DAL MEDITERRANEO ALL’INDIA: LA MUSICA DELLE TRADIZIONI TORNA A VICENZA IN SETTEMBRE 30 artisti di 8 diverse nazionalità; 3 concerti al Teatro Comunale, preceduti da altrettanti aperitivi musicali; una performance finale in Piazza delle Erbe; l’intensa spiritualità dei “Dervisci rotanti”, che debuttano a Vicenza. La Società del Quartetto presenta la nuova edizione del festival “Musica delle Tradizioni” curata da Ilaria Fantin, dal 17 al 20 settembre. Da giovedì 17 a domenica 20 settembre il Teatro Comunale di Vicenza ospita l’edizione 2015 del festival “Musica delle Tradizioni”, rassegna incentrata su suoni, antiche melodie, ritmi e strumenti musicali popolari di Paesi vicini e lontani. Organizzato dalla Società del Quartetto – in collaborazione con Comune di Vicenza e Teatro Comunale – e curato da Ilaria Fantin, il festival quest’anno è incentrato su popoli, culture e Paesi del bacino mediterraneo che sono di estrema attualità dal punto di vista geopolitico – Grecia, Tunisia e Turchia – con una parentesi anche sulla lontana India, nazione che invece appartiene agli emergenti “BRICS”. Se le cronache di queste ultime settimane ci hanno raccontato di una Grecia che è stata lì lì per tornare alla dracma, di una Tunisia messa in ginocchio dagli attacchi terroristici e di una Turchia alle prese con frontiere difficili (Siria e Iraq), l’edizione 2015 del Festival vuole offrire un’immagine poco conosciuta di questi tre grandi Paesi (insieme superano i 100 milioni di abitanti) attraverso il linguaggio del loro ricco patrimonio musicale che parla soprattutto di dialogo, tolleranza e spiritualità; un messaggio universale di pacifica convivenza di cui saranno portatori i 30 artisti di 8 diverse nazionalità che si avvicenderanno sul palco del Teatro Comunale di Vicenza. La formula e la “filosofia” del Festival rimangono invariate rispetto a quelle sperimentate con successo nella precedente edizione. I tre eventi principali delle ore 21 (le prime due serate nella sala del “ridotto”, la terza nella sala maggiore) sono preceduti da altrettanti aperitivi-musicali nel grande foyer del teatro (alle 19,30) con musiche, canti e danze dei Paesi ospiti e la possibilità di degustare, inclusi nel biglietto d’ingresso, piatti tipici delle varie tradizioni culinarie. Confermata anche la performance finale all’aperto – in Piazza delle Erbe domenica 20 settembre alle ore 16 – di una ventina di ragazzini di varie nazionalità che durante la settimana del Festival seguiranno il laboratorio musicale multietnico curato da Michele Mastrotto e Massimiliano Varusio. Invariati rispetto allo scorso anno anche i prezzi delle tre serate, che sono decisamente contenuti: solo concerto Euro 10,60; concerto più aperitivo-musicale Euro 16,50 (con spettacolo, piatto a tema e drink inclusi). L’edizione 2015 di “Musica delle Tradizioni” è realizzata grazie agli sponsor Veneto Banca e Fondazione Rina e Adone Maltauro, ai supporter Indaco, To Mind e Coop Adriatica e alla collaborazione di Frame Evolution e l’Istituto Comprensivo Statale Alessandro Manzoni di Creazzo. Si inizia giovedì 17 settembre con la Grecia, o meglio con quei sobborghi delle città elleniche (ma anche Smirne e Costantinopoli) dove si sviluppò, a cavallo fra Otto e Novecento, la musica rebetika. Poco conosciuto in Italia ma popolarissimo sull’altra sponda dello Ionio, il rebetiko sta alla Grecia come il Fado sta al Portogallo e il Tango all’Argentina. Sono canzoni che parlano della periferia, di chi vive di espedienti e di atmosfere decisamente bohémien; ma proprio per questo sono versi, melodie e ritmi che trasudano di un’umanità autentica e di sentimenti veri, difficili da incontrare nei quartieri “alti” della città. Al “ridotto” del Teatro Comunale sarà di scena Evì Evàn, una band italo-ellenica di sei elementi che arriva a Vicenza con una serie di strumenti tipici della tradizione musicale greca: bouzouki, baglamas, tzouras, oud, più contrabbasso, fisarmonica e percussioni. In Italia gli Evì Evàn vantano collaborazioni importanti con artisti come Vinicio Capossela e Moni Ovadia. Il concerto è preceduto, nel foyer principale del Teatro, da un aperitivo musicale in compagnia di Peppe Frana (all’ud) e Francesco Savoretti (percussioni) che presentano il loro ultimo cd dal titolo “Upwelling”. Venerdì 18 l’evento principale delle 21 è dedicato alla Tunisia con due fratelli nemmeno trentenni – Amine e Hamza M’raihi – considerati fra i migliori specialisti di strumenti a corda della tradizione musicale araba come l’oud (il liuto arabo) e il kanoun. La particolarità dei fratelli M’raihi è quella di aver saputo coniugare l’antica tecnica esecutiva ed i suoni dei loro strumenti con stili e arrangiamenti che abbracciano altre culture, incluse quella europea ed americana, condendo il tutto con improvvisazioni ed una buona dose di virtuosismo. Per il “Festival delle Tradizioni” Amine & Hamza si presentano in formazione di quartetto (Baiju Bhatt al violino ed il francese Blaise Ubaldini al clarinetto) con la partecipazione straordinaria della cantante algerina Karima Nayt. Decisamente contemplativo, quasi mistico, il concerto-aperitivo delle 19,30 con un trio italiano (Virginia Nicoli, Igino Brunori e Ciro Montanari) specializzato nella musica classica della spiritualità indiana, anche in questo caso reinterpretata in chiave moderna con l’utilizzo di strumenti della tradizione europea, come il sassofono. Ancora India, nell’evento-aperitivo di sabato 19 settembre, con una performance del ballerino Moritz Zavan Stoeckle incentrata sulla danza bharatanatyam. Antico rituale sacro praticato dalle sacerdotesse “Devadsi”, questa danza (in realtà una vera e propria arte composita che comprende danza, drammaturgia e musica) è stata codificata in anni più recenti conquistando grande popolarità in tutta l’India. Nella sua performance al foyer del Teatro Comunale, Moritz sarà accompagnato dalla voce narrante di Nicola Biondi. Gran finale e momento clou di tutto il Festival è l’appuntamento delle 21, nella sala maggiore del Comunale, con il magico spettacolo dei “Dervisci rotanti” del Galata Mevlevi Ensemble guidato dal maestro Sheik Nail Kesova, che l’UNESCO ha recentemente dichiarato “Patrimonio culturale dell’umanità”. Quello dei Dervisci rotanti è un rituale religioso – antico di 700 anni – praticato dai “monaci mendicanti” che in tempi recenti è diventato una vera e propria forma di spettacolo di musica e coreutico. Vestiti di una tunica bianca come un sudario e con un copricapo che ricorda le pietre tombali, i ballerini-monaci ruotano senza sosta attorno al loro maestro al suono del flauto e al ritmo dei tamburi. Quello dei Dervisci – che per la prima volta si esibiscono a Vicenza – è un rituale solenne, dagli alti valori simbolici, capace di coinvolgere, fino ad ipnotizzarlo, anche il pubblico del mondo occidentale trasmettendo un messaggio di spiritualità ed insieme di pace. SUPPORTER in collaborazione con