Capitolo 7 I corpi estesi 1. I movimenti di un corpo rigido Che cosa si intende per corpo esteso? Con il termine di corpo esteso ci si riferisce ad oggetti per i quali non è lecito adoperare l’approssimazione di particella, cioè le cui dimensioni non sono trascurabili rispetto all’entità degli spostamenti coinvolti. Il corpo esteso può essere pensato come scomponibile in un grande numero di punti materiali, ed i movimenti di cui esso è capace possono a loro volta essere interpretati come moti d’insieme dei punti materiali che lo costituiscono. Che cosa si intende per corpo rigido? Si dice corpo rigido un oggetto ideale che mantiene la stessa forma e le stesse dimensioni qualunque sia la sollecitazione cui lo si sottopone. Si tratta di una idealizzazione: nessun corpo reale soddisfa perfettamente questi requisiti, tuttavia molti oggetti possono essere considerati corpi rigidi: un tavolo, un bicchiere, e molti altri non lo sono, come una catena, una stoffa, una persona e così via. Quali movimenti sono possibili per un corpo rigido? Studieremo il moto di traslazione ed il moto di rotazione di un corpo rigido e la loro composizione, tralasciando l’analisi di movimenti più complessi come quello polare. Si dice che un corpo rigido compie un moto di traslazione se tutti i suoi punti si muovono con lo stesso vettore velocità e lo stesso vettore accelerazione. Si dice che un corpo rigido compie un moto di rotazione se tutti i suoi punti descrivono delle circonferenze con centro sulla stessa retta, che è detta asse di rotazione 1 E’ importante sottolineare che un moto di traslazione non implica necessariamente che i punti materiali che compongono il corpo rigido si muovano su delle traiettorie rettilinee: essi potranno compiere anche dei tratti curvi, od al limite delle circonferenze. L’importante è che non siano concentriche, come si vede in figura: A A v v v B B A A B B B A A B B A B A Il corpo a sinistra descrive un moto traslatorio: sebbene le traiettorie che i punti materiali componenti il corpo rigido seguono siano circolari, le circonferenze lungo cui si dispongono non hanno i centri su di un’unica retta. Una via alternativa per accorgersi che si tratta di traslazione pura è verificare che comunque presi due punti A e B sul corpo, la retta che passa per essi si mantiene parallela a sé stessa, e questo è dovuto al fatto che le traiettorie di tutti i punti sono uguali. Il corpo a destra invece descrive un moto di rotazione attorno ad un asse: tutti i punti che lo compongono si spostano su delle circonferenze concentriche: la loro velocità cresce con la distanza dall’asse di rotazione. Inoltre, come si vede, una retta passante per due suoi punti qualunque A e B non si mantiene parallela a sé stessa. 2 2. Forze applicate ad un corpo rigido Ci limiteremo a considerare un corpo rigido che si muova di moto piano, per il quale tutti i vettori spostamento che individuano i punti che lo costituiscono, si mantengono sempre paralleli ad uno stesso piano. Supponiamo dunque che tale moto sia il risultato dell’applicazione di un sistema di forze: F1 , F2 , .. FN anche esse parallele allo stesso piano. Nel caso F1 F4 più generale il corpo sarà animato dalla composizione di una rotazione ed una traslazione, entrambe parallele al piano. Allo scopo di prevederne le caratteristiche seguiremo la strada di ricondurre il sistema di forze dato ad un altro più semplice, che diremo equivalente, secondo la definizione seguente: F3 F2 Due sistemi di forze si dicono equivalenti se i loro effetti sul moto di un corpo rigido sono gli stessi Per un qualunque sistema di forze è possibile definire il risultante : R F F2 i i F1 ottenibile tramite una somma vettoriale. Per determinare il moto di un corpo esteso è sufficiente conoscere R ? Nel caso di un punto materiale questa grandezza esaurisce tutte le informazioni che occorrono per definirne il moto. Per un punto, infatti, non è possibile distinguere un moto di rotazione da un moto di traslazione: entrambi si sviluppano lungo una traiettoria ad una sola dimensione ed è sufficiente conoscere intensità, direzione e verso del risultante per ricavare le leggi orarie. La libertà ulteriore di movimento di cui gode un corpo rigido, cioè la sua possibilità di ruotare, comporta però la necessità di avere informazioni aggiuntive per poter prevedere l’effetto delle forze ad esso applicate. E’ necessario associare a ciascuno dei vettori che individuano le forze F1 , F2 , .. FN che costituiscono il sistema, un punto di applicazione. Gli effetti di una stessa forza sul moto di un corpo rigido sono molto differenti se questa agisce in posizioni diverse. Se infatti si sceglie un qualunque asse perpendicolare al piano dove si svolge il moto, la capacità di una stessa forza di far ruotare il corpo attorno ad esso cambia notevolmente variandone il punto di applicazione. Che grandezza fisica si può introdurre per misurare questa capacità? E’ necessario introdurre una nuova grandezza fisica che quantifichi la capacità di una forza di far ruotare un corpo esteso attorno ad un dato asse. Le osservazioni mostrano che la capacità di far ruotare, a parità di intensità della forza, è tanto maggiore quanto più la forza è intensa e quanto più viene applicata lontano dall’asse attorno a cui si desidera produrre la rotazione. E’ per questo motivo che la maniglia di una porta viene collocata all’estremo opposto rispetto ai cardini girevoli. Per esprimere la capacità di far ruotare che ha una 3 R F3 F4 forza bisogna dunque conoscere la distanza della retta lungo la quale la forza stessa agisce, dall’asse attorno a cui si vuole far ruotare. Questa importante informazione viene detta braccio della forza: Braccio della forza: distanza della retta di azione delle forza dall’asse di rotazione. F1 Si introduce quindi la grandezza seguente: b2 A b1 b4 F4 b3 F3 F2 Fb indicata con la lettera greca tau ( ) e detta momento della forza (o anche momento torcente della forza). Considereremo positivi i momenti dovuti a forze che producono rotazioni antiorarie attorno all’asse nel piano del foglio, guardato dal lettore. Se sul corpo che si muove di moto piano, agisce un sistema di forze, chiameremo momento risultante del sistema rispetto a tale asse la grandezza i | F1 | b1 | F2 | b2 | F3 | b3 .... i dove bi sono i bracci delle forze, vale a dire le distanze delle rette di azione di ciascuna delle Fi dal punto in cui l’asse buca il piano. In figura il punto A indica l’intersezione dell’asse scelto con il piano di tratteggiate rappresentano i bracci delle forze. bA bB FB 3 4 FA rotazione, e le linee Esempio 1 Trovare il momento risultante del sistema di forze FA ed FB , di modulo 40 N e 30 N rispettivamente, che agiscono sul quadrato di lato 10 m in figura, calcolato rispetto ad un asse perpendicolare al foglio e passante per il centro del quadrato. Dopo aver tracciato le rette di azione delle forze si riconosce che i bracci valgono: bA bB 4 2 3 6 e che per chi guarda il foglio, FA tende a far ruotare in verso orario attorno all’asse, quindi il suo momento sarà negativo, FB antiorario quindi con momento positivo: A B bA FA bB FB FA FB 4 6 10 10 40 30 50 N m 4 6 Il valore negativo del momento risultante comporta che il quadrato, oltre che a traslare nella direzione di R , tenderà a ruotare in verso orario, per effetto del sistema di forze applicatogli. 4 Come si trova il punto di applicazione di R Tanto la retta di azione quanto il punto di applicazione della risultante del sistema non sono determinabili attraverso la somma dei vettori effettuata con il metodo di punta-coda o del parallelogramma. Tale tecnica, che consente di sommare vettori, cioè classi di equivalenza di segmenti equipollenti, fornisce soltanto l’intensità del risultante ed una direzione, quella della diagonale del parallelogramma, alla quale il risultante è parallelo, ma non il punto di applicazione1. Tuttavia il risultante del sistema di forze deve avere lo stesso momento del sistema stesso, quindi se esiste un punto sull’oggetto rispetto al quale la somma dei momenti è nulla, il risultante applicato in modo che abbia momento zero rispetto quel punto sostituisce interamente il sistema di forze. Esempio 2 Trovare, se esiste, il punto (od i punti) in cui si può applicare il risultante del sistema di forze FA ed FB , di pari intensità, che agiscono sul quadrato in figura. Dopo aver tracciato le rette di azione delle forze si riconosce che una forza ha sempre momento nullo rispetto ad un qualunque asse che passa per la sua retta di azione. Quindi entrambe le forze devono avere momento nullo rispetto ad un asse perpendicolare al foglio nel punto P, intersezione delle due rette di azione. Ne segue che anche il risultante dovrà avere momento nullo rispetto a P, quindi la sua retta d’azione (inclinata di 45° rispetto al lato del quadrato visto che le forze hanno la stessa intensità), dovrà passare per P. Quindi il risultante può essere applicato in uno qualunque dei punti in cui la retta a 45° passante per P intercetta il quadrato. FB FA R FB FA P FC FD Esempio 3 Trovare, se esiste, il punto di applicazione del sistema di forze parallele FC ed FD , FC che agiscono sul quadrato in figura. Le rette di azione delle due forze parallele non si incontrano mai, tuttavia è possibile operare sommando al sistema due forze opposte che non alterano la dinamica perché hanno risultante nullo (in verde nella figura). In questo modo si ottiene il punto P rispetto al quale il sistema ha momento nullo, e così si fa passare per P la retta di azione del risultante la cui direzione è ottenuta con la regola del parallelogramma. Il risultante potrà poi essere applicato in uno qualunque dei punti in cui la retta trovata intercetta il corpo, per esempio sul bordo del quadrato. Per sommare vettori applicati occorre operare la costruzione del cosiddetto poligono funicolare, il quale consente di conoscere la retta di azione del risultante, e, se reiterato su di un sistema di forze ruotato rispetto all’originale, anche il punto di applicazione. 1 5 R FD P