DENTRO LA MATRICE. Filosofia, scienza e spiritualità in Matrix, a cura di Massimiliano Cappuccio, edito da Alboversorio edizioni, Milano, 2004, 272 pp. Distribuito da Mimesis-PDE. con interventi di Franco Bertossa, Marco Besa, Antonio Caronia, Elena Casetta, Claudio Consonni, Paolo D’Alessandro, Roberto Ferrari, Maurizio Ferraris, Carlo Formenti, Giulio Cesare Giacobbe, Giuseppe O. Longo, Diego Marconi, Alberto Oliverio, Alfredo Paternoster, Gaspare Polizzi, Carlo Alberto Redi, Carlo Sini, Antonio Tursi, Achille Varzi, Nicla Vassallo a cura di Mauro Pedruzzi E’ possibile coniugare in maniera proficua e rigorosa (ma anche interessante e stimolante) il discorso metodico -tipico della tradizione filosofica- con l’immaginario della fantascienza popolare? E’ possibile offrire una trattazione dei temi della filosofia della mente, o della teoria della conoscenza, o della critica massmediologica, utilizzando come punto di partenza i personaggi, il plot e le suggestioni di una metafora cinematografica come quella creata dai fratelli Wachowski? La risposta, per chi non ne fosse già convinto, è: sì, si può, se il film in questione è la rivoluzionaria saga di Matrix e se ad affrontare i suoi temi sono alcuni trai più autorevoli e illustri filosofi e scienziati italiani. Proprio questo sembra essere riuscito a dimostrare il libro Dentro la matrice. Filosofia, scienza e spiritualità in Matrix, edito da Alboversorio e curato da Massimiliano Cappuccio. Si tratta di una raccolta di saggi che prosegue il discorso inaugurato dal convegno omonimo tenutosi il 12/12/2003 a Milano, di cui contiene, tra le altre cose, la trascrizione degli atti. Ciò che si propone questo volume è di mettere in gioco l’ipotesi di Matrix come un esperimento mentale, “un modello esplicativo che può essere messo in opera, esaminato o sviluppato e che al termine di un percorso argomentativo può essere confermato oppure falsificato”. E’ un’ipotesi, quella proposta dal film, che può essere sintetizzata dal quesito “viviamo in un sogno generato dal computer?”, e che richiama alla memoria le celebri metafore di Platone (il mito della caverna) di Cartesio (il demone ingannatore) e di Putnam (l’esperimento mentale dei cervelli nella vasca). I saggi sono raggruppati in quattro sezioni ciascuna corrispondente ad una diversa domanda filosofica. “Quattro problemi filosofici fortemente interconnessi”, come dice il curatore del libro, e che trovano nell’avventura di Matrix una formulazione quanto mai penetrante, oltre che suggestiva. Il primo quesito si interroga sulla realtà che ci circonda, sulle possibilità di accertarne lo statuto ontologico e l’essenza qualitativa. Siamo in grado di dire se ciò che esperiamo è vero? Siamo certi che la realtà come noi la conosciamo è l’unica possibile? Il primo a rispondere è Diego Marconi, il quale approfitta della proposta interpretativa di David Chalmers per valutare la possibilità che la natura della realtà sia computazionale, cioè riducibile ad un sostrato informazionale costituito da pacchetti discreti; il logico Achille Varzi, invece, immagina insieme ad Elena Casetta di aver trovato il foglietto di istruzioni della celebre “pillola rossa” e a partire dal suo funzionamento espone i paradossi insiti nell’idea di poter uscire dalla realtà di Matrix; i temi dell’epistemologia vengono approfonditi da Nicla Vassallo che, partendo dal libro settimo della Repubblica di Platone, illustra come all’interno di Matrix esista una tematizzazione gnostica del problema della conoscenza; Maurizio Ferraris, infine, si propone di dimostrare la consistenza ontologica del mondo esterno in quanto necessario per poter sostenere in maniera coerente ed evidente le nozioni di “conoscenza” e di “sentimento”. La seconda sezione del libro, invece, si concentra sulla relazione tra il corpo e le mente, la coscienza e la materialità incosciente, tra la carne e lo spirito e sulle loro possibilità di interazione come entità singole o come parte di un tutto. Un quesito che attraversa necessariamente sia l’ambito della medicina e della neuroscienza, sia quello della filosofia della mente, sia quello della spiritualità religiosa. Alberto Oliverio affronta la questione partendo dalla stupefacente ipotesi che sia possibile interfacciare concretamente un cervello umano ed un elaboratore digitale, mostrando quali presupposti scientifici stanno effettivamente a fondamento di questa ipotesi; Alfredo Paternoster approfondisce invece la questione del riduzionismo, l’approccio psicologico che sostiene che la totalità dei fenomeni cognitivi sia riducibile a eventi di tipo materiale, illustrando questa tesi con alcuni celebri passaggi di Matrix; i tre studiosi del centro A.S.I.A., Marco Besa, Franco Bertossa e Roberto Ferrari, si soffermano ancora sul problema della mente cosciente e delle qualità concrete dell’esperienza del vissuto, proponendo come strumento di indagine conoscitiva la pratica di meditazione buddista (un motivo, questo, ben presente all’interno del film); Giulio Cesare Giacobbe propone una riflessione sul valore filosofico e sociale della realtà virtuale, partendo dalla tripartizione del mondo operata da Popper ed Eccles e approfondendo la nozione di realtà attraverso un confronto con l’antica tradizione indiana dei Veda; Claudio Consonni ci accompagna in un viaggio ermeneutico all’inseguimento delle innumerevoli citazioni bibliche contenute nel film, mostrando come la trama di quest’ultimo sia attraversata da diversi motivi della tradizione ebraicocristiana. La terza parte del libro affronta la celebre questione filosofico-antropologica della tecnica, e valuta come quest’ultima abbia influenzato il corso della vita umana, trasfigurandola e spingendo l’uomo verso una rivoluzionaria simbiosi con gli strumenti digitali che egli stesso ha creato. Giuseppe O. Longo interpreta questo processo nella prospettiva della rivoluzione informatica e della riduzione dell’esperienza vivente a informazione delocalizzata, un codice logico-simbolico che avvia la società contemporanea verso il postumano disincarnato; il genetista Carlo Alberto Redi affronta invece la scottante questione della clonazione e della manipolazione genetica e ci spiega per quale motivo non bisogna temere scenari apocalittici di “uomini fabbricati dalle macchine”; Gaspare Polizzi ricostruisce invece il percorso che, nella nostra cultura, ha acuito l’influenza dell’elemento macchinico nella considerazione della natura umana ed esplora alcuna scenari di simbiosi o ibridazione tra intelligenza artificiale e coscienza naturale; Antonio Caronia si sofferma invece su un duplice incubo sognato dalla civiltà contemporanea: da una parte l’alienante dominazione dell’uomo da parte delle macchine e dei loro ritmi di produzione; dall’altre parte la reazione libertaria a questo incubo, una finta rivoluzione, quella capitanata da Neo e dai suoi compagni, che non può liberare dall’individualismo e il razionalismo della società borghese. L’ultimo punto di riflessione proposto dal libro contempla la possibilità di creare universi virtuali, totalmente indistinguibili dalla realtà, in cui l’uomo possa smarrire il confine tra illusione e verità fino a perdersi nei meandri di una esistenza fittizia. Paolo D’Alessandro approfondisce i temi del virtuale soprattutto dalla prospettiva della rete elettronica, vera a propria protesi potenziante della coscienza, responsabile di una nuova produzione di soggettività e di inedite modalità di estensione della percezione; Antonio Tursi affronta il tema del bello architettonico e dell’attività poietica in relazione ai nuovi valori della civiltà post-moderna e delle città polimorfiche e meccanizzate dell’epoca della globalizzazione; Carlo Formenti, traendo spunto dall’opera di Philip Dick, ripercorre le origini della narrativa fantascientifica, laddove nacque la peculiare “teologia politica” del popolo americano, una mitologia tecnocratica che era già insita nella missione di colonizzazione del nuovo mondo; una missione, cioè, che già conteneva le contraddizioni e le possibilità del consumismo contemporaneo. L’intervento di Carlo Sini, infine, chiude il libro avvertendo dei malintesi che si possono incontrare quando si tematizza le domande sulla “realtà”, sul “virtuale” e sul tema dell’assoggettamento alle macchine senza aver preventivamente chiarito il potere illusorio e mistificante del linguaggio scientista e della sua cosmologia mitologica. L’uscita di questo libro era attesa da tutti coloro che avevano trovato in Matrix qualcosa di più rispetto ai comuni film di fantascienza: e cioè la profondità di una domanda sulla natura della realtà e sul mistero della coscienza. Ma questo libro, in qualche modo, era atteso anche da coloro che hanno fatto dello studio della filosofia la loro attività principale, e che per questo motivo avevano già dimestichezza con l’intensità del domandare filosofico: anche per loro c’è qualcosa di irrinunciabile in questo libro, e cioè lo stimolo verso un confronto radicale tra proposte teoriche eterogenee e ambiti disciplinari molto distanti tra di loro. PER ULTERIORI INFORMAZIONI: www.dentrolamatrice.too.it www.alboversorio.it