z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 3 Statica del Corpo Rigido In questo capitolo, diamo una definizione formale di corpo rigido, ne descriviamo la cinematica e ne formuliamo il problema di equilibrio in presenza di vincoli di posizione capaci di sviluppare un sistema reattivo di forze e coppie a seguito dell’applicazione al corpo di un assegnato sistema attivo di forze e coppie. Come vedremo, questo problema di equilibrio consiste prima nel trovare tutte quelle configurazioni del corpo nelle quali i vincoli esplichino un sistema reattivo che, assieme al sistema attivo, costituisca un sistema nullo, poi nel qualificare la stabilità di tali configurazioni, cioè, la loro persistenza a fronte di modeste perturbazioni. 9 Tre esempi introduttivi Esempio 1. Cominciamo con un esempio semplice, e tuttavia significativo, di problema di equilibrio per un corpo rigido (Fig. 3.1.a), l’asta AB (pensata, Figura 3.1. per semplicità, priva di peso), vincolata nell’estremo A da una cerniera e sog- z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 56 3 Statica del Corpo Rigido getta in B ad una forza di direzione e verso costanti. L’intuizione ci suggerisce che due configurazioni di equilibrio sono possibili, quelle rappresentate in Fig. 3.1.b; nel caso (1), l’equilibrio ci appare stabile (nel senso che piccole pertubazioni della configurazione in figura non sembrano foriere di grandi effetti), instabile nel caso (2), quando perturbazioni comunque piccole ci sembrano capaci di indurre l’abbandono della configurazione di equilibrio relativa. Sulla base di questo esempio, del problema generale della statica del corpo rigido si può dare la seguente formulazione verbale: date le forze agenti sul corpo e le condizioni di vincolo, trovare le configurazioni di equilibrio e le relative reazioni vincolari; quindi, qualificare la natura dell’equilibrio in ciascuna delle suddette configurazioni. Per formalizzare la prima parte di questo tipo di problemi, in vista della loro risoluzione, introduciamo provvisoriamente il seguente: Principio di Equilibrio. In una configurazione di equilibrio, il sistema di tutte le forza e coppie applicate al corpo, siano esse attive o reattive, deve essere un sistema nullo. Applicato al caso dell’asta di Fig. 3.1.a, il Principio di Equilibrio si traduce nella seguente coppia di equazioni: f + rA = 0 & − − ⇀ AB × f = 0, (9.1) che esprimono, rispettivamente, l’annullarsi del risultante e del momento risultante rispetto al polo A del sistema di forze {(B, f ), (A, rA )} (qui rA denota l’incognita reazione vincolare applicata all’asta in corrispondenza della cerniera di vincolo). Dalla seconda equazione si deduce che, in una configurazione − − ⇀ di equilibrio, AB deve essere parallelo a f : è proprio questa condizione che seleziona, tra le tutte le possibili configurazioni compatibili con il vincolo in A, le due configurazioni in Fig. 3.1.b. Invece, la prima equazione, che si può naturalmente riscrivere nella forma equivalente rA = −f , seleziona, tra tutte le possibile reazioni vincolari che la cerniera è in grado di produrre, quella che rende nullo il sistema di forze sia nell’una che nell’altra delle due configurazioni di equilibrio. Esempio 2. Applichiamo adesso il Principio di Equilibrio al caso di Fig. 3.2, nel quale l’asta è incernierata nel suo punto di mezzo e soggetta a due forze estreme identiche, di direzione e verso costanti. Questa volta, il sistema di forze in gioco è: {(A, f ), (B, f ), (O, rO )}, dove rO denota la reazione vincolare nella cerniera di vincolo. Il Principio di Equilibrio fornisce: 2f + rO = 0, −⇀ −−⇀ OA × f + OB × f = 0; la prima equazione determina la reazione vincolare, la seconda (che è identica−⇀ −−⇀ mente soddisfatta, perchè OA + OB = 0) determina l’insieme delle configurazioni d’equilibrio: tutte quelle di angolo φ ∈ [0, 2π). Per la nostra intuizione, la z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 9 Tre esempi introduttivi 57 Figura 3.2. probabilità di trovare l’asta nell’una o nell’altra di queste infinite configurazioni è la stessa: la natura dell’equilibrio non ci pare né stabile né instabile – come accadeva per le due configurazioni dell’esempio precedente, che ci sembrava avessero, rispettivamente, probabilità 1 e 0 d’essere osservate – ma piuttosto indifferente, nel senso che qualunque perturbazione ammissibile di posizione, anche se non piccola, ci pare evidente che porti l’asta in una diversa ma non meno probabile configurazione di equilibrio. La conclusione da trarre da questi due esempi è che il Principio di Equilibrio nulla dice sulla stabilità delle configurazioni che determina. Si potrebbe pensare che cosı̀ non sia quando di configurazioni di equilibrio possibile ce ne sia una soltanto. Che questa congettura sia falsa è provato dal prossimo esempio, che propone un problema di statica del corpo rigido un pò più complesso del precedente. Esempio 3. Consideriamo una barra rigida pesante, di lunghezza l, a contatto con le pareti di una cavità di angolo d’apertura α, come in Fig. 3.3. Se supponiamo il contatto privo di attrito, le reazioni vincolari rA , rB saranno perpendicolari alle pareti; non sappiamo tuttavia a priori se ci siano coppie (A, B) di punti di contatto per le quali l’equilibrio sia possibile. Per saperlo, applichiamo il Principio di Equilibrio al sistema di forze {(G, g ), (A, rA ), (B, rB )}. Figura 3.3. z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 58 3 Statica del Corpo Rigido Troviamo che dev’essere: r = g + rA + rB = 0, −−⇀ m(Q) = QG × g = 0, dove Q è il punto di intersezione delle rette d’azione delle reazioni vincolari. Per analizzare le conseguenze di queste due equazioni, scegliamo il riferimento cartesiano in figura, con O ≡ A. Allora, detto φ il parametro che individua le configurazioni della barra candidate ad essere di equilibrio, abbiamo che: B ≡ (l sin φ, l cos φ); Q ≡ (0, q) , con q = l cos φ − d, d = l sin φ tan α ; 1 1 G ≡ ( l sin φ, l cos φ) ; 2 2 g = ge1 . L’equazione m(Q) = 0 assume la forma: e1 e2 e3 l sin φ l cos φ − q 0 = g( l cos φ − q)e3 = 0, 2 2 2 g 0 0 cioè: l − cos φ + l sin φ tan α = 0 ⇒ cot φ = 2 tan α. 2 Per α ∈ (0, π/2), la funzione cotangente è invertibile; c’è dunque un’unica configurazione di equilibrio, determinata dall’angolo d’apertura della cavità: φ = cot−1 (2 tan α). (9.2) Ebbene, quest’unica configurazione d’equilibrio è instabile: ogni men che piccola perturbazione comporta la caduta della barra nella cavità. Esercizi 9.1. Per la barra di Fig. 3.3, si calcolino le reazioni di equilibrio e le distanze del punto C da A e da B, determinando il comportamento di queste quantità anche per α → 0, π/2. Soluzione. Quanto alle reazioni rA = rA e2 , rB = rB (cos αe1 + sin αe2 ), la condizione di nullo del risultante implica che 0 = (g + rB cos α)e1 + (rA + rB sin α)e2 ⇔ rA = g tan α e2 . rB = −g(e1 + tan α e2 ) Quanto alle distanze cercate, la condizione che le determina è: z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 10 Cinematica 59 −⇀ −−⇀ − − ⇀ AC + CB + BA = 0. Poichè −⇀ AC = l1 e1 , −−⇀ CB = l2 (− sin αe1 + cos αe2 ), − − ⇀ BA = −l(sin φe1 + cos φe2 ), si trova: l1 − sin α l2 = sin φ l cos α l2 = cos φ l ⇒ l1 = (sin φ + cos φ tan α)l, l2 = cos φ l. cos α Allora, dal momento che (9.2) implica che φ → π/2 (φ → 0) se α → 0 (α → π/2), si vede che le posizioni limite di equilibrio della barra sono: quella verticale con B ≡ C, per α → 0; quella orizzontale, un po’ più difficile da visualizzare, quando l1 , l2 → ∞ perchè α → π/2. 10 Cinematica Sia C una regione limitata di E, occupata da un corpo materiale del quale immaginiamo di etichettare i punti P, Q, . . . , una volta per tutte. Diciamo che il corpo C è rigido, riferendoci ad esso per memoria come a Crig , se la distanza tra due suoi punti qualunque non cambia nel corso di un qualunque suo moto: −−⇀ |P Q(t)| = cost. . (10.1) Fissato un sistema di riferimento spazio-temporale, visualizzato nella Fig. 3.4 Figura 3.4. per mezzo di tre regoli rigidi ortogonali e un orologio, l’applicazione a valori vettoriali z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 60 3 Statica del Corpo Rigido −− ⇀ t 7→ pO (t) := OP (t) fornisce la posizione assoluta di P all’istante t rispetto all’origine O di quel riferimento. La posizione relativa a P di Q è: −− ⇀ −−⇀ −− ⇀ pP (Q, t) := P Q(t) = Q(t) − P (t) = OQ(t) − OP (t) = pO (Q, t) − pO (P, t) e può, quindi, essere intesa come la differenza tra le posizioni assolute di Q e P all’istante corrente. Differenziando la posizione assoluta di P : t 7→ d pO (t) =: vO (P, t) , dt se ne ottiene la velocità assoluta all’istante t, mentre la velocità relativa a P di Q è la differenza delle rispettive velocità assolute: d (pO (Q, t) − pO (P, t)) = vO (Q, t) − vO (P, t) =: vP (Q, t) . dt D’ora in avanti, avendo fissato un riferimento spazio-temporale “assoluto”, scriveremo per semplicità p(P, t) e v (P, t), invece di pO (P, t) e vO (P, t), per posizione e velocità assolute di P al tempo t. Una prima importante conseguenza dell’ipotesi di rigidità si ricava differenziando rispetto al tempo una versione equivalente dell’equazione (10.1) che la esprime: −−⇀ |P Q(t)|2 = cost.. Si ottiene: −−⇀ d −− ⇀ 0 = P Q · P Q = pP (Q, t) · vP (Q, t) ; (10.2) dt dunque, dati due punti P, Q di un corpo rigido in moto, ad ogni istante il luogo Figura 3.5. delle possibili velocità vP (Q, t) di Q relative a P è il piano perpendicolare al vettore pP (Q, t), che specifica la posizione di Q relativa a P (Fig. 3.5). Precisamente, si può far vedere che vale la seguente formula di rappresentazione del campo di velocità relative: z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 10 Cinematica vP (Q, t) = ω(t) × pP (Q, t) , Q ∈ Crig ; 61 (10.3) il vettore ω è detto velocità angolare. Mostriamo che ω non dipende dalla scelta di P supponendo, per assurdo, che ne dipenda. Cominciamo scegliendo di rappresentare la velocità assoluta di Q in termini della velocità assoluta di P e della velocità di Q relativa a P : −− ⇀ v (Q) = v (P ) + vP (Q) = v (P ) + ω(P ) × P Q; 1 similmente, se per dare una rappresentazione della velocità assoluta di Q scegliamo un qualunque altro punto P ′ invece di P , otteniamo: −−⇀ v (Q) = v (P ′ ) + ω(P ′ ) × P ′ Q ; d’altra parte, dev’essere anche vero che −−⇀ v (P ′ ) = v (P ) + ω(P ) × P P ′ . Combinando le ultime tre relazioni, troviamo: −−⇀ −−⇀ −−⇀ v (P ) + ω(P ) × P Q = v (P ) + ω(P ) × P P ′ + ω(P ′ ) × P ′ Q , e ne deduciamo che −−⇀ −−⇀ −−⇀ −−⇀ ω(P ) × (P Q − P P ′ ) = ω(P ′ ) × P ′ Q ⇒ (ω(P ) − ω(P ′ ) × P ′ Q = 0 , ovvero, visto che l’ultima relazione vettoriale vale qualunque sia Q e che, −−⇀ quindi, si può scegliere il vettore P ′ Q in modo arbitrario, ω(P ) = ω(P ′ ) . Ma, poiché anche la scelta di P ′ è arbitraria, si conclude che, nella rappresentazione (10.3) del campo delle velocità relative ad un punto P dei punti di un corpo rigido, la velocità angolare ω è effettivamente indipendente da P . Osservazioni. 1. È facile vedere che, se vale la (10.3), allora il corpo è rigido. Basta infatti prendere il prodotto scalare di quella relazione per pP (Q, t) per ottenere: 0 = pP (Q, t) · vP (Q, t) ⇒ |pP (Q, t)|2 = cost. . 2. Un campo vettoriale che abbia la forma −−⇀ w (Q) = wo + ω o × Po Q, Q ∈ C, (10.4) si dice un atto di moto rigido definito sulla regione C; è facile vedere che wo = w (Po ), onde l’ultima relazione ammette la scrittura equivalente 1 Qui e nel seguito di questa dimostrazione, per semplicità di scrittura, lasciamo sottintesa la dipendenza da t; per la stessa ragione, scriviamo v (P ), invece di vO (P ), per la velocità assoluta di P . z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 62 3 Statica del Corpo Rigido −−⇀ w (Q) = w (Po ) + ωo × Po Q, Q ∈ C. (10.5) Va da sé che, se C è occupata all’istante t da un corpo rigido Crig in moto, il campo delle velocità assolute dei punti di Crig : v (Q, t) = v (Po , t) + ω(t) × pPo (Q, t), Q ∈ Crig , (10.6) può essere inteso come uno speciale atto di moto rigido, quello che a quell’istante effettivamente si realizza nel corso di quel moto. 3. Si immagini un corpo rigido piano come in Fig. 3.6, in un moto in cui un suo punto P resti fisso e il vettore velocità angolare sia perpendicolare al piano del −− ⇀ foglio: ω = ωe3 , ω > 0. Allora, |v (Q)| = ω|P Q| misura l’angolo “spazzato” dal Figura 3.6. −−⇀ vettore posizione P Q nell’unità di tempo; di qui il nome “velocità angolare” per il vettore ω che appare nella rappresentazione (10.3). 11 Potenza di un sistema di forze e coppie La potenza spesa da una forza f applicata ad un punto che abbia velocità assoluta v è: Π(f )[v ] := f · v . Questa nozione è indipendente dalla natura del corpo materiale cui il punto di applicazione della forza appartiene. Se di un corpo si considera un generico atto di moto rigido vrig di tipo (10.4), la potenza spesa dalla forza f (P ) applicata a P prende l’aspetto seguente: −−⇀ Π(f )[vrig ] = f (P ) · wo + Po P × f (P ) · ω o . (11.1) Osservando la (11.1), si nota che le variabili cinematiche (wo , ω o ), che parametrizzano la collezione degli atti di moto rigidi, sono coniugate, rispettiva−−⇀ mente, alle variabili dinamiche f (P ), Po P × f (P ) , la forza applicata e il suo momento rispetto al punto Po . z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 11 Potenza di un sistema di forze e coppie 63 Osservazione. Fissati wo e ωo , la potenza non cambia se la forza viena spostata lungo la propria retta di azione. Infatti, scelto un altro punto di applicazione P ′ = P + α vers f (Fig. 3.7), si ha −−−⇀ −−⇀ f ·w (P ′ ) = f ·wo + Po P ′ ×f ·ω o = f ·wo +(Po P +α vers f )×f ·ω o = f ·w (P ). Figura 3.7. La potenza spesa da una coppia di forze (A, f ), (B, −f ) in un atto di moto rigido è: −−⇀ −−⇀ f (A) · w (A) + f (B) · w (B) = f · (w (A) − w (B)) = f · ω o × (Po A − Po B) −− ⇀ = BA × f · ω o Figura 3.8. (Fig. 3.8). Per traslato, la potenza spesa in un atto di moto rigido da una coppia (Q, c) è: z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 64 3 Statica del Corpo Rigido Π(c)[vrig ] := c · ωo . In conclusione, la potenza spesa in un atto di moto rigido da un sistema di forze e coppie S = {(Pi , fi ), i = 1, 2, . . . , N ; (Qj , cj ), j = 1, 2, . . . , M } è: Π(S)[vrig ] = N X i=1 = M −−⇀ X ci · ω o fi · wo + ωo × Po Pi + N X i=1 j=1 fi · wo + N X i=1 M X −−⇀ cj · ω o Po Pi × fi + j=1 = r · wo + m(Po ) · ω o , (11.2) dove (r , m(Po )) sono il risultante e il momento risultante del sistema considerato. Osservazione. Risultante r e momento risultante m, le variabili dinamiche globali di un dato sistema di forze e coppie, sono rispettivamente coniugate – nel senso della nozione di potenza spesa – alle variabili cinematiche che parametrizzano la classe dei movimenti (≡ atti di moto) rigidi, vale a dire, wo , che specifica quelli traslatorii, e ωo , che specifica quelli rotatorii. Per questo motivo, anche in statica, quelle variabili dinamiche globali sono quantità significative. 12 Sistemi bilanciati di forze e coppie. Equazioni cardinali Un sistema di forze e coppie si dice bilanciato se spende potenza nulla in ogni atto di moto rigido (10.4). In particolare, un sistema di forze e coppie bilanciato applicato ad un corpo rigido spende potenza nulla in ogni istante di ogni moto del corpo. Vale il seguente risultato di caratterizzazione: Un sistema S di forze e coppie è bilanciato se e solo se soddisfa le cosidette equazioni cardinali della statica del corpo rigido: r = 0 & m = 0 .2 (12.1) Basta un’occhiata a (11.2) per verificare che, se valgono le equazioni (12.1), allora il sistema in esame è bilanciato. Il converso si dimostra osservando che, se r · wo + m · ω o = 0 ∀ wo , ωo ∈ V, allora, ponendo in questa relazione ω o = 0 [wo = 0] e valendosi dell’arbitrarietà di scelta di wo [ω o ] si conclude che r = 0 [m = 0]. 2 Scrivendo la seconda delle equazioni cardinali, non val la pena di precisare il polo rispetto al quale si calcola il momento risultante, dato che la prima equazione garantisce che la scelta del polo è ininfluente. z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 12 Sistemi bilanciati di forze e coppie. Equazioni cardinali 65 Osservazione. Si usa dire che la prima equazione cardinale esprime ‘l’equilibrio alla traslazione’, perchè, come abbiamo visto, la si ottiene imponendo l’annullarsi della potenza per ogni atto di moto traslatorio; per una ragione del tutto analoga, si dice che la seconda equazione esprime ‘l’equilibrio alla rotazione’. Esercizi 12.1. Scelto un riferimento cartesiano ortonormale di origine O, si consideri un campo di velocità v tale che: v (A) = v(e1 + e2 ), A ≡ (0, 0, 0); v (B) = v(e1 + 2e2 ), B ≡ l(1, 0, 0); v (C) = v(2e1 + e2 ), C ≡ l(0, 1, 0). Mostrare che il campo v non è un atto di moto rigido. Soluzione. Una proprietà saliente dei campi di velocità che sono atti di moto rigido è che, comunque vengano scelti due punti P , Q, si ha sempre: −− ⇀ (v (P ) − v (Q)) · P Q = 0 (si richiami la relazione (10.2)). Dunque, perché v sia rigido è necessario che siano soddisfatte le seguenti tre condizioni: −− ⇀ (v (A) − v (B)) · AB = 0, −⇀ (v (A) − v (C)) · AC = 0, −−⇀ (v (B) − v (C)) · BC = 0. Un semplice calcolo mostra che v non soddisfa la terza di queste. Infatti: −−⇀ −−⇀ v (B) · BC = lv = −v (C) · BC . 12.2. Un cubo rigido di spigolo l ha ad un certo istante un vertice nell’origine e spigoli paralleli agli assi cartesiani (Fig. 3.23); in quell’istante, è nota la velocità dei punti Po ≡ O, P1 e P2 : v (O) = ve3 , v (P1 ) = ve2 , v (P2 ) = −ve1 , dove v è un numero reale assegnato. Si determinino la velocità angolare ω del cubo e la velocità del suo punto P3 ≡ l(1, 1, 1). Soluzione. Dalla formula generale (10.6), otteniamo: −−⇀ v (Pi ) = v (O) + ω × OP i , dunque, i = 1, 2 ; ve2 = ve3 + ω × (le1 ), −ve1 = ve3 + (lω × e2 ). Moltiplicando scalarmente per e2 e per e3 ambo i membri della prima equazione, troviamo: z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 66 3 Statica del Corpo Rigido Figura 3.9. v = ω · e2 ; l moltiplicando scalarmente per e1 la seconda equazione, troviamo: v ω · e1 = − . l In definitiva, la velocità angolare cercata è il vettore v ω = (−e1 + e2 + e3 ). l Quanto alla velocità del punto P3 , essa risulta essere: ω · e3 = v (P ) = v(2e2 − e3 ) , come mostra un facile calcolo basato sulla rappresentazione del campo di velocità in un punto P generico del cubo: −−⇀ v (P ) = v (O) + ω × OP = (ve3 ) + vl ω × (xi ei ) v = (x3 − x2 )e1 + (x1 + x3 )e2 + (l − x1 − x2 )e3 ) . l 12.3. Si supponga che al cubo rigido di cui all’esercizio precedente sia applicata la coppia di forze (Q1 , f1 ), (Q2 , f2 ), con Q1 ≡ l(1, 0, 0), f1 = f e1 ; Q2 ≡ l(0, 1, 0), f2 = −f e1 . Calcolare la potenza spesa. Soluzione. Si ha r = 0, m = c, dove c è il vettore momento risultante della coppia di forze: −−−⇀ −−−⇀ c = Q1 Q2 × (−f e1 ) , Q1 Q2 = l(−e1 + e2 ) . La potenza spesa è dunque: v ω · c = (−e1 + e2 + e3 ) · l(−e1 + e2 ) × (−f e1 ) = f v . l z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 13 Vincoli esterni 67 13 Vincoli esterni Ci si potrebbe chiedere per quale motivo sia stata introdotta la nozione di sistema bilanciato di forze e coppie quando si sarebbe potuto caratterizzare tali sistemi come quelli che soddisfano le equazioni cardinali. Il motivo principale è che, procedendo in questo modo, si conferisce alla statica del corpo rigido un formato che si presta meglio a successive generalizzazioni (tra quelle che compiremo, in particolare, la statica dei sistemi di corpi rigidi e quella di classi di corpi in vario modo deformabili). Un altro motivo importante è che, procedendo in termini di potenza spesa in un atto di moto invece che in termini di equazioni di bilancio, si può agevolmente formulare una caratterizzazione costitutiva convincente dei vincoli esterni, cioè, delle restrizioni di movimento indotte in uno o più punti di un corpo dalla presenza dell’ambiente esterno al corpo medesimo. Ci proponiamo di descrivere soltanto un tipo, speciale ma importante, di vincoli esterni posizionali, quelli che sono: 1) bilaterali, cioè, tali da impedire spostamento e rotazioni qualunque ne sia il verso o il senso (come fanno i doppi binari sui quali corrono i carrelli delle “montagne russe”). I vincoli unilaterali, come l’appoggio su una superficie (Fig. 3.10), impediscono lo spostamento in un verso e non in Figura 3.10. quello opposto: il piano d’appoggio è in grado di sostenere il corpo, ma non di trattenerlo se viene sollevato; 2) lisci, cioè, privi di attrito. La reazione esercitata da una superficie liscia è normale alla superficie stessa. Se il vincolo è scabro, nella configurazione di equilibrio, la reazione è contenuta all’interno del cono d’attrito e presenta quindi una componente normale al piano d’appoggio e una parallela, entrambe in genere non nulle; 3) perfetti, cioè, tali da esercitare una reazione comunque grande (un vincolo imperfetto fornirebbe una risposta limitata in modulo, un comportamento che potrebbe avere conseguenze spiacevoli nel caso delle “montagne russe” ma anche, invece, suggerire il criterio di progetto di dispositivi di rilassamento di una restrizione di mobilità). In termini generali, la caratterizzazione che adopereremo per questo tipo di vincoli è la seguente: il sistema di una forza e una coppia di reazione, che la z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 68 3 Statica del Corpo Rigido presenza di un vincolo cinematico esterno può far nascere in corrispondenza del punto del corpo dove il vincolo è imposto, spende potenza nulla su ogni atto di moto rigido compatibile con il vincolo stesso. Procediamo adesso ad applicare questo criterio per descrivere il modello di funzionamento dei più semplici e importanti di questi vincoli. Osservazione. Ancorchè in questo libro abbiamo fin qui applicato, e nell’immediato applicheremo, vincoli esterni soltanto a corpi rigidi, non sarà necessario cambiarne la caratterizzazione quando li considereremo applicati ad altre classi di corpi: essa è infatti indipendente dalla natura dei corpi cui i vincoli vengono imposti. 13.1 Vincoli spaziali Cerniera Sferica. Nel caso di un corpo ambientato in uno spazio euclideo tridimensionale e vincolato nel punto A da una cerniera, gli atti di moto ammissibili (≡ compatibili con la presenza della cerniera) hanno la forma: −⇀ w (P ) = ω × AP , ω∈V , (13.1) sono, cioè, atti di moto rotatorio attorno al punto fisso A. Indicando con rA Figura 3.11. e cA la forza e la coppia di reazione possibili, la potenza da loro spesa in un qualunque atto di moto di tipo (13.1) è nulla se rA · 0 + cA · ω = 0 ∀ ω ∈ V , cioè, se ca = 0 ; quindi, una cerniera tridimensionale può fornire una qualunque forza di reazione applicata nel punto dove quel vincolo è imposto. Cerniera Cilindrica. Questo vincolo consente traslazioni lungo l’asse per B diretto come e e rotazioni intorno a quello stesso asse. Gli atti di moto rigido ammissibili hanno pertanto la forma seguente: z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 13 Vincoli esterni 69 Figura 3.12. −−⇀ w (P ) = βe + ω e × BP , β, ω ∈ R; (13.2) in particolare, quindi, v (B) = βe , β ∈ R. La potenza spesa dalla forza e coppia reattive in un atto di moto rigido di tipo (13.2) è nulla se rB · (βe) + cB · (ωe) = 0 ∀ β, ω ∈ R . Perciò, una cerniera cilindrica può esplicare reazioni qualunque, purchè nel piano per B di normale e: rB = rB e ⊥ & cB = cB e ⊥ , rb , cB ∈ R (qui e ⊥ è un qualunque vettore perpendicolare ad e). Carrello/Pendolo Semplice. In Fig. 3.13 sono mostrate due equivalenti rappresentazioni grafiche della seguente condizione di vincolo sugli atti di moto ammissibili: w (A) · n(A) = 0 , (13.3) dove n(A) indica la normale in A alla superficie3 su cui il carrello è lasciato Figura 3.13. z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 70 3 Statica del Corpo Rigido libero di muoversi [il versore dell’asse del pendolo]. Gli atti di moto compatili con il vincolo sono dunque: −⇀ w (P ) = wA n ⊥ (A) + ω × AP , wA ∈ R, ω ∈ V. (13.4) La caratterizzazione delle reazioni vincolari in termini di potenza assume quindi la forma seguente: wA rA · n ⊥ (A) + cA · ω = 0 ∀ wA ∈ R, ω ∈ V . Questa condizione è equivalente alle due che seguono: rA = rA n(A), rA ∈ R, & cA = 0 , il cui significato è che la forza reattiva dev’essere perpendicolare alla superficie sulla quale si muove il carrello [diretta come l’asse del pendolo], mentre la coppia reattiva è sempre nulla. Osservazione. Confrontando cerniera sferica e carrello si nota che, nel secondo caso, ad una collezione più ampia di atti di moto ammissibili corrisponde una più ristretta collezione di possibili reazioni vincolari. 13.2 Vincoli piani Nel caso di corpi bidimensionali cui siano imposti vincoli esterni che ne limitano le posizioni nel proprio piano di appartenenza, ogni sistema di forze e coppie reattive dev’essere piano, proprio come è piano il sistema delle forze e coppie attive. In un punto A del corpo che sia vincolato, devono quindi essere soddisfatte le seguenti relazioni: rA · n = 0 & cA × n = 0 ⇔ cA = cA n, cA ∈ R , (13.5) dove n indica la normale al piano del sistema. Vediamo adesso come queste informazioni generali sulla coppia (rA , cA ) si precisino ulteriormente per i diversi tipi di vincolo piano. Cerniera. Questo vincolo impedisce qualunque traslazione e consente la rotazione intorno al punto fisso A. Gli atti di moto ammissibili hanno quindi l’aspetto: −⇀ w (P ) = ω A n × AP , ω A ∈ R . Per caratterizzare le reazioni rA e cA , richiediamo loro di soddisfare la relazione: rA · 0 + (cA n) · (ω A n) = 0 , ω A ∈ R, che implica: cA = 0 . 3 Il più delle volte, un piano. z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 13 Vincoli esterni 71 Figura 3.14. Dunque, una cerniera piana può reagire con una forza rA arbitraria appartenente al piano del corpo, ma non può esercitare alcuna coppia di reazione. Carrello/Pendolo semplice. Il carrello [pendolo semplice] impedisce la traslazione nella direzione perpendicolare alla curva di scorrimento [al proprio asse], mentre consente quella in direzione parallela, nonché la rotazione intorno ad A. Gli atti di moto ammissibili hanno la forma (13.4), dove n ⊥ (A) va Figura 3.15. interpretato come un vettore tangente alla curva di scorrimento nel punto di vincolo [un vettore parallelo all’asse del pendolo]. Perciò, rA = rA nA , rA ∈ R & cA = 0 . Incastro Scorrevole/Pendolo doppio. Un incastro scorrevole impedisce sia la traslazione nella direzione n(A) perpendicolare alla via di corsa della Figura 3.16. slitta [nella direzione n(A) dell’asse dei pendoli] che la rotazione attorno ad A. Gli atti di moto ammissibili sono: w (P ) = w (A) = wA n ⊥ (A) , n ⊥ (A) · n(A) = 0 . z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 72 3 Statica del Corpo Rigido Se si richiede che la potenza reattiva spesa su un arbitrario atto di moto compatibile con questo vincolo si annulli: rA · (wA n ⊥ (A)) + cA n · 0 = 0 , ∀ wA ∈ R, si ottiene che l’incastro scorrevole reagisce con una forza parallela alla normale alla via di corsa della slitta [all’asse dei pendoli] e con una coppia cA = cA n, entrambe di intensità e verso arbitrari. Incastro. Questo vincolo (Fig. 3.17) proibisce al corpo qualunque movimento nel proprio piano e fornisce quindi una forza e una coppia di reazione arbitrarie, purché compatibili con le limitazioni generali (13.5). Figura 3.17. Esercizi 13.1. Determinare gli atti di moto ammissibili e le reazione possibili per il vincolo consistente in due doppi pendoli con assi ortogonali rappresentato in Fig. 3.18. Figura 3.18. Soluzione. Qualunque atto di moto traslatorio è ammissibile. Dunque, l’unica reazione possibile è una coppia cA = cA n, di intensità e verso arbitrari. 14 Metodo delle forze e metodo delle potenze Come sappiamo fin dalla Sez. 9, date le forze attive che sollecitano un corpo rigido e dati i vincoli esterni che ne limitano i movimenti nello spazio ambiente, il problema statico consiste: (a) nel determinare se esistano per quel z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 14 Metodo delle forze e metodo delle potenze 73 corpo configurazioni di equilibrio, cioè, configurazioni nelle quali le reazioni vincolari e le forze attive costituiscono un sistema bilanciato; (b) nel calcolare le reazioni vincolari e (c) nel qualificare la stabilità dell’equilibrio in ciascuna delle configurazioni trovate. Ci sono tre metodi per risolvere il problema statico: il metodo delle forze e il metodo delle potenze, che adesso esporremo, e il metodo del potenziale, che esporremo nella prossima sezione. Tanto il metodo delle forze che quello delle potenze consentono di risolvere le parti (a) e (b) del problema statico; con il secondo metodo, che per questo spesso si fa preferire, si può far precedere la risoluzione di (a) a quella di (b), per poi procedere direttamente, se cosı̀ si vuole, allo studio di (c). Se le forze attive sono di tipo conservativo (una nozione che sarà introdotta nella Sez. 15), il metodo del potenziale consente di risolvere assieme le parti (a) e (c). 14.1 Ricerca di configurazioni di equilibrio Riprendiamo in esame il primo esempio considerato nella Sez. 9. In quel caso, il principio di equilibrio, che avevamo provvisoriamente postulato per affrontare il problema statico, ci aveva condotto a scrivere le equazioni (9.1) – la versione delle equazioni cardinali (12.1) valevole per il problema all’esame – le quali impongono e insieme specificano in quale configurazione sia possibile il bilancio tra la forza attiva e quella reattiva. Abbiamo cosı̀ applicato il metodo delle forze, che consiste nel compiere in successione i passi seguenti: (1) compiere un’analisi dei vincoli esterni e assegnare tentativamente ad ognuno di essi l’ufficio di fornire, in risposta ai carichi applicati (≡ il sistema attivo di forze e coppie), il sistema di forza e coppia reattive più complesso tra quelli che costitutivamente gli competono; (2) con il corpo che occupa una posizione generica tra quelle consentite dai vincoli, imporre che il sistema di tutte le forze ad esso applicate, attive e reattive, sia bilanciato, cioè, soddisfi le equazioni cardinali della statica. Cosı̀ facendo, queste ultime vengono a contenere due tipi di incognite: parametri di reazione e parametri di configurazione; e si tratta quindi di vedere se esistano soluzioni, e quante e quali esse siano. Osservazione. Per decidere sull’esistenza di soluzioni, un’informazione importante è sempre il numero totale di incognite. Ora, mentre il numero di parametri di reazione dipende evidentemente dal problema in esame, il numero massimo di parametri di configurazione è fisso: 6 se il problema è tridimensionale, 3 se è piano. Si richiami, infatti, l’espessione (11.2) della potenza spesa da un generico sistema di forze e coppie in un atto di moto rigido: per un corpo rigido tridimensionale, i parametri di configurazione, e cioè, i parametri scalari che ne fissano la posizione nello spazio ambiente (i suoi gradi di libertà) sono tanti quanti le componenti di wo , ωo ; altrettanti sono i parametri globali di sollecitazione, e cioè, le componenti delle grandezze dinamiche r , m. z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 74 3 Statica del Corpo Rigido Nel caso di un corpo rigido contenuto in un piano di normale n, cui siano applicati sistemi di forze e coppie piani e che sia assoggettato a vincoli piani, i gradi di libertà sono 3 (le componenti non obbligatoriamente nulle sono due per wo , perchè wo · n = 0, una per ωo , perchè ω o × n = 0); due sono quindi le componenti scalari non obbligatoriamente nulle di r , una di m. Ad esempio, per l’asta rigida dell’Esempio 1 di Sez. 9, il parametro di reazione è rA , mentre per quello di configurazione si può, ad esempio, scegliere l’angolo − − ⇀ che il vettore AB forma con la verticale; fortunatamente, le equazioni cardinali consentono di determinare entrambi i parametri, il primo in modo unico, il secondo duplice. Affrontiamo ora il problema di ricerca delle configurazioni di equilibrio per quell’asta in modo diverso, imponendo che sia nulla la potenza di tutte le forze agenti sul sistema per qualsiasi atto di moto rigido compatibile con il vincolo. È evidente che, in questo modo, la potenza spesa dalla reazione vincolare sarà comunque nulla di per sé. Poichè gli atti di moto che la cerniera consente hanno la forma −⇀ w (P ) = ω o n × AP , la potenza spesa dalla forza applicata risulta essere: −− ⇀ 0 = f · w (B) = ω o n · AB × f . Visto che questa relazione deve valere per ogni scelta di ω o ∈ R, e visto che il − − ⇀ −− ⇀ vettore AB × f è parallelo a n (perchè tanto AB che f sono perpendicolari a n), la condizione si può soddisfare solo se: − − ⇀ AB × f = 0 . Le posizioni di equilibrio sono quindi quelle rappresentate in Fig. 3.1.b. Generalizzando sulla base di questo esempio, possiamo descrivere cosı̀ il metodo delle potenze per la ricerca di configurazioni di equilibrio: (1) si imponga che sia nulla la potenza di tutte le forze e coppie agenti sul sistema per qualsiasi atto di moto rigido compatibile con i vincoli esterni, ottenendo una condizione scalare, che non coinvolge i parametri di reazione vincolare, ma solo quelli di configurazione; (2) poichè la condizione ottenuta deve essere soddisfatta qualunque siano i valori dei parametri che definiscono gli atti di moto compatibili, si sfrutti questa quantificazione per ottenere un sistema equivalente di (una o più) equazioni scalari negli incogniti parametri di configurazione; tale sistema racchiude tutta l’informazione conseguibile sull’esistenza e l’eventuale molteplicità delle configurazioni di equilibrio. 14.2 Ricerca di reazioni vincolari Per cominciare, compiamo la ricerca delle reazioni vincolari nel caso dell’asta di Sez. 9, in ognuna delle due possibili configurazioni di equilibrio (Fig. 3.1.b). A questo scopo, scelta la configurazione in Fig. 3.19 a sinistra, imponiamo che z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 14 Metodo delle forze e metodo delle potenze 75 Figura 3.19. sia nulla la potenza spesa dalle forze applicate, attiva e reattiva, in presenza di un atto di moto rigido non compatibile con i vincoli: ad esempio, per un qualunque punto P dell’asta, w (P ) = wo . La condizione che imponiamo è dunque: f · w (B) + rA · w (A) = (f + rA ) · wo = 0 ∀ wo , donde la conclusione espressa dalla prima delle equazioni (9.1). Inutile dire che la stessa conclusione si raggiunge quando si consideri l’altra configurazione di equilibrio possibile. Ancora una volta generalizzando, possiamo descrivere cosı̀ il metodo delle potenze per la ricerca delle reazioni vincolari: (1) scelta una configurazione di equilibrio tra quelle possibili, si imponga che sia nulla la potenza di tutte le forze e coppie agenti sul sistema, attive e reattive, per qualsiasi atto di moto rigido incompatibile con i vincoli esterni, ottenendo una condizione scalare, che coinvolge soltanto i parametri di reazione vincolare; (2) poichè questa condizione deve valere qualunque siano i valori dei parametri che definiscono gli atti di moto compatibili, si sfrutti questa quantificazione per ottenere un sistema equivalente di (una o più) equazioni scalari negli incogniti parametri di reazione, che racchiude tutta l’informazione conseguibile su di essi. Osservazione. Tanto il metodo delle forze che quello delle potenze per presuppongono un’accurata analisi dei vincoli, da un doppio e complementare punto di vista: dinamico, per stabilire che sistema di forze e coppie reattive ci si possa attendere; cinematico, per stabilire quali atti di moto rigido siano compatibili con i vincoli e quali no. Esercizi 14.1. Ricercare le posizioni di equilibrio del cubo rigido pesante rappresentato in Fig. 3.20, che è vincolato in A da una cerniera sferica, in B da una cerniera cilindrica. z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 76 3 Statica del Corpo Rigido Figura 3.20. Soluzione. Detta ρ(P ) > 0 la densità di massa del cubo, la forza per unità di volume applicata nel suo punto tipico P è: df (P ) = ρ(P )g d(vol), dove g è il vettore dell’accelerazione di gravità, supposta costante; il baricentro del cubo è il punto G tale che Z Z 1 −⇀ −⇀ AG := ρ(P )AP d(vol), M := ρ(P ) d(vol). M cubo cubo La collezione di atti di moto rigido compatibili con i vincoli è: −⇀ w (P ) = ω × AP , ω = ωe, ω ∈ R. Affinché sia nulla la potenza delle forze esterne in ogni atto di moto rigido compatibile, occorre dunque che: Z −⇀ −⇀ 0= ρ(P )g · ω × AP d(vol) = ωM g · e × AG ∀ ω ∈ R, cubo cioè, che il baricentro venga a trovarsi nel piano per A individuato dai vettori g e e. 14.2. Il cubo rigido e privo di peso Crig rappresentato in Fig. 3.21 è vincolato in A e C con un pendolo verticale e in B con una cerniera sferica; la forza f è applicata in un punto P arbitrario della faccia superiore. Si determinino le configurazioni di equilibrio in funzione della posizione del carico; quando l’equilibrio è possibile, si determini il valore delle reazioni dei vincoli. Soluzione. Risolviamo il primo quesito con il metodo delle potenze, il secondo con il metodo delle forze. Nel sistema di riferimento rappresentato in figura, P ≡ (x1 , x2 , 0) , f = f e3 , f > 0 . Per trovare la forma di un generico atto di moto rigido compatibile con i vincoli esterni, osserviamo che la cerniera sferica impone al corpo di ruotare intorno a B; quindi, z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 14 Metodo delle forze e metodo delle potenze 77 Figura 3.21. −−⇀ w (Q) = ω × BP , Q ∈ Crig . D’altra parte, i pendoli in A e C impongono, rispettivamente, che w (A) e w (C) siano contenute nei piani per A e C perpendicolari a e3 : − − ⇀ e3 · ω × BA = 0 , −−⇀ e3 · ω × BC = 0 , − − ⇀ BA = −h(e1 + e2 ); −−⇀ BC = he3 (per convincersi che proprio questo è il risultato della presenza di questi vincoli può essere utile tornare a dare un’occhiata alla Fig. 3.5). La seconda di queste relazioni è verificata banalmente e non pone alcuna condizione sulla scelta degli atti di moto. Invece, dalla prima relazione, ricaviamo: e3 · ω × (−h(e1 + e2 )) = 0 ⇒ ω · (e1 + e2 ) × e3 = 0 ⇒ −ω2 + ω1 = 0 . Il vettore velocità angolare deve quindi avere l’aspetto seguente: ω = ω(e1 + e2 ) + ω 3 e3 , ω, ω 3 ∈ R. Allora, perchè sia comunque nulla la potenza spesa dalla forza f , dev’essere: −−⇀ −−⇀ 0 = f ·w (P ) = (f e3 )·(ω(e1 +e2 )+ω3 e3 )× BP , BP = (x1 −h)e1 +(x2 −h)e2 , qualunque valore reale assumano ω, ω 3 . Svolgendo i calcoli si ottiene : x1 = x2 ; dunque, si può avere equilibrio solo se la forza f è applicata ad un punto della bisettrice degli assi 1 e 2. Per determinare le reazioni vincolari in una delle configurazioni di equilibrio possibili, consideriamo il piano di simmetria del sistema (Fig. 3.22), nel quale agiscono tutte le forze attive e reattive rilevanti. L’analisi dei vincoli ci dice che le reazioni devono essere verticali tanto in A che in C, mentre la reazione della cerniera in B può anche avere una componente orizzontale. z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 78 3 Statica del Corpo Rigido Figura 3.22. Dall’equilibrio alla rotazione intorno a B ricaviamo la reazione in A: √ rA 2h − f ξ = 0 ⇒ ξ rA = −f √ e3 ; 2h inoltre, la componente orizzontale della reazione in B dev’essere nulla, perchè sussista l’equilibrio alla traslazione orizzontale. Tuttavia, la condizione di equilibrio alla traslazione verticale, che pure dev’essere verificata, non basta a calcolare le reazioni verticali in B e in C neppure conoscendo il valore di rA : infatti, rA + rB + rC + f · e3 = 0 ⇒ ξ rB + rC + (1 − √ )f = 0 . 2 h 14.3. Alla trave rigida in figura è applicata la coppia esterna (Q, c = −ce3 ), −⇀ con AQ = αe1 , 0 < α < 1 e c > 0. Si calcolino le reazioni vincolari. Figura 3.23. Soluzione. L’analisi dei vincoli mostra che le reazioni vincolari possibili sono: rA = rA1 e1 + rA2 e2 , rB = rB e2 . z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 15 Metodo del potenziale. Equilibrio stabile, instabile, indifferente. 79 Per determinare le incognite rA1 , rA2 , e rB con il metodo delle potenze, presumiamo di assegnare alla trave un atto di moto rigido −⇀ w (P ) = w (A) + ωe3 × AP , w (A) · e3 = 0, ω ∈ R, in corrispondenza del quale il sistema di forze e coppie applicato alla trave compie sempre potenza nulla se − − ⇀ rA · w (A) + rB · (w (A) + ωe3 × AB) + c · (ωe3 ) = 0 ∀ w (A) · e3 = 0, ω ∈ R. La condizione precedente si può scrivere nel modo equivalente: −− ⇀ w (A) · (rA + rB ) + ω rB · e3 × AB − c = 0 ∀ w (A) · e3 = 0, ω ∈ R, ovvero rA + rB = 0 ⇔ rA1 = 0, rA2 + rB = 0 & rB l − c = 0. Val la pena di osservare che, visto che la trave è rigida, la posizione del punto Q non ha alcuna rilevanza nella risoluzione del problema di equilibrio. 15 Metodo del potenziale. Equilibrio stabile, instabile, indifferente. Cominciamo con un esempio elementare, non troppo diverso dal primo esempio considerato in Sez. 9. Consideriamo un pendolo semplice (Fig. 3.24), schematizzato come un’asta rigida priva di peso incernierata in un estremo, Figura 3.24. cui è applicata nell’altro estremo la forza peso f = mg dovuta ad una massa m > 0 soggetta all’accelerazione di gravità g = −ge2 , g > 0 . z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 80 3 Statica del Corpo Rigido La forza peso è conservativa: questo aggettivo connota ogni forza cui si può associare un potenziale, vale a dire, una funzione scalare della posizione Φ = Φ(x1 , x2 , x3 ) tale che f = −∇Φ, ∇Φ = (∂xi Φ)ei .4 Nel caso della forza peso e del problema piano in esame, tale funzione potenziale è (a meno di una costante additiva inessenziale): Φ(x1 , x2 ) = mΓ (x1 , x2 ), Γ (x1 , x2 ) = gx2 , (x1 , x2 ) ∈ R2 , dove Γ è il potenziale associato all’accelerazione di gravità: g = −∇Γ = −ge2 , cioè, alla forza peso per unità di massa. Prendiamo atto di due fatti, che sono manifestazioni in questo caso particolare di proprietà che riconosceremo valide un po’ più avanti: - visto che ∇Φ(x1 , x2 ) = mge2 , nelle posizioni di equilibrio del pendolo si ha che ∇Φ · e1 = 0, dove e1 è la comune direzione, in quelle posizioni, delle velocità compatibili con il vincolo; nella posizione di equilibrio superiore, che ci appare instabile, Φ(0, h) = mgh = max; in quella inferiore, che ci appare stabile, Φ(0, −h) = −mgh = min. - L’aspetto comune ai due fatti è che entrambi vengono descritti in termini del potenziale, una funzione che incorpora tutta l’informazione rilevante tanto per stabilire quali siano le soluzioni del problema di equilibrio quanto per qualificarne la natura. Osservazioni. 1. La situazione appena descritta è caratteristica di quei sistemi meccanici che, come il pendolo dell’esempio, siano soggetti esclusivamente a forze conservative nel corso dei moti che i vincoli esterni non escludono. L’idea generale retrostante è che, per questi sistemi, la grandezza meccanica primaria è il potenziale, non la forza, che è una nozione secondaria, ottenuta dalla prima; e che, dunque, in termini di proprietà del potenziale si debba descrivere il comportamento di questi sistemi. 2. Nell’ambito della Statica, non c’è ambiguità né difficoltà a qualificare la natura delle posizioni d’equilibrio soltanto nel caso di sistemi soggetti a forze conservative. In Dinamica, la questione può essere trattata in modo soddisfacente in tutti i casi. Per tradurre l’idea esposta nella prima delle Osservazioni precedenti in un criterio di risoluzione del problema di equilibrio, conviene introdurre le nozioni matematiche di derivata direzionale e gradiente di un campo scalare. 4 Il simbolo ∇ si legge “nabla”. z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 15 Metodo del potenziale. Equilibrio stabile, instabile, indifferente. 81 Dato un campo scalare regolare Ψ = Ψ (P ), definito in ogni punto P di un insieme aperto dello spazio euclideo E, ∂d Ψ (P ), la derivata direzionale di Φ nella direzione d , è cosı̀ definita: ∂d Ψ (P ) := lim δ→0 Ψ (P + δd ) − Ψ (P ) , δ |d | = 1 ; dunque, la derivata direzionale è per definizione il numero reale che si ottiene quando esiste finito il limite che appare nella relazione precedente e che ne fornisce l’interpretazione: ∂d Ψ (P ) ci dice come tende a variare il valore del campo Ψ quando ci si allontana da P in direzione d . Il gradiente di Ψ nel punto P è per definizione il vettore ∇Ψ (P ) tale che ∇Ψ (P ) · d := ∂d Ψ (P ) per ogni direzione d . Per calcolarne gradiente e derivate direzionali, è spesso conveniente pensare il campo Ψ come una funzione delle coordinate cartesiane del punto tipico P : Ψ = Ψ̂ (x1 , x2 , x3 ). Allora, ∇Ψ è il vettore che ha per componenti le derivate parziali di Ψ : (∇Ψ )i = ∂Ψ (= ∂xi Ψ ) , ∂xi mentre la derivata in direzione d = di ei di Ψ vale ∂d Ψ(x1 , x2 , x3 ) = di ∂xi Ψ(x1 , x2 , x3 ). Siamo ora in grado di formalizzare la relazione tra il metodo delle potenze per la ricerca di posizioni di equilibrio e la nozione di potenziale. La potenza spesa da una generica forza conservativa (P, f ) di potenziale Φ vale: f (P )·v (P ) = −∇Φ(P )·v (P ) = −a ∂a Φ, dove a = |v (P )| e a = vers (v (P )); dunque, quella potenza si annulla se e solo se si annulla la derivata del potenziale nella direzione della velocità del punto di applicazione della forza. Nel caso del pendolo semplice, −f (P ) ≡ ∇Φ = mg e2 , ∂d Φ = mg(e2 · d ); quindi, ∂d Φ = 0 ⇔ d k e1 . Poichè la velocità del punto B di applicazione della forza peso in un atto di moto rigido compatibile con il vincolo è: −− ⇀ v (B) = ω × AB = ω(x1 e2 − x2 e1 ), x1 = h sin ϕ, x2 = h(1 − cos ϕ), z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 82 3 Statica del Corpo Rigido la velocità di B è parallela a e1 se e solo se x1 = 0, cioè, se e solo se il pendolo si trova in una delle due sue configurazioni di equilibrio;5 questo risultato si può formulare dicendo che il potenziale della forza peso è stazionario in corrispondenza ad una configurazione di equilibrio, intendo con questo che il potenziale ha derivata nulla nella direzione ammissibile. Più in generale, per la ricerca e la qualificazione delle configurazioni di equilibrio vale il Criterio di Dirichlet. Le configurazioni di equilibrio di un corpo rigido (in generale, di un sistema meccanico con un numero finito di gradi di libertà) soggetto a forze conservative sono quelle in cui il potenziale è stazionario (≡ ha derivata nulla) in tutte le direzioni ammisssibili. L’equilibrio è stabile [instabile] nelle configurazioni di minimo [massimo] locale del potenziale, altrimenti è indifferente. Dato il potenziale, il campo di forze ad esso associato si ottiene per semplice differenziazione. Per ottenere il potenziale dato il campo di forze, possono essere utili le considerazioni che seguono. Si supponga in moto il punto P di applicazione della forza conservativa f (P ); si indichi con Ṗ (t) il valore corrente della derivata dell’applicazione t 7→ P (t) che descrive il moto di P , valore che coincide con la velocità corrente di P : Ṗ (t) ≡ v (P, t); e si ottengano per composizione le funzioni t 7→ f (P (t)) e t 7→ Φ(P (t)). Allora, dΦ = ∇Φ(P (t)) · Ṗ (t) = −f (P (t)) · v (P, t). dt (15.1) Si vede perciò che la funzione potenziale si può ottenere con un’integrazione formale rispetto al tempo: Z t Φ(P ) = Φ(P0 ) − f (P (s)) · v (P, s) ds, dove P = P (t), P0 = P (t0 ). t0 Se il campo di forze è assegnato in funzione delle coordinate cartesiane: f (P ) = fi (x1 , x2 , x3 )ei , nulla vieta, naturalmente, di costruire il relativo potenziale per integrazione del seguente sistema di equazioni alle derivate parziali del primo ordine: ∂xi Φ = −fi , i = 1, 2, 3. (15.2) Questa costruzione è possibile solo se i dati rispettano le seguenti condizioni: ∂xj fi = ∂xi fj ∀ i 6= j. (15.3) Esercizi 15.1. Si consideri l’asta rigida pesante in Fig. 3.26, di lunghezza l e densità di massa per unità di lunghezza uniforme ρ > 0, incernierata a distanza α l z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 15 Metodo del potenziale. Equilibrio stabile, instabile, indifferente. 83 Figura 3.25. dall’estremo A. Si mostri che, se α 6= 1/2 ci sono due sole configurazioni di equilibrio, l’una stabile, l’altra instabile; e che per α = 1/2 l’equilibrio è indifferente. Soluzione. Si prenda l’angolo ϕ come parametro di configurazione e si individuino i punti dell’asta per mezzo della loro ascissa rispetto alla cerniera: ξ ∈ − αl, (1 − α)l , di modo che −−⇀ OP = ξe(ϕ), e(ϕ) := cos ϕe1 − sin ϕe2 , ϕ ∈ [0, 2π); allora, in un moto compatibile con il vincolo, Ṗ = ξe ′ (ϕ)ϕ̇ = −ξ ϕ̇(sin ϕe1 + cos ϕe2 ). D’altra parte, la forza peso agente sull’elemento d’asta vale df (P ) = −ρge2 dξ; quindi, la potenza spesa sull’intera asta dalla forza esterna vale: Z Z (1−α)l v (P, t) · df (P, t) = ρg cos ϕ ϕ̇ ξ dξ αl αl 1 d 1 2 = ρgl2 (1 − 2α) cos ϕ ϕ̇ = ρgl (1 − 2α) sin ϕ ; 2 dt 2 (1−α)l in vista della relazione (15.1), questa potenza dev’essere pari all’opposto della derivata temporale del potenziale totale delle forze esterne, che quindi vale: 1 Ψ (ϕ) = − ρgl2 (1 − 2α) sin ϕ + cost. 2 Allora, se α = 1/2, il potenziale è costante e tutte le determinazioni del parametro di configurazione ϕ individuano configurazioni di equilibrio indifferente; altrimenti, se (1 − 2α) > 0, il potenziale è minimo e l’equilibrio stabile per ϕ = π/2, mentre per ϕ = −π/2 il potenziale è massimo e l’equilibrio instabile; le modifiche da fare per trattare il caso (1 − 2α) < 0 sono ovvie. 5 x1 = 0 ⇒ ϕ = 0, π ⇒ x2 = 0, 2h. z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 84 3 Statica del Corpo Rigido 15.2. Si consideri il problema di equilibrio per la trave rigida in figura, sapendo che vie di corsa dei carrelli di vincolo sono parallele. Si riconosca che questo problema appartiene alla stessa categoria di quello dell’esercizio precedente per α = 1/2, cosı̀ come del secondo esempio di Sez. 9: mentre la determinazione delle reazioni vincolari è possibile in un unico modo, ci sono ∞1 configurazioni di equilibrio indifferente. Figura 3.26. 15.3. Sia dato il campo di forze f (x1 , x2 , x3 ) = ae1 + bx2 x33 e2 + cx22 x23 e3 , si determinino le condizioni sulle costanti a, b, c perchè esso possa essere conservativo e si determini il suo potenziale. Soluzione. L’unica delle tre condizioni (15.3) che non sia verificata per qualunque valore delle costanti è: ∂x2 f3 = ∂x3 f2 , che implica 2cx2 x23 = 3bx2 x23 ⇒ c= 3 b. 2 È interessante osservare che questa condizione sarebbe comunque emersa al termine della costruzione del potenziale. Infatti, per costruirlo, si deve integrare il sistema differenziale ∂x1 Φ = −a, ∂x Φ = −bx2 x33 , 2 ∂x3 Φ = −cx22 x23 . Integrando la prima di queste equazioni, si ottiene: Φ(x1 , x2 , x3 ) = −ax1 + φ(x2 , x3 ); quanto alla nuova funzione incognita φ, l’integrazione della seconda equazione porge: 1 φ(x2 , x3 ) = − bx22 x33 + ψ(x3 ), 2 relazione che, combinata con la terza equazione, fornisce: z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 - 15 Metodo del potenziale. Equilibrio stabile, instabile, indifferente. 85 3 ∂x3 Φ = − bx22 x23 + ψ ′ (x3 ) = −cx22 x23 ; 2 ma, visto che ψ ′ è una funzione della sola variabile indipendente x3 , l’ultima equaglianza può sussistere soltanto se tra b e c intercorre la relazione trovata all’inizio, ovvero, se ψ ′ (x3 ) ≡ 0. In conclusione, il potenziale cercato è: 1 Φ(x1 , x2 , x3 ) = −ax1 − bx22 x33 + cost. 2 z Bo a Bo zz zz a Bo a z za B za B oz oz z z Bo a a Bo z z - Appunti di Meccanica dei Solidi/Statica, dalle lezioni del prof. P. Podio-Guidugli, a.a. 2007/8 -