FUTURO DEL CONGIUNTIVO Il latino, come l'italiano, non possiede nel congiuntivo un tempo apposito per esprimere il futuro. Questo problema è stato risolto nella nostra lingua con l'uso del futuro semplice o del condizionale passato, a seconda che nella reggente si trovi un tempo presente o un tempo passato; nella lingua latina, invece, in cui non esiste il condizionale e non è consentito l'uso dell'indicativo in proposizioni che richiedono per loro natura o per la sensibilità dell'autore il congiuntivo, si ricorre ad una espressione formata dal participio futuro seguito dal verbo esse al congiuntivo. Questo costrutto, normalmente definito "futuro del congiuntivo", si trova in generale in tutti i casi in cui l’idea del futuro non è espressa in modo abbastanza chiaro nella reggente. Es.: non deterret sapientem mors, quo minus rei publicae consulat, cum posteritatem ipsam, cuius sensum habiturus non sit, ad se putet pertinere = la morte non impedisce al sapiente di provvedere allo Stato, dal momento che ritiene che la stessa posterità, di cui non avrà percezione, lo riguardi. Tuttavia i casi più frequenti in cui esso ricorre sono i seguenti: 1) interrogative indirette, comprese le dubitative; es.: dic mihi quid facturus sis = dimmi che cosa farai; 2) completive introdotte da espressioni di dubbio negative (non dubito quin, haud dubium est quin, etc.); es.: non dubito quin hoc facturus sis = non dubito che farai questo; 3) apodosi dipendente al congiuntivo nel periodo ipotetico del I e del II tipo (vedi scheda apposita). Attenzione! 1) Nelle proposizioni finali, nelle volitive e in dipendenza da verbi che indicano comando, impedimento, timore, speranza, etc., che contengono già in sé l'idea del futuro, non si usa il futuro del congiuntivo, bensì il congiuntivo presente o imperfetto. Es.: eam potestatem vos habetis ut statuatis utrum nos miseri semper lugeamus an aliquando recreemur = voi avete il potere di decidere se noi dovremo piangere sempre miseramente o se un giorno avremo sollievo. 2) Se l'azione futura è contemporanea a quella del verbo reggente che si trova già al futuro o che contiene in sé idea di futuro, non si usa il futuro congiuntivo, bensì il semplice congiuntivo. Es.: dico me ex te quaesiturum esse quid facias = dico che ti chiederò che cosa farai. Es.: dicebam me ex te quaesiturum esse quid faceres = dicevo che ti avrei chiesto che cosa avresti fatto. 3) Quando non sia possibile formare il futuro del congiuntivo, o perché il verbo è passivo o perché non ha il supino, si ricorre al verbo possum (al congiuntivo) + infinito del verbo, oppure ad avverbi che contengano in sè l'idea del futuro quali mox (ben presto), brevi (fra breve), in posterum (in futuro), post (in seguito, poi), seguiti dal verbo al semplice congiuntivo, oppure ancora alla perifrasi futurum sit / esset + ut + congiuntivo presente o imperfetto. Es.: non dubito quin mox timeas (possis timere, futurum sit ut timeas) = non dubito che avrai paura. 4) Il futuro anteriore del congiuntivo è costrutto talmente raro che risulta del tutto privo di interesse scolastico. CONSIGLI PRATICI DI TRADUZIONE: Come si dirà per la perifrastica attiva, non devi confondere quest'ultima con il futuro del congiuntivo: ti sarà facile però evitare di cadere nell'equivoco se leggerai con attenzione i casi in cui i due costrutti si presentano e terrai sempre d'occhio il contesto ponendoti questa domanda: si tratta di un'azione intenzionale o destinata a compiersi, oppure è semplicemente un'azione futura?