Falstaff 23 2011_7 21-09-2011 17:21 Pagina 1 r tte sle ew sito s . c o m n l lla ic ti a ess su l a s s c rivi r Isc iter P p i t e r Jup w. j u ww FalzaV23.11 2 12 6 8 10 14 2 Sandro Ivo Bartoli 6 12 Vittorio Ghielmi Dejan Lazić 8 14 Horacio Ferrer Robert von Bahr 10 Barthold Kuijken quadrimestrale anno vii n.23 settembre 2011 PERIODICO DI INFORMAZIONE DISCOGRAFICA Falstaff 23 2011_7 21-09-2011 17:21 Pagina 2 Sandro Ivo Bartoli, da buon toscano, è un eccellente conversatore, estroverso e sicuro senza per questo risultare spocchioso o altero. Uno specchio di questi contrassegni è possibile coglierlo nei suoi dischi, veri e propri tours de force esecutivi distillati con passione e presenza. Conosciuto più all’estero che in patria (un classico, diremmo…) Sando Ivo Bartoli, forte di un’esperienza inglese ventennale, è stato allievo del grande Shura Cherkassky: ha suonato in tutto il mondo e si è affermato come uno dei più grandi interpreti di musica italiana del Novecento Storico. Gli ultimi dischi targati Brilliant sono dedicati a Busoni (la monumentale Fantasia contrappuntistica seguita dalle Sette Elegie; le Trascrizioni da Liszt) e a Respighi (la splendida Toccata per pianoforte e orchestra, qui ENNIO SPERANZA incisa per la prima volta, e il Concerto misolidio). DI Sarn Ba IL PIANISTA ‘INGLESE’ La sua formazione musicale, e anche la sua vita, si è divisa tra Italia e Inghilterra. Come le è accaduto di finire dal Conservatorio di Firenze alla Royal Academy of Music? Diventammo amici all’istante, e per i successivi cinque anni la frequentazione fu assidua. Per mesi e mesi si rifiutò d’ascoltarmi suonare. Diceva ch’io ero troppo istintivo e che non avrebbe potuto insegnarmi nulla. Poi, un giorno, proclamò che mi avrebbe data una lezione. Suonai la Ciaccona, e la lezione durò sei ore. Da lì in avanti, non ci furono più ‘lezioni’, ma solo alternanze al suo pianoforte: suonava un’ora lui, poi un’ora io… Ogni tanto, veniva fuori con trovate geniali. «La tecnica – mi disse un giorno – è come i soldi: devi averli, ma soprattutto devi sapere come spenderli». Ho imparato più da quei pomeriggi che da tutta la mia avventura scolastica. SANDRO IVO BARTOLI: Molto spesso le circostanze che dettano il nostro futuro sono casuali. A Vecchiano, il paese vicino a Pisa dove sono nato, incontrai un amico che era emigrato 2 in Inghilterra negli anni Sessanta. Mi offrì un passaggio a Londra con la sua automobile sportiva (era una Mercedes Pagoda), che io accettai di buon grado. In Inghilterra andavo a studiare agli Yamaha Piano Studios, ad un tiro di schioppo da Oxford Circus. Si presentò un agente, che mi offrì di fare diversi concerti quella stessa estate. Poi venne fuori un’inseIl ventaglio di composizioni che esegue, pur essendo ampio, denota una preferenza o una speciale predilegnante russa che praticamente mi impose di iscrivermi alla zione per la musica italiana del primo Novecento. Cosa Royal Academy. Dovevo rimanere un paio di settimane, e invel’attrae maggiormente di quel repertorio? ce il mio soggiorno durò tre mesi. Nel dicembre di quell’anno vinsi il concorso d’ammissione alla Royal Academy. Tornai in BARTOLI: La freschezza inventiva! In Italia venivamo da duecento Italia giusto per diplomarmi, poi feci le valigie… anni di ‘dittatura’ operistica, e non c’era una vera e propria tradizione sinfonica. Dobbiamo a maestri quali Respighi, Malipiero, In che modo nacque la collaborazione con Shura Casella e altri la rinascita di una attività strumentale. Il bello fu Cherkassky? che, mancando a questi compositori il fardello d’una tradizione BARTOLI: Agli studi Yamaha lavorava un personaggio che pareva romantica, essi furono in grado d’esprimere le loro idee in modo essere uscito da un libro di Kundera. Si chiamava Jiri libero e fantastico, senza dover pagare il dazio al passato. Nei casi Koneckny, era un pianista mancato con una cultura musicale migliori, i risultati furono miracolosi: penso agli ultimi due connotevole e parlava fluentemente diverse lingue europee. certi di Respighi, ad A notte alta di Casella, ai concerti di Solevo passare con lui lunghe ore ad ascoltare incisioni stori- Malipiero, ma anche ai Canti della stagione alta di Pizzetti. che. Una domenica mattina, era il 13 ottobre 1991, mi chiamò verso le 10: «devi venire immediatamente alla Royal Festival La musica di Respighi, Casella, Busoni, Malipiero, Pizzetti ha bisogno di una riscoperta o in molti casi si potrebbe Hall: suona Shura Cherkassky». Non sapevo neanche chi fosparlare di ‘scoperta’ vera e propria, visto che per anni è se, ed a nulla valsero le mie proteste di stanchezza. Alle 15.30 stata snobbata? ero nel coro della Festival Hall. Cherkassky fece la sua entrata e attaccò la Ciaccona di Bach-Busoni. Fu una rivelazione, uno BARTOLI: Sono ormai ben pochi coloro i quali conoscono non di quei momenti che cambiano la vita. Entro la sesta battuta dico l’opera, ma anche solo il pensiero estetico di questi maeero in lacrime: davvero un pianoforte poteva suonare così? stri. Eppure, mi creda, i loro lavori sono validissimi e, sopratAvevo letto in un giornale che Cherkassky viveva in un appar- tutto, offrono possiblità espressive di prim’ordine. Anni fa ci tamento al White House Hotel, appena sessanta metri dal mio fu una polemica innescata dal grande Aldo Ciccolini, che acalloggio in Albany Street. Mi feci coraggio, e gli scrissi una cusava la stampa italiana d’essere settaria proprio nei conlettera sincera. Tre mesi dopo, il mio telefono squillò: era lui. fronti della Generazione dell’Ottanta. Provai a metterci bocca Ferruc Buson FANTAS CONTRAP SETTE E Sando I Liszt – TRASCR .grand pagan .rapso unghe .mefist .fantas Sando I Falstaff 23 2011_7 21-09-2011 17:21 Pagina 3 anche io, ma cosa vuole… Ero un giovinastro in giro per il mondo e la mia opinione non interessava a nessuno. Oggi si nota un rinnovo d’interesse in questo repertorio, con mia grande soddisfazione. ragionare con spirito critico, e la musica d’arte non ha un posto ben definito nella cultura sociale. È un grave peccato. Pensi che quasi sempre, quando suono in Italia, mi sento ripetere dal mio pubblico che dovrei eseguire un repertorio ‘più orecchiabile’. In Germania, in Francia, e perfino negli Stati È una mia sensazione o in Inghilterra e in genere nel Uniti d’America ho avuto più comprensione che qui. mondo anglosassone c’è più attenzione verso questi Comunque, basta dare un’occhiata alla mia discografia: ho innostri compositori? ciso Malipiero e Casella per la ASV, i concerti di Malipiero per BARTOLI: Inevitabilmente. In Italia vivamo in una ‘bolla’ cultu- la CPO, i concerti di Respighi e lavori solistici di Busoni per la ralmente desolante. Il nostro pubblico non è più abituato a Brilliant Classics. Tutte etichette straniere. artoli ndroIvo PIANOFORTE a Ferruccio Busoni FANTASIA CONTRAPPUNTISTICA SETTE ELEGIE Brilliant Classics 94223 – 1 CD 3 Novità Sando Ivo Bartoli Brilliant Classics 94200 – 1 CD Liszt – Busoni TRASCRIZIONI .grandi studi da paganini .rapsodia ungherese .mefisto valzer .fantasia e fuga Sando Ivo Bartoli C’è chi definisce la revisione, la parafrasi o la trascrizione per diverso am- volta, da Ferruccio Busoni, che nella sua opera sapiente, ne rivide il testo bito strumentale ‘musica al quadrato’, dato che il testo originale è sotto- alla luce di una ricerca sullo strumento, che interessò senz’altro il tessuto posto alla elevazione che, nell’alterazione, spesso ne potenzia in qualche musicale, ma anche la tecnica fino alla meccanica, e il ‘linguaggio’. Segue la modo la struttura. Nella maggior parte dei casi le attenzioni che i trascrit- grandiosa trascrizione pianistica di Busoni (1897) operata sulla gigantesca tori rivolgono alla pagina originaria, animate dalle migliori intenzioni, sono Fantasia e fuga «Ad nos ad salutarem undam» (1850) su un tema tratto accattivanti, e giungono, nei casi più fortunati, a rivelarne persino aspetti dal Profeta di Meyerbeer, che Liszt compose per organo. Completano il Cd la sottaciuti. Nel passato quest’attività ebbe indiscutibili riflessi promozio- Rapsodia ungherese n. 19 e il Mefisto valzer n. 1 «La danza nella locanda nali. Musica al quadrato; ma nel caso di questo brillante ricco Cd pianistico del villaggio» trascritto dalle composizioni orchestrali per il Faust di di ottimo suono, sembra legittimo parlare di musica al cubo, quando i sei Nikolaus Lenau. Sandro Ivo Bartoli integra con una tastiera eloquente e di spartiti di mano di Franz Liszt (Études d’exécution transcendante d’après colori smaltati l’arte dei suoi due grandi mentori. Paganini, 1838, dedicati all’ingrata Clara Schumann) originati, giusto il titolo, dai Capricci per violino solo di Paganini, sono stati affrontati, a loro Umberto Padroni Suono, luglio 2010 Falstaff 23 2011_7 21-09-2011 17:21 Pagina 4 Qual è il brano più difficile tecnicamente ed emotivamente che si è trovato ad affrontare? Ho il sospetto che sia la Fantasia contrappuntistica di Busoni, ma vorrei che in tal senso mi dicesse qualcosa. l’impetuoso allegro vivo che chiude il pezzo. È musica immediata, pervasa da quella cantabilità tutta italiana che Respighi immortalò con nitido chiarore, e scritta con mano sicura ed esperta. Suonarla è molto divertente, ma mi chiedo quanti raBARTOLI: La Fantasia contrappuntistica è come la Torre di Pisa: gazzini dei conservatori italiani la conoscano… tutti la conoscono, ma è un po’ troppo fuori mano per il turista frettoloso che preferisce recarsi a Roma, a Firenze o a Venezia, Se dovesse scegliere tra la musica italiana del primo Novecento una composizione pianistica imprescindibile, così come noi pianisti preferiamo spesso dedicare il mostruoquale indicherebbe? E perché? so sforzo interpretativo ch’essa richiede ad opere di maggior presa sul pubblico. Tecnicamente, la Fantasia presenta tutta la BARTOLI: Salvo l’eccezione della Fantasia contrappuntistica, che gamma di diavolerie che un virtuoso come Busoni poteva sfo- non può definirsi musica italiana se non per il passaporto del derare. Ma la difficoltà maggiore, secondo me, giace nel signi- suo autore, la scelta è difficile assai. Mi vengono in mente tre ficato recondito di questa musica visionaria, nell’impasto di cose. Per il pianista virtuoso, a caccia di un pezzo strappa apsonorità esoteriche che Busoni drappeggia attorno all’idea plausi e di sicuro effetto, la Toccata op. 6 di Alfredo Casella mi originale di Bach. La Fantasia è un viaggio sempre diverso, la si pare proprio la scelta giusta. Figurazioni brillanti, alla può interpretare in modo ascetico, in modo romantico, con at- Scarlatti, e armonie ardite ne fanno un brano entusiasmante e teggiamento anche distaccato: e funziona sempre! Ho una par- parecchio idiomatico. La notte dei morti di Malipiero è un poeticolare attrazione per musiche complesse, e le difficoltà ese- ma tragico dalle tinte sgargianti filtrate dal nero, una meravicutive ch’esse si tirano dietro. Tra queste la Fantasia contrap- glia sonora molto rappresentativa del suo autore, mentre la puntistica occupa senza dubbio il pinnacolo più alto. Sonata 1942 di Pizzetti è forse l’espressione più nobile di una cantabilità poetica resa possibile solo dall’assenza di una traCi parla del suo rapporto con lo scrittore Antonio dizione romantica, come dicevo prima. Tabucchi con il quale ha collaborato? Com’è nato questo sodalizio? Anche Antonio Tabucchi è nato a Vecchiano, ed io sono stato compagno di scuola di suo figlio Michele, oggi affermato fotografo. Anni fa, dopo un mio concerto, Antonio mi propose di accompagnarlo a Parigi, al Centre Georges Pompidou, e suonare musiche italiane a seguito d’una sua conferenza. Mi limitai a Casella e Malipiero, che piacquero tanto. Più tardi, curai per lui la parte musicale d’un progetto bellissimo: l’adattamento teatrale de Il Libro dell’Inquietudine di Fernando Pessoa al Festival d’Avignon. Fu un’esperienza straordinaria. BARTOLI: In uno dei suoi ultimi dischi usciti troviamo appunto il Concerto Misolidio e la Toccata per pianoforte e orchestra di Respighi, da lei eseguita in prima esecuzione moderna nel 1995. Quali sono i caratteri salienti di quest’ultimo brano e come lo considera nell’ambito della produzione respighiana? 4 È una composizione alla quale sono molto legato: con la Toccata debuttai alla BBC, poi in America, e negli anni ho avuto modo di frequentare questa musica diverse volte. La Toccata è un capolavoro, un concerto per pianoforte e orchestra in tutto fuorché il titolo. È l’ultimo lavoro che Respighi scrisse per pianoforte e orchestra, e probabilmente il migliore. Due movimenti lenti, solenni nell’impianto contrappuntistico e arcaicizzanti nello spirito melodico, si risolvono nel- BARTOLI: Lei è anche un appassionato ricercatore: ci sono compositori italiani sconosciuti o poco valutati che meriterebbero un progetto discografico? BARTOLI: Ce ne sono di sicuro! Io sono convinto che nelle nostre biblioteche giacciano capolavori del passato che dovrebbero essere risuscitati. Ma non c’è bisogno d’andare a scartabellare fra i manoscritti del Seicento: basta fermarsi al secolo scorso. Mi viene in mente Vittorio Rieti, un compositore abile, che fece uso d’un idioma neoclassico seducente e raffinato. Emigrato negli Stati Uniti, è mancato nel 1994, alla veneranda età di 97 anni. E oggi non lo ricorda più nessuno. Ultima e inevitabile domanda: progetti futuri… Prima della fine dell’anno ho in programma il primo volume dell’integrale pianistica di? ajkovskij che inciderò per la Brilliant Classics, e che vorrei fare nel Teatro dei Differenti di Barga. Da quando sono tornato in Italia mi sono appassionato ai piccoli teatri storici, un patrimonio architettonico unico al mondo che noi non valorizziamo abbastanza, e quando posso cerco di riportare la grande musica in questi luoghi incantati. Recentemente, assieme ad un gruppo di amici e colleghi, ho fondato la Accademia d’ Concerti, un’associazione tesa a promuovere l’eccellenza nella musica classica sfruttando appieno le possibilità offerte dai piccoli teatri storici. Dedicherò al lavoro dell’Accademia tutta l’estate, poi riprenderò i miei giri concertistici. In autunno andrò in Germania con il Secondo concerto di Rachmaninov, che eseguirò a Dresda con il mio amico Michele Carulli e l’Orchestra di Stato della Sassonia, ed il concerto Malédiction di Liszt, che invece eseguirò, tra l’altro, a Bad Elster, su un pianoforte appartenuto a Josef Hoffman. Poi, l’anno venturo, ci saranno altre novità discografiche, alcune davvero rare. Ma queste le racconterò la prossima volta. ● BARTOLI: SandroIvoBart PIANOFORTE Ottorino Respighi MUSICA PER PIANOFORTE E ORCHESTRA .concerto in modo misolidio .toccata Sandro Ivo Bartoli Staatsorchester der Sächsische Landesbühnen Michele Carulli Brilliant Classics 94055 – 1 CD Novità Falstaff 23 2011_7 21-09-2011 17:22 Pagina 5 EDITORE: Jupiter Distribuzione srlwReg. Tribunale di Verbania n. 337 del 25.11.2003 SEDE LEGALE: Lungolago Gramsci 7 – 28887 Omegna (VB) REDAZIONE: Via dell’Industria, 31/B – 28924 Verbania EMAIL: [email protected] TEL. 0323 586200 RIVISTA DI CULTURA MUSICALE E DISCOGRAFICA DIRETTORE RESPONSABILE: Giovanni Sgaria DIRETTORE EDITORIALE: Mauro Primon SEGRETERIA DI REDAZIONE: Francesca Sartore e Mauro Pelletti UFFICIO STAMPA: Donatella Buratti PROGETTO GRAFICO: Mirco Milani – [email protected] STAMPA: Press Grafica srl – Gravellona Toce (VB) FalzaV periodico di informazione discografica quadrimestrale anno vii n.23 settembre 2011 23.11 Le nostre etichette ACCENT BELGIO www.accent-records.de AEOLUS GERMANIA www.aeolus-music.com AEON FRANCIA ABBONATI OGGI! vai su www.rivistamusica.com www.aeon.fr ALIA VOX SPAGNA www.aliavox.com ALPHA FRANCIA www.alpha-prod.com ora disponibile anche in PDF! AMBROISIE FRANCIA ARCANA ITALIA www.arcana.eu ARTE VERUM www.arteverum.com AVIE GRAN BRETAGNA www.avierecords.com BIS SVEZIA www.bis.se BONGIOVANNI ITALIA www.bongiovanni70.com BRILLIANT OLANDA www.brilliantclassics.com CARUS GERMANIA www.carus-verlag.com CHANNEL OLANDA www.channel.nl COL LEGNO GERMANIA www.col-legno.de CONCERTO ITALIA www.musicmedia.it CORO GRAN BRETAGNA DIVOX SVIZZERA www.the-sixteen.org.uk www.divox.com DUX POLONIA www.dux.pl DYNAMIC ITALIA www.dynamic.it ELEGIA ITALIA www.elegiarecords.it FARAO GERMANIA www.farao-classics.de FUGA LIBERA BELGIO www.fugalibera.com HUNGAROTON UNGHERIA www.hungaroton.hu LA RIVISTA DI RIFERIMENTO PER L’APPASSIONATO troverete attualità interviste e monografie oltre 2000 recensioni all’anno di dischi e spettacoli dal vivo i dischi 5 stelle recensiti da MUSICA IDIS ITALIA KAIROS AUSTRIA www.kairos-music.com LIGIA DIGITAL FRANCIA LUDI MUSICI SVIZZERA inoltre: UNA PRIMA ASSOLUTA IN LINGUA I TA L I A N A www.ludimusici.com MARC AUREL GERMANIA www.aurel.de MDG GERMANIA www.mdg.de METRONOME GRAN BRETAGNA www.metronome.co.uk MICROLOGUS ITALIA www.micrologus.it MUSICA FICTA BELGIO www.musica-ficta.com MUSO BELGIO www.muso.mu NAÏVE FRANCIA www.naiveclassique.com NBE LIVE OLANDA www.nederlandsblazersensemble.nl NEWTON OLANDA www.newtonclassics.com ONDINE FINLANDIA OPUS ARTE GRAN BRETAGNA TUTTE LE LETTERE DI MOZART www.ondine.net www.opusarte.com OUTNOTE BELGIO | BELGIO O PAN SVIZZERA PASSACAILLE BELGIO PIANO CLASSICS GRAN BRETAGN www.panclassics.com RAMEE GERMANIA www.ramee.org RAUMKLANG GERMANIA www.raumklang.de RICERCAR BELGIO Oltre 2000 pagine in 3 tomi con cofanetto Per informazioni: [email protected] www.ricercar.be SDG GRAN BRETAGNA www.solideogloria.co.uk SIGNUM GRAN BRETAGNA www.signumrecords.com TALANTON GERMANIA ZIG ZAG TERRITOIRES FRANCIA www.zecchini.com www.passacaille.be www.piano-classics.com www.zig-zag-territoires.com Zecchini Editore ZECCHINI EDITORE - Via Tonale, 60 - 21100 Varese Tel. 0332 331041 - fax 0332 331013 - [email protected] www.rivistamusica.com - www.zecchini.com Falstaff 23 2011_7 21-09-2011 17:22 Pagina 6 Nome ingannatore, Suonar parlante. Quella di Ghielmi sa essere anche una lingua rapinosa, irresistibile implorazione, veemente perorazione, furente sfida verbale. Il Cd Bellezza barbarica pare posseduto da un demone vampiresco. Merito pure della flautista Dorothee Oberlinger, eccitante e spiritata: un continuo balzare innanzi della frase. «Grande energia d’attacco alla corda. La ricerca di una vera dolcezza nascosta nella forza»: le parole che descrivevano il suono di ENRICO RAGGI Marais, in questa recente incisione ricevono nuova luce. DI LE NUOVE STRADE DELLA VIOLA DA GAMBA Cos’è quella «bellezza barbarica» di cui parla Telemann nella sua autobiografia? V va, padre proveniente dalla Transilvania. È cresciuto suonando con musicisti gitani e artisti di strada, è un jazzista abilisVITTORIO GHIELMI: È il suggerimento di nuove strade, un’evoca- simo. Conosce la musica di tutta Europa. È la sintesi vivente zione di mondi lontani e sconosciuti. È lo stupore di trovarsi di svariate culture. Oggi vive in Boemia. di fronte all’ignoto, uno schiudersi d’inediti territori sonori, di audaci possibilità. Insoliti panorami dell’anima. La musica Avete lasciato spazio all’improvvisazione? tradizionale polacca e quella della regione morava di Haná, che Telemann poté ascoltare intorno al 1704, durante un sog- GHIELMI: Le fioriture sono l’Abc giorno in Slesia, gli procurarono un benefico shock. Se cre- della musica antica. Il testo è diamo alle sue parole, quell’ascolto gli regalò ispirazione e un appunto stenografico che va una valanga d’idee musicali, suggerimenti destinati a restargli adeguatamente realizzato. Ho nella memoria per il resto della vita. improvvisato le cadenze del Concerto di Graun, e alcuni Il confine tra Oriente e Occidente attraversa anche le Preludi e Postludi. 6 i terre di Polonia? Una sorta di possessione artistica abita tutta la musica delle terre di confine. Sono brani percorsi dallo spirito del duende, pieni di eccitazione, fascino, spaesamento. Musica da finis terrae. È un Oriente da intendersi in senso spirituale: un’alterità, una diversità di modi e di pensiero, prima che una specifica differenza sonora. Oriente era ciò che mi stava accanto, rivolto a Est. Non un concetto geografico, ma un sentimento dell’anima. È indicativo che Telemann, artista navigato ed esperto uomo di mondo, avverta questo particolare tipo di bellezza. GHIELMI: La sonorità è molto presente e luminosa. Abbiamo usato un diapason piuttosto alto, particolari accorgimenti organologici che riguardano tensione delle corde, posizione del ponte e dell’anima e altre interessanti soluzioni tecniche. Il suono risultante può essere pieno e graffiante, oppure dolce e vellutato, In cosa consiste questo speciale stile? secondo le intenzioni. Ciò perGHIELMI: Il Concerto per flauto dolce, viola da gamba e archi di mette una grande sfaccettatura espressiva. Il violino ritorna a Telemann che apre il Cd ne è un esempio sublime. La metafo- essere uno strumento propulsivo, destinato alla danza e al ra usata dall’autore è quella d’un vestito di taglio italo-france- movimento. se, ma di stoffa boemo-polacca. Un’irriducibile commistione Perché ci sono così pochi concerti per viola da gamba? fra mondo ‘alto’ e ‘basso’. Potremmo utilmente parlare di slancio, eccitazione, impeto, dolce energia, vivezza di colori, GHIELMI: A causa di imprevedibili incastri cronologici. La viola articolazioni nette, audacie coloristiche. Un’enorme varietà da gamba appare legata all’Ancien Régime francese e lì la ford’invenzioni. ma Concerto è arrivata troppo tardi. In Italia il Concerto è invece arrivato troppo presto. A Berlino è stata composta una Colpiscono piglio, freschezza, tuffi nei turbini richiesti mole impressionante di lavori. Molti di questi concerti berdagli spartiti. Con questo ‘coraggio’, l’intonazione e la linesi presentano passaggi Sturm und Drang. L’orchestra del gestione dell’insieme sono più difficili da governare? tempo era formidabile. C’erano virtuosi della taglia di Carl GHIELMI: Sono richieste doti di spericolato virtuosismo non so- Philipp Emmanuel Bach e di Quantz; il boemo Franz Benda lo al solista, ma a ogni componente del gruppo. Si tratta d’una era primo violino, e si alternava a Johan Gottlieb Graun; il tensione assolutamente positiva, che credo possa raggiungere gambista tedesco Ludwig Christian Hesse, al servizio di Federico II di Prussia dal 1741, fu uno dei più grandi gambisti anche gli ascoltatori. mai esistiti. La combinazione di tutti questi fattori ha fatto Particolarmente intrigante la sonorità del cymbalon. scoppiare la scintilla. Sono nate così le composizioni più difGHIELMI: Marcel Comendant è una figura unica. Madre molda- ficili del repertorio. www.vitt GHIELMI: Marin Jacqu LA FORC DOUCEU Vittorio Luca Pia BELLEZ BARBA CONCER VIRTUOS PERIODO PER VIO GAMBA E .telema .vivald Vittorio Il Suona Falstaff 23 2011_7 21-09-2011 17:22 Pagina 7 a studiare Graun ho dovuto iniziare da capo, inventandomi una tecnica che non conoscevo. Mi sembrava quasi mi mancasse un dito. E Tartini? È sempre unico. Il suo personale linguaggio passa dalla meditazione assorta al fuoco virtuosistico. Compositore VIOLA DA GAMBA naïf, puro, quasi ingenuo, sempre alla ricerca di intervalli perfetti evocanti il terzo suono. Fa un uso esasperato dell’ornamentazione e dei trilli, rapidissimi, come nel violinismo di metà Novecento. Il Si è sgretolata l’immagine di una viola da gamba medi- tempo lento di mezzo del suo Concerto in La maggiore è un retabonda e introspettiva? citativo incredibile, con una melodia ornata all’inverosimile. GHIELMI: È un’immagine riduttiva, un po’ datata, che potremmo Un canto di muezzin. Una nota sola, e intorno una pioggia di etichettare come new age. In realtà il repertorio per viola da asteroidi. Tartini è la nostra porta sull’Oriente, come la Venezia gamba è sconfinato, perfino maggiore di quello per pianofor- dell’epoca. Berlino era il punto di contatto con i popoli slavi, era te, come ha scritto uno studioso americano. I brani di Graun il confine orientale, sempre piena di violinisti boemi, la mipresentano difficoltà estreme. È musica inquietante. Una ma- gliore scuola d’archi d’Europa. E poi Telemann, il grande viagniera inedita di considerare lo strumento. Quanto ho iniziato giatore, il Marco Polo della musica. ● GHIELMI: V ittorio Ghielmi 7 www.vittorioghielmi.com Passacaille PAS 957 – 1 CD Marin Marais – Jacques Gallot LA FORCE E LA DOUCEUR Vittorio Ghielmi Luca Pianca La Force et la Douceur titola questo bellissimo disco dedicato al composi- ci si mette all’ascolto. E l’effetto è notevole. Oltre all’impressionante pe- tore Marin Marais, sommo maestro di viola da gamba. Sembrano elementi in rizia tecnica del musicista milanese, accompagnato con altrettanta soli- antitesi la forza e la dolcezza. Non lo sono. Piuttosto, sono da leggere dità e condivisione d’intenti espressivi dal liutista Luca Pianca (interprete come «un ossimoro fortemente barocco», suggeriscono le acute note del raffinato di pagine di Jacques Gallot: nicchia prelibata del Cd), ciò che booklet redatte dal violista Vittorio Ghielmi, ardito interprete del Cd. emerge è un mondo altro. Una retorica assai poco condiscendente ai più Come dire una «dolcissima violenza» o una «robustissima tenerezza», facili gusti d’oggi in materia d’antico, e una ‘durezza’ la cui forza poetica continua il preparato musicista ricordando come i dipinti, il teatro e la giunge lancinante, acuminata, ferma. In brani sublimi come il celebre poesia del tempo siano pregni di quell’ossimoro. Bene, eccellente approc- Tombeau po’ Mr. de S.te Colombe (vero maestro d’iniziazione di Marais), ma cio, peraltro supportato da un'interessante serie di osservazioni tecniche anche nei pezzi di carattere: mai sentiti così mordenti. dedotte da un noto pamphlet di Hubert Le Blanc che a oggi è la più importante testimonianza dell’epoca sullo stile esecutivo di Marais. Incuriositi BELLEZZA BARBARICA CONCERTI VIRTUOSISTICI DEL PERIODO BAROCCO PER VIOLA DA GAMBA E ORCHESTRA .telemann, graun .vivaldi, tartini Vittorio Ghielmi Il Suonar Parlante Passacaille PAS 972 – 1 CD Novità Nicoletta Sguben Amadeus, novembre 2009 Falstaff 23 2011_7 21-09-2011 17:22 Pagina 8 Enciclopedica memoria storica del tango, ‘filosofo’ errante tra Montevideo e Buenos Aires, poeta-ciclista urbano che pedala avvolto nel mantello della notte, storico e orientalista, innamorato di architettura e della moglie pittrice Lulù, concorrente ai Grammy 1997 e al Nobel per la Letteratura del 2004, fondatore e presidente di club e accademie, facitore di spettacoli teatrali e dischi: l’uruguagio Horacio Ferrer nella vita non si è fatto mancare nulla e molto promette ancora per gli anni a venire. Lo abbiamo incontrato qualche ora prima di un’esibizione torinese che lo ha visto chiudere un giro d’Italia concertistico in compagnia dell’Absolute Tango Quartet, ensemble di solisti dell’Orquesta Típica Alfredo Marcucci. Personaggio dal fascino dirompente, in strada e sulla scena si rimane colpiti dal suo portamento signorile, quasi dannunziano. Giacche e camicie dal taglio impeccabile e il fiore all’occhiello a illuminarne la figura sono proposti però in versione ironica, sdrammatizzati dal PIERCARLO POGGIO calore umano che Ferrer emana all’istante. DI TANGO MATTO 8 Quando nasce il suo legame con l’Italia? Sono stato in Italia una prima volta con il maestro Piazzolla a Roma, negli anni Settanta, per presentare il repertorio che avevamo composto insieme; in seguito a Napoli, ove tenni anche la conferenza Tango. Arte y misterio, mi invitò per uno spettacolo l’amico e grande ballerino Miguel Angel Zotto. Più recente è il passaggio a Torino, al Piccolo Regio, con il recital El poeta y la música del 2007. Sono stato inoltre ricevuto in varie città, da Genova a Monfalcone, in occasione di festival dedicati alla poesia. In realtà la mia passione per l’Italia è di lunga data e risale ai miei studi giovanili di architettura. E poi mio padre, uno storico, custodiva nella sua biblioteca innumerevoli testi relativi alle vicende italiane, per me di grande interesse. In questo momento mi ritengo fortunato di poter presentare al pubblico italiano in un sol colpo un dvd, il libro Loca ella y loco yo e il disco Tango y Gotan. Come si usa dire dalle mie parti, «sono felice come un cane con due code!». HORACIO FERRER: La forma in cui si esprime in scena è particolare, un insieme di canto e recitativo… FERRER: Io non faccio distinzione tra il testo di una poesia e quello di una canzone, nella mia esperienza nascono sovente dalla stessa materia. Ho sempre cercato una simbiosi tra parola e musica, muovendomi in una via di mezzo tra il canto e la recitazione. La prima volta mi è capitato con Piazzolla, ma è stata mia madre a insegnarmi a declamare, è stato un processo naturale. Tanto ho appreso anche da Aníbal Troilo, un musicista che recitava molto bene, figura fondamentale del tango, maestro, amico e mentore che disponeva di una voce tenorile notevole: sapeva sia cantare sia recitare in modo particolare. Parimenti ho ascoltato e mi sono immerso nelle opere Foto: ©Alberto Ramella dei poeti cittadini, gli ‘uomini della notte’ che si esprimevano in lunfardo, che io ho sempre considerato non un idioma o un gergo, quanto piuttosto un’‘attitudine’ di quella particolare umanità che popola le notti di certi barrios di Buenos Aires. Tra i poeti della mia gioventù apprezzavo in particolare Amleto Bergiati, un poeta nato a Parma nel 1910, dotato di una voce portentosa. Questo è l’humus in cui mi sono formato come poeta e declamatore. Per contro non ho mai pensato di diventare un cantante nel senso pieno del termine, anche se mi piace decorare di cantato il testo. E poi, credo di disporre di un buon orecchio, visto che ho lavorato con i migliori musicisti! In fin dei conti il recitato e il canto sono parenti stretti, basti pensare a quanto viene richiesto ai cantanti lirici. Nella mia opera María de Buenos Aires le parti sono continuamente alternate, e una stessa canzone può presentarsi metà recitata e metà cantata. o H Horaci POETA D Alfredo Orquest Falstaff 23 2011_7 21-09-2011 17:22 Pagina 9 Da dove le deriva l’ispirazione? Sono nato e cresciuto nella poesia, ne sono stato letteralmente imbevuto, ho vissuto in mezzo a poeti e musicisti. Così ho capito che la dimensione poetica è illusione, sogno, entusiasmo, ma nasce dalla vita concreta e quotidiana, la materia di partenza è la medesima, al di là delle metafore che ne possono derivare. La poesia, e la musica, le ritroviamo nell’aria che ci circonda, non si originano dal foglio o dal pentagramma. Entrambe sono legate a un particolare momento, escono dallo spirito in modo arbitrario, insperato, sorprendente, senza una reale predeterminazione e, nella stessa e inaspettata maniera, possono raggiungere il pubblico. Ne è un esempio María de Buenos Aires che pur avendo un libretto esoterico e misterioso è divenuta una tra le opere argentine di maggior successo, non solo in patria: è incredibile! Quel che è certo è che non potrei vivere senza la poesia e nemmeno privo di quelle tematiche che ruotano attorno al mondo del tango: la donna, la notte, la nostalgia della gioventù oppure della terra perduta, dell’esilio. La ragione per cui mi appassiona scrivere per i musicisti è che la canzone ha un effetto immediato, quasi istantaneo sulla gente, permette di arrivare al loro cuore rapidamente. Un libro di poesie invece impiega molto tempo a essere apprezzato: occorre pubblicarlo, farlo conoscere, venderlo…, è un processo lungo. FERRER: scriminante per me è il talento: il tango può essere jazz, sinfonico, elettronico o quant’altro, non è un problema di stile, la differenza la fa la bravura del musicista implicato. Sono invece perplesso verso chi, come Juan Carlos Caceres, va a ricercare la ‘negritudine’ del tango, le sue supposte radici africane, secondo una prospettiva che semmai può valere per la milonga. A me pare una forzatura più teorica che reale, perché il tango ha origini urbane specifiche, è una creazione originale in assoluto, e come il valzer non deve niente a nessuno. Qual è lo stato di salute del tango? Il tango è stato dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità, il che è importante, ma io amo definirlo «un entusiasta moribondo», perché quando la sua fine pare vicina sorprende tutti e rinasce a nuova vita. Il vero problema è la colonizzazione americana che negli anni ha cambiato completamente lo scenario della musica mondiale, relegando all’angolo la musica latina, sia essa italiana, francese, cubana o brasiliana. In Argentina la televisione e la radio sono occupate dal rock e dal pop che saturano ogni spazio e regnano sovrani. Non me la prendo con il genere, ma con il fatto che la musica anglosassone in Sud America si risolve a essere esclusivamente commerciale, banale, priva di ispirazione. Persino i partiti politici utilizzano il rock quale veicolo per avvicinare i giovani. Nonostante ciò posso affermare che la Che giudizio dà degli artisti che oggi tendono a proporre riserva del tango è immensa e la gente, pur nel silenzio dei una differente immagine del tango? mezzi di informazione, continua con passione a mantenerlo FERRER: Sono il presidente dell’Accademia Nazionale del vivo. Qualche mese fa le istituzioni di Buenos Aires hanno Tango, ma ciò non mi impedisce di acorganizzato un festival che ha visto quarantacettarlo sotto ogni forma. L’unica dimila persone ballare il tango nell’Avenida de Mayo. Uno spettacolo straordinario che non ha avuto eco sui giornali, neppure una riga di cronaca. Stampa, radio e tv, semplicemente, non ci considerano. Quando nel 1997 insieme con Gidon Kremer siamo stati in 9 corsa per il Grammy, nella sezione ‘opera’, con María de Buenos Aires, nessuno ne ha fatto cenno. Figuriamoci cosa avviene con i giovani autori di oggi, impossibilitati a divulgare le loro opere a causa dell’invadenza statunitense. Il tango non ha un problema di sopravvivenza: in tutta Europa sono in aumento le scuole e i luoghi deputati alla sua conoscenza, sono i nostri media e governi a non rendersene conto. Questa mancanza di apprezzamento per quell’enorme patrimonio di cultura e umanità che è il tango mi procura delusione, tristezza e rabbia, cui si unisce l’impotenza di non poter cambiare in fretta la situazione. Siamo come i cristiani nelle catacombe, ma l’arte e l’invenzione non sono destinate a perire e continueranno a rappresentare una speranza per molti. ● FERRER: oracio H Ferrer www.sam-produzioni.it Horacio Ferrer POETA DEL TANGO Alfredo Marcucci Orquesta Típica SAM 001 – 1 DVD Novità Falstaff 23 2011_7 21-09-2011 17:22 Pagina 10 L’intervista che segue è stata realizzata il 23 febbraio 2004 a Torino alla fine delle prove del concerto che Barthold Kuijken ha poi diretto al Conservatorio di Torino con l’Academia Montis Regalis eseguendo il Concerto in re maggiore KV 314 e l’Andante in do maggiore KV 315 di Mozart. A distanza di sette anni questa conversazione mantiene intatto tutto il suo valore e la riportiamo nella sua versione originale, senza UGO PIOVANO modifiche o correzioni al bellissimo italiano del maestro. DI SUONARE PER DILETTO Maestro lei fa parte di una famiglia di musicisti celebri. Come si è avvicinato al flauto? Uno per uno. Ha cominciato Wieland che è il più anziano dei tre [31 agosto 1938, ndr]. Fra i musicisti ci sono ancora altri tre fratelli. Wieland ha cominciato, poi Sigiswald [16 febbraio 1944 mentre Barthold è nato l’8 marzo 1949, ndr] e a un certo punto anche io da piccolo e abbiamo fatto tanta musica da camera, come si dice in tedesco Hausmusik, che nel nord Europa è ancora molto diffusa. Abbiamo cominciato che io suonavo ancora il flauto diritto, suonando tutto quello che si trovava… E poi uno dopo l’altro, abbiamo capito che si poteva fare qualcosa di buono insieme. BARTHOLD KUIJKEN: studiato musica contemporanea… E ne ho poi fatta tanta fino agli anni Settanta. Ad esempio Le marteau sains maitre di Boulez. Anche oggi non l’ho completamente abbandonato… Abbiamo inciso Debussy qualche anno fa: la sonata per flauto, viola e arpa e Syrinx [CD Arcana A 303, inciso nel 1999, ndr]. Questi sono pezzi che suono con grande piacere. Li ho suonati con un flauto Bonneville d’inizio Novecento. Per me è evidente che non li avrei mai fatti con un flauto Brannen, con tutto il rispetto per il flauto Brannen, ma è un’altra cosa. Ho trovato un bel flauto Bonneville che a me piace molto ed è perfetto per quelle musiche… [sorride] E con Bruggen cosa ha studiato all’Aya? Però la vostra non era una famiglia di musicisti. Wieland ha cominciato subito con la viola da gamba? No. Siamo stati noi, i figli, i primi. Wieland ha cominciato col pianoforte poi verso i sedici 10 anni è passato al violoncello. Allo stesso tempo a casa abbiamo fatto tanta musica antica soprattutto rinascimentale, così, senza energia filosofica o filologica, solo perché ci piaceva. Poi più tardi Wieland ha trovato una bella viola da gamba da un antiquario e l’ha potuta comprare. Così ha cominciato a studiarla tutto solo. All’epoca, la seconda metà degli anni Cinquanta, non c’era nessuno che insegnasse la viola da gamba in Belgio. Poi ha cominciato a suonare a Bruxelles con un gruppo specializzato nella musica antica, con il clavicembalo [l’Alarius Ensemble, a partire dal 1959, ndr]. Poi è arrivato Sigiswald, che era anche lui interessato alla musica antica, con la viola da gamba anche se aveva sempre suonato il violino fin da piccolo. Entrambi avevano studiato al Conservatorio di Bruges e Bruxelles: Wieland il violoncello e Sigiswald il violino. Sigiswald si è documentato sul violino barocco leggendo i trattati. Ha visto che c’erano tante cose diverse nello strumento e nel modo di tenerlo. Lui ha avuto il coraggio di andare a fondo nei problemi collegati e ci si è dedicato. Il flauto diritto e non il flauto traverso. Ho trovato il primo flauto traverso ad una chiave quando avevo 18 anni. KUIJKEN: KUIJKEN: Il famoso Rottenburgh. è vero che lo ha trovato in un mercatino? Barthold u No. Questa è un’altra storia. Il primo flauto lo ho avuto da un medico che me lo ha quasi regalato. Non era un buono strumento ma all’epoca non lo sapevo… Poco dopo però un amico mi ha trovato un bellissimo strumento, il Rottenburgh, praticamente nel mercato delle pulci di Brussels e me lo ha venduto a buon prezzo. E così ho cominciato da solo a studiare. Un po’ come per Wieland e per Sigiswald, non c’erano professori per studiare questi strumenti antichi e allora ho dovuto fare da solo, non c’era altra possibilità. Ho studiato a fondo tutti i trattati, l’iconografia. KUIJKEN: K Del resto Frans Vester era un grande esperto di musica antica… KUIJKEN: Sì, lui era un grandissimo esperto, ma io avevo già cominciato prima di andare da lui. Mi ricordo che ho letto per la prima volta il trattato di Quantz quando avevo 14 anni… Quindi era proprio nel suo D.N.A. di fare musica antica… E lei come si è avvicinato alla musica antica? Il mio cammino è stato in un certo senso guidato da loro. Ho cominciato da piccolo con il flauto diritto. E poi al Conservatorio di Bruges, dove noi stavamo, è chiaro il flauto diritto non era insegnato e allora ho fatto il flauto ‘normale’, quello traverso e ho sempre studiato quello. Poi sono andato al Conservatorio a Brussels e infine ho fatto un anno al Conservatorio Reale dell’Aya con Frans Vester. KUIJKEN: Sempre col flauto moderno. Ma suona ancora il flauto moderno o lo ha abbandonato? Sì, però allo stesso tempo ho trovato che anche il flauto il moderno è un bellissimo strumento. Flauto antico e flauto moderno sono due strumenti diversi e ognuno ha il suo lavoro: è come per un artigiano che deve usare un martello e lo sceglie in base al tipo di lavoro, non può impiegare sempre lo stesso martello… L’ARTE D BARTHO Quindi, in pratica, lei è stato un autodidatta per la musica antica… Anton KUIJKEN: Sì. Per me il cammino è stato più lungo però più interessante, perché fai tutti gli sbagli ma li fai per te stesso. [ride] KUIJKEN: Sempre col flauto moderno e per la maggior parte ho Però alla fine io e miei fratelli abbiamo avuto dei risultati molto KUIJKEN: CONCER TRAVERS Barthol La Peti Sigiswa Falstaff 23 2011_7 21-09-2011 17:22 Pagina 11 buoni. E la cosa bella è che ogni fratello ha fatto uno strumento diverso così ognuno ha avuto il suo campo di studio e insieme ci siamo completati a vicenda. Certo ognuno ha la sua personalità ma abbiamo trovato anche che avevamo molte cose in comune e abbiamo potuto fare un gran cammino insieme. A proposito del repertorio, lei come affronta una partitura? to quel pezzo, a quello che ha pensato e a quello che non ha mai pensato. Occorre un grande lavoro di documentazione. Io lo vedo proprio come un dovere che ho nei confronti del compositore, il miglior modo per rispettare il suo lavoro! Ovviamente a questo punto sceglie anche lo strumento in funzione del brano. KUIJKEN: La affronto con occhi aperti e con domande… Sempre KUIJKEN: Chiaro. Scelgo lo strumento il più possibile vicino alcome se la vedessi per la prima volta e mi chiedo sempre che l’epoca e al luogo della composizione. Ovviamente non è semcosa il compositore ha voluto dire con quel brano, cosa ha pre possibile farlo sempre esattamente ma comunque il più sentito al suo interno quando lo ha scritto. possibile. Bisogna anche essere pratici. Quando fai un concerto fra Hotteterre e Carl Philipp Emanuel Bach ovviamente Quindi si documenta al riguardo… devi fare dei compromessi oppure hai bisogno di troppi struKUIJKEN: È chiaro. È assolutamente necessario documentarsi menti diversi. Questo vale soprattutto per il clavicembalo… sul brano. Bisogna partire dai manoscritti originali e dalle prime edizioni. Per me è impossibile studiare un pezzo con Col flauto è più semplice… una revisione moderna, anche se fatta dal più grande flautista KUIJKEN: Vero. Ad esempio quando faccio un concerto per flaudel mondo. Con tutto il rispetto per tutti ma a me non importa to solo, e ne ho fatti tanti, posso usare tranquillamente cinque tanto quello che qualcun altro ha pensato ma di più quello che o sei strumenti diversi. In questo caso allora è possibile usare il compositore ha pensato. il flauto giusto per ogni pezzo senza problemi. Però non è una questione di quantità di strumenti… Per me è importante far Quindi bisogna andare al testo originale, alla fonte… capire che il pezzo si rende meglio se si utilizza lo strumento KUIJKEN: Al testo originale, alla fonte ma anche a tutto quello più appropriato. che è intorno, alle abitudini del compositore, a come ha scrit- In un’intervista a Falaut Patrick Gallois ha dichiarato che quando ha provato ad usare in concerto il flauto traversiere e quello moderno non notava la differenza. Veniva sempre la stessa cosa e quindi lo strumento non conta. Cosa ne pensa? KUIJKEN: Peccato per lui direi, se pensa che venga fuori la stessa cosa. Io non lo credo assolutamente. Ogni strumento ha un suo carattere, una sua voce che io non vorrei proprio dimenticare. Foto: ©Gooik Dany Neirynck Quindi ha una bella collezione di flauti… 11 Ne ho qualcuno, ma non sono un collezionista. Per me uno strumento deve servire per essere suonato e non per essere messo nell’armadio… KUIJKEN: ld uijken A conclusione di questa conversazione, quale consiglio si sentirebbe di dare a un giovane che vuole avvicinarsi alla musica antica? K TRAVERSIERE KUIJKEN: Di fare sempre la musica che ama. Non farne solo un lavoro, direi… Se si è fortunati può diventarlo ma deve restare sempre una cosa che piace. Da fare con amore, come un ‘dilettante, inteso nel senso buono della parola. Suonare per diletto, per il piacere di farlo… ● Accent ACC 24203 – 1 CD L’ARTE DI BARTHOLD KUIJKEN Antonio Vivaldi CONCERTI PER TRAVERSIERE Barthold Kuijlen La Petite Bande Sigiswald Kuijken Accent ACC 24241 – 1 SACD Novità Falaut, ottobre-dicembre 2010_Per gentile concessione Falstaff 23 2011_7 21-09-2011 17:22 Pagina 12 Nato a Zagabria nel 1977, il pianista e compositore Dejan Lazić si è messo in luce con importanti incisioni discografiche, tra cui spiccano il Secondo Concerto di Rachmaninov e una personale riscrittura per pianoforte e orchestra del Concerto per violino op. 77 di Brahms. Nello scorso mese di giugno Lazićè stato ospite del Festival pianistico di Brescia e Bergamo accanto alla Budapest Festival Orchestra diretta da Iván Fischer per eseguire il Concerto n. 2 di Liszt in occasione del bicentenario. Il 19 settembre, con la stessa compagine sinfonica, il pianista croato è stato di scena a Milano nell'ambito del festival MARCO BIZZARINI MiTo in un nuovo appuntamento lisztiano dedicato a Totentanz. DI PIANISMO UNIVERSALE Nell’incisione del Quarto Concerto di Beethoven lei esegue cadenze di sua composizione e in un’intervista ha dichiarato di avere una grande passione per il jazz. Esiste un collegamento diretto fra i due fatti? L’arte dell’improvvisazione al pianoforte può tornare d’attualità anche nel campo della musica classica? «Concert Symphonique». All’epoca si trattava di una soluzione originale: la forma a mosaico rende questa composizione davvero interessante e ogni volta ispira un approccio interpretativo nuovo. Le parti intime e cameristiche sono in meraviglioso contrasto rispetto a quelle possenti ed energiche, si può dire che coronino in modo nobile ed elevato la natura di queDEJAN LAZIĆ: Certamente! E non si tratta solo di un dono natura- sto originalissimo pezzo. le, penso che si dovrebbe studiare seriamente l’improvvisazione, capire come funziona e poi sostenerla con la propria Pensa che il bicentenario della nascita di Liszt stia riveimmaginazione, creatività, ispirazione. Io improvviso spesso lando nuovi aspetti del grande compositore ungherese? le cadenze per i Concerti di Haydn, Mozart e Beethoven sa- LAZIĆ: Penso che sia molto positivo celebrare un compositore pendo che questi compositori non solo facevano lo stesso, ma come Liszt. Eseguire in modo intensivo le sue opere rivela esortavano anche altri esecutori a farlo. Comporre o molti dettagli in più rispetto a quanto crediamo di sapere. È 12 improvvisare una cadenza non solo consente di pre- anche importante il fatto che si tengano masterclass, confeservare freschezza e vitalità nei pezzi del repertorio standard, renze ed eventi in tutto il mondo che si occupano non solama rispecchia al meglio i pensieri e i sentimenti dell’esecuto- mente del Liszt compositore e virtuoso della tastiera, ma anre su una determinata composizione, senza contare che molte che delle sue passioni, predilezioni e realizzazzioni in altri cadenze non furono neppure scritte dai compositori, in parte campi e come essere umano. Approfondire il lascito di un proprio per questa ragione. grande artista è sempre affascinante ed io sono orgoglioso di poter dare il mio contributo a questo bicentenario. Lei spazia dai classici ai moderni, ma in quale repertorio si sente più a suo agio? Mi considero molto fortunato di poter suonare musica da Scarlatti a Lutoslawski. Amo troppo la musica per desiderare di specializzarmi in uno stile particolare o per decidere di andare in un’unica direzione. Dunque è molto difficile per me stabilire preferenze… Per esempio, dopo un recital solistico con opere per pianoforte di Haydn, mi diletto a eseguire un Concerto di Rachmaninov con una grande orchestra sinfonica, dopo di che magari mi dedico al repertorio da camera di Bartók. Sento che dopo queste esperienze riaffrontare Haydn mi aprirà nuove porte artistiche, mi ispirerà a fare qualcosa di nuovo con pezzi già studiati, qualcosa che non avevo mai fatto prima. LAZIĆ: DL Parliamo della collaborazione con il direttore Iván Fischer. Quando vi siete incontrati per la prima volta e come si sente quando suona sotto la sua direzione? Avevo solo nove anni quando ho iniziato a collezionare i dischi di Iván Fischer con la Budapest Festival Orchestra, una compagine davvero unica. Fare musica con Fischer è un’esperienza fondamentale, la sua dedizione alle partiture e alla musica come forma d’arte è totale: per me è uno dei più grandi musicisti e direttori d’orchestra del nostro tempo. Ricordo molto bene il mio primo concerto sotto la sua direzione al Lincoln Center di New York nel 2008: dalla prima prova ho avuto sensazioni indimenticabili, come quella di non essermi mai avvicinato così tanto allo spirito del compositore eseguito. LAZIĆ: Al Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, Lei ha eseguito il Secondo Concerto di Liszt, una pagina che ancor oggi non è molto popolare. Quali sono i principali pregi di questa composizione? Lei è nato a Zagabria. Crede che queste origini croate possano svolgere un ruolo importante nelle sue svariate attività musicali? Personalmente sono felicissimo di interpretare questo Concerto, anche se è meno famoso del Primo, o forse proprio per questo motivo… La sua bellezza consiste in una solida scrittura sinfonica: sembra quasi una sinfonia con pianoforte, e da questo punto di vista si avvicina ai modelli di Schumann e di Brahms. Dopo tutto fu originariamente concepito come LAZIĆ: Zagabria è una città molto musicale. La stessa Croazia è un Paese molto musicale. Da noi la musica classica è molto presente e la mia famiglia è stata per me un meraviglioso sostegno e fonte d’ispirazione. Tuttavia io credo che la musica sia il più universale dei linguaggi: insomma, solo dopo aver viaggiato per il mondo e aver suonato in molti paesi stranieri LAZIĆ: e Johan Brahm CONCER PIANOFO dal con violino arr. la Dejan L Atlanta Orchest Robert Falstaff 23 2011_7 21-09-2011 17:22 DEJAN LAZIĆ su channel classics: Ludwig van Beethoven Concerto per pianoforte n. 2 Klassische Philharmonie Bonn, Heribert Beissel CCS SA 19703 – 1 SACD Ludwig van Beethoven Concerto per pianoforte n. 4 Australian Chamber Orchestra, Richard Tognetti CCS SA 30511 – 1 SACD Sergej Rachmaninov Concerto per pianoforte n. 2 London Philharmonic Orchestra, Kirill Petrenko CCS SA 26308 – 1 SACD Franz Schubert Sonata in Si bemolle maggiore, D 960 Momenti musicali, D 780 Pagina 13 Liaisons Retrospection Vol. 1: Scarlatti | Bartók CCS SA 23407 – 1 SACD Vol. 1: Wolfgang Amadeus Mozart KV 1-574 CCS 13398 – 1 CD Vol. 2: Schumann | Brahms CCS SA 27609 – 1 SACD Vol. 2: Fryderyk Chopin CCS 15998 – 1 CD Vol. 3: C.P.E: Bach | Britten CCS SA 28511 – 1 SACD Vol. 3: Maurice Ravel Musica per pianoforte 1899-1917 CCS SA 17502 – 1 SACD CCS SA 20705 – 1 SACD Foto: ©Susie knoll PIANOFORTE ho trovato la mia vera soddisfazione come musicista e come artista. È un’esperienza incredibile eseguire Schubert in Cina, Scarlatti in Australia o Britten in Colombia! Ancor più stupefacente il fatto che c’è molto interesse e ammirazione per la musica classica nei luoghi più remoti del pianeta. ejan DLazić Lei è anche autore di musica per pianoforte. Quali compositori del passato e del presente hanno maggiormente influenzato il suo stile? Dopo aver visto il film Amadeus di Miloš Forman mi è subito venuta voglia di comporre, anche se all’epoca avevo solo sette o otto anni; dunque è carino ammettere che proprio Mozart è stato il primo compositore a influenzarmi… Col tempo ho poi scoperto molta musica croata, soprattutto la musica del folclore istriano. Seguendo il modello di Bartók, ho cercato di integrarla nei miei pezzi. Anche se poi, dal punto di vista stilistico, mi sono avviato su altre strade, riconosco forti influenze da parte di Britten,Šostakovič e Ligeti. Attualmente sto completando il mio Concerto per pianoforte e orchestra, un lavoro che presenta le molte sfaccettature del mio stile compositivo. ● LAZIĆ: 13 Musica, luglio-agosto 2011_Per gentile concessione www.dejanlazic.com Channel Classics 29410 – 1 SACD Johannes Brahms CONCERTO PER PIANOFORTE N. 3 dal concerto per violino, op. 77 arr. lazić Dejan Lazić Atlanta Symphony Orchestra Robert Spano Novità È un Cd questo che scandalizzerà di certo i benpensanti, che non a torto sbalorditi perché alla poesia dell’entrata del violino Lazić sostituisce si chiedono le ragioni di una trascrizione simile e non crederanno ai mo- una perorazione lisztiana che snatura molto l’impianto lirico del capola- tivi esposti dal giovane Lazić nelle sue note di accompagnamento. Così voro brahmsiano. Il seguito è però di alto livello e l’interpretazione del ha fatto Bach, così ha fatto Beethoven, dice Lazić, che si prende pure Concerto è davvero interessante anche per l’apporto del direttore e la briga di scrivere una nuova cadenza adatta al suo strumento. L’idea dell’orchestra. E non dimentichiamo che si tratta di una registrazione di Lazić non è peraltro nuovissima: accanto alla versione per pianoforte dal vivo. Del resto l’opera 77 è forse il più bel concerto per solista e or- a 4 mani di Robert Keller esiste una versione per pianoforte solo del chestra mai scritto, e in questo senso risulta godibile anche se venisse concerto di Brahms, pubblicata da Simrock all’epoca dell’uscita della trascritto per campanelli e contrabbasso... A parte questo exploit, Lazić versione originale, nell’adattamento fedele di Paul Klengel. Ma qui la è pianista da seguire: le tre pagine brahmsiane che completano il cd me- scrittura pianistica non segue fedelmente come nel caso di Klengel ritano anch’esse un buon numero di stelline. quella del violino, bensì reinventa i passaggi originali quasi sempre con un certo gusto, anche se l’ingresso in ottave del solista lascia un poco Luca Chierici Classic Voice, marzo 2010 Falstaff 23 2011_7 21-09-2011 17:22 Pagina 14 Nata quasi per caso nel 1973, l’etichetta svedese BIS è oggi, per ampiezza del proprio catalogo, la settima casa discografica mondiale. Un catalogo ricco e variegato, artisti rinomati e una serie di premi conferiti dalla critica internazionale, hanno fatto di BIS un punto di riferimento per l’appassionato esigente di musica classica. Il suo fondatore, Robert von Bahr, ci racconta questa avventura e il suo amore per un compositore nordico, Sibelius, entrato presto nella sua vita e diventato l’oggetto di GABRIELE FORMENTI un importante progetto discografico unico nel suo genere. DI UN’ETICHETTA DA ‘BIS’ Può raccontare brevemente la storia della sua etichetta BIS? Come avete cominciato? Direi che dipende da dove uno vive. I paesi anglosassoni, ad esempio, sono molto colti sulla sua musica. Non si ROBERT VON BAHR: Ho cominciato quest’avventura nel 1973. Mi ri- può invece dire altrettanto degli altri paesi. Forse è proprio cordo bene le motivazioni che mi hanno spinto a questo pas- per tale ragione che ho dato vita alla Sibelius Edition. so, anche perché erano fondamentalmente di carattere privato: ero particolarmente arrabbiato per il fatto che mia moglie, Questo progetto possiede anche degli innegabili meriti musicologici. Come avete strutturato i vari volumi della flautista Gunilla von Bahr, non avesse l’opportunità di incil’opera? dere per nessuna delle etichette svedesi allora esistenti. La cosa ovviamente riguardava tanti altri musicisti che certa- VON BAHR: È così, e per tali ragioni ci sono state parecchie rimente meritavano un’occasione. Perciò dissi, a me stesso e a flessioni quando il progetto è cominciato. Ad esempio: bisotutti loro: «non siete amareggiati per questa situazione? gnava proporre le opere di Sibelius rispettando un rigoroso Nessuno ci vuole dare una chance!» A quel punto era divenuta ordine cronologico? Io propendevo per questa idea, tuttavia chiara quella che per noi era una necessità. Fino a quando ho l’abbandonai in favore di una suddivisione in cofanetti per potuto fare tutto da me e una volta appropriatomi delle cono- generi musicali: musica per pianoforte, musica da camera, scenze necessarie, non sono stati necessari grandi musica corale ecc. Questo ha reso più semplice la fruizione 14 capitali d’investimento. Tutto è però cambiato quan- della Sibelius Edition, anche ai meno esperti della sua musica do sono riuscito a convincere la grande Birgit Nilsson, uno dei nonché la possibilità di acquistare, ad esempio, solamente ciò più grandi soprani al mondo, a registrare per BIS un recital che più poteva interessare. Questo ci ha permesso poi anche con musiche di Strauss e Sibelius. Questo LP ha avuto una di- di capire che alcuni generi vendevano di più: ad esempio, la stribuzione e una rilevanza internazionale che ci ha reso con- musica sinfonica innegabilmente è al primo posto delle vensapevoli delle nostre forze, come della necessità per noi di dite, e supera di gran lunga quella pianistica. Continuo a pencrescere come azienda discografica. Oggi siamo la settima più sare che una suddivisione cronologica sarebbe stata migliore grande etichetta di musica classica al mondo tenendo conto per comprendere appieno le varie fasi di sviluppo dell’arte di dell’ampiezza del nostro catalogo. VON BAHR: Parliamo ora di uno dei vostri progetti discografici più ambiziosi e importanti: la Sibelius Edition. Com’è nata l’idea di questo progetto unico nel suo genere? VON BAHR: Ho sempre avuto un legame forte e speciale con Sibelius, pur non avendolo mai conosciuto personalmente! Il mio bisnonno, violista professionista, ebbe la fortuna e l’onore di partecipare a molte prime esecuzioni assolute della sua musica cameristica. Diventò anche suo buon amico prima, e successivamente anche il suo primo editore. Era anche un critico musicale piuttosto temuto che firmava i suoi articoli con lo pseudonimo di ‘Bis’, da qui ho preso l’idea del nome della mia etichetta. Suo figlio, violoncellista, suonò pure lui in alcune prime esecuzioni di Sibelius, mentre sua figlia (poi mia madre) era ballerina e danzò per Sibelius. Come si può vedere, il mio rapporto con Sibelius si può dire ‘familiare’ nel vero senso della parola. Da qui l’idea di dedicargli un progetto discografico integrale. La sua musica parla al cuore delle persone e c’è poi un qualcosa di profondamente nordico in lui, che io ritrovo in me stesso. Quanto è conosciuta e apprezzata la musica di Sibelius oggi? GLI ARTIGIANI DEL DISCO O Falstaff 23 2011_7 21-09-2011 17:22 Pagina 15 La musica antica ha un ruolo importante nel vostro catalogo? Tutti i generi sono importanti per me e fra questi certamente la musica antica. Ho passato molto tempo viaggiando in lungo e in largo per la Svezia con un piccolo ensemble vocale eseguendo musica di Palestrina e Machaut a parti reali. È stato di fondamentale importanza per me e l’allora leader del gruppo, Dan-Olof Stenlund, ha plasmato il mio gusto musicale. Detto questo, devo dire che la musica antica non ha quella rilevanza che vorrei avesse nel nostro catalogo. Forse non sono ancora riuscito a trovare un gruppo che fa quello che facevamo noi all’epoca. VON BAHR: Parliamo ora del futuro del CD: è destinato a sparire in favore del downloading digitale? VON BAHR: La mia risposta potrà sembrarle brutale ma, per tutta una serie di ragioni che non sto a sottolineare ora, spero che il downloading digitale possa prendere un giorno il sopravvento sul CD fisico. Prima questo accadrà, meglio sarà per tutta l’industria discografica… 10 titoli dal catalogo BIS che porterebbe su un’isola deserta. La domanda è intrigante ma al tempo stesso tremendamente difficile… Direi i seguenti titoli: BIS-SACD-1474, Stravinskij, Sagra della primavera e Petruška (Andrew Litton, Bergen Philharmonic Orchestra) BIS-CD-275, Vivaldi, Le Quattro Stagioni (Drottningholm Baroque Ensemble) BIS-SACD-258, The Virtuoso Trombone (Christian Lindberg) BIS-CD-500, Sibelius, Concerto per violino, versione originale (Leonidas Kavakos) BIS-CD-1499, Concerti per flauto ((Sharon Bezaly) BIS-SACD-1573, Beethoven su fortepiano (Ronald Brautigam) BIS-SACD-1823, Clarinet Encores (Martin Fröst) BIS-CD-1411, Bach, Cantate profane (Masaaki Suzuki) BIS-CD-1508, Scarlatti, Sonate per pianoforte 15 (Yevgeny Sudbin) BIS-CD-100, Musica per flauto (Gunilla von Bahr) VON BAHR: Foto: ©BIS Records Sibelius, ma penso che abbiamo fatto la scelta migliore. Ora abbiamo 13 volumi, ciascuno contenente 5-6 Cd. Un altro progetto discografico per cui BIS è famosa oggi è quello che sta portando avanti Masaaki Suzuki con la registrazione integrale delle cantate bachiane. È un progetto a cui sono particolarmente legato e ci tengo a sottolineare che continuerà fino a che Masaaki vorrà. Non ho scadenze in questo senso, pur essendo il progetto cominciato davvero molti anni fa. La proposta mi fu fatta nel 1994 e la mia immediata reazione è stata: giapponesi che suonano Bach? Blaaah! Ma mi hanno convinto dopo una mia visita in Giappone e dopo aver assistito ad un loro concerto ho accettato il progetto. Il resto è storia. È una delle cose migliori che abbia mai fatto. Suzuki è un uomo speciale, incredibile! Non fa semplicemente musica, ma professa la sua fede in una via tutta musicale. Pensi che per far comprendere meglio il messaggio bachiano contenuto nelle cantate, traduce tutto il testo in giapponese per i musicisti! Il risultato di questa assoluta dedizione lo possiamo ascoltare oggi. VON BAHR: Può anticiparci qualcuno dei vostri prossimi progetti? Dopo la Sibelius edition ho alcune cose piuttosto interessanti in cantiere. Proseguiremo il nostro progetto bachiano con Suzuki con un nuovo volume dedicato alle cantate profane, avremo poi un progetto con musiche di Mendelssohn per pianoforte, uno con la musica di Sebastian Fagerlund (tutta da scoprire), e molto altro di cui preferisco non accennare ora. ● VON BAHR: www.bis.se BIS Foto: ©Juan Hitters