TGE03813_Giornale37_Schema Giornale 2012 03/04/13 09:23 Pagina 1 A N N O X I V | N U M E R O 37 | A P R I L E > G I U G N O 2013 I ragazzi irresistibili Il teatro di Neil Simon Tra cinema e palcoscenico 2 I ragazzi irresistibili Conversazione con Marco Sciaccaluga La nascita dei “Ragazzi” 3 Che strano momento, questo. Un paese “sull’orlo di una crisi di nervi” per dirla con Almodovar. Una città che si sente sempre più debole pensando al suo domani. E noi qui, in piedi al centro di questa “Isola che c’è” che è il Teatro Stabile – profondamente e dolorosamente feriti dalla partenza definitiva della nostra cara Mariangela Melato – che non molliamo la presa, ma anzi che vi presentiamo, con una fiducia nel domani che non sa di incoscienza ma di speranza della ragione, l’ultima gioiosa parte di una stagione teatrale che fino ad ora è andata bene, proprio bene, nel gradimento e nella presenza del pubblico, e che speriamo finisca anche meglio. Perché questo è il nostro compito, semplice: parlare ai giovani, agli anziani, fare pensare, divertire, emozionare, stupire se possibile, aiutare a guardare oltre, e coltivare la speranza che assieme, guidati dalla forza che la cultura sa dare, ce la si può fare. E le tappe di questa ultima parte del viaggio di cui parliamo in questo giornale sono, mi pare, piacevoli. A incominciare da quei Ragazzi irresistibili di Neil Simon, con Eros Pagni e Tullio Solenghi per la prima volta protagonisti assieme, scelto con Marco Sciaccaluga per dimostrare a tutti, anche ai più prevenuti, che i “generi” molto spesso significano poco, che le etichette (teatro leggero, impegnato, da boulevard, commerciale, classico) sono spesso limitate e limitanti, e che un autore come Simon in certe opere come questi Ragazzi, può avere dietro alla forza comica delle battute una acutezza, una profondità e una commiserevole tenerezza per i suoi personaggi degne dei cosiddetti grandi autori del ‘900. A seguire altri quattro incontri a ingresso libero per ripercorrere il pensiero di uno dei maggiori filosofi di sempre, quel Platone che già nella scorsa stagione ha riempito come una star per cinque sere il Teatro della Corte. E infine l’appuntamento con la diciottesima edizione delle nostre Mises en espace, vera palestra per giovani attori e registi e vetrina dove proporre al pubblico alcune delle pagine più interessanti della drammaturgia contemporanea. E oltre a questi, tre spettacoli ospiti Exit, The Pillowman, Shining City, che mostreranno ancora una volta la qualità di attori, autori e registi formatisi negli anni alla nostra Scuola di Recitazione. E proprio la Scuola con la regia della sua direttrice Anna Laura Messeri chiuderà poi la stagione con Un cappello di paglia di Firenze. Ancora tante occasioni, insomma, per stare assieme sull’“Isola che c’è”. Carlo Repetti Grandi Parole Dialoghi di Platone Parte seconda “Arte, Linguaggio, Politica, Educazione” 4 Mises en espace XVIII Rassegna: dalla Norvegia dalla Bosnia dall’Uruguay 5 Scuola di Recitazione “Un cappello di paglia di Firenze” nota di Messeri 6 Stabile a Napoli “La bisbetica domata” di Konchalovskij e “Il gioco dei re” una novità italiana 7 Mariangela Melato 1993-2012: 20 anni con lo Stabile Mostra fotografica e Rassegna video 8 RIDERE CON I ‘‘RAGAZZI’’ DEL VAUDEVILLE alla Corte 2 aprile 24 aprile Tullio Solenghi e Eros Pagni in I ragazzi irresistibili (foto di Beppe Veruggio) Come accade sempre nelle migliori opere di Neil Simon, I ragazzi irresistibili è una commedia attraversata insieme da una comicità calorosa e da una poetica rappresentazione della vita: un omaggio alla vecchiaia di due comici di successo e insieme un’affettuosa testimonianza della gloriosa tradizione del vaudeville americano. Prodotto dal Teatro Stabile di Genova, per la regia di Marco Sciaccaluga e l’interpretazione nei ruoli principali di Eros Pagni e Tullio Solenghi, lo spettacolo non solo rompe il pregiudizio di un teatro pubblico paludato e musone, ma porta anche in primo piano, insieme con l’idea di un “teatro d’arte” che non fa distinzioni di genere, la forza comunicativa della scrittura drammaturgica di Neil Simon, sempre intesa a parlare dell’uomo: pur dall’angolazione liberatoria della risata. Dopo di aver trascorso insieme più di quarant’anni della loro vita, due ex comici di vaudeville si erano separati, ponendo così fine a una coppia di successo. Ma, mentre Al Lewis è andato in pensione tranquillamente, Willie Clark non ha mai perdonato al socio di aver messo fine alla sua carriera prima di quando lui avrebbe voluto. Ora – per iniziativa del nipote e agente di Willie – la coppia ha l’occasione di ricomporsi per proporre davanti all’occhio della telecamera lo sketch che la rese famosa; ma molti ancora sono gli ostacoli da superare, inaspriti dal trascorrere degli anni e dagli acciacchi dell’età. Con Pagni e Solenghi, sono in scena anche Mariangeles Torres, Massimo Cagnina, Marco Avogadro e Pier Luigi Pasino. Nuova versione italiana di Giuliana Manganelli. Scene e costumi di Guido Fiorato; musiche di Andrea Nicolini e luci di Sandro Sussi. Lo Stabile in scena al Festival 8 giugno di Napoli 13 giugno Dialoghi di Platone Arte e Bellezza Linguaggio e Retorica Politica e Giustizia Educazione dei giovani orte alla Cle i 8 aprgio g 6 ma Anche quest’anno, il tradizionale ciclo delle “Grandi Parole” viene dedicato dallo Stabile di Genova ai Dialoghi di Platone. Dopo il clamoroso successo del ciclo organizzato lo scorso anno, ecco pertanto che gli spettatori convenuti al Teatro della Corte (l’ingresso è libero sino all’esaurimento dei posti) sono invitati ora a riflettere sulle idee di Arte e bellezza (lunedì 8 aprile: letture da Fedro, dallo Ione e dal “Libro X” di La Repubblica), Linguaggio e Retorica (sabato 13 aprile: Il Cratilo e Gorgia), Politica e Giustizia (lunedì 22 aprile: La Repubblica), Educazione dei giovani (lunedì 6 maggio: Apologia di Socrate, La Repubblica). La lettura è affidata ad attori da sempre cari allo Stabile genovese (Eros Pagni, Massimo Venturiello, Tullio Solenghi e Omero Antonutti, affiancati da Orietta Notari, Fiorenza Pieri, Federica Granata e Alice Arcuri), mentre a condurre i singoli incontri ci sono una storica della filosofia (Maria Michela Sassi), un linguista (Andrea Moro), un giornalista politologo (Paolo Flores d’Arcais) e un romanziere che proviene dal mondo della scuola (Domenico Starnone). 14 maggio 1° giugno Mises en espace alla Piccola Corte Il Teatro Stabile di Genova propone nell’anfiteatro eretto sul palcoscenico della Corte (Piccola Corte) la XVIII edizione della Rassegna di Drammaturgia Contemporanea. Il cartellone prevede la “mise en espace” di tre nuovi testi provenienti dalla Norvegia (dal 14 al 18 maggio, ore 20.30, sarà rappresentato Fratelli di sangue di Axel Hellstenius), dalla Bosnia (dal 21 al 25 maggio, andrà in scena A Zvornik ho lasciato il mio cuore di Abdulah Sidran) e dall’Uruguay (dal 28 maggio al 1° giugno, sempre alle 20.30, sarà la volta di La lotta nella stalla di Mauricio Rosencof). Tre testi capaci di parlare del mondo attuale ora attraverso una storia di malessere psichico-sociale (Fratelli di sangue, regia di Mauro Parriniello), ora affrontando di petto la tragedia della guerra civile nella exJugoslavia (A Zvornik ho lasciato il mio cuore, regia di Filippo Dini) e ora anche privilegiando la forte valenza ideologica e politica di una metafora fantastica (La lotta nella stalla, regia di Mario Jorio). Lo Stabile di Genova è stato invitato a partecipare al Napoli Teatro Festival 2013 con la prima nazionale di due spettacoli che saranno proposti nel cartellone d’abbonamento della prossima stagione. Si tratta di La bisbetica domata di William Shakespeare (coprodotto con Napoli e con il Teatro Metastasio di Prato) che, per la regia di Andrej Konchalovskij e con l’interpretazione nei ruoli principali di Mascia Musy (Caterina) e di Federico Vanni (Petruccio), sarà al Teatro San Ferdinando di Napoli nelle serate dell’8, 9 e 10 giugno. Pochi giorni dopo (12 e 13 giugno), debutterà sul palcoscenico del Teatro Sannazaro Il gioco dei re: novità italiana sul mondo degli scacchi scritta da Luca Viganò e messa in scena da Marco Sciaccaluga, con Antonio Zavatteri (Capablanca) e Aldo Ottobrino (Alekhine) protagonisti. TGE03813_Giornale37_Schema Giornale 2012 03/04/13 09:24 Pagina 2 2 I I ragazzi irresistibili L’irresistibile ascesa al successo di Neil Simon Rappresentata per la prima volta nel 1972, quando Neil Simon aveva quarantacinque anni, I ragazzi irresistibili è la dodicesima delle trentaquattro commedie scritte da un autore sempre molto amato dal pubblico e che gode di una crescente attenzione da parte della critica. Con il suo ormai cinquantennale successo teatrale, cui si aggiungono due dozzine di sceneggiature cinematografiche e un numero incalcolabile di sketches televisivi, Neil Simon è uno scrittore molto prolifico. Per quasi quarant’anni una sua nuova commedia fu in cartellone nei teatri di Broadway e innumerevoli sono ancora oggi le rappresentazioni delle sue “pièces” sui palcoscenici di tutto il mondo. Anche solo questi pochi dati numerici stanno a testimoniare le capacità profetiche di quel critico teatrale del “New York Times”, Frank Rich, che già negli anni Sessanta aveva indicato in Neil Simon il «drammaturgo di maggior successo dei prossimi tre decenni». Ammirato per la costante brillantezza dei dialoghi che caratterizza le sue commedie e definito in più occasioni il “re della risata”, Neil Simon è autore di commedie che affrontano argomenti anche molto seri. «Credo che la mia predilezione per la commedia derivi dalla convinzione che, se non si sorride alla vita, questa corre il rischio di diventare insopportabile» ha detto una più problematici della vita stessa. «La sintesi tra contenuti seri e forma di commedia – ha scritto il critico e saggista Mark Fischer – è la caratteristica più evidente del teatro di Simon, ma anche quella più sottovalutata da chi ritiene le sue opere troppo popolari, troppo di successo, per avere a che fare con l’“arte”». E questo pregiudizio ha sovente impedito di capire che invece le sue commedie sono così divertenti proprio perché chiamano sempre in causa la rappresentazione degli esseri umani. E lo fanno privilegiando un particolare amore per il linguaggio e per la purezza della battuta comica perfettamente calibrata: qualità certo non secondarie per il suo successo con il grande pubblico. Uno stile, questo, cui Neil Simon deve la sua celebrità, che è anche il prodotto decantato da lunghi anni di formazione. Cresciuto durante gli anni della Grande Depressione nel Bronx, figlio di Mamie (una magazziniera) e di Irving (un commesso viaggiatore scarsamente presente nella vita famigliare), Neil Simon nasce il 4 luglio 1927 a New York. Il fratello maggiore Danny, di quasi nove anni più vecchio di lui, diventa di fatto il suo punto di riferimento, nel corso di una fanciullezza non particolarmente felice. Per far quadrare i conti, Mamie affittava stanze e a questo proposito Neil disse una volta: «L’orrore di quegli anni è stato che non abitavo in una casa Tullio Solenghi, Massimo Cagnina ed Eros Pagni volta l’autore di I ragazzi irresistibili, e tutte le sue opere sono lì a testimoniare come si possa far ricorso all’umorismo non solo per intrattenere in modo piacevole il pubblico, ma anche per mettere in gioco alcuni degli aspetti dove viveva una sola famiglia in rovina (la nostra), ma cinque (con quelle degli affittuari)». Le commedie di Neil Simon nascono da questo “background” e di esso si alimentano, utilizzando la risata come Una foto d’insieme: Eros Pagni, Pier Luigi Pasino, Marco Avogadro, Massimo Cagnina, Mariangeles Torres, Tullio Solenghi un buon meccanismo di difesa nei confronti della disgregata educazione in una famiglia ebraica appartenente al ceto medio-basso. Il talento di Neil Simon per scrivere battute comiche si manifestò la prima volta quando, all’età di 15 anni, collaborò allo spettacolo organizzato dal fratello nel suo posto di lavoro. Da allora in poi, e per dodici anni successivi, Danny e Neil lavorarono insieme in alcuni degli show più popolari della radio e della televisione di allora, collaborando con artisti di primo piano quali Sid Caesar o Jerry Lewis. Insieme a loro, c’era anche il giovane Woody Allen che, a proposito di Danny (morto nel 2005), avrebbe in seguito detto: «Tutto quello che so sull’arte di scrivere la commedia, l’ho imparato in modo inequivocabile da Danny Simon». Danny è stato anche una presenza ricorrente nelle opere teatrali di Neil. Personaggi che presentano più di una somiglianza con Danny sarebbero, infatti, apparsi in Alle donne ci penso io (un rubacuori), Appartamento al Plaza (un produttore hollywoodiano) e in Brighton Beach Memoirs (un fratello più grande). Anche La strana coppia nasce probabilmente dalla vita di Danny che proprio poco prima che Neil scrivesse la commedia aveva divorziato e condivideva un appartamento con un amico. E nei bisticci tra Willie Clark e Al Lewis, i protagonisti di I ragazzi irresistibili, c’è chi ha voluto intravvedere la libera trasposizione – pur in un contesto storico differente e in un’età che non era ancora la loro – della solidarietà culturale, ma anche dei non sempre facili rapporti esistenziali, che legavano indissolubilmente i due fratelli Simon. Tra cinema e teatro Neil Simon con il regista (Alan Arkin) e i protagonisti (Sam Levene e Jack Albertson) della prima rappresentazione di I ragazzi irresistibili. Broadway ‘72 George Burns e Walter Matthau Danny De Vito e Richard Griffith attualmente in scena a Londra La prima Vaudeville House fu inaugurata a New York, nel 1840, in una sala dove si presentavano spettacoli in forma di rivista, fatti di sketches comici, numeri musicali, siparietti sentimentali, balletti e canzoni: simili in questo a quello che sarà il nostrano avanspettacolo. Solo all’inizio del Novecento, però, il “vaudeville” conquistò il pubblico americano e le sale si moltiplicarono a centinaia. Gli anni Venti sono il periodo d’oro del “vaudeville”, il quale – come osserva lo storico Douglas Gilbert – diventa «un importante capitolo non soltanto della storia del teatro, ma della storia americana stessa». Il successo del “genere” fa nascere tra le Compagnie di “vaudeville” una forte concorrenza, destinata a inasprirsi quando da oltre Atlantico arrivarono i nuovi comici (tra questi anche i giovanissimi Charles Chaplin e Buster Keaton) che fecero poi fortuna sullo schermo. Il trionfo del cinema e l’aumentata popolarità della radio rendono però sempre più difficile la sopravvivenza del “vaudeville” come forma di divertimento di massa. Nel 1932, la chiusura del Palace Theatre a Broadway segnò simbolicamente la fine dell’epoca eroica di quel teatro che fa da sfondo a I ragazzi irresistibili, per i quali sembra che Neil Simon si sia ispirato direttamente alla coppia composta da Joseph Sultzer e Charles Marks (in arte Smith & Dale), applauditissimi interpreti di sketches ambientati in luoghi quotidiani: ambulatori, banche, scuole e ristoranti. Ristorante Ippogrifo via Raffele Gestro, 9r | 16129 Genova | telefono: 010 592764 | fax: 010593185 mail: [email protected] | www.ristoranteippogrifo.it Il Ristorante Ippogrifo è situato in zona Foce, a poche centinaia di metri dal Teatro della Corte. : Aldo Ottobrino, Erosla Pagni e Federica Granata Aperto a pranzo, cena e dopo-teatro. IÈN ALTOconsigliabile prenotazione. IN MEZZO: Una foto d’insieme. Al centro, Nicola Pannelli, Eros Pagni e Orietta Notari IN BASSO: Nicola Pannelli, Massimo Cagnina Presentando il biglietto di uno spettacolo in programma al Teatro della Corte o al Duse, il ristorante riserverà e Roberto Alinghieri agli spettatori e agli abbonati del Teatro Stabile di Genova uno sconto speciale del 15% sulla cena dopo-teatro. PAGINA 3: Nicola Pannelli e Federico Vanni aprile I giugno 2013 TGE03813_Giornale37_Schema Giornale 2012 03/04/13 09:24 Pagina 3 I ragazzi irresistibili I 3 Conversazione con Marco Sciaccaluga, regista dello spettacolo in scena alla Corte Il ruolo degli attori. Le scelte della regia, secondo me, non possono mai prescindere dagli attori che recitano i personaggi. Certo Willie è più scritto, costruito e trasparente, mentre Al risulta più misterioso e più segreto; ma poi quello che conta è che Willie e Al saranno i plausibili risultati della specificità attoriale di Eros Pagni, con i suoi borborigmi da orso furente, e di Tullio Solenghi, con la sua recitazione comica solo apparentemente distaccata, perché capace di non perdere mai il ritratto di un’anima. La comicità, tra precisione e divertimento. Nel teatro comico, quale certo è I ragazzi irresistibili, ci vuole sempre una buona dose di divertimento in chi lo fa; ma non c’ è niente più del comico che richiede un lavoro iper-scientifico. Lo sottolineavano già Stan Laurel o Karl Valentin, ma lo ripete molto bene anche Neil Simon quando nel finale della commedia mette in bocca a Willie, rimproverato da Al di non essersi mai divertito veramente, la battuta: «Se volevo divertirmi, compravo un biglietto». Chi si deve divertire è il pubblico; mentre saper far ridere richiede sempre un duro lavoro. Eros Pagni eTullio Solenghi. In alto a destra: Eros Pagni, Mariangeles Torres e Marco Avogadro del teatro nel quale Willie e Al hanno trascorso tutta la loro esistenza: ci sono il vaudeville e l’arte dell’attore, il tempo che ha consumato i “generi” e cancellata la memoria delle stars. Neil Simon ci ricorda come il teatro sia quella cosa che muore nel momento in cui nasce e mi sembra drammaturgicamente molto bello il fatto che il disperato tentativo di far rivivere il passato (lo sketch da recitare nel “revival” televisivo) finisca con l’esplodere a contatto con la vita, con il rapporto di amore-odio che lega i due protagonisti. Il teatro e la televisione. Nello spettacolo, ho molto accentuato l’incompatibilità di questi due mondi: il teatro di Willie e Al è vitalità, immediatezza e improvvisazione; mentre la televisione è fatta di risate registrate e di formalizzazione. Quei due grandi comici al tramonto vengono calati in un universo che di fatto li nega. Nel paradosso di eternarli, in realtà li disintegra. In questo senso, I ragazzi irresistibili è un grande atto d’amore per quella cosa meravigliosamente effimera che è il teatro, diventando – mi pare – anche una metafora della vita tutta. Un po’ scherzosamente, a modo suo, Simon sembra dirci che la vita è uno sketch, destinato a consumarsi nella insensatezza del suo svolgimento. Mettere in scena Neil Simon. Come dice Peter Brook, il testo è musica e il regista deve far risuonare bene le note. La sua funzione è quella del direttore d’orchestra, con tutta la responsabilità interpretativa che questo comporta. Ora, I ragazzi irresistibili non è certo un testo al quale si può sovrapporre una propria arbitraria visione del mondo; ma è anche una partitura comica molto meno meccanica di quella che, ad esempio, contraddistingueva La strana coppia. Qui, i personaggi richiedono l’attribuzione di una temperatura emotiva, esistenziale, anche psicosomatica (non psicologica), che non è mai banale. Si prendano ad esempio i due film tratti da I ragazzi irresistibili: le battute sono fondamentalmente le stesse, ma il rapporto di coppia viene di fatto ribaltato: nel primo, il più rimbambito è George Burns (Al), mentre nel secondo è Peter Falk (Willie) a fianco del quale Woody Allen risulta molto più competente a vivere. (a cura di Aldo Viganò) PROVINCIA DI GENOVA REGIONE LIGURIA I ragazzi irresistibili Dialoghi brillanti per attori di classe. In modo alquanto sbrigativo il teatro di Neil Simon è stato così definito, ma pur nella sua verità l’epigrafe non è certo esaustiva per I ragazzi irresistibili dove, al di là dell’indubbia brillantezza dei dialoghi, c’è sempre anche uno sguardo personale sull’uomo, sull’arte e sul teatro: c’è, cioè, quel retrogusto capace d’illuminare la condizione umana che appartiene a tutti i grandi comici. Dove è il mondo? Nella commedia ci sono due mondi concentrici. Da una parte, c’è New York, la Grande Mela che per Willie è sinonimo della vita stessa, mentre per Al è come un fantasma della memoria, avvolto nella nebbia vaporosa della campagna, tra gli alberi e il cinguettio degli uccelli del New Jersey. Ma, dall’altra, c’è anche il grande mondo soci fondatori COMUNE DI GENOVA Neil Simon versione italiana di Giuliana Manganelli LA VITA IN UNO SKETCH Ministero Beni e Attività Culturali PERSONAGGI E INTERPRETI Willie Clark Al Lewis Ben Clark L’infermiera Eddie Il regista televisivo regia scene e costumi musiche luci assistente alla regia assistente alle scene direttore di scena attrezzista capo macchinista capo macchinista capo elettricista fonico sarta parrucchiera e truccatrice amministratore di compagnia responsabile allestimento tecnico ufficio stampa progetto e realizzazione trucchi scena realizzata da costumi realizzati da musiche registrate presso esecutori musiche registrate fotografie di scena sostenitore sostenitore Eros Pagni Tullio Solenghi Massimo Cagnina Mariangeles Torres Marco Avogadro Pier Luigi Pasino Marco Sciaccaluga Guido Fiorato Andrea Nicolini Sandro Sussi Marco Avogadro Chiara Attinà Bruno Brighetti Desirée Tesoro Angelo Palladino Maurizio Taverna Marco Giorcelli Claudio Torlai Annalisa Recchioni Barbara Petrolati Elena Marta Grava Sandro Sussi Mirella Ciferri Sandra Monetti Bruna Calvaresi Spazio Scenico - Roma D’Inzillo Sweet Mode - Roma Studio Riserva Sonora - Arquata Scrivia Andrea Nicolini, pianoforte Enrico Testa, armonica Erika Ferroni, tromba Stefano Guazzo, sassofoni Dado Sezzi, batteria Roberto Piga, violino Federico Bagnasco, contrabbasso Beppe Veruggio partner della stagione Giovedì 18 aprile, alle ore 17.30 nel Foyer del Teatro della Corte Eros Pagni e Tullio Solenghi incontrano il pubblico, nel corso di una conversazione condotta da Umberto Basevi nell’ambito del ciclo “Conversazioni con i protagonisti” e in occasione della messa in scena di I ragazzi irresistibili di Neil Simon. L’incontro è organizzato in collaborazione con l’Associazione per il Teatro Stabile di Genova. INGRESSO LIBERO Così Simon racconta la nascita di quei Ragazzi Nel 1971, pochi mesi prima di partire per le vacanze, scartabellai nell’angolo più nascosto della mia scrivania per cercare la cartella “Inizi di commedie”. Quella cartella era un’ultima spiaggia, da tirare fuori solamente in un altro periodo di vacche magre. C’erano più o meno una quindicina di abbozzi che sembravano i prigionieri dimenticati ed esiliati di Papillon. Erano stati tutti battuti a macchina su carta gialla, una mia vecchia abitudine che avevo ormai smesso. Nessuno era più lungo di venti, venticinque pagine, alcuni anche di meno. Tre di questi testi incompleti erano varie versioni di uno stesso tema, ognuna in una forma diversa. Parlavano di due soci in affari. Nella prima bozza erano industriali soci da vent’anni, quasi identici in tutto, dal tipo di donna che avevano sposato alla composizione delle loro famiglie, dalla loro età alla salute e alla religione. Con un’unica eccezione: uno viveva da ricco, l’altro secondo le proprie possibilità. Il più frugale non capiva proprio come il suo socio potesse vivere nel lusso mentre lui non avrebbe potuto fare lo stesso senza mettere a repentaglio la propria tranquillità. Sicuramente il socio spendaccione avrebbe dovuto essere ormai a secco, ma pareva proprio non fosse così. L’unica risposta sensata era che stesse rubando dalle casse dell’azienda. Il socio sospettoso veniva assalito da una paranoia dostoevskiana mentre controllava i libri contabili notte dopo notte, alla ricerca di prove che non riusciva a trovare. Mi piaceva molto l’idea mentre la rileggevo, ma non approdai a nulla, e la commedia si fermò lì. La seconda commedia era una riscrittura della prima: anche qui niente da fare. La terza versione della commedia dei soci sembrava più promettente. Offriva l’intensità di due personaggi che passavano insieme metà delle loro vite, e oltre a ciò aveva la possibilità di essere molto divertente. Parlava di due excomici di vaudeville, un duo che si era separato dopo quasi quarant’anni insieme, uno per andare in pensione tran- quillamente, l’altro amareggiato con il socio che lo aveva privato del suo lavoro e aveva messo la sua vita e la sua carriera sotto naftalina molto prima di quando lui volesse, nonostante i suoi settantaquattro anni. Questa versione della commedia si intitolava I ragazzi irresistibili. Mentre mia moglie si preparava all’estate iberica, io continuavo a lavorare al ritorno alle scene dei Ragazzi irresistibili. Alla fine del primo atto mi presi una settimana di riposo e poi lo rilessi da capo. Non ero più sicuro. La mia convinzione stava svanendo. La storia di questi due veterani avrebbe potuto interessare qualcuno? Ero bloccato e vedevo già I ragazzi irresistibili dirigersi vero la cartella “Nuove commedie morte”. Misi via la commedia, la dimenticai e una settimana dopo uscii a cena con Mike Nichols. Mike scelse un tranquillo ristorantino familiare al Greenwich Village dove servivano piatti straordinari. La conversazione non aveva nulla da invidiare alla cucina e dopo un po’ Mike mi chiese se stavo lavorando a qualcosa di nuovo. Dissi che ci avevo provato, ma avevo lasciato perdere. Nonostante la mia riluttanza a parlarne, lui insistette perché gli raccontassi qualcosa. Penso che fossi titubante perché, se è vero che accarezzavo ancora l’idea che forse un giorno avrei ripreso in mano I ragazzi irresistibili, qualora Mike avesse avuto una reazione negativa, avrei potuto rinunciarci per sempre. Però non è facile dire di no a Mike, così gli raccontai cosa avevo scritto nel primo atto e dove pensavo di andare a parare nel secondo. Mi rivolse uno di quegli sguardi con cui a volte trafigge le persone. «Ma sei matto? È bellissimo. Mi piace un sacco. Devi finirlo». Alle nove del mattino seguente ero di nuovo alla mia scrivania per iniziare il secondo atto dei Ragazzi irresistibili, e scrivevo con più convinzione che mai. Ci sono momenti di fragilità in cui le nostre vite prendono delle svolte notevoli. Neil Simon (da Questa volta è la mia vita, Edizioni Excelsior 1881, Milano 2007) aprile I giugno 2013 TGE03813_Giornale37_Schema Giornale 2012 03/04/13 09:25 Pagina 4 4I Le Grandi Parole di Platone parte seconda LUNEDÌ 8 APRILE, ORE 20.30 SABATO 13 APRILE, I cinque “esauriti” fatti registrare lo scorso anno dal ciclo delle Grandi Parole dedicato ai Dialoghi di Platone e la partecipe attenzione con cui anche il pubblico giovanile ha seguito le singole serate hanno suggerito allo Stabile di proseguire sulla via della teatralizzazione del pensiero del grande filosofo ateniese, organizzando una serie di nuovi incontri a lui dedicati. Ed ecco che – dopo aver ascoltato e analizzato le parole di Platone sui temi di Amore ed erotismo, L’anima e il suo destino, Virtù e conoscenza, Scienza e reminiscenza e La libertà e la legge (le registrazioni audio sono reperibili nel sito www.teatrostabilegenova.it) – quest’anno l’attenzione si concentra su quattro nuovi temi trattati nel grandioso “corpus” dell’opera platonica. Sarà così ancora una volta – con la competente introduzione di rappresentanti della cultura nazionale e le voci recitanti di attori di primo piano del teatro italiano – l’occasione di riflettere, evitando di cadere nell’astratto o nel troppo specialistico, sull’attualità del pensiero di un grande filosofo che è stato anche un grande scrittore, e sulla valenza universale del modo in cui Platone nei suoi Dialoghi affronta argomenti che attraverseranno poi la storia di tutto il pensiero occidentale. Quattro appuntamenti, pertanto, per tornare a sentir risuonare in un teatro le “Grandi Parole dell’Umanità”: con pieno rispetto culturale della Storia, ma anche sempre intesi a mettere il passato in relazione con la realtà contemporanea. ORE 17 LUNEDÌ 22 APRILE, ORE 20.30 LUNEDÌ 6 MAGGIO, ORE 20.30 Arte e Bellezza Linguaggio e Retorica Politica e Giustizia Educazione dei giovani conduce Maria Michela Sassi leggono Eros Pagni e Orietta Notari conduce Andrea Moro leggono Massimo Venturiello e Fiorenza Pieri conduce Paolo Flores d’Arcais leggono Tullio Solenghi e Federica Granata conduce Domenico Starnone leggono Omero Antonutti e Alice Arcuri La riflessione sull’arte ha sempre tormentato Platone che della poesia e della bellezza, del paesaggio naturale come dell’opera d’arte, era evidentemente un appassionato cultore (basta leggere i passaggi più squisitamente descrittivi presenti nei suoi testi), ma nello stesso tempo avvertiva i limiti dell’espressione e della contemplazione estetica, soprattutto in rapporto a quella che considerava essere la vera conoscenza rappresentata dalla filosofia. Attraverso il percorso offerto da un’opera giovanile (Ione) e dalle pagine di due capolavori quali il Fedro e il libro decimo di La Repubblica, il nuovo ciclo dedicato ai Dialoghi di Platone si apre con un’articolata testimonianza sul difficile e contrastato rapporto con il bello da parte di un filosofo sempre molto sensibile al fascino estetico. Quando la filosofia conduce l’uomo sino alle porte del dramma personale. La difficoltà di svincolare l’arte dall’idea d’imitazione delle cose del mondo. Sentimento e ragione, realismo e trasfigurazione estetica: la riflessione di Platone come fondamento della contemporaneità. L’interrogativo sul ruolo e la funzione del linguaggio attraversa tutta l’opera di Platone, ma emerge in primo piano soprattutto nel Cratilo e nel Gorgia: dialoghi nei quali il suo maestro e alter-ego Socrate dialoga dapprima con un insegnante di linguistica, poi con un retore, maestro dell’arte di persuadere. Che rapporto c’è tra la realtà e le parole tramite le quali gli uomini cercano di definirla e di conoscerla? Che origine hanno i nomi che si attribuiscono alle cose e ai concetti? Persuadere è un’arte fine a se stessa come, anticipando il moderno marketing, sembra sostenere Gorgia, oppure il discorso deve sempre avere a che fare con l’essenza della verità, la forma con il contenuto, come dubita Socrate? Un linguista allievo di Noam Chomsky, Andrea Moro, seguendo le tracce di Platone, conduce il pubblico lungo i sentieri della riflessione sul linguaggio, dove la realtà s’intreccia con il pensiero e questo con la comunicazione. E, ancora una volta, Platone ci insegna che le vie della conoscenza sono appassionanti da percorrere come un thriller della mente e restituiscono il fascino emozionante di una continua scoperta dell’ignoto. La Repubblica è il grande dialogo (in dieci libri) nel quale Platone ha sintetizzato il suo pensiero sugli uomini e sul mondo, sulla giustizia e sulla vita ultraterrena, sulla conoscenza e sul dovere civico dell’uomo (Il mito della caverna). Ma è anche l’opera nella quale egli affronta più direttamente il tema squisitamente politico del perché e del modo in cui si forma uno Stato. Un tema, questo, più tardi ripreso anche nel Politico e nelle Leggi, che però soprattutto qui assume l’andamento di una riflessione, non priva di sfumature drammatiche, intorno al tema sempre attuale del che cosa bisogna fare. Quali sono le forme di Stato esistenti? Quale costituzione meglio si addice allo Stato ideale? Quale ruolo ha il cittadino in un simile Stato? Dalla monarchia all’oligarchia, dalla democrazia alla tirannide: la nascita e la corruzione delle varie forme di Stato. Una riflessione insieme antica e moderna: comunque una traccia sempre utile per orientarsi nel labirinto che ancora oggi caratterizza le scelte politiche di fondo e chiama in causa il ruolo dei cittadini, che Socrate-Platone sollecita a scelte di responsabilità. «Invece di condannarmi a morte, dovreste premiarmi perché io educo gratis i vostri figli a pensare con la loro testa» sostiene Socrate, con la sua consueta ironia, di fronte al popolo ateniese che lo ha tratto in giudizio e lo condannerà a morte. E Platone, che pur era allora assente dalla città, ha continuato per tutta la vita a riflettere sul tema pedagogico aperto dal suo Maestro, sempre consapevole della responsabilità che incombe su chi ha a che fare con i giovani e con la loro educazione. Che cosa bisogna insegnare e in che modo? Per quanto tempo e con quali priorità? Dopo la testimonianza della Apologia di Socrate, nella Repubblica, Platone traccia un ampio progetto pedagogico, destinato ad avere un’enorme influenza nella storia dell’umanità occidentale. Un piano di lavoro per l’educazione di giovani non sempre condivisibile, ma con il quale le varie generazioni hanno dovuto sovente confrontarsi, come inevitabilmente si farà anche in questo ultimo appuntamento del ciclo, di cui è guida un insegnante e romanziere quale Domenico Starnone, che con l’educazione dei giovani ha avuto a che fare tutta la vita. Maria Michela Sassi è nata a Feltre nel 1955. Formatasi come filologa classica presso l'Università di Pisa e la Scuola Normale Superiore, ha concentrato la sua attenzione sul pensiero filosofico e scientifico antico fin dalla tesi di laurea (in Letteratura Greca), dedicata a problemi di teoria della conoscenza presso i Presocratici. Ricercatrice presso la Scuola Normale dal 1981, dal 2001 è professore associato, dapprima presso il Dipartimento di Filosofia e Scienza del mondo antico, poi presso quello di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa. Oltre a numerosi saggi, apparsi su periodici specializzati, ha pubblicato diversi libri tra i quali la traduzione di alcuni dialoghi di Platone per la Bur (Apologia di Socrate e Critone) e, da ultimo, il volume Gli inizi della filosofia: in Grecia (Bollati Boringhieri). Andrea Moro è nato a Pavia nel 1962. È professore ordinario di linguistica generale presso la Scuola Superiore Universitaria IUSS di Pavia, dove dirige il centro di ricerca in neurolinguistica e teoria della sintassi (Ne.T.S.). Laureato a Pavia in lettere classiche, borsista Fulbright negli Stati Uniti, ha conseguito il "Diplôme d'études supérieures en théorie de la syntaxe et syntaxe comparative" presso l’Université de Genève ed è stato varie volte “visiting scientist” al MIT e alla Harvard University. Ha pubblicato numerosi articoli in riviste internazionali. Tra i suoi libri: The raising of predicates (Cambridge University Press, 1997), I confini di Babele (Longanesi,2006), Breve storia del verbo essere (Adelphi, 2010), Parlo dunque sono (Adelphi, 2012), The equilibrium of human syntax (Routledge, in corso di stampa). Paolo Flores d’Arcais è nato nel 1944 a Cervignano del Friuli. Filosofo, pubblicista e ricercatore universitario, dirige la rivista “MicroMega” ed è collaboratore di “Il Fatto Quotidiano”, “El Pais”, “Frankfurter Allgemeine Zeitung” e “Gazeta Wyborcza”. Sempre molto attivo sul piano politico e culturale, partecipa al Sessantotto e attraversa, quasi sempre da posizioni minoritarie, i momenti più significativi della storia d’Italia. Tra le sue opere più significative, Etica senza fede (1992), L’ individuo libertario (1999), Hannah Arendt. Esistenza e libertà, autenticità e politica (2006) e Albert Camus filosofo del futuro (2010), La sfida oscurantista di Joseph Ratzinger (2010), Gesù. L'invenzione del Dio cristiano (2011), Macerie. Ascesa e declino di un regime (2011), Democrazia! Libertà privata e libertà in rivolta (2012). Domenico Starnone è nato a Saviano (NA) nel 1943. Ha insegnato a lungo nella scuola media superiore. È stato redattore delle pagine culturali del quotidiano “Il Manifesto”. Ha collaborato con la rivista “I Giorni Cantati”. Ha tenuto rubriche sui settimanali satirici “Cuore”, “Tango”, “Boxer”. Ha scritto anche sui quotidiani “L’Unità” e “Corriere della Sera”. Ha esordito come narratore nel 1987 con Ex cattedra. A partire dal 1993, scrive anche come sceneggiatore per il cinema (sovente su soggetto originale) e per la televisione (L’avvocato Guerrieri, Il capo dei capi). Dai suoi libri sono stati tratti, a volte anche con la sua collaborazione, i film La scuola, Denti, Auguri professore. Nel 2001 ha vinto il Premio Strega con il romanzo Via Gemito. Per il teatro ha scritto Sottobanco, più volte messo in scena in Italia. Si ringraziano per la collaborazione aprile I giugno 2013 e TGE03813_Giornale37_Schema Giornale 2012 03/04/13 09:25 Pagina 5 I5 XVIII Rassegna di drammaturgia contemporanea sul palcoscenico della Piccola Corte dal 14 maggio al 1° giugno Follia, kalashnikov e vacche mutanti Prodotta dallo Stabile di Genova, la Rassegna di Drammaturgia Contemporanea giunge quest ’anno alla X VIII edizione e ribadisce il tradizionale interesse dello Stabile per i nuovi autori del teatro internazionale. Ideata nel 1996 da Carlo Repetti, la Rassegna ha già sperimentato cinquantasei nuovi testi, numerosi dei quali sono poi diventati dei veri e propri spettacoli di produzione. Realizzata con la collaborazione degli istituti di cultura stranieri operanti in Liguria, la Rassegna propone quest ’anno sul palcoscenico della Piccola Cor te tre nuovi testi provenienti dalla Nor vegia, dalla Bosnia e dall’Uruguay. Ciascuno spettacolo sarà rappresentato a Genova per cinque sere consecutive, da mar tedì a sabato (ore 20.30). Ingresso libero NORVEGIA BOSNIA URUGUAY PICCOLA CORTE PICCOLA CORTE PICCOLA CORTE da martedì 14 a sabato 18 maggio (ore 20.30) da martedì 21 a sabato 25 maggio (ore 20.30) da martedì 28 maggio a sabato 1° giugno (ore 20.30) Fratelli di sangue AZvornikholasciatoilmio cuore La lotta nella stalla (Elling & Kjell Bjarne) (U Zvorniku ja sam ostavio svoje srce) (El combate en el establo) di Axel Hellstenius di Abdulah Sidran di Mauricio Rosencof versione italiana di Giovanna Paterniti regia di Mauro Parriniello con Valentina Badaracco, Nicolò Giacalone Filippo Giusti, Alessio Praticò versione italiana di Silvio Ferrari regia di Filippo Dini con Filippo Dini, Carlo Orlando, Fulvio Pepe, Gennaro Apicella, Daniela Camera, Andrea Cioffi, Valerio Puppo versione italiana di Pietro Bontempo regia di Mario Jorio con Silvia Biancalana, Elisabetta Mazzullo, Valerio Puppo Elling e Kjell, dopo due anni in un istituto psichiatrico dove sono diventati amici inseparabili, vengono mandati dal sistema sanitario norvegese a vivere da soli in un appartamento al centro di Oslo. Dovranno dimostrare di saper badare a loro stessi e di potersi reinserire all’interno della società. Uno ha le fobie di chi è vissuto solo con la madre per 40 anni, l’altro sembra pensare solo al sesso che non ha mai fatto. Quando Kjell s’innamora della vicina del piano di sopra, il dramma sembra esplodere. Ma Elling sa, infine, realizzarsi come autore di poesie che affida alle scatole di crauti sugli scaffali del supermercato. Se qualcuno lo scoprirà, diventerà famoso; altrimenti resterà un “poeta underground”. Nata come romanzo di Igvar Ambjørnsen e diventata un film da Oscar a firma di Petter Naess, Fratelli di sangue di Axel Hellstenius (1960) è una commedia che sa trattare in maniera fresca – ironica e sovente anche allegra e divertente – un tema delicato come quello delle malattie mentali, senza cadere mai nel patetico. Sullo sfondo della guerra fratricida che nella prima metà dell’ultimo decennio del Novecento sconvolge la ex-Jugoslavia, il musicista Rudo torna a casa, a Zvornik, sulla riva della Drina, e si trova suo malgrado coinvolto in un clima da guerra civile, dominato dal sospetto reciproco, dall’odio e dalla violenza. Come scrive Moni Ovadia nella prefazione al testo tradotto da Silvio Ferrari per le Edizioni Saraj, «Rudo è l'uomo che sta dalla parte della vita, che cerca la memoria come costruzione di arte», ma nel tempo in cui trionfano i nazionalismi e infuriano le lotte anche di religione per gli artisti è difficile vivere. Abdulah Sidran, nato alle porte di Sarajevo nel 1944, è considerato una personalità centrale della letteratura e della poesia contemporanea. Ha avuto anche un ruolo decisivo nella storia del cinema slavo, avendo collaborato con Emir Kusturica per la sceneggiatura dei suoi primi film: Ti ricordi di Dolly Bell? (Leone d’oro a Venezia nel 1981) e Papà è in viaggio d’affari (Palma d’oro a Cannes nel 1985). Un apologo realista che può essere letto come metafora del mondo contemporaneo. In una stalla, dove due esseri viventi stanno subendo una radicale trasformazione genetica, un padrone dispotico e autoritario interviene a imporre con la forza e con il terrore la propria autorità. Delle due protagoniste, una è ormai diventata una vacca, da cui si munge il latte per il padrone; mentre l’altra tenta di resistere, cercando la forza necessaria nell’arte, e nell’insistenza con cui continua a suonare il suo flauto. Ma... Scritta nel 1985 da Mauricio Rosencof (Florida, 1933), la commedia traduce in grottesco la metafora realistica dei rapporti di classe in una dittatura del mondo contemporaneo. Drammaturgo, poeta, attivista politico e giornalista uruguayano, Rosencof è stato dirigente del Movimento di Liberazione Nazionale. Arrestato come Tupamaros nel 1972 viene ripetutamente torturato e tenuto in carcere fino al 1985, quando viene liberato. Attualmente vive a Montevideo, dove dal 2005 è assessore alla cultura nella giunta municipale. M I S E S E N E S PA C E : D R A M M AT U R G I A C O N T E M P O R A N E A I N R A S S E G N A A L T E AT R O S TA B I L E D I G E N O V A Ministero Beni e Attività Culturali soci fondatori COMUNE DI GENOVA PROVINCIA DI GENOVA REGIONE LIGURIA sostenitore sostenitore partner della stagione numero 37 • aprile | giugno 2013 Edizioni Teatro Stabile di Genova piazza Borgo Pila, 42 | 16129 Genova www. teatrostabilegenova.it Presidente Prof. Eugenio Pallestrini Direttore artistico e organizzativo Carlo Repetti Condirettore Marco Sciaccaluga Direttore responsabile Aldo Viganò Collaborazione Annamaria Coluccia Segretaria di redazione Monica Speziotto Autorizzazione Trib. di Genova n° 34 del 17/11/2000 Progetto grafico: art: Bruna Arena, Genova (03813) Stampa: Microart Genova 1996 Weisman e Pellerossa di George Tabori (Germania); Crepuscolo sulle Alpi di Peter Turrini (Austria); Tatuaggio di Dea Loher (Germania); Il Signor Paul di Tankred Dorst (Germania) 1997 La bella regina di Leenane di Martin McDonagh (Irlanda); Soliman di Ludwig Fels (Germania); Le conspose di Fatima Gallaire (Francia) 1998 Top Dogs di Urs Widmer (Svizzera); L’inverno sotto il tavolo di Roland Topor (Francia); La principessa Ranocchio di Kerstin Specht (Germania) 1999 Nella pianura normanna c’è un grande libro di Alessandro Spanghero (Italia); Qui si vive ancora di Véronique Olmi (Francia); Faccia di fuoco di Marius von Mayenburg (Germania) 2000 Bintou di Koffi Kwahulé (Francia); Der Totmacher di Romuald Karmakar e Michael Farin (Germania); Dublin Carol di Conor McPherson (Irlanda) 2001 Death Valley Junction di Albert Ostermaier (Germania); Pit-Bull di Lionel Spycher (Francia); Bartleby, lo scrivano di Tonino Bozzi (Italia) 2002 Mojo Mickybo di Owen McCafferty (Irlanda del Nord); Galois di Luca Viganò (Italia); La notte araba di Roland Schimmelpfennig (Germania) 2003 Una stazione di servizio di Gildas Bourdet (Francia); Coltelli nelle galline di David Harrower (Scozia); Uccelli assetati di Kristo Sagor (Germania) 2004 Strade / Corridoi di Sonia Arienta (Italia); La riga nei capelli di William Holden di José Sanchis Sinisterra (Spagna); Eden di Eugene O’Brien (Irlanda) 2005 La Chunga di Mario Vargas Llosa (Perù); La donna e il colonnello di Emmanuel Dongala (Congo); Holy Day di Andrew Bovell (Australia) 2006 Di eroi, di spie e altri fantasmi di Carlo Orlando e Nicola Pannelli (Italia); Polvere alla polvere di Robert Farquhar (Irlanda); Un posto luminoso chiamato giorno di Tony Kushner (Usa) 2007 Rum di Carlo Besozzi e Flavio Parenti (Italia); Qualcuno arriverà di Jon Fosse (Norvegia); Terrorismo di Oleg e Vladimir Presnjakov (Russia) 2008 Ingannati da Ghassan Kanafani (Italia); Daewoo di François Bon (Francia); Tre stelle sopra il baldacchino di Michael Zochow (Germania); Il buio di giorno di Henning Mankell (Svezia); Mojo Atlantic Club di Jez Butterworth (Gran Bretagna) 2009 La guerra di Klamm di Kai Hensel (Germania); Coronado di Dennis Lehane (Stati Uniti); Officina mia di Marco Taddei (Italia); Il ragazzo dell’ultimo banco di Juan Mayorga (Spagna); Controtempo di Christian Simeon (Francia) 2010 Le diable en partage di Fabrice Melquiot (Francia); Corto circuito di Piero Olivieri (Italia); Nordost di Torsten Buchsteiner (Germania) 2011 Sempre insieme di Anca Visdei (Romania / Francia), Persone predilette di Laura de Weck (Svizzera), Motor Town di Simon Stephens (Gran Bretagna) 2012 Benedictus di Motti Lerner (Israele); La huelga de las escobas di Roxana Aramburu, Patricia Suárez, Mónica Ogando (Argentina); Offices di Ethan Coen (Stati Uniti). locations esclusive a g e n o va e i n r i v i e r a VILLA DURAZZO S.MARGHERITA LIGURE PALAZZO DELLA MERIDIANA GENOVA Via pratolongo 6 r, 16131 Genova - tel. 010.377 3514 / 010.377 3527 www.capurroricevimenti.it - [email protected] aprile I giugno 2013 TGE03813_Giornale37_Schema Giornale 2012 03/04/13 09:27 Pagina 6 6I Dal 26 giugno la Scuola dello Stabile al Teatro della Corte in un classico di Eugène Labiche Un cappello di paglia, sognando il futuro Il saggio di una scuola di recitazione è sempre uno spettacolo. O almeno così è sempre stato per la Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Genova nella sua ormai pluridecennale storia. Momento d’importanza fondamentale nella formazione di un allievo attore, il così detto “saggio” nel presentarsi al pubblico, se da un lato deve rispondere alle esigenze distributive imprescindibili in una scuola dove il cast è sempre precostituito, dall’altro non può ignorare le aspettative di un pubblico che quando entra in una sala teatrale non viene per sottoporre i nuovi studenti a un esame, ma per godersi un evento: la didattica della recitazione sfocia nel suo esito naturale. Che poi i due aspetti – capacità degli uni e godimento degli altri – siano strettamente interdipendenti, è una verità lapalissiana che curiosamente spesso sfugge. Quest’anno, la nostra Scuola di Recitazione fa un’incursione nel vaudeville. Il testo scelto è quel Chapeau de paille d’Italie, che, scoppiato come un fuoco d’artificio sul palcoscenico del Palais-Royal di Parigi nel 1851, sarebbe poi rimasto, grande esemplare del genere, nella storia del teatro. Un classico dunque, anche se l’autore, il celebre Eugène Labiche, in collaborazione con l’altrimenti dimenticato Marc-Michel, lo scrisse per il piacere d’intrattenere i suoi spettatori senza la minima ambizione letteraria, tanto che quando Augier gli propose di pubblicargli il teatro al completo, sbalordì: «Queste farse sono opere? La grammatica e la sintassi m’intenterebbero causa per stupro!». Già. Ma l’inventiva, la leggerezza, la carica comica, lo scoppiettio delle battute si compongono in una grandiosa girandola che merita un posto d’onore nel grande libro della drammaturgia. Incongruenze narrative? Non c’è tempo per accorgersene e soprattutto non serve. Nessun alibi culturale, dunque. Però come non avvertire, nella pittura di quel piccolo mondo borghese, la divertita ma anche feroce beffa del perbenismo? Non c’è vaudeville senza canzoni. E com’è tradizione in tanto teatro leggero o ancor meglio parodistico, più che scriverne appositamente di nuove, si riprendono le arie in voga su cui i personaggi applicano parole ad hoc. È quel che qui fa Labiche: le musichette che indica dovevano suonare molto familiari alle orecchie del pubblico francese di metà Ottocento, ma altrettanto credo che accadrà ai nostri spettatori di oggi quando riconosceranno motivi appartenenti ormai alla storia della canzone italiana. Lo spettacolo vede impegnati tutti gli allievi della Scuola al completo; i ruoli principali sono sostenuti dagli attori appena diplomati. Non è questo il loro primo incontro col pubblico – in gennaio c’è stata l’esercitazione sul Sogno shakespeariano per la regia di Massimo Mesciulam – ma l’inversione rispetto al consueto calendario è solo temporanea in quanto è dovuta alla transizione dal vecchio al nuovo ordinamento della Scuola. Un cappello di paglia di Firenze è al Teatro della Corte dal 26 al 29 giugno 2013 (ore 20,30). Anna Laura Messeri Un cappello di paglia di Firenze Vaudeville in 5 atti di Eugène Labiche e Marc-Michel traduzione e regia canzoni a cura di luci Anna Laura Messeri Silvia Piccollo Stefano Ciraulo PERSONAGGI E INTERPRETI Fadinard, lo sposo Papà Nonancourt lo zio Vézinet il cugino Bobin Emile Tavernier, tenente Tardiveau, contabile Achille, visconte Beauperthuis Elena, la sposa Anais Clara, modista La Baronessa di Champigny la servitù: Félix, cameriere di Fadinard Virginia, cameriera in casa Beauperthuis Clotilde, cameriera della Baronessa Maggiordomo della Baronessa La forza pubblica: Caporale Trouillebert, sentinella Guardie corteo nuziale: invitati della Baronessa: donne in piazza: Foto di gruppo degli allievi della Scuola di Recitazione del Teatro Stabile con Anna Laura Messeri e Massimo Mesciulam. Al centro Anna Melato, a Genova per l’intitolazione della Scuola alla sorella Mariangela. (foto Paola Leoni) Andrea Cioffi Gennaro Apicella Nicolò Giacalone Filippo Giusti Valerio Puppo Alessio Praticò Valerio Puppo Alessio Praticò Silvia Biancalana Daniela Camera Valentina Badaracco Elisabetta Mazzullo Marco Falcomatà Rachele Canella Giulia Eugeni Davide Mazzella Giulio Della Monica Michele De Paola Davide Mazzella Valentina Badaracco Valeria Angelozzi Luigi Bignone Alice Giroldini Valentina Illuminati Giovanni Malafronte Valentina Badaracco Daniela Camera Giulio Della Monica Michele De Paola Valentina Illuminati Giulia Eugeni Valentina Illuminati Elisabetta Mazzullo Spettacoli ospiti 3 aprile | 19 maggio DOVE VA LA VITA IDENTITÀ di e con Marco Baliani e Maria Maglietta Duse, 3 - 7 aprile Identità personale e identità sociale. Il monologo di Marco Baliani conduce lo spettatore a compiere un suo viaggio interiore intorno a un concetto chiave del mondo contemporaneo. di Michèle Guigon Duse, 23 - 24 aprile Fuori programma Regia: Saverio Soldani Testimonianza autobiografica di una donna operata per un tumore al seno. Con Mariella Speranza una riflessione sulla vita e sulla morte. VOCI DI DENTRO di Gruppo Stranità Corte, 5 (h 20,30) e 6 (h 11) maggio Fuori programma Regia: Anna Solaro Tra teatro e terapia: la realtà e la solitudine degli “uditori di voci”. Una “prima nazionale” del Teatro dell’Ortica. EXIT di Fausto Paravidino Duse, 9-14 aprile PILLOWMAN di Martin McDonagh MARX, LA MOGLIE E LA FEDELE GOVERNANTE di Beppe Gambetta di Adele Cambria con Beppe Gambetta, John Jorgenson, Mike Dowling, Radim Zenkl Quattro musicisti per venti strumenti. La 13a edizione dell’annuale concerto di Gambetta esalta l’arte dei polistrumentisti. Duse, 17-21 aprile Regia: Marco Parodi Karl Marx raccontato dal punto di vista della governante da lui messa incinta. Con Simona Guarino e Elena Pau. aprile I giugno 2013 THE Regia: Fausto Paravidino La coppia raccontata dal genovese Fausto Paravidino. Con Sara Bertelà e Nicola Pannelli, una storia privata che diventa metafora del mondo: come in un film di Woody Allen. Duse, 30 aprile - 5 maggio SHINING CITY Sconsigliato ai minori Regia: Carlo Sciaccaluga Due poliziotti e uno scrittore sospettato di terribili delitti. L’arte tragicomica di McDonagh per una storia che non dà respiro. di Conor McPherson ACOUSTIC NIGHT GIOVANNI EPISCOPO Corte, 2 - 4 maggio Duse, 7 - 12 maggio Regia: Matteo Alfonso e Tommaso Benvenuti Un giovane terapeuta e i suoi primi tre pazienti. L’irlandese McPherson costruisce un testo teatrale dove il vero protagonista è il senso di colpa. da Gabriele d’Annunzio Duse, 15 - 19 maggio Regia: Daniela Ardini Nel 150° anno dalla nascita, conoscere d’Annunzio attraverso il suo romanzo più realista e misterioso. TGE03813_Giornale37_Schema Giornale 2012 03/04/13 09:27 Pagina 7 I7 Lo Stabile al Festival di Napoli 2013 “La bisbetica domata” con la regia di Andrej Konchalovskij e la novità italiana “Il gioco dei re” Un classico shakespeariano (La bisbetica domata) e una novità italiana sul mondo degli scacchi (Il gioco dei re di Luca Viganò) sono i due spettacoli con i quali il Teatro Stabile di Genova è stato invitato a partecipare al Napoli Teatro Festival 2013. Interpretata da un ricco cast d’attori, nato dall’intreccio delle compagnie dello Stabile di Genova (oltre a Federico Vanni, anche Roberto Alinghieri, Flavio Furno, Roberto Serpi e Mauro Andrej Konchalovskij Pirovano) e di quello di Napoli (con Mascia Musy, sono in locandina Paolo Bufalino, Vittorio Corcalo, Matteo Corvino, Selene Gandini, Antonio Gargiulo, Francesco Migliaccio, Giuseppe Rispoli), La bisbetica domata sarà al Teatro San Ferdinando l’8, 9 e 10 giugno. Lo spettacolo segna l’esordio teatrale italiano del russo Andrej Konchalovskij, il quale ha raggiunto fama internazionale come regista cinematografico (basti ricordare film quali A trenta secondi dalla fine o Tango & Cash), ma in patria come sui palcoscenici internazionali è molto noto per le sue messe in scena di spettacoli quali Il gabbiano di Cechov a Parigi (1987), un Re Lear a Varsavia (2006) e uno Zio Vanya a Mosca (2009). «Shakespeare – così come Cechov, Strindberg o altri autori classici – rappresenta sempre una sfida per un regista», annota Konchalovskij: «Sono drammaturghi capaci di portare sulla pagina un mondo unico che non è sempre facile decifrare... proprio come la Vita stessa può essere interpretata in mille modi differenti». Un classico capace di parlare agli spettatori di tutti i tempi, pertanto. Uno spettacolo che Konchalovskij intende coniugare tutto sul terreno di un contagioso vitalismo, nel quale risplenda la luce della migliore tradizione del teatro italiano. Al centro di Il gioco dei re (in scena al Teatro Sannazaro il 12 e 13 giugno) stanno due personaggi storici, i cui nomi hanno risonanze mitiche per i cultori degli scacchi: il cubano José Raúl Capablanca, campione del mondo dal 1921 al 1927, e il russo Alexander Alekhine che sconfisse Capablanca in una sfida passata alla storia e rimase in carica, con una breve interruzione, sino alla morte avvenuta nel 1946. «Questa è la storia di due amici, nella prima metà del ventesimo secolo» anticipa Luca Viganò (autore del quale il Teatro Stabile di Genova ha già messo in scena negli anni scorsi Galois, sempre con la regia di Marco Sciaccaluga): «Le loro parabole inverse, entrambe caratterizzate dall’ascesa e dalla conseguente caduta, coincidono con le parabole delle fasi storiche del primo Novecento. Il “re bianco”, Capablanca, aveva tutto (il titolo di campione del mondo, l’amore, la bella vita) e se lo è lasciato sfuggire dalle mani un po’ a causa della propria incapacità di vivere in modo consapevole e un po’ perché il 1929 e la Grande Depressione glielo hanno portato via. Il “re nero”, Alekhine, passerà tutta la vita a cercare di colmare un vuoto che è cominciato con il suo esilio: lui, russo di nascita, è stato dichiarato nemico della patria dall’Unione Sovietica». Gli scacchi come metafora della storia, pertanto; personaggi “veri” per raccontare un conflitto dalla valenza universale. Con Antonio Zavatteri e Aldo Ottobrino, ci sono anche Alice Arcuri, Fabrizio Careddu, Cristiano Dessì, Alberto Giusta e Massimo Mesciulam. Scene e costumi di Guido Fiorato. Alexandre Alekhine e José Raúl Capablanca alla scacchiera D’ANNUNZIO IN MOSTRA Foyer della Corte MAGGIO 2013 In occasione dello spettacolo Giovanni Episcopo, in scena al Teatro Duse dal 15 al 19 Maggio e realizzato nell’ambito del progetto Gabriele d’Annunzio e Genova. Viaggio ideale nel mondo dell’immaginifico, Lunaria Teatro e lo Stabile di Genova propongono nel Foyer del Teatro della Corte la mostra fotografica Aldo Trionfo per Gabriele d’Annunzio. La mostra, che presenta materiali fotografici di proprietà dell’Archivio Trionfo custodito da Lunaria Teatro, è curata da Giorgio Panni e rimarrà aperta tutto il mese di maggio. Ingresso libero INTORNO AL TESTO E OLTRE Per il quinto anno consecutivo, prosegue il progetto Intorno al testo e oltre, promosso da un gruppo di docenti coordinati dalla prof.ssa Carla Olivari. L’interesse del mondo della scuola si è concentrato quest’anno soprattutto sui classici, con Antigone in primo piano: vi stanno lavorando il Cassini (classe IV A, prof.ssa Fontana), il Liceo Colombo (classe V D, prof.sse Di Garbo, Pastorino e Barisone), e il Liceo D’Oria (classi III B, IV G e V G, prof.ssa Terrana). Ma buona attenzione hanno anche Edipo tiranno e Troiane. Sempre al Liceo Colombo, poi, la prof.ssa Serra guiderà la classe IV B a lavorare sul tema della cattiveria, prendendo spunto dallo spettacolo R III-Riccardo Terzo. Valutati da una commissione composta da docenti e giornalisti, tutti i lavori prodotti nelle scuole nell’ambito del progetto Intorno al testo e oltre (consegna entro il 30 aprile) saranno presentati in pubblico, nel foyer della Corte, nel corso del mese di maggio. Datasiel al servizio del Sistema Liguria Soluzioni informatiche innovative per il cittadino. collegati al territorio [Datasiel e Regione Liguria] collegati al futuro www.datasiel.net aprile I giugno 2013 TGE03813_Giornale37_Schema Giornale 2012 03/04/13 09:30 Pagina 8 8I 1993-2012 Vent’anni di Mariangela allo Stabile Mi costa un incredibile, attonito dolore essere qui a scrivere poche, inadeguate parole per ricordare Mariangela, la sua vita e la sua arte, usando verbi definitivamente al passato: era, credeva, sentiva. Parole al passato per lei che invece guardava sempre al futuro, al domani, per inseguire una scommessa ancora più alta della precedente, per fare un incontro (con un regista, con un compagno di scena, con un pubblico diverso) che aprisse nuove prospettive, nuove varianti in un lavoro che ha sempre amato, a cui molto aveva dato e molto aveva chiesto in cambio, un lavoro che aveva come fine ultimo quello di rispettare ogni giorno di più il pubblico e di cercare di capire qualcosa in questa vita così confusa, nel tempo che ci è stato assegnato dal destino. Rigorosa e anarchica, coraggiosa e fragile, sensibilissima e dura, egocentrica e generosissima, un costante contrasto che era la forza di una personalità complessa e affascinante come lo sono quelle dei grandi protagonisti. E grande protagonista del ‘900 lo è sicuramente stata Mariangela Melato, donna e artista con la quale ho avuto la fortuna di condividere più di vent’anni di alto lavoro di palcoscenico e un’amicizia davvero profonda. Dopo gli esordi, l’incontro con il teatro (Fo, Visconti, Sepe, Ronconi) e i grandi film con la Wertmuller, Mariangela ha trovato una casa definitiva, la sua casa d’artista nel Teatro Stabile di Genova, per il quale ha lavorato incessantemente dal 1993 al 2012, regalando al pubblico 14 spettacoli, molti dei quali fanno già parte della storia del teatro, da Un tram che si chiama desiderio a L’affare Makropulos, da Quel che sapeva Maisie a Fedra, da Madre Courage a Nora alla prova. In questi spettacoli Mariangela Melato ha saputo passare con una stupefacente e apparente facilità (ogni nuovo traguardo era invece frutto non solo di un talento rarissimo, ma di una quotidiana, costante ricerca e fatica) dal comico al tragico, dal classico al contemporaneo, da una donna di trecento anni a una bambina di dodici, da una centaura a un’inedita Nora-Christine; portando in ogni prova la personalissima testimonianza di una donna, di un’artista che con sensibilità e intelligenza riusciva a “leggere”, nella vita di tutti i giorni, le vibrazioni che le servivano poi per dare carne e sangue ai suoi personaggi. Questa è stata, è Mariangela Melato: perché un’artista come lei, anche se non c’è più, ci resta dentro, per sempre. Carlo Repetti Nora alla prova 2010 | 2011 L’anima buona del Sezuan 2008 | 2009 Chi ha paura di Virginia Woolf? 2004 | 2005 Il dolore 2009 | 2010 La centaura 2004 | 2005 Quel che sapeva Maisie 2001 | 2002 Madre Courage e i suoi figli 2002 | 2003 Fedra 1998 | 1999 Tre variazioni della vita 2000 | 2001 L’affare Makropulos 1993 | 1994 La dame de chez Maxim 1997 | 1998 Il lutto si addice ad Elettra 1996 | 1997 Tango barbaro 1994 | 1995 Un tram che si chiama desiderio 1993 | 1994 In ricordo di Mariangela Melato, il Teatro Stabile ha allestito nel foyer della Corte una mostra fotografica dedicata alla sua attività genovese e ha organizzato la proiezione dei video di quasi tutti gli spettacoli da lei realizzati con lo Stabile di Genova. La Rassegna video prosegue nel mese di aprile alle ore 16 con le seguenti proiezioni a ingresso libero: venerdì 5 mercoledì 10 venerdì 12 lunedì 15 mercoledì 17 venerdì 19 Fedra di Jean Racine presenta Marco Sciaccaluga Nora alla prova da Henrik Ibsen presenta Livia Cavaglieri Tre variazioni della vita diYasmina Reza presenta Stefano Bigazzi La centaura di Giovan Battista Andreini presenta Alberto Beniscelli Madre Courage e i suoi figli di Bertolt Brecht presenta Eugenio Buonaccorsi Chi ha paura di Virginia Woolf?diEdward Albee presenta Gianna Schelotto a Palazzo Ducale MOSTRE Tina Modotti. Un nuovo sguardo 16 marzo_21 aprile 2013 Geishe e Samurai. Esotismo e fotografia nel Giappone del ‘800 18 aprile_25 agosto 2013 Tristanoil. Il film più lungo del mondo 25 aprile_15 maggio 2013 Stanley Kubrick fotografo 1 maggio_25 agosto 2013 Il Gran Teatro dei Cartelami. Scenografie del sacro 11 maggio_25 agosto 2013 aprile I giugno 2013 INCONTRI La Storia in Piazza. Identità sessuali 18_21 aprile 2013 Psicoanalisi. Un metodo pericoloso? fino al 31 maggio 2013 Fine dell'immagine. Un percorso tra media, neuroscienze e filosofia maggio_giugno 2013 Cittadinanza sostantivo plurale maggio_giugno 2013