Cenni storici - Università degli Studi di Perugia

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PALAZZO STOCCHI
CENNI STORICI
Il palazzo è famoso per gli affreschi attribuiti all’orvietano Cola Petruccioli che, staccati e
venduti alla fine dell’Ottocento, oggi si trovano al Museo delle Belle Arti di Budapest.
Francesco Federico Mancini, nel suo studio dedicato a Benedetto Bonfigli, sostiene che gli
antichi catasti testimoniano l’antica appartenenza di palazzo Stocchi all’area urbana di
pertinenza della parrocchia di San Gregorio, piccola chiesa oggi non più esistente, posizionata
tra le odierne via Tiberi, sull’angolo di Piazza degli Offici, e via del Naspo. La chiesa, risalente
al 1073, rientrava fra l’elenco delle parrocchie perugine citate nel 1285 e nel catasto del 1500.
All’interno della parrocchia di San Gregorio si trovavano sia normali domus, alcune provviste di
chiostro, altre di pozzo o cisterna, sia molti edifici definiti casamenta (un complesso di
costruzioni, spesso addossate una alle altre, con a volte inclusi anche una torre e un cortile)
Tra i casamenta e gli altri edifici spicca “unum palatium cum una logia”, il solo ad essere
definito in questa maniera. Il palatium, in epoca medievale, era, insieme alla casa torre ed al
casamentum, la residenza signorile di maggior rilievo.
Dall’analisi critica effettuata nel corso del restauro sulle murature dell’ultimo piano del palazzo
è risultata evidente l’esistenza di un’ampia loggia che si affacciava, ad angolo, sull’attuale
piazza Morlacchi. Tale analisi rende veritiera l’ipotesi che il “palatium cum una logia” sia
proprio palazzo Seppi-Bassardini-Isidori di Perugia.
Questo palatium risulta accatastato nel 1361 a nome di Francesco di Berardo Della Corgna,
membro dell’importante famiglia, originaria di Castiglione del Lago, molto attiva dal punto di
vista politico a Perugia, insieme ad altri possedimenti.
Palazzo Stocchi fu costruito tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo come casa torre,
caratterizzata però, a differenza delle altre, dalla presenza di una sala gotica, le cui volte a
crociera sono state realizzate interamente a mattoni, della fine del 1200.
L’edificio, nel tempo, ha subito molte trasformazioni, visibili attraverso segni su entrambi i
prospetti del palazzo, quello su piazza Morlacchi e quello su via della Pernice.
Un intervento importante fu quello che vide la demolizione della loggia, per la costruzione di un
solaio intermedio, così da formare altri due piani (intervento eseguito nella seconda metà del
Quattrocento).
Un intervento ottocentesco, inteso a modificare anche l’assetto interno del palazzo (che è
quello che vediamo oggi), fu quello dello spostamento dell’ingresso sul lato che verso piazza
Morlacchi, dove venne creata una scaletta birampante ed aperta una nuova entrata.
Oggi, la struttura del palazzo si compone di:
-
un piano seminterrato con la “sala gotica” della fine del Duecento con volta costolonata
a mattoni sagomati e chiave di volta in travertino”. E’ presente un c’è un cellarium e un
pozzo a cui si attingeva dal piano superiore;
-
tre piani superiori, di epoca tardo trecentesca, con resti di decorazioni ed altri
significativi elementi originali”, di cui:
o
un piano rialzato, cioè un saloncino, antica sede del ciclo di affreschi oggi a
Budapest;
o
-
un primo e secondo piano, “dimora” di due bellissimi soffitti in “camorcanna”;
completano l’edificio altri due piani, di cui l’ultimo, il sottotetto, corrisponde con la
loggia, oggi tamponata.
Gli ultimi possessori hanno ceduto l’edificio al demanio ed oggi ne dispone l’Università degli
Studi di Perugia che dal 1993 ha avviato una serie di ricerche storiche e conservative. Le
ricerche, nell’aprile del 1994, hanno portato alla scoperta del nome dell’edificio che, sia dalle
parole del Previtali (1966) che del Boskovits (1973), conteneva il ciclo di affreschi a carattere
profano.
Nel corso dei restauri all’interno del palazzo, sono emersi anche alcuni resti pittorici, superstiti
del distacco di fine ‘800, facenti parte del ciclo di affreschi oggi a Budapest. Nel 1894 Pulszky
(primo direttore del Museo di Belle Arti di Budapest) acquistò gli affreschi del soffitto
raffiguranti 24 figure femminili allegoriche da palazzo Isidori, insieme con l’Annunciazione,
rimossa da una parete della stanza, quella frontale all’ingresso. Il Mancini ritiene che le
decorazioni all’interno dell’edificio siano state effettuate dopo il 1416, anno del rientro dei della
Corgna dall’esilio. Oltre ai dipinti murari ci sono altri dipinti staccati, anch’essi oggi conservati a
Budapest, che ornavano il soffitto del saloncino. Tale notizia si ricava dalla relazione MorettiCarattoli-Tassi, ove sono citate trenta “virtù ed altre figure allegoriche, situate in piedi entro
edicole di svariatissime forme, aventi alle basi leggende in versi relative ai soggetti”
riassumibili in:
-
Arti Liberali: l’immagine dell’Astronomia, donna che tiene un mano il disco con i segni
dello zodiaco; l’Aritmetica, donna che ha in fronte a se un giovane intento a contare; la
Grammatica, donna anziana con una sfera tra le mani.
-
frammentarie Gesta di Ercole con i seguenti episodi: Ercole di fronte le mura di Laracho
nel regno di Barca in Mauretania, dove secondo il mito si trovava il giardino delle
Esperidi nel quale erano custoditi i pomi aurei; Ercole coglie i pomi aurei nel giardino
delle Esperidi; Ercole in procinto di catturare le cavalle di Diomede.
Ai Piani Primo e Secondo i soffitti sono costituiti da solai lignei, formati da travi per la struttura
primaria e travicelli per la piccola orditura, con intradosso rivestito da incannucciata intonacata
con malta di calce e dipinta ad affresco, con delle bellissime decorazioni di carattere
geometrico ornamentale, eseguite con terre gialle e rosse, bianco di calce e nero.
Ma la bellezza e la complessità di queste decorazioni non vanno rintracciate tanto nel carattere
figurativo rappresentato, ma nella particolare tecnica di supporto utilizzata, quella appunto
della camorcanna.
Si tratterebbe forse dell’unico soffitto eseguito con questa tecnica nel sec XIV ancora oggi
esistente in Umbria.
Per il soffitto in questione sono state utilizzate canne di grosso diametro spaccate
longitudinalmente al proprio asse in quattro parti ed intessute a stuoia a formare un doppio
ordito ortogonale. La stuoia era ancorata molto probabilmente al piano superiore formato da
assi lignee ravvicinate, che originariamente poteva costituire il pavimento del piano superiore.
INTERVENTI
Gli interventi di ristrutturazione dell’edificio hanno avuto inizio nel 1993.
Nel 1994 vennero scoperti, all’interno del saloncino, i resti di pitture tardo-gotiche sopra dette,
mentre ai piani primo e secondo si rinvenne la presenza degli originari solai lignei con
intradosso rivestito da incannucciate intonacate e dipinte, del XIV secolo circa.
I lavori furono sospesi per permettere, tra il 1994 e il 1998, il susseguirsi degli interventi, da
parte della Soprintendenza, di messa in sicurezza degli affreschi e dell’incannucciata.
Tra il 2002 e il 2006 l’Ateneo diede avvio alla progettazione e alla successiva esecuzione dei
lavori, per completare la ristrutturazione del fabbricato.
Tra il 2008 e 2011, l’Ateneo diede avvio alla progettazione e alla successiva esecuzione dei
lavori per:
-
la realizzazione di un ascensore per disabili e finiture connesse;
-
il restauro delle pitture tardo-gotiche e dell’incannucciata affrescata dei piani primo e
secondo;
-
la realizzazione di un cablaggio strutturato su tutto l’edifico.
DATI TECNICI
L’edifici consta di 6 piani, di cui uno seminterrato e gli altri fuori terra. I mq totali sono circa
570.
L’ascensore è interno all’edificio per i primi quattro piani mentre, per i restanti due piani
l’ascensore è esterno.
DESTINAZIONE
I locali saranno in uso al Dipartimento Uomo e Territorio, Sezione Antropologica.
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