n° 37 Aprile Giugno 2013 - Teatro Stabile di Genova

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A N N O X I V | N U M E R O 37 | A P R I L E > G I U G N O 2013
I ragazzi irresistibili
Il teatro
di Neil Simon
Tra cinema
e palcoscenico
2
I ragazzi irresistibili
Conversazione con
Marco Sciaccaluga
La nascita
dei “Ragazzi”
3
Che strano momento, questo.
Un paese “sull’orlo di una crisi di nervi”
per dirla con Almodovar. Una città
che si sente sempre più debole
pensando al suo domani. E noi qui, in
piedi al centro di questa “Isola che c’è”
che è il Teatro Stabile – profondamente
e dolorosamente feriti dalla partenza
definitiva della nostra cara Mariangela
Melato – che non molliamo la presa,
ma anzi che vi presentiamo, con una
fiducia nel domani che non sa di
incoscienza ma di speranza della
ragione, l’ultima gioiosa parte di una
stagione teatrale che fino ad ora
è andata bene, proprio bene,
nel gradimento e nella presenza del
pubblico, e che speriamo finisca anche
meglio. Perché questo è il nostro
compito, semplice: parlare ai giovani,
agli anziani, fare pensare, divertire,
emozionare, stupire se possibile, aiutare
a guardare oltre, e coltivare la speranza
che assieme, guidati dalla forza
che la cultura sa dare, ce la si può fare.
E le tappe di questa ultima parte
del viaggio di cui parliamo in questo
giornale sono, mi pare, piacevoli.
A incominciare da quei Ragazzi
irresistibili di Neil Simon, con Eros Pagni
e Tullio Solenghi per la prima volta
protagonisti assieme, scelto con Marco
Sciaccaluga per dimostrare a tutti,
anche ai più prevenuti, che i “generi”
molto spesso significano poco, che le
etichette (teatro leggero, impegnato, da
boulevard, commerciale, classico) sono
spesso limitate e limitanti, e che un
autore come Simon in certe opere come
questi Ragazzi, può avere dietro alla
forza comica delle battute una acutezza,
una profondità e una commiserevole
tenerezza per i suoi personaggi degne
dei cosiddetti grandi autori del ‘900.
A seguire altri quattro incontri a ingresso
libero per ripercorrere il pensiero di uno
dei maggiori filosofi di sempre, quel
Platone che già nella scorsa stagione ha
riempito come una star per cinque sere
il Teatro della Corte. E infine
l’appuntamento con la diciottesima
edizione delle nostre Mises en espace,
vera palestra per giovani attori e registi e
vetrina dove proporre al pubblico alcune
delle pagine più interessanti della
drammaturgia contemporanea.
E oltre a questi, tre spettacoli ospiti Exit,
The Pillowman, Shining City, che
mostreranno ancora una volta la qualità
di attori, autori e registi formatisi negli
anni alla nostra Scuola di Recitazione.
E proprio la Scuola con la regia
della sua direttrice Anna Laura Messeri
chiuderà poi la stagione con
Un cappello di paglia di Firenze.
Ancora tante occasioni, insomma,
per stare assieme sull’“Isola che c’è”.
Carlo Repetti
Grandi Parole
Dialoghi di Platone
Parte seconda
“Arte, Linguaggio,
Politica, Educazione”
4
Mises en espace
XVIII Rassegna:
dalla Norvegia
dalla Bosnia
dall’Uruguay
5
Scuola di Recitazione
“Un cappello
di paglia
di Firenze”
nota di Messeri
6
Stabile a Napoli
“La bisbetica domata”
di Konchalovskij
e “Il gioco dei re”
una novità italiana
7
Mariangela Melato
1993-2012: 20 anni
con lo Stabile
Mostra fotografica
e Rassegna video
8
RIDERE CON I ‘‘RAGAZZI’’
DEL VAUDEVILLE
alla Corte
2 aprile
24 aprile
Tullio Solenghi e Eros Pagni in I ragazzi irresistibili (foto di Beppe Veruggio)
Come accade sempre nelle migliori opere di Neil Simon, I ragazzi irresistibili
è una commedia attraversata insieme da una comicità calorosa
e da una poetica rappresentazione della vita: un omaggio alla vecchiaia di due comici
di successo e insieme un’affettuosa testimonianza della gloriosa tradizione del
vaudeville americano. Prodotto dal Teatro Stabile di Genova, per la regia di Marco
Sciaccaluga e l’interpretazione nei ruoli principali di Eros Pagni e Tullio Solenghi,
lo spettacolo non solo rompe il pregiudizio di un teatro pubblico paludato e musone,
ma porta anche in primo piano, insieme con l’idea di un “teatro d’arte” che non fa
distinzioni di genere, la forza comunicativa della scrittura drammaturgica di Neil
Simon, sempre intesa a parlare dell’uomo: pur dall’angolazione liberatoria della risata.
Dopo di aver trascorso insieme più di quarant’anni della loro vita,
due ex comici di vaudeville si erano separati, ponendo così fine a una coppia
di successo. Ma, mentre Al Lewis è andato in pensione tranquillamente,
Willie Clark non ha mai perdonato al socio di aver messo fine
alla sua carriera prima di quando lui avrebbe voluto.
Ora – per iniziativa del nipote e agente di Willie – la coppia ha l’occasione
di ricomporsi per proporre davanti all’occhio della telecamera lo sketch
che la rese famosa; ma molti ancora sono gli ostacoli da superare,
inaspriti dal trascorrere degli anni e dagli acciacchi dell’età. Con Pagni e Solenghi,
sono in scena anche Mariangeles Torres, Massimo Cagnina, Marco Avogadro
e Pier Luigi Pasino. Nuova versione italiana di Giuliana Manganelli.
Scene e costumi di Guido Fiorato; musiche di Andrea Nicolini e luci di Sandro Sussi.
Lo Stabile in scena
al Festival 8 giugno
di Napoli 13 giugno
Dialoghi di Platone
Arte e Bellezza
Linguaggio e Retorica
Politica e Giustizia
Educazione dei giovani
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Anche quest’anno, il tradizionale ciclo delle “Grandi Parole” viene
dedicato dallo Stabile di Genova ai Dialoghi di Platone. Dopo il
clamoroso successo del ciclo organizzato lo scorso anno, ecco pertanto
che gli spettatori convenuti al Teatro della Corte (l’ingresso è libero sino
all’esaurimento dei posti) sono invitati ora a riflettere sulle idee di Arte
e bellezza (lunedì 8 aprile: letture da Fedro, dallo Ione e dal “Libro X” di
La Repubblica), Linguaggio e Retorica (sabato 13 aprile: Il Cratilo e
Gorgia), Politica e Giustizia (lunedì 22
aprile: La Repubblica), Educazione
dei giovani (lunedì 6 maggio:
Apologia di Socrate, La Repubblica). La lettura è affidata ad attori da sempre
cari allo Stabile genovese
(Eros Pagni, Massimo Venturiello, Tullio Solenghi e
Omero Antonutti, affiancati da Orietta Notari, Fiorenza Pieri, Federica Granata e
Alice Arcuri), mentre a condurre i
singoli incontri ci sono una storica
della filosofia (Maria Michela Sassi), un linguista (Andrea Moro),
un giornalista politologo (Paolo Flores d’Arcais) e un romanziere che
proviene dal mondo della scuola (Domenico Starnone).
14 maggio
1° giugno
Mises
en espace
alla Piccola Corte
Il Teatro Stabile di Genova propone nell’anfiteatro eretto sul
palcoscenico della Corte (Piccola Corte) la XVIII edizione della
Rassegna di Drammaturgia Contemporanea. Il cartellone prevede
la “mise en espace” di tre nuovi testi provenienti dalla Norvegia
(dal 14 al 18 maggio, ore 20.30, sarà rappresentato Fratelli di sangue di Axel Hellstenius), dalla Bosnia (dal 21 al 25 maggio, andrà
in scena A Zvornik ho lasciato il mio cuore di Abdulah Sidran) e
dall’Uruguay (dal 28 maggio al 1° giugno, sempre alle 20.30, sarà
la volta di La lotta nella stalla di Mauricio Rosencof). Tre testi capaci
di parlare del mondo attuale ora attraverso una storia di malessere
psichico-sociale (Fratelli di sangue, regia di Mauro Parriniello), ora
affrontando di petto la tragedia della guerra civile nella exJugoslavia (A Zvornik ho lasciato il mio cuore, regia di Filippo Dini)
e ora anche privilegiando la forte valenza ideologica e politica di
una metafora fantastica (La lotta nella stalla, regia di Mario Jorio).
Lo Stabile di Genova è stato invitato a partecipare
al Napoli Teatro Festival 2013 con la prima
nazionale di due spettacoli che saranno proposti
nel cartellone d’abbonamento della prossima
stagione. Si tratta di La bisbetica domata di
William Shakespeare (coprodotto con Napoli e
con il Teatro Metastasio di Prato) che, per la regia
di Andrej Konchalovskij e con l’interpretazione
nei ruoli principali di Mascia Musy (Caterina) e di
Federico Vanni (Petruccio), sarà al Teatro San
Ferdinando di Napoli nelle serate dell’8, 9 e 10
giugno. Pochi giorni dopo (12 e 13 giugno),
debutterà sul palcoscenico del Teatro Sannazaro
Il gioco dei re: novità italiana sul mondo degli
scacchi scritta da Luca Viganò e messa in scena
da Marco Sciaccaluga, con Antonio Zavatteri
(Capablanca) e Aldo Ottobrino
(Alekhine)
protagonisti.
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2 I I ragazzi irresistibili
L’irresistibile ascesa al successo
di Neil Simon
Rappresentata per la prima volta nel
1972, quando Neil Simon aveva
quarantacinque anni, I ragazzi
irresistibili è la dodicesima delle
trentaquattro commedie scritte da un
autore sempre molto amato dal pubblico
e che gode di una crescente attenzione
da parte della critica. Con il suo ormai
cinquantennale successo teatrale,
cui si aggiungono due dozzine
di sceneggiature cinematografiche e
un numero incalcolabile di sketches
televisivi, Neil Simon è uno scrittore
molto prolifico. Per quasi quarant’anni
una sua nuova commedia fu in
cartellone nei teatri di Broadway
e innumerevoli sono ancora oggi
le rappresentazioni delle sue “pièces”
sui palcoscenici di tutto il mondo.
Anche solo questi pochi dati numerici
stanno a testimoniare le capacità
profetiche di quel critico teatrale del
“New York Times”, Frank Rich, che già
negli anni Sessanta aveva indicato in
Neil Simon il «drammaturgo di maggior
successo dei prossimi tre decenni».
Ammirato per la costante brillantezza
dei dialoghi che caratterizza le sue
commedie e definito in più occasioni
il “re della risata”, Neil Simon è autore
di commedie che affrontano argomenti
anche molto seri. «Credo che la mia
predilezione per la commedia derivi
dalla convinzione che, se non si sorride
alla vita, questa corre il rischio di
diventare insopportabile» ha detto una
più problematici della vita stessa. «La
sintesi tra contenuti seri e forma di
commedia – ha scritto il critico e
saggista Mark Fischer – è la
caratteristica più evidente del teatro di
Simon, ma anche quella più
sottovalutata da chi ritiene le sue opere
troppo popolari, troppo di successo, per
avere a che fare con l’“arte”». E questo
pregiudizio ha sovente impedito di
capire che invece le sue commedie sono
così divertenti proprio perché chiamano
sempre in causa la rappresentazione
degli esseri umani. E lo fanno
privilegiando un particolare amore per il
linguaggio e per la purezza della battuta
comica perfettamente calibrata: qualità
certo non secondarie per il suo successo
con il grande pubblico.
Uno stile, questo, cui Neil Simon deve la
sua celebrità, che è anche il prodotto
decantato da lunghi anni di formazione.
Cresciuto durante gli anni della Grande
Depressione nel Bronx, figlio di Mamie
(una magazziniera) e di Irving (un
commesso viaggiatore scarsamente
presente nella vita famigliare), Neil
Simon nasce il 4 luglio 1927 a New York.
Il fratello maggiore Danny, di quasi nove
anni più vecchio di lui, diventa di fatto il
suo punto di riferimento, nel corso di
una fanciullezza non particolarmente
felice. Per far quadrare i conti, Mamie
affittava stanze e a questo proposito
Neil disse una volta: «L’orrore di quegli
anni è stato che non abitavo in una casa
Tullio Solenghi, Massimo Cagnina ed Eros Pagni
volta l’autore di I ragazzi irresistibili,
e tutte le sue opere sono lì a
testimoniare come si possa far ricorso
all’umorismo non solo per intrattenere
in modo piacevole il pubblico, ma anche
per mettere in gioco alcuni degli aspetti
dove viveva una sola famiglia in rovina
(la nostra), ma cinque
(con quelle degli affittuari)».
Le commedie di Neil Simon nascono
da questo “background” e di esso si
alimentano, utilizzando la risata come
Una foto d’insieme: Eros Pagni, Pier Luigi Pasino, Marco Avogadro, Massimo Cagnina, Mariangeles Torres, Tullio Solenghi
un buon meccanismo di difesa nei
confronti della disgregata educazione
in una famiglia ebraica appartenente
al ceto medio-basso.
Il talento di Neil Simon per scrivere
battute comiche si manifestò la prima
volta quando, all’età di 15 anni,
collaborò allo spettacolo organizzato dal
fratello nel suo posto di lavoro. Da allora
in poi, e per dodici anni successivi,
Danny e Neil lavorarono insieme in
alcuni degli show più popolari della
radio e della televisione di allora,
collaborando con artisti di primo piano
quali Sid Caesar o Jerry Lewis. Insieme
a loro, c’era anche il giovane Woody
Allen che, a proposito di Danny (morto
nel 2005), avrebbe in seguito detto:
«Tutto quello che so sull’arte di scrivere
la commedia, l’ho imparato in modo
inequivocabile da Danny Simon».
Danny è stato anche una presenza
ricorrente nelle opere teatrali di Neil.
Personaggi che presentano più di una
somiglianza con Danny sarebbero,
infatti, apparsi in Alle donne ci penso
io (un rubacuori), Appartamento al
Plaza (un produttore hollywoodiano) e
in Brighton Beach Memoirs (un
fratello più grande). Anche La strana
coppia nasce probabilmente dalla vita
di Danny che proprio poco prima che
Neil scrivesse la commedia aveva
divorziato e condivideva
un appartamento con un amico. E nei
bisticci tra Willie Clark e Al Lewis,
i protagonisti di I ragazzi irresistibili,
c’è chi ha voluto intravvedere la libera
trasposizione – pur in un contesto
storico differente e in un’età che non
era ancora la loro – della solidarietà
culturale, ma anche dei non sempre
facili rapporti esistenziali, che legavano
indissolubilmente i due fratelli Simon.
Tra cinema e teatro
Neil Simon con il regista (Alan Arkin) e i protagonisti
(Sam Levene e Jack Albertson) della prima
rappresentazione di I ragazzi irresistibili. Broadway ‘72
George Burns e Walter Matthau
Danny De Vito e Richard Griffith
attualmente in scena a Londra
La prima Vaudeville House
fu inaugurata a New York, nel 1840,
in una sala dove si presentavano
spettacoli in forma di rivista, fatti
di sketches comici, numeri musicali,
siparietti sentimentali, balletti
e canzoni: simili in questo a quello
che sarà il nostrano avanspettacolo.
Solo all’inizio del Novecento, però,
il “vaudeville” conquistò il pubblico
americano e le sale si moltiplicarono
a centinaia. Gli anni Venti sono
il periodo d’oro del “vaudeville”,
il quale – come osserva lo storico
Douglas Gilbert – diventa «un
importante capitolo non soltanto
della storia del teatro, ma della storia
americana stessa». Il successo del
“genere” fa nascere tra le Compagnie
di “vaudeville” una forte concorrenza,
destinata a inasprirsi quando da oltre
Atlantico arrivarono i nuovi comici
(tra questi anche i giovanissimi
Charles Chaplin e Buster Keaton)
che fecero poi fortuna sullo schermo.
Il trionfo del cinema e l’aumentata
popolarità della radio rendono però
sempre più difficile la sopravvivenza
del “vaudeville” come forma
di divertimento di massa. Nel 1932,
la chiusura del Palace Theatre a
Broadway segnò simbolicamente
la fine dell’epoca eroica di quel teatro
che fa da sfondo a I ragazzi irresistibili,
per i quali sembra che Neil Simon
si sia ispirato direttamente alla coppia
composta da Joseph Sultzer e Charles
Marks (in arte Smith & Dale),
applauditissimi interpreti di sketches
ambientati in luoghi quotidiani:
ambulatori, banche, scuole e ristoranti.
Ristorante Ippogrifo
via Raffele Gestro, 9r | 16129 Genova | telefono: 010 592764 | fax: 010593185
mail: [email protected] | www.ristoranteippogrifo.it
Il Ristorante Ippogrifo è situato in zona Foce, a poche centinaia di metri dal Teatro della Corte.
: Aldo Ottobrino, Erosla
Pagni
e Federica Granata
Aperto a pranzo, cena e dopo-teatro. IÈN ALTOconsigliabile
prenotazione.
IN MEZZO: Una foto d’insieme. Al centro, Nicola Pannelli,
Eros Pagni e Orietta Notari
IN BASSO: Nicola
Pannelli, Massimo Cagnina
Presentando il biglietto di uno spettacolo
in programma
al Teatro della Corte o al Duse, il ristorante riserverà
e
Roberto
Alinghieri
agli spettatori e agli abbonati del Teatro Stabile di Genova uno sconto speciale del 15% sulla cena dopo-teatro.
PAGINA 3: Nicola Pannelli e Federico Vanni
aprile I giugno 2013
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I ragazzi irresistibili I 3
Conversazione con Marco Sciaccaluga, regista dello spettacolo in scena alla Corte
Il ruolo degli attori.
Le scelte della regia, secondo me, non possono mai
prescindere dagli attori che recitano i personaggi. Certo
Willie è più scritto, costruito e trasparente, mentre Al
risulta più misterioso e più segreto; ma poi quello che
conta è che Willie e Al saranno i plausibili risultati della
specificità attoriale di Eros Pagni, con i suoi borborigmi da
orso furente, e di Tullio Solenghi, con la sua recitazione
comica solo apparentemente distaccata, perché capace di
non perdere mai il ritratto di un’anima.
La comicità, tra precisione e divertimento.
Nel teatro comico, quale certo è I ragazzi irresistibili, ci
vuole sempre una buona dose di divertimento in chi lo fa;
ma non c’ è niente più del comico che richiede un lavoro
iper-scientifico. Lo sottolineavano già Stan Laurel o Karl
Valentin, ma lo ripete molto bene anche Neil Simon
quando nel finale della commedia mette in bocca a Willie,
rimproverato da Al di non essersi mai divertito veramente,
la battuta: «Se volevo divertirmi, compravo un biglietto».
Chi si deve divertire è il pubblico; mentre saper far ridere
richiede sempre un duro lavoro.
Eros Pagni eTullio Solenghi. In alto a destra: Eros Pagni, Mariangeles Torres e Marco Avogadro
del teatro nel quale Willie e Al hanno trascorso
tutta la loro esistenza: ci sono il vaudeville e l’arte
dell’attore, il tempo che ha consumato
i “generi” e cancellata la memoria delle stars. Neil Simon
ci ricorda come il teatro sia quella cosa che muore nel
momento in cui nasce e mi sembra drammaturgicamente
molto bello il fatto che il disperato tentativo di far rivivere
il passato (lo sketch da recitare nel “revival” televisivo)
finisca con l’esplodere a contatto con la vita, con il
rapporto di amore-odio che lega i due protagonisti.
Il teatro e la televisione.
Nello spettacolo, ho molto accentuato l’incompatibilità di
questi due mondi: il teatro di Willie e Al è vitalità,
immediatezza e improvvisazione; mentre la televisione è
fatta di risate registrate e di formalizzazione. Quei due
grandi comici al tramonto vengono calati in un universo
che di fatto li nega. Nel paradosso di eternarli, in realtà li
disintegra. In questo senso, I ragazzi irresistibili è un
grande atto d’amore per quella cosa meravigliosamente
effimera che è il teatro, diventando – mi pare – anche una
metafora della vita tutta. Un po’ scherzosamente, a modo
suo, Simon sembra dirci che la vita è uno sketch, destinato
a consumarsi nella insensatezza del suo svolgimento.
Mettere in scena Neil Simon.
Come dice Peter Brook, il testo è musica e il regista deve
far risuonare bene le note. La sua funzione è quella del
direttore d’orchestra, con tutta la responsabilità
interpretativa che questo comporta. Ora, I ragazzi
irresistibili non è certo un testo al quale si può
sovrapporre una propria arbitraria visione del mondo;
ma è anche una partitura comica molto meno meccanica
di quella che, ad esempio, contraddistingueva La strana
coppia. Qui, i personaggi richiedono l’attribuzione di una
temperatura emotiva, esistenziale, anche psicosomatica
(non psicologica), che non è mai banale. Si prendano ad
esempio i due film tratti da I ragazzi irresistibili: le
battute sono fondamentalmente le stesse, ma il rapporto
di coppia viene di fatto ribaltato: nel primo, il più
rimbambito è George Burns (Al), mentre nel secondo è
Peter Falk (Willie) a fianco del quale Woody Allen risulta
molto più competente a vivere.
(a cura di Aldo Viganò)
PROVINCIA DI GENOVA
REGIONE LIGURIA
I ragazzi irresistibili
Dialoghi brillanti per attori di classe.
In modo alquanto sbrigativo il teatro di Neil Simon è stato
così definito, ma pur nella sua verità l’epigrafe non è certo
esaustiva per I ragazzi irresistibili dove, al di là
dell’indubbia brillantezza dei dialoghi, c’è sempre anche
uno sguardo personale sull’uomo, sull’arte e sul teatro: c’è,
cioè, quel retrogusto capace d’illuminare la condizione
umana che appartiene a tutti i grandi comici.
Dove è il mondo?
Nella commedia ci sono due mondi concentrici. Da una
parte, c’è New York, la Grande Mela che per Willie è
sinonimo della vita stessa, mentre per Al è come un
fantasma della memoria, avvolto nella nebbia vaporosa
della campagna, tra gli alberi e il cinguettio degli uccelli
del New Jersey. Ma, dall’altra, c’è anche il grande mondo
soci fondatori
COMUNE DI GENOVA
Neil Simon versione italiana di Giuliana Manganelli
LA VITA IN UNO SKETCH
Ministero Beni e Attività Culturali
PERSONAGGI E INTERPRETI
Willie Clark
Al Lewis
Ben Clark
L’infermiera
Eddie
Il regista televisivo
regia
scene e costumi
musiche
luci
assistente alla regia
assistente alle scene
direttore di scena
attrezzista
capo macchinista
capo macchinista
capo elettricista
fonico
sarta
parrucchiera e truccatrice
amministratore di compagnia
responsabile allestimento tecnico
ufficio stampa
progetto e realizzazione trucchi
scena realizzata da
costumi realizzati da
musiche registrate presso
esecutori musiche registrate
fotografie di scena
sostenitore
sostenitore
Eros Pagni
Tullio Solenghi
Massimo Cagnina
Mariangeles Torres
Marco Avogadro
Pier Luigi Pasino
Marco Sciaccaluga
Guido Fiorato
Andrea Nicolini
Sandro Sussi
Marco Avogadro
Chiara Attinà
Bruno Brighetti
Desirée Tesoro
Angelo Palladino
Maurizio Taverna
Marco Giorcelli
Claudio Torlai
Annalisa Recchioni
Barbara Petrolati
Elena Marta Grava
Sandro Sussi
Mirella Ciferri
Sandra Monetti
Bruna Calvaresi
Spazio Scenico - Roma
D’Inzillo Sweet Mode - Roma
Studio Riserva Sonora - Arquata Scrivia
Andrea Nicolini, pianoforte
Enrico Testa, armonica
Erika Ferroni, tromba
Stefano Guazzo, sassofoni
Dado Sezzi, batteria
Roberto Piga, violino
Federico Bagnasco, contrabbasso
Beppe Veruggio
partner della stagione
Giovedì 18 aprile, alle ore 17.30 nel Foyer del Teatro della Corte
Eros Pagni e Tullio Solenghi incontrano il pubblico,
nel corso di una conversazione condotta da
Umberto Basevi nell’ambito del ciclo “Conversazioni
con i protagonisti” e in occasione della messa in scena di
I ragazzi irresistibili di Neil Simon.
L’incontro è organizzato in collaborazione con
l’Associazione per il Teatro Stabile di Genova.
INGRESSO LIBERO
Così Simon racconta la nascita di quei Ragazzi
Nel 1971, pochi mesi prima di partire per le vacanze, scartabellai
nell’angolo più nascosto della mia scrivania per cercare la cartella
“Inizi di commedie”. Quella cartella era un’ultima spiaggia, da tirare
fuori solamente in un altro periodo di vacche magre. C’erano più
o meno una quindicina di abbozzi che sembravano i prigionieri
dimenticati ed esiliati di Papillon. Erano stati tutti battuti a macchina su carta gialla, una mia vecchia abitudine che avevo ormai
smesso. Nessuno era più lungo di venti, venticinque pagine, alcuni
anche di meno. Tre di questi testi incompleti erano varie versioni
di uno stesso tema, ognuna in una forma diversa. Parlavano di
due soci in affari. Nella prima bozza erano industriali soci da vent’anni, quasi identici in tutto, dal tipo di donna che avevano sposato alla composizione delle loro famiglie, dalla loro età alla salute
e alla religione. Con un’unica eccezione: uno viveva da ricco, l’altro
secondo le proprie possibilità. Il più frugale non capiva proprio
come il suo socio potesse vivere nel lusso mentre lui non avrebbe
potuto fare lo stesso senza mettere a repentaglio la propria tranquillità. Sicuramente il socio spendaccione avrebbe dovuto essere
ormai a secco, ma pareva proprio non fosse così. L’unica risposta
sensata era che stesse rubando dalle casse dell’azienda. Il socio
sospettoso veniva assalito da una paranoia dostoevskiana mentre
controllava i libri contabili notte dopo notte, alla ricerca di prove
che non riusciva a trovare. Mi piaceva
molto l’idea mentre la rileggevo, ma
non approdai a nulla, e la commedia si
fermò lì. La seconda commedia era una
riscrittura della prima: anche qui niente
da fare. La terza versione della commedia dei soci sembrava più promettente.
Offriva l’intensità di due personaggi che
passavano insieme metà delle loro vite,
e oltre a ciò aveva la possibilità di essere
molto divertente. Parlava di due excomici di vaudeville, un duo che si era
separato dopo quasi quarant’anni insieme, uno per andare in pensione tran-
quillamente, l’altro amareggiato con il socio che lo aveva privato
del suo lavoro e aveva messo la sua vita e la sua carriera sotto naftalina molto prima di quando lui volesse, nonostante i suoi settantaquattro anni. Questa versione della commedia si intitolava
I ragazzi irresistibili. Mentre mia moglie si preparava all’estate iberica, io continuavo a lavorare al ritorno alle scene dei Ragazzi irresistibili. Alla fine del primo atto mi presi una settimana di riposo
e poi lo rilessi da capo. Non ero più sicuro. La mia convinzione
stava svanendo. La storia di questi due veterani avrebbe potuto
interessare qualcuno? Ero bloccato e vedevo già I ragazzi irresistibili dirigersi vero la cartella “Nuove commedie morte”. Misi via
la commedia, la dimenticai e una settimana dopo uscii a cena con
Mike Nichols. Mike scelse un tranquillo ristorantino familiare al
Greenwich Village dove servivano piatti straordinari. La conversazione non aveva nulla da invidiare alla cucina e dopo un po’ Mike
mi chiese se stavo lavorando a qualcosa di nuovo. Dissi che ci
avevo provato, ma avevo lasciato perdere. Nonostante la mia riluttanza a parlarne, lui insistette perché gli raccontassi qualcosa.
Penso che fossi titubante perché, se è vero che accarezzavo ancora
l’idea che forse un giorno avrei ripreso in mano I ragazzi irresistibili, qualora Mike avesse avuto una reazione negativa, avrei potuto rinunciarci per sempre. Però non è facile dire di no a Mike,
così gli raccontai cosa avevo scritto nel
primo atto e dove pensavo di andare a
parare nel secondo. Mi rivolse uno di
quegli sguardi con cui a volte trafigge
le persone. «Ma sei matto? È bellissimo.
Mi piace un sacco. Devi finirlo».
Alle nove del mattino seguente ero di
nuovo alla mia scrivania per iniziare il secondo atto dei Ragazzi irresistibili, e scrivevo con più convinzione che mai.
Ci sono momenti di fragilità in cui le nostre vite prendono delle svolte notevoli.
Neil Simon (da Questa volta è la mia vita,
Edizioni Excelsior 1881, Milano 2007)
aprile I giugno 2013
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4I
Le Grandi Parole di Platone
parte seconda
LUNEDÌ 8 APRILE,
ORE 20.30
SABATO 13 APRILE,
I cinque “esauriti” fatti registrare lo scorso anno dal ciclo delle Grandi Parole dedicato ai Dialoghi di Platone
e la partecipe attenzione con cui anche il pubblico giovanile ha seguito le singole serate hanno suggerito
allo Stabile di proseguire sulla via della teatralizzazione del pensiero del grande filosofo ateniese, organizzando
una serie di nuovi incontri a lui dedicati. Ed ecco che – dopo aver ascoltato e analizzato le parole di Platone
sui temi di Amore ed erotismo, L’anima e il suo destino, Virtù e conoscenza, Scienza e reminiscenza e La libertà e la legge
(le registrazioni audio sono reperibili nel sito www.teatrostabilegenova.it) – quest’anno l’attenzione si concentra
su quattro nuovi temi trattati nel grandioso “corpus” dell’opera platonica. Sarà così ancora una volta – con la competente
introduzione di rappresentanti della cultura nazionale e le voci recitanti di attori di primo piano
del teatro italiano – l’occasione di riflettere, evitando di cadere nell’astratto o nel troppo specialistico,
sull’attualità del pensiero di un grande filosofo che è stato anche un grande scrittore, e sulla valenza universale
del modo in cui Platone nei suoi Dialoghi affronta argomenti che attraverseranno poi
la storia di tutto il pensiero occidentale. Quattro appuntamenti, pertanto, per tornare a sentir risuonare
in un teatro le “Grandi Parole dell’Umanità”: con pieno rispetto culturale della Storia, ma anche sempre intesi
a mettere il passato in relazione con la realtà contemporanea.
ORE 17
LUNEDÌ 22 APRILE,
ORE 20.30
LUNEDÌ 6 MAGGIO,
ORE 20.30
Arte e Bellezza
Linguaggio e Retorica
Politica e Giustizia
Educazione dei giovani
conduce Maria Michela Sassi
leggono Eros Pagni
e Orietta Notari
conduce Andrea Moro
leggono Massimo Venturiello
e Fiorenza Pieri
conduce Paolo Flores d’Arcais
leggono Tullio Solenghi
e Federica Granata
conduce Domenico Starnone
leggono Omero Antonutti
e Alice Arcuri
La riflessione sull’arte ha
sempre tormentato Platone
che della poesia e della
bellezza, del paesaggio
naturale come dell’opera
d’arte, era evidentemente
un appassionato cultore
(basta leggere i passaggi più squisitamente descrittivi presenti
nei suoi testi), ma nello stesso tempo avvertiva i limiti
dell’espressione e della contemplazione estetica,
soprattutto in rapporto a quella che considerava
essere la vera conoscenza rappresentata dalla filosofia.
Attraverso il percorso offerto da un’opera giovanile
(Ione) e dalle pagine di due capolavori quali il Fedro
e il libro decimo di La Repubblica, il nuovo ciclo dedicato
ai Dialoghi di Platone si apre con un’articolata testimonianza
sul difficile e contrastato rapporto con il bello da parte
di un filosofo sempre molto sensibile al fascino estetico.
Quando la filosofia conduce l’uomo sino alle porte
del dramma personale. La difficoltà di svincolare l’arte
dall’idea d’imitazione delle cose del mondo.
Sentimento e ragione, realismo e trasfigurazione estetica:
la riflessione di Platone come fondamento
della contemporaneità.
L’interrogativo sul ruolo e la funzione del linguaggio attraversa
tutta l’opera di Platone, ma emerge in primo piano soprattutto
nel Cratilo e nel Gorgia: dialoghi nei quali il suo maestro e
alter-ego Socrate dialoga dapprima con un insegnante di
linguistica, poi con un retore, maestro dell’arte di persuadere.
Che rapporto c’è tra la realtà e le parole tramite le quali
gli uomini cercano di definirla e di conoscerla?
Che origine hanno i nomi che si attribuiscono
alle cose e ai concetti? Persuadere è un’arte fine a se stessa
come, anticipando il moderno marketing,
sembra sostenere Gorgia, oppure il discorso deve sempre avere
a che fare con l’essenza della verità, la forma con il contenuto,
come dubita Socrate? Un linguista allievo di Noam Chomsky,
Andrea Moro, seguendo le tracce di Platone, conduce il
pubblico lungo i sentieri della riflessione sul linguaggio,
dove la realtà s’intreccia con il pensiero e
questo con la comunicazione.
E, ancora una volta, Platone ci
insegna che le vie della conoscenza
sono appassionanti da percorrere
come un thriller della mente e
restituiscono il fascino
emozionante di una continua
scoperta dell’ignoto.
La Repubblica è il grande dialogo (in dieci libri) nel quale
Platone ha sintetizzato il suo pensiero sugli uomini e sul
mondo, sulla giustizia e sulla vita ultraterrena, sulla
conoscenza e sul dovere civico dell’uomo (Il mito
della caverna). Ma è anche
l’opera nella quale egli affronta
più direttamente il tema
squisitamente politico del perché e
del modo in cui si forma uno Stato.
Un tema, questo, più tardi ripreso
anche nel Politico e nelle Leggi,
che però soprattutto qui
assume l’andamento di una
riflessione, non priva di sfumature drammatiche, intorno al
tema sempre attuale del che cosa bisogna fare. Quali sono
le forme di Stato esistenti? Quale costituzione meglio si
addice allo Stato ideale? Quale ruolo ha il cittadino in un
simile Stato? Dalla monarchia all’oligarchia, dalla
democrazia alla tirannide: la nascita e la corruzione delle
varie forme di Stato. Una riflessione insieme antica e
moderna: comunque una traccia sempre utile per orientarsi
nel labirinto che ancora oggi caratterizza le scelte politiche
di fondo e chiama in causa il ruolo dei cittadini, che
Socrate-Platone sollecita a scelte di responsabilità.
«Invece di condannarmi a morte, dovreste premiarmi perché
io educo gratis i vostri figli a pensare con la loro testa»
sostiene Socrate, con la sua consueta ironia, di fronte
al popolo ateniese che lo ha tratto in giudizio e lo condannerà
a morte. E Platone, che pur era allora assente dalla città, ha
continuato per tutta la vita a riflettere sul tema pedagogico
aperto dal suo Maestro, sempre consapevole della
responsabilità che incombe su chi ha a che fare con i giovani
e con la loro educazione. Che cosa bisogna insegnare e in che
modo? Per quanto tempo e con quali priorità? Dopo la
testimonianza della Apologia di Socrate, nella Repubblica,
Platone traccia un ampio progetto pedagogico, destinato
ad avere un’enorme influenza nella
storia dell’umanità
occidentale.
Un piano di lavoro per
l’educazione di giovani
non sempre
condivisibile, ma con il quale le varie
generazioni hanno dovuto sovente confrontarsi, come
inevitabilmente si farà anche in questo ultimo appuntamento
del ciclo, di cui è guida un insegnante e romanziere
quale Domenico Starnone, che con l’educazione dei giovani ha
avuto a che fare tutta la vita.
Maria Michela Sassi è nata a Feltre nel 1955.
Formatasi come filologa classica presso l'Università di Pisa
e la Scuola Normale Superiore, ha concentrato la sua attenzione
sul pensiero filosofico e scientifico antico fin dalla tesi di laurea
(in Letteratura Greca), dedicata a problemi di teoria della
conoscenza presso i Presocratici. Ricercatrice presso la Scuola
Normale dal 1981, dal 2001 è professore associato, dapprima
presso il Dipartimento di Filosofia e Scienza del mondo antico,
poi presso quello di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università
di Pisa. Oltre a numerosi saggi, apparsi su periodici
specializzati, ha pubblicato diversi libri tra i quali la traduzione
di alcuni dialoghi di Platone per la Bur (Apologia di Socrate
e Critone) e, da ultimo, il volume Gli inizi della filosofia:
in Grecia (Bollati Boringhieri).
Andrea Moro è nato a Pavia nel 1962.
È professore ordinario di linguistica generale presso la Scuola
Superiore Universitaria IUSS di Pavia, dove dirige il centro di
ricerca in neurolinguistica e teoria della sintassi (Ne.T.S.).
Laureato a Pavia in lettere classiche, borsista Fulbright negli
Stati Uniti, ha conseguito il "Diplôme d'études supérieures en
théorie de la syntaxe et syntaxe comparative" presso l’Université
de Genève ed è stato varie volte “visiting scientist” al MIT e alla
Harvard University. Ha pubblicato numerosi articoli in riviste
internazionali. Tra i suoi libri: The raising of predicates
(Cambridge University Press, 1997), I confini di Babele
(Longanesi,2006), Breve storia del verbo essere (Adelphi,
2010), Parlo dunque sono (Adelphi, 2012), The equilibrium of
human syntax (Routledge, in corso di stampa).
Paolo Flores d’Arcais è nato nel 1944 a Cervignano del
Friuli. Filosofo, pubblicista e ricercatore universitario, dirige la
rivista “MicroMega” ed è collaboratore di “Il Fatto
Quotidiano”, “El Pais”, “Frankfurter Allgemeine Zeitung” e
“Gazeta Wyborcza”. Sempre molto attivo sul piano politico e
culturale, partecipa al Sessantotto e attraversa, quasi sempre
da posizioni minoritarie, i momenti più significativi della
storia d’Italia. Tra le sue opere più significative, Etica senza
fede (1992), L’ individuo libertario (1999), Hannah Arendt.
Esistenza e libertà, autenticità e politica (2006) e Albert
Camus filosofo del futuro (2010), La sfida oscurantista di
Joseph Ratzinger (2010), Gesù. L'invenzione del Dio
cristiano (2011), Macerie. Ascesa e declino di un regime
(2011), Democrazia! Libertà privata e libertà in rivolta (2012).
Domenico Starnone è nato a Saviano (NA) nel 1943.
Ha insegnato a lungo nella scuola media superiore.
È stato redattore delle pagine culturali del quotidiano
“Il Manifesto”. Ha collaborato con la rivista “I Giorni Cantati”.
Ha tenuto rubriche sui settimanali satirici “Cuore”, “Tango”,
“Boxer”. Ha scritto anche sui quotidiani “L’Unità” e “Corriere
della Sera”. Ha esordito come narratore nel 1987
con Ex cattedra. A partire dal 1993, scrive anche come
sceneggiatore per il cinema (sovente su soggetto originale) e
per la televisione (L’avvocato Guerrieri, Il capo dei capi). Dai
suoi libri sono stati tratti, a volte anche con la sua
collaborazione, i film La scuola, Denti, Auguri professore. Nel
2001 ha vinto il Premio Strega con il romanzo Via Gemito. Per il
teatro ha scritto Sottobanco, più volte messo in scena in Italia.
Si ringraziano per la collaborazione
aprile I giugno 2013
e
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I5
XVIII Rassegna di drammaturgia contemporanea sul palcoscenico della Piccola Corte dal 14 maggio al 1° giugno
Follia, kalashnikov e vacche mutanti
Prodotta dallo Stabile di Genova, la Rassegna di Drammaturgia Contemporanea giunge quest ’anno alla X VIII edizione e ribadisce il tradizionale interesse dello Stabile per i nuovi autori
del teatro internazionale. Ideata nel 1996 da Carlo Repetti, la Rassegna ha già sperimentato cinquantasei nuovi testi, numerosi dei quali sono poi diventati dei veri e propri spettacoli
di produzione. Realizzata con la collaborazione degli istituti di cultura stranieri operanti in Liguria, la Rassegna propone quest ’anno sul palcoscenico della Piccola Cor te tre nuovi testi
provenienti dalla Nor vegia, dalla Bosnia e dall’Uruguay. Ciascuno spettacolo sarà rappresentato a Genova per cinque sere consecutive, da mar tedì a sabato (ore 20.30). Ingresso libero
NORVEGIA
BOSNIA
URUGUAY
PICCOLA CORTE
PICCOLA CORTE
PICCOLA CORTE
da martedì 14 a sabato 18 maggio
(ore 20.30)
da martedì 21 a sabato 25 maggio
(ore 20.30)
da martedì 28 maggio a sabato 1° giugno
(ore 20.30)
Fratelli di sangue
AZvornikholasciatoilmio cuore La lotta nella stalla
(Elling & Kjell Bjarne)
(U Zvorniku ja sam ostavio svoje srce)
(El combate en el establo)
di Axel Hellstenius
di Abdulah Sidran
di Mauricio Rosencof
versione italiana di Giovanna Paterniti
regia di Mauro Parriniello
con Valentina Badaracco, Nicolò Giacalone
Filippo Giusti, Alessio Praticò
versione italiana di Silvio Ferrari
regia di Filippo Dini
con Filippo Dini, Carlo Orlando, Fulvio Pepe,
Gennaro Apicella, Daniela Camera, Andrea Cioffi, Valerio Puppo
versione italiana di Pietro Bontempo
regia di Mario Jorio
con Silvia Biancalana, Elisabetta Mazzullo, Valerio Puppo
Elling e Kjell, dopo due anni in un istituto psichiatrico dove
sono diventati amici inseparabili, vengono mandati dal sistema
sanitario norvegese a vivere da soli in un appartamento
al centro di Oslo. Dovranno dimostrare di saper badare
a loro stessi e di potersi reinserire all’interno della società.
Uno ha le fobie di chi è vissuto solo con la madre per 40 anni,
l’altro sembra pensare solo al sesso che non ha mai fatto.
Quando Kjell s’innamora della vicina del piano di sopra,
il dramma sembra esplodere. Ma Elling sa, infine, realizzarsi
come autore di poesie che affida alle scatole di crauti sugli
scaffali del supermercato. Se qualcuno lo scoprirà, diventerà
famoso; altrimenti resterà un “poeta underground”.
Nata come romanzo di Igvar Ambjørnsen e diventata un film
da Oscar a firma di Petter Naess, Fratelli di sangue
di Axel Hellstenius (1960) è una commedia che sa trattare
in maniera fresca – ironica e sovente anche allegra e
divertente – un tema delicato come quello delle malattie
mentali, senza cadere mai nel patetico.
Sullo sfondo della guerra fratricida che nella prima metà
dell’ultimo decennio del Novecento sconvolge la ex-Jugoslavia,
il musicista Rudo torna a casa, a Zvornik, sulla riva della Drina,
e si trova suo malgrado coinvolto in un clima da guerra civile,
dominato dal sospetto reciproco, dall’odio e dalla violenza.
Come scrive Moni Ovadia nella prefazione al testo
tradotto da Silvio Ferrari per le Edizioni Saraj,
«Rudo è l'uomo che sta dalla parte della vita, che cerca
la memoria come costruzione di arte», ma nel tempo
in cui trionfano i nazionalismi e infuriano le lotte anche
di religione per gli artisti è difficile vivere.
Abdulah Sidran, nato alle porte di Sarajevo nel 1944, è
considerato una personalità centrale della letteratura e della
poesia contemporanea. Ha avuto anche un ruolo decisivo nella
storia del cinema slavo, avendo collaborato con Emir Kusturica
per la sceneggiatura dei suoi primi film: Ti ricordi di Dolly Bell?
(Leone d’oro a Venezia nel 1981) e Papà è in viaggio d’affari
(Palma d’oro a Cannes nel 1985).
Un apologo realista che può essere letto come metafora del
mondo contemporaneo. In una stalla, dove due esseri viventi
stanno subendo una radicale trasformazione genetica,
un padrone dispotico e autoritario interviene a imporre con la
forza e con il terrore la propria autorità. Delle due protagoniste,
una è ormai diventata una vacca, da cui si munge il latte
per il padrone; mentre l’altra tenta di resistere, cercando
la forza necessaria nell’arte, e nell’insistenza
con cui continua a suonare il suo flauto. Ma...
Scritta nel 1985 da Mauricio Rosencof (Florida, 1933), la
commedia traduce in grottesco la metafora realistica dei
rapporti di classe in una dittatura del mondo contemporaneo.
Drammaturgo, poeta, attivista politico e giornalista uruguayano,
Rosencof è stato dirigente del Movimento di Liberazione
Nazionale. Arrestato come Tupamaros nel 1972 viene
ripetutamente torturato e tenuto in carcere fino al 1985, quando
viene liberato. Attualmente vive a Montevideo, dove dal 2005
è assessore alla cultura nella giunta municipale.
M I S E S E N E S PA C E : D R A M M AT U R G I A C O N T E M P O R A N E A I N R A S S E G N A A L T E AT R O S TA B I L E D I G E N O V A
Ministero Beni e Attività Culturali
soci fondatori
COMUNE DI GENOVA
PROVINCIA DI GENOVA
REGIONE LIGURIA
sostenitore
sostenitore
partner della stagione
numero 37 • aprile | giugno 2013
Edizioni Teatro Stabile di Genova
piazza Borgo Pila, 42 | 16129 Genova
www. teatrostabilegenova.it
Presidente Prof. Eugenio Pallestrini
Direttore artistico e organizzativo Carlo Repetti
Condirettore Marco Sciaccaluga
Direttore responsabile Aldo Viganò
Collaborazione Annamaria Coluccia
Segretaria di redazione Monica Speziotto
Autorizzazione Trib. di Genova n° 34 del 17/11/2000
Progetto grafico:
art: Bruna Arena, Genova (03813)
Stampa: Microart Genova
1996 Weisman e Pellerossa di George Tabori (Germania); Crepuscolo sulle Alpi di Peter Turrini (Austria); Tatuaggio di Dea Loher (Germania); Il Signor Paul di Tankred Dorst (Germania) 1997
La bella regina di Leenane di Martin McDonagh (Irlanda); Soliman di Ludwig Fels (Germania); Le conspose di Fatima Gallaire (Francia) 1998 Top Dogs di Urs Widmer (Svizzera); L’inverno
sotto il tavolo di Roland Topor (Francia); La principessa Ranocchio di Kerstin Specht (Germania) 1999 Nella pianura normanna c’è un grande libro di Alessandro Spanghero (Italia); Qui si
vive ancora di Véronique Olmi (Francia); Faccia di fuoco di Marius von Mayenburg (Germania) 2000 Bintou di Koffi Kwahulé (Francia); Der Totmacher di Romuald Karmakar e Michael Farin
(Germania); Dublin Carol di Conor McPherson (Irlanda) 2001 Death Valley Junction di Albert Ostermaier (Germania); Pit-Bull di Lionel Spycher (Francia); Bartleby, lo scrivano di Tonino Bozzi
(Italia) 2002 Mojo Mickybo di Owen McCafferty (Irlanda del Nord); Galois di Luca Viganò (Italia); La notte araba di Roland Schimmelpfennig (Germania) 2003 Una stazione di servizio di
Gildas Bourdet (Francia); Coltelli nelle galline di David Harrower (Scozia); Uccelli assetati di Kristo Sagor (Germania) 2004 Strade / Corridoi di Sonia Arienta (Italia); La riga nei capelli di
William Holden di José Sanchis Sinisterra (Spagna); Eden di Eugene O’Brien (Irlanda) 2005 La Chunga di Mario Vargas Llosa (Perù); La donna e il colonnello di Emmanuel Dongala (Congo);
Holy Day di Andrew Bovell (Australia) 2006 Di eroi, di spie e altri fantasmi di Carlo Orlando e Nicola Pannelli (Italia); Polvere alla polvere di Robert Farquhar (Irlanda); Un posto luminoso
chiamato giorno di Tony Kushner (Usa) 2007 Rum di Carlo Besozzi e Flavio Parenti (Italia); Qualcuno arriverà di Jon Fosse (Norvegia); Terrorismo di Oleg e Vladimir Presnjakov (Russia) 2008
Ingannati da Ghassan Kanafani (Italia); Daewoo di François Bon (Francia); Tre stelle sopra il baldacchino di Michael Zochow (Germania); Il buio di giorno di Henning Mankell (Svezia); Mojo
Atlantic Club di Jez Butterworth (Gran Bretagna) 2009 La guerra di Klamm di Kai Hensel (Germania); Coronado di Dennis Lehane (Stati Uniti); Officina mia di Marco Taddei (Italia); Il ragazzo
dell’ultimo banco di Juan Mayorga (Spagna); Controtempo di Christian Simeon (Francia) 2010 Le diable en partage di Fabrice Melquiot (Francia); Corto circuito di Piero Olivieri (Italia);
Nordost di Torsten Buchsteiner (Germania) 2011 Sempre insieme di Anca Visdei (Romania / Francia), Persone predilette di Laura de Weck (Svizzera), Motor Town di Simon Stephens
(Gran Bretagna) 2012 Benedictus di Motti Lerner (Israele); La huelga de las escobas di Roxana Aramburu, Patricia Suárez, Mónica Ogando (Argentina); Offices di Ethan Coen (Stati Uniti).
locations
esclusive
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VILLA DURAZZO
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PALAZZO DELLA MERIDIANA
GENOVA
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aprile I giugno 2013
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6I
Dal 26 giugno la Scuola dello Stabile al Teatro della Corte in un classico di Eugène Labiche
Un cappello di paglia, sognando il futuro
Il saggio di una scuola di recitazione è
sempre uno spettacolo. O almeno così è
sempre stato per la Scuola di Recitazione
del Teatro Stabile di Genova nella sua
ormai pluridecennale storia. Momento
d’importanza fondamentale nella
formazione di un allievo attore, il così
detto “saggio” nel presentarsi al pubblico,
se da un lato deve rispondere alle
esigenze distributive imprescindibili in
una scuola dove il cast è sempre
precostituito, dall’altro non può ignorare
le aspettative di un pubblico che quando
entra in una sala teatrale non viene per
sottoporre i nuovi studenti a un esame,
ma per godersi un evento: la didattica
della recitazione sfocia nel suo esito
naturale. Che poi i due aspetti – capacità
degli uni e godimento degli altri – siano
strettamente interdipendenti, è una
verità lapalissiana che curiosamente
spesso sfugge. Quest’anno, la nostra
Scuola di Recitazione fa un’incursione nel
vaudeville. Il testo scelto è quel Chapeau
de paille d’Italie, che, scoppiato come
un fuoco d’artificio sul palcoscenico del
Palais-Royal di Parigi nel 1851, sarebbe
poi rimasto, grande esemplare del
genere, nella storia del teatro. Un classico
dunque, anche se l’autore, il celebre
Eugène Labiche, in collaborazione con
l’altrimenti dimenticato Marc-Michel, lo
scrisse per il piacere d’intrattenere i suoi
spettatori senza la minima ambizione
letteraria, tanto che quando Augier gli
propose di pubblicargli il teatro al
completo, sbalordì: «Queste farse sono
opere? La grammatica e la sintassi
m’intenterebbero causa per stupro!». Già.
Ma l’inventiva, la leggerezza, la carica
comica, lo scoppiettio delle battute si
compongono in una grandiosa girandola
che merita un posto d’onore nel grande
libro della drammaturgia. Incongruenze
narrative? Non c’è tempo per
accorgersene e soprattutto non serve.
Nessun alibi culturale, dunque. Però
come non avvertire, nella pittura di quel
piccolo mondo borghese, la divertita ma
anche feroce beffa del perbenismo?
Non c’è vaudeville senza canzoni.
E com’è tradizione in tanto teatro leggero
o ancor meglio parodistico, più che
scriverne appositamente di nuove, si
riprendono le arie in voga su cui i
personaggi applicano parole ad hoc.
È quel che qui fa Labiche: le musichette
che indica dovevano suonare molto
familiari alle orecchie del pubblico
francese di metà Ottocento, ma
altrettanto credo che accadrà ai nostri
spettatori di oggi quando riconosceranno
motivi appartenenti ormai alla storia della
canzone italiana. Lo spettacolo vede
impegnati tutti gli allievi della Scuola al
completo; i ruoli principali sono sostenuti
dagli attori appena diplomati.
Non è questo il loro primo incontro
col pubblico – in gennaio c’è stata
l’esercitazione sul Sogno shakespeariano
per la regia di Massimo Mesciulam – ma
l’inversione rispetto al consueto
calendario è solo temporanea in quanto
è dovuta alla transizione dal vecchio al
nuovo ordinamento della Scuola.
Un cappello di paglia di Firenze
è al Teatro della Corte
dal 26 al 29 giugno 2013 (ore 20,30).
Anna Laura Messeri
Un cappello di paglia
di Firenze Vaudeville in 5 atti
di Eugène Labiche e Marc-Michel
traduzione e regia
canzoni a cura di
luci
Anna Laura Messeri
Silvia Piccollo
Stefano Ciraulo
PERSONAGGI E INTERPRETI
Fadinard, lo sposo
Papà Nonancourt
lo zio Vézinet
il cugino Bobin
Emile Tavernier, tenente
Tardiveau, contabile
Achille, visconte
Beauperthuis
Elena, la sposa
Anais
Clara, modista
La Baronessa di Champigny
la servitù:
Félix, cameriere di Fadinard
Virginia, cameriera in casa Beauperthuis
Clotilde, cameriera della Baronessa
Maggiordomo della Baronessa
La forza pubblica:
Caporale
Trouillebert, sentinella
Guardie
corteo nuziale:
invitati della Baronessa:
donne in piazza:
Foto di gruppo degli allievi della Scuola di Recitazione del Teatro Stabile con Anna Laura Messeri e Massimo Mesciulam.
Al centro Anna Melato, a Genova per l’intitolazione della Scuola alla sorella Mariangela. (foto Paola Leoni)
Andrea Cioffi
Gennaro Apicella
Nicolò Giacalone
Filippo Giusti
Valerio Puppo
Alessio Praticò
Valerio Puppo
Alessio Praticò
Silvia Biancalana
Daniela Camera
Valentina Badaracco
Elisabetta Mazzullo
Marco Falcomatà
Rachele Canella
Giulia Eugeni
Davide Mazzella
Giulio Della Monica
Michele De Paola
Davide Mazzella
Valentina Badaracco
Valeria Angelozzi
Luigi Bignone
Alice Giroldini
Valentina Illuminati
Giovanni Malafronte
Valentina Badaracco
Daniela Camera
Giulio Della Monica
Michele De Paola
Valentina Illuminati
Giulia Eugeni
Valentina Illuminati
Elisabetta Mazzullo
Spettacoli ospiti 3 aprile | 19 maggio
DOVE VA LA VITA
IDENTITÀ
di e con Marco Baliani
e Maria Maglietta
Duse, 3 - 7 aprile
Identità personale e identità sociale.
Il monologo di Marco Baliani conduce lo
spettatore a compiere un suo
viaggio interiore intorno a
un concetto chiave del
mondo contemporaneo.
di Michèle Guigon
Duse, 23 - 24 aprile
Fuori programma
Regia: Saverio Soldani
Testimonianza autobiografica
di una donna operata per un
tumore al seno. Con Mariella
Speranza una riflessione
sulla vita e sulla morte.
VOCI DI DENTRO
di Gruppo Stranità
Corte, 5 (h 20,30) e 6 (h 11) maggio
Fuori programma
Regia: Anna Solaro
Tra teatro e terapia: la realtà e la solitudine
degli “uditori di voci”. Una “prima
nazionale” del Teatro dell’Ortica.
EXIT
di Fausto
Paravidino
Duse, 9-14 aprile
PILLOWMAN
di Martin McDonagh
MARX, LA MOGLIE E
LA FEDELE GOVERNANTE
di Beppe Gambetta
di Adele Cambria
con Beppe Gambetta, John Jorgenson,
Mike Dowling, Radim Zenkl
Quattro musicisti per venti strumenti.
La 13a edizione dell’annuale concerto
di Gambetta esalta l’arte
dei polistrumentisti.
Duse, 17-21 aprile
Regia: Marco Parodi
Karl Marx raccontato dal punto di vista
della governante da lui messa incinta.
Con Simona Guarino e Elena Pau.
aprile I giugno 2013
THE
Regia: Fausto Paravidino
La coppia raccontata dal genovese Fausto
Paravidino. Con Sara Bertelà e Nicola
Pannelli, una storia privata che diventa
metafora del mondo: come in un film
di Woody Allen.
Duse, 30 aprile - 5 maggio
SHINING CITY
Sconsigliato ai minori
Regia: Carlo Sciaccaluga
Due poliziotti e uno scrittore sospettato
di terribili delitti. L’arte tragicomica
di McDonagh per una storia
che non dà respiro.
di Conor McPherson
ACOUSTIC NIGHT
GIOVANNI
EPISCOPO
Corte, 2 - 4 maggio
Duse, 7 - 12 maggio
Regia: Matteo Alfonso
e Tommaso Benvenuti
Un giovane terapeuta e i suoi primi tre
pazienti. L’irlandese McPherson costruisce
un testo teatrale dove il vero protagonista
è il senso di colpa.
da Gabriele
d’Annunzio
Duse, 15 - 19 maggio
Regia: Daniela Ardini
Nel 150° anno dalla nascita, conoscere
d’Annunzio attraverso il suo romanzo
più realista e misterioso.
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I7
Lo Stabile al Festival di Napoli 2013
“La bisbetica domata” con la regia di Andrej Konchalovskij e la novità italiana “Il gioco dei re”
Un classico shakespeariano (La
bisbetica domata) e una novità
italiana sul mondo degli scacchi
(Il gioco dei re di Luca Viganò)
sono i due spettacoli con i quali
il Teatro Stabile di Genova è stato
invitato a partecipare al Napoli
Teatro Festival 2013.
Interpretata da un ricco cast
d’attori, nato dall’intreccio delle
compagnie dello Stabile di
Genova (oltre a Federico Vanni,
anche Roberto Alinghieri, Flavio
Furno, Roberto Serpi e Mauro
Andrej Konchalovskij
Pirovano) e di quello di Napoli
(con Mascia Musy, sono in
locandina Paolo Bufalino, Vittorio Corcalo, Matteo Corvino, Selene
Gandini, Antonio Gargiulo, Francesco Migliaccio, Giuseppe Rispoli),
La bisbetica domata sarà al Teatro San Ferdinando l’8, 9 e 10
giugno. Lo spettacolo segna l’esordio teatrale italiano del russo
Andrej Konchalovskij, il quale ha raggiunto fama internazionale
come regista cinematografico (basti ricordare film quali A trenta
secondi dalla fine o Tango & Cash), ma in patria come sui palcoscenici
internazionali è molto noto per le sue messe in scena di spettacoli
quali Il gabbiano di Cechov a Parigi (1987), un Re Lear a Varsavia
(2006) e uno Zio Vanya a Mosca (2009). «Shakespeare – così come
Cechov, Strindberg o altri autori classici – rappresenta sempre una
sfida per un regista», annota Konchalovskij: «Sono drammaturghi
capaci di portare sulla pagina un mondo unico che non è sempre
facile decifrare... proprio come la Vita stessa può essere interpretata
in mille modi differenti». Un classico capace di parlare agli spettatori
di tutti i tempi, pertanto. Uno spettacolo che Konchalovskij intende
coniugare tutto sul terreno di un contagioso vitalismo, nel quale
risplenda la luce della migliore tradizione del teatro italiano.
Al centro di Il gioco dei re (in scena al Teatro Sannazaro il 12 e 13
giugno) stanno due personaggi storici, i cui nomi hanno risonanze
mitiche per i cultori degli scacchi: il cubano José Raúl Capablanca,
campione del mondo dal 1921 al 1927, e il russo Alexander Alekhine
che sconfisse Capablanca in una sfida passata alla storia e rimase in
carica, con una breve interruzione, sino alla morte avvenuta nel
1946. «Questa è la storia di due amici, nella prima metà del
ventesimo secolo» anticipa Luca Viganò (autore del quale il Teatro
Stabile di Genova ha già messo in scena negli anni scorsi Galois,
sempre con la regia di Marco Sciaccaluga): «Le loro parabole inverse,
entrambe caratterizzate dall’ascesa e dalla conseguente caduta,
coincidono con le parabole delle fasi storiche del primo Novecento.
Il “re bianco”, Capablanca, aveva tutto (il titolo di campione del
mondo, l’amore, la bella vita) e se lo è lasciato sfuggire dalle mani un
po’ a causa della propria incapacità di vivere in modo consapevole e
un po’ perché il 1929 e la Grande Depressione glielo hanno portato
via. Il “re nero”, Alekhine, passerà tutta la vita a cercare di colmare un
vuoto che è cominciato con il suo esilio: lui, russo di nascita, è stato
dichiarato nemico della patria dall’Unione Sovietica».
Gli scacchi come metafora della storia, pertanto; personaggi “veri”
per raccontare un conflitto dalla valenza universale.
Con Antonio Zavatteri e Aldo Ottobrino, ci sono anche Alice Arcuri,
Fabrizio Careddu, Cristiano Dessì, Alberto Giusta e Massimo
Mesciulam. Scene e costumi di Guido Fiorato.
Alexandre Alekhine e José Raúl Capablanca alla scacchiera
D’ANNUNZIO IN MOSTRA
Foyer della Corte
MAGGIO 2013
In occasione dello spettacolo Giovanni Episcopo, in
scena al Teatro Duse dal 15
al 19 Maggio e realizzato
nell’ambito del progetto Gabriele d’Annunzio e Genova.
Viaggio ideale nel mondo
dell’immaginifico, Lunaria
Teatro e lo Stabile di Genova propongono nel Foyer del Teatro della Corte la mostra fotografica Aldo Trionfo per Gabriele d’Annunzio. La mostra, che presenta materiali
fotografici di proprietà dell’Archivio Trionfo custodito da
Lunaria Teatro, è curata da Giorgio Panni e rimarrà aperta
tutto il mese di maggio. Ingresso libero
INTORNO AL TESTO E OLTRE
Per il quinto anno consecutivo, prosegue il progetto Intorno
al testo e oltre, promosso da un gruppo di docenti coordinati
dalla prof.ssa Carla Olivari. L’interesse del mondo della
scuola si è concentrato quest’anno soprattutto sui classici,
con Antigone in primo piano: vi stanno lavorando il Cassini
(classe IV A, prof.ssa Fontana), il Liceo Colombo (classe V D,
prof.sse Di Garbo, Pastorino e Barisone), e il Liceo D’Oria
(classi III B, IV G e V G, prof.ssa Terrana). Ma buona attenzione hanno anche Edipo tiranno e Troiane. Sempre al Liceo Colombo, poi, la prof.ssa Serra guiderà la classe IV B a
lavorare sul tema della cattiveria, prendendo spunto dallo
spettacolo R III-Riccardo Terzo. Valutati da una commissione composta da docenti e giornalisti, tutti i lavori prodotti
nelle scuole nell’ambito del progetto Intorno al testo e oltre
(consegna entro il 30 aprile) saranno presentati in pubblico,
nel foyer della Corte, nel corso del mese di maggio.
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aprile I giugno 2013
TGE03813_Giornale37_Schema Giornale 2012 03/04/13 09:30 Pagina 8
8I
1993-2012 Vent’anni di Mariangela allo Stabile
Mi costa un incredibile, attonito
dolore essere qui a scrivere poche,
inadeguate parole per ricordare
Mariangela, la sua vita e la sua
arte, usando verbi definitivamente
al passato: era, credeva, sentiva.
Parole al passato per lei che invece
guardava sempre al futuro, al
domani, per inseguire una
scommessa ancora più alta della
precedente, per fare un incontro
(con un regista, con un compagno
di scena, con un pubblico diverso)
che aprisse nuove prospettive,
nuove varianti in un lavoro che ha
sempre amato, a cui molto aveva
dato e molto aveva chiesto in
cambio, un lavoro che aveva
come fine ultimo quello di
rispettare ogni giorno di più il
pubblico e di cercare di capire
qualcosa in questa vita così
confusa, nel tempo che ci è stato
assegnato dal destino.
Rigorosa e anarchica, coraggiosa e
fragile, sensibilissima e dura,
egocentrica e generosissima, un
costante contrasto che era la forza
di una personalità complessa e
affascinante come lo sono quelle
dei grandi protagonisti. E grande
protagonista del ‘900 lo è
sicuramente stata Mariangela
Melato, donna e artista con la
quale ho avuto la fortuna di
condividere più di vent’anni di alto
lavoro di palcoscenico e
un’amicizia davvero profonda.
Dopo gli esordi, l’incontro con il
teatro (Fo, Visconti, Sepe, Ronconi)
e i grandi film con la Wertmuller,
Mariangela ha trovato una casa
definitiva, la sua casa d’artista nel
Teatro Stabile di Genova, per il
quale ha lavorato
incessantemente dal 1993 al 2012,
regalando al pubblico 14
spettacoli, molti dei quali fanno
già parte della storia del teatro,
da Un tram che si chiama desiderio
a L’affare Makropulos, da Quel che
sapeva Maisie a Fedra, da Madre
Courage a Nora alla prova. In questi
spettacoli Mariangela Melato
ha saputo passare con una
stupefacente e apparente facilità
(ogni nuovo traguardo era invece
frutto non solo di un talento
rarissimo, ma di una quotidiana,
costante ricerca e fatica) dal
comico al tragico, dal classico
al contemporaneo, da una donna
di trecento anni a una bambina
di dodici, da una centaura
a un’inedita Nora-Christine;
portando in ogni prova
la personalissima testimonianza
di una donna, di un’artista che con
sensibilità e intelligenza riusciva a
“leggere”, nella vita di tutti i giorni,
le vibrazioni che le servivano
poi per dare carne e sangue
ai suoi personaggi.
Questa è stata, è Mariangela
Melato: perché un’artista come lei,
anche se non c’è più, ci resta
dentro, per sempre.
Carlo Repetti
Nora alla prova 2010 | 2011
L’anima buona del Sezuan 2008 | 2009
Chi ha paura di Virginia Woolf? 2004 | 2005
Il dolore 2009 | 2010
La centaura 2004 | 2005
Quel che sapeva Maisie 2001 | 2002
Madre Courage e i suoi figli 2002 | 2003
Fedra 1998 | 1999
Tre variazioni della vita 2000 | 2001
L’affare Makropulos 1993 | 1994
La dame de chez Maxim 1997 | 1998
Il lutto si addice ad Elettra 1996 | 1997
Tango barbaro 1994 | 1995
Un tram che si chiama desiderio 1993 | 1994
In ricordo di Mariangela Melato, il Teatro Stabile ha allestito nel foyer della Corte una mostra fotografica dedicata alla sua attività genovese e ha organizzato la proiezione dei video
di quasi tutti gli spettacoli da lei realizzati con lo Stabile di Genova. La Rassegna video
prosegue nel mese di aprile alle ore 16 con le seguenti proiezioni a ingresso libero:
venerdì 5
mercoledì 10
venerdì 12
lunedì 15
mercoledì 17
venerdì 19
Fedra di Jean Racine presenta Marco Sciaccaluga
Nora alla prova da Henrik Ibsen presenta Livia Cavaglieri
Tre variazioni della vita diYasmina Reza presenta Stefano Bigazzi
La centaura di Giovan Battista Andreini presenta Alberto Beniscelli
Madre Courage e i suoi figli di Bertolt Brecht presenta Eugenio Buonaccorsi
Chi ha paura di Virginia Woolf?diEdward Albee presenta Gianna Schelotto
a Palazzo Ducale
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Tristanoil. Il film più lungo del mondo 25 aprile_15 maggio 2013
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aprile I giugno 2013
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