servirci delle leggi fisiche quindi
attraverso luce, onde sonore, energia, forza, impulso, elettricità e gravità.
Cominciando questa operazione possiamo mettere sul tavolo operatorio la creazione
dell’universo e discuterne meglio.
In principio vi era il nulla, non esisteva il tempo, né lo spazio. Tutto era lineare e
semplice. Non esistevano ne bit, ne entropia, ne energia.
Poi improvvisamente nacque il tempo e così, 14 miliardi di anni fa, una colossale
esplosione, il big bang, diede inizio a tutto.
Con la formazione del “brodo primordiale” che aveva alte temperature man mano che si
raffreddava andava formandosi la materia.
Dopo 3 minuti dal big bang vi erano già le condizioni necessarie per la formazione di
atomi semplici quali elio ed idrogeno. Con la forza di gravità questi atomi si unirono
insieme per dare origine a strutture più complesse come stelle e galassie, apparse 200
milioni di anni dopo il big bang. Elementi pesanti come il ferro si formarono
successivamente in seguito all’esplosione di supernove.
8
5 miliardi di anni fa comparve il sole e già da 4 miliardi di anni sul nostro pianeta vi
erano segni di vita.
Il ruolo fondamentale per la creazione dell’universo lo ha giocato senza dubbio
l’ENERGIA.
L’energia è la capacità di compiere un lavoro ed è noto che essa si conserva senza mai
svanire del tutto. Questo principio è noto come PRIMO PRINCIPIO DELLA
TERMODINAMICA.
Ma se l’energia si conserva e l’universo è saltato fuori dal nulla, da dove è venuta tutta
l’energia iniziale?
Per poter rispondere a questa domanda la fisica classica non è esauriente; dovremo
servirci della meccanica quantistica.
La meccanica quantistica rappresenta l’energia mediante i campi quantistici, che sono
una sorta di trama fondamentale dell’universo, intessuta di fili dati dalle particelle
elementari: fotoni elettroni e quark.
L’energia che vediamo quindi sottoforma di calore, massa, luce solare e così via è stata
estratta dai vari campi quantistici grazie all’espansione dell’universo.
La forza di gravità è responsabile di questo “risucchio” di energia (questa azione
continua ancora tutt’ora perché l’universo continua ad espandersi).
I campi quantistici hanno (quasi) sempre energia di segno positivo mentre quella
gravitazionale è di segno negativo: le 2 quantità si controbilanciano perfettamente.
L’espansione dell’universo fa aumentare l’energia gravitazionale che però viene
controbilanciata da nuova luce e nuova materia.
L’energia con questo suo ruolo fondamentale non ricopre però il ruolo principale.
Il ruolo principale lo gioca l’informazione perché essa dice ciò che deve essere fatto
mentre l’energia ha il compito di far fare le cose.
Osservando la materia in scala infinitesimale possiamo osservare atomi che si muovono
da tutte le parti. L’energia del movimento è generata dal calore mentre le direzioni del
movimento sono date dall’ENTROPIA.
L’entropia è la quantità di informazione necessaria per specificare i singoli movimenti
di una o più particelle. Questa entropia è invisibile ma si trova all’interno di ogni
sistema fisico.
Con altre parole l’ENTROPIA è la misura del grado di disordine molecolare, che ci dice
quanta parte di energia termica di un sistema è imprigionata nel sistema stesso e dunque
non utilizzabile per essere convertita in lavoro meccanico.
Il secondo principio della termodinamica asserisce un fatto fondamentale: l’entropia
dell’universo non decresce, e dunque aumenta l’energia disponibile.
9
L’ENTROPIA è quindi l’informazione. Di informazione nel mondo ne troviamo in
enormi quantità e quella che noi vediamo è una percentuale piccolissima.
La fotografia può servirci da esempio per comprendere l’affermazione sopracitata.
Una fotografia digitale ha una risoluzione digitale data dal numero di parti (pixel) in cui
è divisa. Prendiamo ad esempio una fotografia 20 X 15.
Il nostro occhio ha una percezione di 160000 pixel al centimetro quadrato quindi i pixel
della fotografia saranno:
20 x 15 x 160000 = 48000000
Ognuno di essi ha un colore che deve essere specificato, il che avviene in genere con 24
bit.
Effettuando ancora una moltiplicazione otteniamo la quantità totale di informazione
contenuta nella fotografia:
24 x 48000000 = 1152000000 BIT
La fotografia tradizionale invece ha una sua grana intrinseca che è determinata dalle
dimensione dei nuclei di alogenuro di argento contenuti nella pellicola. Il diametro
medio di un granulo di alogenuro è di un milionesimo di metro e contiene miliardi e
miliardi di atomi; in una pellicola ci sono decine di miliardi di granuli.
Per descrivere la posizione e la velocità di un atomo a temperatura ambiente servono dai
10 ai 20 bit.
La descrizione dei movimenti degli atomi all’interno di un granulo di alogenuro nella
pellicola necessita di 1023 bit = 1000000000000000000000000
Un numero enorme! Una quantità possente di informazioni! L’informazione invisibile è
enormemente ricca rispetto a quella visibile. Una foto digitale che contenesse tanti bit
quanti quelli a livello atomico dovrebbe essere grande come
l’Azerbaigian
(86.542 km²)
Possiamo quindi affermare che l’universo nasce dagli scambi tra energia ed
informazione. Per passare da un sistema fisico all’altro è necessaria energia per poter
quindi manipolare l’informazione.
All’inizio la sua semplicità permetteva una descrizione mediante pochi bit. Questa
situazione ebbe poca durata perché già subito dopo pochi attimi seguenti il tempo di
Plank (10-44 secondi dopo il big bang) ha cominciato ad espandersi esponenzialmente
aumentando quindi il numero di bit e l’energia. La crescita non fu però parallela perché
l’energia si mosse più velocemente generando immense quantità di energia LIBERA
che si convertì poi in calore. Cominciarono quindi a crearsi le prime particelle
elementari. Tutto questo processo fino ad ora descritto possiamo quantificarlo come il
tempo impiegato dalla luce a coprire una distanza di 30 cm. e furono impiegati 1050 bit.
10
In quella frazione di tempo l’universo nel suo “registro di sistema” scrisse 1067
operazioni elementari. Queste operazioni però furono caratterizzate da movimenti
casuali di atomi. La temperatura sull’universo si mantenne costante quindi vi era
entropia massima con minima energia libera. La vita per sorgere ha bisogno di energia
ordinata in continuità, in quelle condizioni se fosse mai esistita una forma di vita non
avrebbe potuto alimentarsi quindi destinata ad una morte certa.
Improvvisamente il mondo cominciò a scaldarsi, poi a raffreddarsi; le particelle
continuavano a cozzare diminuendo però la loro frenesia. I loro movimenti
necessitavano sempre più di quantità di energia per essere descritti.
Pian pianino cominciarono a formarsi i primi nuclei di materia, assemblati di particelle
del brodo primordiale che, non ricevendo abbastanza energia per poter resistere
singolarmente si orientano verso l’unione.
Per le prime particelle atomiche la temperatura ideale per la loro nascita non doveva
essere superiore ai 10 milioni di milioni di gradi. Questa temperatura si raggiunse dopo
un secondo dal big bang: ebbe quindi inizio la vita dei protoni, dei neutroni e degli
elettroni.
Come già detto, nei 3 minuti successivi si formarono idrogeno elio, deuterio, litio,
berillio e boro.
Gli altri elementi più complessi si formarono dopo 380 anni quando la temperatura
dell’universo raggiunse i 10000 gradi
L’universo da uno stato iniziale di caos cominciò pian piano ad ordinarsi. Come una
matriosca la materia si raggruppa insieme in componenti più grandi: gli atomi. Dagli
insiemi di atomi nascono nuclei che, procedendo in scala macroscopica, possiamo
identificare con i pianeti. I pianeti a loro volta si uniscono formando sistemi stellari.
Sistemi stellari insieme formano una Galassie. Galassie agglomerate prendono il nome
di AMMASSI GALATTICI. Più ammassi galattici prendono il nome di SUPER
AMMASSI.
Tutta questa organizzazione non è casuale. Se non vi fosse un certo ordine non sarebbe
possibile la vita. Questa organizzazione sta alle regole della gravità e della meccanica
quantistica. Quest’ultima è una teoria strabiliante che descrive la materia sia in
dimensioni microscopiche sia in misura macroscopica. La novità di questa teoria però
nel suo essere probabilistica non è una teoria che fornisce un dato unificante certo.
Questa teoria innovativa permette la spiegazione di numerosi fenomeni quali ad
esempio la nascita degli ammassi galattici: la densità dell’energia alla nascita
dell’universo era quasi uniforme in tutta la sua superficie. In alcune zone vi era maggior
densità di materia dovuta alle fluttuazioni quantistiche che ammassarono energie in
determinati punti. L’attrazione gravitazionale amplificò queste regioni. In quei punti
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dove vi era maggior concentrazione di energia grazie alla meccanica quantistica ed alle
sue leggi si formarono i primi semi dove sarebbero poi sorte i primi ammassi galattici.
Grazie alla nascita degli ammassi galattici nacquero anche le prime stelle che si
generarono per via dell’energia libera sprigionata dalla forza di gravità che fece scaldare
a temperature altissime le particelle (a temperature elevate nelle particelle cominciano
ad avvenire le prime reazioni termonucleari che sono alla base della loro nascita).
L’amplificazione di queste fluttuazioni quantistiche ha avuto una conseguenza
imprevedibile che però ha perso la formazione di tutto quello che ora possiamo vedere.
Dobbiamo allora comprendere come il caos ed il caso siano alla base della nascita di
questo mondo e facciano parte del linguaggio della natura. L’unica scienza che ammette
il caso è proprio la meccanica quantistica.
Facendo un attimo un passo indietro, tornando al momento prima della nascita degli
atomi l’informazione era immagazzinata nelle particelle elementari e i bit impiegati
registravano le posizioni dei neutroni,protoni ed elettroni.
Pian pianino che sono andate formandosi le prime strutture il mondo si è “complicato” e
quindi sono sempre state più necessarie quantità di bit per registrare informazioni.
Questi nuovi bit che si sono generati sono stati generati dalla meccanica quantistica.
Chiamare l’universo “CALCOLATORE UNIVERSALE” non suona poi così male.
Per poter essere un calcolatore deve essere in grado di ricevere uno o più bit e
rielaborarli poi attraverso operazioni elementari. Se un calcolo è molto lungo lo si può
anche spezzare in piccole componenti ed analizzarne un pezzo alla volta.
Chi riesce a fare ciò può definirsi calcolatore universale.
Associare però il termine “calcolatore universale” al termine “universo” è un pò
azzardato; bisogna prima tenere conto di alcune restrizioni e chiarire alcuni punti.
Un calcolatore è quindi capace di riprodurre un sistema spaziotempo ricreando
qualsivoglia situazione.
Ma come abbiamo detto prima l’universo è governato dalle leggi della meccanica
quantistica quindi non può essere considerato un semplice calcolatore universale ma un
calcolatore quantistico universale il quale è in grado sia di registrare sia informazioni
classiche sia informazioni quantistiche.
Un calcolatore quantistico non utilizza i bit ma i qubit i quali registrano un numero
elevato di informazioni in più rispetto ai precedenti.
Lo scienziato Seth Lloyd, uomo che diede un altissimo contributo allo sviluppo
dell’informatica quantistica, dimostrò che i computer quantistici sono in grado di
simulare qualunque sistema governato da leggi fisiche.
Prima di tutto scrisse tutti gli stati fondamentali di ogni componente quantistica (atomi,
elettroni, fotoni) su un piccolo insieme di qubit all’interno di un registro quantistico di
12
un computer quantistico. Successivamente fece interagire questi qubit attraverso
semplici operazioni elementari.
La simulazione ottenne risultati positivi dando ragione allo scienziato Seth Lloyd.
L’universo è quindi un sistema fisico che un computer quantistico può simulare ma per
poterlo simulare alla perfezione deve essere grande come l’universo stesso.
Questa perfetta simulazione ci fa però sorgere alcuni dubbi: se abbiamo l’universo e un
computer quantistico che simula l’universo, quali sono i dati da considerare veritieri?
Entrambi generano gli stessi risultati; non possiamo decidere quale sia vero quale sia
falso.
L’unica conclusione a cui possiamo arrivare è che l’universo è un grande computer
quantistico che in ogni momento calcola e rielabora dati creando sempre piu
complessità.
Tutta questa complessità però ha alla base leggi fisiche molto semplici che,associate
insieme generano complessità. L’associazione casuale di leggi fisiche generano eventi
di complessità elevata.
Il matematico francese Emilie Borel elaborò una simpatica teoria che però dimostra
correttamente la tesi sopraccitata. La teoria in questione è LA TEORIA DELLA
SCIMMIA INSTANCANBILE”
Ponendo una scimmia davanti ad una macchina da scrivere e lasciandola premere a caso
i tasti della tastiera, le semplici lettere si disporranno in ordine casuale creando lunghe
sequenze incomprensibili e complesse.
Nelle lunghe sequenze, dopo un determinato tempo, sicuramente è possibile che
compaiano parole di senso compiuto ma saranno scritte inavvertitamente dalla scimmia
poiché essa continua a premere casualmente i tasti della tastiera.
Bellissima teoria che però non tiene conto del tempo e dello spazio finito a cui noi
siamo aggrappati.
13
Questa teoria può essere valida per i primi istanti dell’universo dove si doveva stabilire
una linea guida ma poi la casualità ha incominciato a diminuire lasciando il posto alla
successione di sequenze simile di bit una dopo l’altra.
Attualizzando la teoria della scimmia instancabile proviamo a metter in mano alla
scimmia un computer e a fargli premere a caso i tasti della tastiera.
Il computer funziona in modo differente rispetto alla macchina da scrivere infatti esso
riconosce delle determinate stringhe in un determinato linguaggio e le converte in
istruzioni e le utilizza per compiere determinate azioni.
[alt + F4 + INVIO = si spegne il computer (alt + F4 + invio è dato comunque da una
sequenza di bit 0 1 )]
I tasti pigiati dalla scimmia sul computer daranno quindi sul display continui segnali di
errore:il computer non riconosce un linguaggio che non conosce.
Ci sono bassissime probabilità che si riesca a scrivere casualmente istruzioni semplici
che generino un output definito.
In conclusione l’universo non può agire totalmente in modo casuale ma tutto ciò che
accade segue determinate regole. Ci sono quindi dei linguaggi precisi che generano
eventi apparentemente nuovi ma sempre coerenti con tutto ciò che accade;nulla è a caso.
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STORIA DELL’ENTROPIA
Si è parlato di entropia nella sezione precedente, è meritevole dare qualche
informazione in più.
ENTROPIA (dal greco en,”dentro”, e tropè,”trasformazione”) è un termine coniato da
Rudolf Clausius nel 1865 per definire una certa misteriosa quantità che poneva limiti
invalicabili al rendimento delle macchine a vapore. Il calore era pieno di entropia e le
macchine a vapore non riuscivano a convertirlo tutto in lavoro utile.
L’entropia è interconnessa con l’informazione e nel XIX secolo Maxwell Boltzmann e
Gibbs riuscirono a trovare questa correlazione: l’entropia misura quanta informazione
sia indisponibile ai nostri occhi. Il secondo principio della termodinamica combina
questa relazione con il fatto che l’informazione si conserva. La natura trasforma i suoi
bit ma non li distrugge. La meccanica quantistica purché sia una scienza probabilistica
non è vaga difatti grazie al fatto che la si utilizzi in questo campo siamo certi che
l’entropia non sia infinita all’interno dei corpi poiché essa impone agli atomi e alle
molecole di registrare una quantità finita di informazioni. Si poteva quindi definire in
termini informatici ogni fenomeno fisico.
L’entropia come abbiamo detto è quindi misurabile : Entropia= E/t°
Essa è da associarsi al calore che è una forma di energia. Se è una energia è formata da
atomi che si agitano continuamente. L’entropia quindi misura il grado di agitazione
degli atomi cioè quanta informazione è necessaria per descrivere questi moti vorticosi
atomici.
Più un corpo è caldo più gli atomi si agitano quindi è necessaria più energia per
descriverla.
Solitamente l’entropia si è notato nei secoli che non diminuisce mai ma tende ad
aumentare proporzionalmente. Maxwell riuscirà a confutare relativamente questa
affermazione attraverso il suo diavoletto.
15
Immaginiamo di avere un recipiente pieno di elio, diviso a meta da una parete.
Ricaviamo in questa parete una porticina, grande abbastanza da far passare pochi atomi
alla volta, e piazziamo il diavoletto a far da buttafuori, con il compito di far passare da
una parte gli atomi veloci (e quindi caldi) e dall'altra quelli lenti (e quindi freddi). Col
trascorrere del tempo, gli atomi con maggiore agitazione termica si accumulano da un
lato della parete, e quelli con minore agitazione dall'altro; le due metà diventano,
rispettivamente, sempre più calda e sempre più fredda. II flusso di atomi regolato in
questo modo sembra violare il secondo principio della termodinamica. E come? Grazie
alla capacita del diavoletto di ricavare informazioni circa il comportamento dei singoli
atomi.
La violazione in realtà e solo apparente, e l'entropia totale del gas non decresce poiché
essa interagisce con l’esterno quindi l’intero sistema entropico non diminuisce. II
secondo principio della termodinamica rimane ben saldo. Ma questa capacita diabolica
di regolare i flusso si di calore e un chiaro segno della relazione stretta tra informazione
ed entropia.
16
Nella seconda meta dell'Ottocento, Boltzmann e Gibbs prima e Max Planck poi,
perfezionarono la teoria molecolare del calore ricavando in modo esplicito le relazioni
tra energia, entropia e proprietà degli atomi. Detto in altri termini, risulta che l'entropia
di un sistema è direttamente proporzionale al numero di bit richiesti per de scrivere lo
stato-dei suoi componenti microscopici. Se indichiamo, come si fa di solito, l'entropia
con la lettera S, il numero di stati microscopici possibili (le complessioni, come le
chiamava Planck) con W, abbiamo allora l'equazione S=klogW. la costante di
proporzionalità k e detta in genere "costante di Boltzmann".
Questa formula semplice e di grande potenza (che e un modo elegante di dire che
l'entropia è proporzionale al numero di bit registrati dallo stato microscopico del
sistema) rivoluzionerà il campo dell’informatica.
Il numero di bit registrati da un atomo è pari a quelli necessari per descrivere
completamente il suo moto
Per portare un esempio pratico all’interno di un atomo di elio ci sono 20 bit
I bit comunque riescono ad immagazzinare un grandissimo numero di informazioni.
Con 300 caratteri potremmo rappresentare tutte le particelle che sono in ordine di
grandezza fino a 10 elevato a 90.
Altro principio da tenere a mente è quello di Landauer il quale enuncia che una quantità
di informazione cancellata non sparisce ma si trasferisce da un’altra parte.
Ad esempio se vogliamo effettuare una cancellazione di memoria all’interno di un
computer sappiamo che i bit vengono registrati all’interno di un condensatore. Il
condensatore è una specie di contenitore elettrico: se lo si carica,lo si riempie di
elettroni,viceversa gli elettroni se ne vanno. Per cancella un bit basta svuotare il
condensatore: si chiude il circuito e gli elettroni spariscono. Nello scappare però essi
“ricordano” lo stato precente poiché si surriscaldano: informazione è stata trasferita
nello stato del moto degli elettroni. Da un condensatore carico che registrava 1 siamo
passati ad uno stato 0 con gli elettroni in movimento.
Questa conservazione dell’informazione permetterebbe quindi una maggiore
conoscenza degli eventi passati e futuri di una particella. La dinamica dei sistemi fisici
quindi conserva l’informazione.
17
CONCLUSIONI
Se l’universo è in grado di effettuare calcoli quantistici e un computer quantistico è in
grado di simulare sistemi fisici,universo compreso,ne consegue che un qualsiasi
computer quantistico e l’universo hanno la stessa capacità computazionale e sono quindi
sostanzialmente identici.
Il computer scompone il sistema in analisi in più componenti elementari dove ogni qubit
descrive le caratteristiche del sistema e la sua evoluzione. Ogni interazione tra queste
parti deve poi esser fatta corrispondere con operazioni logiche tra qubit. In questo modo
nulla ci sfugge alla simulazione.
La velocità della simulazione di un sistema fisico è dettata dal teorema di MargolusLevitin la quale afferma che lo spostamento da uno stato all’altro è direttamente
proporzionale all’energia del sistema stesso.
Il numero massimo di commutazioni al secondo di un bit è dato dall’energia necessaria
per effettuare la commutazione moltiplicato per 4 e diviso per la costante di Plank.
Una particella media quindi può commutare 30000 miliardi di volte al secondo. Un
computer classico non potrebbe simulare commutazioni simili!
Se avessimo a disposizione tutta la materia dell’universo quale sarebbe la potenza di
computazione? Dobbiamo sempre tenere conto che l’universo è in continua espansione
quindi cresce anche la potenza di computazione.
Sappiamo che la densità dell’universo è circa un atomo di idrogeno per metro cubo e
che la parte accessibile sta dentro un orizzonte di 42 miliardi di anni luce da noi.
Attraverso l’equazione E=mc2 calcoliamo l’energia di ogni singolo atomo ed otteniamo
che nell’universo ci sono 1071 joule.
Applicando il teoroma di Margolus-Levitin otteniamo che in ogni secondo la capacità d
commutazione dell’universo è di 10105 operazioni
Nel corso della sua esistenza il computer cosmico ha effettuato 10122 operazioni
elementari su 1092 bit.
Perché è necessario considerare l’universo come un computer quantistico?
L’immaginare l’universo come una macchina computazionale a permesso di vedere il
mondo sotto aspetti differenti e permette di rispondere a nuove domande che prima non
avevano risposta.
Popper riterrebbe che questa teoria è scientifica ed è inoltre piu precisa rispetto alla
concezione del mondo come semplice macchina. Essa spiega piu cose e la si può
mettere in discussione.
Con questa nuova teoria scientifica è stato possibile spiegare la nascita della vita sulla
terra.
18
Come visto precedentemente le leggi fisiche permettono che le commutazioni
avvengano sia in scala microscopica sia in scala macroscopica quindi anche tra
molecole. Le molecole interagendo tra di loro grazie ai catalizzatori iniziali possono
generare altre molecole e quindi generare altri catalizzatori. Le ultime teorie quindi
asseriscono al fatto che la vita sia nata per via di queste sostanze auto catalitiche. Per
avere una prova schiacciante a questa teoria si dovrà individuare il programma che ha
iniziato a produrre output di cellule e geni.
L’evoluzione della vita, nata quindi da questo primo algoritmo in grado di auto
replicarsi,avviene per continui tentativi di sopravvivenza. Chissà quanti errori saranno
stati fatti prima di poter giungere alla prima forma di vita. Questa metodologia di ricerca
per giungere ad un risultato è alla base della genetica e dal suo modo di trattare
l’informazione.
19
VENTER
E
LA CREAZIONE DELLA PRIMA
CELLULA ARTIFICIALE
20
Venerdi 21 maggio 2010 su tutti i giornali, su tutte le televisioni e radio non si parlò
d’altro: è stata creata la prima forma di vita artificiale.
Ad effettuare la scoperta fu lo scienziato americano Craig Venter nei laboratori del
Craig Venter Institute di Rockville nel Maryland. Lo scienziato insieme alla sua equipe
di 20 persone la quale era coordinata da Daniel Gibson hanno lavorato per 15 anni
ininterrottamente e finalmente nel mese di aprile del 2010 riuscirono a creare la prima
cellula batterica controllata da un genoma sintetico.
Tutto ebbe inizio nel 1995 quando l’equipe di scienziati prese in esame il più piccolo
genoma conosciuto di un microrganismo dotato di vita propria che venne sequenziato. Il
microrganismo in questione è il Mycoplasma genitalium e il suo cromosoma contiene
600000 coppie di basi cioè circa 500 geni.
Procedendo con il lavoro nel 2000 insieme allo scienziato Hamilton Smith “mapparono”
tutto il genoma umano.
Nel 2003 lo scienziato appurò che dei 500 geni del Mycoplasma genitalium 100 non
erano essenziali alla vita del batterio.
L’idea dello scienziato che fino a qualche mese fa poteva sembrare fantascientifica era:
sintetizzare il genoma di un batterio e trasferirlo in un altro al quale erano stati tolti tutti
i geni.
Nel 2007 Venter riuscì a trapiantare un cromosoma da una specie batterica ad un’altra
e (eventualmente togliere così) nel 2008 venne preparato il primo cromosoma
sintetico del Mycoplasma genitalium a cui sono state aggiunte alcune sequenze di DNA
che permettono di distinguere la copia artificiale da quella presente in natura.
Dopo numerosi esperimenti l’equipe di scienziati decise di abbandonare il Mycoplasma
genitalium poiché cresceva troppo lentamente. Si prese allora il Mycoplasma mycoides
il quale era molto simile al precedente.
21
Attraverso ulteriori esperimenti, tra il 2009 ed il 2010, Venter riuscì a dimostrare che
era possibile estrarre un cromosoma naturale dal Mycoplasma mycoides, trasferirlo e
modificarlo in cellule lievito, le quali hanno una vigorosa capacità di auto replicazione,
ed infine inserirlo nel Mycoplasma capricolum un ulteriore batterio della stessa
famiglia.
Dopo questa dimostrazione gli scienzati del Craig Venter Institute non dovevano che
dimostrare di riuscire ad inserire nel batterio Mycoplasma capricolum un cromosoma
artificiale e sperare nella auto replicazione delle cellule.
Vennero quindi ordinate da una ditta che produce materiale sintetico 1000 sequenze di
DNA le quali coprono l’intero corredo genetico del Mycoplasma mycoides.
Attraverso le cellule lievito vennero assemblate le sequenze di DNA fino ad ottenere il
cromosoma completo. Provarono ad inserire il cromosoma nel Mycoplasma capricolum
il quale era stato svuotato del suo DNA, ma l’auto replicazione non avveniva. Vi era
una base non al posto giusto e ci vollero 3 mesi di analisi prima di scovare l’errore.
Reinserito il cromosoma ecco finalmente davanti agli occhi degli scienziati il sogno che
da anni aspettavano si avverasse: il batterio blu si replica fino a formare una colonia di
cellule sintetiche. (per distinguere quelle naturali da quella sintetica è stato aggiunto
all’ultima un colorante blu). La cellula risultante ha preso il nome Mycoplasma
mycoides JCVI-SYN1.0
“Siamo all’alba di una nuova era nella quale la vita viene creata a beneficio
dell’umanità” così commenta Venter presentando i risultati alla rivista SCIENCE.
Il sogno futuro non troppo lontano dello scienziato è quello di creare un Mycoplasma
laboratorium, un batterio costruito su misura per svolgere determinati compiti e diverso
da qualsiasi organismo esistente in natura1.
Possiamo allora cominciare ad immaginare la costruzione di batteri in grado di
diventare vaccini per malattie ancora incurabili oppure batteri “salva ambiente” i quali
possono produrre biocarburanti oppure ripulire falde acquifere o terreni inquinati.
1
Dalla sezione Primo Piano del quotidiano Il Giornale,Milano,venerdì 21 maggio 2010, pagina 2
22
Tutto questo lo dobbiamo si grazie al lampo di genio dello scienziato statunitense ma è
doveroso ricordare il ruolo importante giocato dal computer. Grazie alle nuove
tecnologie vi sono dei sintetizzatori capaci in pochi giorni di decodificare e catalogare
interi corredi genetici. Con il computer si può decidere quali geni scartare,quali tenere e
combinare le sequenze creando cromosomi di qualsivoglia genere anche non esistenti in
natura.
Subito dopo la conferenza Barack Obama prende le distanza dalla nuova scoperta
auspicando possibili sconfinamenti dall’etica della vita. Il presidente americano infatti
ha ordinato alla commissione presidenziale per le questioni bioetiche di prendere sotto
esame il caso e di relazionare quali siano i potenziali benefici della “cellula Venteriana”
che però rimangano nei valori etici.
23
Ecco la lettera inviata dal capo della Casa bianca al JCVI
24
A sorpresa la chiesa con ammirazione ha elogiato i lavori del team di scienziati
americani. Il clero ritiene che questo sia un ulteriore passo in avanti che dimostra
l’intelligenza dell’uomo,dono di Dio, e che il nostro compito è quello di conoscere il
mondo ed ordinarlo nel modo più opportuno.
Il cardinal Javier Lonzano in una intervista afferma che la scienza non ha limiti ma essa
non crea alcuna cosa. La scienza attraverso la giustapposizione e la combinazione trova
nuovi risultati,fa scoperte anche di cose non esistenti in natura.
La chiesa rimane ferma su questo fatto: Venter non ha creato la vita,ma ha manipolato
un batterio già esistente; la vita rimane pur sempre un dono di Dio. Non si è creata la
vita,se ne è sostituito uno dei motori2.
L’uomo è richiamato ad una maggiore responsabilità in merito ad una scoperta di questo
calibro. Se mai vi fossero delle brutte intenzioni si rischierebbe di far scomparire
l’intero genere umano.
L’uomo deve agire sempre con finalità benevole ed utilizzare gli strumenti e le
conoscenze che possiede in modo da continuare a mantenere un buon livello di vita
rispettando però la natura che lo circonda.
2
Dalla sezione Primo Piano del quotidiano La Stampa,Torino,22 maggio 2010, pagina 12
25
SENECA E PIRANDELLO
Ritratto di Rubens (1577-1640)
CRITICA ALLA TECNICA
26
La questione tecnologica ha da sempre interessato i grandi pensatori sin dall’antica
Grecia.
Il primo testo di carattere tecnologico risale al 300 a.c. e prende il nome di Problemi
meccanici. L’autore si presume sia Aristotele o comunque un uomo del suo circolo
culturale. L’autore individua nella tecnica un sistema utile a superare le difficoltà
opposte dalla natura, a vantaggio degli uomini.
“La tecnica imita la natura”3; ecco come Aristotele interpreta la tecnica e non la ritiene
una novità, ma uno strumento utile all’uomo per compiere determinate azioni prima
impossibili da effettuare. La tecnica quindi, secondo Aristotele, vince sulla natura
poiché soddisfa l’uomo maggiormente e gli permette di sfruttare la natura stessa.
L’uomo costruisce le macchine usando i materiali offerti dalla natura, per poi usarli
sulla natura stessa.
Seneca nella epistula 90 delle Epistulae ad Lucilium riprende l’argomento aristotelico e
scrive una lettera incentrata proprio sulla tecnica.
Nella prima parte della lettera vengono esposte le idee ed i pensieri di Posidonio,
filosofo stoico e scienziato siriano nato ad Apamea nel I secolo a.c., il quale ha una
visione teleologico-provvidenzialistica della storia, cioè considerava i sapientes artefici
del progresso materiale dell'umanità, ed attribuiva ai filosofi l'invenzione delle artes
(un'invenzione da collocarsi in un'inconsueta età dell'oro)
Seneca, al contrario, condanna le artes, corruttrici del genere umano, e le pone in
esplicita contrapposizione alla filosofia, che cura esclusivamente la salute morale
dell'uomo4.
Per Seneca, a differenza di Posidonio, l'età primordiale non si configura come un
saeculum aureum dominato da sapientes-benefattori, ma come un rude saeculum
'premorale', ove gli uomini sono buoni perché felicemente inconsapevoli del male.
“Mihi crede, felix illud saeculum ante architectos fuit,ante tectores.
Ista nata suniiiam nascente luxuria, in quadratum tignaddecidere et serra per designata
currente certa manu trabem scindere;nam primi cuneis scindebant fissile lignum.Nonaenim
tecta cenationi epulum recepturae parabantur,nec in hunc usum pinus aut abies deferebatur
longo vehiculorum ordine vicis intrementibus, ut ex illa lacunaria auro gravia penderent.”
Seneca ritiene che prima della scoperta della tecnica l’uomo viveva meglio poiché non
conosceva il male. La tecnica ha portato il lusso e l’avarizia. Nel campo bellico si è
3
4
Aristotele,Fisica, IV sec a.c.
Zago giovanni, commento all’epistula 90, http://www.isu.unifi.it/main.php?type=ENG-zago-progetto
27
cominciato a costruire macchinari sempre piu diabolici che hanno portato a combattere
guerre sempre più sanguinose e violente.
“Subihis tectis habitavere securi: culmus liberos texit,
sub marmore atque auro servitus habitat.”
Con questa frase superba Seneca esplicita come nei tempi passati (nell’età dell’oro) si
vivesse nelle capanne di semplici canne ma si possedesse la libertà. Ora invece si vive
nelle di marmo e di oro ma tutto il popolo è diventato una moltitudine di schiavi.
Analogamente Tacito, nella sua opera storiografica Historiae, nel discorso di Ceriale
alle popolazioni galliche il generale romano riprende questo argomento ammonendo i
Galli a non ribellarsi al dominio romano, poiché i Germani sono avidi e desiderosi di
ricchezze e guerra mentre i romani, in cambio di tributi e fedeltà, vogliono mantenere la
pace tra i popoli.
“non preferite la ribellione ostinata a costo della rovina, piuttosto che la sicurezza a
prezzo della sottomissione”5
Ritornando a Seneca ed alla Epistula 90, egli ritiene che le invenzioni tecniche non
siano frutto del filosofo ma dell’operaio che le ha inventato con le sue arti manuali.
Il saggio, per Seneca, ha sempre vissuto nella semplicità e per fare filosofia non è
necessario avere abilità tecniche. I piaceri materiali comportano fatica e necessitano
della tecnica, mentre invece il minimo necessario ad una vita vissuta nella tranquillitas
e nella securitas non comporta sforzi.
“Non desiderabis artifices: sequere naturam”
Seneca,nel paragrafo 16, con questa massima invita Lucilio a seguire la natura ed a
godere e sfruttare ciò che lei ci dona. La natura ci ha già dato tutto quello che ci
serve,basta che noi ci serviamo dei suoi frutti nel modo appropriato,rispettandola e non
abusando della sua magnanimità .
5
Tacito,Historiae,libro IV, paragrafo 74, traduzione di A.Arici
28
Nel XX secolo Pirandello, con il romanzo Quaderni di Serafino Gubbio operatore
riprende il tema della tecnica e lo sviluppa in chiave moderna, con una critica alla
meccanizzazione.
La meccanizzazione ha ormai reso schiavo l'uomo ed è responsabile della perdita di
gran parte dei valori. L'individuo ha smarrito anche la propria identità, la capacità di
intervenire nel presente e di interpretarlo. Anche l'intellettuale è coinvolto in questo
processo, restandone vittima6.
Nel romanzo si susseguono i riferimenti ai reali congegni meccanici di nuova
invenzione che asserviscono l’uomo divorandone l’anima. Dall’orologio alla monotype,
al pianoforte automatico, all’automobile e, soprattutto, alla macchina da presa, che
assume nel romanzo una centralità negativa. Infatti, in quanto strumento meccanico,
la sua pretesa di cogliere e fissare la realtà non fa che uccidere la vita e l’arte stessa,
che della vita è rappresentazione. Nel testo la negatività della macchina si traduce in
una sua trasformazione zoomorfa. E se la monotype è «un pachiderma piatto, nero,
basso; una bestiaccia mostruosa», la macchina da presa «pare sul treppiedi a gambe
rientranti un grosso ragno in agguato» che «succhia e assorbe» la realtà viva.
Attraverso la macchina da presa Pirandello rende tangibile la trasformazione
dell’uomo-macchina. Serafino infatti è soltanto una mano che gira una manovella. Ha
perso tutta la sua umanità. Nelle pagine conclusive del romanzo, riprendendo una tigre
che sbrana realmente un attore, la macchina rivolgerà la sua carica aggressiva contro
l’uomo che l’ha creata, e il conseguente silenzio dell’operatore manifesterà il completo
asservimento al suo potere. 7
La visione della verità lo ha reso muto. La meccanizzazione ha tolto la possibilità di
dare un senso al fluire della vita: è questo il significato dell'afasia (mutismo) di cui
rimane
vittima
Serafino
Gubbio.
L'afasia
è
dunque
la metafora dell'alienazione dell'artista e della riduzione dell'uomo a macchina.
Episodio importante e centrante il tema dello schiavismo da parte delle macchine è
quello dell’incontro tra Serafino e un violinista che, dopo aver dovuto accompagnare col
suo violino un organetto che produce da se i suoni senza un suonatore, resosi conto
della sua schiavitù nei confronti di una macchina, smette di suonare e incomincia a bere.
6
Enciclopedia libera Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Quaderni_di_Serafino_Gubbio_operatore
7
Marcella Strazzuso , La macchina e la maschera. Gli inganno della modernità nei quaderni di
serafino Gubbio operatore.
29
“Me lo mostrò Simone Pau, la mattina appresso, quando ci levammo dalla branda.[...]
Uno era in mezzo a questi, che fra gli sgonfii del bianco accappatojo teneva stretto
sotto il braccio un violino, chiuso nella fodera di panno verde, logora, sudicia, stinta, e
se n'andava inarcocchiato e tenebroso, come assorto a guardarsi i peli spioventi delle
foltissime sopracciglia aggrottate.[…]- Serafino, - disse, - ti presento un grande artista.
Gli hanno appiccicato un nomignolo schifoso; ma non importa: è un grande artista.
[…]col suo violino sotto il braccio, se ne venne a Roma. Ora non suona piú da un
pezzo, perché crede di non poter piú sonare, dopo quanto gli è accaduto[…]Appena
spegnato il violino, legge negli avvisi d'un giornale, tra le offerte d'impiego, quella d'un
cinematografo, in via tale, numero tale, che ha bisogno d'un violino e d'un clarinetto
per la sua orchestrina esterna. Subito il mio amico accorre; si presenta, felice,
esultante, col suo violino sotto il braccio. Ebbene: si trova lavanti un'altra macchina,
un pianoforte automatico, un cosidetto piano-melodico. Gli dicono: - «Tu col tuo
violino devi accompagnare quello strumento lì!» -. Capisci? Un violino, nelle mani d'un
uomo, accompagnare un rotolo di carta traforata introdotto nella pancia di quell'altra
macchina lì! L'anima, che muove e guida le mani di quest'uomo, e che or s'abbandona
nelle cavate dell'archetto, or freme nelle dita che premono le corde, costretta a seguire
il registro di quello strumento automatico! Il mio amico diede in tali escandescenze, che
dovettero accorrere le guardie, e fu tratto in arresto e condannato per oltraggio alla
forza pubblica a quindici giorni di carcere.
Ne è uscito, come lo vedi. Beve, e non suona piú.”
Le macchine dunque esautorano l’uomo che da poeta che era, «buttati via i sentimenti»,
«s’è messo a fabbricar di ferro, d’acciajo», divenenta schiavo di nuove divinità.
Questo si verifica anche quando le macchine sembrano voler semplificargli la vita,
come nel caso dei mezzi di trasporto che nell’immaginario pirandelliano occupano un
posto significativo. Si tratta di un’immagine comica che visualizza l’intuizione che è
alla base del romanzo e cioè il mutamento prospettico indotto nell’uomo moderno
dall’avvento della macchina.
30
HANS JONAS
I RISCHI DELLA TECNOLOGIA MODERNA
Nato a Monchengladbach nel 1903 Hans Jonas si è distinto dagli altri pensatori
contemporanei del tempo proprio per le sue trattazioni innovative.
Possiamo riconoscergli il primato sulla filosofia di ricerca dell’etica ad una civiltà
tecnologica.
Vivendo nel XX secolo Jonas ha potuto monitorare il processo di sviluppo della
tecnologia in ogni campo. La tecnologia come ben si sa è utile e benevola, ma se
utilizzata da persone sbagliate con brutte intenzioni può essere letale.
Difatti dopo le stragi di Hiroshima e Nagasaki rispettivamente del 6 e 9 agosto del 1945
e dopo lo sterminio di parte della civiltà ebraica per mano dei nazisti l’uomo ha davvero
toccato il fondo.
Il bilanciamento tra coscienza e sviluppo tecnologico è venuto meno. La tecnologia
mette sempre più a rischio la civiltà umana e spesso distrugge la natura. E’ quindi
necessario, secondo il filosofo, elaborare una nuova etica della responsabilità
profondamente diversa dalle morali tradizionali. Questa nuova etica non deve solo
basarsi sull’uomoche vive nel presente, ma deve considerare anche le generazioni
future. Gli uomini dovranno elaborare perciò una scienza delle previsioni ipotetiche,
una scienza che Hans Jonas chiama “futurologia comparata”8.
8
Hans Jonas, il principio responsabilità, un’etica per la civiltà tecnologica,Torino,Einaudi,1990,capitolo
2,p. 34
31
Gli uomini devono diventare consapevoli di ogni atto che compiono cercando di
prevedere le possibili conseguenze delle [nostre] azioni e devono cercare di quantificare
l’influsso che esse possono avere sulle sorti future.
Al vecchio imperativo kantiano: “Agisci in modo che anche tu possa volere che la tua
massima diventi legge universale”9, Jonas [ne] contrappone altri principi [di nuovi,] più
moderni e riguardanti specificatamente la civiltà tecnologica:
-
“Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la
permanenza si una autentica vita umana sulla terra”;
“Agisci in modo che le conseguenze della tua azione non distruggano la
possibilità futura di tale vita”;
“Non mettere in pericolo le condizioni della sopravvivenza indefinita
dell’umanità sulla terra”;
“Includi nella tua scelta attuale l’integrità futura dell’uomo come oggetto della
tua volontà” 10.
Oltre al suo capolavoro, Il principio responsabilità, un’etica per la civiltà tecnologica,
Hans Jonas scrive un intero libro solo sul rapporto tra la tecnologia e la medicina, campi
in forte sviluppo [al tempo].
Nel 1985 pubblica l’opera: Tecnica, medicina ed etica. Sulla prassi del principio di
responsabilità, in Italia verrà pubblicato dalla casa editrice Einaudi nel 1997.
Hans Jonas ragiona sul fatto che oggi la medicina è capace di manipolare così bene la
vita che sono possibili trapianti, clonazioni, fecondazioni assistite, incubazioni,
interventi di chirurgia estetica. Tutte queste pratiche però ed altre sono moralmente
lecite? Fino a che punto il progresso medico è lecito?
Jonas afferma che nel momento in cui lo scienziato usa l’uomo o parti di esso come
oggetto di esperimenti allora sorgono dei problemi etici di interesse sociale.
L’uomo sacrifica se stesso donando organi al fine del progresso tecnologico. Ma in
realtà questo bisogno sfrenato di progresso nelle nostre civiltà non è strettamente
necessario. Jonas afferma che è la società che [ci] impone agli uomini un progresso
sfrenato spingendoli a compiere qualsiasi azione, purché il ciclo di evoluzione rimanga
perenne e veloce. Jonas accusa la tecnica, la medicina e l’economia capitalistica di
essere di stampo baconiano e di promettere vantaggi agli uomini, sì utili ma non
9
Immanuel Kant , Critica della ragion pratica, Torino, UTET,1970 [Kritik der Praktischen Vernunft,1788]
Nicola Abbagnano e Giovanni Fornero, itinerari di filosofia,Torino,Paravia,2006,vol. 3 B, pag 909
10
32
indispensabili. Vengono promessi vantaggi solo per l’uomo non per l’ambiente. Col
passare del tempo dogmatizzano il concetto di necessità dei sacrifici al fine del
progresso; il sacrificio può essere anche del pianeta terra stesso, se necessario.
Secondo Jonas Il sacrificio dell’uomo può essere utile se egli ha la consapevolezza che
grazie a quel gesto si contribuirà VERAMENTE al progresso stesso.11 L’uomo, in qualità
di homo faber ambisce ad un potere così sfrenato di progresso da prendere in mano la
propria evoluzione e manipolarla al fine del proprio progetto.
L’uomo è quindi richiamato ad una responsabilizzazione e ad una presa di coscienza
della propria condizione. L’uomo per poter vivere necessita della natura e dei suoi frutti.
La natura non caccia l’uomo poiché essa stessa lo ha creato, pertanto permette all’uomo
la costruzione di città ed infrastrutture anche a suo discapito. D’altro canto però l’uomo
deve tutelare la natura altrimenti rischierebbe l’estinzione.
Jonas afferma che l’uomo nella lotta alla sopravvivenza viene per primo rispetto alla
natura, poiché riesce a prevalere con il suo potere purché riconosca la sua dignità.
L’egoismo dell’uomo e la sua supremazia sul mondo sono diritti naturali che hanno il
fine della sopravvivenza.
Senza di esso lo sviluppo della civiltà umana non sarebbe mai cominciato.
La legge della sopravvivenza è a capo di tutto, solo i più forti possono sopravvivere.
Nel mondo vi è quindi sempre stata una continua lotta tutti contro tutti dove chi
possedeva le capacità migliori prevaleva sugli altri.
Con lo sviluppo tecnico l’uomo si è elevato sulle altre specie. E’ diventato pericoloso
sia nei confronti degli altri essere viventi sia nei propri confronti. L’uomo oltre ad
essere estremo esecutore è anche un potenziale distruttore.
Cosa dobbiamo quindi fare per poter sopravvivere in una società contemporanea simile?
Per prima cosa dobbiamo fare in modo che sia possibile la sopravvivenza dell’umanità.
Ma questo implica che ci si debba chiedere in primo luogo che cosa deve essere l’uomo
in quanto uomo. In altri termini, l’etica dell’emergenza, che all’ambiziosa speranza di
un paradiso terrestre contrappone la speranza più modesta nella abitabilità futura del
mondo, presuppone una critica approfondita all’ideale utopico. Infatti l’utopismo non è
11
Giacomo cortesi,Hans Jonas,il progresso medico e le verità della scienza (tesi di
laurea)http://www.humanamente.eu/PDF/Giacomo%20Cortesi%20-%20Settimo%20Numero.pdf
33
solo uno dei sogni più antichi dell’umanità, ma oggi, con la tecnica, sembra trovare i
mezzi per tradurre in pratica le sue prospettive, e quindi non rappresenta più una sorta di
innocua evasione ma un potenziale alleato dell’apocalisse tecnologica.
Secondo Jonas l’utopismo aveva assunto 2 forme principali:
-
-
BACONIANO: dove “sapere è potere”; cioè , utilizzando le conoscenze si
poteva dominare la natura modificando il destino umano. Il progresso tecnico
però implica una diminuzione dei posti di lavoro che sarebbero sostituiti dai
nuovi macchinari iper-tecnologici. Il progresso tecnico inoltre implica uno
supersfruttamento della natura e rischia di danneggiarla irreversibilmente in
modo grave.
MARXISTA: la quale non è altro che l’applicazione degli ideali baconiani.
Questa utopia unifica escatologia e tecnica, prassi rivoluzionaria e asservimento
della natura, ideale utopico e idea di progress. vengono considerate le
trasformazioni della società.
È necessario quindi che l’uomo sia consapevole del male che può provocare attraverso
azioni sbagliate. Per mezzo dell’euristica della paura l’uomo diventi cosciente del suo
potere e si contenga così da un progresso sfrenato privo di una linea guida consapevole.
l'euristica della paura si configura come una massima pragmatica secondo la quale
l'Uomo dovrebbe sempre, nell'utilizzo dei mezzi tecnici, essere prudente affinchè la
biosfera risulti preservata.
Solo nutrendo paura nei confronti della tecnologia la utilizzeremo in modo meno
pervasivo, e tutto a vantaggio dell'ambiente.
Grazie al suo pensiero Jonas ha aperto le porte di un mondo etico nuovo, nel quale si
sono fatte e si faranno ancora numerose discussioni.
34
L’ARTE QUANTISTICA DI ROBERTO DENTI
CONNUBIO TRA ARTE, FISICA, TECNICA ED ETICA
35
IL MANIFESTO DELL’ARTE QUANTISTICA
la nuova frontiera dell’arte
Se Giovanni Verga tornasse a Milano troverebbe la molteplicità degli spazi della
comunicazione - foto cm 56,2x40,5 - fototela cm 100x80 - aprile 2008
“Oggi, nel XXI secolo l’arte deve trovare nuove ispirazioni, nuovi modelli di
riferimento, deve stare al passo con i tempi, con le scoperte più importanti e
rivoluzionarie.
Tra queste una parte rilevante ed importante l’ha svolta la fisica del secolo scorso con
la scoperta della meccanica quantistica.
Le mie opere trovano in essa fondamento ed ispirazione. Se prendiamo lo spazio di
Hilbert questo è definito associato ad ogni sistema fisico, separabile e a infinite
dimensioni: parallelamente le mie fotografie scattate con gli specchi ed i vetri
scompongono la realtà o comunque il soggetto fotografato in vari spazi, ciascuno dei
quali è a sé stante, ha una sua dimensione, un suo punto di vista. Questi spazi che io
creo unicamente in ripresa e quindi senza alcun tipo di fotomontaggio o elaborazione
grafica, sono assimilabili agli spazi di Hilbert dove a ciascuno di essi è associata una
direzione, cioè un vettore.
La mia fotografia non va considerata a sé stante, ma essa è sempre associata ad un
supporto, sia tela, plexiglas o altro materiale; questo per un duplice motivo: in primis
io voglio, nell’epoca della riproducibilità tecnica, rendere la fotografia unica, non
riproducibile ed è proprio per questo che la inserisco in un determinato e preciso
contesto più ampio della fotografia stessa; in secondo luogo questo supporto,
opportunamente elaborato, esalta gli spazi e le dimensioni riportate nella fotografia
36
ampliando la propria esistenza e direzione. Questi spazi molteplici che si possono
considerare a infinite dimensioni, partono, hanno il loro punto focale nella fotografia e
si ampliano sul supporto con tratti di varie caratteristiche e impressi con tecniche
diverse. Di conseguenza gli spazi si moltiplicano dalla fotografia al supporto, rendendo
i punti di vista, le direzioni e di conseguenza i vettori, molteplici, in una combinazione
lineare di svariati vettori.
L’unicità della fotografia viene quindi ribadita, espressa ed esaltata dall’inserimento
nel supporto e dai tratti pittorici di varia natura.
Questa arte io la definisco quantistica perché riprende i postulati, gli assiomi e le
“contraddizioni” della fisica quantistica.
La fisica, la meccanica quantistica descrive il comportamento della materia a livello
microscopico, a scale di lunghezza inferiori o dell'ordine di quelle dell'atomo e la sua
peculiarità sta nel fatto che l’evoluzione di un sistema fisico viene descritta in modo
probabilistico. “Spesso si ricorre ad una visualizzazione del comportamento di una
particella in termini di "funzione d'onda" o "onda di probabilità". Nei casi più generali,
tuttavia, a una tale visione "pittorica" si può dover sostituire una descrizione ancora
più "astratta", in cui la fase complessa oscillante (l'"onda di probabilità") è associata a
grandezze, come lo spin, senza un equivalente classico, come invece sono la posizione e
il momento che caratterizza l'usuale funzione d'onda.” (tratto da Wikipedia,
l’enciclopedia libera)
La struttura intima della materia è composta da particelle, ad esempio l’elettrone il cui
stato è descritto da una funzione d’onda senza un proprio significato fisico: infatti
quando si misura la posizione di una particella, ogni punto dello spazio assegna la
probabilità di trovare quella stessa particella in quel determinato punto. Quella stesa
funzione d’onda fornisce la distribuzione di probabilità dell’impulso della stessa
particella.
Ho voluto sinteticamente puntualizzare questi concetti della meccanica quantistica per
meglio far comprendere le mie opere: alcune si rifanno al concetto dello spazio di
Hilbert di cui ho accennato in precedenza, mentre altre prendono spunto dalle
particelle quantistiche e dalla loro non definita posizione nello spazio. Si pensi alle mie
opere i cui contorni sono enfatizzati dal gioco e dai tratti di luce di vari colori: esse
esprimono il moto dei quanti, delle particelle sub-nucleari e della loro disaggregazione
nello spazio. D’altro canto questi stessi fasci di luce colorata determinano e descrivono
l’oggetto, la scena fotografata e la fototela, caratterizzando e determinando la
configurazione dello spazio-tempo.”
Aprile 2008
Roberto Denti
L’artista inoltre ha anche redatto un manifesto della lettura delle opere d’arte
quantistiche:
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LA LETTURA DI UN’OPERA D’ARTE
La lettura di un’opera implica una serie di analisi che, a mio parere, devono
riguardare il periodo storico vissuto dall’artista con particolare riferimento alla
struttura sociale, economica, culturale e scientifica dell’epoca in questione, la vita
stessa dell’artista prendendo in considerazione la sua vita, la sua educazione, il suo
modo di essere, i suoi scritti, interviste e quant’altro di documentabile.
Fatto questo si hanno i presupposti per iniziale a leggere l’opera cercando tutti quei
collegamenti che creano i presupposti per una vera conoscenza e diffusione del
“credo” dell’artista.
Ho voluto espressamente utilizzare il termine “credo” in quanto ritengo che ogni vero
artista debba necessariamente, per essere tale, inviare, tramite le sue opere, un
messaggio; e se questo messaggio implica concetti come l’innovazione dei rapporti
sociali, il superamento di un certo tipo di economia basata sul profitto fine a se stesso,
sulla negazione e sulla poca considerazione dell’altro individuo per la propria
affermazione economica, sociale ed anche culturale, allora, secondo il mio parere,
siamo di fronte ad un vero Artista, quello con la A maiuscola.
L’arte non la concepisco come elemento distante da reale e dal sociale, come un
qualcosa a sé stante che fa del bello e dell’estetica fine a se stessa il suo punto focale, la
sua ragione d’essere.
Questa, secondo me, non è arte, ma un mero esercizio accademico e chi la compie un
bravo artigiano.
Gli Artisti del passato e del presente, quelli con la A maiuscola, hanno evidenziato e
denunciato gli squilibri sociali, hanno anticipato i tempi, in alcuni casi le loro opere
sono state anticipatrici e progenitrici di scoperte scientifiche: si pensi a Leonardo da
Vinci e a Picasso solo per citare due Artisti di epoche differenti.
Roberto Denti
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ARTE QUANTISTICA: TRA BIODIVERSITA, ARTE ED ETICA
Il periodo storico che stiamo vivendo è caratterizzato da una evoluzione scientifica e
culturale che, pian piano, ci sta portando verso una nuova società dove la conoscenza,
intesa come sviluppo delle scienze della vita, è la base di essa. E questa nuova
conoscenza non può prescindere dal considerare la convergenza delle diverse culture e
dei diversi punti di vista come un fattore propulsivo, al fine di individuare nuovi
percorsi scientifici e culturali per un confronto aperto tra i diversi modi
comportamentali per uno sviluppo complessivo ecocompatibile e sostenibile.
In questo senso la biodiversità deve essere allargata anche alla qualità e all’estetica
affinché l’arte prenda piena coscienza dell’importanza “dell’ecosistema globale e delle
dinamiche temporali basate su molteplici relazioni in co-evoluzione che si basano sulle
forme, sulle informazioni, sui colori, sui suoni, sugli odori, sui sapori.” (prof. Enzo
Tiezzi). In tal senso è fuori dubbio l’importanza che vengono ad assumere i concetti
estetici direttamente correlati in un sistema evolutivo che comprenda una correlazione
continua di quantità, qualità ed estetica.
In questo ambiente occorre dare sempre più importanza e forza a concetti quali una
nuova visione sistematica ed evolutiva non solo della natura, ma anche dell’arte dove la
qualità e l’estetica devono essere improntate alla ricerca di percorsi evolutivi di tipo
scientifico e sociale. In effetti, la biodiversità è un sistema in continua evoluzione, dove
il tempo ha scandito l’evolversi delle specie, degli organismi individuali, ivi compreso
l’essere umano con le proprie culture e contraddizioni.
In questa situazione storica notiamo una forte intensificazione della globalizzazione in
tutti i campi dell’economia, del sapere, della cultura, dei rapporti sociali e delle
migrazioni e questo fenomeno è di per se stesso inarrestabile in quanto insito nella
natura umana che privilegia sempre la conoscenza, il sapere, gli scambi commerciali e
culturali.
Tutto questo lo possiamo intendere come biodiversità etica, ossia come percorso
evolutivo di tipo comportamentale, culturale e sociale nel quale devono essere favoriti i
confronti critici fra i vari punti di vista, all’interno di un’etica nuova nella quale questi
confronti sono necessari per una crescita complessiva, dinamica ed evolutiva
dell’individuo all’interno di un eco-sistema sostenibile.
E senza l’arte questa crescita evolutiva e’ privata della qualità e dell’estetica.
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L’arte, d’altro canto, non deve chiudersi in se stessa in una sorta di eden dove tutto è
possibile e concesso, anzi deve confrontarsi con l’evoluzione scientifica, culturale e
sociale deve trarre da esse.
In questo quadro di biodiversità intesa come continua evoluzione biologica, scientifica,
culturale ed artistica, si colloca l’Arte Quantistica.
NOTE BIOGRAGICHE
Nato a Modena l’8 maggio 1953, vive e lavora a Milano ed è laureato in architettura. La
vena artistica l’ha ereditata dalla madre, prima figurinista in una casa di moda e poi
pittrice. La passione per la fotografia ha accompagnato la sua giovinezza fino a
diventare, da autodidatta, un esperto nella tecnica dello stil life, dello sviluppo e della
stampa in bianco e nero e a colori: lo stil life l'ha imparato provando e riprovando la
disposizione delle luci e focheggiando ora un elemento, ora un altro.
Nel 1972 ha iniziato i primi esperimenti fotografici improntati alle tecniche di ripresa e
agli studi sull'illuminazione; nell'anno successivo la tecnica fotografica era già a un
buon livello e quindi ha iniziato a fotografare sintetizzando il suo modo di pensare e di
essere.
Gli studi sulle ombre e sulle luci lo coinvolgono sempre più fino a considerare la
fotografia come un qualcosa che nasce dentro di lui e che necessariamente deve
assecondare i suoi stati d’animo.
Questa passione lo ha portato a fotografare la realtà non secondo i classici schemi, ma
cercando inquadrature insolite e sempre più particolari, andando alla ricerca della
frammentazione della realtà e di ciò che non è immediatamente percepibile
all’osservatore. Si appassionò anche alla camera oscura, allo sviluppo e alla stampa
prima in bianco e nero e successivamente a colori, sia da positivo che da negativo: le
elaborazioni su pellicola fotomeccanica e la ricerca di effetti speciali lo hanno portato a
sperimentare ed elaborare tecniche nuove.
Un esempio per tutti è la fotografia dal titolo “La fotografia classica è morta, addio”
del 1973 che ritrae originariamente una porzione di cascina, poi successivamente
elaborata in camera oscura su pellicola fotomeccanica.
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Questa foto, da lui stampata in copia unica, è considerata fondamentale per il proprio
percorso artistico poiché segna la fine di un certo modo di fotografare e l'inizio di quella
che lui, in quegli anni, chiamava: “la fotografia sostanziale ed espressionista”.
Un’altra tappa fondamentale è la prima fotografia effettuata utilizzando gli specchi: era
il 1974 quando fotografò l'acqua che si riflette in uno specchio formando una serie di
onde.
“Ho iniziato con curiosità nel 1974 a fotografare con gli specchi, poi pian piano sono
rimasto affascinato da questa mia particolare tecnica di ripresa, perché mi faceva
imprimere sulla pellicola tutta una serie di spazi che l'osservatore non vede. Sono spazi
virtuali, ma nello stesso tempo reali, sono anche spazi frammentati, ma completi e
complessi.”
Il gioco degli specchi e dei vetri è fondamentale nella sua espressione fotografica:
all'inizio è stato utilizzato per imprimere movimento, poi per scomporre la realtà in tanti
spazi a sè stanti per rispecchiare diversi punti di vista e vari modi di intendere e di
interpretare il mondo reale.
Denti usa la fotografia come un modo di espressione delle sue idee e degli stati d’animo
interiori: negli anni ’80 la definiva fotografia sostanziale in quanto la macchina
41
fotografica era per lui indispensabile per indagare, per interpretare e per approfondire i
diversi aspetti del lavoro e della vita.
Dal 1972 al 1983 ha realizzato opere come “Eva”, “Il lavoro taylorista”,
“Pace&guerra”, “Spazio&tempo”, “Il labirinto”, “Strutture categoriali”, “Il trono”,
“L’uomo e la natura”, “La sedia patrizia”, “La sedia plebea” e altri.
Nella fotografia pubblicitaria è stato il primo a fotografare, alla fine degli anni ’70, i
formaggi di una nota industria casearia inseriti in un contesto che richiamasse la
provenienza delle materie prime.
Nel 1981 è stato invitato alla “Rassegna Internazionale di Fotografia” a Salsomaggiore
Terme organizzata dall’Accademia Italia delle Arti e del Lavoro; sempre nello stesso
anno è stato insignito del “Premio Città della Spezia 1981 Premio della Cultura e
dell’Arte”; nel 1983 il Premio 3^ Biennale d’Arte Città della Spezia e il Premio Rullino
d’Oro, Accademia Internazionale dell’Arte Fotografica, Salsomaggiore Terme; nel 1983
ha ricevuto la nomina ad Accademico Benemerito Honoris Causa conferitagli
dall’Accademia Internazionale dell’Arte Fotografica in collaborazione con la FIAF
(Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) e il Gruppo Editoriale Fabbri.
Successivamente nel 1985 l’accademia Internazionale dell’Arte Fotografica di
Salsomaggiore Terme gli ha conferito il Premio Fotografia e Cultura.
Sempre in quegli anni si è cimentato anche nella scultura avente come base di partenza
la fotografia; così nel 1981 è nata la mia prima fotoscultura da titolo provocatorio “La
fotografia classica è morta, addio!”; successivamente nel 1983 su tre pannelli di
truciolato ha sintetizzato il percorso artistico dagli anni '70 al 1983 utilizzando lo stesso
materiale che gli era servito per gli scatti fotografici, inserendo le foto da me stesso
stampate. Di questo trittico sono rimaste solo due fotografie mentre tutte e tre le opere
sono state da me distrutte poco tempo dopo.
Dopo il 1985 le vicissitudini della vita lo hanno portato ad occuparsi di tanto altro, poi
nel 2006 ha ripreso ed ampliato le proprie tecniche fotografiche inserendo le fotografie
in un supporto ed intervenendo pittorescamente e matericamente per ampliare e
superare il concetto di opera fotografica: sono nate, così, le fototele e l’Arte Quantistica
dove gli spazi hanno il loro punto focale nella fotografia e si ampliano da essa al
supporto con tratti di varie caratteristiche e impressi con tecniche diverse. Questi spazi,
che l’artista ha sempre creato fin dagli anni ’70-80 unicamente in ripresa, sono
assimilabili agli spazi di Hilbert della fisica quantistica, da cui il nome di Arte
Quantistica come l’ha definita nell’aprile del 2008 nel Manifesto dell’Arte Quantistica .
Nel 2007 ha partecipato alla sua prima mostra pittorica al Consiglio di Zona 3 di
Milano e in quella esposizione ha conosciuto le critiche d’arte Lidia Silanos e Francesca
Bellola, quest’ultima direttrice della rivista Ok Arte. Grazie a Francesca Bellola l’artista
42
modenese riuscì ad esporre un gran numero di propri quadri alla Prima Performance di
Arte Quantistica Itinerante che si è svolta a Milano nell’aprile 2009, presso il Casello
Ovest di Porta Nuova con il patrocinio della Regione Lombardia, del Touring Club e
della rivista OkArte.
Successivamente Roberto Denti fece esposizioni a Lazzate e Rovescala [entrambe nel
2007], mentre sono da ricordare le esposizioni collettive all’Archi Gallery di Milano,
anno 2008, sul tema “Il Caffè e l’Arte”, alla Galleria Zamenhoff di Milano sul tema
“Armonie a Confronto” e alla Galleria Sassetti, sempre di Milano avente come tema
“Milano: città in vetrina”; in quest’ultima esposizione le sue opere sono state
selezionate dalla critica dottoressa Francesca Mariotti per un’esposizione a Roma presso
il Caffè Letterario di Roma, tema Art/chitetture e Paesaggio Urbano, Mostra
itinerante Roma e Milano 2009.
Sempre nel 2009 il comune di Rovescala diede all’artista la possibilità di esporre nella
sala della Biblioteca Comunale una personale di oltre trenta quadri e per ringraziare
l’Amministrazione e la Presidentessa della Biblioteca di questa opportunità offertagli,
l’artista modenese donò all’Amministrazione una fototela dal titolo “Rovescala il
campanile e l'albero della cuccagna negli spazi quantistici”,ora in esposizione
permanente presso la casa comunale.
Su richiesta del Museo Immaginario Verghiano di Vizzini, Provincia di Catania,
un’altra fototela dal titolo “Se Giovanni Verga tornasse a Milano troverebbe la
molteplicità degli spazi della comunicazione”, manifesto dell’Arte Quantistica, è stata
donata dall’artista al suddetto museo che espone l’opera nella propria Pinacoteca.
Grazie al pittore Franco Tarantino, Presidente UCAI (Unione Cattolica Artisti Italiani)
il Museo Diocesano di Arte Contemporanea di Capua, inaugurato nel febbraio 2010, ha
deciso di inserire permanentemente una fototela di Denti “Omaggio a Dalì, la croce”
presso le proprie sale.
L’altra opera museale è la fototela “Marina Militare” in visione dal dicembre 2009
presso il Museo della Marina Militare, Arsenale di La Spezia, opera esposta nelle
precedenti giornate 4-7 novembre a Milano, Loggia dei Mercanti e presso l’Auditorium
di Milano in occasione della manifestazione conclusiva dedicata alle Forze Armate
Attualmente sta collaborando con numerosi artisti tra cui Massimo Pregnolata
professore universitario di fama internazionale ed anche appassionato di arte e poesia.
http://www.quantumbionet.org/eng/index.php?pagina=10
Inoltre si sta formando un gruppo di artisti di vario genere che sta cercando di
promuovere l’arte quantistica. Prima grande manifestazioni di questo gruppo di artisti è
stata la Prima collettiva di Arte Quantistica nelle domeniche di marzo 2010 a
Rovescala.
43
PICCOLA GALLERIA DELL’AUTORE
1. Le fotografie
Eva, 1976
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Il lavoro, 1982
La sedia patrizia, 1982
45
La sedia plebea, 1982
46
La sedia plebea, 1982, rielaborazione grafica 2008
47
Pace&guerra, 1982
Pace&guerra, 1982
48
Pace&guerra, 1982
49
Il labirinto, 1983
Il labirinto, 1983
50
Il trono, 1983
L’uomo e la natura 1973
51
Spazio e tempo 1976
Spazio e tempo, 1976 rielaborazione grafica 2008
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La morte del tempo, 1975
La girandola del tempo,1975
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2. Le fototele
Trittico, omaggio a Dalì - al centro: la croce - a sinistra: Gesù cammina sulle acque - a destra: il
calvario - foto di misure diverse - dimensione totale del trittico fototela cm 150x70
Scomposizione: dalla finestra - foto cm 25x20 - fototela cm 30x24
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I 4 ELEMENTI
I 4 elementi: fuoco - foto cm 30,5x24,2 - fototela cm 40x30 - acrilico su tela
I 4 elementi: cielo - foto cm 31x24,8 - fototela cm 40x30 - acrilico su tela
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I 4 elementi: acqua - foto cm 30,5x24,5 - fototela cm 40x30 - acrilico su tela
I quattro elementi: terra - foto cm 30,5x24,4 - fototela cm 40x30 - acrilico su tela
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Pasqua 2007: morte e gli spazi quantistici - foto
cm 30x40 - fototela cm 50x70 -tecnica mista su
tela
Blu - foto cm 30,5x40,7 - acrilico su plexiglas cm 70x50 – maggio 07
57
Chocolate - foto cm 45,8X30,5 - fototela cm 70x50 - tecnica mista su tela
commento dell’autore:il cioccolato, i cioccolatini e i loro involucri fotografati in
un gioco di spazi e di colori,immersi in un contesto materico
58
Il Liberty al Politecnico di Milano - foto cm 40,7x31 - fototela cm 70x50 - tecnica mista su
plexiglas
Tastiera - foto cm 40x54 - fototela cm
60x80
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La sedia patrizia - la foto è stata scattata e
stampata da me nel 1982, misura cm 30x40 e
applicata con borchie da tappezziere su raso
- fototela cm 60x91 circa
La sedia plebea - la foto è stata scattata nel 1982,
digitalizzata e stampata nel 2007, misura cm 30,7x45,
aplicata utilizzando lo stesso filo della tela di sacco
vecchia di oltre quaranta anni - misura fototela cm
59x113 circa
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Milano il Duomo - foto cm 30,3x40,5 - fototela cm 70x50 - tecnica mista su tela - dicembre 2007
Il Duomo nel vortice quantistico - foto cm 20x20 - fototela cm 40x40, anno 2010
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Rovescala il campanile e l'albero della
cuccagna negli spazi quantistici - foto
cm 30,2x45,2 - fototela cm 70x50, anno
2009
Il campanile di Rovescala - foto cm
20,3x24,8 - fototela cm 30x40 - tecnica
mista su tela - dicembre 2007
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Le vibrazioni ondulatorie della materia,il vaso - foto cm 29,8x40 - fototela cm 50x70 - tecnica
mista su cartone telato - aprile 2008
Commento dell’autore: la componente intima della materia sono gli elettroni ed
altre particelle sub-nucleari le cui proprietà sono le vibrazioni ondulatorie e la
probabilità della loro distribuzione nello spazio tempo. In questo caso il vaso lo
troviamo sulla destra della foto tagliato di tre quarti nell'inquadratura, al fine di dare
spazio all'intorno- Una particolare tecnica di elaborazione grafica esaltato le
componenti essenziali dell'immagine, evidenziando così l'aspetto probabilistico e le
vibrazioni ondulatorie.
63
Il caffè negli spazi quantistici - foto cm 40x43 - fototela cm 80x60 - tecnica mista su tela ottobre 2008
La critica di Lidia Silanos: “il titolo dell’opera è il compendio della filosofia e
della costruzione dell’opera stessa. La fisica quantistica entra di diritto nell’arte
figurativa di Denti. Dopo l’elaborazione iniziale della fotografia,su supporto di
tela,con interventi pittorici che coprono gli spazi creati e moltiplicati in ripresa
fotografica,escluso chiaramente l’ausilio di fotomontaggi,ai loro punti focali è
associata una direzione. L’opera è impreziosita con polvere e chicchi di caffè che
coprono una parte della tela e contornano la figurazione,in un tripudio di materia e
profumo. La sintesi espressiva è raggiunta attraverso il rapporto tra i diversi
linguaggi,in una direzione concettuale,e secondo una ricerca tesa all’equilibrio e
all’essenzialità poetica delle immagini”.
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Le vibrazioni ondulatorie della materia: la memoria dell'acqua - foto cm 45,8x30,3 - fototela cm
80x60 - tecnica mista su tela - novembre
Forze armate - foto cm 40x60,7 - fototela cm 80x100, anno 2009
65
Siena notturno quantistico - foto cm 20x20 - fototela cm 40x40, anno 2010
66
Bibliografia
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2006, volume 3 B
• Gazich Roberto, Marinoni Elio, Ronconi Angelo, Sada Elio, Studia Humanitatis,
Milano, Carlo Signorelli Editore, 2002, volume 3
• Jonas Hans, il principio responsabilità Un’etica per la civiltà
tecnologica,Torino, Einaudi, 1990
• Lloyd Seth, il programma dell’universo, Torino, Einaudi ,2006
• Pirandello Luigi, quaderni di Serafino Gubbio operatore, Milano, Garzanti libri,
2005
• Quotidiani nazionali:
-
LA STAMPA, LIBERO, IL CORRIERE DELLA SERA, Il Sole 24 ORE
(tutti del 21 maggio 2010)
-
IL GIORNALE, LA STAMPA, LIBERO, LA REPUBBLICA
(tutti del 22 maggio 2010)
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Sitografia
Arte
http://dabpensiero.wordpress.com/2009/01/28/linfluenza-della-fisica-quantistica-nellarte-diroberto-denti/
http://picasaweb.google.com/roder53
Biologia
http://www.scribd.com/doc/31697906/Obama-s-letter-to-Dr-Amy-Gutmann-on-syntheticbiology-advance
http://scienze.zanichelli.it/biologia-e-dintorni/2010/05/24/come-creare-una-cellula-battericacontrollata-da-un-genoma-sintetico/
http://www.ilgiornale.it/
Filosofia
http://www.humanamente.eu/PDF/Giacomo%20Cortesi%20-%20Settimo%20Numero.pdf
Italiano
http://www.italianisti.it/FileServices/Strazzuso%20Marcella.pdf
Latino
http://www.isu.unifi.it/main.php?type=ENG-zago-progetto
http://www.intratext.com/IXT/LAT0230/_P2I.HTM
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