la cornice sinfonica — 27 La xxvi edizione del Premio Venezia se a me piacerebbe renderlo un po’ più semplice. Invece il mio Consiglio è di parere contrario, in quanto ritiene che la gara debba essere più selettiva: i ragazzi devono essere usciti dal Conservatorio con il dieci. Un nove e tre quarti, pur essendo un voto altissimo, non basta. Il Premio Venezia è un ottimo trampolino di lancio per chi vuole intraprendere la carriera concertistica… Le finalità della rassegna sono proprio quelle di dare la possibilità a questi giovani, che cominciano una carriera spaventosamente difficile, di entrare nel mondo del concertismo. L’inteniunge quest’anno alla sua XXVI edizione il Premio to è quello di privilegiarli rispetto ai cosiddetti «grandi nomi», Venezia, vera e propria fucina di giovani talenti divenuuna scelta che richiede apertura di visuale e coraggio propositita una certezza nella vita musicale italiana e che oramai vo. È questa la strada che intendiamo percorrere incentivando fa parte delle tradizioni musicali della città lagunare. il numero dei concerti offerti ai nuovi talenti, che hanno così la La rassegna pianistica, che vide la sua prima luce nel 1984, conpossibilità di farsi conoscere dal grande pubblico. La competitinua a ottenere ottimi consensi, basti pensare all’eccezionale zione è davvero incredibile, soprattutto estera, e la difficoltà di partecipazione del pubblico, che ogni anno affolla non solo le emergere è enorme. serate finali, ma anche quelle dedicate alle semifinali e alle selezioni. Realizzato dalla Fondazione Amici della Fenice in collaIl concorso si conclude con il concerto finale o, in qualche modo, prosegue oltre? borazione con la Fondazione TeaCerchiamo di dare l’opportunità tro La Fenice, il concorso ha ottea questi «giovani maestri» di continuto l’Alto Patronato del Presidennuare a perfezionarsi e contempote della Repubblica e il contributo raneamente di esibirsi in pubblico, della Regione del Veneto. Come da promuovendo con la loro musica regolamento, quest’anno concorroil nome del nostro Paese nel monno i pianisti diplomatisi con il masdo. E questo grazie all’apporto ecosimo dei voti nell’anno accademinomico e all’aiuto di tanti partner, co 2007/2008 (diploma di vecchio sia pubblici che privati: la Presidenordinamento e diploma accademiza del Senato, la Giunta Regionale co di I livello) in tutti i Conservatori del Veneto, il Comune di Venezia, statali di musica italiani e gli Istitula Fondazione Teatro La Fenice e ti musicali pareggiati. Il Premio Vetutti gli amici che collaborano alle nezia ha conseguito negli anni una borse di studio e ai concerti. Sopratlarga reputazione, soprattutto per tutto il primo e il secondo premio, l’elevato livello della qualità esecuinfatti, raggiungono un’ottima citiva e per la competenza delle comfra, e con questi soldi i ragazzi posmissioni esaminatrici. sono riuscire a pagare la prima rata Ne abbiamo parlato con Barbadi un buon pianoforte. Molti di lora di Valmarana, presidente degli ro non lo hanno, e invece avere un Amici della Fenice. buon mezza coda in casa è sempre Da chi sono composte le giurie di questa un grande aiuto. Quest’anno, poi, al nuova edizione del Premio? terzo classificato sarà conferita una Fiorenzo Pascalucci, Quest’anno la giuria tecnica è borsa di studio da parte della Cassa vincitore del xxv composta da Maria Tipo, Gabriedi Risparmio. Quindi sì, in un cerPremio Venezia (foto Michele Crosera) le Gandini, Gioacchino Lanza Toto senso il Premio prosegue anche masi, Guido Zaccagnini e Giusepoltre la serata finale. Anche se cerpe Albanese, che vinse il concherei di non continuare a seguicorso nel 1997. Della giuria pore i vincitori delle edizioni passapolare fanno invece parte Guite, in realtà capita che si cerchi di do Nardone, Alberto Berlingeaiutarli anche oltre il concorso. ri, Gustavo Visentini, GiusepL’Ateneo Veneto, ad esempio, pe Cristinelli, Amin Aga Khan, il giorno prima dell’inizio delle Maria della Gloria di Segorbe, selezioni a porte chiuse, ospita i Mara Rumiz, Francesca Bortodue finalisti dell’anno precedenlotto Possati, Gioia Marchi Falk te in un’occasione che si chiama e Marina Gelmi di Caporiacco. «Aspettando il Premio VeneIl presidente della Repubblica Entrambe le giurie sono in cazia», evento che è diventato oraGiorgio Napolitano rica dallo scorso anno e per la mai una consuetudine. Anche con i vincitori della scorsa edizione prossima edizione del Premio Euterpe Venezia ritiene imporne verranno nominate di nuotane l’utilità di favorire le esecuve, sempre formate dai più autozioni in pubblico di questi ragazrevoli rappresentanti del mondo del- Venezia – Teatro La Fenice (Sale Apollinee) zi, e da qualche anno sostiene infatti le Selezione: 10 e 11 novembre la musica. loro esibizioni. Mettere in piedi il PreConcerto dei concorrenti: 12 e 13 novembre C’è qualche novità per quel che riguarda il mio e tutto questo genere di iniziatiVenezia – Teatro La Fenice (Sala Grande) bando di concorso? ve è molto faticoso, ma dà sicuramenCinquina dei semifinalisti: 14 novembre Il bando è rimasto invariato, anche te grandissime soddisfazioni. (i.p.) ◼ Concerto dei finalisti: 15 novembre La Fenice apre il sipario sulla nuova rassegna pianistica la cornice sinfonica G 28 — la cornice sinfonica I concerti dell’Accademia di San Giorgio della stagione concertistica autunnale, svoltosi a San Giorgio lo scorso 14 ottobre, comprendeva la versione per archi del Quintetto in fa maggiore per archi di Anton Bruckner, sorta di «sinfonia mascherata». Le assonanze con il Quintetto op. 163 di Schubert caratterizzano un lavoro che può considerarsi tra le opere più significative del musicista austriaco, grazie alla sperimentazione formale, sempre in bilico tra «la variazione libera e la wagneriana melodia infinita» (Mila). La straordinaria ricchezza di tonalità e di modulazioni raggiunge vertici di singolare indeterminazione armonica, atmosfera espressiva di cui si ricorderà Schönberg di Letizia Michielon in Verklärte Nacht. I prossimi concerti, realizzati in ’Accademia di San Giorgio collaborazione con il Tea­t ro celebra il quindicesimo la Fenice e la Fondazioanniversario dalla ne Cini, vedono l’orsua fondazione, avvenuchestra impegnata in ta a Venezia nel 1994 due serate alla Fegrazie all’incontro nice, l’11 novemtra il celebre viobre e il 17 dicemlinista e didatbre (h. 20.00), inta Rony Rogoff, frammezzati, il allievo predilet26 novembre, da to di Celibidaun’esibizione deche, e venti giodicata al repertovani musicisti. rio barocco che Trasferitosi nel si svolgerà nuo1999 nell’isola di vamente sull’IsoSan Giorgio Magla di San Giorgio (h. giore, il gruppo ha in17.00, ingresso libero fistaurato con la Fondano ad esaurimento dei pozione Cini un rapporto di sti disponibili). stretta collaborazione, finalizNella programmazione, curata zato all’indagine di repertori muAccademia di San Giorgio artisticamente da Massimo Contiero, non sicali poco noti. Dopo avere inciso l’inpoteva mancare l’omaggio ad Haydn e Mendelssohn, tegrale della musica da camera di Johannes Brahms in occasione del bicentenario rispettivamente della morper la Rai, l’orchestra ha collabote e della nascita. L’11 novembre verrà infatti eseguito il rato con famosi direttori e Divertimento n. 9 in mi bemolle maggiore per due corni e archi solisti di fama, suscitando (HOB II – 21), composto nel 1763, uno dei lavori giovanili apprezzamenti da parhaydniani più godibili. In questo genere il padre della prite di pubblico e critica ma scuola di Vienna lascia fluire tutta la propria fantasioper l’originalità delle sa vitalità, grazie anche alla valorizzazione degli strumensue esecuzioni. Molte ti a fiato, in particolare del corno, che preannuncia le inle esibizioni prestituizioni timbriche e virtuosistiche, caratteristiche di molgiose (Bologna Fete sinfonie appartenenti al periodo Esterházy. Completa stival, Festival di la serata la Sinfonia IX in do minore per Salisburgo, Festiarchi di Mendelssohn, appartenenval di Città di Cate al ciclo di dodici composiziostello e Settemni giovanili elaborate tra il 1821 bre Musica), cui e il 1823. I modelli stilistici da si affiancano i concui Felix aveva tratto fino ad certi tenuti al Teatro allora spunto per le prime Manzoni di Milano e sperimentazioni sinfoniche al Teatro Comunaerano stati i grandi creatori le di Treviso. di trenta-cinquant’anni priIl primo apma; in questo lavoro, invepu nt a me nto L’orchestra della Cini approda anche in Fenice la cornice sinfonica L Venezia Teatro La Fenice 11 novembre, ore 20.00 17 dicembre, ore 20.00 Josef Haydn nel 1794 (disegno di George Dance) Venezia Isola di San Giorgio Maggiore 26 novembre, ore 17.00 Arcangelo Corelli ardite modulazioni. A chiusura di programma verrà esece, il giovane berlinese cominguito il Concerto Grosso in fa maggiore di Haendel, lavoro che cia a lasciare trapelare riferisi richiama alla dialettica del modello corelliano, arricchimenti ai suoi più anziani conta da una immaginosa sensibilità timbrica e da una magitemporanei. Se l’introduziostrale sapienza contrappuntistica. ne solenne ricorda ancora lo Nell’ultimo appuntamento l’Accademia di San Giorstile maestoso dei concergio sarà guidata da Alessandro Tortato, giovane direttore ti grossi haendeliani, l’Ald’orchestra e compositore veneziano formatosi con Kuhn, legro che segue, nei suoi Maag, Gelmetti, Ahronovitch, Karabtchevsky, Renzetti, due spunti tematici, evoca Jarvi e Panula. Vincitore nel 2003 del Concorso internala brillantezza di Rossini e zionale di Maikop, ha da allora diretto all’amabilità di Mozart e Wecune tra le più prestigiose orchestre ber. Lo sviluppo lascia afeuropee, tra cui la Berliner Kamfiorare elaborati artifizi conmerphilharmonie nella celebre trappuntistici nei quali pulPhilharmonie di Berlino. Dal sa l’ombra di Johann Seba2009 è direttore principale stian Bach, mentre nell’Andell’Orchestra Accademia di dante emergono sperimenSan Giorgio presso la Fondatazioni di nuove sonorizione Cini di Venezia. Il protà grazie alla divisione tra gramma spazia dall’aria mogli strumenti. Lo scherzo zartiana del Flauto magico «Der stilizza elementi dello joVogelfänger bin ich ja» (baritodler ed è proprio a cauno Cuneyt Unsal) al Sieg fried Idyll sa di questo richiamo (Idillio di Sigfrido) di Wagner. Imalla tradizione popopreziosiscono la serata la Sinfonia X lare che la sinfonia per archi in si minore di Mendelsvenne chiamata sohn (composizione in cui rie«Svizzera», dicheggiano richiami a Gluck e venendo mola Dussek, allora molto noto to celebre. Naa Berlino), e un omaggio a ta infatti duranHaydn, con la Sinfonia n. te il viaggio del Georg Friedrich Händel 44 Trauer (Il lutto), ope1822 nella terra ritratto di Balthasar Denner (1727) ra di struggente intensiprediletta da Mentà espressiva, costruita in delssohn, l’opera riquattro movimenti, quafrange l’interesse del si tutti in mi minore. Se giovane per la produzione folclorica; nel Finale, però, coil monotematismo prestruito come una grande fuga a due temi, torna di nuovo vale nei tempi estremi, alla luce la lezione bachiana, rielaborata attraverso raffinagrazie all’elaboraziote ricerche di impasti sonori. ne del motivo princiUno sguardo alle origini delle radici barocche della tradipale (un frammenzione sinfonica e concertistica verrà proposto il 26 novemto esposto all’unisobre, alla Cini. In questa occasione l’orchestra veneziana rino su due ottave), nel leggerà uno dei capolavori di Arcangelo Corelli, il Concerto Minuetto e nel Lenper la Notte di Natale, l’ottavo della celebre raccolta di Concerto fluisce invece un ti Grossi op VI, pubblicati nel 1714. Se nel Grave riverbera rasserenante m i l’eco della scrittura palestriniana, originalmente applicata maggiore, che rieagli strumenti ad arco, nell’Adagio centrale pulsa una vequilibra mirabilna dialogica d’intenso lirismo, cui segue una suadente Pamente le tensioni storale ad libitum, ove si stempera l’atmosfera seriosa del drammatiche. ◼ brano. Al lavoro del Maestro di Fusignano seguiranno il Concerto in mi minore e il Concerto in do maggiore per archi di Vivaldi. Rispetto all’alternanza corelliana tra il «concertino» (insieme di solisti, comprendente due violini, violoncello e continuo) e il «ripieno» (tutta l’orchestra), che produceva stagnanNella programmazione ti effetti di luce-ombra, il Prete Roscurata artisticamente so intensifica i contrasti e approfondisce l’elaborazione tematica, riprenda Massimo Contiero dendo e amplificando l’esempio corelnon poteva mancare liano. La scrittura a terrazze e lo stile l’omaggio concertato, derivato dalla tecnica dei ad Haydn e Mendelssohn cori battenti, lasciano posto al pathos in occasione del bicentenario evocato dai crescendi e diminuendi e Felix Mendelssohn rispettivamente all’enfasi lirica, animata dalla poesia acquarello delle progressioni armoniche e delle della morte e della nascita di James W. Childe 1830 la cornice sinfonica la cornice sinfonica — 29 30 — la cornice sinfonica Trent’anni di «Vita nella musica» Il Premio 2009 a Daniel Baremboim « S aluto con simpatia e la cornice sinfonica con emozione la consegna del Premio “Una vita nella musica 2009” a Daniel Baremboim, uno dei più famosi pianisti e direttori d’orchestra del nostro tempo e del mondo, che nei suoi ses- remboim fu allievo di Rubinstein, e che nel 1979 – la sera dopo la premiazione – fu proprio lui a eseguire un memorabile concerto in onore del genio polacco. Da allora Baremboim non è più venuto a Venezia, e vi ritorna ora per quest’evento speciale, dove – ancora in omaggio a Rubinstein – eseguirà un repertorio esclusivamente chopiniano». Certo i motivi di soddisfazione, per l’Associazione «Artur Rubinstein», di cui appunto Tosi è presidente, non sono pochi. Il Premio «Una vita nelVenezia – Teatro La Fenice la musica» si è sempre più negli 12 dicembre, ore 18.30 pianoforte Daniel Baremboim anni distinto per prestigio e riRecital Chopin sonanza internazionale, tanto - Fantasia in fa minore op. 49 che da più parti si arriva a de- Notturno il re bemolle maggiore op. 35 - Sonata n. 2 in si bemolle minore op. 35 finirlo una sorta di Nobel del- Barcarola in fa diesis maggiore op. 60 la musica. E l’arrivo di Daniel - Berceuse in re bemolle maggiore op. 57 Baremboim in laguna, trala- Polacca in la bemolle maggiore op. 53 sciati o rimandati i moltissimi impegni di questa star dei sant’anni di carriera, iniziata ancora bambino, si è anche teatri mondiali, non può che confermare la centralità di distinto nel portare dovunque la musica come strumento quest’onoreficienza. «La sua presenza, e il suo irresistibidi pace e di dialogo tra i popoli, affrontando e superando le tocco – continua Tosi – mi riempiono di gioia e sono la difficoltà e controversie». Con queste parole Massimo Cacricompensa migliore per tutti questi anni spesi al servizio ciari accoglie il maestro Baremboim a Venezia in occasiodell’arte». E anche la Presidenza della Repubblica, in occane della consegna del celebre riconoscimento inaugurato sione del trentennale, ha voluto da Artur Rubinstein e invendestinare una targa in segno di tato da Bruno Tosi trent’anstima e considerazione. (l.m.) ◼ ni fa. E certo non poteva che Il Premio «Una Vita nella Musica» è stato assegnato ai più grandi direttori, solisti e artisti della scena. essere un artista di questo caOltre ad Artur Rubinstein, tra gli altri è stato conferito libro a celebrare il trentennaa Andrés Segovia, Karl Bohm, Carlo Maria Giulini, le di una manifestazione che Yehudi Menuhin, Mstislav Rostropovic, immagini: ha visto premiati i più impor- Gianandrea Gavazzeni, Franco Ferrara, Nathan Milstein, Nelle Artur Rubinstein, dal volume Artur tanti protagonisti della scena Leonard Bernstein, Francesco Siciliani, Nikita Magaloff, Rubinstein. Una vita nella musica, Isaac Stern, Maurizio Pollini, Claudio Abbado, musicale contemporanea (cfr. a cura di Bruno Tosi, Edizioni MusiRaina Kabaivanska, Luca Ronconi, Ruggero Raimondi, box a fianco). «Vorrei ricordacali Palazzo Malipiero, Venezia 1986. Pier Luigi Pizzi, Zubin Mehta, Alfred Brendel re» – afferma Tosi – «che BaDaniel Baremboim al piano. e Claudio Scimone. la cornice sinfonica — 31 Daniel Baremboim D di Mario Messinis aniel Baremboim è nato a Buenos Aires nel 1942 la cornice sinfonica da famiglia russo-ebrea. Giovanissimo si trasferì in Israele, ma la sua formazione è cosmopolita, tra Salisburgo, Vienna e Parigi. Esordì a sette anni come pianista; «è un fenomeno» disse Furtwängler quando lo ascoltò nel 1954 a Salisburgo. Tredicenne eseguiva già l’impervia Sonata op. 106 di Beethoven, tra gli autori prediletti, di cui poco dopo approfondì l’intero corpus pianistico. Fu, sin dagli esordi, molto vicino al suo maestro, Edwin Fischer, interprete sommo di Mozart e di Beethoven. Anche Ba- la. Dopo il debutto, nel 1981, al Festival di Bayreuth con il Tristano, l’approfondimento di Wagner è stato al centro dei suoi interessi. Nel 2002 ne ha diretto a Berlino, nel giro di un paio di settimane, tutte le opere, salvo i tre lavori giovanili, dall’Olandese volante al Parsifal! Musicista tra i massimi della nostra epoca, per ampiezza di interessi e per curiosità intellettuale, recentemente ha presentato, con la Filarmonica della Scala, un ciclo di quattro programmi ripartiti tra Schönberg e Beethoven, del quale ha eseguito e insieme diretto i cinque concerti per pianoforte e orchestra: caso pressoché unico di impegno conoscitivo ed esecutivo. Daniel Baremboim come direttore mi pare piuttosto diverso dal pianista: direi che è legato più esplicitamente al pensiero romantico, che alle memorie classiciste. Rincorre una drammaturgia musicale insieme intuitiva e strutturale, ed è quasi una reviviscenza delle idee interpretative di Furtwängler. Il suo memorabile Tristano dell’anno remboim si impone subito come eminente interprete classico-romantico: fluidità di fraseggio, luminosità e trasparenza di suono, disciplina e spontaneità. Ma, diversamente da Fischer, nella giovinezza era anche un grande virtuoso, in grado di accendere con ardore le iperboli di Liszt. Dunque un pianista bivalente, tra penetrazione classicista ed estroversione rapsodica. Non ancora ventenne esordisce come direttore d’orchestra, contemporaneamente al suo amico e vicino sul piano artistico Zubin Mehta. In mezzo secolo di attività percorre tutti i repertori, dai classici alle ultime avanguardie, da Bach a Carter, da Mozart a Boulez, da Beethoven a Schönberg. È stato, dal 1975 al 1989, direttore stabile dell’Orchestra di Parigi e di quella di Chicago dal 1991 all’anno scorso. Dopo la caduta del Muro è divenuto direttore musicale dell’Opera di Stato di Berlino, che guida tutt’ora. Da un paio d'anni è, di fatto, il primo direttore ospite della Sca- scorso alla Scala rinviava a quel modello, con la differenza però che la ieraticità rituale del suo predecessore conosce anche impulsi e irruenze passionali. È sempre stato refrattario a Toscanini, che ritiene troppo schematicamente asservito alle norme della pagina scritta. Come direttore non condivide le estetiche neoclassiche, invece sfiorate dal pianista. Beethoven è proiettato verso il cuore dell’Ottocento e la sua Nona sinfonia (che ho ascoltato alla Scala) sembra prefigurare il tardo sinfonismo di Bruckner, di cui è eccelso rievocatore. Il capolavoro di Baremboim è la creazione, un decennio fa, di un’orchestra di israeliani e di arabi, concepita come missione di pace. Il maestro, come molti intellettuali israeliani di sinistra, è impegnato in un dialogo con i palestinesi: non crede alla logica della guerra, ma a quella della reciproca tolleranza. ◼ 32 — la cornice sinfonica Palazzetto Bru, il sogno (realizzato) di Madame di Manuela Pivato A inaugurare la stagione sinfonica della Fenice sa- l eg o Za n Al a seconda vita di Palazzetto Bru Zane corre via spedita. Appena restaurato e inaugurato con i dovuti fasti, questo gioiellino di fine Seicento a due passi dalla Basilica dei Frari trasformato in Centro di musica romantica francese è già diventato un luogo d’elezione. Felicissima la presidente della Fondazione Bru, Madame Nicole Bru, che ha fortissimamente voluto questo spazio culturale di delicata bellezza. «La nascita di Palazzetto Bru Zane è il risultato di una serie di coincidenze fortunate e riconducibili agli obiettivi alla base della Fondazione, ossia la formazione, la ricerca, il recupero del patrimonio e l’ambiente – spiega Madame, industriale farmaceutica e mecenate d’arte –. Mio marito Jean e io abbiamo sempre amato Venezia e già vent’anni fa pensavamo che occorresse fare qualcosa per contrastare gli effetti del tempo al fine di preservare l’atmosfera incomparabile e lo spirito eterno della Serenissima». Grazie alla famiglia Bru e a un restauro costato due milioni di euro, il palazzetto ha ritrovato la sua vocazione ed è ritornato alle origir ia ru del ni, visto che fu fatoB t Tem t e zz to edificare nel 1695 po a f resco dal sof fitto di pala dagli Zane – famiglia di melomani – affinché la loro figliola potesse tenervi concerti di violino. «Quando il Casino Zane fu presentato al Comitato di orientamento della Fondazione Bru la decisione di procedere alla sua acquisizione fu presa in tempi rapidi, con l’obiettivo di farne la sede di un progetto ambizioso – continua Nicole Bru –. Il suo restauro venne avviato nell’intento di riportarlo al suo stato originale: si trattava cioè di restituirlo alla sua storia». E alla sua storia il palazzetto è ritornato, insieme alla bellissima balaustra che si affaccia sulla sala da ballo, alla sala centrale con il soffitto a volta, agli affreschi, alle finestre affacciate su Rio Marin e sul verde di un giardino privato. «La creazione di questo centro ha permesso sia di restituire il luogo a quella che era la sua originaria destinazione sia di rispondere agli obiettivi della Fondation Bru nel far rivivere i nomi di compositori e le opere dimenticate, talvolta addirittura scomparse, del grande XIX secolo». ◼ rà il Requiem di Bruno Maderna. Ascritto tra le composizioni giovanili del musicista veneto scomparso nel 1973, il Requiem (1946) è stato a lungo considerato perduto prima che il musicologo Veniero Rizzardi lo ritrovasse nel 2006 nella Biblioteca del Purchase College della New York University (cfr. VMeD n. 13, p. 37). La composizione è scritta per un imponente organico comprendente quattro solisti, doppio coro e una grande orchestra composta da ottoni, archi, percussioni e tre pianoforti. Quando Maderna compose il Requiem, sebbene appena ventiseienne, era già considerato un esponente di punta della «giovane scuola italiana» che aveva trovato in Gian Francesco B r u n o M a d e r na Malipiero un importante punto di riferimento. E fu proprio Malipiero – che salutò allora il Requiem come un «miracolo» – a introdurre Maderna al compositore e critico Virgil Thomson. «Il musicista – spiega Rizzardi – terminò quest’opera nel settembre del 1946, e poco dopo ebbe l’occasione di mostrarla a Thomson, che ne fu entusiasta e gli promise che avrebbe cercato di farla eseguire negli Usa. Maderna gliene inviò una copia, che passò di mano tra vari direttori di coro e d’orchestra, senza successo, e finì in un lascito depositato, forse trent’anni più tardi, in un college dello stato di New York. La ricerca ha ricostruito la catena dei vari passaggi e, con un piccolo colpo di fortuna finale, è arrivata a disseppellire la partitura». E aggiunge il ricercatore: «Sembra strano che Maderna non si sia preoccupato di tenere una copia del Requiem né di recuperare quella che aveva inviato Oltreoceano. Ma alla luce degli sviluppi della sua musica la cosa si spiega benissimo. Nel 1948 egli scopre la tecnica dodecafonica e il suo linguaggio musicale muta completamente. Tutto ciò che veniva prima deve essergli sembrato superato. Ciononostante il Requiem è il culmine della produzione di un compositore giovane (26 anni) ma perfettamente formato e maturo. I pochissimi che ebbero modo di vederne la partitura ne furono impressionati: oltre a Thomson e Malipiero, anche Luigi Nono ne parlava ancora trenta, quarant’anni dopo». L’esecuzione, prevista per il 19 e il 20 novembre, vedrà impegnata l’Orchestra e Coro del Teatro la Fenice sotto la guida di Riccardo Chailly, mentre in dicembre la partitura sarà pubblicata, a cura proprio di Rizzardi, da Suvini Zerboni all’interno della collana «Riedizione critica delle opere di Venezia Bruno Maderna», diretTeatro La Fenice ta da Rossana Dalmonte 19 novembre, ore 20.00 e Mario Baroni. (l.m.) ◼ 20 novembre, ore 17.00 e. L la cornice sinfonica Il «Requiem» di Maderna apre la stagione della Fenice la cornice sinfonica — 33 Apre l’auditorium di Mario Botta per la Querini Stampalia tetto ticinese è intervenuto con rigore filologico, operando dunque sulla nuova ala in continuità con il restauro di Scarpa. Cercati ed espliciti sono infatti i rimandi, nell’essenzialità delle linee, nell’accostamento o nella contrapposizione di materiali e di colori: pietra e metallo, bianco e nero, grigio e rosso. Il progetto comincia a prendere forma dalla fine del 1993, quando, con Egle Renata Trincanato presidente, Giorgio Busetto, direttore della Fondazione, ricerca Mario Botta per alcuni consigli sul restauro del palazzo, in corso a cura del Magistrato delle Acque, proponendogli il nuovo intervento. «Quando Giorgio Busetto mi parlò del progetto di ristrutturazione e di ampliamento della Querini Stampalia, d’un tratto mi riapparvero gli anni della mia formazione veneziana» spiega Mario Botta. «È stata un’istituzione che ho frequener la dodicesima edizione della Giornata di studi tato assiduamente durante i miei cinque anni di permanendedicata all’architetto Carlo Scarpa, Mario Brunello, za a Venezia, e l’occasione propostami da Giorgio per il divioloncellista di fama mondiale, ha ideato un progetsegno di un ampliamento futuro mi è subito risuonata come to sulla musica e il suo rapporto con lo spazio architettoniun obbligo morale». co. Atsuhiko Gondai, giovane compositore giapponese, preIl restauro del sottotetto e del terzo piano stava restituendo senterà il 28 novembre nel nuovissimo Auditorium «G. Pianuovi spazi per uffici e un’area per mostre e seminari. L’inmonte» firmato da Mario Botta, una partitura inedita, appotervento di Botta sposta l’accesso principale della Fondaziositamente realizzata per l’occasione. ne su Campo Santa Maria Formosa, dove affacciano le nuoNuova pietra della struttura sempre in divenire della Fonve acquisizioni, preserdazione Querini Stamvando così l’opera di palia, l’Auditorium intiCarlo Scarpa da contolato a Giannina Piatinui adeguamenti alle monte – studiosa venenuove necessità. L’adeziana che alla sua morsione alla lezione scarte ha lasciato una gepiana impone il lavoro nerosa donazione alla con la luce: negli amQuerini, anche grazie bienti e nel giardino dialla quale è stata possisegnati da Scarpa esbile la realizzazione del sa è veicolata e riflessa nuovo spazio – è stadall’acqua; qui è un veto tenuto a battesimo lario metallico che la lo scorso 18 settembre scherma e la riverbera, (anche se l’inauguraziocreando un effetto di ne ufficiale è prevista movimento, come se la per il prossimo 2010) superficie riflettente di durante una giornata di un canale fosse capostudi sulla «Donazione volta nel cielo. Morandi Padoan alla La serata del 28 noQuerini Stampalia. Le vembre partirà da quelarti decorative nelle dile suggestioni e da quemore storiche». gli elementi ricorrenti Il nuovo spazio conta nel lavoro di Scarpa, e ben centotrentadue poben riconoscibili negli sti, che sono stati ricaspazi della Querini, che vati sfondando un sopermettono di cogliere laio e disponendo lunl’elemento fluido come ghe e strette file di polcaratteristica essenziatroncine in uno spazio le della musica. Il prominimale che ben resta gramma sarà compoin armonia con la sesto da musiche di Bach de storica e il lavoro di e di Gondai – che, coCarlo Scarpa. me annunciato all’iniL’intervento di Botzio di questo testo, prota, nel suo complesporrà una partitura ineso, ha definito un rinL'Auditorium «G. Piamonte» (foto Alessandra Chemollo) dita – che saranno esenovamento profondo guite da Mario Brudella sede della Fonnello e da altri tre giodazione Querini Stamvani violoncellisti. Le palia, prendendo il via esecuzioni avverranno nei vari «spadall’acquisizione di alcuni edifici limiVenezia – Auditorium «G. Piamonte» zi Scarpa», per terminare nel nuovissitrofi allo storico palazzo e riorganizCarlo Scarpa. Suonare l’architettura mo Auditorium firmato Botta. (i.p.) ◼ zandone l’intero complesso. L’archi28 novembre, ore 18.00 A novembre una nuova composizione musicale per Carlo Scarpa la cornice sinfonica P 34 — la cornice sinfonica La Stagione degli Amici della Musica di Mestre re, non veniva assegnato da ben sei anni. Il primo dicembre il quartetto Belcea, oramai da anni all’apice del concertismo internazionale, sarà affiancato da Valentin Erben, violoncellista del celeberrimo quartetto Alban Berg. Il 26 gennaio torna di scena il pianoforte della bella e giovanissima Lise de La Salle, mentre il 9 febbraio non hanno certo bisogno di presentazione i Solisti di Mosca, guidati dal musicista russo Yuri Bashmet, noti in tutto il mondo per la loro inconfondibile «scuola d’arco». Dopo il Messia dello scorso anno, il 2 marzo tornerà la Venice Baroque Orchestra, che continuerà la sua «residenza» all’interno della stagione di Mestre dando spazio a due giovani talenti del violino in veste di solisti. Atteso l’incontro con l’orchestra a preso il via lo scorso 15 ottobre la XXIV Stagione di giovani provenienti da tutta Europa, la Spira Mirabilis, fordi musica sinfonica e da camera 2009-2010 del Teatro mazione di trentacinque elemenToniolo – curata anche ti che sta rivoluzionando il modo quest’anno dagli Amici della Mu«La vera novità della stagione di «fare» orchestra, suonando intesica di Mestre – che ha aperto il siè il progetto “All you need is X-MUSIC” re sinfonie a memoria, senza diretpario di questa nuova edizione con breve ma densa rassegna di concerti tore, facendo partecipare il pubblil’Orchestra Sinfonica di Milano interamente ideata, organizzata e co alle prove di assieme. Il 27 apri«Giuseppe Verdi», diretta dal piagestita dagli studenti delle scuole le sarà la volta di un altro quartetnista afro-americano Wayne Marto d’archi, di cui avremo una rapshall, una delle più giovani compasuperiori di Mestre e Venezia» Al Toniolo la XXIV edizione di musica sinfonica e da camera la cornice sinfonica H Grigory Sokolov Michail Lifits (foto Gregor Khuen Belasi) presentanza giovanile con le francesi dell’Ardeo. A chiudere la gini orchestrali italiane, ma già autorevole per la quantità e la stagione, il 15 maggio, sarà il saluto musicale di Mario Brunelqualità di concerti prodotti nel proprio auditorium milanese. lo, che si presenterà in duo con il pianista, poeta, filosofo rusE proprio ai giovani artisti è dedicato il cartellone di quest’anso Valery Afanassiev. Non mancherà poi il tradizionale appunno, che, come spiega Mario Brunello, curatore artistico della tamento estivo con l’Arena di Verona: l’1 luglio si va dunque in stagione, «riserva una particolare attenzione ai nuovi talenti. trasferta per una nuova produzione di Turandot siglata dalla reCosì, accanto agli appuntamenti con i più noti e affermati maegia di Franco Zeffirelli. stri concertisti, si avvicenderanno sul palcoscenico giovani so«La vera novità della stagione», come han ben sottolineato listi e formazioni emergenti, in linea con tutte le attività che il sia Mario Brunello che Alessandro Bonesso, presidente degli Teatro Toniolo propone in occasione dei suoi venticinque anAmici della Musica di Mestre, «è il progetto “All you need is ni di attività». X-MUSIC”, breve ma densa rassegna di concerti, interamenIn totale unidici appuntamenti, tutti al Toniolo a parte quelte ideata, organizzata e gestita dagli studenti delle scuole supelo del 21 febbraio in cui si potrà ascoltare Dvoràk eseguito riori di Mestre e Venezia, una sorta di prodall’Orchestra della Fenice diretta da Eliahu getto satellite che avrà luogo la prossima priInbal nell’omonimo Teatro veneziano. Ma mavera al Centro Culturale Candiani di MeMestre – Teatro Toniolo andando per ordine, il 4 novembre a deliziastre. Gli Amici della Musica di Mestre e l’Asre gli appassionati del pianoforte sarà Grigo4 novembre, ore 21.00 sessorato alle Produzioni Culturali del Cory Sokolov, autentico fuoriclasse del concerGrigory Sokolov, pianoforte mune di Venezia, che realizzano questa matismo solista, mentre il 17 dello stesso mese 17 novembre, ore 21.00 nifestazione, hanno destinato loro una parsi siederà allo strumento Michail Lifits, astro Michail Lifits, pianoforte te delle prorpie risorse, credendo fermanascente originario dell’Uzbekistan e vinci1 dicembre, ore 21.00 tore del Concorso Busoni 2009, il prestigio- Quartetto Belcea e Valentin Erben, mente nei giovani, nelle loro capacità propositive e nella loro voglia di musica». (i.p.) ◼ so premio musicale che, vale la pena ricordavioloncello la cornice sinfonica — 35 Salvatore Accardo incanta Vicenza Il maestro celebra i cento anni della Società del Quartetto S di Fiorenza Conti catturato dalla musica, avrebbe potuto divenire un incisore di cammei, come il padre. Ma Salvatore Accardo era negato per il disegno. Le sue mani erano votate sin da quando aveva tre anni a far vibrare le corde del violino. Il suo primo piccolo strumento glielo regalò proprio papà Vincenzo, appassionato di musica classica e violinista dilettante. «Non so se è stato per merito suo che mi sono avvicinato alla musica o se è la musica che si è avvicinata a me» – rivela il violinista, la cornice sinfonica e non fosse stato mazione di esecutori di musica da camera solistica, dove studiano anche bambini), accademia che ha contribuito a fondare, mentre durante l’estate insegna all’Accademia Chigiana di Siena. «Credo sia criminale non far avvicinare i bambini alla musica. La musica è qualcosa di profondo, che ti arricchisce interiormente e può salvare dalla brutture della vita». In questo breve racconto che Salvatore Accardo fa di sé c’è in fondo l’essenza della sua arte, la limpidezza di un suono che viene da dentro e vibra all’unisono con l’anima del musicista. Senza fatica, senza movimenti esagerati, senza conturbamenti. Equilibrato, pacato, calibrato con il suo tocco perfetto come sempre, Accardo è tornato ancora una volta a incantare Vicenza. Sui palchi dei suoi teatri – il Comunale (inaugurando la terza stagione del Teatro Città di Vicenza il 2 ottobre) e l’Olimpico (due giorni dopo), ha suonato in trio e quintetto con altri valenti mu- Salvatore Accardo nato a Torino nel 1941 e cresciuto a Torre del Greco. «Mi raccontava mio padre che, quando lui smetteva di suonare certe cose che mi piacevano, io iniziavo a piangere. Poi ho cominciato a costruirmi delle specie di giocattoli con dei pezzi di legno e degli elastici e riuscivo a fare dei motivi pizzicando gli elastici. Quando ebbi tra le mani il mio primo violino, iniziai a suonare tutto quello che avevo sentito suonare, le arie di opera, le canzoni napoletane, senza conoscere la musica. Mi meravigliavo che tutti si meravigliassero, perché per me era la cosa più naturale. Con il tempo sono venuto a una conclusione: esiste una sorta di reincarnazione. Forse in un’altra vita ero un violinista. Poi ho fatto gli studi normali, li ho solo iniziati prima. Ho avuto la fortuna (perché, oltre al talento, ci vuole la fortuna) di avere dei genitori che non mi hanno sfruttato e degli insegnanti che mi hanno capito e non rovinato, cercando di farmi suonare prima del tempo determinate cose. Questo rischio lo vedo ora che insegno, e mi ritrovo a conoscere dei talenti rovinati». Il maestro tiene infatti corsi di perfezionamento all’Accademia Walter Stauffer di Cremona (punto di riferimento mondiale per corsi di alto perfezionamento per la for- Arnold Schönberg, Nocturne, 1911 sicisti per celebrare l’avvio della stagione numero 100 della Società del Quartetto (che con la Fondazione del teatro ha stretto una sinergia) per una nuova edizione di «Notti trasfigurate». Da otto anni infatti il violinista, sotto l’egida del Quartetto, porta qui le sue «Notti trasfigurate». Il progetto musicale, che prende il nome dalla suggestiva Verklärte Nacht (in italiano, appunto, «Notte Trasfigurata») per sestetto d’archi, composizione del 1899 di Arnold Schönberg, viene riproposto anche a Vicenza, oltre che a Napoli. La Società del Quartetto fondata il 20 gennaio del 1910 da Antonio Fogazzaro, è oramai prossima a celebrare cento anni. In Italia non sono molte le istituzioni con tale storia centenaria alle spalle. Così Accardo continua a splendere anche tra le stelle nel palmarès degli artisti che hanno suonato nelle stagioni del Quartetto, che contempla nomi mitici, quali Benedetti Michelangeli, Menhuin, Serkin, Pollini, Richter, Segovia, Rostropovich, Rubinstein, Sinopoli, Stern, Abbado, Kempff.◼ 36 — la cornice sinfonica Gli Amici della Musica di Padova festeggiano Haydn Il Quartetto Auryn per la LIII stagione di musica da camera U di Alberto Castelli n corpus di 68 numeri cui si aggiungono le Sette parole nella versione per quartetto, per un progetto triennale avviato con successo in occasione del bicentenario (2009) della morte del compositore. Anche per la stagione 2009/2010 il poderoso progetto dedicato all’integrale dei quartetti per archi di Joseph Haydn – affidato la cornice sinfonica Barbara Hannigan all’eccellente Quartetto Auryn – è asse portante per l’intera programmazione degli Amici della Musica di Padova. Dopo l’apertura di stagione affidata a Salvatore Accardo e al suo quartetto (con la conclusione dell’omaggio a Felix Mendelssohn-Bartholdy nel secondo centenario della nascita) e l’appuntamento che ha visto il ritorno a Padova del talentuoso violinista ventunenne Edoardo Zosi, il LIII calendario degli Amici della Musica di Padova si segnala per la presenza di nomi di alcuni giovani interpreti già ampiamente affermati a livello internazionale come quelli dei pianisti Jonathan Biss (Edison Award 2008 per la sua incisione EMI di sonate di Beethoven), Henri Sigfridsson (II premio G. Anda, Zurigo 2000), del duo pianistico Inge Spinette-Jan Michiels (un duo che si dedica molto al repertorio contemporaneo), del duo violino/pianoforte formato da Liza Ferschtman e Inon Barnatan (quest’ultimo Avery Fisher Grant 2009), del duo violoncello/pianoforte Nicolas Altstaedt-Francesco Piemontesi (entrambi Borletti Buitoni Award, l’ultimo – recentissimo – «BBC New generation artist»), fino al duo violino-fortepiano Rachel Podger con Gary Cooper; e ancora il clavicembalista Roberto Loreggian (che ha al suo attivo l’integrale frescobaldiana per Brilliant, il cui primo volume è stato recentemente premiato con il Premio Nazionale del Disco della critica musicale italiana), il Quintetto a fiati Aquilon (I premio nel 2006 al prestigioso concorso ARD di Monaco di Baviera), e la giovanissima pianista Beatrice Rana (che a sedici anni è già impegnata in un significativo percorso artistico). Anche nella Stagione 2009/2010 gli Amici della Musica di Padova riservano tradizionalmente una particolare attenzione ai repertori vocali, invitando le voci di Monika Mauch, che con Nigel North presenta in parte il programma del loro recente cd per ECM dedicato a Dowland; di Barbara Hannigan (nota in Italia anche per le sue collaborazioni con Maurizio Pollini) con Reinbert De Leeuw (un protagonista della musica contemporanea) e di Werner Güra con Christoph Berner (un duo che con le sue interpretazioni del Lied tedesco per Harmonia Mundi ha ottenuto il Diapason d’Or). Completa il programma un originale omaggio a Enrique Granados – un omaggio al tempo stesso al valoroso pianista padovano Alessandro Cesaro – con la riproposta (vi partecipano anche l’organista Bruno Volpato e La Stagione Armonica diretta da Sergio Balestracci) del concerto tenuto da Enrique Granados l’11 marzo 1911 al Palau de la Musica Catalana di Barcellona. Attesa a breve la programmazione dei concerti di Domenica in Musica (gennaio-marzo 2010) e della IX edizione di Impara l’Arte (2010). ◼ Pantaléon Enrique Costanzo Granados y Campiña (1867 – 1916) la cornice sinfonica — 37 «Bis» a Padova per Piotr Anderszewski Numerose e penetranti le osservazioni del pianista, condivise dallo spettatore quasi in un dialogo a due, tra pagine di Bach, Mozart, Chopin, Beethoven, Brahms, Schumann e Szymanowski. Sul Flauto magico di Mozart: «Non conosco una musica più triste e più gioiosa, più glaciale, tenebrosa e luminosa, più divina e impertinente. Deliziosa impertinenza mozartiana!» Sulla musica di Brahms: «Brahms rimane una fortezza. Una fortezza del classicismo, del contrappunto e del rigooppio appuntamento a Padova per Piotr Anderre, valori che comunque mi toccano enormemente». szewski, giovane e carismatico pianista, acclamaSul Clavicembalo ben temperato di Bach: «Avevo l’impressioto protagonista della scena concertistica interne di essere al cospetto di un tenazionale: solista e direttore sul sto eterno. Di qualcosa che popodio dell’Orchestra di Padotrebbe accompagnarmi tutta la va e del Veneto (al Teatro VerIn concerto al Teatro Verdi con vita, di toccar l’infinito. E mi sodi, il 3 novembre) con i Concerl’Orchestra di Padova e del Veneto, no detto: ecco, non potrò suonati per pianoforte e orchestra K e ospite per la premiére italiana re più niente dopo questo!» 453 e K 456 di Wolfgang Amadi «Piotr Anderszewski. Voyageur Sulle performance dal videus Mozart, Anderszewski preintranquille», il film di Bruno vo: «Quando mi confronto con senzierà anche alla prima proiel’estrema solitudine del récital, zione dell’edizione italiana delMonsaingeon a lui dedicato Il pianista in concerto e in pellicola la cornice sinfonica D con l’eroismo ma anche con la crudeltà che ne consegue, la pellicola Piotr Anderszewski. Voyageur intranquille (al Cinetalvolta mi dico: mai più récitals, è troppo doloroso». ma MPX, il 4 novembre) di Bruno Monsaingeon, autore Sulla sorte della sua città natale: «L’altra cosa che rimdei celebri film-documentari su Glenn Gould e Sviatoslav piango (la prima è la precoce scomparsa di Mozart, ndr) è Richter che per l’occasione sarà presente in sala. la distruzione di Varsavia. È qualcosa con cui ho molta difVoyageur intranquille è il titolo dell’ultima fatica (2008) del ficoltà a convivere. Una intera civilregista francese, che otto anni dotà assassinata». po le Variazioni Diabelli dedica al piaStraordinario l’effetto complesnista un originale road-movie lungo Padova – Teatro Verdi sivo, molto più significativo e conl’itinerario di una tournée attraver3 novembre, ore 20.15 vincente rispetto a una tradizionaso l’Ungheria, la Polonia e la GerOrchestra di Padova e del Veneto Piotr Anderszewski, pianoforte e direttore le videointervista: Monsaingeon mania (con tappe a Parigi e Lisbona, sa costruire un sorprendente sagcittà amate e vissute da AnderszewPadova – Cinema MPX gio visivo sul processo creativo, olski), alternando alle riprese dei con4 novembre, ore 20.15 tre che fornire uno splendido ritratcerti del tour, i momenti privati sulProiezione del film to di Anderszewski, fatto di analila carrozza ferroviaria che, attrezzaPiotr Anderszewski. Voyageur intranquille si e di auto-valutazioni critiche dei ta per l’occasione con un pianoforte di Bruno Monsaingeon suoi punti di forza e di debolezza, a coda, è stata la casa dove il pianista alla presenza di Piotr Anderszewski come musicista e individuo. (a.c.) ◼ ha suonato, cucinato, ricevuto amici. e Bruno Monsaingeon 38 — la cornice sinfonica Al via a Verona le rassegne dei Virtuosi Italiani ne ormai «classiche» di Gustav Mahler, Krzysztof Penderecki e Jean Wiéner, ma anche Giovanni Sollima, Raffaele Bellafronte, Roberto Molinelli, Ennio Morricone, Giuseppe Garbarino. Quest’anno, come nelle precedenti edizioni, a esibirsi saranno artisti di grande spessore: ricordiamo tra gli altri il violoncellista Gautier Capuçon, giovane virtuoso dallo straordinario carisma musicale (24 febbraio), pianisti del calibro di Roberto Prosseda (14 febbraio), Enrico Pace di Anna Barina con un omaggio a Schumann (7 marzo), Jin Ju impegnata nell’integrale dei concerti di Chopin (21 marzo) e Jlia Kim ull’onda di una stagione di grandi successi che ha vicon il raro concerto franco-americano di Wiéner (26 marsto celebrare i primi vent’anni dalla loro nascita e conzo), ma anche la splendida voce di Anna Maria Castelli con solidare il gruppo come una delle formazioni italiane un omaggio a Edith Piaf (6 novembre). più interessanti e versatili sulle scene internazionali, i VirLa V edizione del «Festival Atlantide», invece, dopo il detuosi Italiani ripartono con le stagioni musicali che li vedobutto di fine ottobre con MOZartoons, spettacolo innovatino ideatori e protagonisti a Verona. Nell’ottica di avvicinavo per la fusione del tutto inedita di opera, cartone animare un pubblico quanto più eterogeneo, l’ensemble offre da to e film, prosegue con alanni due programmazioni tri quattro appuntamenti. di diverso respiro: quella Segnaliamo due prime asdel «Festival Atlantide» al solute: il 13 febbraio RBR Teatro Nuovo, nata nel seDance Company sarà ingno della contaminazione terprete di una nuova cotra musica, parole, immareografia sulle note delle gini, danza e che ha ospiQuattro stagioni di Antonio tato artisti come AntonelVivaldi e delle Cuatro estala Ruggiero, Milva, Elio, ciones portene di Astor PiazLudovico Einaudi, Giozola; il 12 marzo Cesare vanni Allevi, Cristina ZaPicco, pianista, composivalloni, e quella della «Statore e improvvisatore tra i gione Concertistica» nella più sensibili del panorama splendida cornice della Samusicale internazionale la Maffeiana al Teatro Ficontemporaneo, presentelarmonico. Quest’ultima, rà insieme ai Virtuosi Itagiunta alla XI edizione, è liani, e con la partecipaziocostituita da quindici apne del sound designer Tapuntamenti divisi tra maketo Gohara, un «Romantinées domenicali e concerzo Musicale» commissioti serali. Un calendario ricCesare Picco (foto di Alberto Giuliani) nato dal Festival Atlantide, co di gradite conferme ma che si ispira liberamente a anche di novità, quello diquello che è considerato il segnato dal direttore artiprimo romanzo moderno stico Alberto Martini, inVerona – Sala Maffeiana oltre che un capolavoro della letcentrato sulla proposizione del6 novembre, ore 20.00 teratura giapponese antica, Genji le grandi pagine del repertorio omaggio ad Edith Piaf Monogatari di Murasaki Shikibu. cameristico, con alcuni temi im15 novembre, ore 11.00 Il festival ospiterà il 22 dicembre portanti: un omaggio agli annimusiche di Haydn, Schumann, Garbarino, Beethoven 22 novembre, ore 11.00 uno dei massimi protagonisti versari del 2010, Chopin, Barmusiche di Dvorak, Sollima, Penderecky del jazz contemporaneo, il comber, Schumann, Mahler, Wolf; la 6 dicembre, ore 11.00 positore e pianista statunitense scuola violinistica italiana, fonmusiche di Beethoven Uri Caine, che con «Jazz Lightdamentale per lo sviluppo del 20 dicembre, ore 11.00 musiche di Haydn, Tartini, Bazzini, Viotti ning» regalerà al pubblico i monrepertorio di questo strumento di fantastici disegnati dalla note e a cui tutti i compositori si soVerona – Teatro Nuovo del suo pianoforte. Dal jazz alle no ispirati e hanno attinto; la let22 dicembre, ore 21.00 atmosfere magiche di una danteratura per pianoforte, con alI Virtuosi Italiani e Uri Caine (pianoforte) za sensuale come il tango, con i cuni appuntamenTango por Tres che apriranno il ti in collaborazio2010, il 15 gennaio, con uno ne con la Steinway spettacolo dal titolo Society Area InterTango a Buenos Aires. regionale del Garda; Resta solo l’imbae una particolarazzo della scelre attenzione ta tra un venalla musica taglio di pronovecentep ost e q u a n sca e contemto mai variegaporanea con la to e interessante. ◼ presenza di pagi- la cornice sinfonica S Virtuosi Italiani (foto di Maki Galimberti) la cornice sinfonica — 39 T di Maria Weinmann ra Bressanone e Trento in gennaio sarà di scena Anna gramma conta anche il gusto personale di un esecutore. Per esempio, anche nelle mie incisioni prendo in considerazione sia autori contemporanei come Sofia Gubaidulina o Jörg Widmann, sia grandi classici come Johannes Brahms o Frederyk Chopin (al quale ho dedicato il mio ultimo CD in uscita a marzo). Di quali aspetti tiene conto nel porsi i limiti della sua libertà interpretativa? Trovo che questa sia ancora una volta una questione di prospettiva. Riconoscere dei limiti non vuol dire sempre limitarsi. Riconoscere i limiti può significare molto di più, divenire consapevoli della propria libertà. E in questa libertà sono soprattutto l’intuizione e la percezione estetica a dirmi come e Gourari, pianista lettone di grandissimo spessore interpretativo. In quest’intervista ci racconta il suo percorso artistico e il suo approccio allo strumento. I suoi genitori sono entrambi pianisti. Ha mai avuto la tentazione di imparare a suonare un altro strumento, durante la sua infanzia, oppure il pianoforte è stato per Lei come un amore a prima vista? In verità non è mai stata mia priorità quella di diventare pianista, ma semplicemente quella di fare musica. Quando feci l’esame di ammissione alla Scuola Speciale di Musica di Kazan mi dissero che le mie mani erano particolarmente adatte per il pianoforte. Così cominciai a suonare. Nel 1990 si trasferì per motivi di studio in Germania, come fu per lei il mutamento di cultura, lingua e soprattutto dal punto di vista musicale? All’inizio fu molto difficile, arrivai in Germania e tutto era completamente diverso; non conoscevo nessuno e sentivo una lingua incomprensibile, anche la mentalità era diversa. Insomma mi dovevo muovere in un mondo completamente nuovo. Ma come in tutti i grandi cambiamenti, la mia vita fu riempita da una grande energia che mi consentì di scoprire nuove dinamiche e sperimentare nuove vie: Fu un’esperienza di vita fondamentale che mi arricchì enormemente. Imparai la lingua, studiai la letteratura e apprezzai giorno dopo giorno sempre di più la cultura alla quale appartengono alcuni tra i più grandi geni delle discipline umane: Bach, Beethoven, Schumann, Brahms, Goethe, Rilke, Thomas Mann etc. Inoltre ebbi l’opportunità di studiare alla «Hochschule für Musik München» con un grande pianista e didatta come Ludwig Hoffmann (che tra l’altro fu allievo del mitico Michelangeli). Anna Gourari Quando comincia a studiare un nuovo pezzo, approfondisce in primis l’aspetto musicologico oppure cerca direttamente nel testo musicale quello che il compositore voleva esprimere? cosa devo suonare. Spero inoltre che si tratti di limiti vivi, che Dipende naturalmente dal pezzo e dall’epoca. Per quanto continuano a mutare e rinnovarsi. riguarda i compositori a partire dalla «Wiener Klassik», nel Nell’esecuzione cameristica di un ensemble è indispensabile formare intesto musicale è già presente quasi tutto ciò che serve. Certasieme un corpo sonoro omogeneo. In che modo concilia il suo modo di suomente aiuta anche lo studio di trattati, biografie e altro, che nare individuale con la necessità di adeguarsi all’ensemble? riguardano l’epoca in esame, ma il confronto con il testo riNon si tratta di adeguamento, bensì di dialogo. È un parmane dal mio punto di vista l’aspetto che più conta per un’inlarsi a vicenda, comunicare reciprocamente di due o più voterpretazione fedele allo spartito. ci individuali. Musica da camera significa fare musica in moLa sua interpretazione è profondamente emozionale ma anche lucida do diverso, che trovo semplicemenintellettualmente. Come riesce a unire armote meraviglioso. E se ne ricava anche nicamente ragione ed emozione? Bressanone – Forum grande insegnamento. Io personalNon lo so. Sono molto intuitiva e 21 gennaio, ore 20.00 mente non mi sento affatto inibita in non penso troppo analiticamente. Trento – Società Filarmonica di Trento ensemble, al contrario: mi sento a mio Si sente più vicina alla musica contempora26 gennaio, ore 21.00 agio. E diventa ancor più fantastico, nea rispetto alla musica di Brahms, Beethopianoforte Anna Gourari qualora si abbia la fortuna di suonaven o Chopin? Johannes Brahms, Fantasie op. 116 re con grandi musicisti – incomparaLa buona musica è al di fuori del Paul Hindemith, Suite 1922 tempo, infatti credo che non conti Fryderyk Chopin, Nocturne in si bem. min op. 9/1 bili sono le prove e i concerti con Gidon Kremer! È tra i musicisti più senassolutamente quando è stato scritto Polonaise in do diesis min. op. 26/1 sibili e toccanti che mi sia stato dato un pezzo, bensì solo la sua qualità. E Mazurche (selezione) d’incontrare. Un genio del limite. ◼ naturalmente per la scelta di un proScherzo n.2 in si bem. min. op. 31 la cornice sinfonica Il pianoforte di Anna Gourari