PAT - Comune di Villaverla

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Comune di
Villaverla
P.A.T.
Provincia di
Vicenza
Elaborato
COMP GEOL
RELAZIONE GEOLOGICA
PAT DI VILLAVERLA
REGIONE DEL VENETO
DIREZIONE URBANISTICA
PROVINCIA DI VICENZA
SERVIZIO URBANISTICA
COMUNE DI VILLAVERLA
Il Sindaco
……………………………….
URBANISTICA
Studio AUA
VINCA
Dott. Alessandro Rigoni
STUDIO MASTELLA
Dott. geol. Cristiano Mastella
Analisi geologiche, agronomiche, Valutazione
di compatibilità idraulica
Febbraio 2011
1
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
SOMMARIO
1
PREMESSA
2
MODALITA’ D’INDAGINE ....................................................................................................3
3
CENNI DI NORMATIVA........................................................................................................3
4
ELABORATI
3
5
5
GEOMORFOLOGIA .................................................................................................................6
5.1
Inquadramento geografico.................................................................................................... 6
5.2
Geomorfologia ......................................................................................................................... 6
5.3
Cenni di tettonica.................................................................................................................. 11
5.4
Geologia ................................................................................................................................. 13
5.5
Caratteristiche litologiche .................................................................................................... 13
6
IDROGRAFIA E IDROGEOLOGIA....................................................................................17
6.1
Inquadramento idrografico ................................................................................................. 17
6.2
Rischi di esondazione e ristagno idrico.............................................................................. 19
6.3
Criticità nel bacino del Bacchiglione................................................................................... 20
6.4
Inquadramento idrogeologico............................................................................................. 21
6.4.1
Permeabilità ................................................................................................................... 24
7 ZONAZIONE GEOLOGICO TECNICA - CARTA DELLA COMPATIBILITÀ
GEOLOGICA AI FINI URBANISTICI ......................................................................................27
7.1
Caratterizzazione geotecnica dei terreni di fondazione .................................................. 27
7.2
Classificazione sismica del sito............................................................................................ 28
7.2.1
Disposizioni per le zone sismiche ............................................................................... 28
8 INDICAZIONI PER LA STESURA DELLE NORMATIVE RELATIVE ALLA TAVOLE
DI PROGETTO DEL PAT..............................................................................................................31
8.1
Tavola della compatibilità geologica .................................................................................. 31
9
ALLEGATI: STRATIGRAFIE...............................................................................................33
2
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
1
PREMESSA
La presente indagine completa il quadro conoscitivo nella matrice suolo e sottosuolo del comune di
Villaverla nell’ambito del Piano d’Assetto del Territorio (PAT).
2
MODALITA’ D’INDAGINE
Lo studio si è articolato nei seguenti punti:
ricognizione per l’individuazione delle caratteristiche geologiche-geomorfologiche dell’area in
oggetto;
studio delle indagini pregresse relative a indagini geologiche per la redazione dei passati PRG,
interventi particolareggiati, aree di espansione residenziale, industriale;
campagna piezometrica su pozzi privati e ricostruzione della isofreatiche relative ai territori
comunali esaminati;
collaborazione con gli Uffici Tecnici, Edilizia Privata e Urbanistica Comunali;
analisi dei terreni e definizione dei principali parametri geotecnici;
stesura della presente relazione tecnica;
realizzazione delle Tavole Geologiche, Geomorfologiche, Idrogeologiche, della Compatibilità
Geologica ai fini urbanistici.
Per la redazione delle carta geolitologica sono stati utilizzati i dati derivanti da:
♦ relazioni geologico-geotecniche acquisite presso gli Uffici Tecnici Comunali;
♦ indagini specifiche eseguite per la redazione dei precedenti PRG;
♦ notizie reperite presso il Genio Civile di Vicenza;
♦ Piano Territoriale della Provincia di Vicenza.
3
CENNI DI NORMATIVA
Recentemente la Regione Veneto si è dotata di una nuova normativa con la L.R. n°11 del 23 aprile
2004 “Norme per il governo del territorio”. Tra gli articolati di questa nuova legge urbanistica sono
interessanti le indicazioni relative agli aspetti di ordine geologico. Il Piano di Assetto del Territorio
(PAT) che rappresenta la disposizione strutturale del Piano Regolatore Generale, delinea, infatti, le
scelte strategiche di assetto e sviluppo del territorio comunale individuando tra l’altro “invarianti” di
natura geologica, geomorfologica, idrogeologica, paesaggistica, ambientale e quant’altro in materia.
Anche nei contenuti degli strumenti di pianificazione sia a livello inferiore (Piani Urbanistici Attuativi)
sia quelli a livello superiore (Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale) sono individuate specifiche
verifiche di compatibilità geologica, geomorfologica ed idrogeologica. Secondo la normativa in
questione il PAT deve comprendere un “quadro conoscitivo” a sua volta formato: da una Relazione
Tecnica che espone gli esiti delle analisi e delle verifiche territoriali, dalle Norme Tecniche che
definiscono le direttive, le prescrizioni ed i vincoli, da una serie di elaborati cartografici e da una Banca
Dati contenente tutte le informazioni del quadro conoscitivo.
Senza entrare in ulteriori dettagli della legge ma facendo in riferimento agli Atti di Indirizzo di cui
all’art. 50 della stessa normativa, si evidenzia che la serie cartografica sopra citata, realizzata alla scala
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STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
1:10.000, deve essere costituita da una Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale, da una
Carta delle Invarianti, da una Carta delle Fragilità e da una Carta delle Trasformabilità.
Nella prima, Carta dei Vincoli, sono stati introdotti il concetto di vincolo sismico derivante dalla
nuova classificazione sismica di cui all’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n° 3274/2003
e quello delle aree a rischio riferite al Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) della competente Autorità
di Bacino, oltre che altre componenti come cave, discariche, etc. con le relative fasce di rispetto.
La cosiddetta Carta delle Invarianti, diversamente da come proposta dai citati Atti di Indirizzo,
deve comprendere l’individuazione dei “geositi” identificati secondo la definizione di Wimbledon et alii,
1966: “località, area o territorio dove sia possibile definire un interesse geologico o geomorfologico
per la conservazione”. Deve, inoltre, comprendere le invarianti di natura geologica, intese come
elementi che per motivi diversi non devono essere interessati da piani di intervento e distinti in
cartografia come aree, linee o simboli relativi a quegli aspetti geologici che determinano l’invariante
stessa.
La terza carta Carta delle Fragilità, deve riportare, secondo gli atti di indirizzo della L.R. 11/2004, le
già note suddivisioni della penalità ai fini edificatori e le indicazioni delle aree soggette a dissesto
idrogeologico nei suoi vari componenti. Per una più opportuna caratterizzazione degli aspetti geologici
contenuti in questo documento e per una migliore “vestibilità” anche dal punto di vista informatico, è
stata proposta e sperimentata con successo una nuova legenda relativa alle informazioni geologiche
contenute nella stessa carta.
Le modifiche si riferiscono alla sostituzione delle “Penalità ai fini edificatori” con la “Compatibilità
geologica ai fini urbanistici” suddividendo il territorio comunale in tre sole zone caratterizzate da: Aree
idonee, Aree idonee a condizione e Aree non idonee, ed alla introduzione della perimetrazione di aree
interessate da fenomeni geologici, idrogeologici ed idraulici tali da condizionare l’utilizzazione
urbanistica del territorio considerato. Tutte queste voci di legenda dovranno necessariamente
contenere il riferimento ad uno specifico articolo delle norme tecniche.
La Carta delle Trasformabilità costituisce già un passo successivo come tavola di progetto. In ogni
modo la nuova legge garantisce la possibilità che i contenuti del quadro conoscitivo possano essere
restituiti graficamente nelle consuete tavole di analisi (Carta geomorfologica, Carta geolitologica e
Carta idrogeologica) attraverso il loro inserimento nella banca dati. Pertanto, per gli aspetti geologici si
dovrà ancora fare riferimento al documento “Grafie Unificate per gli strumenti urbanistici comunali” di
cui alla citata D.G.R. n° 615/1996 con le modifiche, sopra evidenziate, relative alla Carta delle penalità
edificatorie. Per quanto riguarda, infine, la Carta geomorfologica, è stata introdotta l’ipotesi di
riconoscimento delle sole forme responsabili di aspetti penalizzanti o dotati di grado di pericolosità
degli insediamenti o delle infrastrutture.
4
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
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ELABORATI
La Legge Regionale n. 11 del 23/4/2004 “Norme per il governo del territorio” prevede la redazione di
Piani di Assetto del Territorio (PAT) sostitutivi dei P.R.G. (di cui alla L.R. n. 61 del 27/6/1985).
I contenuti geologici dei nuovi strumenti urbanistici rientrano nel Quadro Conoscitivo e nella serie
cartografica dei PAT prevista dagli atti di indirizzo (art. 50).
La documentazione di analisi geologica del Quadro Conoscitivo è quella prevista dalla D.G.R. n.
615/1996. Nel caso in cui tale documentazione fosse già stata prodotta per precedenti piani regolatori
comunali, essa deve essere rivista, aggiornata, adeguata alle grafie di cui alla citata D.G.R. ed
informatizzata.
La serie cartografica di progetto del PAT (Carta delle Fragilità, Carta dei Vincoli e Carta delle
Invarianti) va realizzata alla scala 1:10.000 secondo le legende specifiche proposte
Sono state elaborate 3 Tavole relative alla geolitologia, geomorfologia, idrogeologia ai fini urbanistici
alla scala 1:10000 stampabile su foglio A0.
Tutti i
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relativi shape files sono resi disponibili per la successiva elaborazione delle:
Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale
Carta delle Invarianti
Carta delle Fragilità
Carta delle Trasformabilità.
Elaborati Cartografici:
TAVOLA
scala
Geomorfologica
1:10.000
TAV _ c05 01
Geolitologica
1:10.000
TAV _ c05 02
Idrogeologica
1:10.000
TAV _ c05 03
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STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
5
GEOMORFOLOGIA
5.1
Inquadramento geografico
Il territorio del Comune di Villaverla è posto nell’alta pianura veneta, ai piedi delle Prealpi e si estende
su una superficie complessiva di circa 20 km 2 . Confina con il comune di Caldogno, Dueville,
Isola Vicentina, Malo, Montecchio Precalcino, Sarcedo.
Per la localizzazione del territorio comunale si può fare riferimento alla Carta Idraulica
allegata alla presente relazione.
Il Comune del PAT ha una scarsa pressione insediativa. Qui di seguito sono riportati alcuni dati
geografici:
Superficie (km2)
Altitudine minima (m)
Altitudine massima (m)
Escursione altimetrica (m)
5.2
Villaverla
15.73
47
95
48
Geomorfologia
La pianura a nord di Vicenza, dove si trova inserito il territorio comunale, si è formata in seguito al
graduale riempimento, con depositi alluvionali, di una profonda depressione del basamento roccioso
posta tra i Lessini Orientali e l'allineamento delle colline delle Bragonze, di Sarcedo e di Montecchio
Precalcino.
Gli studi non recenti di studiosi veneti di geologia e idraulica (F. Molon 1883, T. Tarameli 1910 , R.
Fagiani1912-1920, L. De Marchi 1910, G. Dal Piaz 1938) hanno dimostrato come anticamente l'Astico,
anziché seguire l'attuale percorso che da Caltrano lo porta a Lugo e a Breganze con un alveo aperto
tra i piedi del massiccio dell’Altopiano dei Sette Comuni a nord e le colline pedemontane a sud,
sboccasse dal suo percorso montano tra il Monte Summano e le colline delle Bragonze (cioè tra
Piovene e Caltrano ) .
Uscendo da questa stretta rocciosa, l'Astico deposito nel tempo imponenti quantità di materiali
alluvionali ghiaiosi, per spessori di oltre 200 m, creando grandi conoidi alluvionali che raggiungono in
profondita' anche la zona di Vicenza.
Sul fianco destro delle poderose conoidi di Astico s’innestano, con minor spessore e complessivamente
con granulometrie più varie, le alluvioni del Leogra e del Timonchio , distinguibili per la differente
composizione petrografica degli elementi ghiaiosi: i materiali dell'Astico sono in grandissima
prevalenza calcarei e dolomitici, come le rocce che formano il bacino montano; le alluvioni del Leogra
e del Timonchio mostrano abbondanza di elementi arenacei, scistosi, porfiritici e basaltici.
Nel 1883 F. Molon, attraverso osservazioni svolte su scavi, nonché su testimonianze di antichi
scrittori, ricostruì l’andamento di tre diversi antichi percorsi dell'Astico nella piana di Villaverla e
convergenti su Vicenza, il più recente dei quali passava attraverso l'attuale centro abitato in epoca
Romana.
L'Astico, come peraltro il Brenta e il Piave, hanno mostrato, nel tempo, una chiara tendenza a
spostare i loro percorsi verso est.
6
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
In particolare, l’Astico uscendo dal suo sbocco di Piovene si spostò nella piana di Villaverla sempre più
verso oriente, fino ad abbandonare anche l’antico sbocco di Piovene, per affacciarsi in pianura più ad
est, dapprima con due percorsi tra le Colline di Sarcedo e Montecchio Precalcino, poi scendendo a sud
delle colline di Montecchio, fino ad assumere recentemente la posizione dell'attuale alveo.
L'abbandono dello sbocco di Piovene viene attribuito dal Molon a fenomeni di sovralluvionamento che
intasarono la stretta rocciosa e che costrinsero il fiume ad aprirsi un nuovo percorso verso Lugo e
Sarcedo.
Osservando che lo spostamento verso est e un fenomeno generale dei fiumi Veneti, si ritiene che esso
sia stato provocato da un lentissimo ma progressivo processo di depressione isostatica della conca
adriatica.
Dunque la morfologia attuale del territorio Villaverlase deriva dall'attività di deposito fluviale operata
anticamente dall'Astico che con le sue sedimentazioni di materiali ghiaiosi spagliati su aree molto
ampie ha creato una tipica e peculiare piana alluvionale.
7
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
Il territorio appartenente al sistema della media pianura alluvionale allungata in direzione nord-sud
sulla destra orografica del Fiume Brenta, ed è costituito prevalentemente da depositi fluviali della
pianura alluvionale recente formatasi nella fase wurmiana tra il Fiume Musone e l’attuale corso del
Fiume Astico. Dalla fine dell’ultima glaciazione le divagazioni dei diversi fiumi si accompagnarono ad
estesi fenomeni erosivi, in tal modo altre alluvioni andarono a ricoprire i precedenti depositi
pleistocenici, formando una nuova pianura di divagazione recente. Le pendenze medie riscontrate nel
territorio sono in media dello 0,3%. Il rilievo di campagna ha permesso di verificare una sostanziale e
generalizzata stabilità del territorio che risulta pianeggiante, a tratti ondulato, e gli unici processi
geomorfologici attivi sembrano essere quelli da deposizione in occasione di esondazioni da parte dei
canali che attraversano la zona. Il territorio appartiene al potente materasso alluvionale padano
costituito, alla base, da sedimenti di formazione marina (sabbie, marne e argille) depositatesi nel
Quaternario Antico o Pleistocene inferiore. Con il Pleistocene Medio iniziano a formarsi i più antichi
depositi di tipo continentale contemporaneamente alla fusione dei ghiacciai e delle glaciazioni Donau e
Gunz. Nel territorio comunale è presente una cava attiva; mentre al centro del territorio comunale è
presente una discarica attiva. L’area interessata dalla discarica è caratterizzata dalla presenza di una
ex cava di ghiaia, di forma quadrilatera.
Per ultime, certamente non per importanza geomorfologica, interessano l'intero territorio
comunale le forme antropiche o artificiali: ovvero tutti quegli interventi che l'uomo ha attuato e attua
al fine di modellare, migliorare e sfruttare il territorio. Nel territorio comunale sono
molto evidenti e modificano la morfologia della pianura gli orli di cava attiva e
abbandonata del distretto estrattivo dell'argilla, i terrazzamenti a muretti che caratterizzano gran
parte dei terreni collinari, così come la discarica e i rilevati stradali, le opere di difesa fluviale.
L'attività estrattiva dell'argilla coinvolge gran parte del territorio di pianura come di altri comuni
dell’area. Tale ambito secondo quanto descritto nella Relazione Tecnica appartiene alla GEOUNITA' 3:
a questa geounità sono attribuiti i depositi alluvionali sabbioso-limosi e limo-argillosi, i depositi più
antichi ricoperti da un potente strato di alterazione superficiale argilloso, le argille lacustri, le argille
rosse carsiche, le argille bentonitiche e le rare placche di loess. Tali formazioni sono comprese a
meridione dalla linea che va da Villafranca a S.Bonificio e che risale poi alla base dei Colli Berici
occidentali, spostandosi a nord verso Malo e quindi con andamento est-ovest procede fino a Treviso
per poi piegare verso nord-est fino ad Orsago al limite della Regione. Nella fascia di territorio sotto i
depositi argilloso-limosi potenti fino a 4-5 metri, sono presenti localmente potenti depositi ghiaiososabbiosi. Il materiale viene generalmente utilizzato come argilla per laterizi e per terre cotte. A livello
provinciale, infine, l'attività estrattiva, viene trattata nella Relazione Tecnica e nelle NTA del PTCP
della Provincia di Vicenza. Al
TITOLO VII
- SISTEMA AMBIENTALE E DELLE RISORSE
NATURALISTICHE Art. 38 Direttive generali vengono indicate alcune regole per quanto
riguarda la gestione da parte della provincia delle attività di cava per le argille, le ghiaie e i detriti. Per
quanto riguarda le argille si prescrive quanto segue:
l’estrazione di argille per laterizi ha coinvolto
storicamente la media pianura (Isola Vicentina, Villaverla, Caldogno, Costabissara,...) fino a quasi
esaurire la risorsa in questa parte di territorio. Pertanto l’attività estrattiva, concluse le estrazioni delle
aree non ancora utilizzate, dovrà necessariamente rivolgersi ad altri settori del territorio provinciale.
Gli interventi in aree non compromesse da cave di argilla dovranno essere subordinati alla
presentazione di un piano organico di sfruttamento e sistemazione delle singole parti del territorio
evitando per quanto possibile la presentazione di progetti singoli non collegati al contesto territoriale
più vasto e curando in particolare l’assetto finale idraulico ed agricolo dei fondi.
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STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
Le risorgive derivano dall’affioramento in superficie della falda freatica e costituiscono uno dei caratteri
ambientali più tipici della Pianura Padana; esse sono, ad un tempo, biotopi di grande rilevanza
naturalistica e risorse idriche importanti. il limite superiore delle risorgive , intendendo quale fascia di
particolare interesse delimitata da elementi geologici che dovrebbero essere tutelati il più possibile con
uno sfruttamento rispettoso della risorsa idraulica da mantenere in equilibrio negli apporti e negli
emungimenti; non sono da intendersi quindi come rigidi elementi lineari da non variare.
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STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
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STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
5.3
Cenni di tettonica
La giacitura, cioè una disposizione geometrica nello spazio della successione naturale delle rocce può
essere variabile da zona a zona per effetto delle deformazioni che hanno interessato il territorio.
Queste sono prodotte da forze che agiscono all’interno della terra e possono far assumere disposizioni
molto diverse da quelle originarie tramite delle pieghe o addirittura spostamenti sia in orizzontale che
in verticale (fratture o faglie ).
Nella zona di per se comprendente sia una parte montuosa, una parte collinare e una parte
pianeggiante è possibile notare la flessura (o piega a ginocchio plurifagliata a vergenza verso sud)
dell’Altopiano di Asiago in direzione est ovest, la faglia Schio - Vicenza, la Marana-Piovene a direzione
WSW-ENE e a nord, sebbene sia al di fuori dell’area in questione, la fossa tettonica della Valsugana
sviluppata in direzione parallela alla flessura.
Nell’orogenesi alpina, i cui effetti si sono evidenziati a cominciare dal Paleogene, le spinte hanno avuto
una direzione primaria in senso NW-SE, mentre le rocce sollecitate al massimo da enormi pressioni e
da spinte sia laterali che verticali, reagirono in vario modo, ora piegandosi fino a coricarsi su un fianco
ricoprendo altri sedimenti, ora fratturandosi fino a notevoli profondità.
La nascita della catena alpina è una storia complessa e la sequenza dei processi evolutivi può essere
schematizzata in tre tappe principali che non vanno intesi come atti separati, ma come una
successione continua di eventi ancora non totalmente identificati: dopo una prima subduzione 15 e il
sovrapporsi delle diverse litologie (Cretaceo) si ha collisione vera e propria (fine del Cretaceo) mentre
successivamente avvengono quelle fasi nelle quali possiamo inserire le diverse strutture deformative
presenti nella nostra zona. Per effetto del sollevamento il territorio posto ad ovest della faglia SchioVicenza e a nord della linea di Marana venne a trovarsi in condizioni di maggiore elevazione rispetto
alle aree circostanti, al punto che affiorano, per effetto anche dell’erosione successiva, le rocce più
antiche (filladi).
È possibile quindi fare una valutazione della zona individuando alcune aree a comportamento sismico
più o meno simile:
• ad ovest della linea Schio - Vicenza che risulta essere relativamente tranquilla;
• la zona della fascia della faglia Schio - Vicenza è un insieme tuttora attivo e in fase di controllo, ma i
terremoti si riferiscono ad un periodo temporale poco documentato;
• la fascia pedemontana Schio - Bassano è caratterizzata dalla grande struttura piegata complicata da
numerose faglie trasversali e trascorrenti. In generale l’attività sismica risulta più moderata anche se
non sono mancati episodi locali piuttosto violenti (Bassano).
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STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
Il sottosuolo del territorio del PAT è costituito da una potente serie di depositi alluvionali dell’era
quaternaria costituiti dalla conoide del Fiume Astico, poggianti sopra un basamento roccioso terziario.
Nell’arco di tempo corrispondente alle ultime glaciazioni alpine i materiali si sono deposti
prevalentemente ad opera delle correnti fluvioglaciali.
Dopo l’ultima glaciazione le divagazioni dell’Astico incisero e misero a nudo i depositi pleistocenici,
ricoprendoli successivamente con altre alluvioni. La potenza del materasso alluvionale raggiunge nella
zona i 300 metri, come risulta da una perforazione eseguita dall’Agip in località Scaldaferro, che ha
raggiunto il substrato roccioso a 273 metri di profondità.
Dal punto di vista strutturale si fa riferimento ad una struttura a gradoni interessante tutta la fascia
dell’alta pianura vicentina, originata da una serie di faglie con andamento NNW_SSE.
Il territorio presenta nella parte a nord alluvioni ghiaiose-sabbiose e procedendo verso sud si ha un
aumento progressivo della frazione e delle intercalazioni sabbiose e limo-sabbiose. In profondità sono
presenti intercalazioni metriche di argilla sabbiosa a partire da 14 metri ed un banco argilloso più
potente da -60mt a -90mt dal piano campagna.
12
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
5.4
Geologia
Il sottosuolo del territorio del PAT è costituito da una potente serie di depositi alluvionali dell’era
quaternaria costituiti dalla conoide del Fiume Astico che si congiunge a quello del Brenta ad est,
poggianti sopra un basamento roccioso terziario. Nell’arco di tempo corrispondente alle ultime
glaciazioni alpine i materiali si sono deposti prevalentemente ad opera delle correnti fluvioglaciali.
Dopo l’ultima glaciazione le divagazioni incisero e misero a nudo i depositi pleistocenici, ricoprendoli
successivamente con altre alluvioni.
Tali materiali si presentano eterogeneamente distribuiti sia in senso laterale che verticale
nell'intera pianura del Comune come evidenziato dalle numerose stratigrafie analizzate per la
redazione del presente PAT appartenenti sia a piani di lottizzazione che a relazioni geologiche redatte
per l'apertura di nuove cave di argilla nell'area del distretto estrattivo posta ad est rispetto al centro
storico.
Dall'analisi di tali stratigrafie si riscontrano, zone caratterizzate quasi interamente da depositi argilloso
limosi sopra depositi ghiaiosi sabbiosi. Questa alternanza è molto spiccata anche nel distretto
estrattivo dove, essendo l'argilla distribuita in modo irregolare, l'escavazione segue l'andamento del
tetto del giacimento con una media di 4 m dal p.c. e punte massime di 6-6,5 m dal p.c..
5.5
Caratteristiche litologiche
Per l’individuazione dei vari litotipi costituenti il sottosuolo si sono utilizzate le stratigrafie di alcuni
pozzi per acqua eseguiti nel territorio comunale e le informazioni più superficiali desunte da scavi per
costruzioni, nonché quanto emerso dal riesame delle indagini geognostiche effettuate in precedenza in
quest’area. Nella carta litologica è riportata l’ubicazione dei sondaggi, delle prove penetro metriche
superficiali. In definitiva l’area in esame, dal punto di vista stratigrafico, si può suddividere in due
fasce: il settore nord che arriva fino all’altezza del centro abitato di Villaverla è costituito da ghiaie
molto sabbiose con livelli di sabbia medio grossa ed intercalazioni argillose da decimetri che a
metriche a partire dalla profondità di 10 metri.
La Carta geolitologica esprime la composizione e la granulometria dei litotipi affioranti nel territorio
comunale essa è stata costruita sia su dati disponibili che sulla base di osservazioni dalle foto aeree
confermate poi da numerose analisi speditive di campagna della parte più superficiale dei terreni fino
a circa un metro di profondità. Naturalmente essendo una zona di medio bassa pianura si tratta di
terreni alluvionali a tessitura medio fine. La situazione litologica superficiale, abbastanza semplice e
schematica, corrisponde solo alle fasi finali del ciclo deposizionali legato al fiume Brenta e ai corsi
d’acqua di risorgiva. In profondità, e quindi in periodi più antichi, la situazione paleogeografia doveva
essere assai complessa come dimostra l’alternanza tra sabbie ghiaie e argille evidenziate dai sondaggi
a disposizione.
Sono state definite tre classi litologiche in base al rilevamento svolto sul territorio comunale per
realizzare il presente PAT:
• Alluvioni recenti interne agli argini del Fiume Timonchio prevalentemente ghiaioso sabbiose
che si estendono per una fascia massima di 300 metri dall’alveo stesso. Le alluvioni recenti
sono rappresentate da ghiaie sabbiose con ciottoli, pulite, con lenti ed intercalazioni locali di
sabbie medio fini.
• Ghiaie sabbiose con ciottoli, pulite, con lenti ed intercalazioni locali di sabbie medio fini
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STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
•
presenti nella parte alta del comune e nei dossi di origine fluviale
Argille limose - limi argillosi presenti nell’area centro meridionale del territorio comunale di
Villaverla in depositi metrici spessore massimo di 3-4 metri soprastati i potenti depositi
ghiaioso sabbiosi: laddove è stata effettuata la loro escavazione (assai diffusa sul territorio), i
depositi incoerenti sono diventati subaffioranti.
•
Da. “Indagine geologica ed idrogeologica a supporto della richiesta di autorizzazione allo scarico delle acque reflue produttive
provenienti da impianto geotermico” -
14
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
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STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
Le grafie utilizzate sono basate sulle “Grafie Geologiche per la Pianificazione Territoriale” D.G.R.V. 615/96.
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STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
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IDROGRAFIA E IDROGEOLOGIA
6.1
Inquadramento idrografico
Nell'ambito del territorio comunale la rete idrografica principale risulta ben sviluppata mentre minor
estensione e continuità ha la rete minore, soprattutto nelle zone interessate dall’attività estrattiva
dove non esiste una rete organica di fossi e scoline; fa eccezione il settore sud-orientale dove la
presenza delle risorgive dà origine ad una fitta rete di fossati, rogge e scoli, sia naturali che artificiali.
17
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
I corsi d’acqua principali sono:
o il torrente Timonchio che ha posizione per lo più marginale, al limite sud-occidentale del
territorio comunale, dove fa per un certo tratto da confine con Isola Vicentina e, più
limitatamente, Caldogno
o il torrente Bacchiglioncello che in tale ambito genera il fiume Bacchiglione: il fiume nasce da
alcune risorgive nei comuni di Dueville e di Villaverla (VI). Poco a monte della città di Vicenza
riceve le acque provenienti dal sottobacino del Leogra-Timonchio (che scende dal monte
Pasubio) e assume il nome di Bacchiglione.A Vicenza riceve da destra le acque del fiume
Retrone e da sinistra quelle del torrente Astichello. Altri tributari giungono da sinistra a sud est
del capoluogo: il fiume Astico-Tesina e il Ceresone. Dopo Selvazzano Dentro il fiume entra
canalizzato nell'area urbana di Padova attraversando canalizzato tutta l'area sud della città da
ovest a est.Nel tratto vicentino presenta un andamento ricco di meandri e anse mentre nel
tratto padovano presenta una fisionomia differente con un corso rettilineo, con numerosi
interventi dell'uomo.Il corso totale del fiume è lungo circa 118 km ed ha un bacino di raccolta
che si estende per 1400 km².La portata media del Bacchiglione presso Padova è di circa 30
m³/sec e si presenta sufficientemente copiosa anche in estate grazie all'apporto sorgivo di
parte del bacino. Il fiume è comunque soggetto a piene autunnali e primaverili, talvolta anche
disastrose.
o Il torrente Igna attraversa con andamento NO-SE l’intero settore orientale del Comune.
Si tratta di corsi d’acqua con carattere spiccatamente torrentizio, caratterizzati da notevoli variazioni
delle portate, con forti piene intercalate da lunghi periodi di magra o di totale assenza di deflussi
superficiali.
Tra il T. Timonchio ed il T. Igna, gli altri elementi idrografici di una certa rilevanza sono, da ovest
verso est (la denominazione fa riferimento a quella utilizzata dal Consorzio):
− Lo Scolo Trozzo Maran
− il Torrente Rostone Ovest
− la Roggia Verlata, con i suoi numerosi “rami”.
A questi corsi d’acqua si associano poi localmente altri elementi, costituiti da fossati e scoli agricoli,
per irrigazione o per lo sgrondo dei campi, e dalle scoline stradali. I corsi d’acqua principali, ad
eccezione del T. Timonchio e del T. Igna (di competenza regionale – Genio Civile), ed i canali/fossati
di irrigazione sono di competenza del Consorzio di Bonifica Medio Astico Bacchiglione.
Il sistema del torrente Timonchio, comprendente oltre al Timonchio, lo Scolo Trozzo Maran, il T.
Rostone Ovest con il suo affluente Fossa dei Rossi ed il Ramo Spiller (diramazione della Roggia
Verlata).
Il T. Timonchio ha origine nell’alta pianura vicentina, tra Schio e Santorso e, dopo la confluenza con il
T. Leogra a sud di Marano Vicentino, a valle del limite superiore della linea delle risorgive porta il suo
contributo al F. Bacchiglione.
Per la sua caratterizzazione si è utilizzato quanto riportato nella pubblicazione di A.I.M. e C.N.R.
(1982).
Fino all’altezza di Capovilla (Comune di Caldogno) il corso d’acqua è disperdente. La correlazione tra le
portate affluenti e quelle disperse ha evidenziato poi che” fino a portate di 4 mc/sec si ha una
dispersione totale (portata massima assorbita); con portate comprese tra 5 e 25 mc/sec le dispersioni
variano tra 5 e 8 mc/sec; per portate superiori a 22 mc/sec le dispersioni si stabilizzano su 8 ÷ 9
mc/sec”.
Nello studio A.I.M.-C.N.R. è inoltre ricordato che “in occasione di talune piene elevate” si sono
riscontrati valori anomali di portata alla stazione di misura di Capovilla le cui cause sono da attribuire
18
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
”oltre che ai contributi straordinari dovuti al ruscellamento superficiale, soprattutto al drenaggio da
parte dell’ultimo tratto del corso d’acqua sulla falda improvvisamente rimpinguata dalle abbondanti
precipitazioni”.
Il sistema della Roggia Verlata si sviluppa, con numerosi rami, interamente sulla destra del T. Igna e
comprende l’intero territorio comunale tra l’Igna stesso e la S.P. 349 “Strada del Costo”, spingendosi
anche ad ovest, verso il T. Rostone.
Dalla cartografia predisposta dal Consorzio di Bonifica Medio Astico Bacchiglione si ricava come il
sistema si origini già a monte dell’abitato di Thiene, per svilupparsi poi verso est fino al T. Igna e
verso sud fino a confluire nello stesso all’estremità meridionale del Comune di Villaverla.
Tale sistema è comunque solo parzialmente interessato dall’intervento in Variante e praticamente solo
nel territorio comunale di Thiene. il torrente Trozzo Marano, localizzato a sud del Timonchio, sulla
destra idrografica, si forma in Comune di Isola Vicentina ed attraversa poi quello di Caldogno dove
confluisce nel sistema di risorgiva della Roggia Muzzana.
6.2
Rischi di esondazione e ristagno idrico
Si sono ricavati dal Consorzio di Bonifica e dal PTP della Provincia di Vicenza e dai dati della Protezione
Civile di Vicenza le documentazioni relativa alle aree che risultano di fatto a rischio idraulico in quanto
soggette già in passato ad allagamenti e problemi vari.
Il Consorzio ha fornito le aree a sofferenza idrica causata da differenti aspetti. Si sono individuate le
aree soggette ad allagamenti con diversi tipi di sofferenza idraulica derivanti sia dalla natura del
problema sia da eventuali rimedi.
Sinteticamente le cause possono essere riassunte in:
♦ Sofferenza idrica causata da rete scolante sottodimensionata;
♦ Sofferenza idrica causata da presenza di aree di risorgiva.
Di fatto i problemi possono manifestarsi anche 1,2 volte in un anno. Alcune aree sono soggette ad
allagamenti anche a causa della concomitante funzione irrigua dei corsi d’acqua adibiti allo scolo
(canali ad uso promiscuo). Nella maggior parte dei casi si tratta di aree ad uso agricolo, e pertanto
eventuali interventi di sistemazione potrebbero non risultare convenienti economicamente. Infatti
laddove la soluzione possibile prevede l’installazione di idrovore, i costi di impianto e di gestione
risultano senz’altro elevati rispetto ai benefici attesi.
Dal punto di vista idraulico è stato stilato e adottato nel 2007 il Piano di Protezione civile del comune
di Villaverla che ha raccolto dati forniti dal PTCP e dal Consorzio Pedemontano Brenta. Tali aree sono
state aggiornate e inserite nella cartografia della tavola idrogeologica riportata di seguito.
19
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
6.3
Criticità nel bacino del Bacchiglione
L'esame degli eventi critici per il fiume Bacchiglione ha mostrato che per eventi caratterizzati
da tempi di ritorno prossimi a 100 anni si manifestano insufficienze idrauliche diffuse a Vicenza, in
prossimità di Padova e nel tratto terminale nonchè sull'Astico-Tesina, in corrispondenza al
ponte di Torri di Quartesolo, dove il superamento della portata di 400 m3/s, corrispondente
ad un tempo di ritorno decennale, comporta il sormonto del parapetto dello storico ponte ed il
conseguente allagamento dell'abitato.
Al fine di ridurre le portate centenarie del Bacchiglione e dell'Astico a valori compatibili con la capacità
di portata delle sezioni critiche sopra individuate, sono individuabili alcune soluzioni:
o realizzazione di uno sbarramento sul torrente Astico mediante un bacino artificiale a
scopo multiplo in corrispondenza della gola rocciosa tra Meda e Cogollo, poco a monte dello
sbocco in pianura del torrente, atto a determinare un serbatoio avente volume utile di 9
milioni di metri cubi; tale soluzione va comunque opportunamente approfondita prima di
essere considerata quale intervento di riferimento;
o realizzazione di casse di espansione lungo il corso dell'Astico nei comuni di Breganze e
Sandrigo, per un volume complessivo di circa 15 milioni di metri cubi;- realizzazione di un
bacino di invaso sul Leogra-Timonchio, già previsto nel progetto dei "Lavori di
sistemazione idraulica dei fiumi Bacchiglione, Retrone ed affluenti" redatto dal
Magistrato alle Acque nel 1988. Per la sua ubicazione può essere individuata in un'area in
sinistra del torrente, sul territorio comunale di Villaverla, per un volume utile di invaso pari a
3,5 milioni di metri cubi.
La cassa di espansione di Villaverla e Caldogno ridurrebbbe la portata al colmo sul torrente Timonchio
da 120 m3 /s a 70 m 3 /s, corrispondente ad una laminazione sul Bacchiglione, a Vicenza, di circa 45
m 3 /s. Questa moderazione della portata, con la conseguente riduzione dei livelli idrometrici,
presenta indubbi vantaggi per il deflusso della piena attraverso la città di Vicenza e
principalmente per la possibilità di aumentare il deflusso delle acque del fiume Retrone, che
immettendosi nel Bacchiglione a valle di Vicenza è fortemente condizionato dai rigurgiti di quest
ultimo. Fra gli interventi di moderazione delle piene del fiume Astico, quello che fornisce i risultati più
significativi sono senz'altro le casse di espansione di Sandrigo, che producono una laminazione di
circa 140 m 3 /s nella sezione di immissione e di circa 100 m 3 /s nella sezione di confluenza
con il Bacchiglione. Questo effetto consente di contenere la portata nella sezione di Torri di
Quartesolo entro il valore limite di 400 m3 /s.
Anche il serbatoio di Meda produrrebbe un sensibile effetto di moderazione del colmo di
piena, ma insufficiente a riportare la portata del Tesina a Torri di Quartesolo intorno al
valore critico di 400 m 3 /s. Pertanto la realizzazione del serbatoio di Meda potrebbe giustificarsi
con un uso plurimo della sua capacità, che associ alla funzione di laminazione delle piene anche
quella di produzione idroelettrica, integrazione della portata di magra e ricarica artificiale delle
falde. In definitiva gli effetti combinati delle casse di espansione di Sandrigo sull'Astico e di Villaverla
sul Timonchio consentono di ridurre la portata centenaria del Bacchiglione a Montegaldella, pari a
circa 650 m3 /s, a circa 580 m3 /s che corrisponde grosso modo a quella decennale e che
risulta contenibile nei corpi arginali del corso d'acqua.
E' quasi superfluo ricordare che anche una manutenzione sistematica degli alvei e delle
opere di difesa contribuisce a mantenere inalterata la capacità di portata dei corsi d'acqua.
A tal riguardo è doveroso richiamare l'attenzione sulla necessità di rimuovere la vegetazione
spontanea all'interno dell'alveo che può ostacolare in modo determinante, anche per effetti indotti, il
regolare deflusso delle piene.
20
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
Tuttavia la moderazione dei colmi di piena sembra l'unico provvedimento attuabile per ridurre
le portate centennali nei limiti accettabili per la sicurezza idraulica.
Si riportano alcuni articoli dal Piano di Stralcio per l'Assetto Idrogeologico:
Articolo 1
Il Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico dei bacini dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave e BrentaBacchiglione, nel seguito “Piano”, è redatto, adottato ed approvato ai sensi e per gli effetti degli
articoli 17 e 19 della legge 18 maggio 1989, n. 183, dell’art. 1 del decreto legge 11 giugno 1998, n.
180 così come convertito con legge 3 agosto 1998, n. 267, degli articoli 1e 1 - bis del decreto legge
12 ottobre 2000, n. 279 così come convertito con legge 11 dicembre 2000, n. 365 e del D.P.C.M. 29
settembre 1998 ed ha valore di stralcio dei piani di bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave e
Brenta-Bacchiglione interessante il territorio della Regione del Veneto e della Regione Autonoma Friuli
Venezia Giulia, nel seguito “Regioni”.
Articolo 9 - Disposizioni per le aree di pericolosità idraulica
1. Al fine di non incrementare le condizioni di rischio nelle aree di pericolosità idraulica, tutti i nuovi
interventi, opere, attività consentiti dal Piano o autorizzati dopo la sua approvazione devono essere
comunque tali da:
a) mantenere le condizioni esistenti di funzionalità idraulica o migliorarle, agevolare e comunque non
impedire il deflusso delle piene, non ostacolare il normale deflusso delle acque;
b) non aumentare le condizioni di pericolo a valle o a monte dell’area interessata;
c) non ridurre i volumi invasabili delle aree interessate e favorire se possibile la creazione di nuove
aree di libera esondazione;
d) non pregiudicare l’attenuazione o l’eliminazione delle cause di pericolosità;
f) migliorare o comunque non peggiorare le condizioni di stabilità dei suoli e di sicurezza del
territorio;
h) non dovranno costituire o indurre a formare vie preferenziali di veicolazione di portate solide o
liquide;
2. Tutti gli interventi consentiti dal presente Titolo II non devono pregiudicare la definitiva
sistemazione né la realizzazione degli altri interventi previsti dalla pianificazione di bacino.
3. Nelle aree classificate pericolose, ad eccezione degli interventi di mitigazione del rischio, di tutela
della pubblica incolumità e quelli previsti dal piano di bacino, è vietato:
a) eseguire scavi o abbassamenti del piano di campagna in grado di compromettere la stabilità delle
fondazioni degli argini….
b) realizzare intubazioni o tombinature dei corsi d'acqua superficiali;
c) occupare stabilmente con mezzi, manufatti anche precari e beni diversi le fasce di transito al piede
degli argini;
d) impiantare colture in grado di favorire l’indebolimento degli argini;
e) realizzare interventi che favoriscano l’infiltrazione delle acque nelle aree franose.
6.4
Inquadramento idrogeologico
Il complesso idrogeologico di pianura è articolato: dalle ricostruzioni litologiche del sottosuolo, fatte
utilizzando le stratigrafie di alcuni pozzi per acqua, risulta che il materasso alluvionale è notevolmente
differenziato, sia in senso laterale che verticale, con la presenza di una falda multistrato.
21
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
Si trova, nella pianura alluvionale, una vasta gamma di terreni, disposti in letti sovrapposti oppure in
lenti suborizzontali, con granulometria variabile dalla sabbia con ghiaia all’argilla. E’ importante
sottolineare il fatto che comunque, ogni strato permeabile posto al di sotto del terreno vegetale,
appare saturo d’acqua: in linea di massima si assiste quindi alla presenza di una prima falda
superficiale, discontinua, ospitata da terreni sabbioso limosi poco potenti e sovrastante un acquifero
multistrato formato dalla presenza di falde confinate o semiconfinate dotate di una certa risalienza.
il Comune di Villaverla si colloca al passaggio tra l’Alta e la Media Pianura alluvionale, in prossimità del
limite superiore della fascia delle risorgive, che attraversa per un certo tratto la porzione sud-orientale
del territorio comunale.
In corrispondenza dell'Alta Pianura (in prossimità dei rilievi), è presente un materasso alluvionale
indifferenziato di natura prevalentemente ghiaiosa e ghiaioso-sabbiosa, geneticamente legato alla
sovrapposizione ed interdigitazione delle conoidi alluvionali dei principali corsi d’acqua: i torrenti
Astico, Giara-Orolo e Leogra-Timonchio. Procedendo verso sud, all'interno dei materiali granulari si
delineano lenti e livelli di terreni più fini da limoso-sabbiosi a limoso-argillosi che assumono sempre più
consistenza e continuità spaziale (Bassa Pianura). Tale differenziazione inizia già a monte della fascia
delle risorgive per la presenza di livelli argillosi sufficientemente continui ed estesi (Fig. 1 Situazione
geostrutturale ed idrogeologica).
La situazione idrogeologica del sottosuolo è caratterizzata dalla presenza di una falda superficiale a
carattere freatico evidenziata dalle curve isofreatiche, equidistanti un metro, presenti nella tavola
idrogeologica
Si ha quindi un passaggio dall’acquifero indifferenziato dell’Alta Pianura ad un sistema multifalde, a
sud delle risorgive, con i livelli acquiferi che si estendono verso valle come digitazioni della falda libera
presente a monte; nel settore intermedio si è in presenza di una situazione di transizione, con almeno
due acquiferi sovrapposti di cui quello superficiale di tipo freatico.
Acquiferi “locali” possono poi originarsi in prossimità del limite delle risorgive per la presenza di lenti di
terreni fini, impermeabili, diversamente potenti ed estese. L’alimentazione dell’intero sistema
idrogeologico deriva in prevalenza dalle dispersioni in alveo dei corsi d’acqua, sia naturali che
artificiali, soprattutto nell’ambito dell’alta pianura; non indifferenti sono poi i contributi delle
precipitazioni dirette e, localmente, delle irrigazioni.
Il regime della falda freatica, alloggiata nell’acquifero indifferenziato, è caratterizzato, in un anno
idrologico normale, da due fasi di piena e due fasi di magra.
Esso risulta comunque strettamente legato al regime dei corsi d’acqua anche se esiste normalmente
un certo sfasamento tra le fasi di piena dei corsi d’acqua e quelle della falda (circa 20-30 giorni);
rapida è invece la risposta della falda all’inizio dell’episodio di forte alimentazione (qualche giorno).Il
deflusso naturale dell'acquifero freatico avviene, in superficie, con una gradiente di circa 0.08%,
intercettato da numerosi scoli e fossi di drenaggio. In profondità avviene attraverso l'alimentazione del
sistema acquifero a falde confinate da livelli limoso-argillosi permeabili.
Il sottosuolo della pianura vicentina è costituito a nord della linea delle risorgive da abbondante
materiale ghiaioso (alta pianura), mentre a sud di tale linea si alternano livelli sabbiosi a livelli
argilloso-limosi (media e bassa pianura).
La media e bassa pianura presenta nel sottosuolo acquiferi a falde confinate in stretta relazione con
l’Acquifero Freatico Indifferenziato posto a nord, da cui traggono alimentazione. In queste aree esiste
un Acquifero Superiore Freatico di alimentazione meteorica e per dispersione dal dai corsi d’acqua.
22
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
II materasso alluvionale ghiaioso contiene, come si è detto, una falda di tipo freatico che costituisce
una ricca ed importante riserva d'acqua sotterranea, e che può fornire quantitativi idrici molto
rilevanti.
Si tratta di acquiferi costituiti da sabbie medie o fini, sabbie argillose, con la presenza di limitati strati
di ghiaia piccola, delimitati al letto e al tetto da argille, argille limose a volte torbose.
L’ Acquifero Superiore Freatico ha uno spessore all’incirca di 15-20 metri e presenta uno sviluppo
geometrico frastagliato e dall’andamento irregolare, anche per la presenza di alcune lenti impermeabili
al suo interno e di alcune falde sospese poste al di sopra del tetto o al di sotto del letto della stessa
prima falda. L’Acquifero Superiore Freatico è da ritenersi in stretta connessione con i fiumi e i canali
presenti, nell’area.
Il regime della falda è caratterizzato da una fase di piena tardo estiva con massimi a settembre ed
una di magra che si estende da febbraio a maggio con minimi collocati normalmente nel mese di
aprile. Durante l'anno la superficie della falda oscilla mediamente di circa 2-4 metri.
Le risorgive derivano dall’affioramento in superficie della falda freatica e costituiscono uno dei caratteri
ambientali più tipici della Pianura Padana; esse sono, ad un tempo, biotopi di grande rilevanza
naturalistica e risorse idriche importanti. il limite superiore delle risorgive è quella fascia di particolare
interesse delimitata da elementi geologici che dovrebbero essere tutelati il più possibile con uno
sfruttamento rispettoso della risorsa idraulica da mantenere in equilibrio negli apporti e negli
emungimenti; non sono da intendersi quindi come rigidi elementi lineari da non variare.
Le aree di risorgiva si originano da avvallamenti naturali del terreno laddove l’ondulazione interseca la
piezometrica locale. Tali risorgive si collocano immediatamente a sud del territorio comunale. La linea
dei fontanili è tra gli elementi idrografici più significativi che nella zona costituiscono una delle
principali fonti di alimentazione dei numerosi corsi d’acqua e dei canali irrigui. La linea segna il limite
tra alta pianura e media pianura, tra alluvioni prevalentemente ghiaiose e quelle a granulometria più
fine.
23
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
Come si evince dalla carta idrogeologica allegata, le isofreatiche hanno un andamento da NW-SE da
quota 61 mslm a nord a 48 mslm a sud. Con un gradiente di circa 1/1000. La socciacenza della falda
passa quindi da valori di circa 30 metri a nord, diventando sub affiorante a sud. Essendo l’escursione
di falda nel corso dell’anno abbastanza significativo si ritiene che in condizioni eccezionali (come di
recente nell’autunno inverno 2010), la soggiacenza può cambiare significativamente rispetto al valore
medio. Nell’area di Novoledo, infatti normalmente con soggiacenza 5-6 metri, la falda può perfino
diventare sub affiorante (come avvenuto nel periodo sopramenzionato).
La differente granulometria deriva dalle differenti modalità deposizionali. Procedendo verso la bassa
pianura la corrente deposizionale diminuiva e quindi era possibile solo il trasporto di materiale fine. La
limitata pendenza favoriva il contemporaneo ristagno d’acqua favorendo l’origine di aree paludose
dove i resti vegetali potevano trasformarsi in torba. Il fenomeno delle risorgive si origina
essenzialmente per l’effetto concomitante di due cause distinte; la prima è dovuta al fatto che,
essendo il gradiente idraulico della falda freatica inferiore al gradiente topografico della pianura
alluvionale, la superficie piezometrica si innalza progressivamente fino ad intersecare il piano
campagna. La seconda causa è la progressiva diminuzione di permeabilità dell’acquifero nel senso del
gradiente topografico per la concomitante diminuzione del diametro efficace del sedimento.
6.4.1 Permeabilità
TERRENI A PERMEABILITÀ MEDIO-ALTA
Sono rappresentati dai depositi alluvionali di pianura e dei dossi fluviali di litologia prevalente
ghiaiosa-sabbiosa e che possono essere dotate in generale di una buona permeabilità compresa tra
1*10-2 cm/sec-1*10-3 cm/sec. Si possono distinguere:
• Alluvioni recenti prevalentemente ghiaioso sabbiose che si estendono per una fascia massima
di 300 metri dall’alveo stesso. Le alluvioni recenti sono rappresentate da ghiaie sabbiose con
ciottoli, pulite, con lenti ed intercalazioni locali di sabbie medio fini.
• Depositi ghiaioso sabbiosi con rari ciottoli con aumento della frazione sabbiosa verso sud..
TERRENI MEDIAMENTE PERMEABILI
Sono rappresentati da depositi alluvionali granulari che possono essere dotate in generale di una
media permeabilità compresa tra 1*10-3 - 1*10-4 cm/sec. Morfologicamente rappresentano i dossi
fluviali relitti. La superficie freatica si trova in tali aree a profondità variabile tra 1.5 e 3 metri.
Superficialmente esse possono essere o prevalentemente sabbiose o prevalentemente sabbiosolimose e presentare pertanto una permeabilità da media a alta che, in concomitanza dei periodi
piovosi, dimostra una diversa propensione al drenaggio superficiale delle acque meteoriche.
TERRENI A BASSA PERMEABILITÀ
Durante il rilievo di campagna è stato inoltre verificato il drenaggio difficoltoso di alcune aree, sia per
la loro predisposizione morfologica al collettamento delle acque meteoriche sia per la costituzione
litologica dei depositi superficiali.
Sono rappresentati da quei terreni a prevalenza argillosa dotati in generale di una bassa permeabilità
compresa tra 10-4 e 10-6 cm/sec. Essi sono posti nell’area centro meridionale del territorio comunale di
Villaverla. La soggiacenza risulta a volte inferiore al metro.
24
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
25
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
Si riporta la tabella con i valori del livello piezometrico della falda utilizzati per realizzare le isofreatiche
e la soggiacenza. Sono derivati dalle informazioni tratte dalle indagini in sito, oltre che da verifiche
dirette in campagna e da informazioni tratte dai residenti e dai tecnici, e opportunamente mediate
tenendo conto delle possibili oscillazioni stagionali.
Punto d’indagine n°
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
LIVELLO
PIEZOMETRICO
(mslm)
59.80
58.80
58.50
SOGGIACENZA
(metri)
51.80
58.00
57.60
56.30
53.70
0.80
16
14
6
1
54.70
53.60
53.20
52.30
52.20
59
4
1
1
0.80
0.70
30
35
30
30
26
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
7
ZONAZIONE
GEOLOGICO
TECNICA
CARTA
COMPATIBILITÀ GEOLOGICA AI FINI URBANISTICI
DELLA
La “Compatibilità geologica ai fini urbanistici” rappresenta il documento di sintesi delle analisi
geomorfologiche, geolitologiche e idrogeologiche eseguite, ed esprime le attitudini delle diverse zone
del territorio comunale in termini di idoneità dei terreni interessati rispetto agli interventi che il Piano
propone. A tal fine la classificazione proposta segue quella fondata su indici relativi di qualità dei
terreni con riferimento alle possibili problematiche relative a compressibilità dei terreni, caratteristiche
geotecniche/geomeccaniche e soggiacenza della falda.
7.1
Caratterizzazione geotecnica dei terreni di fondazione
Nel territorio si è quindi potuto verificare la presenza di differenti substrati con le caratteristiche
geotecniche, desunte dalle prove geotecniche reperite e riportate nella presente relazione.
Le indagini geognostiche riguardano piani particolareggiati per la costruzione di infrastrutture, aree di
prima industrializzazione e nuove lottizzazioni. Si è così potuto ottenere un incrocio di informazioni “sul
campo” con le informazioni da studi prima menzionati.
I parametri geotecnici calcolati dalle prove penetrometriche sono da considerarsi indicativi, non
sostitutivi di quelli che si possono ottenere da prove di laboratorio, e comunque validi per una prima
caratterizzazione generale del sottosuolo; risultato è la seguente tabella che sinteticamente riassume
le caratteristiche geotecniche dei suoli presenti, specificandone la loro ubicazione geografica
caratteristica.
Area tipica di
riferimento
Litologia
Angolo
di attrito
interno
φ
Aree di
pianura con
depositi
alluvionali di
alta energia e
dossi fluviali
Aree di
pianura a
bassa
Paleoalvei
Aree
depresse
Sabbie
medie
Limi
sabbiosi
Limo
argilloso
Argille
limose
Argille
organiche
Prova CPT
Resistenza min-max
alla punta
Rp
2
(Kg/cm )
CU
2
(Kg/cm )
Peso di
volume
γ3
Peso di
volume
saturo
(t/m )
E
2
(Kg/cm )
Modulo di
deformazion
e
Coeffici
ente di
permea
bilità
29°- 34°
49-160
27°- 33°
21-46
29°- 32°
9 - 16
0.5-1
1.85-1.90
2.1
1*10
-5
26°- 29°
5 -15
0.2-0.5
2.0
2.1
1*10
-6
-
0
5-9
27
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
7.2
Classificazione sismica del sito
7.2.1
Disposizioni per le zone sismiche
Con delibera n° 67 del 3 dicembre 2003, pubblicata sul Bollettino Ufficiale Regionale del 13 gennaio
2004 n. 6, il Consiglio Regionale ha approvato il nuovo elenco dei comuni sismici del Veneto, allegato
al predetto provvedimento.
Con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 20 marzo 2003, n° 3274, pubblicata sul
Suppl. Ord. n° 72 della Gazzetta Ufficiale dell’8 maggio 2003 n° 1053274/03, sono state approvate
nuove regole tecniche per le costruzioni antisismiche riguardanti i ponti, le fondazioni e gli edifici in
genere. Tali regole tecniche innovano le modalità di calcolo attualmente in vigore in quanto viene
abbandonato il metodo delle “tensioni ammissibili” in favore del criterio degli “stati limite”.
Con D.G.R. 28 novembre 2003, n. 3645 sono state approvate le modalità per procedere alle verifiche
tecniche a cura dei proprietari degli edifici a carattere strategico ed opere infrastrutturali la cui
funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile e
degli edifici ed opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di
un eventuale collasso, con priorità nella zona sismica 2.
Tale provvedimento regionale è stato adottato in ottemperanza al comma 4 dell’art. 2 della citata
Ordinanza 3274/2003 che dispone siano le Regioni a provvedere, per quanto di competenza, ad
elaborare, sulla base delle risorse finanziarie disponibili, il programma temporale delle verifiche, ad
individuare le tipologie degli edifici e delle opere che presentano le caratteristiche di cui al comma 3
ed a fornire ai soggetti competenti le necessarie indicazioni per le relative verifiche tecniche, che
dovranno stabilire il livello di adeguatezza di ciascuno di essi rispetto a quanto previsto dalle norme.
In ordine alla nuova classificazione ed alle nuove regole tecniche, sulla scorta di quanto dispone in
merito l’Ordinanza e tenuto conto che la materia, già regolata nella Regione Veneto dalla legge
16.08.1984, n° 42, titolo VI, modificata dalla successiva L.R. 7 novembre 2003 n. 27, nonché dalla
legge 13 aprile 2001, n° 11, di recepimento delle disposizioni statali in materia di trasferimento di
competenze alle regioni in attuazione al D.Lgs 31 marzo 1998 n. 112, si forniscono le disposizioni
adottate che seguono cui sono invitati ad attenersi le Strutture regionali, gli enti dipendenti dalla
Regione, le Province, i Comuni, le Comunità Montane, gli Enti pubblici.
28
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
Il territorio dei comune di Villaverla è stato inserito nella nuova classificazione in zona 3
con ag/g con probabilità di superamento del 10% in 50 anni< 0.15 g e con ag di
ancoraggio dello spettro elastico pari a 0.15 g.
Ai fini della definizione della azione sismica di progetto, il sottosuolo apparterrà alle categorie B e C:
TIPO DESCRIZIONE TERRENO
VS30
(m/s)
Nspt
Cu kPa
A
Formazioni litoidi o suoli omogenei molto rigidi, comprendenti eventuali >800
strati di alterazione superficiale
B
Depositi sabbie o ghiaie molto addensate o argille molto consistenti, con 360-800
spessori di diverse decine di metri, caratterizzati da graduale
miglioramento proprietà meccaniche con la profondità
>50
>250
C
Depositi sabbie o ghiaie mediamente addensate, o di argille di media 180-360
consistenza, con spessori variabili da decine a centinaia di ml
15-50
70-250
D
Depositi di terreni granulari da sciolti a poco addensati oppure coesivi <180
da poco a mediamente consistenti
<15
<70
E
Profili di terreno costituiti da strati superficiali alluvionali, spessori 5-20 Idem C-D
metri, giacenti su un substrato di materiale più rigido con Vs30>800
m/s
S1
Depositi costituiti da, o che includono, uno strato spesso >10 metri di <100
argille/limi di bassa consistenza, con elevato lp (>40) e contenuto
d’acqua
S2
Depositi di terreni soggetti a liquefazione, di argliee sensitive, o
qualsiasi altra categoria di terreno non classificabile nei terreni
precedenti
10-20
Il soil factor S sarà da individuare tra le seguenti categorie, ma si ritiene che sia compreso
29
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
tra le categorie B e C.
Tipo di
sottosuolo
A
B
C
D
E
S
1
1.2
1.15
1.35
1.4
L’effetto locale sulle azioni sismiche viene considerato introducendo il cosiddetto coefficiente di
fondazione e che incrementa le azioni sismiche del 30% per il solo caso di depositi alluvionali di
spessore compreso tra 5-20 metri, sovrastanti terreni coesivi o litoidi caratterizzati da proprietà
meccaniche superiori.
I depositi alluvionali amplificano sempre l’effetto sismico indipendentemente dalle
caratteristiche del moto che li attraversa.
Il contributo degli strati più deformabili (caratterizzati da velocità più basse) condiziona sensibilmente
la velocità equivalente vc30 dei primi 30 metri di sottosuolo. A partire dal piano di posa delle
fondazioni del manufatto.
L’EC8 suggerisce di utilizzare 2 tipi di spettro in funzione della Magnitudo Ms delle onde
superficiali dei terremoti attesi:
TIPO 1 per Ms>5.5
TIPO 2 per Ms<5.5
Sarà quindi da applicare i seguenti intervalli in base al Soil factor prescelto:
TB = estremo dell’intervallo del periodo della funzione spettrale
TC = estremo dell’intervallo del periodo della funzione spettrale
TD = periodo a partire dal quale la funzione spettrale produce uno spostamento
Vengono individuate quali zone a bassa sismicità, ai sensi dell’art. 18 della legge 64/1974, i comuni
che ricadono nella zona 3 e nella zona 4. Per i comuni del Veneto ricadenti in zona 3, non vi è
obbligo di progettazione antisismica, salvo che per gli edifici di interesse strategico e
delle opere infrastrutturali la cui funzionalità, durante gli eventi sismici, assume rilievo
fondamentale per le finalità di protezione civile nonché per gli edifici e le opere
infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un
eventuale collasso.
La regione Veneto ha approvato una delibera che prevede sia per il PAT che per il P.I. di realizzare le
tavole secondo la più recente normativa nel settore della microzonazione sismica per i comuni in zona
1 e 2. In particolare per quanto riguarda il PAT si prevede una prima valutazione della sollecitazione
sismica dovuta ad aspetti geologici e geomorfologici a scala 1:10.000, mentre nel PI la scala di
dettaglio sarà di ordine minore (1: 2.000).
30
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
8
INDICAZIONI PER LA STESURA DELLE NORMATIVE RELATIVE
ALLA TAVOLE DI PROGETTO DEL PAT
8.1
Tavola della compatibilità geologica
La Carta delle fragilità descrive la compatibilità geologica ai fini urbanistici del territorio attraverso
l’analisi di tutti gli elementi di fragilità emersi in fase di studio ed evidenziati negli elaborati del Quadro
conoscitivo. Tutte queste situazioni sono state raggruppate e classificate nella “Carta delle fragilità”
secondo criteri geologici, geomorfologici, idrogeologici ed idraulici che determinano l’individuazione
cartografica della compatibilità geologica e delle aree soggette a dissesto idrogeologico.
La Carta delle Fragilità contiene una suddivisione relativa alla “Compatibilità geologica ai fini
urbanistici” in tre classi di terreni:
- aree non idonee
- aree idonee a condizione
- aree idonee
contraddistinte sulla base dei parametri litologici, geomorfologici, idrogeologici dettagliatamente descritti
nelle cartografie del quadro conoscitivo e nella relazione geologica del P.A.T.
Il P.I. potrà modificare, a seguito di motivate indagini di dettaglio, l’individuazione e la classificazione di
tali aree. I nuovi elementi conoscitivi del territorio, acquisiti con le indagini di dettaglio, e con il parere
preventivo del servizio geologia regionale, modificano e implementano il quadro conoscitivo del PAT e la
stessa tavola delle fragilità che viene automaticamente aggiornata in variante a quella adottata e/o
approvata.
Si distinguono:
AREE IDONEE: Sono state valutate idonee le aree di pianura costituite da depositi alluvionali
derivanti dalle deposizioni quaternarie a matrice prevalentemente ghiaioso sabbiosa. Si tratta di
terreni stabili non soggetti a dissesto idrogeologico e falda freatica profonda. In tali aree non c’è alcun
limite all’edificabilità; l’indagine geotecnica è comunque indispensabile per verificare la possibile
presenza di terreni con qualità mediocri o scadenti; nel caso ci si raccomanda di attestarsi con le
fondazioni in profondità su strati più favorevoli;
AREE IDONEE A CONDIZIONE: aree mediamente esposte al rischio geologico-idraulico
in tali aree l’edificabilità è possibile, ma richiede la redazione di indagini geologiche e geotecniche
secondo quanto previsto dalla normativa vigente (Norme tecniche D.M. 14/01/2008 Nuove Norme
Tecniche per le Costruzioni), finalizzate a definire le modalità di realizzazione delle opere per garantire
le condizioni di sicurezza delle opere stesse, nonché dell’edificato e delle infrastrutture adiacenti; tali
indagini sono necessarie per il dimensionamento corretto delle tipologie fondazionali verificando la
possibile presenza di terreni con qualità mediocri o scadenti o a rischio di liquefazione, e realizzando le
opportune verifiche di stabilità, ed indicando gli eventuali interventi di stabilizzazione e mitigazione del
rischio; in tali aree l’edificabilità è limitata in rapporto con le risultanze dell'indagine che hanno
suddiviso il territorio nelle seguenti sottoclassi:
31
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Idoneo a condizione: per bassa soggiacenza della falda; si tratta di aree in cui la falda si
localizza ad una profondità < 3 metri da piano campagna e può interessare la realizzazione di
interventi edilizi in sotterraneo.
Per questa condizione le istanze per l'approvazione di P.U.A., dei Permessi di Costruire e le D.I.A.
dovranno contenere una adeguata relazione idrogeologica-idraulica che dimostri la compatibilità degli
interventi in progetto con le norme di tutela e sicurezza; lo sviluppo dell'analisi deve essere conforme
a quanto previsto dalle Norme Tecniche emanate con il D.M. 14/01/2008 Nuove Norme Tecniche per
le Costruzioni , e proporzionato alle caratteristiche dell'opera in progetto;
Idoneo a condizione per possibile ristagno idrico: deriva dal deflusso difficoltoso della rete
scolante in occasione di eventi meteorici particolarmente intensi e/o prolungati.
I problemi sono in parte risolvibili con interventi specifici di manutenzione o di adeguamento della rete
scolante, o adottando opportune specifiche modalità insediative; in tali aree il P.I. valuterà
puntualmente, sulla base di analisi geologico – idrauliche o su ulteriori indicazioni dei consorzio di
bonifica e della Autorità di Bacino la loro eliminazione o una revisione della loro perimetrazione anche
valutandole ad una scala di maggior dettaglio;
Idoneo a condizione per possibili scadenti proprietà geotecniche: si tratta di aree penalizzate
dalla presenza nei primi metri di terreno di livelli litologici con caratteristiche geotecniche mediocri o
scadenti con variazioni sia in senso laterale che in profondità; tali aree devono essere monitorate con
particolare attenzione nel P.I. mediante indagine di dettaglio di tipo geotecnico estese all’area
interessata dal P.A.T. con indagini dirette tali da valutare le prescrizioni da definire sia nella fase di
interventi puntuali che estesi a grandi aree. I singoli interventi edilizi dovranno contenere una
adeguata relazione geotecnica che dimostri la compatibilità degli interventi in progetto con le norme di
tutela e sicurezza; lo sviluppo dell'analisi deve essere conforme a quanto previsto dalle Norme
Tecniche emanate con il D.M. 14/01/2008 Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni , e proporzionato
alle caratteristiche dell'opera in progetto;
Idoneo a condizione per la presenza di cave, ex cave di argilla e discariche
si tratta di aree di cave e di discariche; l’apertura di cave o il proseguimento di esercizio di quelle
esistenti è regolata dalle norme della L.R. n. 44/1982 e successive modifiche e integrazioni e dai
prevalenti Piani di settore; tale ambito costituisce a tutti gli effetti un’area degradata e corrisponde
all’interesse pubblico provvedere al ripristino della medesima nei modi e nelle forme consentite dalla
legge; destinazioni di zona e modalità di intervento per il ripristino ambientale: le zone individuate
sono riservate principalmente all’agricoltura; sono consentite anche opere ed impianti di interesse
pubblico e, a cava esaurita, opere ed impianti di carattere sportivo, ricreativo e/o di recupero e
valorizzazione ambientale; il P.I. aggiorna il censimento delle cave attive e non attive e ne recepisce il
perimetro.
Considerando che tali cave abbiano ridotto lo spessore di protezione naturale di argilla che proteggeva
gli acquiferi sotterranei, si ritiene indispensabile che le attività proposte in tali ambiti tengano conto di
tale vulnerabilità e venga prodotta una adeguata relazione tecnica idrogeologica che valuti l’impatto
sugli acquiferi sotterranei.
AREE NON IDONEE: aree molto esposte al rischio geologico – idraulico
la nuova edificabilità è preclusa per l’elevatissima penalizzazione a causa del rischio esondazione e
della presenza di terreni di fondazione con caratteristiche scadenti proprietà geotecniche.
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9
ALLEGATI: STRATIGRAFIE
Indagine geologica n° 1
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Indagine geologica n° 2
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Indagine geologica n° 3
35
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Indagine geologica n° 4
36
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Indagine geologica n° 5
37
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
Indagine geologica n° 6
38
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
Indagine geologica n° 7
39
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
Indagine geologica n° 8
40
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Indagine geologica n° 9
41
STUDIO MASTELLA : Geologia, Geotecnica, Ambiente
Indagine geologica n° 10
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Indagini geologiche n° 11 e 12
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