Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 COSA 26-11-2008 16:13 Pagina 1 DICONO DEL LIBRO COMUNICAZIONE MEDICO-PAZIENTE La medicina di famiglia è specialità intrinsecamente olistica e rivolta alla persona; la padronanza consapevole di una buona competenza nella comunicazione medico-paziente ne rappresenta un aspetto cruciale. Il suo insegnamento/apprendimento è talora ostacolato da due opposti pregiudizi: il primo, che il medico già nasca buon comunicatore e non necessiti di alcun ulteriore apprendimento; il secondo, che viceversa sia necessaria all’acquisizione di valide competenze comunicative una formazione in qualche modo esoterica e complessa, non alla portata di ognuno. L’approfondimento delle competenze comunicative qui proposto, che fa riferimento a concetti e tecniche mediate dalla PNL, è caratterizzato da razionalità pragmatica e da un’applicabilità praticamente immediata. Costituisce una risorsa di grande valore per chi ha nella comunicazione con le persone un contenuto fondamentale della propria professione. Dott. Aldo Lupo Medico di Medicina Generale Coordinatore attività didattiche “Corso di formazione specifica in Medicina Generale” Regione Piemonte Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 26-11-2008 16:13 Pagina 2 L’esperienza mi ha insegnato che comunicare con il malato non è solo informare, ma è un processo continuo, che si sviluppa negli anni per arrivare a “credersi” a vicenda, costruire un’alleanza e condividere la realtà della malattia e del percorso di recupero. Con le parole e con i gesti. E spesso, contano di più i gesti. Dott. Cesare Braggion Presidente della Società Italiana Fibrosi Cistica La comunicazione medico-paziente nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale è importante perché molte sono le turbative esterne introdotte da un sistema che “controlla la spesa sanitaria” e che tramite l’amplificazione dei media ingigantisce il sospetto sui “medici truffatori”. Quest’opera apre nuove prospettive di valido aiuto al medico che vuole difendersi da un sistema sociale distorto, ma che vuole mantenere alta la professionalità ed il rapporto Medico-Paziente pulito ed efficace, come si confà al 99% dei professionisti italiani. Dott. Antonio Pugliese Medico Chirurgo, Specialista in Dermatologia e Venereologia Responsabile Nazionale del Dipartimento di Dermatologia AIMEF (Associazione Italiana Medici di Famiglia) Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 26-11-2008 16:13 Pagina 3 COMUNICAZIONE MEDICO-PAZIENTE La comunicazione come strumento di lavoro del medico ALESSIO ROBERTI CLAUDIO BELOTTI LUIGI CATERINO Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 26-11-2008 16:13 Titolo dell’opera: Comunicazione Medico-Paziente Sottotitolo: La comunicazione come strumento di lavoro del medico Prima edizione: ottobre 2006 Prima ristampa: novembre 2006 Seconda ristampa: gennaio 2009 Terza ristampa: gennaio 2013 Quarta ristampa: giugno 2013 da Alessio Roberti Editore Via Lombardia, 298 – Urgnano (BG) – Italy Copyright © 2006 Alessio Roberti Editore Srl ISBN: 88-88612-28-9 Coordinamento di Redazione Giuliana Salerno Progetto grafico della copertina Zeronove di Andrea Mattei Immagine di copertina pabijan © Fotolia Impaginazione Alberto Grazi Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione con qualsiasi mezzo. Pagina 4 Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 26-11-2008 16:13 Pagina 5 INDICE Introduzione PARTE 1 Perché la comunicazione deve diventare uno strumento di lavoro del medico 1. L’insoddisfazione del paziente e le azioni legali 2. Il fattore tempo 3. Il miglioramento della compliance PARTE 2 La costruzione dell’alleanza terapeutica attraverso la comunicazione verbale, paraverbale e non verbale tra medico e paziente 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Il paziente: la sua esperienza e il suo linguaggio Le generalizzazioni Le cancellazioni Le distorsioni Tipologie di ascolto I sistemi rappresentazionali e il linguaggio corrispondente La comunicazione non verbale e le emozioni La costruzione di un ponte di comunicazione tra il medico e il paziente PARTE 3 Conclusione Indice analitico Bibliografia Gli autori 6 13 15 21 25 31 33 37 47 55 67 75 93 101 125 137 139 151 Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 26-11-2008 16:13 Pagina 6 INTRODUZIONE A cura del Dott. Antonio Addis Direttore dell’Ufficio Informazione sui Farmaci Agenzia Italiana del Farmaco – Ministero della Salute Uno degli elementi che sicuramente caratterizza la società moderna è la comunicazione. Non fosse altro che per i mezzi ed i progressi sviluppati recentemente. Purtroppo quegli stessi strumenti hanno avuto un’evoluzione che ha marciato con una velocità molto diversa rispetto alla nostra capacità di poter riempire quegli stessi mezzi di contenuti innovativi. A ciò si aggiunge la spesso ingannevole percezione che la comunicazione consista nel semplice trasferimento di informazioni che prescinde da un metodo indispensabile, invece, per poter far in modo che l’informazione venga assunta e usata correttamente. Quindi è sempre più semplice comunicare, ma non per questo siamo capaci di dire nuove cose in modo diverso e più efficace di come lo si faceva una volta. Uno degli ambiti in cui questo fenomeno si registra con particolare frequenza e rilevanza è probabilmente la comunicazione tra medico e paziente. Quanti modi nuovi esistono per un paziente per mettersi in contatto con un operatore sanitario. Le fonti di informazione su cui è possibile perdersi – basti solo pensare ad internet – non si contano. Eppure, al di là della moltiplicazione dei mezzi comunicativi, rimane difficile trovare regole e metodo al corretto trasferimento delle informazioni. Gli strumenti di “counseling” che trasformino il paternalismo o l’eccessivo tecnicismo medico, giusto per citare alcuni errori tipici, in una parte concreta di assistenza. La corretta comunicazione si caratterizza invece per fare parte integrante della presa in carico di un paziente. Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 INTRODUZIONE 26-11-2008 16:13 Pagina 7 7 La medicina vive molto della sua storia nella comunicazione tra medico e paziente. Anche in questo ambito può però verificarsi la frustrazione di non riuscire a farsi intendere o di mancare del giusto linguaggio per far capire (e capire) il disagio, il dolore, e comunicare la diagnosi e la cura. Parlare di questo non è di per sé una novità tranne se non per un aspetto: aumentano le possibilità di trovare sempre nuove fonti da cui attingere informazioni, ma proporzionalmente ciò moltiplica i bisogni di avere consulenze interpretative. Ben venga quindi un libro che ragioni in modo concreto sulle metodiche di comunicazione tra medico e paziente. Ciò che appare particolarmente convincente, poi, è il cercare di trasferire il metodo attraverso esempi concreti. Questo aiuta ancora di più a far capire che la corretta comunicazione è qualcosa di molto “pratico” e non solo teorico lasciato alla buona volontà dei più volenterosi e meglio predisposti. Il medico – e l’operatore sanitario – sarà necessariamente sempre più sollecitato dai propri pazienti a sviluppare capacità di buon comunicatore. È bene attrezzarsi per tempo pensando non solo ai mezzi per fare questo, ma soprattutto ai contenuti ed al metodo con cui vorrà farlo. Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 26-11-2008 16:13 Pagina 8 INTRODUZIONE A cura del Dott. Giorgio Del Mare Presidente Lega Italiana Fibrosi Cistica Non ci sono modi giusti o sbagliati di comunicare con un paziente, ci sono solo modi più efficaci e modi meno efficaci. Nella mia esperienza di Presidente della Lega Italiana Fibrosi Cistica ho imparato quanto conti la qualità della comunicazione tra le migliaia di malati che rappresento e i medici dei centri di cura e assistenza fibrosi cistica. La comunicazione medico-paziente nella patologia della fibrosi cistica aiuta a governare al meglio una forte complessità della malattia, ove assumono la massima importanza, a mio avviso, tre fattori specifici. Primo fra tutti, il “vissuto fiduciario” verso il medico, che attraverso una comunicazione anche emotiva riesce a creare una durevole credibilità e una spontanea accettazione, da parte del paziente, della sua autorevolezza. Il medico diventa una guida sicura di fronte al disorientamento, alla confusione e alle contraddizioni che stanno intorno al malato. Secondo, è fondamentale, in questo genere di malattia, la creazione di una forte compliance del malato verso cure continue, fastidiose e invasive del quotidiano. La giornata di questi malati è di 22 ore, perché le rimanenti due sono da dedicare alle cure. La compliance, nella nostra esperienza, dipende quasi esclusivamente dalla qualità della comunicazione messa in atto dal medico. Una comunicazione efficace sostiene la compliance, influenza positivamente la qualità di vita e genera maggiore salute. Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 INTRODUZIONE 26-11-2008 16:13 Pagina 9 9 Terzo, anche la gestione dell’ansia può essere migliore, se si instaura un rapporto di comunicazione “vero” e se il paziente può toccare con mano l’accessibilità e la disponibilità del medico. La riduzione dell’ansia consente di investire energia nella scuola, nello sport, nel sociale e consente di sentirsi più soddisfatti e meno vulnerabili. I nostri medici migliori ottengono grandi risultati terapeutici non solo con l’arte clinica e l’uso dei farmaci, ma anche usando la propria sensibilità in ordine alla comunicazione, che diventa ogni giorno sostegno tangibile di chi soffre e consente di vivere con maggiore serenità la malattia, le cure e la propria stessa vita. Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 26-11-2008 16:13 Pagina 10 INTRODUZIONE A cura del Prof. Maurizio Vanelli Presidente del Corso di Laurea specialistica in Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Parma Gran parte dei Corsi di Laurea specialistica in Medicina e Chirurgia non annovera tra i propri insegnamenti quello della comunicazione. Il breve tempo che gli studenti trascorrono nei reparti clinici è rivolto più alla patologia che al malato. Nei sei anni di studi sono in effetti molto pochi i momenti dedicati ad insegnare e ad apprendere come instaurare il giusto rapporto tra medico e paziente. La scarsità di corsi di comunicazione continua anche nell’aggiornamento post lauream. Molte scuole di specializzazione ne sono sprovviste, e le eventuali eccezioni confermano la regola. È fondamentale, allora, che la comunicazione divenga disciplina di studio e insegnamento, oggetto d’esame anche nel Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia e che venga insegnata contestualmente alle discipline cliniche. In questo stato di necessità, il manuale di Alessio Roberti, Claudio Belotti e Luigi Caterino va accolto con interesse e favore. Agile, pratico e aggiornato, non mancherà di fare proseliti fra i medici che si occupano e preoccupano di migliorare la comunicazione con i propri pazienti. Formulo l’augurio che i docenti di Scienze umane dei Corso di laurea magistrale in Medicina e Chirurgia lo consiglino ai propri allievi e lo adottino come testo a supporto delle proprie lezioni sull’argomento. Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 26-11-2008 16:13 Pagina 11 INTRODUZIONE A cura del Prof. Claudio Giorlandino Specialista in Ostetricia e Ginecologia Direttore scientifico dell’Istituto Artemisia di Roma Ogni giorno migliaia di pazienti entrano negli studi di migliaia di medici. E ogni giorno ciascun medico incontra decine di pazienti. In poche altre professioni si entra in contatto con una varietà umana pari a quella in cui si imbatte quasi quotidianamente il medico: varietà di sesso, di età, di status sociale, di condizioni fisiche e psicologiche. Sempre più spesso inoltre, negli ultimi anni, il medico è chiamato a confrontarsi anche con differenze etniche e culturali e a creare con esse un ponte di comunicazione che gli consenta di formulare diagnosi e definire trattamenti. Pazienti diversi si comportano con il medico in modo diverso. In questa apparente ovvietà concettuale risiedono le basi della sfida che si pone di fronte ai medici della nostra epoca. Nella capacità di adattare il proprio modo di parlare, di muoversi e di agire alla peculiare esperienza di ciascun paziente c’è infatti la chiave della costruzione di un’intesa che porti a un’efficacia di risultati nei processi di recupero della salute. Acquisire strumenti per un dialogo chiaro e diretto con i propri pazienti è tutt’altro che un’esigenza di secondaria importanza: la comunicazione anche emotiva del paziente e la sua collaborazione giocano un ruolo importante sia nelle fasi di indagine diagnostica, sia nel corso dei trattamenti terapeutici da somministrare. Riuscire a penetrare nella mente di un paziente che non proferisce parola e quindi collabora poco, perché attende il “responso” del medico Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 12 26-11-2008 16:13 Pagina 12 COMUNICAZIONE MEDICO-PAZIENTE sulle sue condizioni di salute, è un’abilità che di rado viene insegnata all’università, ma che il medico accorto sa di dover padroneggiare e coltivare. Allo stesso modo, deve saper estrapolare le informazioni utili dal fiume di parole di un paziente che non tace neanche un minuto, dall’inizio alla fine della visita. Quando un medico ha le capacià di gestire questi due estremi – e quindi, tutte le loro possibili manifestazioni intermedie – il suo operato acquisisce un valore aggiunto in termini di efficacia e di miglioramento della compliance. Comunicazione Medico-Paziente ci fornisce utili strumenti per raggiungere questo obiettivo. Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 26-11-2008 16:13 Pagina 13 PARTE 1 PERCHÉ LA COMUNICAZIONE DEVE DIVENTARE UNO STRUMENTO DI LAVORO DEL MEDICO Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 26-11-2008 16:13 Pagina 14 Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 26-11-2008 16:13 Pagina 15 1 L’insoddisfazione del paziente e le azioni legali In Italia sono aumentate negli ultimi anni le denunce e le richieste di risarcimento nei confronti dei medici. Secondo un’indagine dell’ANIA (Associazione Nazionale Imprese Assicuratrici), gli esposti per responsabilità professionale sono passati da 3.159 nel 1994 a 7.700 (+148%) nel 2002 e, nello stesso periodo, quelli per responsabilità delle strutture sanitarie da 5.100 a 6.700 (+31%). Tutto questo poteva essere evitato, dal momento che la medesima indagine ha individuato come elemento principale della proliferazione delle denunce, piuttosto che l’errore nella diagnosi, una comunicazione tra medico e paziente a cui sono mancati la possibilità e/o il tempo di svolgersi in modo funzionale ad una piena comprensione reciproca. Quindi, la stragrande maggioranza delle cause legali ha spesso le sue radici in una comunicazione inefficace: quel tipo di comunicazione che il paziente percepisce come distaccata e distante sotto il profilo della partecipazione umana del medico al suo disagio fisico o psicologico. Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 16 26-11-2008 16:13 Pagina 16 COMUNICAZIONE MEDICO-PAZIENTE In proposito, in un’interessante ricerca condotta negli USA, Wendy Levinson, docente di medicina all’Università di Chicago, ha rilevato che: i pazienti decidono di intentare causa al medico che li ha curati, piuttosto che per “incompetenza o negligenza professionale”, per il modo in cui li ha trattati a livello interpersonale. Il suo studio ricco e particolareggiato pubblicato sul JAMA (The Journal of the American Medical Association) nel 1997, ha documentato una differenza significativa nel modo di comunicare dei medici che erano stati sottoposti a procedimenti legali rispetto a quelli che non avevano subito denunce per “malpractice”. Levinson afferma che: una comunicazione efficace rende più soddisfatto il cliente e porta a risultati migliori in termini di recupero della salute, mentre, al contrario, una comunicazione inefficace determina effetti indesiderati quali una imperfetta aderenza alle indicazioni del medico e, in mancanza di risultati apprezzabili, l’insoddisfazione del paziente. Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 L’INSODDISFAZIONE 26-11-2008 DEL PAZIENTE E LE AZIONI LEGALI 16:13 Pagina 17 17 La combinazione di risultati scadenti e del senso di insoddisfazione in merito al tipo di relazione instaurato con il medico, è una “ricetta” che può portare dritti in tribunale. Diventa quindi necessario: • rendere il paziente più consapevole in merito a cosa aspettarsi da una visita o da un trattamento; • accertarsi che il paziente abbia ben compreso le informazioni e le istruzioni ricevute; • coinvolgere attivamente il paziente, rendendolo partecipe delle scelte terapeutiche; • monitorare la risposta del paziente nel periodo successivo alla visita medica. Sempre dalla ricerca della Levinson emerge che i medici che non avevano mai subito azioni legali erano quelli che trascorrevano statisticamente qualche minuto di tempo in più con ciascun paziente, il quale veniva incoraggiato, oltre che a descrivere i sintomi, ad esprimere le proprie preoccupazioni e opinioni. In uno studio analogo a quello della dottoressa Levinson, il medico G.R. Hickson e i suoi collaboratori hanno riscontrato che i medici che non avevano mai subito denunce per cattivo esercizio della loro professione venivano descritti dai loro pazienti come persone comunicative, più inclini a partecipare emotivamente all’evoluzione del loro stato di salute e con cui era più facile entrare in contatto, rispetto a quanto lo fossero i medici coinvolti in procedimenti legali intentati da pazienti insoddisfatti. Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 18 26-11-2008 16:13 Pagina 18 COMUNICAZIONE MEDICO-PAZIENTE Uno studio condotto nel 2001 nel reparto di chirurgia cardiaca di una clinica universitaria austriaca ha esaminato i risultati di una comunicazione più consapevole avente l’obiettivo di fornire ai pazienti gli strumenti per essere co-attori efficaci del loro recupero post-operatorio. In questo studio sono stati presi in considerazione gli effetti di un programma di formazione finalizzato a sviluppare le abilità di comunicazione nei professionisti della salute (medici, fisioterapisti, infermieri) insieme alla riorganizzazione delle schede informative destinate ai pazienti. I risultati sono stati osservati su 99 pazienti sottoposti a quattro tipi di intervento (bypass, stent, installazione di una valvola artificiale e interventi che integravano queste tre operazioni) e confrontati con quelli di un gruppo di controllo di 100 pazienti con i quali non erano state applicate le tecniche apprese nel programma di formazione. I parametri osservati sono stati di tipo soggettivo e oggettivo: • Parametri oggettivi: durata della degenza e frequenza di complicanze post-operatorie. • Parametri soggettivi: percezione del proprio stato di salute, soddisfazione per le cure ricevute. Risultati: rispetto al gruppo di controllo, nel gruppo con il quale il personale medico e paramedico aveva applicato le strategie di comunicazione apprese nel programma di formazione, la durata della degenza era stata inferiore di un giorno; i casi di aritmia cardiaca si erano ridotti del 15%; il passaggio a fasi di trattamento meno intensivo era avvenuto prima ed erano migliorati i commenti positivi in merito alla qualità delle cure fornite dal personale. Conclusioni: una comunicazione professionale finalizzata a coinvolgere i pazienti nel loro processo di guarigione può avere effetti Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 L’INSODDISFAZIONE 26-11-2008 DEL PAZIENTE E LE AZIONI LEGALI 16:13 Pagina 19 19 importanti sulla loro salute. Riorganizzare la formazione delle persone dello staff ed i loro modelli di comunicazione può comportare un aumento dell’efficacia nelle cure somministrate ai pazienti. (Studio di Trummer et al. pubblicato nel 2005 su Patient Education and Counselling.) A volte i medici avvertono in modo solo parziale il problema della scarsa aderenza o non-aderenza alle cure prescritte e interpretano la mancata risposta alle terapie come limitata efficacia delle stesse, senza prendere in considerazione la “non-compliance” come possibile causa e l’ipotesi che l’insuccesso di una terapia abbia spesso la sua origine in una comunicazione che ha mancato l’obiettivo. Come sostengono Peter Maguire e Carolyn Pitceathly in un articolo pubblicato nel 2002 sul British Medical Journal: “Quando i medici utilizzano in modo efficace le abilità di comunicazione, sia loro stessi che i pazienti ne traggono beneficio. In primo luogo, i medici identificano con maggior precisione i problemi dei pazienti. In secondo luogo, i pazienti sono più soddisfatti del modo in cui vengono seguiti e possono meglio comprendere i loro problemi, le indagini e le opzioni di trattamento. In terzo luogo, è più probabile che i pazienti aderiscano al trattamento e seguano le indicazioni relative a delle modifiche del proprio comportamento. In quarto luogo, diminuiscono l’angoscia e la predisposizione all’ansia e alla depressione. Infine, lo stesso medico vive meglio.” Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 26-11-2008 16:13 Pagina 21 2 Il fattore tempo Il paziente entra nell’ambulatorio, il medico ha i minuti contati. Oltre la porta, c’è una fila di altri pazienti... impazienti; di conseguenza la possibilità per il medico di prestare la dovuta attenzione ad ogni singola persona è limitata. Questa scarsità del tempo a disposizione crea una condizione di rischio e di stress sia per il paziente che per il medico. Secondo i risultati di uno studio condotto da Langewitz e colleghi e pubblicato dal British Medical Journal nel 2002, • il medico interromperebbe il resoconto del paziente sui propri sintomi (o su quelli che quest’ultimo ipotizza siano sintomi) circa 22 secondi dopo che ha iniziato a raccontare; • sempre in base a questo studio, il 90% dei pazienti conclude spontaneamente il racconto entro 92 secondi e tutti entro i 2 minuti; • nello spazio intercorso tra i 22 e 92 secondi viene menzionato il 75% dei sintomi. Cioè, più il paziente parla dei suoi problemi, più gli vengono in mente informa- Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 22 26-11-2008 16:13 Pagina 22 COMUNICAZIONE MEDICO-PAZIENTE zioni nuove: se lo si interrompe quasi all’inizio, si rischia di perdere una gran quantità di indicazioni preziose. A questi dati si aggiungono quelli emersi dagli studi più accreditati sulla comunicazione medico-paziente: • il 36% dei pazienti non ricorda le informazioni fornite dal medico riguardo alla prognosi e alla terapia (Ley, 1979); • il 70% dei pazienti assume in modo scorretto i medicamenti prescritti (Ley, 1979); • i medici sottostimano il desiderio d’informazione dei pazienti nel 65% dei colloqui (Waitzkin, 1984); • nel corso di colloqui della durata media di 20 minuti, poco più di un minuto è dedicato a trasmettere informazioni al paziente (Waitzkin, 1984). La formula sembra semplice: se il medico avesse a disposizione più tempo e/o strumenti di comunicazione e ascolto più efficaci, la qualità della sua indagine migliorerebbe, e la sua comprensione delle informazioni fornitegli dal paziente sarebbe più completa e puntuale; di conseguenza, il paziente comprenderebbe meglio le spiegazioni e le indicazioni del medico e gli sarebbe più facile e naturale aderire alle terapie prescritte. Una maggiore efficacia nella comunicazione consente al medico: • di raccogliere informazioni in quantità e qualità sufficienti; Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 IL FATTORE TEMPO 26-11-2008 • di ridurre le possibilità di errore; 16:13 Pagina 23 23 • di lasciare il paziente con la sensazione di essere stato ascoltato e considerato come persona, oltre che come soggetto portatore di un disturbo o di una questione da risolvere; • di far sentire al paziente di essere stato assistito con attenzione e professionalità. • di far sentire al paziente che si può fidare del medico, e quindi credere in ciò che il medico suggerisce o prescrive. In definitiva: uno degli obiettivi del sistema sanitario nazionale dovrebbe essere quello di mettere in condizione il medico di dedicare più tempo a ciascun paziente. Prima di allora, una chiave per migliorare la qualità dell’assistenza offerta dal medico, consentendogli di lavorare con più soddisfazione e di ridurre i problemi con i suoi pazienti, è avere a disposizione una serie di strumenti precisi che gli consentano una comunicazione più efficace. L’intento di questo libro è fornire quegli strumenti linguistici e comportamentali che permettano una comunicazione più diretta e produttiva tra medico e paziente. Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 26-11-2008 16:13 Pagina 25 3 Il miglioramento della compliance Molto spesso, a determinare: • il successo del trattamento; • la soddisfazione del paziente; • la collaborazione da parte del paziente, anche nel caso di mancanza di risultati favorevoli nei tempi previsti; • il perdurare della fiducia del paziente, è proprio l’attenzione che il medico rivolge alla compliance. Dall’altro lato, alla base della maggioranza dei fallimenti terapeutici c’è una scarsa adesione ai modi, alle quantità e ai tempi delle terapie prescritte. In particolare, come fa rilevare Haynes in uno studio dal titolo “Compliance in health care”, in gran parte delle malattie croniche come l’ipertensione, il diabete e l’asma, l’adesione dei pazienti ai regimi terapeutici è alquanto scarsa: si parla del 50% di persone che rimangono aderenti alle terapie nel corso del tempo. Il punto è che in alcuni casi, per esempio in quello della terapia di una malattia come l’AIDS, è necessaria Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 26 26-11-2008 16:13 Pagina 26 COMUNICAZIONE MEDICO-PAZIENTE un’adesione quasi perfetta perché il trattamento possa funzionare al meglio e per evitare la comparsa di pericolose resistenze del virus HIV ai farmaci. Le conseguenze di una mancata compliance sono numerose e varie per tutti i soggetti coinvolti nella relazione tra medico e paziente: • per il medico, che assiste all’insuccesso del trattamento che egli stesso ha prescritto, ma potrebbe non avere gli elementi per accertarsi che il paziente si sia attenuto scrupolosamente alle indicazioni ricevute; • per il paziente, le cui aspettative di miglioramento della salute rimangono deluse, con conseguente calo della fiducia nella competenza del medico e/o nelle proprie possibilità di guarigione; • per il sistema sanitario nazionale, che ha dedicato tempo, strutture e risorse a un intervento terapeutico che è risultato inefficace o scarsamente efficace; intervento che dovrà essere quindi modificato, prolungato o ripetuto. Viceversa, da una piena aderenza al trattamento che abbia esito nei risultati desiderati, conseguono spesso la conferma della professionalità del medico, la soddisfazione fisica e psicologica del paziente, che oltretutto risparmia tempo e denaro, il consolidamento dell’alleanza terapeutica tra i due e l’ottimizzazione delle risorse umane e materiali messe a disposizione dal sistema sanitario nazionale. Il primo passo in direzione di una buona compliance è lavorare sin dall’inizio insieme al paziente per evitare che le indicazioni del medico vengano fraintese e per far sì che la persona recepisca quanto sia importante aderire pienamen- Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 IL MIGLIORAMENTO DELLA COMPLIANCE 26-11-2008 16:13 Pagina 27 27 te al trattamento prescritto. È essenziale che questi aspetti siano messi in evidenza prima dell’inizio di qualsiasi terapia, e che medico e paziente collaborino alla strutturazione di uno schema terapeutico che tenga conto delle caratteristiche specifiche della persona, quali ad esempio il suo stile di vita e le sue abitudini. Lavorare affinché il paziente garantisca una piena compliance significa anche fornirgli spiegazioni accurate sul piano di trattamento, informarlo dei rischi potenziali di un mancato rispetto delle indicazioni terapeutiche, coinvolgerlo sul piano decisionale in modo che si senta partecipe e corresponsabile della riuscita della cura, accertarsi che abbia compreso nel dettaglio le indicazioni ricevute e destinare tempo ad un monitoraggio del suo comportamento in termini di adesione alla terapia. A questo proposito tornano a manifestarsi il problema di una sala d’attesa affollata e la conseguente mancanza di tempo sufficiente a informare il paziente in modo adeguato e ad accertarsi che il messaggio sia arrivato correttamente a destinazione. L’esperienza clinica ha evidenziato che i seguenti passi consentono di risparmiare tempo e di migliorare la compliance: • individualizzare il trattamento, adattandolo il più possibile alle specifiche esigenze del paziente. Ad esempio il paziente potrebbe temere particolarmente gli effetti collaterali collegati all’assunzione di uno specifico farmaco: il medico dovrebbe sempre valutare e strutturare insieme a lui il regime terapeutico più adatto; • chiedere se ci sono difficoltà oggettive nell’assunzione dei farmaci; discutere nel dettaglio come la terapia andrà a integrarsi nella routine quotidiana del paziente (ad esempio pasti, attività giornaliere da collegare Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 28 26-11-2008 16:13 Pagina 28 COMUNICAZIONE MEDICO-PAZIENTE all’assunzione dei farmaci e così via); • identificare insieme al paziente le occasioni in cui verosimilmente salterà una dose e prevedere delle misure finalizzate a ridurre il rischio di tali eventi; • chiedere periodicamente quante compresse sono rimaste nella confezione del farmaco. In particolare, ricordarsi di rivolgere al paziente domande sull’adesione ai controlli successivi; • considerare lo stile di vita del paziente e fare una valutazione oggettiva della disponibilità/capacità di adesione al trattamento prescritto; • evitare di prescrivere cure complesse tutte insieme: piuttosto, procedere un passo alla volta. In questa stessa ottica, utilizzare il piano di trattamento più semplice possibile, diminuendo i dosaggi e la frequenza delle assunzioni; • fornire istruzioni scritte in maniera chiara e leggibile e verificare che il paziente riesca a leggere e comprendere autonomamente le istruzioni, evitando di “suggerire” alla prima incertezza; • incoraggiare il paziente a telefonare o a venire di persona, nel caso in cui dovesse avere dubbi, preoccupazioni o difficoltà durante la terapia; • decidere insieme al paziente se sia opportuno e utile coinvolgere la sua famiglia e i suoi conoscenti per favorire l’adesione al trattamento; • informare le persone che entreranno in contatto con il paziente di quanto sia importante la piena compliance Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 IL MIGLIORAMENTO DELLA COMPLIANCE alla terapia; 26-11-2008 16:13 Pagina 29 29 • evitare di sovrastimare l’adesione dei pazienti al trattamento prescritto. Uno studio presentato nel 1989 da Miller alla CROI (Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections) ha fatto rilevare che i medici ritenevano che il 25% dei loro pazienti aderisse alle terapie con un’accuratezza pari al 90%, mentre in realtà la loro compliance era inferiore all’80%. La capacità di stabilire un’interazione comunicativa chiara e diretta con il paziente e di guadagnare così la sua fiducia è un sistema veramente efficace per ottenere da lui l’attenzione e la disponibilità necessarie a garantire la riuscita di un trattamento. Quando il medico fa sentire al paziente il proprio sostegno a livello sia professionale che emozionale, aumentano le probabilità di compliance, come riscontrato anche nello studio condotto nel 1983 da Ross e Guggenheim. Solo attraverso una comunicazione adeguata il medico può affrontare insieme al paziente argomenti delicati, quali la comparsa eventuale di effetti collaterali e le aspettative realistiche di miglioramento: tutti fattori determinanti per la maggiore o minore probabilità di adesione alla terapia. Nell’elaborazione del piano di cura, infatti, è compito del medico tener conto di tutti questi elementi ed essere capace di informare il paziente degli ostacoli che potrebbero manifestarsi, in modo da dargli una maggiore consapevolezza del percorso terapeutico che si accinge ad affrontare. La compliance è uno degli elementi essenziali di quello che potremmo definire “iter della comunicazione medicopaziente”: una comunicazione efficace aumenta la fiducia e Comunic. Medico-Paziente II rist:Layout 1 30 26-11-2008 16:13 Pagina 30 COMUNICAZIONE MEDICO-PAZIENTE il livello di comprensione del paziente; la fiducia e la comprensione del paziente aumentano le possibilità di una corretta compliance; una corretta compliance aumenta le possibilità di riuscita del trattamento e di soddisfazione del paziente, il quale probabilmente tornerà – fiducioso e collaborativo – in caso di necessità. ➡ ➡ ➡ ➡ Comunicazione efficace Comprensione e fiducia da parte del paziente Adesione al trattamento (compliance) Efficacia del trattamento Soddisfazione del paziente