S.I.E.C - CORSO DI FORMAZIONE IN ECOCARDIGRAFIA PEDIATRICA LEZIONE 6 DIFETTI DEL SETTO INTERATRIALE, INTERVENTRICOLARE E FORAME OVALE PERVIO RIASSUNTO La classificazione dei difetti interatriale comprende 3 tipi di difetti e precisamente: difetto della fossa ovale; difetto tipo “seno venoso”; difetto del seno coronarico. A queste localizzazioni va aggiunto un difetto tipo ostium primum che pur interessando il setto interatriale prossimale alla crux cordis, fa parte più propriamente del canale atrioventricolare. L’entità dello shunt è in relazione diretta alla grandezza del difetto, la compliance relativa dei due ventricoli e alle resistenze della piccola e grande circolazione. La presenza di pervietà del forame ovale può costituire la base anatomica di una embolia paradossa in precisi contesti di patologie nel territorio venoso e stati ipercoagulativi spontanei o farmacologicamente indotti. L’anatomia del forame e fossa ovale deve essere conosciuta perfettamente soprattutto per le eventuali indicazioni alla chiusura percutanea. Le sedi principali del difetto interventricolare sono: tratto di afflusso del ventricolo destro; regione muscolare trabecolata; tratto di efflusso del ventricolo destro; regione del setto membranoso. Quando i difetti interventricolari sono piccoli oltre a essere ben tollerati consentono una crescita e vita del tutto regolare. Difetti più ampi richiedono una correzione chirurgica. Fondamentale comunque la profilassi dell’endocardite infettiva. Per setto degli atri, comunemente conosciuto come setto interatriale, s’intende quella struttura anatomica situata tra i due atri i cui aspetti anatomici e funzionali sono diversi nella vita intrauterina e dopo la nascita. La prima componente del setto interatriale è il “septum primum” che inizia come una cresta di tessuto nella radice dell’atrio comune (parte cefalica e dorsale) e si spinge rapidamente verso il basso, con un margine a semiluna, fino ad avvicinarsi al cuscinetto endocardico, senza fondersi con esso e da cui è separato dall’ostium primum. Sul versante destro del septum primum, si sviluppa in seguito il “septum secundum” che si spinge nella cavità atriale, con un margine libero diretto dorsalmente e caudalmente rispetto al septum primum. Il margine libero non si salda con nessuna struttura e lascia una tipica apertura che dalla forma è denominata fossa ovale. Durante lo sviluppo del septum secundum, il septum primum si riassorbe nella porzione alta e si sviluppa dal basso verso l’alto un’altra sua componente che copre il septum secundum; quest’ultima componente in circa un terzo dei soggetti non si fonde col residuo alto del septum primum e può così residuare un “foramen secundum”. Oggi i DIA, semplicemente, anche se dal punto di vista embriologico questa distinzione non è molto corretta, sono classificati in rapporto alla loro localizzazione anatomica nel setto interatriale in: 1- Difetto della fossa ovale; 2- Difetto tipo “seno venoso”; 3- Difetto del seno coronarico. DIFETTO INTERATRIALE EMODINAMICA, FISIOPATOLOGIA e DIAGNOSTICA ECOCARDIOGRAFICA La maggior parte dei pazienti con DIA di età compresa tra 1 e 10 anni sono asintomatici ma senza sintomi restano solo il 4% dei pazienti di oltre 40 anni. I sintomi di più frequente riscontro sono la dispnea da sforzo, l’astenia e le palpitazioni. Il perché di questi sintomi è stato a lungo controverso, considerata la concezione comune che la funzione ventricolare sinistra è normale in presenza di difetto interatriale isolato; tuttavia molti studi hanno dimostrato nei DIA, la comparsa di una disfunzione ventricolare sinistra che può persistere anche dopo correzione chirurgica. La gittata cardiaca è quasi sempre normale nei bambini; la tolleranza allo sforzo è ottima perché la risposta cardiovascolare all’esercizio porta ad una riduzione dello shunt sinistro-destro. Infatti durante l’esercizio l’afterload si riduce, per crollo delle resistenze periferiche, con conseguente aumento dello svuotamento e maggiore facilità del riempimento del ventricolo sinistro; l’aumento della gittata cardiaca porta anche ad un aumento del ritorno venoso che diventa competitivo con lo shunt nel riempimento dell’atrio destro. Questa capacità di mantenere una portata cardiaca normale sotto sforzo si riduce con l’aumentare dell’età, e in oltre il 50% dei pazienti con DIA che hanno superato 18 anni la portata si riduce sotto sforzo con conseguente dispnea e astenia. Dal punto di vista fisiopatologico l’aspetto emodinamico fondamentale dei difetti interatriali è costituito da un cortocircuito di sangue dall’atrio sinistro all’atrio destro e ciò conduce a lungo andare ad un sovraccarico di volume del ventricolo destro e un incremento del flusso polmonare. Lo scompenso congestizio si verifica raramente prima della quarta o quinta decade di vita e può essere presente in un terzo dei pazienti con più di 40 anni. Anche le aritmie atriali, in particolare flutter e fibrillazione atriale, sono frequenti in pazienti con più di 40 anni e sono rare nei pazienti con meno di 25 anni. Lo shunt sinistro-destro proviene in maniera diseguale dai 2 polmoni; infatti in un DIA della fossa ovale l’80% del flusso proviene dalle vene polmonari destre ma in un difetto tipo seno venoso lo shunt è dovuto quasi tutto ad una o più vene polmonari anomale. In un difetto basso nel setto oppure nell’ostium primum non si osserva questa componente preferenziale nel flusso dello shunt. La severità emodinamica è correlata a 2 componenti principali: 1-Entità dello shunt; 2-Riduzione dello stroke volume del ventricolo sinistro. Per molti anni sono stati considerati solo i tre fattori relativi all’entità dello shunt e che sono: a Dimensioni del difetto. b “Compliance” relativa dei 2 ventricoli. c Resistenze relative della piccola e della grande circolazione. Nella valutazione ecocardiografica dei DIA uno dei dilemmi che deve essere affrontato è quello di stabilire se un aneurisma del setto interatriale è integro o presenta una o più comunicazioni. Infatti, spesso gli aneurismi del setto interatriale si presentano apparentemente integri ed è necessario valutare l’aneurisma stesso in tutta la sua estensione, sia che interessi solo la fossa ovale che tutto il setto Le migliori sezioni per visualizzare e misurare un DIA sono quelle ottenute con gli approcci subxifoideo o subcostale, partendo da una sezione quattro camere ed effettuando una rotazione oraria del trasduttore di 30-60 gradi escludendo poi la visualizzazione dei ventricoli; con questa sezione il setto interatriale trovasi quasi perpendicolare all’asse del fascio di ultrasuoni ed è spesso possibile osservare difetti anche molto piccoli e che possono essere misurati accuratamente. Le immagini ottenute con le sezioni parasternali, anche se non consentono sempre di visualizzare direttamente il difetto, sono indicative per dimostrare l’aumento delle dimensioni del ventricolo destro con l’apparente “schiacciamento” del ventricolo sinistro. DIFETTI DEL SETTO INTERVENTRICOLARE Il setto interventricolare separa anatomicamente e funzionalmente i due ventricoli. E’ possibile durante lo sviluppo del setto che soluzioni di continuo restino permettendo così il passaggio di sangue tra il ventricolo sinistro e il ventricolo destro. Le sedi principali del difetto sono 4: 1) tratto di afflusso del ventricolo destro; 2) regione muscolare trabecolata; 3) tratto di efflusso del ventricolo destro; 4) regione del setto membranoso. Le dimensioni del difetto, la differenza di pressione tra i due ventricoli e le patologie associate possono condizionare l’entità dello shunt sinistro-destro. Piccoli difetti interventricolari sono ben tollerati e consentono una crescita e vita del tutto regolare. Difetti più ampi richiedono una correzione chirurgica. Fondamentale comunque la profilassi dell’endocardite infettiva. La diagnostica ecocardiografica per i difetti interventricolari risulta abbastanza aagevole utilizzando le principali sezioni ecocardiografiche, come Lungo-assiali, asse corto, 4 e 5 camere apicali. Importante misurare le dimensioni del difetto, se singoli o multipli, se associati o meno ad altre anomalie cardiache; utile dal punto di visto della severità il rilievo del gradiente tra i due ventricoli e le conseguenze sulle camere ventricolari. FORAME OVALE PERVIO Una pervietà, evidente, del forame ovale (di Botallo), riconoscibile con l’ecocardiografia, persiste in più del 5% degli adolescenti o adulti e non è da considerarsi un difetto interatriale, nel quale vi deve essere, invece, una deficienza di tessuto settale; mentre l’incidenza di un forame ovale pervio, esplorabile con una sonda o con esame ecocardiografico associatò è interamente circondato da un bordo di setto atriale. Il PFO nella popolazione adulta è presente in media nel 27% e tende a diminuire col progredire dell’età. La sua presenza, in sede tipica anterosuperiore della fossa ovale, è riconoscibile con infusione di contrasto con microbolle, iniettato in vena dell’avambraccio o dall’arto inferiore e registrare la sua presenza nelle cavità di sinistra; l’approccio con transesofageo è fondamentale per la su localizzazione; importante la comparsa precoce del contrasto durante i primi 3-4 cicli dalla sua comparsa in atrio destro. La conoscenza anatomica della fossa ovale in tutte l sue varianti, e il riconoscimento dell’aneurisma del setto interatriale localizzato o esteso è oggi fondamentale anche ai fini di una procedura pecutanea per la chiusura non solo del PFO ma anche dei difetti interatriale.