MATTEO GHIGO CLASSE VB L’UNIVERSO VISTO IN CHIAVE INFORMATICA PRO E CONTRO DI UNA SOCIETÀ TECNOLOGICA A.S. 2009/2010 - LICEO SCIENTIFICO “G. GIOLITTI - G.B. GANDINO” - BRA INDICE Prefazione V INFORMATICA • Il calcolatore: dalla preistoria ai giorni nostri • Il computer quantistico • Piccoli dettagli sul funzionamento del computer .1 .3 5 .. FISICA • L’universo: il più grande calcolatore esistente • Storia dell’entropia • Conclusioni 8 15 ... 18 . .. BIOLOGIA • Venter e la creazione della prima cellula artificiale .... 20 ... 26 LATINO ED ITALIANO • Seneca e Pirandello – critica alla tecnica FILOSOFIA • HANS JONAS – i rischi della tecnologia moderna .. 31 .. 35 ARTE • L’arte quantistica di Roberto Denti Connubio tra arte,fisica,tecnica ed etica - Il manifesto dell’arte quantistica La lettura di un’opera d’arte Arte quantistica:tra biodiversità ed etica Note biografiche Piccola galleria dell’autore Bibliografia Sitografia 36 38 .. 39 .. 40 .. 44 ... .. . .. 67 .. 68 PREFAZIONE Scrivere una tesina non è una cosa semplice. Se per molti trovare un argomento è stato il primo grande ostacolo, io non ho avuto dubbi: volevo parlare di informatica. L’argomento era però troppo vago e parlando con alcuni professori, nella redazione delle prime mappe concettuali, avrei dovuto scrivere e leggere riguardo molti argomenti al di fuori del programma scolastico ed avrei rischiato di trattare in modo poco approfondito argomenti che avrebbero meritato lunghe esposizioni. Nell’inverno del 2009, durante un colloquio con un mio ex professore di matematica, Sig. Maurizio SAMPO’, quest’ultimo mi consigliò un libro da leggere. Il libro in questione era “Il programma dell’universo” di Seth Lloyd. Questo volume è molto divulgativo e al suo interno era esposta una teoria che mi colpì immediatamente: l’universo può essere visto come un grande calcolatore. Sin dalle prime pagine il libro mi appagò e decisi di intraprendere la lettura. Con alcune difficoltà terminai il tomo e ne rimasi soddisfatto. All’interno si parlava di QUANTUM COMPUTERING, una teoria recentissima sulla quale si sta ancora lavorando. Avrei voluto trattare quell’argomento ma si prospettava un lavoro complesso che poteva essere messo facilmente in discussione. Non mi sono però dato per vinto. L’unica mia vera passione, l’informatica, doveva entrare all’interno della tesina ma allo stesso tempo volevo che quest’ultima fosse originale ed innovativa, non uno dei soliti elaborati sulle reti web in relazione alla guerra fredda. Nei mesi successivi comprai numerosi libri alla ricerca di materiale per redigere una mappa concettuale. La svolta avvenne venerdì 20 maggio 2010 quando su tutti i giornali venne divulgata la notizia della scoperta della cellula artificiale da parte dello scienziato americano Venter. In quel momento compresi quale doveva essere l’argomento della mia tesina: “L’universo visto in chiave informatica: pro e contro di una civiltà tecnologica”. Partendo dal confronto tra natura ed informatica e quindi dalla lettura della natura in chiave informatica sono poi passato all’esperimento concreto che ha effettuato Venter. Le conseguenze di questa scoperta hanno portato a schieramenti diversi in base all’etica dell’esperimento. Di qui ho voluto aprire un dialogo che dall’Antica Grecia è sbarcato sulle acque della Roma Imperiale per scendere nella Sicilia del XX Secolo. Nell’ultima tappa del mio percorso sul rapporto etico tra uomo, natura e tecnica mi sono soffermato su Hans Jonas, ultimo autore trattato nella nostra programmazione di filosofia, il quale ha sollevato problemi che a me stanno molto a cuore e mi ha aperto gli V occhi verso chi dovrà venire dopo di me consapevolizzandomi sul mio compito fondamentale all’interno della società. Nell’ultima parte della tesina ho voluto parlare di una corrente artistica nata recentemente ma che sta riscuotendo numerosi successi anche a livello internazionale. Questa corrente artistica è l’Arte Quantistica che ha come massimo esponente Roberto Denti. Ho avuto la fortuna di scambiare alcune mail con l’artista ed è stata una esperienza davvero significativa. Nella sua arte ed in ogni sua opera batte il cuore di un uomo che vuole scoprire come è fatto il mondo cercando di cogliere il suo funzionamento. Proprio grazie alla teoria della meccanica quantistica ha potuto tirare fuori il “molle” che era dentro di lui per imprimere col suo “duro” sia artistico sia, in primis, fotografico segni indelebili dalle caratteristiche oggigiorno uniche. Questo è il percorso da me affrontato per elaborare questa tesina. Non so che parere potrà avere chi leggerà queste pagine, ma io ne sono uscito giovato perchè ho letto ed appreso molte nozioni cercando di trattare un argomento già affrontato da altri ma con novità recenti e collegamenti innovativi. Matteo Ghigo VI IL CALCALOLATORE: DALLA PREISTORIA AI GIORNI NOSTRI Il computer definito come macchina che effettua calcoli ha origine dalla preistoria dove già i sassi utilizzati per fare i calcoli costituivano i computer. Difatti dal latino calculus significa sassolino. I calcoli coi sassi vennero effettuati per molto tempo. Le addizioni e sottrazioni erano semplici e fattibili mentre le moltiplicazioni e le divisioni generavano notevoli problemi. Dopo migliaia di anni venne inventato l’ABACO che non è altro che un sistema a colonne dove in ognuna di esse scorrono un x costante numero di sassolini. Grazie all’introduzione dello zero l’abaco ha assunto una grande potenza di calcolo diventando uno strumento rivoluzionario della società. Il primo proto-abaco a noi noto risale al 300 a.c. questo abaco dalla struttura in legno viene chiamato oggi “computer di legno”. Nel 1617 il matematico scozzese Jhon Napier scopri un modo per trasformare la moltiplicazione in addizione utilizzando alcune proprietà dei logaritmi. Il matematico scozzese si costruì una sorta di tavola pitagorica smontabile fatta di 11 bacchette d’avorio e osso su ognuna delle quali erano incisi i primi multipli di un numero, con le decine e le unità divise da una barra obliqua (OSSI DI NEPERO) Il metodo di calcolo risulta davvero geniale. Proviamo ad eseguire la moltiplicazione: 36 X 8 Si devono accostare al bastoncino indice, i bastoncini del 3 e quello del 6 in modo da formare il numero 36 (in alto). Poi si va a leggere il risultato in corrispondenza dell' 8 dell' indice sommando le cifre adiacenti dei due bastoncini. Grazie a questa invenzione era nato il regolo calcolatore Nel 1822 il matematico Babbages progettò un tipo di calcolatore nuovo, un calcolatore metallico dove il suo scopo era quello di creare tabelle di polinomi utilizzando un metodo numerico chiamato il "metodo delle differenze". La macchina avrebbe utilizzato il sistema decimale e sarebbe stata alimentata in modo meccanico tramite il movimento di una maniglia che avrebbe fatto girare gli ingranaggi. 1 La macchina è formata da un certo numero di colonne numerate da 1 a N. Ogni colonna è in grado di memorizzare un numero decimale. L'unica operazione che la macchina è in grado di fare è l'addizione del valore presente nella n + 1 alla colonna n immettendo il risultato nella colonna n. La colonna N poteva memorizzare solo delle costanti, la colonna 1 mostrava il risultato e, se presente la stampante, ne permetteva la stampa su carta. La macchina era programmata mettendo i valor iniziali nelle colonne. La colonna 1 veniva regolata con il valore di partenza del polinomio. La colonna 2 con il valore della prima derivata del polinomio nel punto X. Le colonne successive contenevano i valori delle derivate successive sempre nello stesso punto. La macchina completa sarebbe stata alta circa due metri e mezzo, larga due metri e profonda uno, con un peso di varie tonnellate. Il progetto non si concluse per problemi meccanici del calcolatore; gli strumenti del tempo erano ancora poco sviluppati. Il London Science Museum nel 1991 fece ricostruire la seconda versione di questo macchinario che attualmente è ancora funzionante. Giungendo agli albori della seconda guerra mondiale, nel 1941, un altro semplice macchinario venne progettato da Konrad Zuse che presentava dimensioni avvicinabili a quelle di un intero piano di un palazzo che aveva però costi di produzione elevatissimi. Nonostante le spese ed i problemi di costruzione, si è continuato ad inventare nuovi calcolatori poiché gli stessi sono stati oggetto di fiducia da parte di molti investitori del settore. Negli anni sessanta con l’avvento dei circuiti elettrici vi è stato un grandissimo sviluppo del computer modificando la sua composizione grazie alla fotolitografia, una tecnica ingegneristica che permette la riduzione dei circuiti. Ogni 18 mesi l’apparecchio si dimezzava di grandezza (Legge di Moore). Solo negli ultimi anni del XX secolo, con l’avvento precedente della teoria quantistitica si è iniziato ad ipotizzare un computer quantistico. 2 IL COMPUTER QUANTISTICO I primi esperimenti alla costruzione di porte logiche quantistiche furono effettuate nel 1994 da un professore di fisica del California Institute of Technology, Jeff Kimble insieme al suo studio di ricerca e insieme al fisico Seth Lloyd. L’idea era quella di prendere i fotoni uno alla volta farli interagire il più possibile con singoli atomi. Tutti dovevano essere messi in una cavità ottica formata da due specchi distanti pochi millimetri. All’interno di questa cavità ottica fotoni e atomi rimbalzavano molte migliaia di volte prima di uscire. Al momento dell’uscita venivano irraggiati con un laser e da quel irraggiamento dovevano avvenire operazioni quantistiche. Da li nacque la prima porta quantistica. Altro esperimento condotto da Wineland fu la realizzazione delle prime operazioni logico-quantistiche attraverso l’intrappolamento degli ioni in un campo elettromagnetico ed un raffreddamento di queste particelle fino a bassissime temperature per poi irraggiarle con un laser. Da questi 2 esperimenti si prese coscienza della possibilità della costruzione di un computer quantistico. Nel dicembre del 1994 alcuni scienziati, fisici e ingegneri nucleari tra cui David Cory, Tim Havel e Amir Fami insieme a Seth Lloyd cercarono di compiere la grande impresa. I 3 ingegneri avevano già dimostrato che gli spin nucleari grazie all’irraggiamento in un campo elettromagnetico potevano funzionare come bit (risonanza magnetica nucleare). Si aggiunsero all’esperimento Neil Gershfield e Isaac Chuang e si inizio a far interagire questi spin nucleari-bit in modo da ottenere qualche semplice calcolo. Dopo vari esperimenti si riuscì a far effettuare alcune operazioni parallele ad un computer formato solo da 2 bit. Chuang ha continuato poi gli esperimenti per ottenere computer quantistici sempre più grandi. Recentemente è riuscito a far girare l’algoritmo di Shore su un computer si sette gqubit che ha fattorizzato il numero 15. Siamo agli inizi ma le prospettive per la costruzioni di questi computer sempre più evoluti ci sono. Si calcola che il computer quantistico in grado di simulare l’universo sarà costruito nel 2205 se viene rispettata la progressione di Moore. Ecco una foto di un semplice computer quantistico 3 Questi spin tenuti insieme in una molecola possono funzionare da computer quantistico. La sequenza in figura (up,up,down,down,up) registra i bit 00110 Il computer quantistico ci permette inoltre di comprendere come agisce l’universo, di vedere come calcola. Investire sulla meccanica quantistica e sull’informatica quantistica (quantum computering) può aprire un mondo nuovo dove l’uomo ha effettuato poche esplorazioni. Se si vuole aumentare la velocità e le capacità dei computer, quindi continuare il progresso all’interno del campo informatico, è necessario procedere per questa strada. 4 PICCOLI DETTAGLI SUL FUNZIONAMENTO DI UN COMPUTER Il computer tratta l’informazione. Questa informazione viene scissa nei suoi componenti fondamentali i bit occupandosi di loro in modo settoriale. Ogni operazione eseguita da un computer è frutto di un istruzione ricevuta e quest’ultima avviene mediante sequenze di bit. Un bit è l'unità di misura dell'informazione (dall'inglese "binary unit"), definita come la quantità minima di informazione che serve a discernere tra due possibili alternative equiprobabili. Un bit è uno dei due simboli del sistema numerico binario, classicamente chiamati zero (0) e uno (1); Un bit quantistico è detto QUBIT e si trova simultaneamente nello stato 0 e 1 riuscendo quindi ad effettuare milioni di operazioni allo stesso tempo. Il sistema numerico binario è un sistema numerico posizionale in base 2, cioè che utilizza 2 simboli, tipicamente 0 e 1, invece dei 10 del sistema numerico decimale tradizionale. Di conseguenza, la cifra in posizione n (da destra) si considera moltiplicata per 2(n − 1) anziché per 10(n − 1) come avviene nella numerazione decimale. Per poter ricevere queste istruzioni sono necessari collegamenti per trasferire l’informazione: entrano dunque in gioco i circuiti logici che hanno al loro interno cavi logici adibiti a questa mansione. All’estremo del cavo vi sono le porte logiche che decidono se far passare o meno i bit e, a seconda della loro composizione, esce in modo differente. Le quattro porte logiche fondamentali sono: not, or, copy e and. 5 I bit all’interno del computer sono immagazzinati all’interno di condensatori. Per riempirli basta applicare una differenza di potenziale ai suoi estremi. Se il potenziale è nullo il condensatore è scarico e gli si assegna il valore 0 mentre se il potenziale è diverso da 0 il condensatore assume il valore 1. I bit vengono registrati anche attraverso l’utilizzo di magneti dove prendono il nome: 0 quello che hanno il polo nord rivolto verso l’alto 1 quello con il polo nord rivoto verso il basso. Il disco fisso utilizza questo metodo per immagazzinare i dati. Nei nostri pc le porte logiche sono costruite con i transitor, che sono simili ad interruttori. I transitor hanno 2 ingressi ed una sola uscita: uno dei due ingressi fa da filtro e a seconda del suo stato fa passare meno corrente dal secondo ingresso all’uscita. 6 I transitor si dividono in 2 classi: - Tipo N in cui lo stato “aperto” (dove la corrente non passa) si ha quando l’ingresso primo è a basso voltaggio - Tipo P in cui lo stato “chiuso” (dove la corrente passa) si ha quando il primo ingresso è a basso voltaggio Con la combinazione dei due tipi di transitor si possono costruire senza problemi i circuiti logici. 7 L’UNIVERSO: IL PIU GRANDE CALCOLATORE ESISTENTE “L’UNIVERSO è fatto di bit ogni singola molecola, ogni atomo, ogni particella elementare registra informazioni. Le interazioni tra particelle cambiano queste informazioni pertanto cambiano i bit: in altre parole l’universo computa. Siccome il suo comportamento è regolato dalle leggi della meccanica quantistica, l’universo calcola in modo quanto meccanico… l’universo è un computer quantistico” Che cosa calcola però l’universo? La risposta è molto semplice: se stesso. Attraverso l’evoluzione esso si modifica continuamente effettua perpetui calcoli che dapprima hanno prodotto risultati semplici (particelle fondamentali, leggi della fisica) per poi intensificarsi sempre più man mano che il mondo si evolveva. Le legge fisiche governano si il mondo ma non ci permettono di conoscerlo nei dettagli abbiamo solo una conoscenza in ampia scala non con certezze assolute ma in termini probabilistici. Tutto ciò che si crea e distrugge nell’universo è regolato da strutture. Queste strutture non sono a noi immediatamente comprensibili perché le guardiamo dall’angolazione sbagliata. Ad ogni cosa che accade vengono registrate delle informazioni. Ma dove sono queste informazioni? E’ necessario scovare queste informazioni. Dobbiamo quindi conoscere il linguaggio della natura per comprendere il suo funzionamento. Per poter ricavare le informazioni dalle particelle dobbiamo servirci delle leggi fisiche quindi attraverso luce, onde sonore, energia, forza, impulso, elettricità e gravità. Cominciando questa operazione possiamo mettere sul tavolo operatorio la creazione dell’universo e discuterne meglio. In principio vi era il nulla, non esisteva il tempo, né lo spazio. Tutto era lineare e semplice. Non esistevano ne bit, ne entropia, ne energia. Poi improvvisamente nacque il tempo e così, 14 miliardi di anni fa, una colossale esplosione, il big bang, diede inizio a tutto. Con la formazione del “brodo primordiale” che aveva alte temperature man mano che si raffreddava andava formandosi la materia. Dopo 3 minuti dal big bang vi erano già le condizioni necessarie per la formazione di atomi semplici quali elio ed idrogeno. Con la forza di gravità questi atomi si unirono insieme per dare origine a strutture più complesse come stelle e galassie, apparse 200 milioni di anni dopo il big bang. Elementi pesanti come il ferro si formarono successivamente in seguito all’esplosione di supernove. 8 5 miliardi di anni fa comparve il sole e già da 4 miliardi di anni sul nostro pianeta vi erano segni di vita. Il ruolo fondamentale per la creazione dell’universo lo ha giocato senza dubbio l’ENERGIA. L’energia è la capacità di compiere un lavoro ed è noto che essa si conserva senza mai svanire del tutto. Questo principio è noto come PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA. Ma se l’energia si conserva e l’universo è saltato fuori dal nulla, da dove è venuta tutta l’energia iniziale? Per poter rispondere a questa domanda la fisica classica non è esauriente; dovremo servirci della meccanica quantistica. La meccanica quantistica rappresenta l’energia mediante i campi quantistici, che sono una sorta di trama fondamentale dell’universo, intessuta di fili dati dalle particelle elementari: fotoni elettroni e quark. L’energia che vediamo quindi sottoforma di calore, massa, luce solare e così via è stata estratta dai vari campi quantistici grazie all’espansione dell’universo. La forza di gravità è responsabile di questo “risucchio” di energia (questa azione continua ancora tutt’ora perché l’universo continua ad espandersi). I campi quantistici hanno (quasi) sempre energia di segno positivo mentre quella gravitazionale è di segno negativo: le 2 quantità si controbilanciano perfettamente. L’espansione dell’universo fa aumentare l’energia gravitazionale che però viene controbilanciata da nuova luce e nuova materia. L’energia con questo suo ruolo fondamentale non ricopre però il ruolo principale. Il ruolo principale lo gioca l’informazione perché essa dice ciò che deve essere fatto mentre l’energia ha il compito di far fare le cose. Osservando la materia in scala infinitesimale possiamo osservare atomi che si muovono da tutte le parti. L’energia del movimento è generata dal calore mentre le direzioni del movimento sono date dall’ENTROPIA. L’entropia è la quantità di informazione necessaria per specificare i singoli movimenti di una o più particelle. Questa entropia è invisibile ma si trova all’interno di ogni sistema fisico. Con altre parole l’ENTROPIA è la misura del grado di disordine molecolare, che ci dice quanta parte di energia termica di un sistema è imprigionata nel sistema stesso e dunque non utilizzabile per essere convertita in lavoro meccanico. Il secondo principio della termodinamica asserisce un fatto fondamentale: l’entropia dell’universo non decresce, e dunque aumenta l’energia disponibile. 9 L’ENTROPIA è quindi l’informazione. Di informazione nel mondo ne troviamo in enormi quantità e quella che noi vediamo è una percentuale piccolissima. La fotografia può servirci da esempio per comprendere l’affermazione sopracitata. Una fotografia digitale ha una risoluzione digitale data dal numero di parti (pixel) in cui è divisa. Prendiamo ad esempio una fotografia 20 X 15. Il nostro occhio ha una percezione di 160000 pixel al centimetro quadrato quindi i pixel della fotografia saranno: 20 x 15 x 160000 = 48000000 Ognuno di essi ha un colore che deve essere specificato, il che avviene in genere con 24 bit. Effettuando ancora una moltiplicazione otteniamo la quantità totale di informazione contenuta nella fotografia: 24 x 48000000 = 1152000000 BIT La fotografia tradizionale invece ha una sua grana intrinseca che è determinata dalle dimensione dei nuclei di alogenuro di argento contenuti nella pellicola. Il diametro medio di un granulo di alogenuro è di un milionesimo di metro e contiene miliardi e miliardi di atomi; in una pellicola ci sono decine di miliardi di granuli. Per descrivere la posizione e la velocità di un atomo a temperatura ambiente servono dai 10 ai 20 bit. La descrizione dei movimenti degli atomi all’interno di un granulo di alogenuro nella pellicola necessita di 1023 bit = 1000000000000000000000000 Un numero enorme! Una quantità possente di informazioni! L’informazione invisibile è enormemente ricca rispetto a quella visibile. Una foto digitale che contenesse tanti bit quanti quelli a livello atomico dovrebbe essere grande come l’Azerbaigian (86.542 km²) Possiamo quindi affermare che l’universo nasce dagli scambi tra energia ed informazione. Per passare da un sistema fisico all’altro è necessaria energia per poter quindi manipolare l’informazione. All’inizio la sua semplicità permetteva una descrizione mediante pochi bit. Questa situazione ebbe poca durata perché già subito dopo pochi attimi seguenti il tempo di Plank (10-44 secondi dopo il big bang) ha cominciato ad espandersi esponenzialmente aumentando quindi il numero di bit e l’energia. La crescita non fu però parallela perché l’energia si mosse più velocemente generando immense quantità di energia LIBERA che si convertì poi in calore. Cominciarono quindi a crearsi le prime particelle elementari. Tutto questo processo fino ad ora descritto possiamo quantificarlo come il tempo impiegato dalla luce a coprire una distanza di 30 cm. e furono impiegati 1050 bit. 10 In quella frazione di tempo l’universo nel suo “registro di sistema” scrisse 1067 operazioni elementari. Queste operazioni però furono caratterizzate da movimenti casuali di atomi. La temperatura sull’universo si mantenne costante quindi vi era entropia massima con minima energia libera. La vita per sorgere ha bisogno di energia ordinata in continuità, in quelle condizioni se fosse mai esistita una forma di vita non avrebbe potuto alimentarsi quindi destinata ad una morte certa. Improvvisamente il mondo cominciò a scaldarsi, poi a raffreddarsi; le particelle continuavano a cozzare diminuendo però la loro frenesia. I loro movimenti necessitavano sempre più di quantità di energia per essere descritti. Pian pianino cominciarono a formarsi i primi nuclei di materia, assemblati di particelle del brodo primordiale che, non ricevendo abbastanza energia per poter resistere singolarmente si orientano verso l’unione. Per le prime particelle atomiche la temperatura ideale per la loro nascita non doveva essere superiore ai 10 milioni di milioni di gradi. Questa temperatura si raggiunse dopo un secondo dal big bang: ebbe quindi inizio la vita dei protoni, dei neutroni e degli elettroni. Come già detto, nei 3 minuti successivi si formarono idrogeno elio, deuterio, litio, berillio e boro. Gli altri elementi più complessi si formarono dopo 380 anni quando la temperatura dell’universo raggiunse i 10000 gradi L’universo da uno stato iniziale di caos cominciò pian piano ad ordinarsi. Come una matriosca la materia si raggruppa insieme in componenti più grandi: gli atomi. Dagli insiemi di atomi nascono nuclei che, procedendo in scala macroscopica, possiamo identificare con i pianeti. I pianeti a loro volta si uniscono formando sistemi stellari. Sistemi stellari insieme formano una Galassie. Galassie agglomerate prendono il nome di AMMASSI GALATTICI. Più ammassi galattici prendono il nome di SUPER AMMASSI. Tutta questa organizzazione non è casuale. Se non vi fosse un certo ordine non sarebbe possibile la vita. Questa organizzazione sta alle regole della gravità e della meccanica quantistica. Quest’ultima è una teoria strabiliante che descrive la materia sia in dimensioni microscopiche sia in misura macroscopica. La novità di questa teoria però nel suo essere probabilistica non è una teoria che fornisce un dato unificante certo. Questa teoria innovativa permette la spiegazione di numerosi fenomeni quali ad esempio la nascita degli ammassi galattici: la densità dell’energia alla nascita dell’universo era quasi uniforme in tutta la sua superficie. In alcune zone vi era maggior densità di materia dovuta alle fluttuazioni quantistiche che ammassarono energie in determinati punti. L’attrazione gravitazionale amplificò queste regioni. In quei punti 11 dove vi era maggior concentrazione di energia grazie alla meccanica quantistica ed alle sue leggi si formarono i primi semi dove sarebbero poi sorte i primi ammassi galattici. Grazie alla nascita degli ammassi galattici nacquero anche le prime stelle che si generarono per via dell’energia libera sprigionata dalla forza di gravità che fece scaldare a temperature altissime le particelle (a temperature elevate nelle particelle cominciano ad avvenire le prime reazioni termonucleari che sono alla base della loro nascita). L’amplificazione di queste fluttuazioni quantistiche ha avuto una conseguenza imprevedibile che però ha perso la formazione di tutto quello che ora possiamo vedere. Dobbiamo allora comprendere come il caos ed il caso siano alla base della nascita di questo mondo e facciano parte del linguaggio della natura. L’unica scienza che ammette il caso è proprio la meccanica quantistica. Facendo un attimo un passo indietro, tornando al momento prima della nascita degli atomi l’informazione era immagazzinata nelle particelle elementari e i bit impiegati registravano le posizioni dei neutroni,protoni ed elettroni. Pian pianino che sono andate formandosi le prime strutture il mondo si è “complicato” e quindi sono sempre state più necessarie quantità di bit per registrare informazioni. Questi nuovi bit che si sono generati sono stati generati dalla meccanica quantistica. Chiamare l’universo “CALCOLATORE UNIVERSALE” non suona poi così male. Per poter essere un calcolatore deve essere in grado di ricevere uno o più bit e rielaborarli poi attraverso operazioni elementari. Se un calcolo è molto lungo lo si può anche spezzare in piccole componenti ed analizzarne un pezzo alla volta. Chi riesce a fare ciò può definirsi calcolatore universale. Associare però il termine “calcolatore universale” al termine “universo” è un pò azzardato; bisogna prima tenere conto di alcune restrizioni e chiarire alcuni punti. Un calcolatore è quindi capace di riprodurre un sistema spaziotempo ricreando qualsivoglia situazione. Ma come abbiamo detto prima l’universo è governato dalle leggi della meccanica quantistica quindi non può essere considerato un semplice calcolatore universale ma un calcolatore quantistico universale il quale è in grado sia di registrare sia informazioni classiche sia informazioni quantistiche. Un calcolatore quantistico non utilizza i bit ma i qubit i quali registrano un numero elevato di informazioni in più rispetto ai precedenti. Lo scienziato Seth Lloyd, uomo che diede un altissimo contributo allo sviluppo dell’informatica quantistica, dimostrò che i computer quantistici sono in grado di simulare qualunque sistema governato da leggi fisiche. Prima di tutto scrisse tutti gli stati fondamentali di ogni componente quantistica (atomi, elettroni, fotoni) su un piccolo insieme di qubit all’interno di un registro quantistico di 12 un computer quantistico. Successivamente fece interagire questi qubit attraverso semplici operazioni elementari. La simulazione ottenne risultati positivi dando ragione allo scienziato Seth Lloyd. L’universo è quindi un sistema fisico che un computer quantistico può simulare ma per poterlo simulare alla perfezione deve essere grande come l’universo stesso. Questa perfetta simulazione ci fa però sorgere alcuni dubbi: se abbiamo l’universo e un computer quantistico che simula l’universo, quali sono i dati da considerare veritieri? Entrambi generano gli stessi risultati; non possiamo decidere quale sia vero quale sia falso. L’unica conclusione a cui possiamo arrivare è che l’universo è un grande computer quantistico che in ogni momento calcola e rielabora dati creando sempre piu complessità. Tutta questa complessità però ha alla base leggi fisiche molto semplici che,associate insieme generano complessità. L’associazione casuale di leggi fisiche generano eventi di complessità elevata. Il matematico francese Emilie Borel elaborò una simpatica teoria che però dimostra correttamente la tesi sopraccitata. La teoria in questione è LA TEORIA DELLA SCIMMIA INSTANCANBILE” Ponendo una scimmia davanti ad una macchina da scrivere e lasciandola premere a caso i tasti della tastiera, le semplici lettere si disporranno in ordine casuale creando lunghe sequenze incomprensibili e complesse. Nelle lunghe sequenze, dopo un determinato tempo, sicuramente è possibile che compaiano parole di senso compiuto ma saranno scritte inavvertitamente dalla scimmia poiché essa continua a premere casualmente i tasti della tastiera. Bellissima teoria che però non tiene conto del tempo e dello spazio finito a cui noi siamo aggrappati. 13 Questa teoria può essere valida per i primi istanti dell’universo dove si doveva stabilire una linea guida ma poi la casualità ha incominciato a diminuire lasciando il posto alla successione di sequenze simile di bit una dopo l’altra. Attualizzando la teoria della scimmia instancabile proviamo a metter in mano alla scimmia un computer e a fargli premere a caso i tasti della tastiera. Il computer funziona in modo differente rispetto alla macchina da scrivere infatti esso riconosce delle determinate stringhe in un determinato linguaggio e le converte in istruzioni e le utilizza per compiere determinate azioni. [alt + F4 + INVIO = si spegne il computer (alt + F4 + invio è dato comunque da una sequenza di bit 0 1 )] I tasti pigiati dalla scimmia sul computer daranno quindi sul display continui segnali di errore:il computer non riconosce un linguaggio che non conosce. Ci sono bassissime probabilità che si riesca a scrivere casualmente istruzioni semplici che generino un output definito. In conclusione l’universo non può agire totalmente in modo casuale ma tutto ciò che accade segue determinate regole. Ci sono quindi dei linguaggi precisi che generano eventi apparentemente nuovi ma sempre coerenti con tutto ciò che accade;nulla è a caso. 14 STORIA DELL’ENTROPIA Si è parlato di entropia nella sezione precedente, è meritevole dare qualche informazione in più. ENTROPIA (dal greco en,”dentro”, e tropè,”trasformazione”) è un termine coniato da Rudolf Clausius nel 1865 per definire una certa misteriosa quantità che poneva limiti invalicabili al rendimento delle macchine a vapore. Il calore era pieno di entropia e le macchine a vapore non riuscivano a convertirlo tutto in lavoro utile. L’entropia è interconnessa con l’informazione e nel XIX secolo Maxwell Boltzmann e Gibbs riuscirono a trovare questa correlazione: l’entropia misura quanta informazione sia indisponibile ai nostri occhi. Il secondo principio della termodinamica combina questa relazione con il fatto che l’informazione si conserva. La natura trasforma i suoi bit ma non li distrugge. La meccanica quantistica purché sia una scienza probabilistica non è vaga difatti grazie al fatto che la si utilizzi in questo campo siamo certi che l’entropia non sia infinita all’interno dei corpi poiché essa impone agli atomi e alle molecole di registrare una quantità finita di informazioni. Si poteva quindi definire in termini informatici ogni fenomeno fisico. L’entropia come abbiamo detto è quindi misurabile : Entropia= E/t° Essa è da associarsi al calore che è una forma di energia. Se è una energia è formata da atomi che si agitano continuamente. L’entropia quindi misura il grado di agitazione degli atomi cioè quanta informazione è necessaria per descrivere questi moti vorticosi atomici. Più un corpo è caldo più gli atomi si agitano quindi è necessaria più energia per descriverla. Solitamente l’entropia si è notato nei secoli che non diminuisce mai ma tende ad aumentare proporzionalmente. Maxwell riuscirà a confutare relativamente questa affermazione attraverso il suo diavoletto. 15 Immaginiamo di avere un recipiente pieno di elio, diviso a meta da una parete. Ricaviamo in questa parete una porticina, grande abbastanza da far passare pochi atomi alla volta, e piazziamo il diavoletto a far da buttafuori, con il compito di far passare da una parte gli atomi veloci (e quindi caldi) e dall'altra quelli lenti (e quindi freddi). Col trascorrere del tempo, gli atomi con maggiore agitazione termica si accumulano da un lato della parete, e quelli con minore agitazione dall'altro; le due metà diventano, rispettivamente, sempre più calda e sempre più fredda. II flusso di atomi regolato in questo modo sembra violare il secondo principio della termodinamica. E come? Grazie alla capacita del diavoletto di ricavare informazioni circa il comportamento dei singoli atomi. La violazione in realtà e solo apparente, e l'entropia totale del gas non decresce poiché essa interagisce con l’esterno quindi l’intero sistema entropico non diminuisce. II secondo principio della termodinamica rimane ben saldo. Ma questa capacita diabolica di regolare i flusso si di calore e un chiaro segno della relazione stretta tra informazione ed entropia. 16 Nella seconda meta dell'Ottocento, Boltzmann e Gibbs prima e Max Planck poi, perfezionarono la teoria molecolare del calore ricavando in modo esplicito le relazioni tra energia, entropia e proprietà degli atomi. Detto in altri termini, risulta che l'entropia di un sistema è direttamente proporzionale al numero di bit richiesti per de scrivere lo stato-dei suoi componenti microscopici. Se indichiamo, come si fa di solito, l'entropia con la lettera S, il numero di stati microscopici possibili (le complessioni, come le chiamava Planck) con W, abbiamo allora l'equazione S=klogW. la costante di proporzionalità k e detta in genere "costante di Boltzmann". Questa formula semplice e di grande potenza (che e un modo elegante di dire che l'entropia è proporzionale al numero di bit registrati dallo stato microscopico del sistema) rivoluzionerà il campo dell’informatica. Il numero di bit registrati da un atomo è pari a quelli necessari per descrivere completamente il suo moto Per portare un esempio pratico all’interno di un atomo di elio ci sono 20 bit I bit comunque riescono ad immagazzinare un grandissimo numero di informazioni. Con 300 caratteri potremmo rappresentare tutte le particelle che sono in ordine di grandezza fino a 10 elevato a 90. Altro principio da tenere a mente è quello di Landauer il quale enuncia che una quantità di informazione cancellata non sparisce ma si trasferisce da un’altra parte. Ad esempio se vogliamo effettuare una cancellazione di memoria all’interno di un computer sappiamo che i bit vengono registrati all’interno di un condensatore. Il condensatore è una specie di contenitore elettrico: se lo si carica,lo si riempie di elettroni,viceversa gli elettroni se ne vanno. Per cancella un bit basta svuotare il condensatore: si chiude il circuito e gli elettroni spariscono. Nello scappare però essi “ricordano” lo stato precente poiché si surriscaldano: informazione è stata trasferita nello stato del moto degli elettroni. Da un condensatore carico che registrava 1 siamo passati ad uno stato 0 con gli elettroni in movimento. Questa conservazione dell’informazione permetterebbe quindi una maggiore conoscenza degli eventi passati e futuri di una particella. La dinamica dei sistemi fisici quindi conserva l’informazione. 17 CONCLUSIONI Se l’universo è in grado di effettuare calcoli quantistici e un computer quantistico è in grado di simulare sistemi fisici,universo compreso,ne consegue che un qualsiasi computer quantistico e l’universo hanno la stessa capacità computazionale e sono quindi sostanzialmente identici. Il computer scompone il sistema in analisi in più componenti elementari dove ogni qubit descrive le caratteristiche del sistema e la sua evoluzione. Ogni interazione tra queste parti deve poi esser fatta corrispondere con operazioni logiche tra qubit. In questo modo nulla ci sfugge alla simulazione. La velocità della simulazione di un sistema fisico è dettata dal teorema di MargolusLevitin la quale afferma che lo spostamento da uno stato all’altro è direttamente proporzionale all’energia del sistema stesso. Il numero massimo di commutazioni al secondo di un bit è dato dall’energia necessaria per effettuare la commutazione moltiplicato per 4 e diviso per la costante di Plank. Una particella media quindi può commutare 30000 miliardi di volte al secondo. Un computer classico non potrebbe simulare commutazioni simili! Se avessimo a disposizione tutta la materia dell’universo quale sarebbe la potenza di computazione? Dobbiamo sempre tenere conto che l’universo è in continua espansione quindi cresce anche la potenza di computazione. Sappiamo che la densità dell’universo è circa un atomo di idrogeno per metro cubo e che la parte accessibile sta dentro un orizzonte di 42 miliardi di anni luce da noi. Attraverso l’equazione E=mc2 calcoliamo l’energia di ogni singolo atomo ed otteniamo che nell’universo ci sono 1071 joule. Applicando il teoroma di Margolus-Levitin otteniamo che in ogni secondo la capacità d commutazione dell’universo è di 10105 operazioni Nel corso della sua esistenza il computer cosmico ha effettuato 10122 operazioni elementari su 1092 bit. Perché è necessario considerare l’universo come un computer quantistico? L’immaginare l’universo come una macchina computazionale a permesso di vedere il mondo sotto aspetti differenti e permette di rispondere a nuove domande che prima non avevano risposta. Popper riterrebbe che questa teoria è scientifica ed è inoltre piu precisa rispetto alla concezione del mondo come semplice macchina. Essa spiega piu cose e la si può mettere in discussione. Con questa nuova teoria scientifica è stato possibile spiegare la nascita della vita sulla terra. 18 Come visto precedentemente le leggi fisiche permettono che le commutazioni avvengano sia in scala microscopica sia in scala macroscopica quindi anche tra molecole. Le molecole interagendo tra di loro grazie ai catalizzatori iniziali possono generare altre molecole e quindi generare altri catalizzatori. Le ultime teorie quindi asseriscono al fatto che la vita sia nata per via di queste sostanze auto catalitiche. Per avere una prova schiacciante a questa teoria si dovrà individuare il programma che ha iniziato a produrre output di cellule e geni. L’evoluzione della vita, nata quindi da questo primo algoritmo in grado di auto replicarsi,avviene per continui tentativi di sopravvivenza. Chissà quanti errori saranno stati fatti prima di poter giungere alla prima forma di vita. Questa metodologia di ricerca per giungere ad un risultato è alla base della genetica e dal suo modo di trattare l’informazione. 19 VENTER E LA CREAZIONE DELLA PRIMA CELLULA ARTIFICIALE 20 Venerdi 21 maggio 2010 su tutti i giornali, su tutte le televisioni e radio non si parlò d’altro: è stata creata la prima forma di vita artificiale. Ad effettuare la scoperta fu lo scienziato americano Craig Venter nei laboratori del Craig Venter Institute di Rockville nel Maryland. Lo scienziato insieme alla sua equipe di 20 persone la quale era coordinata da Daniel Gibson hanno lavorato per 15 anni ininterrottamente e finalmente nel mese di aprile del 2010 riuscirono a creare la prima cellula batterica controllata da un genoma sintetico. Tutto ebbe inizio nel 1995 quando l’equipe di scienziati prese in esame il più piccolo genoma conosciuto di un microrganismo dotato di vita propria che venne sequenziato. Il microrganismo in questione è il Mycoplasma genitalium e il suo cromosoma contiene 600000 coppie di basi cioè circa 500 geni. Procedendo con il lavoro nel 2000 insieme allo scienziato Hamilton Smith “mapparono” tutto il genoma umano. Nel 2003 lo scienziato appurò che dei 500 geni del Mycoplasma genitalium 100 non erano essenziali alla vita del batterio. L’idea dello scienziato che fino a qualche mese fa poteva sembrare fantascientifica era: sintetizzare il genoma di un batterio e trasferirlo in un altro al quale erano stati tolti tutti i geni. Nel 2007 Venter riuscì a trapiantare un cromosoma da una specie batterica ad un’altra e (eventualmente togliere così) nel 2008 venne preparato il primo cromosoma sintetico del Mycoplasma genitalium a cui sono state aggiunte alcune sequenze di DNA che permettono di distinguere la copia artificiale da quella presente in natura. Dopo numerosi esperimenti l’equipe di scienziati decise di abbandonare il Mycoplasma genitalium poiché cresceva troppo lentamente. Si prese allora il Mycoplasma mycoides il quale era molto simile al precedente. 21 Attraverso ulteriori esperimenti, tra il 2009 ed il 2010, Venter riuscì a dimostrare che era possibile estrarre un cromosoma naturale dal Mycoplasma mycoides, trasferirlo e modificarlo in cellule lievito, le quali hanno una vigorosa capacità di auto replicazione, ed infine inserirlo nel Mycoplasma capricolum un ulteriore batterio della stessa famiglia. Dopo questa dimostrazione gli scienzati del Craig Venter Institute non dovevano che dimostrare di riuscire ad inserire nel batterio Mycoplasma capricolum un cromosoma artificiale e sperare nella auto replicazione delle cellule. Vennero quindi ordinate da una ditta che produce materiale sintetico 1000 sequenze di DNA le quali coprono l’intero corredo genetico del Mycoplasma mycoides. Attraverso le cellule lievito vennero assemblate le sequenze di DNA fino ad ottenere il cromosoma completo. Provarono ad inserire il cromosoma nel Mycoplasma capricolum il quale era stato svuotato del suo DNA, ma l’auto replicazione non avveniva. Vi era una base non al posto giusto e ci vollero 3 mesi di analisi prima di scovare l’errore. Reinserito il cromosoma ecco finalmente davanti agli occhi degli scienziati il sogno che da anni aspettavano si avverasse: il batterio blu si replica fino a formare una colonia di cellule sintetiche. (per distinguere quelle naturali da quella sintetica è stato aggiunto all’ultima un colorante blu). La cellula risultante ha preso il nome Mycoplasma mycoides JCVI-SYN1.0 “Siamo all’alba di una nuova era nella quale la vita viene creata a beneficio dell’umanità” così commenta Venter presentando i risultati alla rivista SCIENCE. Il sogno futuro non troppo lontano dello scienziato è quello di creare un Mycoplasma laboratorium, un batterio costruito su misura per svolgere determinati compiti e diverso da qualsiasi organismo esistente in natura1. Possiamo allora cominciare ad immaginare la costruzione di batteri in grado di diventare vaccini per malattie ancora incurabili oppure batteri “salva ambiente” i quali possono produrre biocarburanti oppure ripulire falde acquifere o terreni inquinati. 1 Dalla sezione Primo Piano del quotidiano Il Giornale,Milano,venerdì 21 maggio 2010, pagina 2 22 Tutto questo lo dobbiamo si grazie al lampo di genio dello scienziato statunitense ma è doveroso ricordare il ruolo importante giocato dal computer. Grazie alle nuove tecnologie vi sono dei sintetizzatori capaci in pochi giorni di decodificare e catalogare interi corredi genetici. Con il computer si può decidere quali geni scartare,quali tenere e combinare le sequenze creando cromosomi di qualsivoglia genere anche non esistenti in natura. Subito dopo la conferenza Barack Obama prende le distanza dalla nuova scoperta auspicando possibili sconfinamenti dall’etica della vita. Il presidente americano infatti ha ordinato alla commissione presidenziale per le questioni bioetiche di prendere sotto esame il caso e di relazionare quali siano i potenziali benefici della “cellula Venteriana” che però rimangano nei valori etici. 23 Ecco la lettera inviata dal capo della Casa bianca al JCVI 24 A sorpresa la chiesa con ammirazione ha elogiato i lavori del team di scienziati americani. Il clero ritiene che questo sia un ulteriore passo in avanti che dimostra l’intelligenza dell’uomo,dono di Dio, e che il nostro compito è quello di conoscere il mondo ed ordinarlo nel modo più opportuno. Il cardinal Javier Lonzano in una intervista afferma che la scienza non ha limiti ma essa non crea alcuna cosa. La scienza attraverso la giustapposizione e la combinazione trova nuovi risultati,fa scoperte anche di cose non esistenti in natura. La chiesa rimane ferma su questo fatto: Venter non ha creato la vita,ma ha manipolato un batterio già esistente; la vita rimane pur sempre un dono di Dio. Non si è creata la vita,se ne è sostituito uno dei motori2. L’uomo è richiamato ad una maggiore responsabilità in merito ad una scoperta di questo calibro. Se mai vi fossero delle brutte intenzioni si rischierebbe di far scomparire l’intero genere umano. L’uomo deve agire sempre con finalità benevole ed utilizzare gli strumenti e le conoscenze che possiede in modo da continuare a mantenere un buon livello di vita rispettando però la natura che lo circonda. 2 Dalla sezione Primo Piano del quotidiano La Stampa,Torino,22 maggio 2010, pagina 12 25 SENECA E PIRANDELLO Ritratto di Rubens (1577-1640) CRITICA ALLA TECNICA 26 La questione tecnologica ha da sempre interessato i grandi pensatori sin dall’antica Grecia. Il primo testo di carattere tecnologico risale al 300 a.c. e prende il nome di Problemi meccanici. L’autore si presume sia Aristotele o comunque un uomo del suo circolo culturale. L’autore individua nella tecnica un sistema utile a superare le difficoltà opposte dalla natura, a vantaggio degli uomini. “La tecnica imita la natura”3; ecco come Aristotele interpreta la tecnica e non la ritiene una novità, ma uno strumento utile all’uomo per compiere determinate azioni prima impossibili da effettuare. La tecnica quindi, secondo Aristotele, vince sulla natura poiché soddisfa l’uomo maggiormente e gli permette di sfruttare la natura stessa. L’uomo costruisce le macchine usando i materiali offerti dalla natura, per poi usarli sulla natura stessa. Seneca nella epistula 90 delle Epistulae ad Lucilium riprende l’argomento aristotelico e scrive una lettera incentrata proprio sulla tecnica. Nella prima parte della lettera vengono esposte le idee ed i pensieri di Posidonio, filosofo stoico e scienziato siriano nato ad Apamea nel I secolo a.c., il quale ha una visione teleologico-provvidenzialistica della storia, cioè considerava i sapientes artefici del progresso materiale dell'umanità, ed attribuiva ai filosofi l'invenzione delle artes (un'invenzione da collocarsi in un'inconsueta età dell'oro) Seneca, al contrario, condanna le artes, corruttrici del genere umano, e le pone in esplicita contrapposizione alla filosofia, che cura esclusivamente la salute morale dell'uomo4. Per Seneca, a differenza di Posidonio, l'età primordiale non si configura come un saeculum aureum dominato da sapientes-benefattori, ma come un rude saeculum 'premorale', ove gli uomini sono buoni perché felicemente inconsapevoli del male. “Mihi crede, felix illud saeculum ante architectos fuit,ante tectores. Ista nata suniiiam nascente luxuria, in quadratum tignaddecidere et serra per designata currente certa manu trabem scindere;nam primi cuneis scindebant fissile lignum.Nonaenim tecta cenationi epulum recepturae parabantur,nec in hunc usum pinus aut abies deferebatur longo vehiculorum ordine vicis intrementibus, ut ex illa lacunaria auro gravia penderent.” Seneca ritiene che prima della scoperta della tecnica l’uomo viveva meglio poiché non conosceva il male. La tecnica ha portato il lusso e l’avarizia. Nel campo bellico si è 3 4 Aristotele,Fisica, IV sec a.c. Zago giovanni, commento all’epistula 90, http://www.isu.unifi.it/main.php?type=ENG-zago-progetto 27 cominciato a costruire macchinari sempre piu diabolici che hanno portato a combattere guerre sempre più sanguinose e violente. “Subihis tectis habitavere securi: culmus liberos texit, sub marmore atque auro servitus habitat.” Con questa frase superba Seneca esplicita come nei tempi passati (nell’età dell’oro) si vivesse nelle capanne di semplici canne ma si possedesse la libertà. Ora invece si vive nelle di marmo e di oro ma tutto il popolo è diventato una moltitudine di schiavi. Analogamente Tacito, nella sua opera storiografica Historiae, nel discorso di Ceriale alle popolazioni galliche il generale romano riprende questo argomento ammonendo i Galli a non ribellarsi al dominio romano, poiché i Germani sono avidi e desiderosi di ricchezze e guerra mentre i romani, in cambio di tributi e fedeltà, vogliono mantenere la pace tra i popoli. “non preferite la ribellione ostinata a costo della rovina, piuttosto che la sicurezza a prezzo della sottomissione”5 Ritornando a Seneca ed alla Epistula 90, egli ritiene che le invenzioni tecniche non siano frutto del filosofo ma dell’operaio che le ha inventato con le sue arti manuali. Il saggio, per Seneca, ha sempre vissuto nella semplicità e per fare filosofia non è necessario avere abilità tecniche. I piaceri materiali comportano fatica e necessitano della tecnica, mentre invece il minimo necessario ad una vita vissuta nella tranquillitas e nella securitas non comporta sforzi. “Non desiderabis artifices: sequere naturam” Seneca,nel paragrafo 16, con questa massima invita Lucilio a seguire la natura ed a godere e sfruttare ciò che lei ci dona. La natura ci ha già dato tutto quello che ci serve,basta che noi ci serviamo dei suoi frutti nel modo appropriato,rispettandola e non abusando della sua magnanimità . 5 Tacito,Historiae,libro IV, paragrafo 74, traduzione di A.Arici 28 Nel XX secolo Pirandello, con il romanzo Quaderni di Serafino Gubbio operatore riprende il tema della tecnica e lo sviluppa in chiave moderna, con una critica alla meccanizzazione. La meccanizzazione ha ormai reso schiavo l'uomo ed è responsabile della perdita di gran parte dei valori. L'individuo ha smarrito anche la propria identità, la capacità di intervenire nel presente e di interpretarlo. Anche l'intellettuale è coinvolto in questo processo, restandone vittima6. Nel romanzo si susseguono i riferimenti ai reali congegni meccanici di nuova invenzione che asserviscono l’uomo divorandone l’anima. Dall’orologio alla monotype, al pianoforte automatico, all’automobile e, soprattutto, alla macchina da presa, che assume nel romanzo una centralità negativa. Infatti, in quanto strumento meccanico, la sua pretesa di cogliere e fissare la realtà non fa che uccidere la vita e l’arte stessa, che della vita è rappresentazione. Nel testo la negatività della macchina si traduce in una sua trasformazione zoomorfa. E se la monotype è «un pachiderma piatto, nero, basso; una bestiaccia mostruosa», la macchina da presa «pare sul treppiedi a gambe rientranti un grosso ragno in agguato» che «succhia e assorbe» la realtà viva. Attraverso la macchina da presa Pirandello rende tangibile la trasformazione dell’uomo-macchina. Serafino infatti è soltanto una mano che gira una manovella. Ha perso tutta la sua umanità. Nelle pagine conclusive del romanzo, riprendendo una tigre che sbrana realmente un attore, la macchina rivolgerà la sua carica aggressiva contro l’uomo che l’ha creata, e il conseguente silenzio dell’operatore manifesterà il completo asservimento al suo potere. 7 La visione della verità lo ha reso muto. La meccanizzazione ha tolto la possibilità di dare un senso al fluire della vita: è questo il significato dell'afasia (mutismo) di cui rimane vittima Serafino Gubbio. L'afasia è dunque la metafora dell'alienazione dell'artista e della riduzione dell'uomo a macchina. Episodio importante e centrante il tema dello schiavismo da parte delle macchine è quello dell’incontro tra Serafino e un violinista che, dopo aver dovuto accompagnare col suo violino un organetto che produce da se i suoni senza un suonatore, resosi conto della sua schiavitù nei confronti di una macchina, smette di suonare e incomincia a bere. 6 Enciclopedia libera Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Quaderni_di_Serafino_Gubbio_operatore 7 Marcella Strazzuso , La macchina e la maschera. Gli inganno della modernità nei quaderni di serafino Gubbio operatore. 29 “Me lo mostrò Simone Pau, la mattina appresso, quando ci levammo dalla branda.[...] Uno era in mezzo a questi, che fra gli sgonfii del bianco accappatojo teneva stretto sotto il braccio un violino, chiuso nella fodera di panno verde, logora, sudicia, stinta, e se n'andava inarcocchiato e tenebroso, come assorto a guardarsi i peli spioventi delle foltissime sopracciglia aggrottate.[…]- Serafino, - disse, - ti presento un grande artista. Gli hanno appiccicato un nomignolo schifoso; ma non importa: è un grande artista. […]col suo violino sotto il braccio, se ne venne a Roma. Ora non suona piú da un pezzo, perché crede di non poter piú sonare, dopo quanto gli è accaduto[…]Appena spegnato il violino, legge negli avvisi d'un giornale, tra le offerte d'impiego, quella d'un cinematografo, in via tale, numero tale, che ha bisogno d'un violino e d'un clarinetto per la sua orchestrina esterna. Subito il mio amico accorre; si presenta, felice, esultante, col suo violino sotto il braccio. Ebbene: si trova lavanti un'altra macchina, un pianoforte automatico, un cosidetto piano-melodico. Gli dicono: - «Tu col tuo violino devi accompagnare quello strumento lì!» -. Capisci? Un violino, nelle mani d'un uomo, accompagnare un rotolo di carta traforata introdotto nella pancia di quell'altra macchina lì! L'anima, che muove e guida le mani di quest'uomo, e che or s'abbandona nelle cavate dell'archetto, or freme nelle dita che premono le corde, costretta a seguire il registro di quello strumento automatico! Il mio amico diede in tali escandescenze, che dovettero accorrere le guardie, e fu tratto in arresto e condannato per oltraggio alla forza pubblica a quindici giorni di carcere. Ne è uscito, come lo vedi. Beve, e non suona piú.” Le macchine dunque esautorano l’uomo che da poeta che era, «buttati via i sentimenti», «s’è messo a fabbricar di ferro, d’acciajo», divenenta schiavo di nuove divinità. Questo si verifica anche quando le macchine sembrano voler semplificargli la vita, come nel caso dei mezzi di trasporto che nell’immaginario pirandelliano occupano un posto significativo. Si tratta di un’immagine comica che visualizza l’intuizione che è alla base del romanzo e cioè il mutamento prospettico indotto nell’uomo moderno dall’avvento della macchina. 30 HANS JONAS I RISCHI DELLA TECNOLOGIA MODERNA Nato a Monchengladbach nel 1903 Hans Jonas si è distinto dagli altri pensatori contemporanei del tempo proprio per le sue trattazioni innovative. Possiamo riconoscergli il primato sulla filosofia di ricerca dell’etica ad una civiltà tecnologica. Vivendo nel XX secolo Jonas ha potuto monitorare il processo di sviluppo della tecnologia in ogni campo. La tecnologia come ben si sa è utile e benevola, ma se utilizzata da persone sbagliate con brutte intenzioni può essere letale. Difatti dopo le stragi di Hiroshima e Nagasaki rispettivamente del 6 e 9 agosto del 1945 e dopo lo sterminio di parte della civiltà ebraica per mano dei nazisti l’uomo ha davvero toccato il fondo. Il bilanciamento tra coscienza e sviluppo tecnologico è venuto meno. La tecnologia mette sempre più a rischio la civiltà umana e spesso distrugge la natura. E’ quindi necessario, secondo il filosofo, elaborare una nuova etica della responsabilità profondamente diversa dalle morali tradizionali. Questa nuova etica non deve solo basarsi sull’uomoche vive nel presente, ma deve considerare anche le generazioni future. Gli uomini dovranno elaborare perciò una scienza delle previsioni ipotetiche, una scienza che Hans Jonas chiama “futurologia comparata”8. 8 Hans Jonas, il principio responsabilità, un’etica per la civiltà tecnologica,Torino,Einaudi,1990,capitolo 2,p. 34 31 Gli uomini devono diventare consapevoli di ogni atto che compiono cercando di prevedere le possibili conseguenze delle [nostre] azioni e devono cercare di quantificare l’influsso che esse possono avere sulle sorti future. Al vecchio imperativo kantiano: “Agisci in modo che anche tu possa volere che la tua massima diventi legge universale”9, Jonas [ne] contrappone altri principi [di nuovi,] più moderni e riguardanti specificatamente la civiltà tecnologica: - “Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza si una autentica vita umana sulla terra”; “Agisci in modo che le conseguenze della tua azione non distruggano la possibilità futura di tale vita”; “Non mettere in pericolo le condizioni della sopravvivenza indefinita dell’umanità sulla terra”; “Includi nella tua scelta attuale l’integrità futura dell’uomo come oggetto della tua volontà” 10. Oltre al suo capolavoro, Il principio responsabilità, un’etica per la civiltà tecnologica, Hans Jonas scrive un intero libro solo sul rapporto tra la tecnologia e la medicina, campi in forte sviluppo [al tempo]. Nel 1985 pubblica l’opera: Tecnica, medicina ed etica. Sulla prassi del principio di responsabilità, in Italia verrà pubblicato dalla casa editrice Einaudi nel 1997. Hans Jonas ragiona sul fatto che oggi la medicina è capace di manipolare così bene la vita che sono possibili trapianti, clonazioni, fecondazioni assistite, incubazioni, interventi di chirurgia estetica. Tutte queste pratiche però ed altre sono moralmente lecite? Fino a che punto il progresso medico è lecito? Jonas afferma che nel momento in cui lo scienziato usa l’uomo o parti di esso come oggetto di esperimenti allora sorgono dei problemi etici di interesse sociale. L’uomo sacrifica se stesso donando organi al fine del progresso tecnologico. Ma in realtà questo bisogno sfrenato di progresso nelle nostre civiltà non è strettamente necessario. Jonas afferma che è la società che [ci] impone agli uomini un progresso sfrenato spingendoli a compiere qualsiasi azione, purché il ciclo di evoluzione rimanga perenne e veloce. Jonas accusa la tecnica, la medicina e l’economia capitalistica di essere di stampo baconiano e di promettere vantaggi agli uomini, sì utili ma non 9 Immanuel Kant , Critica della ragion pratica, Torino, UTET,1970 [Kritik der Praktischen Vernunft,1788] Nicola Abbagnano e Giovanni Fornero, itinerari di filosofia,Torino,Paravia,2006,vol. 3 B, pag 909 10 32 indispensabili. Vengono promessi vantaggi solo per l’uomo non per l’ambiente. Col passare del tempo dogmatizzano il concetto di necessità dei sacrifici al fine del progresso; il sacrificio può essere anche del pianeta terra stesso, se necessario. Secondo Jonas Il sacrificio dell’uomo può essere utile se egli ha la consapevolezza che grazie a quel gesto si contribuirà VERAMENTE al progresso stesso.11 L’uomo, in qualità di homo faber ambisce ad un potere così sfrenato di progresso da prendere in mano la propria evoluzione e manipolarla al fine del proprio progetto. L’uomo è quindi richiamato ad una responsabilizzazione e ad una presa di coscienza della propria condizione. L’uomo per poter vivere necessita della natura e dei suoi frutti. La natura non caccia l’uomo poiché essa stessa lo ha creato, pertanto permette all’uomo la costruzione di città ed infrastrutture anche a suo discapito. D’altro canto però l’uomo deve tutelare la natura altrimenti rischierebbe l’estinzione. Jonas afferma che l’uomo nella lotta alla sopravvivenza viene per primo rispetto alla natura, poiché riesce a prevalere con il suo potere purché riconosca la sua dignità. L’egoismo dell’uomo e la sua supremazia sul mondo sono diritti naturali che hanno il fine della sopravvivenza. Senza di esso lo sviluppo della civiltà umana non sarebbe mai cominciato. La legge della sopravvivenza è a capo di tutto, solo i più forti possono sopravvivere. Nel mondo vi è quindi sempre stata una continua lotta tutti contro tutti dove chi possedeva le capacità migliori prevaleva sugli altri. Con lo sviluppo tecnico l’uomo si è elevato sulle altre specie. E’ diventato pericoloso sia nei confronti degli altri essere viventi sia nei propri confronti. L’uomo oltre ad essere estremo esecutore è anche un potenziale distruttore. Cosa dobbiamo quindi fare per poter sopravvivere in una società contemporanea simile? Per prima cosa dobbiamo fare in modo che sia possibile la sopravvivenza dell’umanità. Ma questo implica che ci si debba chiedere in primo luogo che cosa deve essere l’uomo in quanto uomo. In altri termini, l’etica dell’emergenza, che all’ambiziosa speranza di un paradiso terrestre contrappone la speranza più modesta nella abitabilità futura del mondo, presuppone una critica approfondita all’ideale utopico. Infatti l’utopismo non è 11 Giacomo cortesi,Hans Jonas,il progresso medico e le verità della scienza (tesi di laurea)http://www.humanamente.eu/PDF/Giacomo%20Cortesi%20-%20Settimo%20Numero.pdf 33 solo uno dei sogni più antichi dell’umanità, ma oggi, con la tecnica, sembra trovare i mezzi per tradurre in pratica le sue prospettive, e quindi non rappresenta più una sorta di innocua evasione ma un potenziale alleato dell’apocalisse tecnologica. Secondo Jonas l’utopismo aveva assunto 2 forme principali: - - BACONIANO: dove “sapere è potere”; cioè , utilizzando le conoscenze si poteva dominare la natura modificando il destino umano. Il progresso tecnico però implica una diminuzione dei posti di lavoro che sarebbero sostituiti dai nuovi macchinari iper-tecnologici. Il progresso tecnico inoltre implica uno supersfruttamento della natura e rischia di danneggiarla irreversibilmente in modo grave. MARXISTA: la quale non è altro che l’applicazione degli ideali baconiani. Questa utopia unifica escatologia e tecnica, prassi rivoluzionaria e asservimento della natura, ideale utopico e idea di progress. vengono considerate le trasformazioni della società. È necessario quindi che l’uomo sia consapevole del male che può provocare attraverso azioni sbagliate. Per mezzo dell’euristica della paura l’uomo diventi cosciente del suo potere e si contenga così da un progresso sfrenato privo di una linea guida consapevole. l'euristica della paura si configura come una massima pragmatica secondo la quale l'Uomo dovrebbe sempre, nell'utilizzo dei mezzi tecnici, essere prudente affinchè la biosfera risulti preservata. Solo nutrendo paura nei confronti della tecnologia la utilizzeremo in modo meno pervasivo, e tutto a vantaggio dell'ambiente. Grazie al suo pensiero Jonas ha aperto le porte di un mondo etico nuovo, nel quale si sono fatte e si faranno ancora numerose discussioni. 34 L’ARTE QUANTISTICA DI ROBERTO DENTI CONNUBIO TRA ARTE, FISICA, TECNICA ED ETICA 35 IL MANIFESTO DELL’ARTE QUANTISTICA la nuova frontiera dell’arte Se Giovanni Verga tornasse a Milano troverebbe la molteplicità degli spazi della comunicazione - foto cm 56,2x40,5 - fototela cm 100x80 - aprile 2008 “Oggi, nel XXI secolo l’arte deve trovare nuove ispirazioni, nuovi modelli di riferimento, deve stare al passo con i tempi, con le scoperte più importanti e rivoluzionarie. Tra queste una parte rilevante ed importante l’ha svolta la fisica del secolo scorso con la scoperta della meccanica quantistica. Le mie opere trovano in essa fondamento ed ispirazione. Se prendiamo lo spazio di Hilbert questo è definito associato ad ogni sistema fisico, separabile e a infinite dimensioni: parallelamente le mie fotografie scattate con gli specchi ed i vetri scompongono la realtà o comunque il soggetto fotografato in vari spazi, ciascuno dei quali è a sé stante, ha una sua dimensione, un suo punto di vista. Questi spazi che io creo unicamente in ripresa e quindi senza alcun tipo di fotomontaggio o elaborazione grafica, sono assimilabili agli spazi di Hilbert dove a ciascuno di essi è associata una direzione, cioè un vettore. La mia fotografia non va considerata a sé stante, ma essa è sempre associata ad un supporto, sia tela, plexiglas o altro materiale; questo per un duplice motivo: in primis io voglio, nell’epoca della riproducibilità tecnica, rendere la fotografia unica, non riproducibile ed è proprio per questo che la inserisco in un determinato e preciso contesto più ampio della fotografia stessa; in secondo luogo questo supporto, opportunamente elaborato, esalta gli spazi e le dimensioni riportate nella fotografia 36 ampliando la propria esistenza e direzione. Questi spazi molteplici che si possono considerare a infinite dimensioni, partono, hanno il loro punto focale nella fotografia e si ampliano sul supporto con tratti di varie caratteristiche e impressi con tecniche diverse. Di conseguenza gli spazi si moltiplicano dalla fotografia al supporto, rendendo i punti di vista, le direzioni e di conseguenza i vettori, molteplici, in una combinazione lineare di svariati vettori. L’unicità della fotografia viene quindi ribadita, espressa ed esaltata dall’inserimento nel supporto e dai tratti pittorici di varia natura. Questa arte io la definisco quantistica perché riprende i postulati, gli assiomi e le “contraddizioni” della fisica quantistica. La fisica, la meccanica quantistica descrive il comportamento della materia a livello microscopico, a scale di lunghezza inferiori o dell'ordine di quelle dell'atomo e la sua peculiarità sta nel fatto che l’evoluzione di un sistema fisico viene descritta in modo probabilistico. “Spesso si ricorre ad una visualizzazione del comportamento di una particella in termini di "funzione d'onda" o "onda di probabilità". Nei casi più generali, tuttavia, a una tale visione "pittorica" si può dover sostituire una descrizione ancora più "astratta", in cui la fase complessa oscillante (l'"onda di probabilità") è associata a grandezze, come lo spin, senza un equivalente classico, come invece sono la posizione e il momento che caratterizza l'usuale funzione d'onda.” (tratto da Wikipedia, l’enciclopedia libera) La struttura intima della materia è composta da particelle, ad esempio l’elettrone il cui stato è descritto da una funzione d’onda senza un proprio significato fisico: infatti quando si misura la posizione di una particella, ogni punto dello spazio assegna la probabilità di trovare quella stessa particella in quel determinato punto. Quella stesa funzione d’onda fornisce la distribuzione di probabilità dell’impulso della stessa particella. Ho voluto sinteticamente puntualizzare questi concetti della meccanica quantistica per meglio far comprendere le mie opere: alcune si rifanno al concetto dello spazio di Hilbert di cui ho accennato in precedenza, mentre altre prendono spunto dalle particelle quantistiche e dalla loro non definita posizione nello spazio. Si pensi alle mie opere i cui contorni sono enfatizzati dal gioco e dai tratti di luce di vari colori: esse esprimono il moto dei quanti, delle particelle sub-nucleari e della loro disaggregazione nello spazio. D’altro canto questi stessi fasci di luce colorata determinano e descrivono l’oggetto, la scena fotografata e la fototela, caratterizzando e determinando la configurazione dello spazio-tempo.” Aprile 2008 Roberto Denti L’artista inoltre ha anche redatto un manifesto della lettura delle opere d’arte quantistiche: 37 LA LETTURA DI UN’OPERA D’ARTE La lettura di un’opera implica una serie di analisi che, a mio parere, devono riguardare il periodo storico vissuto dall’artista con particolare riferimento alla struttura sociale, economica, culturale e scientifica dell’epoca in questione, la vita stessa dell’artista prendendo in considerazione la sua vita, la sua educazione, il suo modo di essere, i suoi scritti, interviste e quant’altro di documentabile. Fatto questo si hanno i presupposti per iniziale a leggere l’opera cercando tutti quei collegamenti che creano i presupposti per una vera conoscenza e diffusione del “credo” dell’artista. Ho voluto espressamente utilizzare il termine “credo” in quanto ritengo che ogni vero artista debba necessariamente, per essere tale, inviare, tramite le sue opere, un messaggio; e se questo messaggio implica concetti come l’innovazione dei rapporti sociali, il superamento di un certo tipo di economia basata sul profitto fine a se stesso, sulla negazione e sulla poca considerazione dell’altro individuo per la propria affermazione economica, sociale ed anche culturale, allora, secondo il mio parere, siamo di fronte ad un vero Artista, quello con la A maiuscola. L’arte non la concepisco come elemento distante da reale e dal sociale, come un qualcosa a sé stante che fa del bello e dell’estetica fine a se stessa il suo punto focale, la sua ragione d’essere. Questa, secondo me, non è arte, ma un mero esercizio accademico e chi la compie un bravo artigiano. Gli Artisti del passato e del presente, quelli con la A maiuscola, hanno evidenziato e denunciato gli squilibri sociali, hanno anticipato i tempi, in alcuni casi le loro opere sono state anticipatrici e progenitrici di scoperte scientifiche: si pensi a Leonardo da Vinci e a Picasso solo per citare due Artisti di epoche differenti. Roberto Denti 38 ARTE QUANTISTICA: TRA BIODIVERSITA, ARTE ED ETICA Il periodo storico che stiamo vivendo è caratterizzato da una evoluzione scientifica e culturale che, pian piano, ci sta portando verso una nuova società dove la conoscenza, intesa come sviluppo delle scienze della vita, è la base di essa. E questa nuova conoscenza non può prescindere dal considerare la convergenza delle diverse culture e dei diversi punti di vista come un fattore propulsivo, al fine di individuare nuovi percorsi scientifici e culturali per un confronto aperto tra i diversi modi comportamentali per uno sviluppo complessivo ecocompatibile e sostenibile. In questo senso la biodiversità deve essere allargata anche alla qualità e all’estetica affinché l’arte prenda piena coscienza dell’importanza “dell’ecosistema globale e delle dinamiche temporali basate su molteplici relazioni in co-evoluzione che si basano sulle forme, sulle informazioni, sui colori, sui suoni, sugli odori, sui sapori.” (prof. Enzo Tiezzi). In tal senso è fuori dubbio l’importanza che vengono ad assumere i concetti estetici direttamente correlati in un sistema evolutivo che comprenda una correlazione continua di quantità, qualità ed estetica. In questo ambiente occorre dare sempre più importanza e forza a concetti quali una nuova visione sistematica ed evolutiva non solo della natura, ma anche dell’arte dove la qualità e l’estetica devono essere improntate alla ricerca di percorsi evolutivi di tipo scientifico e sociale. In effetti, la biodiversità è un sistema in continua evoluzione, dove il tempo ha scandito l’evolversi delle specie, degli organismi individuali, ivi compreso l’essere umano con le proprie culture e contraddizioni. In questa situazione storica notiamo una forte intensificazione della globalizzazione in tutti i campi dell’economia, del sapere, della cultura, dei rapporti sociali e delle migrazioni e questo fenomeno è di per se stesso inarrestabile in quanto insito nella natura umana che privilegia sempre la conoscenza, il sapere, gli scambi commerciali e culturali. Tutto questo lo possiamo intendere come biodiversità etica, ossia come percorso evolutivo di tipo comportamentale, culturale e sociale nel quale devono essere favoriti i confronti critici fra i vari punti di vista, all’interno di un’etica nuova nella quale questi confronti sono necessari per una crescita complessiva, dinamica ed evolutiva dell’individuo all’interno di un eco-sistema sostenibile. E senza l’arte questa crescita evolutiva e’ privata della qualità e dell’estetica. 39 L’arte, d’altro canto, non deve chiudersi in se stessa in una sorta di eden dove tutto è possibile e concesso, anzi deve confrontarsi con l’evoluzione scientifica, culturale e sociale deve trarre da esse. In questo quadro di biodiversità intesa come continua evoluzione biologica, scientifica, culturale ed artistica, si colloca l’Arte Quantistica. NOTE BIOGRAGICHE Nato a Modena l’8 maggio 1953, vive e lavora a Milano ed è laureato in architettura. La vena artistica l’ha ereditata dalla madre, prima figurinista in una casa di moda e poi pittrice. La passione per la fotografia ha accompagnato la sua giovinezza fino a diventare, da autodidatta, un esperto nella tecnica dello stil life, dello sviluppo e della stampa in bianco e nero e a colori: lo stil life l'ha imparato provando e riprovando la disposizione delle luci e focheggiando ora un elemento, ora un altro. Nel 1972 ha iniziato i primi esperimenti fotografici improntati alle tecniche di ripresa e agli studi sull'illuminazione; nell'anno successivo la tecnica fotografica era già a un buon livello e quindi ha iniziato a fotografare sintetizzando il suo modo di pensare e di essere. Gli studi sulle ombre e sulle luci lo coinvolgono sempre più fino a considerare la fotografia come un qualcosa che nasce dentro di lui e che necessariamente deve assecondare i suoi stati d’animo. Questa passione lo ha portato a fotografare la realtà non secondo i classici schemi, ma cercando inquadrature insolite e sempre più particolari, andando alla ricerca della frammentazione della realtà e di ciò che non è immediatamente percepibile all’osservatore. Si appassionò anche alla camera oscura, allo sviluppo e alla stampa prima in bianco e nero e successivamente a colori, sia da positivo che da negativo: le elaborazioni su pellicola fotomeccanica e la ricerca di effetti speciali lo hanno portato a sperimentare ed elaborare tecniche nuove. Un esempio per tutti è la fotografia dal titolo “La fotografia classica è morta, addio” del 1973 che ritrae originariamente una porzione di cascina, poi successivamente elaborata in camera oscura su pellicola fotomeccanica. 40 Questa foto, da lui stampata in copia unica, è considerata fondamentale per il proprio percorso artistico poiché segna la fine di un certo modo di fotografare e l'inizio di quella che lui, in quegli anni, chiamava: “la fotografia sostanziale ed espressionista”. Un’altra tappa fondamentale è la prima fotografia effettuata utilizzando gli specchi: era il 1974 quando fotografò l'acqua che si riflette in uno specchio formando una serie di onde. “Ho iniziato con curiosità nel 1974 a fotografare con gli specchi, poi pian piano sono rimasto affascinato da questa mia particolare tecnica di ripresa, perché mi faceva imprimere sulla pellicola tutta una serie di spazi che l'osservatore non vede. Sono spazi virtuali, ma nello stesso tempo reali, sono anche spazi frammentati, ma completi e complessi.” Il gioco degli specchi e dei vetri è fondamentale nella sua espressione fotografica: all'inizio è stato utilizzato per imprimere movimento, poi per scomporre la realtà in tanti spazi a sè stanti per rispecchiare diversi punti di vista e vari modi di intendere e di interpretare il mondo reale. Denti usa la fotografia come un modo di espressione delle sue idee e degli stati d’animo interiori: negli anni ’80 la definiva fotografia sostanziale in quanto la macchina 41 fotografica era per lui indispensabile per indagare, per interpretare e per approfondire i diversi aspetti del lavoro e della vita. Dal 1972 al 1983 ha realizzato opere come “Eva”, “Il lavoro taylorista”, “Pace&guerra”, “Spazio&tempo”, “Il labirinto”, “Strutture categoriali”, “Il trono”, “L’uomo e la natura”, “La sedia patrizia”, “La sedia plebea” e altri. Nella fotografia pubblicitaria è stato il primo a fotografare, alla fine degli anni ’70, i formaggi di una nota industria casearia inseriti in un contesto che richiamasse la provenienza delle materie prime. Nel 1981 è stato invitato alla “Rassegna Internazionale di Fotografia” a Salsomaggiore Terme organizzata dall’Accademia Italia delle Arti e del Lavoro; sempre nello stesso anno è stato insignito del “Premio Città della Spezia 1981 Premio della Cultura e dell’Arte”; nel 1983 il Premio 3^ Biennale d’Arte Città della Spezia e il Premio Rullino d’Oro, Accademia Internazionale dell’Arte Fotografica, Salsomaggiore Terme; nel 1983 ha ricevuto la nomina ad Accademico Benemerito Honoris Causa conferitagli dall’Accademia Internazionale dell’Arte Fotografica in collaborazione con la FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) e il Gruppo Editoriale Fabbri. Successivamente nel 1985 l’accademia Internazionale dell’Arte Fotografica di Salsomaggiore Terme gli ha conferito il Premio Fotografia e Cultura. Sempre in quegli anni si è cimentato anche nella scultura avente come base di partenza la fotografia; così nel 1981 è nata la mia prima fotoscultura da titolo provocatorio “La fotografia classica è morta, addio!”; successivamente nel 1983 su tre pannelli di truciolato ha sintetizzato il percorso artistico dagli anni '70 al 1983 utilizzando lo stesso materiale che gli era servito per gli scatti fotografici, inserendo le foto da me stesso stampate. Di questo trittico sono rimaste solo due fotografie mentre tutte e tre le opere sono state da me distrutte poco tempo dopo. Dopo il 1985 le vicissitudini della vita lo hanno portato ad occuparsi di tanto altro, poi nel 2006 ha ripreso ed ampliato le proprie tecniche fotografiche inserendo le fotografie in un supporto ed intervenendo pittorescamente e matericamente per ampliare e superare il concetto di opera fotografica: sono nate, così, le fototele e l’Arte Quantistica dove gli spazi hanno il loro punto focale nella fotografia e si ampliano da essa al supporto con tratti di varie caratteristiche e impressi con tecniche diverse. Questi spazi, che l’artista ha sempre creato fin dagli anni ’70-80 unicamente in ripresa, sono assimilabili agli spazi di Hilbert della fisica quantistica, da cui il nome di Arte Quantistica come l’ha definita nell’aprile del 2008 nel Manifesto dell’Arte Quantistica . Nel 2007 ha partecipato alla sua prima mostra pittorica al Consiglio di Zona 3 di Milano e in quella esposizione ha conosciuto le critiche d’arte Lidia Silanos e Francesca Bellola, quest’ultima direttrice della rivista Ok Arte. Grazie a Francesca Bellola l’artista 42 modenese riuscì ad esporre un gran numero di propri quadri alla Prima Performance di Arte Quantistica Itinerante che si è svolta a Milano nell’aprile 2009, presso il Casello Ovest di Porta Nuova con il patrocinio della Regione Lombardia, del Touring Club e della rivista OkArte. Successivamente Roberto Denti fece esposizioni a Lazzate e Rovescala [entrambe nel 2007], mentre sono da ricordare le esposizioni collettive all’Archi Gallery di Milano, anno 2008, sul tema “Il Caffè e l’Arte”, alla Galleria Zamenhoff di Milano sul tema “Armonie a Confronto” e alla Galleria Sassetti, sempre di Milano avente come tema “Milano: città in vetrina”; in quest’ultima esposizione le sue opere sono state selezionate dalla critica dottoressa Francesca Mariotti per un’esposizione a Roma presso il Caffè Letterario di Roma, tema Art/chitetture e Paesaggio Urbano, Mostra itinerante Roma e Milano 2009. Sempre nel 2009 il comune di Rovescala diede all’artista la possibilità di esporre nella sala della Biblioteca Comunale una personale di oltre trenta quadri e per ringraziare l’Amministrazione e la Presidentessa della Biblioteca di questa opportunità offertagli, l’artista modenese donò all’Amministrazione una fototela dal titolo “Rovescala il campanile e l'albero della cuccagna negli spazi quantistici”,ora in esposizione permanente presso la casa comunale. Su richiesta del Museo Immaginario Verghiano di Vizzini, Provincia di Catania, un’altra fototela dal titolo “Se Giovanni Verga tornasse a Milano troverebbe la molteplicità degli spazi della comunicazione”, manifesto dell’Arte Quantistica, è stata donata dall’artista al suddetto museo che espone l’opera nella propria Pinacoteca. Grazie al pittore Franco Tarantino, Presidente UCAI (Unione Cattolica Artisti Italiani) il Museo Diocesano di Arte Contemporanea di Capua, inaugurato nel febbraio 2010, ha deciso di inserire permanentemente una fototela di Denti “Omaggio a Dalì, la croce” presso le proprie sale. L’altra opera museale è la fototela “Marina Militare” in visione dal dicembre 2009 presso il Museo della Marina Militare, Arsenale di La Spezia, opera esposta nelle precedenti giornate 4-7 novembre a Milano, Loggia dei Mercanti e presso l’Auditorium di Milano in occasione della manifestazione conclusiva dedicata alle Forze Armate Attualmente sta collaborando con numerosi artisti tra cui Massimo Pregnolata professore universitario di fama internazionale ed anche appassionato di arte e poesia. http://www.quantumbionet.org/eng/index.php?pagina=10 Inoltre si sta formando un gruppo di artisti di vario genere che sta cercando di promuovere l’arte quantistica. Prima grande manifestazioni di questo gruppo di artisti è stata la Prima collettiva di Arte Quantistica nelle domeniche di marzo 2010 a Rovescala. 43 PICCOLA GALLERIA DELL’AUTORE 1. Le fotografie Eva, 1976 44 Il lavoro, 1982 La sedia patrizia, 1982 45 La sedia plebea, 1982 46 La sedia plebea, 1982, rielaborazione grafica 2008 47 Pace&guerra, 1982 Pace&guerra, 1982 48 Pace&guerra, 1982 49 Il labirinto, 1983 Il labirinto, 1983 50 Il trono, 1983 L’uomo e la natura 1973 51 Spazio e tempo 1976 Spazio e tempo, 1976 rielaborazione grafica 2008 52 La morte del tempo, 1975 La girandola del tempo,1975 53 2. Le fototele Trittico, omaggio a Dalì - al centro: la croce - a sinistra: Gesù cammina sulle acque - a destra: il calvario - foto di misure diverse - dimensione totale del trittico fototela cm 150x70 Scomposizione: dalla finestra - foto cm 25x20 - fototela cm 30x24 54 I 4 ELEMENTI I 4 elementi: fuoco - foto cm 30,5x24,2 - fototela cm 40x30 - acrilico su tela I 4 elementi: cielo - foto cm 31x24,8 - fototela cm 40x30 - acrilico su tela 55 I 4 elementi: acqua - foto cm 30,5x24,5 - fototela cm 40x30 - acrilico su tela I quattro elementi: terra - foto cm 30,5x24,4 - fototela cm 40x30 - acrilico su tela 56 Pasqua 2007: morte e gli spazi quantistici - foto cm 30x40 - fototela cm 50x70 -tecnica mista su tela Blu - foto cm 30,5x40,7 - acrilico su plexiglas cm 70x50 – maggio 07 57 Chocolate - foto cm 45,8X30,5 - fototela cm 70x50 - tecnica mista su tela commento dell’autore:il cioccolato, i cioccolatini e i loro involucri fotografati in un gioco di spazi e di colori,immersi in un contesto materico 58 Il Liberty al Politecnico di Milano - foto cm 40,7x31 - fototela cm 70x50 - tecnica mista su plexiglas Tastiera - foto cm 40x54 - fototela cm 60x80 59 La sedia patrizia - la foto è stata scattata e stampata da me nel 1982, misura cm 30x40 e applicata con borchie da tappezziere su raso - fototela cm 60x91 circa La sedia plebea - la foto è stata scattata nel 1982, digitalizzata e stampata nel 2007, misura cm 30,7x45, aplicata utilizzando lo stesso filo della tela di sacco vecchia di oltre quaranta anni - misura fototela cm 59x113 circa 60 Milano il Duomo - foto cm 30,3x40,5 - fototela cm 70x50 - tecnica mista su tela - dicembre 2007 Il Duomo nel vortice quantistico - foto cm 20x20 - fototela cm 40x40, anno 2010 61 Rovescala il campanile e l'albero della cuccagna negli spazi quantistici - foto cm 30,2x45,2 - fototela cm 70x50, anno 2009 Il campanile di Rovescala - foto cm 20,3x24,8 - fototela cm 30x40 - tecnica mista su tela - dicembre 2007 62 Le vibrazioni ondulatorie della materia,il vaso - foto cm 29,8x40 - fototela cm 50x70 - tecnica mista su cartone telato - aprile 2008 Commento dell’autore: la componente intima della materia sono gli elettroni ed altre particelle sub-nucleari le cui proprietà sono le vibrazioni ondulatorie e la probabilità della loro distribuzione nello spazio tempo. In questo caso il vaso lo troviamo sulla destra della foto tagliato di tre quarti nell'inquadratura, al fine di dare spazio all'intorno- Una particolare tecnica di elaborazione grafica esaltato le componenti essenziali dell'immagine, evidenziando così l'aspetto probabilistico e le vibrazioni ondulatorie. 63 Il caffè negli spazi quantistici - foto cm 40x43 - fototela cm 80x60 - tecnica mista su tela ottobre 2008 La critica di Lidia Silanos: “il titolo dell’opera è il compendio della filosofia e della costruzione dell’opera stessa. La fisica quantistica entra di diritto nell’arte figurativa di Denti. Dopo l’elaborazione iniziale della fotografia,su supporto di tela,con interventi pittorici che coprono gli spazi creati e moltiplicati in ripresa fotografica,escluso chiaramente l’ausilio di fotomontaggi,ai loro punti focali è associata una direzione. L’opera è impreziosita con polvere e chicchi di caffè che coprono una parte della tela e contornano la figurazione,in un tripudio di materia e profumo. La sintesi espressiva è raggiunta attraverso il rapporto tra i diversi linguaggi,in una direzione concettuale,e secondo una ricerca tesa all’equilibrio e all’essenzialità poetica delle immagini”. 64 Le vibrazioni ondulatorie della materia: la memoria dell'acqua - foto cm 45,8x30,3 - fototela cm 80x60 - tecnica mista su tela - novembre Forze armate - foto cm 40x60,7 - fototela cm 80x100, anno 2009 65 Siena notturno quantistico - foto cm 20x20 - fototela cm 40x40, anno 2010 66 Bibliografia • Abbagnano Nicola, Fornero Giovanni, Itinerari di filosofia, Torino, Paravia, 2006, volume 3 B • Gazich Roberto, Marinoni Elio, Ronconi Angelo, Sada Elio, Studia Humanitatis, Milano, Carlo Signorelli Editore, 2002, volume 3 • Jonas Hans, il principio responsabilità Un’etica per la civiltà tecnologica,Torino, Einaudi, 1990 • Lloyd Seth, il programma dell’universo, Torino, Einaudi ,2006 • Pirandello Luigi, quaderni di Serafino Gubbio operatore, Milano, Garzanti libri, 2005 • Quotidiani nazionali: - LA STAMPA, LIBERO, IL CORRIERE DELLA SERA, Il Sole 24 ORE (tutti del 21 maggio 2010) - IL GIORNALE, LA STAMPA, LIBERO, LA REPUBBLICA (tutti del 22 maggio 2010) 67 Sitografia Arte http://dabpensiero.wordpress.com/2009/01/28/linfluenza-della-fisica-quantistica-nellarte-diroberto-denti/ http://picasaweb.google.com/roder53 Biologia http://www.scribd.com/doc/31697906/Obama-s-letter-to-Dr-Amy-Gutmann-on-syntheticbiology-advance http://scienze.zanichelli.it/biologia-e-dintorni/2010/05/24/come-creare-una-cellula-battericacontrollata-da-un-genoma-sintetico/ http://www.ilgiornale.it/ Filosofia http://www.humanamente.eu/PDF/Giacomo%20Cortesi%20-%20Settimo%20Numero.pdf Italiano http://www.italianisti.it/FileServices/Strazzuso%20Marcella.pdf Latino http://www.isu.unifi.it/main.php?type=ENG-zago-progetto http://www.intratext.com/IXT/LAT0230/_P2I.HTM 68