Africa: quale futuro
Due giorni ad Assisi per dibattere e riflettere sul futuro dell’Africa: un impegno mantenuto allo
scopo di mettere a fuoco quello che la CISL intende fare nei prossimi mesi. Con Savino Pezzotta un
centinaio di dirigenti e quadri riuniti ad ascoltare esperti e testimoni di varia provenienza. Interventi
descrittivi della situazione attuale (sul debito estero, sull’Aiuto Pubblico allo Sviluppo, sull’AIDS
ecc.) ma anche storie vissute (dal Sudan, dal Burundi, dall’immigrazione) per dare conto della
complessità ma anche della ricchezza di opportunità e di idee che maturano dallo scorso congresso,
da quando si è messo in moto un programma per l’Africa che ha inteso rilanciare la presenza CISL
in questo continente.
Emerge innanzi tutto con chiarezza che il nostro paese confina con l’Africa. Si impone dunque una
decisione: vogliamo fare ciò che è necessario per rimettere l’Africa in agenda? Non soltanto la
nostra ma quella internazionale, attraverso gli strumenti che il sindacato possiede a livello europeo e
internazionale. La prima constatazione è che in effetti l’Africa non fa parte delle priorità sindacali
europee. Tuttavia la questione immigrazione ne è invece un aspetto importante e non sfugge a
nessuno la connessione tra le due questioni. Inoltre non possiamo limitarci a lagnarci delle
ristrettezze delle risorse disponibili ma provare ad immaginare nuove fonti. Il rinnovo dei contratti
può essere un momento in cui riflettere su alcuni strumenti innovativi che riequilibrino lo scandalo
di un paese come il nostro il quale diminuisce l’aiuto allo sviluppo senza nemmeno mantenerlo ai
modesti livelli precedenti.
Una seconda considerazione riguarda la capacità della CISL di partecipare alla democratizzazione
dell’Africa. Il programma di formazione sindacale che abbiamo messo in atto da due anni ha fatto
emergere nuove opportunità che vanno meglio sfruttate. Abbiamo ora una migliore conoscenza di
un gran numero di quadri africani e delle loro necessità. La prossima fase del programma sarà
quindi più concentrata, in particolare su alcuni paesi nei quali è possibile avere una maggiore
influenza ma anche dai quali si può far emergere dirigenti per il sindacato continentale. L’AFROICFTU deve essere aiutata ad una maggiore operatività e un più forte impatto sulle politiche
internazionali a riguardo dell’Africa.
Quest’anno, il 2005, potrà essere anche l’anno dell’Africa in cui verranno prese decisioni importanti
sui meccanismi di finanziamento dell’aiuto, come la proposta Blair sull’International Financing
Facility, una specie di cartolarizzazione dell’aiuto che permetta di ottenere in anticipo dal mercato i
50 miliardi di dollari in più che servono per centrare gli obbiettivi del Millennio stabiliti nel 2000.
Ma vi sono anche le proposte francesi sulla tassazione dei trasporti aerei o delle transazioni
finanziarie mondiali. Qualunque sia la via che il G8 sceglierà, è certo che per settembre si dovranno
dare delle risposte chiare prima della riunione di bilancio sui Millennium Development Goals. In
questo senso il sindacato dovrà avere le idee più chiare per sostenere le proposte migliori ma
soprattutto per spingere sui governi perché mantengano le promesse prese. L’esperienza negativa
dell’impegno disatteso a raggiungere lo 0,7% del PIL per gli aiuti, dimostra quanto sia necessario
tenere alta l’attenzione su certe politiche.
Infine c’è l’elemento della democratizzazione. Non si tratta di accontentarsi solo dei processi
elettorali, certamente utili ma non sufficienti a radicare la democrazia in tanti paesi africani. Le
notizie a questo livello non sono negative: molti paesi del continente si sono lentamente
incamminati verso una società più aperta e governi più rappresentativi. Ma c’è ancora molto da fare
a causa dei conflitti e per stabilire in Africa quelle regole democratiche necessarie alla convivenza
pacifica. Per questo formare dirigenti e quadri non serve solo al movimento sindacale ma alla
società nel suo complesso.
Per tali obiettivi la CISL vuole attrezzarsi sempre meglio, nella riflessione e nelle scelte operative.
L’ISCOS ha una sua presenza che si rafforza malgrado la fatica a reperire risorse. Ciò rappresenta
un valore su cui costruire e da porre alla base di ogni decisione. L’iniziativa ItaliaAfrica ha messo
l’organizzazione, assieme a CGIL e UIL; alla testa di una coalizione che diventa sempre più solida.
Quest’anno la manifestazione si terrà anche in altre città europee e italiane. Sarà un modo per
coinvolgere altri sindacati europei. Il programma Africa aprirà la sua terza fase in collaborazione
con AFRO, come si è detto. Il prossimo Congresso sarà un momento per fare un bilancio e
rilanciare la partecipazione di più ampi strati della confederazione, oggi ancora distanti da tale
impegno.
L’auspicio è che il Programma per l’Africa sia inteso da tutti come un momento di maturazione
culturale che serva a far crescere la qualità della nostra politica. L’Africa infatti è un banco di prova
della nostra capacità di affrontare i problemi italiani in maniera globale e non soltanto di ritagliare
un piccolo spazio “buonista“ nella nostra azione quotidiana.
Mario Giro