IL NATALE CECO TRA LUCI, SUONI E PROFUMI E ANTICHE TRADIZIONI Come regalo per i cacciatori italiani e le loro famiglie abbiamo pensato di far conoscere alcune antiche tradizioni ceche legate al Natale. Nel periodo Natalizio a Praga ed in altre cittá (tra gli altri sono molto rinomati i mercatini di Olomouc) si può vivere ancora oggi una magica atmosfera fatta di luci, suoni e profumi. Praga – per quanto sia possibile visto il suo splendore perenne – è ancora piú bella e piena di fascino. La St Hubertus Hunting Tours organizza per i suoi ospiti cacciatori e non soggiorni a Praga con visita dei suoi mercatini di Natale sparsi nelle piazze e strade della cittá vecchia con le casette in legno dove potete acquistare prodotti artigianali, gustare un panino con il prosciutto di Praga accompagnato da una ottima birra o un dolce tipico ceco accompagnato dal vin brulé. Piazza dell´Orologio a Praga con albero e mercatino di Natale Nondimeno il vero Natale dei cechi non è solo mercatini e vin brulé ma evoca un serie di tradizioni secolari che sono arrivate fino ad oggi specie nei centri rurali. Un tempo l’inizio del periodo natalizio coincideva con l’avvento quando dei personaggi di ispirazione religiosa giravano di casa in casa portando regali ai bambini. Santa Barbara distribuiva cestini di mele e noci ed era usanza tagliare dei rametti di ciliegio che si riteneva avessero dei poteri magici. Si credeva che il periodo intercorrente tra il taglio e la fioritura sarebbe stato un periodo di felicità per il proprietario del rametto. Le ragazze in età da marito tagliavano più rametti cui attribuivano il nome dei ragazzi che piacevano loro. Secondo la credenza popolare si sarebbero fidanzate con il ragazzo corrispondente al rametto fiorito per primo. ll santo tuttora festeggiato in tutta la Repubblica ceca è San Nicola (in ceco Mikuláš) che visse a Bisanzio nel III D.C. e secondo la leggenda un giorno passando in una strada vide una famiglia riunita in casa. Il padre era molto povero e non aveva i mezzi per sfamare le sue tre figlie che erano destinate ad un futuro di stenti. Nella notte Mikuláš tornò davanti a quella casa e tramite la finestra fece avere del denaro a quel povero uomo salvando le sue figliole. La notte tra il 5 ed il 6 dicembre per le strade e le piazze delle cittá ceche potete incontrare Mikuláš accompagnato da un angelo e da un diavolo che portano dolci, frutta secca e noci ai bambini buoni, carbone a quelli monelli. Josef Lada: Mikulás con Angelo e Diavolo Un tempo era molto importante il giorno di Santa Lucia che proteggeva le persone comuni da maghi e stregonerie. Passato il giorno di Santa Lucia iniziavano i preparativi veri e propri di natale. Nell’era precristiana si festeggiava il solstizio d’inverno come il trionfo della luce (il sole era considerato una divinità) sulle forze del male simboleggiate dalla notte. Il ritorno del sole faceva sperare in un buon raccolto che veniva propiziato con riti magici immergendo dodici semi di mela in una tazza riempita d’acqua. I semi che salivano in superficie stavano ad indicare i mesi secchi dell’anno. Analogamente alla sera si divideva una cipolla in dodici strati e metteva su ciascun strato un po’ di sale. La mattina seguente agli strati con il sale sciolto corrispondevano mesi piovosi, a quelli inumiditi mesi con normali precipitazioni e a quelli con il sale integro mesi di siccità. Elemento propiziatore di fecondità era considerata la paglia utilizzata per creare un letto alle galline e per avvolgere gli alberi proteggendoli dal freddo. La Vigilia era un giorno di silenzio in cui erano vietati i lavori. Secondo una credenza non si dovevano neppure buttare i rifiuti per non far uscire con essi anche la felicità. Veniva considerato socialmente inopportuno disturbare la pace della famiglia con delle visite improvvisate. Le donne avevano provveduto nei giorni precedenti a mettere in ordine la casa e la mattina del 24 veniva dedicata a preparare la cena mentre i mariti ed i figli addobbavano l’albero. I regali venivano impacchettati all’apparire della prima stella in ricordo della stella di Betlemme che annunciò la nascita di Gesù. Josef Lada: Betlemme La prima stella poneva fine al digiuno e, accesa una candela, ci si sedeva a tavola. Secondo la credenza popolare il digiuno della vigilia avrebbe permesso di vedere sul muro l’ombra del “maialino d’oro” che era un buon auspicio di raccolto abbondante nel nuovo anno. La tavola aveva uno spiccato significato simbolico. Sui quattro angoli del tavolo venivano sistemati: il pane perché la famiglia avesse sempre di che mangiare, prodotti dei campi come auspicio di un buon raccolto, soldi come auspicio di benessere ed una ciotola con il cibo per bestiame e galline. Le gambe del tavolo venivano circondate con una catena o una corda, il che avrebbe protetto il gregge dai lupi e la proprietà dai ladri oltre a garantire l’unità della famiglia. Se i commensali erano dispari si aggiungeva un posto a tavola: la morte andava di casa in casa e dove notava un tavolo dispari sarebbe tornata a prendere qualcuno durante l’anno. Lo stesso menù aveva un suo simbolismo. Dapprima si servivano i piselli che univano gli ospiti nel bene e nel male, poi le minestre che donavano forza, le lenticchie per i soldi, piatti di carne o pesce per gioia e tranquillità. Le squame venivano nascoste sotto il piatto come auspicio di ricchezza per la famiglia e addirittura venivano conservate nel portafoglio per garantirsi benessere per tutto l’anno. La carpa fritta che oggi costituisce il piatto tipico del natale ceco fino al XX secolo era un privilegio degli aristocratici. I resti della cena della vigilia venivano divisi fra il bestiame, gli alberi in giardino ed il pozzo perché fornisse acqua pura. I cibi variavano a seconda delle regioni ma ovunque non poteva mancare la vánočka, pane dolce con uvetta e mandorle a forma di treccia. Quando tutti avevano terminato di mangiare (si credeva che alzarsi da tavola prima portasse sfortuna) il capo famiglia portava l’albero adorno di mele e prugne secche, dolciumi, zollette avvolte in cartine colorate e noci. Josef Lada: Albero di Natale La famiglia si riuniva per scartare i regali, si accendevano delle candele e si cantavano delle melodie natalizie attorno all’albero, usanza che si ripeteva ogni sera fino all’Epifania. I bambini nei paesi andavano di casa in casa intonando i canti natalizi ed augurando Buon Natale in cambio di dolciumi. Josef Lada: Palle di neve Buona parte della serata della Vigilia veniva dedicata a riti magici. Il rito maggiormente conosciuto consisteva nel tagliare la mela di piatto. Se i semi al centro formavano una stella a cinque punte il nuovo anno avrebbe portato fortuna e salute mentre una croce era presagio di disgrazie. Allo stesso modo ciascuno apriva un guscio di noce: una noce scura era presagio di sfortuna e tristezza, una chiara e sana portava salute e fortuna. Oppure ciascuno metteva un guscio vuoto di noce con una candelina al centro in un recipiente pieno d’acqua e si interpretava il tragitto quale metafora della propria vita. Una fiamma accesa a lungo simboleggiava una vita lunga e felice, una che si spegneva presto tradimenti e malattie. Se la noce restava sul bordo la persona sarebbe rimasta in quella casa, se si accentrava si sarebbe allontanata. Le noci inoltre fornivano informazioni sui rapporti di coppia. Se navigavano vicine il legame era forte e armonico. Se una affondava l’altra era in vista litigi e divorzi, se la spegneva era presagio della prossima perdita dell’amato-a. Se si aggregava ad altre era in vista un amore o una collaborazione di lavoro. I gusci delle noci non venivano conservati bensí bruciati l’ultimo giorno di festa per dare forza gli auspici positivi e indebolire i presagi negativi. Molti riti erano poi dedicati alle ragazze in etá da marito quale il lancio della scarpa: una ragazza, spalle alla porta, lanciava alle sue spalle una pantofola e se questa cadeva con la punta rivolta alla porta sarebbe uscita di casa, altrimenti sarebbe rimasta con i genitori almeno un altro anno. Alphonse Mucha: Giovane Donna Per sapere il nome del futuro sposo si sbucciava una mela in modo da ottenere una lunga spirale che veniva fatta girare tre volte sopra la testa e poi lanciata. Nella forma che si creava a terra si poteva leggere, con un po’ di fantasia, l’iniziale del futuro sposo. Oppure le giovani che volevano sposarsi gettavano un bastone su un pero e con dei salti cercavano di riprenderlo. Tanti sarebbero stati i tentativi quanti gli anni da attendere per le nozze. O ancora si bussava al pollaio, se rispondeva prima il gallo la giovane si sarebbe sposata entro l’anno ma se a rispondere era la gallina toccava portare pazienza. Un’ultima usanza era colare il piombo fuso in un recipiente pieno d’acqua. Le ragazze cercavano nella forma che ne usciva l’iniziale del nome del futuro sposo e simboli che ne lasciassero intuire la professione o addirittura i tratti. Nonostante che fossero credenze che spaventavano nessuno resisteva alla tentazione di sapere cosa ne sarebbe stato del proprio futuro. Veselé Vanoce – Buon Natale