Laboratorio di Fisica 3 Studio di spettri continui e a righe di sorgenti luminose mediante spettrofotometro 1. Introduzione: spettri luminosi La radiazione elettromagnetica comprende una vasta gamma di frequenze che costituiscono lo spettro elettromagnetico: esso comprende le onde radio ( 104 1011 Hz ) e le microonde ( 108 1012 Hz ), così come radiazioni a frequenza molto alta, come i raggi X o i raggi gamma. Solo una piccola parte dello spettro (compresa tra 4.3 · 1014 e 7 · 1014 Hz) può essere percepita dall’occhio umano: questa radiazione costituisce lo spettro visibile e corrisponde ai diversi colori, dal rosso al violetto. Le radiazioni a frequenza minore di quelle della luce rossa e a frequenza maggiori del violetto sono tradizionalmente denominate rispettivamente radiazioni infrarosse e ultraviolette. Spettro delle onde elettromagnetiche Le sorgenti luminose (sia naturali che artificiali) possono presentare uno spettro luminoso continuo o a righe (spettri di emissione). Spettri luminosi continui sono emessi ad esempio da corpi incandescenti (solidi, liquidi o gassosi ad alta pressione). Ne sono un esempio lo spettro della radiazione solare o quello emesso da una lampada ad incandescenza. Spettro solare Spettro di una lampada ad incandescenza Spettro di una sorgente di luce fluorescente Gli spettri di emissione a righe sono invece tipicamente associati a sostanze gassose a bassa pressione, o a materiali opportunamente eccitati, che riemettono luce a lunghezze d’onda caratteristiche. Un esempio è quello delle lampade a vapori di sodio, mercurio,… Spettro di una lampada a vapori di mercurio Se una sostanza è interposta tra la sorgente e il rivelatore essa può assorbire preferenzialmente certe radiazioni; in tali condizioni si può ottenere uno spettro di assorbimento, anch’esso tipico di ogni sostanza, in cui alcune lunghezze d’onda o alcune zone dello spettro appariranno mancanti (nere). Esempio di spettro di assorbimento 2. Tecniche di misura di uno spettro luminoso Per la misura delle lunghezze d’onda della luce nel campo del visibile si possono adoperare varie tipologie di spettroscopi. Quelli tradizionali impiegano un prisma o un reticolo di diffrazione per separare le varie componenti luminose. Spettroscopi a reticolo di diffrazione a prisma Tali tipi di spettroscopi consentono – con ottima precisione - l’osservazione visuale delle righe di emissione delle sorgenti luminose, ma non danno la possibilità di misurarne l’intensità. Inoltre la misura di ciascuna riga avviene in modo indipendente, richiedendo misure lunghe per valutare l’insieme delle righe di una particolare sorgente luminosa. Negli spettrofotometri di recente generazione, l’intero spettro della luce (intensità in funzione della lunghezza d’onda) può essere invece registrato in un’unica misura. Il principio di funzionamento base di questi spettrofotometri prevede la diffrazione della luce in ingresso da parte di un reticolo di diffrazione, con una conseguente dispersione delle varie lunghezze d’onda, che vengono rivelate in un rivelatore CCD (Charge Coupled Device), un fotosensore segmentato in più rivelatori indipendenti (ad esempio 2048), che consente di misurare l’intensità della radiazione che colpisce ogni elemento del sensore. Ognuno dei pixel nel sensore CCD risponde alla lunghezza d’onda che lo colpisce, fornendo una risposta digitale. Schema di principio di uno spettrofotometro a CCD La luce può entrare attraverso una fibra ottica, essere focalizzata da uno specchio curvo su un reticolo di diffrazione, essere dispersa da quest’ultimo e ciascuna componente essere focalizzata sul rivelatore a CCD. I sensori CCD, che sono alla base del funzionamento anche di fotocamere e videocamere digitali, sono letti periodicamente (ad esempio ogni 2 ms) e il segnale proveniente dai diversi elementi del sensore costituisce lo spettro che può essere visualizzato e registrato. Il numero di pixel del sensore e le prestazioni del reticolo determinano la risoluzione e l’intervallo di lunghezze d’onda che è possibile esplorare. L’unico parametro è il tempo di acquisizione, che può essere regolato in base all’intensità della sorgente luminosa. Per le misure descritte nel paragrafo successivo è disponibile uno spettrofotometro in grado di esplorare il range di lunghezze d’onda da 360 a 940 nm, con risoluzione di 0.5 nm (Mod. U17310 della 3B Scientific). Il software di gestione consente di visualizzare lo spettro acquisito sia in forma grafica che numerica, per ulteriori elaborazioni. 3. Attività sperimentali da eseguire in laboratorio 3.1 Misura di uno spettro di emissione continuo Materiale occorrente: Spettrofotometro digitale U17310 con software di acquisizione, basetta con LED colorati, alimentatore bassa tensione, lampada ad incandescenza alimentata a 220V, lampada fluorescente (Neon) alimentata a 220 V, faretto alogeno, piccolo banco ottico. Modo di operare: Adoperare la fibra ottica collegata all’ingresso dello spettrofotometro, dirigendola verso la sorgente luminosa in questione e acquisire per un tempo sufficiente, in base all’intensità della sorgente stessa, fino a visualizzare lo spettro. Schermare per quanto possibile dalla luce ambientale o da altre sorgenti luminose, ad esempio adoperando un panno scuro. Misurare e registrare gli spettri di alcune tra le seguenti sorgenti luminose: a) b) c) d) Una lampada ad incandescenza (lampada da tavolo) Lampade fluorescenti (Tubi al Neon del laboratorio, lampada spia al Neon) Un faretto alogeno a bassa tensione LED di vari colori (rosso, verde, giallo, blu) Analizzare successivamente gli spettri acquisiti per valutare il range di lunghezze d’onda di ciascuno spettro, confrontarne la forma, valutare la larghezza dei picchi per gli spettri di LED colorati, valutare la presenza di eventuali picchi sovrapposti allo spettro continuo, stimare la quantità di luce infrarossa e ultravioletta,… 3.2 Misura di uno spettro di emissione con presenza di righe Materiale occorrente: Spettrofotometro digitale U17310 con software di acquisizione, una o più lampade spettrali dotate di alimentatore, lampada miscelata a vapori di mercurio alimentata a 220V. Modo di operare: Procedere come sopra, adoperando come sorgenti luminose: a) Una lampada spettrale (ad esempio a vapori di Sodio o di Mercurio) b) Una lampada miscelata a vapori di mercurio, da alimentare a 220 V Analizzare successivamente gli spettri ottenuti, stabilendo posizione e intensità relativa delle varie righe osservate e confrontarle con spettri di questi elementi atomici presenti in letteratura. Valutare la risoluzione e la separabilità di righe diverse. 3.3 Misura delle proprietà di trasmissione della luce da parte dei materiali Materiale occorrente: Spettrofotometro digitale U17310 con software di acquisizione, piccolo banco ottico, collimatori, porta vetrini, cuvette con soluzione, supporto per fibra ottica dello spettrofotometro. Modo di operare: Per valutare le proprietà di trasmissione e assorbimento della luce da parte di un materiale, si può effettuare una misura dello spettro luminoso di una sorgente (con uno spettro il più possibile uniforme) senza e con il materiale interposto (ad esempio un vetro, o un filtro colorato,o una soluzione liquida). Come sorgente di luce si può adoperare in pratica un faretto alogeno, che ha uno spettro del tipo mostrato in figura: Interponendo dei filtri colorati si potranno valutare quantitativamente le proprietà di trasmissione del filtro, valutando il rapporto T=I/I0 tra l’intensità I trasmessa attraverso il filtro e quella, I0, incidente su di esso. Nel caso di soluzioni, si preferisce utilizzare il concetto di assorbanza, definita dalla relazione A = log (I0 / I) dove I0 e I sono le intensità luminose incidente e trasmesse attraverso la sostanza, misurate ad una data lunghezza d’onda. Un grafico dell’assorbanza in funzione della lunghezza d’onda viene denominato spettro di assorbimento di quella sostanza. Nel caso atomico lo spettro di assorbimento è costituito da righe isolate, mentre per una molecola è uno spettro più complesso, strutturato in bande. Una legge empirica (Legge di Lambert-Beer) mette in relazione l’assorbanza A di una soluzione con la concentrazione della soluzione c, il coefficiente di estinzione molare ε e la lunghezza del cammino ottico l: A=εlc Tale legge è talvolta utilizzata per determinare la concentrazione di una soluzione. Poiché parte della luce incidente può essere riflessa, o diffusa, anziché essere trasmessa o assorbita dalla sostanza interposta, la misura può in parte essere falsata da questi effetti. Per effettuare delle misure su materiali allo stato solido (ad esempio vetri o filtri colorati) utilizzare un supporto con sorgente (faretto alogeno), collimatori, porta vetrini e fibra ottica; misurare e registrare lo spettro della sorgente senza alcun materiale interposto, e gli spettri ottenibili interponendo un vetrino alla volta, in modo da confrontare i due spettri ed estrarre lo spettro di assorbimento. Schema di principio di una misura di curva di luce trasmessa da una sostanza Un esempio di curva di assorbanza per vetri colorati di diverso tipo Nel caso di una soluzione utilizzare una “cuvette” che contenga la soluzione in questione. Effettuare una misura con la cuvette contenente solo acqua distillata, in modo da utilizzare lo spettro ottenuto come riferimento rispetto a cui confrontare lo spettro ottenuto nel caso di soluzione interposta. Utilizzo di una cuvette contenente la soluzione da esaminare con lo spettrofotometro Spettro di assorbimento della clorofilla Spettri di assorbimento di varie forme dell’emoglobina Spettro di assorbanza di una soluzione di CuSO4 in ammoniaca estratto da misure condotte con lo spettrofotometro U17310 Per il calcolo dello spettro di assorbanza, estrarre dai files acquisiti i valori di lunghezza d’onda, di intensità misurata con la cuvette piena di acqua distillata e di intensità con la soluzione in questione, e analizzarli mediante un foglio EXCEL o tramite un programma. 3.4 Misura dello spettro di emissione di una fibra del tipo WLS (WaveLength Shifter) Materiale occorrente: Spettrofotometro digitale U17310 con software di acquisizione, supporto meccanico per fibra WLS e per fibra ottica dello spettrofotometro, lampada ad incandescenza per illuminare la fibra WLS. Modo di operare: Le fibre WLS hanno la proprietà di assorbire la luce di scintillazione emessa da materiali scintillatori e di riemetterla a lunghezze d’onda spostate, in modo da ottimizzare la raccolta di luce da parte dell’elemento fotosensore (fotomoltiplicatore, APD, SiPM,..). Esse trovano oggi largo impiego negli esperimenti di fisica nucleare in sistemi di rivelazione basati sull’utilizzo di scintillatori. Per tale misura adoperare una fibra WLS del tipo Kuraray Y11 (picco di emissione a 476 nm), illuminata dalla luce visibile di una lampada, e misurare la luce emessa all’uscita di quest’ultima con la fibra ottica in dotazione allo spettrofotometro – schermando il più possibile dalla luce ambientale e dalla luce primaria. Spettro di assorbimento di una fibra WLS Kuraray Y11 Argomenti di approfondimento/analisi Analisi quantitativa degli spettri di emissione misurati Trattazione numerica degli spettri: forma dei picchi, larghezza, fit della forma,… Caratterizzazione quantitativa di spettri a righe Caratterizzazione quantitativa del comportamento di filtri/vetri colorati Metodi numerici per confrontare forma e intensità di spettri (curva di assorbanza)