Promozione n° Genesi e e 2151 metamorfosi delle rocce basiche ultrabasiche nell'ambiente mesozonale dell'orogene pennidico Studio della Catena geologico-petrografico Gaggio-Basal (Cantone Ticino) DISSERTAZIONE APPROVATA DAL POLITECNICO FEDERALE DI ZURIGO PER IL CONSEGUIMENTO DELLA LAUREA IN SCIENZE NATURALI PRESENTATA DA Ezio Dal Vesco dipi. se. nat. ETH da Bellinzona Relatore : Correlatore : (Ct. Ticino) Niggli t Sig. Prof. Dr. P. Sig. Prof. Dr. C. Pyurri Zurigo 1953 Tipografia della S. A. Leemann Estratto dal «Boll. Svizzero di Mineralogia Voi. 3», 1953 e Petrografia» Genesi e metamorfosi delle rocce nell'ambiente mesozonale Studio geologieo-petrografico basiche e ultrabasiche dell'orogene pennidico della Catena Di E. Dal Vesco Gaggio-Basal (Cantone Ticino) (Ascona) Indice Premessa 177 PARTE PRIMA: LA ZONA DI CASTIONE A OCCIDENTE DEL TICINO Introduzione 178 Capitolo primo: Caratteri A. Decorso della secondo: La della zona di Castione 184 di Castione zona fialografia A. Introduzione al metodo delle rocce seguito B. Composizione mineralogica, C. Osservazioni sul carattere delle 190 della zona di Castione 103 nella classificazione struttura e tessitura delle 193 196 rocce 197 rocce a) I b) Le e) I marmi 215 d) I marmi calcesilicatici 217 Capitolo gneis 197 rocce terzo: calcesilicatiche La zona 212 di Castione considerata come morfica petrografici B. La variazione verticale dei cicli La natura provincia sedimentaria e meta¬ 218 A. La variazione laterale dei cieli C. 184 di Castione ad ovest del Ticino zona B. Delimitazione della Capitolo fenomenologici genetica della zona 218 petrografici di Castione s. 223 1 223 E. Dal Vesco 174 D. Considerazioni sull'età sul carattere della sedimentazione e 224 E. La metamorfosi F. Riepilogo Capitolo sulla 229 zona di Castione quarto: Il valore tettonico della zione tettonica della regione L'interpretazione Ticino tra A. Il valore tettonico della B. 232 zona di Castione zona e e una prova di interpreta¬ Verzasca 233 di Castione tettonica della zona 233 tra Ticino e Verzasca 235 PARTE SECONDA: FISIOGRAFIA DELLE ROCCE BASICHE E ULTRABASICHE Introduzione e impostazione Capitolo primo: A. Le rocce La zona basiche e di dei problemi 241 Arrami-Vogorno 243 ultrabasiche 244 I. L'olivinite lherzolitica 244 II. L'olivinite III. Le IV. V. VI. 272 275 Incrostazione-filone Gli scisti orneblenditici marginali, in parte contenenti granato . . . Gli scisti attinolitici L'eclogite, granatifera e l'anfibolite plagioclasica l'eclogite b) I prodotti metamorfici dell'eclogite e) Il prodotto finale : l'anfibolite plagioclasica Due con le profili rocce .... 290 297 incassanti attraverso il 285 285 : 301 margine inferiore 301 settore centrale 301 b) Profilo all'apice occidentale Due profili attraverso il margine superiore 305 a) Profilo nel settore centrale b) Profilo all'apice occidentale 307 304 305 III. Alcune considerazioni riassuntive Capitolo 278 281 Panfibolite La roccia iniziale a) Profilo nel II. 272 b) I contatti I. 254 nell'olivinite a) Achirosomi lenticolare-striati a) B. granatifera inclusioni eclogitiche secondo: La A. L'olivinite zona dei gneis biotitici harzburgitica e le rocce harzburgitica 308 picchiettati 309 associate di A. Alai 310 I. L'olivinite 312 II. I filoncelli di asbesto 319 III. Le inclusioni anfibolitiche ed IV. Le nefriti antofillitiche e gli eclogitiche nell'olivinite scisti di orneblenda pargasitioa ai esterni dell'olivinite a) Interno del b) Esterno margine : del margine : 321 margini 324 le nefriti antofillitiche 324 l'orneblendite 327 pargasitioa Genesi e metamorfosi delle V. Le anfiboliti corismatiche dei b) Il e) Visione d'assieme sui 175 ultrabasiche margini 328 333 margini una anfibolitici corismatici 336 inclusione di roccia calcesilicatica nel338 marginale a) La roccia calcesilicatica 336 b) I contatti 340 B. La lente di . - La lente di anfibolite I. Contatto IL Contatto terzo: di A. serpentinoscisti La 343 Aspra biotitici gneis 345 di A. Confiente granatifera D. I fenomeni di contatto nei 353 picchiettati 354 basite-gneis ultrabasite-gneis zona di Castione A. La lente di olivinite di e 328 Il l'anfibolite corismatica Capitolo basiche margine superiore margine inferiore a) VI. Fenomeni di contatto in C. rocce 359 360 s. s serpentinizzata nei marmi flogopitici della Bocchetta 361 Gagnone I. L'olivinite serpentinizzata gli e II. I contatti della roccia ultrabasica III. Grumi e lenticelle turgide di 362 scisti attinolitici con i marmi granatite a 364 diopside e di augitite nei 366 marmi flogopitici a) Granatite a diopside b) Augititi 367 di scisti attinolitici della flogopitici stromatitici con achirosoma Bocchetta di Gagnone I. Gli scisti attinolitici (achirosoma) B. I marmi II. I contatti C. con 369 involucro di scisto attinolitico con il 370 371 373 marmo Gli orizzonti anfibolitici I. Anfiboliti II. Anfiboliti 374 375 granatifere plagioclasiche 376 III. Anfiboliti biotitiche 377 IV. Anfiboliti ibride 377 PARTE TERZA: LA GENESI E LA METAMORFOSI DELLE ROCCE BASICHE E ULTRABASICHE 378 Premessa Capitolo primo: Capitolo A. Il chimismo delle rocce secondo: Cristallizzazione e Olivinite, olivinite granatifera I. Il magma peridotitico 1. Le diviniti 2. L'olivinite 3. Le rocce e basiche e metamorfosi delle e le 381 ultrabasiche rocce basiche e ultrabasiche 389 prodotti metamorfici primarie 389 rocce granatifera peridotitiche nel 389 393 loro insieme e l'autometamorfosi . . . 395 176 E. Dal Vesco II. L'azione della postcristallina pressione orientata 397 III. La metamorfosi di dislocazione 399 L'aggregato olivina-augite 2. L'aggregato granato-olivina-augite Riepilogo 1. IV. B. Augititi e 399 404 405 scisti attinolitici 407 I. Il magma websteritico la roccia e primaria 407 IL La metamorfosi di dislocazione III. C. 409 Riepilogo 410 Nefriti antonllitiche orneblenditi e 411 Le nefriti antonllitiche a) I. Il magma 411 ortaugitico IL L'autometamorfosi e la roccia e primaria 411 la metamorfosi di dislocazione 413 b) I talcoscisti D. 414 Le orneblenditi e) 415 Eclogiti e anfiboliti a) Le eclogiti di A. Arrami I. Il magma gabbroidico e la roccia primaria IL L'azione postcristallina della pressione orientata b) 415 416 416 422 III. La metamorfosi di dislocazione 422 Le anfiboliti 428 granatifere di A. Confiente gabbroidico e la roccia primaria I. Il magma 428 IL La metamorfosi di dislocazione 430 e) Le anfiboliti flebitiche di A. Confiente d) Le anfiboliti della di Castione zona I. La natura sedimentaria IL La cristallizzazione e e e A. Alai 432 436 s. s magmatica 436 la metamorfosi 439 e) Riepilogo E. Eclogiti basiti o 440 oliviniche e orneblenditiche situate al loro a) Le eclogiti oliviniche b) Le orneblenditi Capitolo terzo: I e le orneblenditi incluse nelle ultra¬ margine con o 442 orneblenditiche e senza processi endogeni 442 granato ed esogeni A. La metamorfosi di contatto delle rocce 444 della metamorfosi di contatto . . . ultrabasiche 445 I. Il contatto ultrabasite-marmo IL II contatto ultrabasite-gneis 445 biotitico 450 III. Il contatto ultrabasite-roccia calcesilicatica B. La metamorfosi di contatto delle rocce 451 basiche 452 I. Il contatto basite-marmo IL 452 Gli achirosomi delle anfiboliti corismatiche di A. Alai ibride della III. Il contatto zona di Castione basite-gneis e le anfiboliti s. s 455 biotitico 455 IV. Il contatto basite-roccia calcesilicatica C. 457 Riepilogo D. Alcune osservazioni sulla 445 458 zona di Castione considerata nel suo complesso 459 Genesi PARTE e metamorfosi delle basiche rocce e 177 ultrabasiche QUARTA: CORRELAZIONI TRA SEDIMENTAZIONE, OROGENESI, MAGMA¬ TISMO, CRISTALLIZZAZIONE AUTOMETAMORFA E METAMORFOSI DI DISLOCAZIONE A. La sedimentazione 461 B. L'orogenesi 462 C. Il magmatismo D. La 464 piezocristallizzazione dei la metamorfosi di contatto magmi, e di dis¬ locazione 471 I. Le condizioni fisiche dell'ambiente II. La dei piezocristallizzazione magmi 471 autometamorfa e le differenziazioni in situ 472 III. La metamorfosi di contatto 473 IV. La metamorfosi di dislocazione 474 Considerazione conclusiva 476 Letteratura citata 478 Premessa Lo studio delle rocce basiche dall'egregio signor Prof. Dr. indispensabile l'allargamento ultrabasiche incluse nella e Castione ad ovest del Ticino, tra il Gaggio P. Niggli e nel il Basai, 1943. delle ricerche alle ci venne Presto rocce zona di proposto manifestò si inglobanti e alla di Castione. zona I rilevamenti sul terreno tari tra i semestri ricerca di buoni geologica e e affioramenti, eseguiti vennero i servizi militari resa e si nei brevi protrassero difficile dalla dal rilievo molto accidentato dello periodi frammen¬ fino al 1946. Per la mancanza di una carta spartiacque Ticino-Verzasca, abbiamo dovuto sacrificare la massima parte del tempo, sì che il rileva¬ mento geologico alla Valle della Verzasca ne risentì sensibilmente. Porta, alle rocce Si sono allargate le ricerche basiche della finestra tettonica di Brione- allo studio del comportamento delle oliviniti nel materiale torrentizio della Valle di Gnosca e di Moleno, ma non possiamo entrare e nella loro trattazione. Forza maggiore ci ha impedito di pubblicare prima il lavoro, terminato nell'autunno del 1947. II lavoro risulta diviso in tre parti : la prima tratta della rocce basiche e ultrabasiche e la terza cerca di sedi¬ fenomenologico interpretare la genesi mentaria di Castione, la seconda descrive il carattere delle zona E. Dal Vesco 178 delle rocce basiche e ultrabasiche e di trovare le correlazioni tra i processi orogenetici. Mi è doveroso compito esprimere tutta la mia riconoscenza tudine al mio chiarissimo maestro, Signor Prof. P. Niggli, per petrogenetici e introdotto nella metodica della ricerca scientifica indirizzato col suo chiaro insegnamento Sentimenti di riconoscenza mi per l'esecuzione di F. db Quervain, reso quasi e legano il mio più grati¬ e avermi per avermi sempre paterno consiglio. Sig. Prof. J. Jakob Sig. Prof. C. Burri, suo pure al tutte le analisi chimiche ; ai esprimere ,,Pro Helvetia" e sorretto col R. L. Parkbre W.Letxpold Vorrei inoltre zione processi i perii loro aiuto e consiglio. ringraziamento alla Fonda¬ vivo per il generoso contributo finanziario, che pubblicazione possibile genitori, in segno della più profonda riconoscenza, mi ha del lavoro. la Ai riverente dedico questo lavoro. Parte La zona di Castione prima a occidente del Ticino Introduzione Il territorio studiato si differenziano non (fig. 1) comprende tanto per il carattere due regioni geologiche che petrografico, quanto per la complessi rocciosi: a settentrione della latitudine di Claro una giacitura pressoché orizzontale, mentre a meridione rocce della stessa linea esse passano in un modo relativamente rapido a un'incli¬ nazione sempre maggiore, fino a raggiungere più o meno la perpendico¬ larità, passando così dalla zona dei ricoprimenti alla zona delle radici. Il corpo dei ricoprimenti forma le maestose catene delle Alpi Lepontine e struttura dei le hanno le fronti degli stessi lambiscono il versante meridionale del Massiccio del San Gottardo; le radici decorrono invece in larghezza di più o meno che va da Claro alla Valle Morobbia senso longitudinale risultano di un sulla susseguirsi petrografiche, che vengono interpretate quali alpine, dalle più profonde pennidiche alle superiori esili radici dalle falde e zone austridiche. Ma abbandonando subito le considerazioni limitarci a considerare la parte più generali, voghamo settentrionale delle Arbedo. Già nel 1916, R. Statjb riconobbe un radici, alternarsi di tra Claro rocce e gneissiche Genesi Fig. Località: 6 = A. 1 = Aspra. 7 = P.R. CU. = = rocce basiche 179 ultrabasiche e Situazione geografica della regione studiata. 1. Gorduno. 2 A. Alai. 8 fiente. 11 Cime: metamorfosi delle e = = = Castione. Vogorno. 12 Cima dell'Uomo. P.V. Punta del Rosso. C.L. 3 A. Prosecco = = Gnosca. Corippo. = = 4 (A. Nuovo). Pizzo 13 = 9 = = Claro. 5 = A. Arrami. A. Gariso. 10 = A. Gon¬ Brione-Verzasca. Vogorno. Cima di Lierna. C.G. = P.P. = Poncione di Piotta. Cima di Gagnone. M. G. = Madone Grosso. La linea e di tratteggiata rocce verso aventi carattere sedimentario e, meridione nel 1. Zona delimita l'area delle cartine rappresentate nelle di Claro: in le 2 e 6. da settentrione seguenti zone: prevalenza gneis a due miche del tipo Leventina, dettaglio da S. Casasopea. Zona di Al Galetto-Castaneda : in prevalenza marmi con una potenza gneissica studiati in 2. procedendo profilo Claro-Arbedo, egli distinse fìg. massima di 80 m. 180 E. Dal Vesoo 3. Zona di Roveredo: gneis due miche. Potenza variante tra 0,25 a e più chilometri. 4. Zona di Castione: catiche, esili complesso susseguirsi di marmi, rocce calcesililamelle di gneis e di anfìboliti. Al massimo 800 m. Studiata da A. Mittblholzee. Arbedo, divisa da E. Kxtndig 5. Zona di a) Zona dei b) Zona e) Zona Le della logici gneis Vogomo ortogneis due miche. del Gaggio : gneis d'iniezione e micascisti. di Arbedo-Mergoscia : gneis d'iniezione. di rocce queste e la inclinazione, che varia in generale, tra i 70 variazione della struttura, due caratteri fenomeno¬ la deviazione che rimane per tutte : grande mostrano, nonostante la zone composizione mineralogica comuni in: a : e 90°, con più o meno immersione verso est-ovest e sud. Come anche questi complessi rocciosi si ripiegano in un ampio arco verso settentrione, per raggiungere una giacitura più orizzontale; nella regione ad ovest del Ticino, essi presentano una lieve immersione verso occidente in corrispondenza alla loro posizione rispetto alla culminazione assiale del sistema alpino, la quale coincide, in senso lato, con la linea del Ticino e si rende manifesta soprattutto nella forma a volta dei gneis Leventina. Volendo esaminare bile ritrovare considerare dine di e un se nella distinguere profilo lungo le Claro). Considerate si ritrova regione dei ricoprimenti è ancora possi¬ petrografiche sopra elencate, conviene zone la Valle di Moleno solo nel loro (già a nord complesso, dal basso della latitu¬ verso l'alto, : 1. Zona dei gneis Leventina. 2. Zona di diversi gneis: ortogneis, gneis pieghettato, gneis occhiadino, gneis Verzasca, intercalazione di micascisti. 3. Zona di calcescisti e marmi biotitici. Gneis biotitici 4. Zona dei Il confronto tra le di rocce cioè se il zone analoga, gneis Leventina ma carbonatiche, sorge così intercalazione di gneis quarzitici porfiroblastici (picchiettati). con dei delle radici quest'ultime mostra che la corrispondenza non è perfetta; nelle gneis Vogorno sono intercalate due zone e che la ed i mentre nella Valle di Moleno problemi che verrà risolto nel complesso dei calcescisti della Valle uno e gneis Vogorno. successione è radici tra i e corso ne esiste una sola: del presente lavoro, di Moleno rappresenti la Genesi metamorfosi delle e rocce basiche e ultrabasiche 181 petrografia della regione tra il Gaggio e il Basai. Scisti e gneis biotitici Gneis aplitioi tendenti a biotitiei. 3 Gneis vari, in prevalenza del (zona di Al Gaietto [a est del Ticino: calcescisti]). 4 Complesso di marmi-rocce calcesilicatiche e tipo Verzasca (zona di Roveredo). 5 Fig. 1 = 2. Cartina Gneis Leventina. 2 = = = = di Castione gneis (zona parte superiore). copertura del 7 = del a zona = Gneis biotitici due miche del = Gaggio). Mergoscia). continuazione della zona picchiettati (zona di Castione s. 1., tipo Vogorno (zona di Vogorno, con Gneis di iniezione calcesilicatiche: zona di Arrami). 8 6 s.). Gneis di marmi-rocce Gaggio (zona della s. 9 = 10 Gneis di iniezione = Rocce basiche e Arbedo-Mergoscia (zona Arbedoultrabasiche. di Al Galetto-Castaneda oppure la continuazione di Castione. La determinazione del valore tettonico esatto è, seguente logica cenno non storico, solo della di come si vedrà nel capitale importanza nell'interpretazione geo¬ tra il Gaggio e il Basai, ma bensì di tutto regione E. Dal Vesco 182 l'edificio delle Alpi Lepontine tra il Ticino e lo spartiacque Verzasca- Maggia. Cenno storico. Alpen sviluppo der Tessiner lo mente pubblicazione „Geologische Beschreibung Maggia- und Bleniotal" rileviamo breve¬ della interpretazione tettonica della nostra Dalla zwischen storico regione. All'inizio delle ricerche moderne poco geologica del Sopraceneri se non ticinesi, che sempre distolse da lavori di rilievo la un era ancora scoraggiante noto sulla struttura monotonia dei inizio definitivo delle ricerche gneis e dei Con il riconoscimento della struttura a cartografico. anche si cominciò considerare a alpino (A. Heim), ricoprimenti la regione sopraccenerina allo scopo di poter congiungere e parallelizzare i ricoprimenti scoperti nel Vallese con quelli dei Grigioni. L'interpreta¬ zione della zona intermedia, dunque ticinese, subì così continui muta¬ menti con il progredire delle ricerche, sempre nell'intento di trovare uno dell'edificio schema unico della successione dei l'arco delle ricoprimenti che valesse per tutto Alpi. questo punto ricordare che lo schema della ricoprimenti inferiori della regione ticinese, detti anche pennidici, dal basso verso l'alto, è il seguente : Sembra opportuno a successione dei (basso) Ricoprimento Leventina Ricoprimento Soja Lembo del Campo Tencia Simano Ricoprimento Ricoprimento Adula ev. (alto) Lembo della Cima Lunga Ricoprimento Tambo Ricoprimento Suretta H. Schardt nel 1906 congiunge direttamente i ricoprimenti scoperti Sempione con quelli della Val Blenio, di modo che la catena Gaggio-Basal resta divisa da una linea est-ovest coincidente con la Valle d'Iragna, con a nord il ricoprimento Simano-S. Bernardo e a sud quello Adula-Monte Rosa. Appena nel 1921 H. Pbeiswerk scopre la zona dei calcescisti (corrispondente a quella della Valle di Moleno a pag. 180) che va dalle radici fino al Basai ad una quota variante dai 1000 ai 1900 m e modifica, o meglio fìssa, uno schema tettonico nel modo seguente : tra i gneis Leven¬ tina ( ricoprimento Leventina) ed i calcescisti è intercalato il rico¬ primento Simano risultante di gneis Verzasca; superiormente ai calcedurante il traforo del = Genesi e metamorfosi delle basiche rocce e 183 ultrabasiche ricoprimento Adula, che alla fronte inviluppa il ricoprimento quali radici vengono considerate rispettivamente la zona di Claro e quella di Castione. R. Statjb modifica nel 1924 lo schema dell'appartenenza delle radici: tutte le rocce situate inferiormente ai calcescisti Gaggio-Basal (d'ora innanzi denominati semplicemente calcescisti) vengono interpretate riassuntivamente quali falde ticinesi ed hanno la loro radice nella zona di Claro, mentre la falda dell'Adula, situata sopra i calcescisti, ha il suo scisti è il sottostante ; inizio nella zona di Algaletto. Nel 1924 H. Preiswerk i gneis e 0. Grùtter dividono i Leventina ed i calcescisti in al lembo del Campo Tencia ed in primento Simano ; essi considerano la falda dell'Adula (situata sopra i un uno gneis situati tra inferiore appartenente complesso superiore corrispondente come loro radici la calcescisti) la zona zona al rico¬ di Claro e per di Roveredo. Questo quadro tettonico vien sensibilmente modificato da H. Preiswerk nel 1932: quest'autore rinuncia alla divisione dei gneis situati tra i gneis Leventina ed i calcescisti e considera il loro complesso come appartenente al ricoprimento Simano. Sopra i calcescisti sarebbe il Lembo Cima Lunga equivalente al ricoprimento Suretta, di modo che la falda dell'Adula non continuerebbe più nel nostro territorio. Quest'ultima avrebbe nel versante est del Ticino come radice la zona di Roveredo-Castione, mentre il lembo Cima Lunga passerebbe alla zona di Bellinzona-Arbedo, situata immedia¬ tamente a meridione dei calcescisti della Questa si esprime anche zona di Castione. verso nord il valore tettonico delle radici nell'interpretazione di L. Bossard nel 1933, dove la tendenza a spostare di Castione-Roveredo viene considerata zona mento come radice del ricopri¬ Tambo, nonostante che il lembo Cima Lunga di Preiswerk venga parallelizzato alla falda dell'Adula. Da ultimo E. Kttndig cambia totalmente l'indirizzo della sua inter¬ pretazione dividendo il ricoprimento Simano in una parte inferiore (Simano inferiore), equivalente ai gneis situati tra i gneis Leventina ed i calcescisti, ed in una parte superiore (Simano superiore) formante il tetto dei calcescisti stessi. zona di Claro Da e questa delle quella corta Egli considera come radici rispettivamente la di Roveredo-Castione. esposizione storica risulta evidente che la causa tettonica è dovuta essenzial¬ divergenze nell'interpretazione all'ignoranza della corrispondenza esatta dei diversi complessi petrografici nelle radici ad est e ad ovest del Ticino e della continuazione degli stessi nell'ambito dei ricoprimenti, per la qual ragione sarebbe imprima mente 184 E. Dal Vesco portante avere almeno scopo sembra questo grazie alla sua un sicuro orizzonte di riferimento. Predestinato il a dei calcescisti di complesso Castione, che, potenza rilevante, ha maggiore probabilità di «ssere sempre essere riconoscibile nel terreno (sia per il carattere morfologico che le rocce calcaree conferiscono al terreno, sia per la superficie di alterazione atmos¬ ferica facilmente individuabile, sia per la presenza frequente di Leonto- podium alpinum in zone calcaree) ed avere una grande estensione anche inoltre ha maggiore probabilità di occidente, oltre la regione verso studiata. Capitolo primo Caratteri fenomenologici della zona di Castione A. DECORSO DELLA ZONA DI CASTIONE AD OVEST DEL TICINO Come si è già visto nell'introduzione, la zona di Castione comprende quel complesso susseguirsi di gneis, marmi e calcifiri, limitato a nord dai gneis della zona di Roveredo e a sud dai gneis del tipo Vogorno. Ottimi affioramenti si trovano nella successione di tali del motto che si erge nel triangolo cave situate ai piedi occiden¬ di confluenza della Moesa con il Ticino. A questa regione A. Mittelholzbr dedicò tutto il suo lavoro di tesi, soprattutto per classificare le numerose varietà di rocce e per schiarire il loro reciproco rapporto. Egli aveva inoltre seguito la continuazione oriente, perciò possiamo limitarci alla regione ad ovest del Ticino (non possiamo fare molte digressioni per motivi di spazio). Le misurazioni della deviazione degli strati a Castione lasciarono presumere che i prossimi affioramenti ad ovest delle alluvioni del Ticino dovessero trovarsi ai piedi della montagna tra Gnosca e S. Carpoforo, a della zona verso nord di Gorduno. Infatti dallo sbocco della Valle di Gnosca verso meri¬ dione, fino allo stand di tiro, in parte nascosto dalla vegetazione ed parte in ottimi affioramenti, fu possibile rilevare il seguente profilo : 1. Profilo 1. Gneis di I. 2. due miche feldispato e Gneis biotitico titica %) Le a G1): Gnosca-Gorduno (da rocce verso di con zone quarzo. listate ; verso (Gneis della porfiroblastico con zona nord verso sud) l'alto di con ghiandole Roveredo.) straterelli di anfibolite bio- l'alto 0,10 questo profilo accompagnato dal rispettivo verranno numero. in richiamate in In modo analogo le seguito rocce con dei m il simbolo G prossimi profili. Genesi 3. Calcifiro2) a metamorfosi delle verde chiaro con rocce basiche e a di scistosità di colore arancio inclusioni lenticolari di roccia calcifirica ricca di II. 5. Gneis quarzitico 6. Calcifiro verde 7. Calcifiro a a 8. III. 9. granato di o due miche a diopside . . piccola di grana piccola grana a zone . arricchimento un zonare di a grana fine 5 —6 m 2 m 3 m 0,40 m 3m grana media a lettini con lenticelle di e 10. Calcifiri Scisti biotifici solo parzialmente 12. Calcifiro verde chiaro con m porfiro- diopside quarzo 11. 10 con grana media variante nella colorazione da rossastro Calcifiro verde chiaro Gneis passaggi con verde, in conseguenza di blasti di biotite, listato contenente compatto 185 ultrabasiche inclusioni lenticolari di anfibolite grossolana fiogopite con piani grana 4. Marmi e passaggio m m 10 m affioranti arricchimento di calcite con 60 2—3 sud verso e a 13. Marmo chiaro localmente bruno in conseguenza all' altera¬ zione atmosferica IV. 14. Scisti biotitici bruni, 15. Calcifiro lana granato, con verde chiaro granatifero tessitura massiccia e 16. Marmo fiogopite a con a a grana fine Calcifiro verde di colore arancio nanze 19. un grumi lettini di e lettini di biotite le grigio passante di quarzo Calcifiro verde del a marmo fiogopite contenente a fiogopite tipo „Castione nero" a grossolana grana a menti fusolari di con arricchimenti letticolari di grana media fino verso biotite, a con molto a sud e muscovite nella grana media 2) Calcifiro secondo in a grana grossolana, con contenente orizzonti . . . e clorite granatifera con passaggio con quarziferi occhi di a marmo verso roccia calcesilicatica analogia 45 m 10 m 120 m 120 m 200 m 3 m arricchimento di feldispato a grana 120m grossolana (Gneis Vogorno) e m media zona (23).... 28. Anfibolite 29. Calcifiro 50—60 arricchi¬ 26. Calcifiro VII. 27. Gneis m componenti fiogopite con intercalazioni anfìbolitiche muscovite, a biotite a grossolana componenti leucocratici, contenente letti ricchi di VI. 25. Gneis 2 e silicatici melanocratici V. 22. Gneis biotitici 24. Marmi chiari m e intercalazioni concordanti ricche di biotite 21. Marmo m arricchimento di biotite nelle immediate vici¬ grumi 20. 5 20 confinanti rocce del filone Calcifiro m a con quarzifero concordante; 18. Filone-strato mostrano con m 5 grana variamente grosso¬ passaggio quarzo 17. 10 sono l'alto sinonimi: usiamo più alla traduzione tedesca di Kalksilikatfels. di 2—3 m 6 m frequente il E. Dal Vesco 186 Vili. 30. Gneis con lettini di biotite, diventante più Ultimi metri fine con 31. Marmo chiaro nord a con grana grossolana, sud. Ricco di lettini di quarzo. verso carattere scistoso 20m (Gneis Vogorno) (argilloso) grigio compatto letti di calcare con . . 32. Calciflro verde 33. Marmo con a tipo „Castione 37. Marmi a La rocce e un con letti quarziferi una unità questa successione di di geologica inclinazione variante tra 60 avente marmi una a dante, sue 15 e con una 85° cm. con m 40 m a un minimo : verso G 4, dove determina e un è stato Tutte le sud. solo un'esile è stata ritrovata nella immediate vicinanze m. deviazione di N 85—105° E immersione zona pegmatite media dei ingrossamento della grana dei quarzifero G 18, concor¬ il filone arricchimento di biotite nelle con un m 2,50 che nel rocce, ben definita, è di 700—750 si riduce pegmatitica potenza di flogopite marmi nelle m 3,50 (Gneis Gaggio). hanno struttura banchiforme L'iniezione m 3,50 lettini di quarzo ed intercalazioni anfi- con potenza complessiva terreno forma m 2 flogopite 38. Gneis d'iniezione bolitiche nero" flogopite „Castione nero" 36. m 0,10 di quarzo grumi 34. Calcifiro verde del 35. Marmo 0,60 rocce confinanti; altrimenti possibile macroscopico luogo pegmatitica od idrotermale. Se ora ogni orizzonte gneissico vien contrassegnato con un numero romano (non equivalente all'enumerazione di Mittelholzeb) di modo che esso stia a caratterizzare il complesso avente per base il gneis stesso e per tetto il gneis successivo, la paragenesi petrografica gneis-calcifiromarmo si ripete per ben otto volte, pur avendo ogni volta caratteri propri. Dal confronto con il profilo rilevato da Mittelholzer sul versante orientale del Motto di Castione, che mostra analogamente otto cicli, si vede che il complesso tra Gnosca e S. Carpoforo rappresenta effettiva¬ in nessun altro ritrovare alcun segno di iniezione mente tutta la zona di Castione ; ma siccome esso è delimitato a nord dai gneis della zona di Roveredo e a sud dai gneis di iniezione del Gaggio, diventa probabile che i cicli situati nella parte più meridionale non appartengano più alla zona di Castione considerata in senso stretto, come era stata definita nell'introduzione. Ma ritorneremo in seguito su questo argomento. Le rocce erode il strati ; banchi suo verso e proseguono verso letto formando l'alta il fondo della Valle di Gnosca. Il torrente un piccolo angolo con la deviazione valle, il fianco settentrionale diventa isoclinale risulta di enormi placche rocciose leggermente degli con i ondulate. Nella Genesi e metamorfosi delle regione dell'Alpe Aspra Dai con la biotite Monti basiche ultrabasiche e lo zoccolo 187 gneissico del complesso di pegmatiti assume chiaro carattere riccamente attraversato da Verzasca rocce Castione di gneis in chiazzette. raggruppata all'Alpe Arrami A. Mittelholzer ed profilo da me controllato, che è una copia, quasi fedele, del precedente e che riporteremo solo graficamente nella figura 3. Ai piedi del Gaggio tutto il complesso si ripiega in un ampio arco verso nord passando gradualmente a una posizione più orizzontale : sull'Alpe Aspra l'inclinazione è di soli 50° e la deviazione N 140° E. La E. KtJNDiG Nazzeri avevano fino rilevato tendenza della deviazione più un passare da est-ovest a manifesta a dove nord-sud si fa ancora E, sempre con sull'Alpe Pertignaga importa immersione verso sud-ovest. In questa regione, come appare anche dalla cartina geologica (fig. 2), la zona di Castione si abbassa verso la Valle N 160° di Moleno raggiungendo la quota minima di 1200 m.s.m. nella regione (sulla carta topografica: Alpe Nuovo) dove è stato dell'Alpe dal basso verso l'alto, il seguente profilo, particolarmente possibile rilevare interessante per la predominanza della colorazione verde dovuta ad un Prosecco notevole arricchimento di Profilo 2. M: Valle rocce verdi. Moleno di Alpe tra Prosecco ed Alpe Morosetto (basso) I. 1. Gneis 2. Gneis a due miche quarzitico cocratici e grana grossolana grana minuta lenticelle di feldispato pochi porfiroblasti leu- e con lettini di quarzo quarzitico 3. Gneis a a di biotite ricco con passaggi Zoccolo 0,05 m 4 m 0,10 m 1 m alla roccia seguente 4. Marmo fino roccia calcesilicatica verde 5. Roccia con IT. 6. com¬ con esili intercalazioni di anflbolite Gneis biotitico bruno lungo con porfiroblasti leucocratici ordinati le linee di scistosità 7. Anflbolite verde oscura, III. chiara, ricca di passaggi alla roccia seguente calcesilicatica leggermente più oscura, ricca di biotite, ponenti leucocratici, compatta 8. Calcifico verde chiaro 9. Gneis biotitico bruno-viola, grana fine, 2m con porfiroblasti leuco¬ cratici 10. Gneis simile al precedente ma ricco di biotite 11. Gneis biotitico simile 12. Anflbolite scistosa a contenente con 9 gneis quarzitico passaggi al gneis esilissimi orizzonti di 13. Roccia calcesilicatica verde listata seguente e assieme orneblenda con 4 m 0,50 m 1,20 m 3 m E. Dal Vesco 188 IV. 14. Gneis verde chiaro, a grana fine, leggermente listato e con lettini di quarzo 15. Gneis verde chiaro, verso l'alto bruno (granato) 16. Anfibolite biotitica scistosa 17. Gneis biotitico grana fine a 18. Roccia calcesilicatica verde chiara strie con e 20. Gneis biotitico 21. Marmo Vb. con Gneis cloritico verde chiaro, 23. Gneis cloritico verde 24. Gneis chiaro compatto compatto oscuro con 25. Gneis biotitico contenente m m di anfibolite 2,50 m 0,30 m 1,50 m e lettini di quarzo. granato con . .assieme flebitica oscura con epidoto, con 29. Anfibolite verde come 32. Gneis biotitico flebitica oscura e con vene superficie di alterazione atmosferica bruniccia flebitica oscura come 29 picchiettato granatifero contenente 30 m 6 m 35 m 40 m 12 m 400 m granatifera. analoga a quella del profilo precedente gli gneissici, se ne trova uno di più : la succes¬ fino al quarto ciclo é normale, i gneis picchiettati vi sono enumerano sione dal basso m numerose quarzite tipo Vogorno porfiroblastico. La successione delle si 0,50 bianche di feldi- Inoltre orizzonti di se m cianite intercalazioni lenticolari concordanti di anfibolite e, 5 bianche di feldi- vene 27 con 31. Anfibolite verde 33. Gneis del m inter¬ spato 28. Gneis biotitico contenente granato spato m lettini ondulati di calazioni di anfibolite 27. Anfibolite verde 30. Peridotite 4 10 leucocratici 26. Roccia calcesilicatica verde-chiara ricca di VI. m 0,15 di quarzo grumi 22. componenti e 0,10 epidoto grana fine a m m 0,05 lettini di 19. Alternarsi di esili strati di roccia calcesilicatica Va. 1,50 0,05 rocce è orizzonti inoltre chiaramente individuabili dalla Valle di Gnosca fino alla Valle di Moleno di modo che l'anomalia deve intermedi che corrisponderebbero ha infatti dimostrato che le zate : la complicazione La deviazione è di 40° immersione rocce essere localizzata negli orizzonti microscopica al ciclo V. La osservazione equivalenti sono intensamente milonitiz- diventerebbe di natura tettonica. nuovo est-ovest e la inclinazione varia tra i 30 sud. La tendenza e i giacitura orizzon¬ tale si fa sempre più manifesta e si passa così alla regione dei ricoprimenti. Il complesso perde la colorazione verde e le rocce verdi scompaiono presto: per esempio nella Valle di Lodrino, sopra l'Alpe Vercasca esso possiede il suo aspetto normale ed i marmi predominano sulle rocce con verso verso una calcesilicatiche. Nella Valle d'Ambra, tra l'Alpe di Lierna e la Bocchetta omonima è Genesi stato rilevato basiche 3. sono 1. basiche rocce profilo completo avente carattere normale (le a un minimo), che riportiamo in dettaglio: un 2. Gneis cloritico contenente muscovite Gneis biotitico lenticelle di feldi- con grigio Zoccolo strie con e lettini di quarzo, scistoso, grana fine 3. Marmi chiari II. con grumi di quarzo 4. Gneis 5. Scisto biotitico, intensamente alterato alla quarzitico 6. Anfìbolite in a parte clorite, verde chiaro, listato grana fine, in a 7. Roccia calcesilicatica verde 8. Anfìbolite biotitica a 10. Marmi III. 11. poveri verso Gneis flogopite di parte grumi con a superficie grana grossolana ... di quarzo grana fine 9. Roccia calcesilicatica biotitica feri con con grumi arricchimento di assieme verde chiaro contenente clorite e quarzo, IV. 14. grigio-verde, compatta povero di flogopite, con potenti grumi fortemente disgregato alla superficie 16. Gneis 17. Gneis 18. a con Gneis biotitico quarzifere 2 m 4 m 15 m 15 m 30 m m m grana fine 0,35 m bianco 0,50 m grana fine a orizzonti ricchi di porfiroblastico componenti leucocratici a banchi potenti, con Gneis due miche, simile 22. Esile banco di quarzo a 18 ma 23. Marmo fino roccia calcesilicatica porfiroblastico con passaggi 1 m 15 m 8—10 m 20 m lenti concordanti 21. a m fino lenti di 19. Anfìbolite verde oscura, scistosa 20. m 4 5 feldispatico quasi quarzitico listato Gneis biotitico m 20 Scisti biotitici bruno-violetti 15. Anfìbolite scistosa 6 10 lettini di Roccia calcesilicatica 13. Marmo m m grumi quarzi¬ l'alto quarzitico 5 2—3 di quarzo quarzo 12. rocce Lierna alla Bocchetta omonima dall'Alpe spato, grana grossolana I. 189 ultrabasiche e ridotte Profilo L: (basso) metamorfosi delle e 10 m 0,10 m 4 m alla roccia seguente 24. Marmo V. 25. con orizzonti di colore arancio Gneis biotitico alterato alla assieme superficie 26. Orizzonte 27. Marmo quarzitico grigio chiaro povero di flogopite, con grumi di quarzo 28. Roccia calcesilicatica verde 29. Roccia eorismatica stromatitica con strie di anfìbolite e 30. Gneis biotitici picchiettati con intercalazioni di scisti cianitici anfibolitici. porfiroblasti di quarzite e leucocratici ed e m 0,50 m 0,03 m 0,05 m 2 m pasta fondamentale verde chiara VI. 8 di orizzonti E. Dal Vesco 190 La deviazione di N 12° E e l'inclinazione di 10° con immersione verso dorsale dei ricopri¬ regione profilo possiede una giacitura più o meno orizzontale. Con esso si entra nella regione rappresentata nella carta geologica Maggia-Blenio e più precisamente nel settore rilevato da 0. Gkùtteb. In una giacitura analoga a quella sopraccitata, la zona di Castione costruisce le cime che vanno fino al Basai arricchendosi nuovamente nella regione della Bocchetta di Gagnone di rocce basiche ed ultrabasiche incassate (soprattutto negli è situato nella est dimostrano che il menti che strati in forma di lenti carbonatici) Parte seconda di di orizzonti. Ci occuperemo nella questa regione. Siamo riusciti profili rilevare solo tre a delle difficoltà del terreno ; zioni hanno solo e un senso nuovi a causa soprattutto poi perchè nell'ambito delle nostre considera¬ i profili completi, e questi sono molto rari. B. DELIMITAZIONE DELLA ZONA DI CASTIONE La figura 3 rappresenta graficamente di Castione due i i profili che sono stati rilevati tolti dal lavoro di A. Mittelhol- primi corrispondono rispettivamente al versante orientale ed occidentale del Motto di Castione ; il quarto è stato rilevato dai Monti Nazzeri all'Alpe Arrami da A. Mittelholzeb e da E. Ktìndig e nella parte superiore della zona : sono zeb e completato dall'autore; gli grafo precedente. corretto e Dall'osservazione di questa altri tre successione di sono i medesimi del para¬ profili sorgono logicamente due domande: 1. in la serie sedimentaria che Qual'è senso tettonico, ovvero rappresentala zona che forma la coltre sedimentaria di di Castione un ricopri¬ mento ? rappresentano una successione naturale di rocce originate da una ciclica variazione della facies di sedimentazione, oppure una superposizione di strati dovuta ad 2. I profili sedimentarie rilevati metamorfiche orogenetici, o ancora a possibilità genetiche ? Analizziamo il primo quesito. intensi movimenti una combinazione delle due Dal profilo generale, ormai (pag. 179) ufficialmente accettato, descritto brevemente nell'introduzione la di Castione risulta compresa tra i zona Roveredo La profili : 300 a m e a nord zona e di i gneis a due miche della Roveredo è a nord a due miche della zona di Vogorno a zona di sud. dallo zoccolo dei nostri rappresentata una larghezza orizzontale di Gnosca) da una settentrione (a ovest dalla Valle del Ticino ha risulta limitata gneis di circa zona di Leggenda Gneis di Gneis a iniezione della due miche della zona del zona Arrarrn- Gaggio Vogorno Diversi gneis intercalati nella zona di Gestione Gneis a due miche della zona Castione- Verzasca Marmi con con o passaggi senza a tlogopite, localmente roccia calcesilicatica Roccia calcesilicatica passante a gneis calcesilicatico Rocce basiche Rocce ultrabasiche £7 7 ^ Kig. 3. Quadro sinottico dei sei profili attraverso m Co = la profili a zona est di Castione. Ce (e) e a ovest e (o) di profilo tra Gnosca e Gorprofilo dai Monti Nazzeri profilo in Valle nll'Alpe Arrami. M ili Moleno. L profilo alla Bocchetta Castione. G iluno. N-A = = = = ili Librila. Usserviizionr: la 100 m Ce zona leggenda roimide zasca del teHto. con ('AStlnne-Verzaeca della la zona Roveredo-Vcr- Genesi 60—80 m e metamorfosi delle costituita in prevalenza rocce calcesilicatiche alterate senza alcun dubbio, in senso rocce basiche e 191 ultrabasiche di scisti biotitici intercalati da rare e da anfiboliti di grana minuta, che forma geologico, una serie di parascisti: essa corri¬ sponde alla zona di Algaletto. I gneis a due miche della zona di Roveredo sono chiari e in senso geologico rappresentano degli ortogneis. Dai Monti Nazzeri a nord, questi gneis acquistano sempre più un carattere che li avvicina ai gneis Verzasca : ritorneremo ancora sull'argomento a pag. 197. La zona di Vogorno dovrebbe esser rappresentata da gneis a due miche simile a quello della zona di Roveredo. Nel Motto di Castione i gneis sono ridotti ad esili lamelle che non sembrano avere che una minima importanza rispetto alla potenza delle rocce carbonatiche, singoli profilo di modo che la distinzione del valore tettonico dei orizzonti diventa oltremodo difficile se non impossibile. Ma già nel maggiore importanza e le rocce carbo¬ natiche perdono il loro predominio : resta pertanto ancora difficile fissare dove si debba tracciare la linea di separazione verso la zona di Vogorno. Appena in fondo alla Valle di Gnosca, sulla cresta dall'Alpe Aspra al Gaggio o ancora meglio nella Valle di Preonzo sopra l'Alpe Agaris la situazione diventa più chiara. Ma già prima, a nord dei Monti Bedretto, i gneis VII ed Vili assumono evidente carattere di gneis a due miche con predominio di biotite, del tipo Vogorno, e formano due orizzonti separati da una lamella di pochi metri di roccia carbonatica (calcesilicatica) che sulla cresta del Gaggio si riduce a circa due metri di potenza per poi scomparire nella Valle di Preonzo; di contro i gneis aumentano rapidamente in potenza e formano nella regione sopraccitata una rilevante massa gneissica con chiaro carattere autonomo. È dunque alla base dei gneis Vogorno che dobbiamo tracciare il confine superiore della zona di Castione. La zona di Castione risulta compresa tra due masse di gneis chiari a due miche (in senso geologico ortogneis) che noi non abbiamo potuto studiare in dettaglio : nella zona delle radici si hanno a nord i gneis che chiameremo Roveredo-Verzasca e a sud i gneis che definiamo ArramiVogorno (ad Arrami costituiscono la base del famoso giacimento conte¬ nente le oliviniti granatifere) ; nell'ambito dei ricoprimenti, i gneis Rove¬ redo-Verzasca formano il letto, i gneis Arrami-Vogorno il tetto del com¬ plesso di Castione. di Gnosca i gneis assumono Considerata in questo senso, la risulta divisa in rocce una parte inferiore calcaree metamorfiche e in zona di Castione, ad (nelle radici, una a nord) ovest del con Ticino, ricchezza di parte superiore (nelle radici, a sud) E. Dal Vesco 192 di priva calcaree rocce G VI 26) esistente nelle dei (salvo nel tetto, dove si riscontra un calcifiro radici, ma smantellato dall'erosione nella regione ricoprimenti). Già in superiore questo luogo dobbiamo della zona di Castione entrare in : essa sulla parte qualche dettaglio risulta di una roccia stratificata che gneis e uno scisto (gneis VI dei profili) ; dall'aspetto macroscopico si direbbe talvolta un gneis, soprattutto nella zona di radice, e tal altra uno scisto biotitico, soprattutto nella zona dei ricoprimenti, ma sempre sta tra un contiene noduli che ricordano calcesilicatiche, noduli che variano da porfiroblasti mm, al massimo di 1—2 cm, stirati feldspato Questi noduli conferiscono risultano o di H. Preiswbrk E. Wbnk) solo un (devo chiamò i io vorrei tradurre perchè secondo la gneis e un rocce pochi di e comune e di quarzo. feldspato aggregato aspetto così tipico alla roccia che gneis composizione mineralogica con e al Sig. P. D. Dr. (Knòtchenschiefer) ed orale scisti Fleckenschiefer termine questo a coinvolti nella scistosità un comunicazione questa o di o nelle lenticelle di di quarzo nei marmi quelli biotitici si tratta di picchiettati gneis e non di scisti. Ricapitolando, per creare una che seguono, suddividiamo la 1. parte inferiore (nelle radici zona 2. di Castione a dei zona All'infuori di zona con prevalenza di rocce sud) biotitici (o quasi) picchiettati. sulla Arrami-Vogorno a accenno giacimento di pretazione tettonica, della gneis breve un sione allo studio del nord) chiarezza nelle trattazioni di Castione s.l. in due parti: calcaree : s. s. parte superiore (nelle radici calcaree: maggiore zona rocce con zona assenza basiche di A. Arrami di in e rocce connes¬ all'inter¬ ci limiteremo d'ora in avanti alla considerazione di Castione s.l. quesito. Per quanto la zona di Castione geologica ben definita, considerata più da vicino, sembrerebbe che solo una intensa azione tettonica abbia potuto provocare una tale superposizione. La repentina variazione della potenza dei singoli strati, in così breve spazio (si confronti per esempio il profilo della Valle di Moleno con quello ad ovest del Motto di Castione nella fig. 3), ci farebbe ancora più propensi all'ammissione della stessa tesi, ma faglie e scorrimenti non sono così frequenti come sarebbero da aspettarsi: gli strati sono sempre concordanti e macroscopicamente non si trova nulla di anormale. Se si considera più da vicino il numero degli orizzonti gneisPassiamo al secondo s.l. formi nel terreno una unità Genesi sici, si metamorfosi delle e trova che essi pure in quello di Lierna; Moleno sono microscopica sei sono o o basiche rocce sette. Nel e ultrabasiche profilo di Gnosca in fondo alla Valle di Gnosca di contro sette, ma ha dimostrato che le in del profilo ritrovare alcun una così nella Valle di rocce dei cicli Va e Vb degli non sono in parte in¬ orizzonti corris¬ è stato possibile nel lavoro di Mittblholzee ; sul versante orientale derazioni diventa molto complesso e l'osservazione per tanto il numero è di nuovo sei. Se fosse anche solo in base suo sei e ad ovest del Motto di Castione accenno sono quest'ultimo profilo tensamente milonitizzate. Sul carattere cataclastico pondenti 193 probabile che la zona di Castione a queste rappresenti successione normale di sedimenti metamorfici cicli, localmente sovrapposti (profili Co, N-A e M della consi¬ figura 3) in con nel sei seguito complicazioni tettoniche, ma è naturale che un numero maggiore di potrebbe essere determinato da condizioni locali di sedimentazione. Inoltre con l'affermazione che i profili con sei cicli rappresentino una serie continua di sedimentazione, non voghamo escludere che tra un profilo e l'altro non possano esistere formazioni di scaglie e di altre complicazioni tettoniche. Il problema fondamentale rimane pertanto quello di dimostrare se i profili, come tali, possano essere generati da una sedimentazione e quale sia la natura della sedimentazione stessa. Avantutto si impone la fisiografia delle rocce. a cicli Capitolo La fisiografia delle secondo rocce della zona di Castione A. INTRODUZIONE AL METODO SEGUITO NELLA CLASSIFICAZIONE La classificazione deve rispecchi in modo poi quello di fissare che e avere chiaro e lo scopo di dare univoco la sua i limiti di variabilità di a una roccia un nome paragenesi mineralogica, ogni singola paragenesi. problema è già stato risolto in modo soddisfacente (pag. 95) : applichiamo lo stesso metodo per classi¬ Fortunatamente il da A. Mittelholzeb ficare le rocce vorremmo in base alla partecipazione volumetrica dei minerali, ma tener calcolo anche del quarzo tralasciato da Mittelholzer. Dalla folla di minerali che entrano in considerazione si possono formare quattro gruppi per poterli riunire in un sistema quaternario facilmente interpretabile in una rappresentazione nel piano. I minerali aventi analogie chimiche furono riuniti a formare i seguenti gruppi: al massimo 194 A E. Dal Vesco = Minerali silicatici contenenti alcali muscovite clorite), B = e plagioclasio Minerali silicatici contenenti calcio epidoto, scapolite, grossularia C = Calcite. Q = Quarzo. Trascuriamo no con una le con certa rocce con e e rocce distene a : ultrabasiche, gneis di Mittelholzer considerate in questo rocce e la sillimanite che alterate dalla presenza di basiti quasi picchiettati VI. Inoltre le (pag. 107 del suo lavoro) vennero biotitici capitolo e gneis appaio¬ in contatto oppure in sottili orizzonti trovate, nel nostro distretto, solo in contatto Le (ev. anortite, diopside, orneblenda, abbondanza soltanto nei monomineralici di cianite nei biotite titanite. Mittelholzer la cianite frequenza basiche e feldispato potassico, : acido. con sono le ultrabasiti e le basiti. possibilmente quelle non ultrabasiti. quaternario ABCQ che si ottiene può essere rappresentato con un tetraedro ortogonale ABCQ. La superficie ABC vien ora divisa nel modo proposto da Mittelholzer: i settori risultanti (fig. 4) corris¬ pondono ai campi di variabilità volumetrica di A, B e C, nell'ambito dei quali l'aggregato riceve i seguenti nomi : Il sistema campo a: campo b campo e: campo d B e : : gneis roccia calcesilicatica marmo marmo calcesilicatico (tra beo) In questo modo vengon messi in relazione i gruppi mineralogici A, C; se si vuol tener calcolo del contenuto di quarzo nell'ambito del quaternario, si devono tracciare le superficie per le linee che definiscono i campi nel piano ABC ed il vertice Q del tetraedro : si otten¬ gono quattro spazi parziali corrispondenti alle medesime rocce del piano sistema ABC variazione del contenuto di quarzo da 0 a 100% a mano procede verso il vertice Q. Possiamo ora arbitrariamente suddividere questi spazi parziali, aventi per base a, b, e, d, con quattro piani paralleli alla superficie ABC, per esempio alle quote Q 5, 15, 30, 50% : ciascuno dei quattro spazi parziali a, b, e, d, risulta così diviso in cinque nuovi settori corrispondenti agli intervalli della variabilità del tenore di quarzo nell'ambito dei singoli gruppi petrografici. Questo con¬ tenuto variabile di quarzo può trovare la sua espressione nella nomen¬ clatura nel modo seguente : ma con una a mano che si = Genesi metamorfosi delle e rocce basiche e ultrabasiche 195 cwo Q6-1S BSO ^\ a >so uX ~~ \/i\ '^ff\ r,\ - ti MS -'«-1 BSO X Fig. 4. 1 1 fi US Rocce del profilo G O Rocce del profilo M • Rocce del profilo L Rappresentazione delle rocce della zona di Castione nelle sezioni del edro ABCQ (cfr. testo). contenuto di quarzo in < il quarzo BiS tetra¬ non roccia contenente quarzo roccia ricca di quarzo 31—50 roccia >50 caratterizzazione naturalmente soltanto viene menzionato roccia povera di quarzo 6—15 gneis la ,\ % 5 16—30 Per i \ se il suo quarzitica. più dettagliata secondo contenuto è anormale. il quarzo vale 196 E. Dal Vesco B. COMPOSIZIONE MINERALOGICA, STRUTTURA E TESSITURA DELLE ROCCE Per poter esaminare l'influsso dell'iniezione pegmatitica tutto dell'iniezione basica ed ultrabasica si zione mineralogica volumetrica, nella loro successione naturale sono la struttura come si erano e la riportate soprat¬ composi¬ la tessitura delle e ritrovate nei rocce profili G, M e L la possibilità di (anche i singoli numeri si corrispondono) per così avere rapidi confronti anche per quanto riguarda la variazione della facies di sedimentazione prima dell'orogenesi e del metamorfismo sia in senso laterale, sia in senso verticale. fare Conviene far precedere alcune osservazioni che permet¬ migliore interpretazione delle tabelle I—III : 1. Allo scopo di permettere una rapida visione sulla variazione della composizione mineralogica, si sono evitati i valori numerici. teranno pertanto una L'ordine di intensità della è rappresentato con una partecipazione di ogni singolo minerale semplice segnatura (fig. 5) facilmente interpre¬ tabile. mmmmm >S0% <50 Fig. Segnatura 5. per la OO <1S Dai valori 2. <l% rappresentazione dell'intensità sizione delle metrici <S dei minerali nella compo¬ rocce. numerici, ottenuti dalla misurazione dei tenori volu¬ il tavolino di integrazione, sono state calcolate le coordinate ABCQ proiezione allo scopo di ottenere il nome della roccia secondo le definizioni precedenti. 3. La grossezza granulare viene definita sulla scorta della proposta di Teuscher (da P. Niggli 1947) nel modo seguente: con nel tetraedro di diametro dei grani in ordine di grossezza mm gigante molto grossolana grossolana 33 grana 33—10 grana 10—• 3,3 grana 1 grana media 0,33 grana 3,3— 1— 0,33— 0,1 0,1 piccola grana minuta grana finissima cm cm mm mm - x/10 1/10 mm mm Genesi e metamorfosi delle 4. I concetti di struttura e basiche rocce di tessitura devono morfologico-descrittivo essere applicati primarie quanto a quelle metamorfiche. con valore e non in medesimi termini possono interpretati solo genetico, cosicché i alle rocce magmatiche essere senso tanto 5. La scistosità di cristallizzazione osservabile al tagliate perpendicolarmente sviluppo formale (e non ottico) sezioni alla scistosità, allo dei grani, 197 ultrabasiche e microscopio, venne nel modo nelle distinta in base seguente : tessitura massiccia tessitura leggermente scistosa tessitura scistosa tessitura intensamente scistosa. Con queste osservazioni preliminari delle tabelle I—III che l'interpretazione l'osservazione microscopica delle scritte succintamente nel loro Ricordiamo ancora una dei corrispondono quelli disegnate a sinistra delle a appare dai profili G, M e diventa facile il risultato del¬ rappresentano profili G, M e L già de¬ aspetto macroscopico. volta che nelle tabelle i numeri delle profili un figura 4, dei tre rocce e rocce così per tutto il lavoro. Le frecce tabelle della ad indicare la presenza di la e composizione mineralogica orizzonte di roccia basica, il cui stanno carattere L. C. OSSERVAZIONI SUL CARATTERE DELLE ROCCE a) La a zona da quelli della di o gneis Roveredo-Verzasca, definita due miche che si allontana nel biotitico I zona suo di Castione s.l. che gneis quarzitieo. È 191, risulta di gneis macroscopico «ortogneis» hanno piuttosto aspetto di scisto a pag. per un di carattere questo che lo trattiamo separata¬ mente. 1. Il gneis a due miche della zona Roveredo- Verzasca Composizione mineralogica: Componenti principali : plagioclasio, feldispato potassico, tite Componenti accessori : Carattere dei e quarzo, bio- muscovite. apatite, tormalina e zircone. componenti: Plagioclasio, con composizione chimica dell'oligoclasio, a diffe¬ Generalmente renza dei componenti già citati, possiede grana piccola. VI V IV III II I Ciclo 25 21 24 55 85 15 40 23 45 2 80 20 22 25 14 __ 2 — — 10 14 2 8 25 19 20 2 71 2 40 16 51 4 7 2 — 49 62 85 — 12 1 — B 15 13 95 1 14 14 8 15 3 7 2 12 13 64 3 20 8 36 6 29 7 9 2 11 6 61 4 39 4 87 80 A 5 5 2 20 NumeroQ di —• 56 — — 63 — 53 56 22 — 83 88 — 28 3 2 — 79 — — C triangolo proiezione Coordinate nel 12 1 d. re ic ia : Le caratteristiche delle rocce biotite, povero di quarzo due miche a calcesilicatico, a plagioolasio ricco di quarzo ricco di quarzo a gneis a marmo gneis a gneis marmo calcite e muscovite, quarzitico ricco di quarzo biotite povero di quarzo biotite contenente quarzo contenente quarzo gneis calcesilicatico marmo marmo con poco quarzo calcesilicatico quarzo gneis roccia marmo contenente quarzo pov. di due miche, ricco di quarzo marmo con gneis marmo biotite, ricco di quarzo roccia calcesilicatica, povera di quarzo roccia calcesilicatica, contenente quarzo gneis a marmo gneis a gneis a composizione mineralogica Nome della roccia dedotto dalla Tabella I G gran del a ai me.-f. me.-f. p.-me. p.-f. gr--p- p.-f. porfirobl./granobl. me./p. granoblastica granoblastica granoblastica granoblastica granoblastica granoblastica porfiro-granobl. p.-me. granobl.-mosaico me.-p. granoblastica f.-p. me. granoblastica porflroblastica gr./me.-p. granoblastica me.-p. granoblastica p.-me. granoblastica p.-me. granoblastica p.-me. porfirobl./granobl. gr-/P- me. Dimens or 2 massiccia scistosa anor. anor. anor. byt.-anor. and.-labr. labr. anort. byt.-anor. byt.-anor. byt.-anor. alb.-olig. olig. me. anor. and. scistosa scistosa and. me. anor. quasi massiccia olig.-and. m. scistosa olig.-and. scistosa scistosa legg. scistosa legg. scistosa quasi massiccia mas. leg. scist. legg. scistosa legg. scistosa legg. scistosa inten. scistosa quasi int. scistosa O Chimso plagioclasi ^0 quasi massiccia olig. Tessitura (Gnosca-Gorduno) Struttura profilo granoblastica del 5 Genesi Tabella I : e metamorfosi delle rocce basiche e 199 ultrabasiche Intensità ed estensità dei minerali nelle rocce del profilo G (Onosca-Gorduno) Ci 0 T3 ."S o (E SP C Ph ffl fe o O <J o fì ce I it m ili ^ .3 .tì d -s ° 9- .Sa H 3 I i I geminato secondo la legge dell'albite, più raramente anche secondo quella del periclino. Feldispato potassico, in abito poligonale xenoblastico con mar¬ gini angolosi, possiede in generale la fine struttura a graticcio del microelino; qualche volta, solo una estinzione tale, che questa struttura può essere supposta. La grana è media. Formazione marginale di mirmechite è rara. Coordinate Vb Va IV III 2 5 20 2 35 19 23 7 30 18 40 70 30 17 22 60 13 15 2 65 35 14 21 12 21 62 35 20 11 13 20 2 56 78 15 10 73 54 3 79 65 35 9 6 6 3 27 60 26 6 78 11 3 42 9 8 5 51 8 5 B 7 15 4 86 75 A 1 92 36 3 1 12 1 1 8 78 78 C proiezione 6 14 3 I II 25 2 Ciclo di nel tetraedro NumeroQ d. roc ia : Le caratteristiche delle povero di quarzo calcesilicatica, con biotite e gneis cloritico, ricco gneis cloritico marmo biotitico di quarzo di quarzo quarzo calcesilicatico, ricco con clorite calcesilicatica, marmo roccia gneis a quarzo quarzo gneis chiaro, ricco di quarzo gneis a orneblenda, povero di roccia gneis chiaro, ricco di quarzo gneis biotitico, povero di quarzo gneis cloritico, ricco di quarzo roccia calcesilicatica gneis orneblenditico, marmo, povero di quarzo marmo, povero di quarzo povero di quarzo composizione mineralogica gneis biotitico gneis biotitico, gneis rocce Nome della roccia dedotto dalla Tabella II M suturata granoblastica granobl. cataclastica var. p.-me. f.-p. p.-mi. p.-me. P- me.—mi. p.-mi. p. P- p.-mi. p.—mi. p.-mi. p.—mi. gross. mi.-me. mi.—p. f.-mi. P- Chim s o plagioclasio del leg. media olig.-and. olig.-and. olig.-and. anort. albite scistos. intensa scist. intensa scistosità fluid, and. and. ac. ac. anortite scistosità media and. med. scistosità media anortite scistosità media scistos. intensa scistosità media andes. scistosità media albite scistosità media anort. scistosità media scistosità media scistosità media scist. scistosità media labr. scistosità media scistosità media quasi massiccia olig. scistosità media olig. Tessitura Moleno) grana Dimensoi del a di p.-mi. (Valle granobl. var. granoblastica porfìro-cataclast. grano-poicilobl. grano-poicilobl. grano-poicilobl. granoblastica grano-lepidobl. grano-lepidobl. granoblastica granoblastica grano-poicilobl. grano-lepidobl. grano-poicilobl. grano-poicilobl. granoblastica Struttura profilo © Genesi Tabella II metamorfosi delle e rocce basiche e Intensità ed estensità dei minerali nelle : (Valle O 3 & 60 * T3 Tu h B O O 13 o d ti '3 h -p O <J fi O H 3 o ? o s 02 O o "; n 'Ti I ITT -r_ -'IKnr-r 3[ ._. ! ]r_ Biotite ma sono è selettiva: i II1I "i ^:: :: nr__T 1 I estinzione fortemente ondulata. margine, qualche pasta di grani minuti intensamente suturati. volta completamente sosti¬ muscovite mostrano ottima idiomorfia secondo (001) sbrandellati nella direzione nenti sialici T" cataclastico al e i ~~ :::: T-,71 : Quarzo possiede abito analogo ed una ::::~: ^ ^ :::i # tuito da li I _, I TI frequente i ^ ! Jan Di g _ tlfll ^11 III H _ T » N i «'.% II I \rJ,.TT I^P "JJtt. »T IL i " o i \ "Hi Pi o ti III s 5 ce II r ! .•» "0 « — M 03 «i -p .2 "Il profilo del Moleno) ° Co h rocce iS 's C? di 201 ultrabasiche perpendicolare. La loro distribuzione sono piani ondulati che avvolgono i compo¬ e nei singoli piani predomina ora l'una ora l'altra delle miche. concentrati in Coordinate VI V IV III II 16 3 42 32 2 20 20 15 17 18 23 24 25 27 25 25 30 22 14 10 13 16 52 47 11 12 18 15 16 9 10 75 10 80 17 — 66 57 73 77 8 3 41 2 48 2 79 70 A 7 — 5 27 2 1 2 1 7 34 7 — 37 13 — — 12 B 68 — 58 71 — — — — 75 16 — 82 30 — 82 — C proiezione 39 4 18 21 1 I 2 Ciclo di nel tetraedro NumeroQ re d. ic ia : Le caratteristiche delle ricco di quarzo clorite povero di quarzo biotitico ricco di quarzo a marmo due miche povero di quarzo gneis biotitico contenente quarzo legg. calcesilicatico biotitico, ricco di quarzo biotitico, marmo gneis a calcesilicatico ricco di quarzo feldispatico marmo gneis gneis gneis gneis marmo marmo gneis quarzitico quarzo calcesilicatico, povero marmo con marmo gneis cloritico, quarzo due miche marmo con a di quarzo composizione mineralogica gneis cloritico gneis rocce Nome della roccia dedotto dalla Tabella III L granoblastica granoblastica granoblastica granoblastica granoblastica granoblastica granoblastica granoblastica granoblastica granoblastica gran; del a Dimens or me./mi. P- me.-mi. P- p.-mi. p.-mi. p.—mi. p.-mi. p.-mi. p.-mi. me. (mi.) p. p.-me p.-mi. P- P- P- scistosa scistosa scistosa scistosa scistosa scistosa legg. scistosa scistosa legg. scistosa scistosa scistosa scistosa scistosa scistosa legg. legg. scistosa scistosa legg. intens. scistosa scistosa Tessitura Lierna) me.-p. d di •fi (Bocchetta Struttura profilo granoblastica granoblastica granoblastica granoblastica granoblastica granoblastica granoblastica porfirobl. /lepidobl. del O and. anort. labr. anor. anor. alb. alb. alb. alb. anort. anort. alb. anort. bytow. anort. olig. olig. Chimso plagioclasi Ti "e © Genesi Tabella III: e metamorfosi delle rocce basiche e Intensità ed estensità dei minerali nelle (Bocchetta Foglioline sono pure distribuite quantità subordinata. Gli accessori La struttura + isometrici fino sono È granoblastica con rari e di profilo L nell'aggregato, però in disordinatamente distribuiti senza solo plagioclasi leggermente ed i feldispati sono mentre il quarzo è stirato in forme lenticolari. fessurati La tessitura resta del ordine distinto. La cataclasi ha avuto il massimo effetto sul quarzo, sono rocce Lierna) grana media. I allungati, 203 ultrabasiche e gli altri componenti mostrano raramente estinzione ondulata. leggermente scistosa fino lenticolare per effetto E. Dal Vesco 204 delle miche che sono più mente che orientate secondo il meno o quarzo orientato secondo il suo asse di elongazione. piano (001) e del legger¬ La struttura lenticolare, appena accennata, è invece determinata dalle miche lenticelle molto sottili avvolgono e molto stirate di componenti leuco- cratici. questo gneis possiede nel profilo di Lierna caratteri microscopici molto analoghi. La grana diventa un poco più variabile: Variazioni : nell'aggregato a grana uniformemente media risaltano porfiroblasti leggermente più grandi di microclino derivante da ortoclasio geminato secondo la legge di Karlsbad. Le miche sono sostituite da clorite. La cataclasi è stata intensa, di modo che il quarzo meno non mostra i feno¬ meni descritti di rottura, pur mantenendo l'estinzione ondulata. Osservazione finale. L'aspetto macroscopico della roccia acqui¬ gneis Verzasca con la biotite raggrup¬ pata a chiazze. Anche la composizione mineralogica e il chimismo del plagioclasio (oligoclasio) corrispondono al gneis del tipo Verzasca, di modo che possiamo senz'altro considerare il nostro gneis Roveredo come sta spesso il la sua tipico carattere del continuazione orientale. Non abbiamo studiato problema per poter arrivare 2. I Dal raffronto ' gneis a una della macroscopico Nonostante zona dì Castìone dei diversi gneis quarzitici gneis gneis gneis conclusione sulla listati gneis sua a sufficienza il genesi. s. s. si possono distinguere (cloritizzati) biotitici scistosi biotitici a porfiroblastici due miche. questa distinzione macroscopica, l'osservazione al micro¬ scopio specie mineralogiche restano più o meno costanti in tutti i gneis e che solo la quantità dei singoli componenti può subire variazioni notevoli in senso verticale, mentre si riducono ad essere mostra che le insignificanti in senso orizzontale (pag. 218), di modo che resta giustificata globale. la loro considerazione Composizione mineralogica: Componenti principali : quarzo, plagioclasio, feldispato alcalino, biotite, musco vite e Componenti Componenti subordinati accessori : : clorite. epidoto-clinozoisite, granato, cianite. apatite, zircone, tormalina, pirite, ematite, magnetite, grafite. Genesi Nelle basiche e rocce e metamorfosi delle studiate, ultrabasiche, se non manite, fatta eccezione di G Caratteri dei non rocce basiche ultrabasiche nell'immediato contatto è stato possibile generale eccezionalmente quantità analoga, più di un aggregato a i e o meno cataclastici ; talvolta il quarzo è ridotto risanata in rocce silli- e notevoli variazioni: si a quasi privi di quarzo varia tra i 15 La forma resta sempre gini le componenti gneis la con 25 dove costituisce il nucleo della clinozoisite. quarzo devono essere, secondo la definizione data, considerati in 205 . rintracciare cianite Quarzo è sottoposto quantitativamente riscontrano e ed altri come che quarzitici; 50%. stirata in lenti una con mar¬ pasta di frammenti intensamente suturato, mentre il margine verso uniforme. L'estinzione è in tutte le rocce più componenti gli energicamente ondulata. La grossezza della grana varia parallelamente a quella della roccia. Plagioclasio, di abito poligonale con geminazione secondo la legge dell'albite e in modo subordinato anche secondo quella del periclino, possiede di solito grana leggermente più piccola di quella media dell'aggre¬ altri resta composizione chimica varia in modo insensibile da albite a oligoclasio negli orizzonti inferiori, con tendenza ad andesina verso quelli labradorite, superiori: sola eccezione fa il gneis Gì 4 con andesina roccia che possiede però una composizione mineralogica anormale (quan¬ tità minima di quarzo, certa abbondanza di granato). Il plagioclasio, di solito fresco, include volentieri granuli di quarzo ed in alcuni orizzonti una fine pigmentazione di grafite. Feldispato alcalino. Abbonda talvolta in modo da superare quantitativamente il plagioclasio. Una parte dei grani presenta un fine graticcio del microclino, talvolta deciso, tal altra confuso e spesso localiz¬ gato. La — zato in zone non ben delimitate nello stesso individuo ; una parte manca biotitici e picchiettati gneis graticcio. (pag. 208), che non si differenziano mineralogicamente dai gneis in parola, si ottengono, in base al calcolo catanormale, le seguenti composizioni chimiche dei feldispati : I II II dei Dalle analisi I invece di variante senza variante con variante senza variante con biotite: biotite: biotite: biotite: È probabile che una 10,0 Or + 16,8 Ab 4,3 Or + 16,8 Ab 17,7 Or+ 31,5 Ab 14,3 Or + piccola parte 31,5 Ab sia rappresentata da vero micro- 206 E. Dal Vesco clino, singolo nella siccone ma planimetria grano, abbiamo tralasciato L'abito è xenoblastico anche nel medesimo volta i feldispati con risulta difficile la questa diagnosi di ogni distinzione. forma ovoidale lobata. La grana varia aggregato: inferiore o uguale alla media; qualche porfiroblasti che si distaccano decisamente costituiscono dalla pasta fondamentale. I porfiroblasti hanno un contorno intensamente lobato, come appare anche nella figura 48 (Parte seconda), di modo che ad occhio sembrano essere delle macchioline irregolari piuttosto che porfiroblasti, conferendo con ciò un carattere più o meno picchiettato all'abito macroscopico della roccia. L'effetto cataclastico si riduce alla formazione di esili fessure. I feldispati alcalini inglobano volentieri piccoli grani di quarzo. Il problema dei feldispati non può assumere nell'ambito delle nostre considerazioni quell'importanza che giustamente meriterebbe, pure sarebbe di grandissimo interesse studiare più a fondo la loro genesi e con essa la metamorfosi delle rocce probabilmente legata a un apporto sostanziale. Biotite, vite clorite, abito analogo: meglio idioforme secondo (001) e piuttosto sbrandellate nelle direzioni perpendicolari secondo le quali si inoltrano nei componenti sialici. musco e posseggono La grana varia anche nel medesimo aggregato e la frequenza è sotto¬ posta a forti variazioni: in genere è presente biotite da sola (di raro parzialmente sostituita da clorite) oppure associata a muscovite nei gneis GIII e in quelli dell'orizzonte VI, tanto nel profilo di Gnosca quanto quello di Lierna. Particolarmente, ma non in modo esclusivo, nel profilo di Lierna, la biotite si trasforma in clorite, conservandosi talvolta in in forma di macchiette nel minerale neocristallizzato oppure alternandosi con esso piani in lamelle parallele a (001). o meno parallele La biotite che si può conserva osservare titanio un al avvolgono gli piano di scistosità. anche nell'alterazione la altri contenere zircone mostrante un'aureola graticcio durante sono ordinate per lo più in componenti, rimanendo più Le miche che sinuosamente a sagenite a formatosi trasformazione del pleocroitica clorite; nella quale si può talora grazie reticolo alla segregazione cristallino. del La biotite pleocroismo intenso da bruno-castagna chiaro secondo na a ruggine intenso secondo ny talvolta con sfumature verso l'olivastro. Granato, resta quantitativamente un componente secondario subordinato ed appare nei gneis Gì e alla base dell'orizzonte G—LIV. Nella prima di queste rocce possiede forma scheletrica a grana piccola, associato alla biotite che spesso ingloba. Mentre nelle altre ha mostra bruno un Genesi lare metamorfosi delle porfiroblastico (diametro carattere scheletrica si nota talora e con una altri deboli 6 mm) ; 207 nonostante la natura l'idiomorfia che si realizza cresce intergranu- specie di reticolo irregolare, con apofisi, inglo¬ componenti porzioni di pasta fondamentale. una o Pistacite-clinozoisite dove è a verso ultrabasiche e confinante inoltrandosi anche nelle fessurazioni dei minerali, formando così gli fino chiara tendenza basiche facce del rombododecaedro. Poiciloblastico nell'aggregato bante rocce presente, in minuti corrispondenti ad sempre in grani un quantità xenoblastici con minime nelle tenore molto basso di ferro. Nei in fondo alla Valle di Gnosca, i rocce colori di interferenza gneis G 25 grani margine pistacitico e talora un nucleo di cianite. Componenti accessori più frequenti sono apatite e pirite: la prima in granuli ovoidali e la seconda spesso in cubetti idioformi, con margine alle volte limonitizzato. La grafite è stata individuata in modo sicuro solo nell'orizzonte G V dove ricolma con un fine pigmento soprattutto i feldispati ed in modo subordinato i plagioclasi. minuti di clinozoisite mostrano un esile La struttura. La grossezza della grana pur restando nell'ambito intervalli medio-piccolo è sottoposta a notevoli variazioni; la forma degli dei componenti mostra invece una certa costanza: il quarzo di solito stirato in lenti, se in lettini, intensamente suturato ; il feldispato piuttosto tozzo od ovoidale con margini lobati ; il plagioclasio poligonale e le miche in fogliette talvolta piegate. La struttura varia da granoblastica con grana uniforme a porfiroblastica, selettivamente cataclastica. La tessitura. A seconda del prevalere dei singoli minerali la tessi¬ tura possiede una scistosità variabile. Talvolta i componenti leucocratici sono concentrati in fusi, lenti o lettini, conferendo alla tessitura carattere fusolare, lenticolare oppure listato. 3. I gneis biotitici picchiettati Questi gneis biotitici picchiettati del ciclo VI della zona di Castione assumono una posizione speciale avantutto perchè sono particolarmente potenti (costruiscono le cime dalla Cima dei Laghetti fino al Basai) e poi perchè nonostante il loro aspetto di paragneis stratificati con intercala¬ zioni di orizzonti quasi monomineralici di cianite, di orizzonti ricchi di granato, con tendenze kinzigitiche e con intercalazioni di rocce basiche e ultrabasiche e la loro conclusione in alto con calcefiri, due campioni dell'alta Valle di Gnosca rivelano la (a sud del giacimento di serpentino di A. Aspra) seguente composizione chimica : 208 E. Dal Vesco chimica dei Composizione gneis biotitici picchiettati: Analisi di J. Jakob I II Gneis biotitico picchiettato picchiettato cloritizzato (posizione Arrami). Gneis biotitico Aspra e A. I II Si03 62,90 70,15 TiOa 0,88 0,52 14,70 13,92 1,41 0,92 A1203 Fe203 FeO 5,37 2,21 MnO 0,09 0,03 MgO 2,43 1,46 CaO 4,14 1,92 Na20 K20 4,43 5,13 2,34 2,98 H20 -H20 P205 1,13 0,75 + Valori di Niggli 0,00 0,00 0,19 0,13 100,01 100,12 v. fig. 2 tra A. : tipo si al fm e alk I 225,0 31,0 32,0 16,0 21,0 0,39 0,26 quarzo-dioritico II 322,5 37,5 22,0 9,5 31,0 0,46 0,28 sodico -rapakiwitico 0,33 mg k magmatico a) 254,0 33,0 34,5 14,5 18,0 0,40 b) 316,0 41,0 17,0 17,0 25,0 0,30 0,26 e) 176,5 49,5 26,0 2,5 22,0 0,51 0,37 a) Gneis plagioclasico biotitico con poco granato dalla serie sedimentaria della Valpellina. R. Masson (Analisi 9). Gneis Verzasca della zona più esterna. P. Niggli (1936 MB). Bundnerschiefer privo di calcare, albitizzato della zona di Mesocco (Zona Uccello superiore). A. Ganssek (pag. 394). b) e) Prima di entrare nella discussione dobbiamo anzitutto verificare i gneis analizzati rappresentano carattere locale occasionale nella In questa regione risulta di la zona la facies normale o se assumono parte superiore della Valle inferiore, per circa un un di Gnosca. quarto dello contenenti clorite ; nei tre se spessore, gneis grigio-verdi quarti superiori, dominano gneis bruni con abbondante biotite. I passaggi dall'una all'altra zona sono insensibili e i gneis costi¬ tuiscono un unico complesso caratterizzato dall'ubiquità delle macchio¬ line bianche (feldispatiche o risultanti di un aggregato leucocratico) più o meno rotondeggianti, ma talvolta intensamente stirate. Localmente i Genesi gneis assumono abbiamo tutte le contatti. estremo basiche riscontrare nei contatti a perciò scelto, e cianite) con 209 ultrabasiche e quell'abito con che le intercalazioni basiche nel limite del trattate nella Parte rocce rocce kinzigitico (granato carattere abituati eravamo metamorfosi delle e : possibile, quei campioni, per prima, che non mostrassero l'abito dei come In questo senso le due rocce (l'altro estremo, cioè il contatto, analizzate rappresentano un a pag. 359). è dato dall'analisi La composizione mineralogica dei gneis biotitici in parola e il carattere dei singoli minerali componenti entrano nell'ambito di varia¬ zione dei gneis descritti sotto 2 (pag. 204). Dalle analisi chimiche si possono calcolare le seguenti composizioni catanormali: I variante I variante biotite senza con biotite II variante senza II variante con : biotite biotite : : : Q Or Ab An Wo Hy En 15,1 10,0 40,5 15,8 1,6 7,7 18,5 4,3 40,5 15,8 1,6 7,7 19,6 17,7 46,2 6,3 0,9 2,8 21,7 14,3 46,2 6,3 0,9 2,8 6,8 — 4,0 — Bi Mt Ru Cp 1,5 0,6 0,4 9,1 1,5 0,6 0,4 — 0,9 0,3 0,3 0,9 0,3 0,3 — 5,3 Calcolati i plagioclasi in base alla composizione chimica dedotta proprietà ottiche, si ottengono i feldispati alcalini già elencati pagina 205. La relazione tra plagioclasio e feldispato alcalino sarebbe la dalle a seguente I II : variante senza variante con variante senza variante con Le biotite Plag 39,5 Plag 21,0 Plag 21,0 Plag 39,5 : biotite: biotite : biotite: (40 An) 26,8 Feld (40 An) 21,1 Feld (30 An) 49,2 Feld (30 An) 45,8 Feld (nella variante con bio¬ possibile per i gneis in parola, dove parte dell'Hy può contribuire alla formazione della composizioni mineralogiche così calcolate entrano nel campo di variazione tite) è da notare che biotite e che una una Tralasciamo manifestano gli parte della biotite è sostituita dalla clorite. per stessi il momento gneis la in contatto in cui hanno sicuramente subito una discussione con le rocce delle variazioni basiche e che ultrabasiche modificazione sostanziale derivante (analisi pag. 359 della Parte seconda). Ed ora questi gneis nel confronto con le rocce corrispondenti dei profili G, M ed L. Il gneis nel profilo di Gorduno-Gnosca, alla base, è ricco di plagioclasio (albite-oligoclasio) e di feldispato ale. e contiene inoltre muscovite e clorite; nella sua parte superiore, quest'ultime vengono totalmente sostituite dalla biotite e il plagioclasio diventa leggermente più basico (oligoclasio basico). Nella Valle di Moleno la situazione è molto dalle rocce simile: confinanti in basso (andesina acida) III a ritornano muscovite e verso e clorite accanto a l'alto la biotite accanto allo stesso plagioclasio plagioclasio. 210 Nel E. Dal Vesco profilo biotite di Lierna, i e musco vite Dal confronto gneis con sono ottimamente riconoscibili contengono e plagioclasio della composizione dell'andesina. altri profili risulta che i gneis analizzati rappre¬ gli assieme a sentano la normalità dove sempre si tralascino le varianti contenenti molto loro granato cianite. E e possiamo ritornare al chimismo e discutere le possibilità genetiche. Secondo la classificazione dei magmi di P. Niggli (1936), il gneis biotitico I corrisponde al tipo quarzodioritico e il gneis biotitico cloritizzato al tipo sodico-rapakiwitico, ma in entrambi i casi si discostano più o meno sensibilmente dai tipi base. Esiste dunque una prima possibilità genetica per i gneis in parola : quella magmatica. Ma l'impressione avuta sul terreno è stata piuttosto per un paragneis soprattutto in considerazione dei suoi passaggi locali a gneis kinzigitico e delle intercalazioni concordanti di quarzite e di scisti cianitici (cfr. pro¬ fili) e poi essi si discostano molto meno dai gneis intercalati nella zona di Castione s.s. che non dai gneis di Roveredo-Verzasca e Arrami-Vogorno per i quali è palese che rappresentano degli ortogneis (nel senso geologico) : ne consegue che dobbiamo anche discutere la possibilità di un'origine sedimentario-metamorfica. Secondo la classificazione chimica generale di P. Niggli (1934) la tipo alcali-alumo-silicatico, in altre parole anche di carattere argilloso quarzitico leggermente marnoso a un sedimento con un alto valore di alk e in particolare con un'inversione di k. Meglio corrisponderebbe a un'arcosa. corrisponde roccia II Riassumendo, al per le rocce in discussione avremmo tre possibilità genetiche : 1. una 2. una natura magmatica ; leggermente 3. sedimentario-metamorfica, natura natura una marnosa che abbia subito sedimentario-metamorfica, un da da un'argilla quarzitica apporto di sodio ; una arcosa + un apporto diNa. Per verifica argillosi di un chimismo analogo si son fatti diversi confronti. C. Coreens e P. Niggli riportano argille oceaniche recenti che rivelano alcune analogie. Per argille normali le analisi hanno un valore troppo alto di alk, ma P. Niggli (1930) fa la stessa osservazione per qualche sedimento dell'Altipiano Svizzero. avere una se esistono sedimenti Entrano invece nell'ambito di variazione delle metamorfiche della Tremola, Gottardo dunque non possiamo (E. Niggli). Inoltre rocce sedimentario- del versante sud del Massiccio del dimenticare i risultati a Genesi cui sono giunti e metamorfosi delle diversi autori : per rocce basiche esempio e l'intrusione di rocce i due fenomeni non basiche causa in un rocce apporto più alcun Ma argillose e arenacee sostanziale (soprattutto anfìboliti mostrano 211 ultrabasiche W. Nabholz, A. Gansser, E. Dibhl descrivono intense albitizzazioni delle credono di individuarne la e e legato al¬ prasiniti) anche se legame diretto. una spiccata analogia, perchè i proprio in questo senso esiste intercalazioni lentinumerosissime gneis biotitici picchiettati contengono colari ed orizzonti di anfìboliti, di anfìboliti granatifere e di olivinitiserpentinoscisti. Con i caratteri detti e con la loro tendenza locale a diventare kinzigitici, i gneis biotitici picchiettati assomigliano notevolmente ai gneis kinzigitici della serie di Valpellina studiata da R. Masson. L'analisi a) trascritta per il confronto, per quanto contenga granato (fm più alto!), rivela un alk quasi così alto e un k quasi così basso, avvicinandosi alle nostre rocce. R. Masson aveva dimostrato che questa roccia, chimismo alcali-alumosilicatico, rappresenta argille chimicamente alterate da un un sensibile nonostante il prodotto suo metamorfico di apporto pneumatolitico diNa. vogliamo discutere brevemente la terza possibilità genetica, ragione che si vedrà in seguito, utile sarebbe il confronto con il chimismo dei gneis Arrami-Vogorno. In mancanza di un'analisi, consi¬ deriamone una dei gneis Verzasca (-Roveredo) di composizione mineralo¬ gica analoga. Ne risulta una certa analogia, in modo particolare nel valore di k. Ne consegue che la possibilità di un'arcosa deve entrare in linea di conto, soprattutto se si pensa che il giacimento primario dell'arcosa sia stato il gneis Vogorno ora formante il tetto dei gneis biotitici picchiettati, ma anche in questo caso si deve pensare a un apporto di Na. Se infine per la Nell'intento di riordinare le idee, tenuto calcolo che sul terreno i nettamente dai cosiddetti picchiettati gneis loro chimismo che si avvi¬ il Roveredo nonostante e Vogorno, ortogneis cina a quello delle rocce magmatiche, possiamo rendere probabile che essi rappresentino una serie sedimentario-metamorfica, dove lasciamo ancora aperto il problema se in origine risultassero di argille arricchite in seguito di Na per effetto di un apporto sostanziale o di arcose (pag. 230). Nello biotitici si differenziano svolgimento dei confronti e dei ragionamenti troveremo conferme sempre più convincenti che i gneis picchiettati rappresentano effettivamente i prodotti metamorfici di sedimenti. Non da dimenticare è nemmeno che essi terminano in alto (nel profilo G) con rocce calcesilicatiche. 212 E. Dal Vesco b) Le Rocce calcesilicatiche calcesilicatiche (cfr. fig. 4) sono poco rappresentate nei profili G e L; più abbondanti nel profilo M dove risultano strettamente legate alle rocce basiche le quali, spesso intercalate in forma di esilissimi rocce conferiscono orizzonti, corismatico carattere alla stromatitico roccia calcesilicatica. Composizione mineralogica: Componenti principali: quarzo, plagioclasio, diopside, orneblenda, gra¬ nato, biotite-flogopite, clorite, feldispato pot. scapolite. Componenti Componenti subordinati accessori: : calcite titanite, apatite, zircone, tormalina, pirite, ematite Carattere dei minerali Quarzo, con grana variabile secondo quella media dell'aggregato, possiede forma più o meno isometrica fino allungata (nel profilo di Lierna) con margini spesso poligonali oppure lobati. La cataclasi è meno intensa che nei gneis : di solito solo con estinzione ondulata. Se arricchito in lettini, intensamente suturato. Plagioclasio in forma poligonale o lobata xenoblastica presenta geminazione in genere secondo la legge dell'albite, meno frequente com¬ binata a quella del periclino. La composizione chimica resta costante tra bytownite e anortite. Saussuritizzazione di solito insignificante; talora, soprattutto in L 12, sviluppa in individui mostra un'intensa alterazione piccole scagliette più grandi fino a che a poco sostituire a a scapolite, poco si riuniscono completamente il la a quale si formare plagioclasio originario. Feldispato potassico con carattere del microclino, in genere forma ovoidale di dimensioni varianti secondo la grossezza media della grana, assume talvolta carattere porfiroblastico. In alcune rocce può con includere abbondantemente granuli di quarzo, in altre calcite, titanite e minerali metalliferi. Le fessure cataclastiche possono essere rimarginate da biotite. Diopside ed orneblenda, sempre in forma scheletrica fino poiciloblastica, cristallizzati fra gli altri componenti oppure contenenti gli stessi, conservano la stessa grossezza della grana della pasta fonda¬ mentale. Spesso non si può parlare né di diopside, ne di orneblenda perchè Genesi metamorfosi delle e rocce basiche e 213 ultrabasiche quasi sempre legati nello stesso individuo presentando reciproci passaggi con prevalenza ora dell'una ora dell'altro. Nel complesso prevale però il diopside. Dimoile é stabilire il senso della reazione : di solito si passa dal diopside con ottima sfaldatura secondo (001) all'orneblenda verde con n /c= 16° indipendentemente se in zona centrale o periferica. Il diopside sono contiene spesso calcite minuta pensare che sia e xenoblastica di modo che si dalla reazione originato orneblenda-calcite, ma potrebbe d'altronde individui di orneblenda possono confinare con calcite senza mostrare alcuna reazione. La sezione G 3, tolta dalle vicinanze di un'inclusione anfi- bolitica, mostra particolare abbondante titanite passaggio e ricchezza di orneblenda verde associata ad poca calcite. dell'orneblenda a diopside, Vi si nota localmente di modo che in della reazione è chiaro ; altre volte i due minerali legati che la determinazione del è permesso senso questo sono debole un caso il senso così strettamente dell'alterazione resta impossibile, il fenomeno riscontrato nella sezione G 3.' generalizzare feldispato confinante con il diopside mostra un margine mirmechitico, già osservato ed interpretato da A. Mittelholzek, (pag. 118): esso e non Il risulta di diopside quarzo e anortite ed è accompagnato dall'alterazione del in attinolite. L'orneblenda può subire localmente un'alterazione a biotite. Granato in forma scheletrica costituisce porfiroblasti, che si diffe¬ energicamente dall'aggregato fondamentale con la loro grana molto grossolana. Intensamente fessurato con frequente rimarginazione di calcite. Ingloba spesso vere e proprie porzioni di pasta fondamentale, mai però orneblenda e diopside, volontieri quarzo ; la biotite inclusa si altera generalmente a clorite ; titanite e minerali metalliferi non mancano mai. Talvolta si può osservare una reciproca profonda compenetrazione di granato con microclino porfiroblastioo ; ma di solito la crescita del granato avviene intergranulare e si inoltra perfino nelle fessure dei singoli minerali di modo che le porzioni maggiori di granato risultano tra loro legate da renziano esilissimi cordoncini. Biotite, clorite generale e muscovite. intensamente xenoblastico : su Posseggono analogo ed in prevale la biotite abito tutte le miche colori di interferenza varianti da incolore (na) a bruno-rossiccio (ny). può essere generata dall'alterazione dell'orneblenda, ma più fre¬ quente è di origine primaria nell'aggregato leucocratico. Nel profilo di Lierna la biotite è spesso sostituita da clorite, orientata secondo i piani di scistosità, ed in L 12 è presente una mica incolora del con Essa carattere di muscovite. Scapolite in grani medi a contorni lobati chiusi oppure intensa- 214 E. Dal Vesco mente poiciloblastica il con plagioclasio grana grossolana. Talvolta mostra concresci¬ dalla cui metamorfosi è originata, oppure può granulari dello stesso minerale. Nel profilo di Lierna frequente è la pseudomorfosi del plagioclasio un aggregato lepidoblastico di scapolite, che si trova nei diversi stadi mento con contenere numerosi relitti in della trasformazione. I colori intensi di interferenza mettono in evidenza l'alto contenuto di meionite carbonatica. Calcite (ev. dolomite) in cristalli xenoblastici si adagia alla forma degli componenti, con carattere quasi riempitivo. La grossezza della è in grana genere inferiore a quella media dell'aggregato. La geminazione polisintetica è sempre presente con lamelle talvolta incurvate. Titanite, in quantità chiaramente più abbondante che nelle altre rocce, possiede grana relativamente grossolana. Idioforma se contenuta nel diopside, altrimenti in granuli xenoformi allungati. Apatite relativamente frequente e in grani ovoidali piccoli. altri Minerali metalliferi chiti nella roccia G 6 dove pure abbondanti. Particolarmente arric¬ determinano impregnazione di granuli parte intergranulari parte intragranulari in tutti i compo¬ nenti, fatta eccezione del quarzo che ne è povero o privo; il carattere della riflessione corrisponde a quello della titanomagnetite. Struttura. La grana varia da media a piccola e la forma dei singoli componenti è più isometrica che nei gneis. Con la presenza di granato la struttura è porfiroblastica e la pasta fondamentale, oppure nelle rocce senza il sopraddetto minerale, è grano-poiciloblastica. La cataclasi è generalmente meno intensa che nei gneis e si mani¬ in una vera ed in festa nell'estinzione ondulata del quarzo delle lamelle di calcite. e nell'eventuale incurvamento Dalle tabelle I—III risulta una certa regolarità nella coesistenza paragenetica dei componenti : il granato è spesso legato alla presenza del diopside e dell'orneblenda con un tenore relativamente basso della calcite : la scapolite rata, con ma una è da parte sua è legata all'anortite dalla cui alterazione è gene¬ indipendente dal granato e dalla clorite e può essere presente mancanza totale del secondo minerale. Nessuna appare nella coesistenza clorite-attinolite. Nella seconda regolarità parte considere¬ più da vicino l'origine di questi minerali. generale si ha un'assenza quasi completa di epidoto e clinozoisite ; solo localmente nel profilo M, in vicinanza delle rocce basiche questi minerali possono raggiungere una intensità rilevante. La tessitura. I componenti possono essere disposti senza ordine particolare oppure arricchiti in orizzonti, di modo che ne risulta un remo ancora In Genesi metamorfosi delle e rocce basiche e ultrabasiehe 215 alternarsi di lettini di componenti leucocratici, di minerali micacei, di struttura listata). Nel profilo di Gnosca preval¬ gli aggregati massicci, mentre in quello di Lierna la tessitura è calcite gono e scistosa così via (con con intensità variabile. Il gruppo delle derati rocce calcesilicatiche, é relativamente poco nero", nella una e a cui appartiene il tipo „Castione nell'ambito di tutti i frequente profili consi¬ differenziati. Appare invece possiede sempre caratteri locali ben di Arrami-Vogorno (pag. 186). zona e) flogopitici I marmi scopio rivelano come tali in natura, sotto il micro¬ più o meno grande 30%. rara¬ quarzo si trovano ovunque nelle stesse condizioni di equi¬ sempre un contenuto in genere tra 10 5%, e determinabili di quarzo, mente sotto il Calcite I marmi e librio chimico. Composizione mineralogica: calcite, quarzo, flogopite. Componenti principali: Componenti subordinati: muscovite, anortite, feldispato potassico, diopside, grammatite, scapolite, clorite. titanite, apatite, zircone, pirite. Componenti accessori: Carattere dei Calcite [j minerali possiede forma poligonale leggermente allungata con mar¬ corrisponde gini talvolta lobati, tal altra rettilinei. La grossezza della grana a quella media della roccia, dunque piccola fino media. Sola eccezione fa il campione G 12 con una grana fortemente varia¬ pasta fondamentale risulta di calcite a grana minuta con porfiroblasti piccoli e medi del medesimo minerale e con piccoli granuli ovoidali di quarzo di estinzione ondulata, ma non catabile : la massima parte della clastici (questa struttura clastica-milonitica). La frequenza deve essere 50% e arriva fino ai contenuto rilevante di quarzo dovrebbero dai marmi ed il a rigore e non cata- più o meno 90% (le rocce essere separate di marmi quarzitici). presenta sempre geminazione polisintetica, talvolta avere La calcite primaria della calcite varia secondo la presenza accentuata del quarzo, sempre supera i con un considerata le lamelle incurvate. nome Ingloba volentieri granuli di quarzo. Negli con orizzonti 216 E. Dal Vesco inferiori essere una parte della calcite è sostituita dalla dolomite, dimostrato con le analisi chimiche a se con margini arricchito in lettini ha sempre ondulata di modo che mantiene caratteri considerate. La grossezza della grana è può pag. 225. Quarzo in forma ovoidale fino lenticolare procamente suturati; come lobati reci¬ una estinzione analoghi generalmente per tutte le rocce inferiore a quella dell'aggregato; in lettini può invece diventare porfiroblastica. Flogopite è presente in quantità variabile in tutti i marmi, parti¬ colarmente abbondante negli esemplari L 13 e L 27. La forma varia da lobata a sbrandellata, oppure ottimamente idioforma secondo (001). In quest'ultimo caso le foglioline si adagiano intergranulari tra i grani di calcite leggermente allungati, conservando una disposizione più o meno parallela. Si arricchisce in generale nelle zone in cui abbondano i minerali metalliferi (in prevalenza pirite con margini limonitizzati) e la scapolite lepidoblastica. La flogopite possiede un pleocroismo che va dall'incolore secondo na a bruno terracotta secondo ny. Associata alla flogopite, ma sempre in è quantità subordinata, una mica incolora con abito e grana simile ad essa : l'aspetto è di musco vite, ma data la composizione chimica della roccia inglobante, dove la biotite è sostituita dalla flogopite, è probabile che rappresenti margarite. Rarissima è la clorite che deriva dall'alterazione della flogopite. Scapolite. In grani chiusi ovoidali oppure poiciloblastici, è un componente frequente per quanto rimanga in quantità generalmente subordinata. Grana uguale o inferiore alla media. Negli individui poicilo¬ blastici avvolgenti la calcite sono talvolta inclusi relitti di anortite. Di frequente è legata agli orizzonti ricchi di flogopite e di quarzo. Mostra caratteri ottici sempre analoghi e corrispondenti alla meionite carbonatica. Diopside, in quantità variabile pur sempre restando un compo¬ media nente secondario grafie©. ma subordinato, è spesso presente Può formare grani che in genere, intensamente al quarzo qualche quarzo-calcite non e raggiungono margine di anortite ferenza e xenomorfo, formante gruppo grado un petro¬ di idiomorfia, involucro intorno grani di calcite. La reazione è postmetamorfica perchè spesso grani di calcite reazione. Talora è con quarzo poiciloblastico quarzo. Ottima è la sfaldatura secondo sono questo volta anche attorno ai confinano direttamente ed in modo deciso alcun un in certo corrispondono, 20% di hedenbergite. Winchell, ad un diopside mostrare ingloba calcite, (HO). I colori di inter¬ molto deboli fino medi ed i valori 2 V secondo senza e = +60° con un e n /e = 41° tenore di circa Genesi e metamorfosi delle Ben visibile in G 19 è rocce basiche e 217 ultrabasiche formazione marginale di simplectite in con calcite, quarzo e scapolite, e risulta dalla quelle parti trasformazione del diposide in attinolite con segregazione finissima di calcite, già descritta da Mittblholzeb (pag. 114). Attinolite presente in granoblasti di grana media nella medesima una che confinano roccia G 19 ny/c in G 4. Incolora nella sezione e 16—20°. = xenoblastici Può anche campione. presente in piccoli grani fortemente essere sfaldatura secondo (110), accentuata nei porfiroblasti. Feldispato pot. è sempre presente meno verde chiara nel mediocre fino ottima una con e carattere con normale del microclino. Anortite, quello delle rocce precedenti, parti geminate e di parti omogenee. Può alterarsi in modo parziale o totale a scapolite. Titaniteèun accessorio sempre presente in piccoli grani che possono raggiungere una certa idiomorfia se inclusi in altri minerali. La struttura. La disposizione dei componenti può essere senza ordine particolare, talvolta però i componenti melanocratici e sialici possono essere arricchiti in orizzonti; il quarzo forma spesso degli agglomerati lentiformi che si manifestano macroscopicamente in forma di grumi e con abito mostra talora conferiscono un mineralogico analogo una combinazione a a scacchiera di caratteristico ai marmi ed anche ai marmi calce- aspetto sìlicatici, soprattutto nelle superficie di alterazione. La struttura è con granoblastica, solo eccezionalmente melanocratici di grana i componenti possiede fondamentale grana grossolana, fino media. G 12 piccola porfiroblastica mentre la pasta assume una posi¬ porfirobla¬ stica ed una pasta fondamentale a grana minuta e porfiroblasti medi : la forma ovoidale dei componenti silicei e sialici, nonostante il ripiegamento leggero delle lamelle di calcite porfiroblastica, lascia presumere una zione particolare struttura in primaria seno a e non questo se con una struttura cataclastica. Il quarzo sempre il massimo effetto della cataclasi ondulata e, gruppo con una arricchito in lettini, La tessitura varia da massiccia con una a presente sopporta estinzione sempre marcatamente intensa suturazione. leggermente scistosa con un'ottima orientazione delle miche. d) Rappresentano marmi i termini intermedi tra le i fenomeni riscontrati in (e) perfettamente analogo. e I marmi calcesilicatici osservazione. Possiamo rocce calcesilicatiche si (b) e i in modo questi gruppi ripetono perciò limitarci ad aggiungere qualche 218 E. Dal Vesco sono presenti in quantità assolutamente dapprima non osservato è la formazione secondaria di attinolite (nella sezione G 8) : in un minuto aggregato di scagliette di scapolite sostituenti il plagioclasio in presenza di calcite pure minuta, si nota una formazione subparallela di esili fibre di attinolite che talvolta si riuniscono a formare un unico cristallo inglobante granuli Il diopside e l'orneblenda Un fenomeno subordinata. xenoblastici di quarzo di calcite e e fini chicchi metalliferi. La biotite è pure sempre presente in pleocroismo, rivelando carattere n delle rocce zona xenoblastiche con un rosso-terracotta secondo della tessitura e sono molto analoghi a precedenti (b, e). Capitolo La a fiogopitico. I caratteri della struttura quelli foglioline che da incolore secondo na passa di Castione considerata come terzo provincia sedimentaria Riassunte in forma di tabelle sinottiche le l'intensità dei nelle e metamorfica maggiori caratteristiche profili, abbiamo in dei diversi componenti seguito descritto le relazioni che intercorrono tra i diversi minerali in Siamo stati molto seno agli aggregati dei gruppi petrografici formati. brevi nella descrizione perchè A. Mittelholzee aveva già studiato a fondo il problema della petrografia della zona di Castione: in questo e abbiamo riscontrato nulla di senso non rocce non sono stione e : apparse in si tratta delle ultrabasiche del rocce e rocce nuovo. quella pienezza Alcuni minerali e alcune riscontrata nel Motto di Ca¬ ritrovate solo nel contatto con le rocce basiche le abbiamo tralasciate per rimandarle alla seconda parte presente lavoro. Lo scopo della fisiografia è stato solo quello di per la discussione della variazione laterale questo senso ad est del e preparare verticale delle una rocce base e in sarebbe interessante abbracciare anche la loro continuazione Ticino, ma ci è impossibile per la mancanza di dati sui singoli orizzonti nel lavoro di Mittelholzee,. A. LA VARIAZIONE LATERALE DEI CICLI PETROGRAFICI Un'osservazione sul concetto ciclo un gruppo di orizzonti che inizia seguente, con un valore Primo ciclo. I verso nord e : intanto ciclo sta solo ad indicare gneis e termina puramente descrittivo e ordinativo. gneis con un del gneis leggero arricchimento in quarzo gradualmente in clorite. Nella parte subiscono la biotite si trasforma prima un Genesi superiore in L è accessorio Il e e metamorfosi delle presente anche un rocce basiche poco di mostra in G ed in M quarzo ed i carbonati con una una frequente ultrabasiche verso 219 mentre il muscovite, associato alla biotite in G scompare marmo e granato nord. formazione di alterazione diopside tra il marginale in attino- lite. Localmente dove incassa lenti ed orizzonti di anfibolite, il subisce arricchimento forte un di orneblenda verde con marmo passaggi a diopside. Secondo ciclo : I gneis ricchi di quarzo si corrispondono egregia¬ (secondo la diagnosi macroscopica sarebbero da consi¬ derare come gneis quarzitici) solo che in L la biotite è sostituita completa¬ mente da clorite ed il feldispato potassico mostra un'intensa alterazione a sericite. In M il gneis assume carattere corismatico stromatitico con mente in G ed L esilissime intercalazioni concordanti di anfibolite biotitica con l'orne- blenda nematoblastica ordinata in linee fluidali. L'anfibolite è ancora presente in L catica. In G la separata dai gneis da ma un orizzonte di roccia calcesili- parte superiore del gneis ha un carattere analogo a M, ma e di biotite, contenente in iscambio granato schele¬ di orneblenda privo pasta fondamentale di anortite e quarzo con una struttura grano-poiciloblastica. Laddove, per quanto raramente, si arricchisce la calcite, tra essa ed il quarzo è associato il diopside. Titanite e titanomagtrico in netite una sono relativamente abbondanti. Sempre in G verso l'alto si passa ad una roccia calcesilicatica con una composizione mineralogica analoga alla precedente ma con un tenore più intenso di diopside passante volentieri ad orneblenda verde. Titanite è ancora riccamente presente. Il contenuto di calcite si fa sempre maggiore verso il tetto ed è accompagnato da anortite mostrante una intensa scapolitizzazione. In M tra le zona gneissiche rocce di anfibolite normale. Le e calcesilicatiche è interposta un'esile rocce calcesilicatiche stesse sono molto analoghe a quelle in G ed il diopside, associato ad orneblenda, forma una impalcatura nemato-poiciloblastica in cui sono contenuti agli altri com¬ ponenti. L'anortite subisce nuovamente un'alterazione a scapolite. In L la roccia calcesilicatica includente l'anfibolite tenore di flogopite ; profili precedenti e presenta un chiaro però i termini melanocratici riscontrati nei scapolite sostituisce pure parzialmente l'anortite. mancano la Il tetto risulta di marmi molto ricchi di calcite. In complesso si ha dunque un'ottima corrispondenza dei fenomeni nonostante le varianti derivate dalla presenza delle intercalazioni anfiboli- tiche. Terzo ciclo : Il gneis chiaro a due miche di G si differenzia in M in 220 E. Dal Vesoo l'inferiore, analogo due orizzonti : di (macroscopicamente quarzitico) musco vite precedente, concetrazione di biotite forte una verde al (entrambe sostituite verso povero di biotite mentre il superiore privo e mostra accompagnata da poca orneblenda clorite). Il plagioclasio diventa l'alto da oligoclasio-andesina, mentre in G ed in basso era albite-oligoclasio. In L i gneis diventano nuovamente molto poveri di mica (clorite) ed il plagio¬ clasio è albite. In M ed L la struttura è porfiroblastica dovuta alla pre¬ senza di feldispato ale. con grana leggermente superiore alla media. Le rocce carbonatiche sono molto analoghe tra loro; alla base di G sono marmi con prevalenza di calcite contenenti flogopite e margarite (?) mostranti una leggera scapolitizzazione dell'anortite, che si fa più accen¬ tuata l'alto fin verso intercalata un'esile quasi ad zona una totale sostituzione. Alla anfibolitica stromatitica pargasitica M, è in orizzonti del con sottostante. L'anfibolite è ricchissima di orneblenda base, gneis intensa¬ mente verde. La roccia calcesilicatica è pure molto ricca di orneblenda verde con passaggi tutto concentrate passa a scapolite a diopside ed attinolite, nelle immediate accessori sono come come e magnetite soprat¬ vicinanze dell'anfibolite. L'anortite dovrebbe considerare questa roccia e di titanite granato e pistacite. A rigore stromatitica di anfibolo ordinato in linee fluidali ed altri ricchi di con si orizzonti ricchi calcite, anortite e quarzo. In sialici L, il con marmo granato alterata in e scapolite mostra alla base un clinozoisite accessori. L'anortite è nuovamente la e Il tenore di calcite si fa come flogopite quasi certo contenuto di componenti totalmente sostituita da clorite. verso l'alto, accompagnato da una più più intensa scapolitizzazione dell'anortite e da una quantità maggiore di margarite. Fenomeni perfettamente analoghi a quelli trovati in G. Quarto ciclo: Il gneis fino scisto bio tifico di G mostra una compo¬ sizione mineralogica anormale: un tenore molto basso di quarzo; un plagioclasio della composizione chimica dell'andesina-labradorite alterato parzialmente o in sericite o in un aggregato lepidoblastico di scapolite; un alto tenore di biotite e granato. Questo gneis si differenzia negli altri in diversi orizzonti. Alla M base di profili possiede carattere analogo, solo che la biotite è completamente cloritizzata ed il granato è assente per di nuovo comparire nel profilo di Lierna. Verso l'alto in M incassa ripetuta¬ mente esili un zone anfibolitiche ricco contenuto di granato ed un accentuato e diopside nelle immediate vicinanze il ed orneblenda distinto tenore di titanite; il sostituito da anortite. Verso alla base. In L il gneis l'alto, contiene un il gneis gneis mostra reciproci passaggi, di plagioclasio è parzialmente con diventa di nuovo orizzonte di anfibolite a normale come grana minuta Genesi (grana media con biotite Le metamorfosi delle piccola in muscovite ed e M) una di calcite basiche verso composizione G verso e un albitica del un aspetto normale plagioclasio. arricchimento improvvisamente nero" tipo „Castione 221 ultrabasiche l'alto ad mostrano l'alto lasciando calcesilicatica del roccia rocce passa e calcesilicatiche rocce maggiore una fino e il sempre posto ad di risultante soli minerali del gruppo B. Il tetto è formato di marmi con una composizione quasi pura di calcite. In tutte queste rocce si nota una formazione di scapolite un e di diopside talora associato ad orneblenda verde che massimo di concentrazione nel raggiunge ,,Castione nero". Gli orizzonti boliti equivalenti in M sono spesso intercalati da esili anfipresenta un arricchimento dei minerali del al B, analogamente „Castione nero", completato da un intenso la roccia adiacente e gruppo tenore di le rocce pistacite e clinozoisite che mostrano passaggi al diopside. contengono abbondantemente titanite. In L tutto l'orizzonte mantiene carattere di e e Tutte flogopite margarite (?) pur segnando verso l'alto un certo contenuto di diopside scapolite. Quinto ciclo: Secondo la nostra interpretazione comprende tutto marmo con quel complesso tra il quarto ciclo e il gneis VI sempre individuabile e corrisponderebbe ad un ciclo normale in G ed in L, mentre mostra una superposizione di rocce gneissiche e carbonatiche o calcesilicatiche nel profilo della Valle di Moleno. Il gneis biotitico chiaro G, a grana media, include orizzonti più ricchi di biotite a grana piccola e scistosità più accentuata. In L il gneis possiede caratteri analoghi a queste intercalazioni, però con un contenuto maggiore di biotite ed un plagioclasio più basico (labradorite in contrasto con l'andesina di G). La grana è minuta In G ed in ultimo profilo e la biotite orientata. meno L, superiormente, si hanno marmi flogopitici ed il tetto è formato da una roccia stromatitica anfibolo verde ordinato secondo linee fluidali in risultante in prevalenza nato di anortite e di pistacite e gneis basali mentre le M 21 : soprastanti marmo con gine aventi un analoghi alle posseggono l'abito la massima pasta quasi criptocristallina una fondamentale di calcite. Accessorio abbondante è la titanite. mostrano caratteri rocce questo strie di di clinozoisite ed in modo subordi¬ Le condizioni anormali in M necessitano I una massa in con con parte 1/20 porfiroblasti di mm, seguente : della calcite in forma di di quarzo mostranti al forte cataclasi oppure sostituiti da diametro di una maggiore attenzione. interposizioni nel gneis G, un reciprocamente aggregato suturati. di una mar¬ granuli, E. Dal Vesco 222 gneis poverissimi di mica (clorite e qualche componenti, soprattutto il quarzo, muscovite) fogliolina sostituiti da aggregati di grani, con circa 1/10 di mm di diametro, con margini fortemente lobati e spesso suturati. Lungo linee parallele alla scistosità la riduzione della grana è più generale e più intensa. Verso l'alto il gneis si arricchisce in biotite assumendo abito normale per poi mostrare un passaggio repentino, rappresentato da una superfìcie di scistosità, ad un aggregato di grana minutissima. Questo aggregato ha carattere porfiroclastico con porfiroclasti ango¬ losi differenziantesi da una massa fondamentale criptocristallina che resta oscura tra nicols incrociati. I porfiroclasti di quarzo sono pure fortemente cataclastici solo che i singoli frantumi sono rimasti più o meno in posto conservando la forma generale del cristallo primitivo. Interessante è anche la linea di separazione dei due aggregati di carattere così diverso : si può osservare una tettonica microscopica con faglie e scorrimenti della portata di decimi di millimetro. Queste microfaglie sono rimarginate da M 22—25 : Alla base, i di mostrano i calcite in forma di esilissime venule discordanti. La forma angolosa dei componenti sia assolutamente sicuro, per una lascia concludere, natura cataclastica di per quanto queste non strutture spiegherebbe egregiamente la duplicità del quinto ciclo nell'ambito profilo della Valle di Moleno. Il tetto è rappresentato da un'esile epidosite confinante con una potente anfibolite, che corrisponde alla roccia corismatica in L. Sesto ed ultimo ciclo: In G il gneis contiene muscovite e clorite con fusi fino lenti di quarzo ; verso l'alto mostra un lieve carattere porfiroblastico che diventa poi caratteristico per tutta la sua estensione verso nord (gneis biotitici picchiettati). In fondo alla Valle di Gnosca esso appare già con questo abito ma si differenzia alla base con un maggiore contenuto di clorite. I porfiroblasti leucocratici risaltano macroscopica¬ mente in forma di chiazzette bianche con margini lobati su uno sfondo che del bruno, colore determinato dalla ricchezza di biotite. Nella Valle di Moleno, dove lenti di cianite, granato e normale come mentre in L intercalati numerosi orizzonti sono pietre verdi, il gneis acquista assume di nuovo un kinzigitico con prevalente carattere nell'alta Valle di Gnosca, pur incassando orizzonti di scisti cianitici, nei quali la cianite può raggiungere la lunghezza di generale si può dunque osservare composizione mineralogica in seno In della e localmente carattere Dalle tabelle I—III risulta inoltre 3—4 cm. meravigliosa corrispondenza singoli orizzonti. una certa costanza della composiuna ai Genesi zione notevole ma non accentuata la grana e intercalate sono rocce basiche ultrabasiche e 223 quantitativa volumetrica degli orizzonti: la clorite subisce aumento, più metamorfosi delle e nord. La scistosità diventa più piccola. Divergenze appaiono verdi : le rocce del contenuto di verso rocce un leggermente solo laddove incassanti segnano allora aumento un granato, diopside, orneblenda, epidoto-clinozoisite ed generale questo aumento è verificabile, pur eventualmente di cianite. In intenso nelle immediate apparendo più in cui, almeno in uno dei profili, sono vicinanze, contenute in tutto l'orizzonte rocce basiche od ultra¬ basiche, f B. LA VARIAZIONE VERTICALE DEI CICLI PETROGRAFICI Se si confrontano ora i diversi cicli in senso verticale si trova non altra regolarità se non la periodica variazione gneis-roccia calcesilicaticamarmo : ogni ciclo mantiene caratteri propri inconfondibili di modo che è esclusa una sovrapposizione determinata da scorrimenti orogenetici. Nell'ambito dello stesso ciclo si può spesso fissare, ma non sempre, un comportamento antipatico tra calcite e quarzo. C. LA NATURA GENETICA DELLA ZONA DI CASTIONE S.L. In generale alle rocce le rocce e pag. 192, La ed L se a una la si passa dai rocce gneis calcesilicatiche ripetono nel vero senso della parola perchè propri. Ritocchiamo l'argomento già sollevato di Castione s.l. zona superposizione risposta verticale, l'alto, in ogni ciclo, si non mostra caratteri dovuta verso calcesilicatiche ricche di calcite. I cicli a dal basso carbonatiche ed in tre casi attraverso le rappresenta una rappresentano all'inizio serie continua o se è tettonica. si cristallizza da sola: è esclusa una ciascuno superposizione il risultato di un se esiste tettonica una e i variazione in senso profili completi G, processo che si è evoluto una M sol volta. Nel contempo si schiarisce anche la natura genetica della serie se non è dovuta a una complicazione tettonica, con il suo stratificata: contenuto di marmi e di rocce calcesilicatiche, può solo rappresentare serie sedimentario-metamorfica. Alla stessa conclusione era una arrivato. A. Mittelholzbr, il quale è riuscito a dimostrare che anche certi gneis chiari a due miche, per i quali potrebbe nascere la possibilità magmatica, sono di natura sedimentaria. Queste rocce sedimentario-metamorfiche appartengono chimica- 224 E. Dal Vesco mente, secondo la classificazione chimica delle P. Niggli (1934): i gneis ai gruppi I—II metamorfiche di rocce (rocce alcah-allumosilicatiche), calcesilicatiche al gruppo IX (rocce calcesilicatiche) ed i marmi a X (rocce carbonatiche) che corrispondono rispettivamente ai seguenti sedimenti : argille contenenti alcali, marne argillose fino calcaree e calcari, le rocce tutti con un rilevante contenuto di quarzo. Nel paragrafo precedente si era già visto che se in un orizzonte sono intercalate pietre verdi, tutto l'orizzonte assume carattere di roccia calcesilicatica con un tenore maggiore dei minerali del gruppo B nelle loro immediate vicinanze: ciò corrisponde chimicamente ad un passaggio delle rocce carbonatiche a rocce calcesilicatiche più povere di calcio. Se si pensa ora questa riduzione del tenore di calcio ancora più accentuata, si arriverebbe al gruppo chimico IV di P. mosilicatiche che corrisponderebbero boliti per le metamorfiche. rocce Vediamo così metamorfismo di petrografia: gine magmatica? una a Niggli, cioè possibilità dell'origine marne. Si tocca questo con a rocce per i sedimenti marne delle uno dei calce-allue ad anfi- anfiboliti, dovuta al problemi più discussi origine sedimentaria oppure di ori¬ potrebbero verificare i medesimi fenomeni nelle vicinanze delle anfiboliti : un graduale aumento dei minerali del gruppo B verso il contatto, dovuto nel primo caso ad un cambiamento nella sono le anfiboliti di In entrambi i casi si della facies di sedimentazione parte dell'anfibolite a con e nel secondo, ad apporto di sostanze un contatto esogeno da reagenti con i carbonati formare i minerali del gruppo B. Ritorneremo più in esteso sull'argomento nella seconda parte del lavoro. D. CONSIDERAZIONI SULL'ETÀ E SUL CARATTERE DELLA SEDIMENTAZIONE Già nel 1915 R. Statjb aveva attribuito a queste zoica, facendo corrispondere la base al triassico Bùndnerschiefer e la rocce un'età meso¬ parte superiore ai Mittblholzbk arriva alla medesima conclu¬ giurassici. soprattutto al carattere di dolomia cariata della base nella Valle Traversagna e nella Valle di Gnosca. Per avere la possibilità di controllare le conclusioni sopraccitate fu analizzato il tenore dolomitico di tutti i marmi del profilo di Gnosca e di Lierna (con l'apparecchio di Passon in base alla diversa solubilità di CaC03 e di MgC03 in acido acetico diluito ed in acido cloridrico diluito), sione riferendosi ottenendo il seguente risultato : Genesi Campione metamorfosi delle e rocce ultrabasiche e 225 GI4 G III 12 G III 13 79,5 83,0 67,5 2,0 2,5 4,0 2,5 3,0 6,0 % CaC03 % MgCO, MgC03 % oarb. G Vili 35 G Vili 37 Campione basiche % CaC03 % MgCC-3 MgC03 % carb. 59,0 GIV 19 GIV 16 50,0 GIV 21 63,0 41,5 LII 10 LIV23 LIV24 79,5 78,0 61,0 69,0 12,5 4,0 17,5 5,0 profili e dalle tabelle G e L (le designazioni sono le medesime) quali siano i minerali non solubili: accanto a quarzo e feldispati esistono flogopite, attinolite e diopside (questi ultimi contengono Mg). Come si vede da questi risultati, la base contiene un piccolo tenore di dolomite, ma in modo analogo la parte superiore del quarto ciclo ne contiene una quantità equivalente; appena nei marmi (G Vili 35) della zona di Arrami-Vogorno il contenuto di magnesio è tale che i corrispondenti marmi possano essere considerati come leggermente dolomitici. Il basso tenore di dolomite della base non esclude pertanto la possi¬ bilità che essa rappresenti effettivamente una parte del triassico. L'evidente tenore di magnesio nella zona di Vogorno riconferma invece egregiamente l'ammissione precedente che i cicli VII e Vili appartengano ad una unità tettonica più alta che non quella della zona Dai risulta di Castione. Mittblholzer altre zone meridionale una aveva e e con corrispondenza soddisfacente. Intanto regione per le nostre considerazioni è al confronto con di Tornili come ofiolitiche e un Tomtìl, che può servire per cancellati. Nella tabella IV si che le sono rocce se gneis quarzitici rocce del profilo precedente fino catazonali e pegmatitico del Motto di Castione basiche ed ultrabasiche. Nel profilo di Lierna le e la rocce sua il non profilo le però rocce limitate, fossero state da ultimo il Lierna, particolarmente favorevole per il confronto, data la dal focolare primari aventi dimensioni le meso- furono solo riportati : è stato rilevato da Nabholz, tralasciando condizioni a dal triassico fino vantaggio orizzonti di quella interessante sì che i loro caratteri quegli profilo corrispondente sottoposte ricoprimento Adula, metamorfosi epizonale trovare altri i nostri ; esiste inoltre il sottoposte a una sono completamente le tra i profilo completo compreso, attraverso il lembo di giurassico con pubblicati particolarmente un però senza stati sono frontale del di W. Nabholz. Vi troviamo infatti un di Castione complesso la coltre sedimentaria del versante settentrionale del massiccio del Gottardo, lavori, soprattutto della quali confrontato il calcaree delle radici profilo sua di distanza povertà di rocce il nome figurano con 226 E. Dal Vesco diagnosi macroscopica (secondo il profilo L) per permet¬ tere un confronto di profili equivalenti. Dalla tabella IV (per quanto alle dolomie di Nabholz non equival¬ gano marmi decisamente dolomitici nei nostri profili) risulta una corri¬ spondenza macroscopica perfetta perfino nei dettagli ; ogni orizzonte sedi¬ mentario del Tomùl ha il suo equivalente metamorfico nella zona di risultante dalla Castione, questo non è certamente dovuto al puro caso. più chiara la discussione dobbiamo premettere e Per rendere clusione alla quale arriveremo per altra via nell'ultimo una con¬ della capitolo prima : la zona di Castione corrisponde alla coltre sedimentaria del ricoprimento Adula. Si capisce allora la corrispondenza soddisfacente tra il profilo di Lierna e quello del Tomtìl che è una scaglia tettonica del rivestimento sedimentario del ricoprimento Adula: ma viceversa questa corrispondenza rassoda la prima affermazione. Parte Nel lembo del Tomiil si riscontra plessi: la parte inferiore carbonatiche e sivamente di argille alto con la una netta distinzione in due contiene abbondanti intercalazioni di parte superiore, di maggior potenza, risulta quasi esclu¬ e di arenarie poco metamorfiche che si concludono in calcari. A. Gansser suddivide nello stesso modo la coltre sedimentaria zoica del com¬ rocce ricoprimento dell'Adula Uccello inferiore ricca di rocce (nella zona carbonatiche e di in Mesocco) una zona in una meso¬ zona Uccello supe¬ priva di rocce carbonatiche (la cui potenza è maggiore di quella inferiore). Non solo, ma A. Gansser parla per la zona Uccello superiore, di Knòtchenschiefer (dunque di scisti nodulosi, picchiet¬ tati!) che hanno subito un apporto di albite. L'analisi e) espressa in valori molecolari a pag. 208 mostra una grande analogia con le nostre. Possiamo così parallelizzare la nostra zona di Castione s.s. con la zona Uccello inferiore e la zona dei gneis biotitici picchiettati con la zona Uccello superiore; e inoltre, grazie alla corrispondenza soddisfacente con i singoli orizzonti di W. Nabholz (che è riuscito a stabilirne l'età in base alla presenza della Gryphea arcuata), cercare di fissare i limiti temporali dei diversi periodi della facies di sedimentazione. Nella provincia studi¬ ata, ogni traccia di fossile è stata disgraziatamente cancellata dalla totale ricristallizzazione metamorfica ; ciò nonostante crediamo possibile distin¬ guere i seguenti periodi geologici (tabella IV) : 1. Il Triassico. I gneis quarzitici relativamente ricchi di biotite devono appartenere a questo periodo, anche se essi non sono quarziti pure (che d'altronde mancano nell'ambito della zona pennidica ticinese). Non è da escludere che gli orizzonti inferiori appartengano al Permiano. riore povera della o zona Trias Lias inf. Lias. med. Lias sup. Dogger quarziti albitiche con biotitici quarzifere quarzitici con intercalazioni rocce quarzitico quarzitici fino quarzitico quarzitiche filliti Gneis Gneis quarzitici Marmo Marmi dolomitici Roccia calcesilicatica Gneis Roccia calcesilicatica Cordone di quarzo Marmo Marmo bianco Dolomia brecciosa calce- Rocce calcesilicatiche Gneis silicatiche Marmi fino di scisti biotitici Gneis Roccia calcesilicatica Gneis Marmi Roccia calcesilicatica Lierna ten¬ kinzigitiche) e flogopitici quarzitico flogopitici quarzitico dolomitici quarzitici legg. quarzitici Marmi Gneis Roccia calcesilicatica Marmo Gneis Roccia calcesilicatica Marmi Scisti biotitici Gneis Gneis biotitico Roccia calcesilicatica Marmi Gneis biotitico Marmi Roccia calcesilicatica denze cal. cianitiche gneis biotitici picchiettati (con inter- Scisti fino Profilo di Lierna e T. Gneis II. III. IV. V. VI. di Tornili granato, sillimanite gneis ed intere, ev. Scisti fino Dolomia cariata Scisti calcemicacei Quarziti verso ed arenacei quarzifero argillosi Scisti calcemicacei Cordone Marmo l'alto Quarzite albitica Scisti calcemicacei, argilloscisti Filliti calcaree fino Quarzite albitica argilloscisti Arenaria ferruginea passante ad argilloscisti Filliti calcaree-arenacee fino e quarzitici albitiche Gneis Calcari marmorizzati Calcescisti argillosi-arenacei intercalazioni arenacee con della "Nolla Roccia calcesilicatica argillosi Scisti calcarei della Nolla Scisti condizioni catazonali profili Profilo di Tomùl in dei secondo W. Nabholz Confronto Profilo di Tomùl Tabella IV: Trias Lias inf. Lias med. Lias. sup. Dogger E. Dal Vesco 228 I marmi posseggono come si è già visto un tenore di dolomite leggero e di flogopite. caratterizzati da ora un continuo cambiamento delle condizioni di sedimenta¬ prevalenza di argille e più calcaree, corrispondendo zione Vi appartengono i cicli II fino IV inferiore. Liassico Il 2. con di diventanti marne così perfettamente ora più arenacee, alla descrizione di Nabholz. medio. In prevalenza gneis biotitici (V) corri¬ o meno arenacee. più argille spondenti 4. Il Liassico superiore. Si passa dai marmi basali V a rocce calcesilicatiche le quali rivelano un contenuto sempre più accentuato di argilla verso l'alto, esattemente come nel lembo del Tomul. 5. Il Dogger è rappresentato dai potenti gneis biotitici picchiettati VI che corrispondono ad argille alterate sostanzialmente da un apporto di Liassico Il 3. ad Na, forse intercalate da orizzonti di stione quanto si debba arcose. volta premettere che la zona di Carappresenta la coltre sedimentaria del ricoprimento Adula (pag. 235), Per ancora una premessa che è rassodata dall'ottima corrispondenza con il profilo di W. Nabholz e quello di A. Gansser, diventa possibile fare alcune conclu¬ sioni riassuntive sulla sedimentazione della 1. La mancanza frontale, zona a di crasse divergenze zona di Castione s.l. tra le nostre rocce e : quelle della nord di Mesocco, lascia presumere condizioni di sedimen¬ tazione relativamente uniformi in tutto il bacino dell'Adula, frazione della geosinclinale pennidica. Esistono sì delle divergenze: per esempio e proprie dolomie, per quanto A. Mittelholzer le abbia ritrovate a est, nella Val Traversagna; mancano altrettanto le dolomie mancano vere brecciose. Avantutto descritte da non quegli autori, è noto il contenuto dolomitico delle dolomie inoltre struttura brecciosa una mente andar persa in un'intensa metamorfosi nella zona facil¬ l'abbiamo riscontrata come di Castione. Nell'ambito del nostro distretto la primi potrebbe corrispondenza, quasi perfetta, nei superiori senza che sia possibile tre cicli diventa inferiore nei cicli fissare la tendenza della variazione. 2. Le variazioni della di due potenza dei singoli orizzonti di sedimentazione origini possono irregolarità del rilievo del fondo del bacino o a carattere secondario, dovute all'accumulo diverso essere : se del materiale sedimentario durante l'orogenesi nei diversi primaria, correnti o a profili dovute ad marine; se di al diverso stiramento seconda dell'ostacolo avamposto. 3. La variazione temporale della facies, come si è già visto nei para- Genesi e grafi precedenti, è metamorfosi delle La facies silice, marnosa e 229 ultrabasiche analogo per tutta l'estensione del susseguirsi di argille, marne e calcari raramente raggiungenti carattere di quarzite. un ma può ciclico in certi cicli 4. Un'osservazione è ancora estremamente difficile fare metamorfica, avere un rispetto profondità esatta in sulla e al littorale. Per qualche deduzione nel confronto serie così una e l'esi¬ i sedimenti di concludere che il bacino di di carattere essere con posi¬ quanto sia pure l'uniformità della sedimentazione guità generale degli orizzonti (soprattutto coevi della zona insubrica) ci permettono sedimentazione dovette valore subordinato. necessaria sulla zione del bacino di sedimentazione intensamente basiche avvenuta in modo bacino, caratterizzata da tutti ricchi di rocce epicontinentale-orogenetico. 5. Infine i confronti appena discussi mostrano che la sedimentazione è di età mesozoica e durò dal Triassico al medio. Questa conclusione è di cussione dell'età delle Le rocce Dogger, dunque al un'importanza fondamentale basiche leggere divergergenze e ultrabasiche. dal quarto ciclo in poi processi orogenetici nell'ambito dell'Adula, legati all'evoluzione dei ricoprimenti embrionali. Se non sono avvenuti per tutta l'estensione delle cessò la sedimentazione che si conclusero con probabil¬ stanno mente ad indicare l'inizio dei menti Giurassico per la dis¬ coltri, del bacino smantella¬ con cominciarono i il processi orogenetici più l'ubificazione dell'edificio pennidico. e Dogger sensibili E. LA METAMORFOSI Le rocce analoghe sono della tanto nel zona di Castione mostrano profilo di Lierna, paragenesi mineralogiche quello di Gnosca e i gneis plagioclasio di solito acido, in quanto caratterizzati dalla presenza di quarzo, feldispato alcalino, biotite (solo parzialmente sostituita da clorite, soprat¬ tutto nel profilo di Lierna) ed eventualmente di cianite e granato ; le rocce carbonatiche e calcesilicatiche sono invece caratterizzate da plagioclasio basico, granato, diopside, orneblenda, quarzo e calcite. Importante è soprattutto la coesistenza quarzo-calcite, senza che i due minerali abbiano reagito a formare woUastonite, tipico minerale della catazona: situazione che permette alcune considerazioni importanti, particolarmente per i ragionamenti interpretativi sulle rocce basiche e ultrabasiche che seguiranno (Parte seconda). Avantutto la coesistenza quarzo-calcite (senza una reazione sinantettica formante localmente woUastonite; diopside) furono mai sottoposte tra dolomite dimostra che le a e rocce quarzo si cristallizza invece della condizioni catatermali zona senso di Castione stretto. non E. Dal Vesco 230 L'esistenza di muscovite, plagioclasio, diopside cianite testimonia e per condizioni mesozonali. Infine la presenza di abbondante biotite localmente, soprattutto si vedrà in come nei contatti di seguito, le con basiche rocce e ultrabasiche e sillimanite, vesuvianite, granato ricco di rivela tendenze locali catatermali, sottolineate anche dalla grossularia locale formazione di diopside. A. Mittelholzeb aveva fissato, tra i 500 e 800° il campo di varia¬ probabile temperatura durante il grado massimo della meta¬ morfosi, tendendo piuttosto per il limite inferiore. Questa condizione ter¬ zione per la male corrisponde bene alla mesozona e ci atteniamo perciò alla conclusione del citato autore. Mittblholzer metamorfosi sedimenti primari discusso in alla tale discussione per rimarcato aveva aveva e una definitive: rocce doverci grado della processi che condussero dai possiamo perciò tralasciare una certa variabilità nel dettaglio i ripetere. Ciò nonostante torna opportuno generale. Importante ci sembra soprattutto la differenza poco accentuata tra Gnosca e Lierna nonostante la posizione ben diversa rispetto all'iniezione pegmatitica ed idrotermale descritta da Mittelholzeb, per il Motto di fare una non considerazione Castione. Se si pensano tutte le rocce ABC la e se si confronta questo holzer a pagina 100, non aspettare, siamo zione, che essa una avvenuta in si trovano quelle divergenze vien formulato da come più propensi fatto che studiate proiettate nel triangolo rappresentazione analoga di Mittel- l'iniezione pegmatitica ed idrotermale se incassanti rocce con dati di un delle periodo parte complesso un vene senza È tardivo vene non argille interessante Anche se imbitito le Per questa ragione roccioso dell'orogenesi (confermato cataclasi) e che ha subito alcuna già dal sia intensamente metamorfosato di piuttosto limitato cambiare essenzialmente le che diedero avesse pensare, data anche l'estensione limitata dell'inie¬ a modo che l'influsso dell'iniezione rimase delle quell'autore. che sarebbero da rocce alle salbande confinanti. qui ritornare sul problema dell'albitizzazione delle origine questo ai gneis biotitici picchiettati. problema non è mai stato lato del trattato per la regione ticinese perchè l'intensa metamorfosi di dislocazione ha cancel¬ lato praticamente le tracce o almeno le ha rese meno evidenti; inoltre, anche se da parte nostra il problema è stato trattato troppo poco radical¬ mente, pure possiamo domandarci se questa aggiunta pneumatolitica di Na non sia la l'iniezione causa della metamorfosi che Mittelholzer fa risalire al¬ pegmatitica. Essa avrebbe dovuto agire anche sulle rocce basiche e ultrabasiche, Genesi metamorfosi delle ci siamo accorti di fenomeni ma non Mittelholzer legame e rocce basiche e particolari in questo senso e nemmeno descrive ; inoltre Gansser sottolinea che ne visibile tra i due 231 ultrabasiche non esiste un processi. Ci sembra perciò lecita la domanda: non è possibile pensare che magmatismo basico sia stato segnato da una liberazione di sostanze volatili, le quali, seguendo le zone di scorrimento, abbiano determinato la pneumatolisi di Na? Non possiamo rispondere alla doman¬ l'inizio del da, ma una bilità di un tale ammissione non ci sembra che stia al di fuori delle possi¬ magmatico. „Castione nero", processo In relazione al zonte continuo fino per quanto esso non formi un oriz¬ Lierna, si può dire che una composizione chimica a del sedimento tale che attraverso il metamorfismo catazonale primaria possa dare questo aggregato è senz'altro possibile, soprattutto se si con¬ sidera la posizione geologica della roccia stessa che cade nel Liassico inferiore, in cui si ha zione abbondanti con frequente marne variazione della facies di sedimenta¬ calcaree. raggiunto dalla metamorfosi, si osservano gli effetti di una metamorfosi epizonale di dislocazione. Delle manifesta¬ zioni più palesi ricordiamo alcuni casi generali. La clorite, presente soprattutto nel profilo di Lierna, è dovuta al¬ l'alterazione della biotite, spesso ancora inglobata in forma di relitto Dopo oppure il una grado ancora massimo associata alla clorite nello stesso plagioclasio anche se con un mostra una segregazione della parte Il aggregato. contenuto rilevante di anortite albitica associata a una di zoisite. L'orneblenda verde si trasforma raramente ed in modo insignificante in attinolite così che la metamorfosi accennata ed è avvenuta dopo non formazione epizonale quasi resta solo la cristallizzazione catazonale. l'estinzione intensamente ondulata del quarzo sono verificabili in tutte le rocce. La calcite si è comportata in modo plastico La cataclasi subendo un geminazione. La formazione probabilmente contemporanea a questi fenomeni plastici incurvamento delle lamelle di della clorite è e e clastici. A differenza carattere di degli ubiquità: altri minerali, essi appaiono e la zoisite non posseggono solo in tenore rilevante nel profilo l'epidoto della Valle di Moleno in associazione alle Questa metamorfosi epizonale che pietre verdi. intacca in modo vario i della metamorfosi cata-mesozonale risulta prodotti pressioni legata tangenziali che possono essere fatte risalire agli ultimi assestamenti dell'orogene pennidico, o alla fase insubrica, o al raddrizzamento della molassa padana. Dallo studio delle rocce basiche e ultrabasiche si vedrà essere a nuove E. Dal Vesco 232 maggiore probabilità cade sulla prima causa. I processi della fase piuttosto determinato la cataclasi in grande stile senza differenziali: gli effetti sono le spaccature e le miloscorrimenti notevoli niti che fendono su lunga distanza l'edificio pennidico, che si è compor¬ che la insubrica hanno tato come un blocco unico. F. RIEPILOGO SULLA ZONA DI CASTIONE Dai confronti per intanto le studio delle nei tre tico una rocce profili di Castione si cristallizzano zona conclusioni che diventeranno seguenti basiche e saranno completate sedimentaria. La considerati più da vicino, zona una (e non superposizione tettonica). a una serie inferiore ricca di corrisponde superiore povera = 2. zona di Uccello Si carbonatiche rocce Uccello inferiore di A. zona rocce importanti di Castione rappresenta, e continua di epicontinentale-orogenedistingue nettamente in (zona di Castione Gansser) carbonatiche (zona dei in e biotitici gneis s.s. una L'età della sedimentazione. Dal confronto dal Triassico inferiore al con picchiet¬ il lembo di una metamorfosi di dislocazione locali tendenze catazonali dislocazione che non e una durò con una distinguere in carattere mesozonale e tardiva fase di metamorfosi ha cambiato sensibilmente l'abito mesozonali. Non esiste e Dogger. La metamorfosi di dislocazione. Si possono modo chiaro che serie superiore). Tomul dì W. Nabholz risulta che la sedimentazione è mesozoica 3. per lo nelle conclusioni finali: serie normale sedimentazione ciclica avvenuta in un bacino alla tati dalle discussioni sulla La natura 1. una e differenza sensibile tra la tendenza epizonale di degli aggregati zona di radice e una quella dei ricoprimenti quest'ultima. più epizonale capire la ricchezza di Na dei gneis biotitici picchiettati si deve ammet¬ tere un apporto pneumatolitico di Na, avvenuto secondo piani paralleli alla stratificazione : un fenomeno che vorremmo interpretare quale inizio salvo in Per del processo magmatico basico. La metamorfosi di dislocazione mesozonale è la conseguenza dell'oro- genesi pennidica, mentre quella appena accennata epizonale, degli assestamenti dell'orogenesi stessa, legati a movimenti orizzontali. 4. La fessurazione in massima e la milonitizzazione parte alla fase insubrica che ha rovesciamento parziale delle radici nel sono ultimi da far risalire contempo determinato meridionali. Le fessure più lunghezza hanno segnato determinanti per la morfologia e un le milo- niti aventi talvolta km di le vie all'erosione dell'acqua del rilievo attuale. e sono state Genesi metamorfosi delle e Queste conclusioni succinte poiché tive in basiche che di certo un rocce non basiche e essere possono è inclusa la trattazione delle esse non considerate defini¬ rocce localmente carattere dominante acquistano grande influsso dedicato il resto del su tutti i 233 ultrabasiche basiche e finora studiati: ad processi ultra¬ hanno avuto e esse è presente lavoro. Capitolo quarto Il valore tettonico della di Castione zona tettonica della regione tra e una Ticino e prova di interpretazione Verzasca A. IL VALORE TETTONICO DELLA ZONA DI CASTIONE Nel considerata del storico dell'introduzione si è brevemente visto cenno di Castione sia stata successivamente, zona come la progredire quasi ciascun ricoprimento l'involucro sedimentario di inferiore. pennidico Dato il come delle ricerche, il con suo voler fissare il carattere uniforme suo e noto il suo decorso, si è tentati a valore tettonico esatto. Per quanto si abbia già ricorso per il confronto a zone della coltre dell'Adula (W. Nabholz e A. Ganssbe) trovando una corrispondenza soddisfacente, molto cussione per vedere A pure se vorremmo si arriva a un seguire una risultato via tettonica nella dis-. analogo. pubblicati si devono considerare i lavori questo scopo situata ad est del Brenno e tra il Ticino e sulla regione la Moesa. Le falde che possono entrare in considerazione sono Soia, Simano, Adula ed eventualmente Tambo. Le loro caratteristiche, soprattutto per quanto riguarda la loro coltre sedimentaria, nella regione sopraddetta sono : 1. di Il ricoprimento Soia, sviluppato sul versante sinistro della Valle un nucleo di paragneis e di parascisti con inclusioni Blenio, possiede anfibolitiche ed un involucro di scisti sericitici. Nonostante che zoici e radice dalle a rocce sia limitato da tutte le parti da sedimenti meso¬ ricoprimenti incassanti, H. Jenny presume una Strasser, per quanto non esista nessun legame esso dei sud, ed E. la fronte sopra accennata, la definisce compresa tra due lamelle di marmo immediatamente a meridione dei gneis Leventina. visibile con 2. Il verso ricoprimento Simano, con un nucleo a gneis aplitici, possiede una coltre l'alto di di gneis granitici passanti parascisti alla sua volta E. Dal Vesco 234 ricoperta da calcescisti mesozoici, sviluppata in modo completo solo a nord dell'Alpe Soia. Verso meridione la coltre si riduce al solo triassico con quarziti che dall'Alpe Guamaio-Urbelbo verso sud si assottiglia ad un'esile lamella che è per tanto chiaramente individuabile fino nella regione di Claro (Algaletto). gneis granitici immergono nella zona a nord Nelle vicinanze dei Monti Peruzzana si ritrovano i con di un'inclinazione di 80° Algaletto-Castaneda, resterebbero solo 200 verso sud, che si Algaletto di modo che tra essi ed i calcescisti di gli m scisti biotitici che ai Monti soprastanti, per Peruzzana posseggono ancora una potenza di almeno 1000 m. H. Jenny sia pensa che una tale riduzione della potenza in così breve spazio non possibile e pensa perciò che la vera coltre del ricoprimento Simano nell'am¬ bito delle radici sia da ricercare nella del di zona che rappresenterebbero Algaletto ricoprimento stesso. La ragione esposta da Jenny non è scisti di non e della sottoposta ad zona del Vogorno, come la enormi variazioni in breve mentre i calce¬ ripiegamento un dorsale assolutamente sufficiente per formulare tale conclusione ; si è infatti visto Castione Castione, or ora nel potenza dei spazio; caso della gneis così cade zona possa però di essere la con¬ a questa ipotesi, di modo che il radice la zona avente per possedere quale ricoprimento limite meridionale i calcescisti di Algaletto. 3. Il ricoprimento Adula mostra una struttura interna molto compli¬ cata. Dal punto di vista petrografico, sempre secondo Jenny, nel lembo settentrionale di Zervreila predominano i gneis granitici; nella zona media abbondano invece gneis di albite-oligloclasio e da Aquila verso meridione il ricoprimento diventa sempre più ricco di ortogneis a due miche che si spostano, a mano a mano che si procede verso sud, verso il dorso dello stesso. L'inviluppo sedimentario risulta alla base di scisti quarziticosericitici del tipo Verrucano (analoghi a quelli del ricoprimento Soia); si passa poi attraverso il triassico ai calcescisti mesozoici incassanti abbondanti rocce basiche ed ultrabasiche. La caratteristica principale della coltre sedimentaria è quella di essere costantemente presente con clusione di Jenny formulata solo in base Simano deve potenza rimarchevole dalla fronte fino alle radici formando nella parte orientale la zona di Mesocco descritta da E. Heydweiller e da A. Ganssee. G. Frischknecht che ha studiato la parte dorsale del rico¬ primento, si astiene dal menzionare la cadendo la conclusione di Jenny, Anche E. Kxìndig Mesolcina la superficie (1926) essa scrive zona equivalente diventerebbe la nelle zona che nella catena radici, ma di Castione. tra Calanca e divisoria tra Simano ed Adula è fissabile solo Genesi ai numerosi grazie le e metamorfosi delle rocce del dorso del ripiegamenti mesozoiche sono basiche rocce ridotte Secondo il medesimo autore la a e 235 ultrabasiche ricoprimento inferiore, e che ed esili lamelle lenticolari. scarse di Algaletto-Castaneda deve essere ricoprimento Simano e la zona di Roveredo, la radice del corpo gneissico dell'Adula (risultante infatti, secondo G. Frischknecht, in prevalenza di ortogneis a due miche, esattamente come la zona di Roveredo). considerata radice della coltre del quale Ne consegue zona una seconda volta la conclusione che la la radice della coltre del rappresenta ricoprimento zona di Castione Adula. Allo stesso risultato arriva pure E. Strasser in base alle ricerche fatte nella tra il Pizzo di Claro regione Il confronto dei studiato la regione a est del mazione di R. Stattb che nico della a fare con zona i e il Torrone Alto. fatti dai diversi autori, che hanno ragionamenti Ticino, conduce a una conferma dell'affer¬ già riconosciuto nel 1916 il valore tetto¬ di Castione. Ora la parallelizzazione che siamo riusciti Uccello ci permette di confermare profili aveva di Tomiil e della zona che la zona di Castione radice della B. rappresenta effettivamente la coltre sedimentaria del ricoprimento Adula. s. 1. L'INTERPRETAZIONE TETTONICA DELLA ZONA TRA IL TICINO E LA VERZASCA La che diede alle interpretazioni divergenti del passaggio esatto della zona di Castione verso occidente. Infatti R. Stattb (1916) scrive che nella Valle di Gnosca i ricoprimenti pennidici inferiori (Adula, Simano, ecc.) sono separati da quelli superiori (Tambo-Suretta) da una zona di calcescisti (situati più in basso di quelli della Cima Lunga) passanti nella Valle della Porta a formare il tetto dei gneis Vogorno. In un altro lavoro più recente, del 1937, R. Stattb abbandona lo schema precedente causa principale luogo citate nell'introduzione è dovuta alla e la zona di Castione si biforcherebbe passerebbe per la Valle di Carasso, non conoscenza verso occidente : il Pesta, alla regione di Contra-Brione sopra Locamo ; il rappresenterebbe perderebbe, per effetto invece una piega ramo meridionale attraverso i marmi della Valle della ramo settentrionale dorsale del della culminazione ricoprimento assiale alpina, in Adula e si fondo alla Valle di Gnosca. Sempre di più si vede che il nocciolo del valore tettonico della nella catena zona di Gaggio-Basal. Una problema Castione, quanto non nella non sua sta tanto nel continuazione trascurabile difficoltà è rappresentata E. Dal Vesco 236 Fig. 6. Cartina tettonica della zona fra Ticino e Verzasca. Ricoprimento Simano. 4—5—6 Ricopri¬ Ricoprimento Leventina. 2—3 Zona Zona Vogorno-Arrami. 8 Zona del Gaggio. 9 mento Adula s. str. 7 Intercalazioni di rocce basiche e ultrabasiche. Arbedo-Mergoscia. 10 1 = = = = = = = grado metamorfico raggiunta dai sedimenti che dà adito macroscopiche diverse e a interpretazioni genetiche e tem¬ inoltre dall'alto a descrizioni porali contrastanti. Coli'aver riconosciuta età della di uguale regione frontale grigionese e a quella delle rocce sedimentarie rintracciato l'andamento della zona Castione, crediamo lecito correggere il quadro interpretativo della struttura tettonica della catena tra Ticino grafia dei corpi gneissici necessiti di uno e Verzasca studio (anche se la petro¬ particolareggiato). La e con tendenze = 7 = 8 = Zona del Gaggio Zona Gaggio. = 9 = *^j olìvinite 3 con granatifera scistì. Ad Arrami e = = intercalazione di serpentino- eclogiti, anfiboliti piagioclasiche Rocce ultrabasiche: oliviniti granatieree Rocce basiche: Marmi-rocce calcesilicatiche con intercalazioni di gneis e scisti = 10 Zonadi Algaletto. ZonadiRove6 Zona gneis biotitici picchiettati. Zona di Arbedo-Mergoscia. Gaggio. 2 Zona dei nord di Algaletto. Castiones.l.= a Zona di scisti biotitici del Zona superiore di = Scisti biotitici ricchissimi di biotite Mergoscia-Arbedo Gneis di iniezione del tipo del Gneis ricchi di biotite di iniezione tettonica: 1 ZonadiCastiones.s.5 = Zona di Arrami. 4 l'interpretazione kinzigitìoSe a gneis picchiettati con Vogorno Gneis biotitici Verzasca 7. Osservazione per di Vogorno. due miche a prevalenza di biotite del tipo a aplìtici passanti Gneis chiari redo -Verzasca. Fig. ~ u-^—3-3 biotite Cneìs 238 E. Dal Vesco geologica Maggia-Blenio, il profilo Airolo Locamo allegato al testo esplicativo di detta carta (P. Niggli, 1936 MB), le cartine generali (fig. 2 e fig. 7) permettono il tracciamento dello schema tettonico rappre¬ sentato nella figura 6 (dedotto dalla cartina petrografia della fig. 2). Fra i calcescisti della zona di Castione e i gneis Leventina devono passare il corpo gneissico del ricoprimento dell'Adula ed almeno il rico¬ primento Simano. Dove passi la linea separatrice non ci è stato intanto possibile fissare sul terreno perchè le nostre ricerche si sono concentrate carta sulla - di Castione. Ma zona se si considera il settore rappresentato sulla car¬ della Val Cramosina, geologica Maggia-Blenio si può individuare, a sud una fronte di gneis aplitici situati immediatamente ta tina. Essa fronte del rappresenta ricoprimento sopra i gneis Leven¬ evidentemente la continuazione occidentale della Simano risultante delle medesime descrizione di L. Bossard. I parascisti biotitici, anfiboliti, che avvolgono la fronte stessa, i ed i gneis soprastanti gneis aplitici presumibile che passino Moleno ed è alla cui continuazione in forma di calcescisti luogo della regione Algaletto zati e anfìbolite il nessun alterati, zona non di profondamente tra trovati nella Valle di Algaletto-Castaneda, è stata ritrovata in la nessun un poco prevalenza in essi sono più a nord di Gnosca, si ritrova la zona di scisti biotitici intensamente tettoniz- orizzonti, spesso a modo stromatitico, di una grana finissima. Poco sopra il fondo vanivo del Ticino, di parascisti ha 60—80 m di potenza, ma poi si assottiglia. oscura a complesso In con una alterati; vennero secondo la studiata. A ovest del Ticino di si incuneano ; essi rocce incassanti localmente luogo, benché certi orizzonti ricordino calcescisti intensamente si hanno veri e propri di fronte al Motto di marmi o rocce Castione, la calcesilicatiche. Già in di questa Algaletto acquista il suo carattere di scisti biotitici con anfiboliti. Verso nord, dunque verso i gneis Leventina, si passa a gneis biotitici bruni e poi con un passaggio graduale a gneis più chiari, aplitici. Nelle catene ad est del Ticino, la situazione, come si è già esposto più sopra, è pertanto analoga, di modo che esiste la massima probabilità che i parascisti biotitici rappresentino effettivamente l'orizzonte separatore, dunque la continuazione della zona di Algaletto. Nel profilo Airolo-Locarno (P. Niggli, 1936 MB) il ricoprimento senza nome limitato inferiormente, in senso lato, dal ricoprimento Leventina e in alto dalla zona scistosa di Algaletto rappresenterebbe, secondo noi, il ricoprimento Simano: il ricoprimento soprastante, designato Simano in detto profilo, risultante di gneis Verzasca, limitato in basso dalla zona di Algaletto, e che si conclude in alto con quella di Castione, diventerebbe, regione, zona Genesi come è ormai e metamorfosi delle rocce basiche e 239 ultrabasiche ricoprimento Adula (nella Verzasca il ricoprimento strappato dalla propria base e ciò spiegherebbe l'assottiglia¬ logico, Simano risulta mento nel nostro il settore). Ritornando al nostro associazione di gneis dei occhi della grossezza di ragionamento: quali degni un sopra i di rilievo è parascisti sono gneis una ricca occhiadini pugno, pure descritti da W. Nabholz con come appartenenti al ricoprimento Adula, nella regione del Rheinwald. Il loro orizzonte superiore risulta però ovunque di gneis a due miche, che posseg¬ gono spesso il tipico carattere del gneis Verzasca, con la biotite raggrup¬ pata in chiazzette. Esso è riconoscibile dalla zona di Roveredo fino al Basai, anzi va più oltre fino al Pizzo Mezzogiorno, dove passa diretta¬ mente ai propriamente detti, che formano Verzasca gneis la maggior parte delle catene della Verzasca. Questi gneis rappresentano Dalla di il con il loro tetto ricoprimento Valle di Gnosca carbonatico, la zona di Castione cioè, Adula ad ovest del Ticino. alla Valle di Gorduno a sud della zona Castione, sempre nell'ambito delle radici, seguono i gneis Vogorno la loro coltre carbonatica che contiene basiche (giacimento di Arrami). ricoprimenti pennidici questo complesso dovrebbe rappresentare il ricoprimento Tambo: ci permettiamo una piccola dissertazione a proposito. Se si confronta nel profilo G il ciclo Vili, la cui base è il gneis Vogorno (il ciclo VII si è dimostrato una scaglia: con rocce Secondo lo schema dei pag. 191), Vili 35, la con un parte bassa della orizzonte di marmo zona di Castione flogopitico, segna e un se mitico, risulta probabile che la sedimentazione di queste in prevalenza si trova un carbonatiche nel Triassico. Inoltre dal confronto per rendere buon appoggio corrispondono al Con ciò si verrebbe loro coltre primento di rocce Tambo a probabile rocce la sia avvenuta zona di Splugen che le nostre rocce Tambotrias di A. Gansseb. rendere probabile carbonatiche (sarebbe con si ricorda che G chiaro tenore dolo¬ di che i gneis Vogorno, con la Arrami, rappresentino il rico¬ che la zona naturalmente anche possibile Arrami-Vogorno rappresenti un lobo parziale del ricoprimento Adula). In modo analogo i gneis di iniezione del Gaggio, parimenti coperti da una coltre di scisti biotitici contenenti scisti verdi, potrebbero corrispon¬ dere al ricoprimento Suretta. Ma questa parallelizzazione esula dal compito del presente lavoro ed inoltre i legami tettonici con i corpi noti questi ricoprimenti attraverso il Motto di Castione e la zona tettonica¬ mente molto complicata all'inizio della Valle Traversagna sono ancora poco noti. Il proseguimento del rilievo cartografico porterà nuova luce su questo problema. di 240 E. Dal Vesoo Passando alle radici nella Valle della Porta Valle (bassa Verzasca), percorsa per ritrovare la zona di Castione, si riscontra la situazione seguente : a nord sono i gneis Vogorno che formano la cima da cui rice¬ vettero il nome; Arrami), gneis scisti biotitici, spesso formati numerose sione è di iniezione del quasi di iniezione della una gneis copia fedele del profilo Gaggio con una zona di coltre di esclusivamente di biotite, incassante lenti ed orizzonti di anfiboliti confinano i essa (manca la intercalazioni di calcescisti senza si accludono i e di scisti attinolitici. A sud di zona che si di Mergoscia. Questa succes¬ rilevare nella Valle di Gor- può duno tra i Monti Bedretto ed i Monti di Stuello. La deviazione dei resta fino nella media Valle della Porta com¬ est-ovest, allo sbocco però plessi ripiegano in un ampio arco verso nord-ovest immergendosi nel fianco opposto della Valle Verzasca, nella regione a sud di Corippo : essi entrano nella stretta piega assiale nord-sud della Verzasca, interpretata quale si radice trasversale da E. Kùndig. Seguendo questi ragionamenti siamo riusciti ad individuare nella zona di Corippo, rilevata da R. Forster, la zona di Castione sviluppata con maggiore ricchezza di scisti biotitici. Questa parallelizzazione permise poi a Forster di confrontare le sue zone con quelle della regione di Claro- Bellinzona. Riassumendo i ragionamenti fatti sulla tettonica della zona sopra¬ gneis Leventina, la catena tra Ticino e Verzasca risulterebbe struita nel modo seguente : 1. Ricoprimento Simano : la zona a nord di Algaletto è la radice dei suoi gneis biotitici e aplitici; la zona stessa di Algaletto è la radice stante ai della sua coltre sedimentaria che tosto si fa micascistosa. Sottile, ricoprendo alla Val Cramosina 2. e a i gneis Leventina, radice dei suoi Ricoprimento Adula: Verzasca è la mentaria, la settore di zona zona Corippo. arriva la con La fronte fino gneis superiori del tipo di Roveredo-Verzasca ; radice della di sua Giornico. Castione-Corippo che diventa sua coltre sedi¬ micascistosa nel di Castione costruisce, nella regione più a nord, gneis Mezzogiorno. 3. Ricoprimento Tambo (ev. lembo del ricoprimento Adula): nella radice resulta dei gneis Vogorno poco dissimili dai gneis Verzasca e della coltre sedimentaria che vorremmo chiamare di Arrami. I gneis costi¬ zona le cime fino al Basai. I Verzasca arrivano fino al tuiscono le cime fino al Poncione di Piotta; i calcescisti si incuneano verso ovest. Nelle radici segue, di iniezione e una verso sud, la zona del Gaggio coltre di micaseisti contenenti gneis biotitici basiche, che a sud con rocce i Genesi di Corippo (con coinvolta nella e metamorfosi delle le radici dell'Adula piega trasversale rocce e del basiche più approfondito, pretare in Tambo) gira studi in Valle Maggia la e ad est la necessita e avremo zona tra Ticino forse la e possibilità 241 nord restando verso Anche pure dimostra che esiste la tettonico la senso ultrabasiche Verzasca-Maggia. tato tettonico ha solo carattere schematico studio e se questo risul¬ ancora possibilità di uno di inter¬ Verzasca. Terminati di fare gli confronto tra un ad ovest della piega trasversale Verzasca-Maggia e Grigioni e Vallese. Per concludere abbiamo rappresentato schematicamente i risultati ottenuti nella figura 6. zona zona finalmente stabilire il ponte tra Parte seconda Fisiografia delle Introduzione Il concetto di di plesso Vitkuvio, rocce rocce di colore Dioscokide e e rocce basiche impostazione basiche e e ultrabasiche dei problemi ultrabasiche afferra tutto quel com¬ prevalentamente verde, denominate ,,otiti" da (secondo F. Sacco). Il nome venne intro¬ Plinio dotto nella letteratura moderna per la prima volta da A. Brongiart nel 1813 (ofiolite) e poi da Palasson nel 1819 (ophite). La denominazione ofiolite perse negli ultimi anni il suo carattere geoioghi delle Alpi serve generalmente ad indicare le rocce neutrale : per i verdi, di carattere intruse magmatico, Secondo H. Stille alpina. essa o dovrebbe aventi chimismo notevolmente basico, periodo orogenetico. implicando un certo carattere durante l'orogenesi quelle rocce magmatismo iniziale di estruse essere riservata a legate al perciò questa denominazione, che genetico limita il suo valore, e appliche¬ Eviteremo un remo l'altra di rocce basiche e ultrabasiche si basa soltanto sul carattere chimico delle Nonostante la loro strutturale e ubiquità tessiturale, le rocce e con significato l'enorme variabilità basiche neutrale che rocce. e mineralogica, ultrabasiche, oltre al colore prevalentemente verde, posseggono un chimismo variante dai gruppi alcali-calce-alumosilicatico e calce-alumosilicatico al gruppo femico-silicatico e alcali-femico della nuova classificazione chimica generale delle 242 E. Dal Vesco rocce di P. Niggli variazione di (1940). A questo chimismo corrisponde un'enorme magmatiche, a seconda che esse siano di o estrusiva, e per le rocce metamorfiche, a seconda che carattere cata-, meso- o epizonale. loro interpretazione genetica ha subito essenziali variazioni. tipi: per le rocce natura intrusiva siano di La Queste rocce intercalano spesso, di sicura con orizzonti concordanti esilissimi, rocce sedimantaria mostrando talvolta origine graduali passaggi con gli strati inglobanti : si credette perciò che esse fossero pure della medesima origine, prodotte da speciali depositi magnesio-silicatici, dovuti alla loro volta a fenomeni idrotermali di profondità (secondo Sterry Hunt) oppure a migrazioni sostanziali nei sedimenti stessi (secondo Kalkowski) e, più tardi, a vapori caldi mineralizzatori filtranti, su di una fronte di Mg-Fe, attraverso i sedimenti (secondo De Launay). Termier interpretò per primo le Pietre verdi, le quali determinano il metamorfismo degli ,,Schistes lustrés" pur lasciando intatto il ,,Flysch", quali rocce magmatiche ed oggigiorno si è generalmente d'accordo che i termini ultrabasici posseggano tale origine, mentre per i termini meta¬ morfici basici resta pur sempre aperto il problema se siano di carattere para od orto, perchè tanto nelle rocce magmatiche, quanto in quelle sedi¬ mentarie, esistono termini di chimismo equivalente. Durante i movimenti orogenetici esse furono, indipendentemente se dell'una o dell'altra origine, trasportate in altri ambienti fisici di modo che ricristallizzazione, adattarsi alle pressione. Ma talvolta è ancora dovettero, condizioni di nuove possibile attraverso temperatura una e di trovare relitti della roccia pre¬ può, almeno approssimativamente, ricostruire primaria della roccia. è Appena a questo punto possibile formulare esattamente il compito che ci siamo proposti con il presente lavoro. In base alle osservazioni fenomenologiche metamorfica di modo che si i fenomeni avvenuti della 1. e stabilire la natura composizione mineralogica, della struttura e della tessitura delle rocce, 2. dell'associazione 4. dei fenomeni subiti dalle 5. delle rocce, paragenetica 3. dei fenomeni verificabili nelle dei caratteri della 6. delle condizioni di rocce rocce incassanti, inglobate, metamorfosi, giacitura, di spiegare all'esempio delle rocce basiche ed ultrabasiche trovate Gneis biotitici picchiettati Arrami regione delle zone Castione (dalla Valle di Gorduno fino al Basai) descritta nella prima parte : cercare nella — — Genesi 1. le 2. le metamorfosi delle e rocce basiche e 243 ultrabasiche leggi comuni dei fenomeni, possibilità genetiche, 3. i caratteri delPautometamorfosi in funzione della 4. i fenomeni metamorfici endo- ed magmatico e le variazioni di origine esogena. esogeni per le giacitura rocce e di carattere della facies di sedimentazione per quelle Nella prima parte del lavoro abbiamo considerato le rocce delle diverse zone nella loro globalità, sopratutto per non ripeterci con quanto aveva già fatto Mittelholzbr per il Motto di Castione. Ora analizzeremo in dettaglio alcuni esempi, che sono stati scelti in modo da poter abbrac¬ ciare tutte le variazioni offerte dalla regione studiata, soffermandoci in modo particolare sulle caratteristiche più salienti, per poi coordinare i problemi propostici. Per avere una maggiore chiarezza nella disposizione tratteremo dapprima le rocce basiche e ultrabasiche inglobate nella zona di ArramiVogorno, poi quelle della zona dei gneis picchiettati e da ultimo quelle diversi risultati allo scopo di risolvere i contenute nei marmi della negli orizzonti della accenno perchè ripetono studiate negli altri di Castione zona di Castione zona s. s. s. s. Alle anfiboliti intercalate dedicheremo solo fedelmente le caratteristiche delle un rocce breve basiche esempi. Capitolo primo La di zona Arrami-Vogorno Sul fianco settentrionale della Cima di Gnosca, nella continuazione l'ottavo ciclo del potente lente di di circa 1200 m. ed basiche una delle Arrami, della coltre verso la Valle di carbonatica del¬ Gnosca-Gorduno profilo rocce occidentale e (complesso G) è inclusa una ultrabasiche, che possiede una lunghezza potenza massima di 320 m. Interessante è la che formano la ricca associazione rappre¬ reciproca posizione sentata schematicamente nelle figure 7 e 8 : la massa principale è costituita di olivinite disposta rocce banchi di potenza variabile, concordanti e paralleli uguale dai suoi orli, sono intercalati due banchi di olivinite granatifera; il tutto è avvolto da un involucro di rocce eclogitiche passanti da entrambi i lati, in senso radiale, attraverso i diversi stadi della metamorfosi, ad anfibolite. Tutt'attorno confinano le rocce calcesilicatiche passanti a gneis calcesilicatici; la base ai margini a della lente; ad è formata dei gneis Vili una con distanza circa chiaro carattere di gneis Vogorno ed il tetto 244 E. Dal Vesoo gneis bruni di iniezione del Gaggio, che costituiscono superiore della Cima di Arrami e del Gaggio. dei tutta la parte Solo il settore occidentale della lente affiora in modo che si possa dire ciò nonostante continuo: affioramento sia parziale e dappertutto le dimensioni di di transfluenza vegetabile glaciale piccoli solo e determinare se un tutta la lente è inten¬ si distaccano blocchi che possono rag¬ Nella parte orientale, dalla bocchetta una casa. verso posto, poiché in samente fessurata giungere difficilissimo resta ancora est, il giacimento è ricoperto da terreno affioramenti isolati lasciano riconoscere la conti¬ nuazione dello stesso. Questa nel 1908, concerne ricca ma un paragenesi lavoro reciproche le di rocce si fu già studiata da U. Gritbenmann necessario soprattutto per quanto relazioni delle rocce, considerate alla luce delle a nuovo rese petrografiche moderne. Allora si era anche rinunciato allo studio giacitura delle diverse rocce a causa delle rilevanti difficoltà che ricerche della presenta il terreno. Verso il 1920 sotto la direzione di P. Niggli le ricerche da E. riprese lavori di rilevamento e Widmbb, i lavori che però diagnostici. non portò a vennero compimento i A. LE ROCCE BASICHE E ULTRABASICHE I. L' olivinite lherzolitica 1. I caratteri Come si è già visto, I banchi della mano di una macroscopici la principale massa potenza variabile da 0,5 paralleli ai margini, for¬ giacitura assoluta posizione rispetto alla lente 2 m., serie continua di involucri concentrici. La questi banchi varia a seconda della loro stessa: la deviazione da N 135° E con a della lente risulta di olivinite. immersione La roccia verso a N 90° E e l'inclinazione da 60° sottoposta alla disgregazione atmosferica si copre di crosta lateritica bruno-rossiccia che si dissolve in estrema rosso scritta La 85° della una massa una sabbiosa e Slesia, analoghe questa forma di alterazione lateritica : il prodotto brunorappresenta uno stadio ancora più avanzato della metamorfosi de¬ granulosa. con In a sud. a rocce K. Spangekberg ha analizzato cura pag. 253 in cui le cloriti si alterano a quarzo od opale e limonite. bel verde-turchino con pas¬ colore un più giallognoli a seconda del grado e del di rottura ha invece superfìcie saggi locah a toni più nerastri o tipo della metamorfosi alla quale è stata sottoposta l'olivina. Per quanto Genesi Fig. 8. e metamorfosi delle rocce basiche e Profilo schematico attraverso il Olivinite lherzolotica 245 ultrabasiche giacimento prodotti metamorfici (pag. 244). 2 di A. Arrami. Olivinite granatifera Eclogite (pag. 285). granato (pag. 278). 4 Rocce calcesiliAnfiboliti granatifere (pag. 285) e plagioclasiche (pag. 297). 6 5 Gneis a due miche del tipo catiche (pag. 301). 7 Gneis caloesilicatici (pag. 305). 8 1 = (pag. 254). 3 = e Scisti orneblenditici con = = = = = = Vogorno. nel può La campione superficie essa = Gneis di iniezione del tipo Gaggio. la tessitura sembri assolutamente riconoscere laddove 9 una certa scistosità parallela massiccia, in alle superficie natura si dei banchi. di discontinuità tra i banchi stessi diventa evidente solo vien accentuata dalla disgregazione superficiale, mentre scompare nelle superficie fresche di frattura dovute al franamento di porzioni rilevanti. In genere, non si può neppure distinguere il contorno dei singoli grani lucentezza delle augiti risaltano, per la maggiore olivinica di aspetto vetroso. di olivina, mentre le facce, dalla massa E. Dal Vesco 246 2. La composizione mineralogica Comp. principali: olivina, augite ortorombica e monoclina. rutilo, cromite, magnetite, pirite. Comp. accessori: subordinati: orneblenda, serpentino, clinocloro. Comp. partecipazione dei minerali principali è sottoposta a forti varia¬ predomina l'olivina; le augiti hanno carattere subordi¬ nato. In piccole zone rare e disposte senza ordine particolare nel corpo della olivinite, le augiti possono raggiungere un valore dominante. L'orneblenda ed il serpentino possono essere presenti anche nei termini esenti da segni manifesti di una metamorfosi postcristallina. La variazione quantitativa dei singoli componenti, ottenuta dalla misurazione al tavo¬ lino integrativo di tutte quelle sezioni mostranti un'alterazione poco La zioni: in genere accentuata, è rappresentata nella tabella seguente : Olivina 95,5—29,5% 1 —66 % 1—9 % 2,5—35 % 0 —11 % Augite Min. metall. Orneblenda Serpentino 3. Caratteri dei Olivina sono non voi. voi. (circa : ortaugite 3 e augite monoclina 1) voi. voi. voi. componenti mostra mai delimitazione variamente lobati, spesso con cristallografica ed i contorni tratti rettilinei. La grana è variabile nella stessa sezione da media a minuta: talvolta si può osservare una grani medi sono avvolti da una corona di granuli minuti. Di solito ha uno sviluppo leggermente più accentuato nel piano parallelo alle superficie di discontinuità dei banchi, senza che la direzione del maggior sviluppo coincida con l'asse cristallografico e. L'angolo assiale resta costante per tutta la lente ed importa 2V 90 + 1° che corrisponde approssimativamente a 86% di forsterite e 14% di fayalite. In sezione incolora con birifrazione elevata. È accennata talora una struttura reticolare, in cui i = leggera sfaldatura secondo il prisma. Augite possiede grana analoga all'olivina con forma prismatica tozza (talvolta ovoidale), generalmente lobata in modo intenso con l'oli¬ vina. La sfaldatura è ottima secondo (110). Qualche volta ingloba chicchi di olivina, e solo eccezionalmente forma una corona intorno all'olivina. Si possono distinguere augiti ortorombiche e monocline con una chiara prevalenza delle prime. L'augite ortorombica con un angolo assiale di 2V= +80° contiene pressappoco 90% enstatite e 10% iperstene ed appartiene secondo Niggli Genesi e metamorfosi delle basiche rocce e ultrabasiche 247 1 I tmm Fig. 9. Microimmagine dell'olivinite lherzohtica di A. Arrami. In uno stadio poco metamorfico. Ol = olivina. Aug = augite ortorombica e monoclma. Mt = magnetite. ai termini della bronzite. Nella sezione è riconoscibile grazie all'estinzione ortogonale ed al colore di interferenza bruniccio, mentre i caratteri morfo¬ logici sono analoghi per entrambe le augiti. L'augite monoclina mostra ny/c 39° e 2V + 70° di modo che non può essere un diopside puro (la costituzione chimica approssimativa è = data a pag. = 250). Rutilo può essere contenuto nei tre in forma di finissimi gato parallelamente all'asse di aghi riuniti elongazione componenti sopraccitati segre¬ più o meno fitti e disposti in fasci dell'oicristallo. Magnetite primaria è molto rara e presente in piccoli chicchi intragranulari nell'olivina e nell'augite. Cromite è straordinariamente rara, può essere considerata xeno- morfl come assente. Serpentino, comune anche ai campioni metamorfismo, risulta di lamelle piccole e esenti da segni plausibili di idiomorfe secondo (001) inter- granulari tra i componenti principali ed occasionalmente semi-intragranulari nell'augite, pur mantenendo la sopraddetta idiomorfia. Solo in pochi casi il serpentino è parzialmente inglobato nell'olivina ancora E. Dal Vesco 248 di ortaugite verso serpentino, di modo che resta escluso che queste lamelle rappresentino un prodotto tardivo metamorfico dell'olivina, ovvero dell'augite. Altre volte, e questo è il caso più frequente, il serpentino è arricchito in minuscole lenti (dell'ordine di pochi mm.) con margini segnati dai minerali confinanti. Nelle stesse, la struttura è dialitica e gli individui si intatta e talora, tra i due minerali, è interposta un'esile l'olivina quanto mostrante limiti decisi tanto zona verso il compenetrano reciprocamente pur mantenendo ottima idiomorfia secondo pinacoide basale (fig. 18). Il serpentino è generalmente rappresentato dall'antigorite, ma talora 2—3° tipica per il olino cloro. Negli arric¬ mostra un'estinzione n /c chimenti di augite, il serpentino è più frequente e può contenere granuli il = ovoidali di ortaugite e raramente cristalli di pirite idiomorfi secondo il cubo. Orneblenda. Per quanto molto della olivinite, può verde nella sua non con metamorfici ottima idio¬ e = parte centrale, 4. La struttura nei termini sviluppata (001), benché parzialmente inclusa nell'oli¬ 17°. Leggermente pleocroitica nel conservata. ny/c morfia secondo (100), (110) vina ottimamente rara occasionalmente essere resta incolora al margine. (fig. 9) La grossezza della grana è eterogenea e può variare nel medesimo campione da media a minuta. La forma dei componenti cambia dall'oli¬ allungata, all'augite più tozza. I margini dove confinano con grani equi¬ leggermente diventano intensamente mentre suturati, con profonde insena¬ valenti, ture, al contatto con le augiti (fig. 10). Come si è già visto sopra, il ser¬ pentino (ev. clinocloro) e l'orneblenda possono essere presenti anche nei vina, che è generalmente un poco lobati dell'olivina sono termini metamorfici deh"olivinite non e mostrare talora ottima idiomorfia, componenti principali: risulta parzialmente inglobati formazione + contemporanea di tutti questi minerali probabile una (discuteremo più tardi questo fenomeno a pag. 389). Le relazioni mor¬ fologiche tra i diversi componenti lasciano definire la struttura come pur restando granoblastica nei fino granoidica, ma carattere cataclastico che dissolve ad essa si sovrappone una seconda di in frammenti di l'aggregato primario più o meno a losanga, la cui appartenenza ai diversi individui primari è riconoscibile grazie al tono di birifrazione analogo ed alla orien¬ tazione ottica comune. In nessun luogo è stato possibile fissare un leggero scorrimento dei singoli frammenti e un'estinzione ondulata degli stessi forma è pure straordinariamente rara. Genesi Fig e metamorfosi delle rocce basiche Rappresentazione schematica che illustra le relazioni strutturali tra magnetite (Mt), olivina 10. (01) e (Aug) augite Ohvimte lherzolitica e 249 ultrabasiche di A. Arrami. 5 La tessitura L'olivina possiede un'orientazione subparallela, non però accen¬ maggiore sviluppo (che non coincide con l'asse cristallografico), mentre i termini più isometrici non presentano alcun ordinamento. La scistosità osservabile m natura, con decorso più o meno orientato secondo le superficie di discontinuità dei banchi, è tuata, secondo il suo asse di piuttosto dovuta alla presenza delle fessure cataclastiche che hanno generalmente unico caso, tale orientazione che una dell'olivina stessa. in L'augite cui si è potuto quest'ultimo componente non alla è sempre disorientata osservare formano un che questa ragione e non pendotite si 6 dalla che la roccia quale, differenzia per nessun'altra La composizione Analisi di L FeO MgO orientazione si fa eccezione di un assi di circa chiamata olivinite lherzolitica almeno nei termini poco metamorfici, non proprietà. chimica Ohvinite lherzolitica SiOa Ti02 A1203 Cr203 Fe203 venne leggera cristallografici di 60° con quelli leggermente scistosa ed gli angolo dell'olivina. La tessitura risulta in questo modo è per se (1) Hezner3) Valori di 42,73% tracce si 0,61 al 0,54 fm 3,43 e 4,99 alk k 45,21 CaO 0,93 H20 1,75 mg Niggli : 57,5 0,0 100,0 0,0 0,0 — 0,91 100,28 3) (1908). Tutte le analisi citate di L. Hezneb sono contenute in U. Gkubenmann E. Dal Vesco 250 In ciò in questa analisi chimica manca la determinazione degli alcalini e all'esiguità della loro presenza. Le analisi più considerazione riportate per il confronto mostrano infatti un alk variabile tra 0,5 con prevalenza di Na. Al tempo di L. Hezner si trascuravano moderne 1 e nelle rocce ultrabasiche i metalli alcalini di modo che anche le analisi seguenti presentano questo inconveniente. Modo Catanorma Base Cai 0,9 Cs 0,7 An L 0,9 1,5 n'Q w„ 0,9 Wo (calcolato) Fo 73,9 ^a 79 Fa En 21,1 En 13,2 Fo 69,4 Hy 1,0 Fa 3,3 Wo 1,6 Mt 3,2 Alsil 0,6 85,2 E~n" En OfiCm 4,9 Fo 0,6Cm Fa 94,6 Q 4,5 Q 4,5 L'olivinite appartiene lfi 3,2 0,6 1,6 Fs Cm M chimicamente al } Olivina 81,2 ) Ortaug. 14,2 1 7,3 Hy 0,2 Cm 0,6 \ 1 |ì Augite mon. 4,0 J Cromite 0,6 tipo magmatico peridotitico origine ma¬ secondo la classificazione di P. Niggli (1936) ed è di sicura gmatica come lo dimostra l'analogia con le seguenti tre analisi magmatiche (tolte da Troegek) espresse nei valori molecolari : di rocce si al fm e alk mg k Lherzolite (735) 63,0 5,0 91,0 3,5 0,5 0,91 0,30 Wehrlite (734) 55,0 1,5 87,5 1,0 1,0 0,41 0,00 Saxonite (731) 59,0 1,0 98,5 0,5 0,5 0,91 0,23 Dal calcolo catanormale secondo P. Niggli tratto i valori tenore di mazione e ne spettanti all'olivina iperstene e di silicato di dell'augite monoclina. Se vedremo una e (1946), dopo all'augite ortorombica, aver resta un sot¬ certo alluminio che contribuiscono alla for¬ si tien calcolo che si è tralasciato conferma per l'olivinite harzburgitica alk, della Valle di probabile che l'alluminio formi con gli alcalini componente giadeitica dell'augite monoclina, che acquista in tal (Na) modo carattere onfacitico : si spiega così la deviazione dell'angolo assiale dal valore caratteristico per il diopside. Moleno (pag. 216), è molto la 8. La metamorfosi Un carattere intatto, simile a quello descritto appena sopra, si ri¬ : dappertutto si partendo dalle fessure, passa gradata¬ mente ad una sostituzione totale dei componenti della roccia catamagmatica considerata (fig. 11). Per maggiore chiarezza dell'esposizione, scontra solo raramente nel corpo della lente olivinitica metamorfosi che, manifesta una seguiremo il processo nei suoi diversi stadi: Genesi 1. Le e metamorfosi delle rocce fessure, di cui le più larghe basiche 251 ultrabasiche e disposte parallelamente all'asse rimarginate da un minerale verdognolo senza pleocroismo, in parte isotropo ed in parte anisotropo, passante così da una sostanza più o meno colloidale (cfr. Artini) ad una neo¬ cristallizzazione sporadica di serpentino. I margini dei minerali confinanti così decisi da escludere che le sostanze riempitive provengano sono direttamente da questi; derivano da altre parti della roccia, in forma di soluzioni colloidali. Questo stadio può senz'altro rappresentare l'inizio di elongazione dell'olivina, della metamorfosi dell'olivinite, ma i fenomeni di trasformazione siano 2. In stadio più sono sono richiede che in altra parte della roccia già in stadi più avanzati. avanzato, le fessure si allargano, soprattuto principali si dira¬ mano altre più esili, che dissolvono l'aggregato primario in un ammasso di granoclasti, nei quali è ancora possibile riconoscere la loro coapparte¬ individui primari grazie all'orientazione ottica comune. Le nenza a fessure sono riempite dal minerale verdognolo che nelle fessure princi¬ pali assume un tono brunastro, talora abbastanza intenso dovuto certa¬ mente ad un maggiore tenore di limonite. Questa tonalità può alle volte allargarsi ai minerali confinanti senza che essi subiscano una sensibile variazione del grado di birifrazione. K. Spangenbeeg descrive un'analoga metamorfosi incipiente dell'olivina e riesce a determinare il minerale di transizione quale villarsite, che non si differenzia sensibilmente nella birifrazione e resta anzi isoorientata con l'ottica dell'olivina originaria. In analogia al lavoro di questo autore, i minerali che riempiono le maglie devono appartenere alla serie bowlingite-xylotilo-iddingsite dove la bowlingite è più verdognola e l'iddingsite più bruna. Nella zona centrale uno nella direzione della scistosità (0,2—0,3 mm.) delle fessure si cristallizza la magnetite cristallini allineati in cordoncini dalle in forma di chicchi raggruppati o e in nidi quasi cripto¬ incroci delle agli fessure. 3. Il sistema reticolare diventa non è natura cataclastica o predominante: più possibile se in parte riscontrano nelle olivine delle colo sono poi così fitto da decidere sono rocce se maglie analoghe contenuti i relitti minuti di olivina, che augite, che per a pseudomorfosi precedente. principali (0,3—0,5 mm.), ancora di che si una dimi¬ margini, ed i aggregato lepido- verso un sono questo reti¬ presentano passano ad blastico di talco. Le fessure stesse posseggono carattere quelle ultrabasiche eruttive. In nuzione accentuata della birifrazione dal centro relitti di assumere un tutte le fessure i le medesime carat¬ teristiche dello stadio 4. Le fessure uniforme se osservate con un sol nicol, per quanto abbiano carattere tra nicols incrociati si dissolvono E. Dal Vesco 252 aggregato di campi che svelano una cristallizzazione incipiente, poi in forma di lamine di antigorite disposte più o meno ai margini delle fessure oppure in linee fluidali avvolgenti o parallele in un che ei manifesta augite strappati dalle salbande o neocristallizzazioni di un minerale giallo-limone con carattere micaceo. Le fessure si allargano tal¬ volta a lenti rimarginate da lamelle di antigorite idiomorfe secondo (001), che si compenetrano reciprocamente formando un aggregato dialitico. 5. Spesso al margine di quest'ultime è presente un'esile corona di piccoli cristalli più o meno idiomorfi di orneblenda attinolitica con sviluppo prismatico e perfetta sfaldatura secondo (HO). Di solito si può osservare come essi si formino a costo dei minerali primari confinanti. frammenti di Tra i cristalli di orneblenda attinolitica è incluso un minerale abito con giallo-limone variante leggermente secondo indici di rifrazione. L'angolo assiale 2V=-16°, l'abito tipico delle gli miche con sfaldatura secondo (001) e la posizione di na lasciano indivi¬ duare, secondo Winchell, questo minerale quale bowlingite. Anche nell'interno degli aggregati lenticolari di antigorite possono essere inglo¬ bati cristalli di orneblenda, sempre accompagnati, ma in quantità subor¬ dinata, da individui xenoblastici di bowlingite. L'orneblenda attinolitica mostra in questo caso un abito nematoblastico (0,2—0,3 mm.) con pleocroismo variante da incolore a verde molto pallido e un'estinzione n /e 19°. L'asse e è sempre più o meno isoorientato con il piano (001) dell'antigorite confinante. xenoblastico e colorazione = Nel medesimo stadio della metamorfosi, le fessure subiscono tipo di ricristallizzazione: la terizzata da un'abbondante zona centrale di colore un nuovo giallognolo, carat¬ magnetite, passa lateralmente ad un bordo di colorazione bruniccia con un angolo assiale 2V —10°, rivelandosi così per un termine più ferrifero dell'antigorite. I relitti di olivina si trasformano contemporaneamente, per pseudomorfosi, in anti¬ gorite ed in uno stadio più avanzato ancora, vengono risorbiti i margini del granulo con un uguagliamento del tenore di ferro, di modo che si segregazione di = forma verde un'antigorite con un pleocroismo variabile dal giallo pallido al azzurro. 6. Se invece la rete delle fessure ed i relitti e delle maghe si fa ancora più fitta dell'aggregato preesistente posseggono più pochi decimi di mm., si osserva un altro tipo di metamorfosi: perpendicolarmente alle pareti delle maglie si sviluppano scagliette legger¬ mente brune di antigorite, che all'incrocio delle maghe formano degli aggregati a rosetta. I profiroclasti segnano una forte diminuzione della birifrazione dal centro verso il margine ed una parte di essi (olivina ed sioni di non che le dimen¬ Genesi Fig. 11. e metamorfosi delle Microfotografìa dell oli\ miti di chiari = relitti di olnina. Maglie bandir \h.uni \ della metamorfosi Campi rocce a = m e mm di i suoi stadi più axanzati serpentinoscisto. bowlingite e serpentino di segregazione di 253 nltrabasiche rmi linee nere magnetite. pseudomorfosi ad un aggiogato lepidoblastico di talco. 7. Il prodotto finale della metamorfosi è dunque un aggiogato di struttura complessa : la pasta fondamentale risulta di un reticolo rittissimo di venule di antigorite sviluppata in scagliette disposte perpendicolar¬ mente ai margini delle venule, di zone ovoidali di un aggregato finissimo e lepidoblastico di talco e di zone di antigorite lamellare disposta paral¬ lelamente ai limiti. In questa massa si differenziano ancora aggregati dialitici lenticolari di antigorite e porfiroblasti, talvolta porfireidi, di orneblenda e lamelle più o meno idiomoife di antigorite. I cordoncini di magnetite restano talvolta eonser\ ati s\ dando la struttura cataclastica della roccia premetamorfica. Le lamine di antigorite ed i prismi di orneblenda giacciono relativamente ben orientati secondo i piani di scistosità. Mai si son potute osservare fessure nell'aggregato esposto che stessero ad indicare una cataclasi postmetamorfica. augite) passa per Il processo della metamorfosi primaria ad un serpentinoscisto di descritto, che conduce dall'olivinite struttura complessa contenente attino- E. Dal Vesco 254 lite e talco, può essere passaggi; non esiste alcuna rispetto alla posizione nel corpo osservato in tutti i dei diversi stadi nella disposizione Spesso si può osservare che zone senza alcuna traccia meta¬ morfica giacciono nelle immediate vicinanze di altre mostranti gli stadi 6 e 7 con un'esile zona intermedia di passaggio. Appena verso l'apice occidentale, dove tutto il complesso si riduce ad una potenza di una decina di metri, la metamorfosi diventa generale con un'intensità che varia dagli stadi 5 a 7. Nella medesima regione appaiono sovente super¬ ficie di discontinuità ricoperte di una crosta cornea di serpentino, spessa legge della lente. circa cm., di un un bel verde lucente: la stessa è ondulata e fortemente incrinata, caratteri questi, tipici per piani di scorrimento. Questa correla¬ zione tra intensa metamorfosi dimostra come ricchezza di e superficie la sollecitazione tettonica abbia avuto sale dominante per la metamorfosi dell'olivinite in K. L'olivinite 1. I caratteri Ad (cfr. fig. 7 e 8) sono congiungono cau¬ serpentinoscisto. granatifera uguale dai due margini della lente olivinitica incassati due banchi concordanti di olivinite fera, che posseggono si carattere macroscopici distanza circa una di scorrimento un nella variante tra potenza parte occidentale, una ma uno e e non si incuneano lentamente tra i due banchi incassanti di olivinite. XJ. Gritbenmann che tutto il nucleo fosse quattro granati- metri (1908) rappresentato da questa roccia, aveva ma creduto il rilievo cartografico (le difficoltà del terreno e la copertura parziale con terreno vegetabile non permettono l'osservazione diretta) ha chiaramente dimostrato come l'olivinite granatifera sia proprio concentrata nei due banchi menzionati. spiccano con bellissimo effetto (che tempi passati furono usati Sul fondo verde turchino dell'olivinite i granati di un rosso rubino intenso nei preziose4) ). La grossezza dei fenocristalli varia dalle dimen¬ sioni di una nocciola a quelle dì un pugno, per quanto le prime siano le più comuni. Anche la quantità è sottoposta a notevoli variazioni. Sulla superficie di rottura, il granato mostra di frequente un anello verdeintenso di orneblenda che si allarga fino alla sostituzione totale del gra¬ nato, sporgendo allora, siccome più resistente che non l'olivina della come gemme 4) E. Pombtta ha raccolto a questo proposito documentario nell'archivio storico di Milano e gli estratti, che per mancanza di posto non luogo. A loro vada il nostro ringraziamento. un interessante materiale C. Taddbi mi ha ceduto possono essere gentilmente pubblicati in questo Genesi e metamorfosi delle rocce basiche e 255 ultrabasiche I 1 Wcm Fig. 12. Inclusione più o nebulitica di meno eclogite nell'olivimte granatifera di A. Arrami. 1 = Olivina diametro) granatifera con abbondanti fenocnstalli di granato uniformemente sparsi. risulta composta di onfacite 3 = Apofisi 2 = Eclogite a verde-erba, granato onfacite, risultanti esclusivamente di roccia incassante, particolarmente lungo ì grana (fino a 0,5 cm di grossolana (0,5—0,7 cm) rosso-vino e di poca bronzite. che appare sparsa anche nella margini dell'achirosoma. pasta fondamentale all'azione disgregatrice degli agenti atmosferici, modo di bitorzoletti e questo con differenza dell'olivinite pura, per quanto identico, si differenziano cristalli di augite con un verde Nella pasta fondamentale, di aspetto quasi più smeraldino. a effetto curioso. a Dall'osservazione sul terreno, si roccia contenente escludendo però granato a può ritenere che il passaggio dalla quella priva sia abbastanza rapido, non che nei banchi incassanti possano ancora essere conte¬ granato. Nella roccia in posto non è stato inomogeneità che la quantità variabile di granato, della Valle di Gnosca, immediatamente sotto al nuti fenocristalli isolati di possibile fissare altra mentre nel torrente giacimento, è stato ritrovato un grosso blocco di olivinite granatifera, che proviene indubbiamente dal medesimo giacimento, con un'inclusione di eclogite sviluppata a grana media fino grossolana e mostrante gra¬ duali passaggi con la roccia incassante (fig. 12). 2. La composizione mineralogica Comp. principali: granato, olivina, augite ortorombica e monoclina. Comp. subordinati: orneblenda (in parte attinolitica), orneblenda chelifitica, serpentino, clinocloro. accessori: rutilo, Comp. picotite, magnetite, cromite. 256 E. Dal Vesco La variazione delle quantità volumetriche nuto eccezionalmente basso chietto, che o alto di riassume diversi metrico tra olivina e nei tipi senza un conte¬ granato è data dal seguente spec¬ ma naturalmente il rapporto volu¬ esempi, augite può variare notevolmente oltre a questi limiti : granato 8,0--16,5 chelifite 4,0- olivina 3. Il carattere - 5,0 56,5--81,0 augite 2,0--11,5 orneblenda 3,0--11,5 min. metal. 0,5- - i,o dei minerali Possiamo senz'altro tralasciare la descrizione dei minerali che for¬ mano la pasta fondamentale, perchè caratteristiche morfologiche si riscontrerebbero le medesime ed i medesimi processi metamorfici come nelPolivinite lherzolitica pura, descritta nel primo paragrafo. Il granato di dimensione fortemente variabile da media a gigante (0,3—5 cm), in genere però superiore alla grana media dell'aggregato inglobante, possiede carattere di fenocristallo o meglio ancora di porfiroide, dato che la delimitazione cristallografica è sempre mancante ed i margini sferici fino ovoidali sono sempre intensamente lobati ricordando fenomeni di risorbimento magmatico. Inglobata appare solo l'olivina in grani ovoidali (fig. 13) ed una sola volta è stato possibile riconoscere, ma non con sicurezza, il caso reciproco. Fig. 13. Microimmagine nel granato (Gra) e schematica che illustra un incluso ovoidale di olivina la situazione della cataclasi. Olivinite granatifera (01) di A. Arrami. Genesi Il granato, metamorfosi delle e sezione, è incolore in fettamente basiche rocce o e ultrabasiche 257 leggermente rosa e sempre per¬ (spesso in forma di fessure isotropo. subparallele) i porfìroidi in aggregati di framenti, sì che talora difficile decidere, se il granato rappresenti un unico individuo La cataclasi dissolve resta cata- clastico oppure un aggregato di grani primari. La composizione chimica è data dalla seguente analisi (2) eseguita da E. GtttzwilIìEB (da Gbubenmann 1908): Si02 Ti02 A1203 Cr203 41,85% FeO MgO Valori di Niggli 0,20 si 75,3 24,00 al 26,0 1,09 fm 63,6 9,80 e 10,4 18,23 alk CaO 5,41 k H20 0,10 mg — — 0,77 100,68 Peso specifico 3,70 s Indice! di rifrazione L'analisi, calcolata miscela di in : 1,742 equivalenti atomici, corrisponde alla seguente granati : 3,2 [(Si04)3 61,4 19,5 13,6 Cr2Mg3] = 3,2 [(Si04)3 | Al2Mg3] = 61,4 Pyp (piropo) può Cr-pyp (piropo cromifero) [(Si04)s | Al2Fe3] = 19,5 Alm (almadino) [(Si04)3 | Al2]Ca3 = 13,6 Grò (grossularia) Bu 0,1 + resto: Il rutilo [ Si02 0,7 + A1203 1,5 nel reticolo cristallino del granato per poi già presente primaria¬ mente ed allora in chicchi xenoblastici. Mentre per gh altri due elementi possiamo aggiungere : Al può parzialmente sostituire Mg e Fé nella pro¬ porzione di due a tre, ed allora con il resto di Mg e Fé e di Si si ottiene segregarsi olivina, che, come granato. Più tardi formula Per entrare in forma di esilissimi si è a aghi oppure essere già visto, rappresenta pag. 267 sopraccitata. quanto concerne la spesso un'inclusione del calcoleremo altre reazioni in base alla genesi di questo granato ricco di piropo e E. Dal Vesco 258 perciò tipico le condizioni ultrabasiche, si può dire solo che, considerate fenomenologiche strutturali (inglobamento totale o parziale per le rocce dell'olivina, solo parziale dell'augite), quasi contemporaneamente Contro forma all'olivina o formazione catametamorfica una compatta dei porfiroidi, la assoluta di facce idiomorfe di risorbimento caratteristiche per le forme cristallizzato forse leggermente più tardi. postcristallina testimoniano la mancanza marginali ancora parzialmente liquido. E questo in nato di sicura origine metamorfica, quasi e deve essersi esso un ambiente con l'aspetto del gra¬ sviluppato in un'impal¬ contrasto sempre catura scheletrica insinuantesi tra i minerali limitrofi, tendenza alla formazione di facce idiomorfe secondo con (HO), una spesso chiara parzial¬ mente realizzate. granato confina direttamente fondamentale: quasi dappertutto esiste una Di raro il con i minerali della zona pasta chelifitica che si fa più larga fino alla sostituzione totale del granato cen¬ prima di affrontare lo studio di questa complessa metamorfosi del granato in chelifite, vogliamo considerare altri aspetti della roccia madre per riprendere l'argomento a pagina 260. successivamente trale. Ma 4. La struttura e la tessitura dell'olivinite granatifera L'aggregato primario, talvolta ancora ben conservato, ha struttura porfiroidica con porfiroidi di granato e con una massa fondamentale granoidica fino granoblastica, simile a quella riscontrata per l'olivinite. La grana dei porfiroidi è sottoposta a notevoli variazioni: può essere uguale a quella della massa fondamentale che è media fino piccola, ma generalmente è più grossolana, raggiungendo dimensioni 20 volte maggiori. La forma dei componenti rimane ancora analoga a quella dell'olivinite ; il granato è sferico fino ovoidale con chiari margini di risorbimento, che probabilmente sono di natura magmatica. A questa si sovrappone una struttura cataclastica eterogenea, che, piuttosto regolare inferiore od nella massa fondamentale con cataclasti rombici in sezione, diventa molto granato, per quanto le fessure principali conservino un andamento piuttosto parallelo. Da ultimo la metamorfosi trasforma irregolare nel l'aggregato primario monoschematico in massa fondamentale attraversa gli stadi La termini microcorismatico di cui la descritti a pagina 250 in cui si globuli diablastici della chelifite. tessitura da leggermente orientata, a causa della metamorfosi, chiaramente scistosa trovando la sua massima espressione nei molto ricchi di lamine di antigorite. differenziano i diventa uno Genesi 5. La e metamorfosi delle rocce basiche e ultrabasiche chimica dell'olivinite composizione 259 granatifera (3) Analisi di L. Hbzneb: Si02 Ti02 A1203 Cr203 43,47 % 0,15 38,1 %mol, si 2,97 1,5 al 0,43 0,3 fm Fe203 4,42 1,5 e FeO 4,48 3,3 alk MnO tracce MgO 39,44 52,1 3,30 3,1 CaO H20 5,0 — 0,89 1,87 + 100,0 Catanorma Cai 4,4 An Co 2,3 Wo Fs 4,4 En 26,0 56,1 Cm la 3,0 92,0 mg Base La Niggli : 71,5 k — 100,53 un Valori di 0,1 7,3 3,1 0,9 Fo Fo 75,6 Fa 2,1 Fa 4,3 Ru 0,1 Q 8,0 Cm 0,9 Ru 0,1 Mt 4,4 composizione chimica è analoga a quella dell'olivinite ma rivela superiore di si, al e e, a costo di fm. Discuteremo più tardi contenuto possibilità di una tale variante del carattere magmatico in seno alla peridotite. Confrontando dell'olivinite granatifera con quella palesa l'analogia, ma nello (pag. 250) stesso tempo lo spostamento della partecipazione mineralogica a favore delle augiti. Dobbiamo ripetere l'osservazione già fatta allora che gli alcalini non sono stati determinati, di modo che An formerebbe probabil¬ mente un'augite monoclina di carattere onfacitico. L'olivinite granatifera tende così dal carattere peridotitico a quello ortaugitico. Se da ultimo si calcola la facies dell'olivinite granatifera con un chimismo dei minerali che equivale a quella dell'analisi del granato e dell'olivinite (in cui però la maggior parte di Fé'" vien calcolata come Fé" e tutto l'Ai entra nella composizione del granato), si ottiene una composizione che corrisponde molto bene alle osservazioni microscopiche : Infatti si ha : la catanorma dell'olivinite lherzolitica 01 subito si 65,4 Gra 12,2 Ortaug 11,6 Aug m. 9,4 Cm 0,7 Mt 0,6 Ru 0,1. 260 Aug E. Dal Vesco Fig. 14. Microimmagine dell'olivinite granatifera di A. Arrami (stadio 2). olivina. Gra orneblenda aciculare della cheligranato. Ho' augite. 01 orneblenda cummingtonitica dell'aureola esterna. fite interna. Ho" = = = = = 6. La metamorfosi del Si diceva mente zona con dunque a granato pag. 17 che di i minerali della raro il pasta fondamentale : chelifitica che si fa successivamente granato confina diretta¬ quasi ovunque esiste una più larga fino alla sostituzione totale del granato centrale. Questa sostituzione del granato avviene pa¬ rallelamente al processo metamorfico che si verifica nella pasta fonda¬ mentale, ma non in modo così rigoroso che i diversi stadi che verranno elencati possano essere confrontati direttamente con quelli descritti per l'olivinite pura. Soprattutto nelle insenature profonde, il granato in contatto con e con l'augite resta intatto, anche se per il resto si è già svilup¬ chelifite abbastanza larga. una pata 2. (Fig. 14.) In un primo stadio il margine da deciso diventa confuso ed una serie di vermicoli verde chiari, disposti perpendicolarmente alla superficie esterna del granato, costituisce un feltro giacente nei minerali confinanti, i quali, nelle immediate vicinanze, perdono rapidamente l'alto potere di birifrazione ed assumono una colorazione leggermente 1. l'olivina Genesi Fig. 01 + 15. e metamorfosi delle rocce basiche Microimmagine del granato circondato di (stadio 3). Dall'olivinite granatifera Aug = olivina e fite. Ho" augite. = Gra = orneblenda granato. Ho' = e una ultrabasiche larga 261 aureola chelifìtica di A. Arrami. orneblenda aciculare della cheli- cummingtonitica dell'aureola verde, svelante un'incipiente alterazione dell'olivina esterna. e dell'augite ad orneblenda. Il granato dal canto suo, per un esilissimo orlo periferico, diventa anisotropo rendendo evidente che anch'esso partecipa alla reazione. (Fig. 15.) Quando la chelifite raggiunge possono distinguere due zone concentriche : 3. a) Quella interna risulta di bruniccio di orneblenda aciculare tazione un lo spessore di 2 mm., si feltro diablastico verdastro fino disposta radialmente, con una pigmen¬ quasi submicroscopici di magnetite e di intergranulare di chicchi picotite. Gli aghi di orneblenda sono spesso raggruppati in fasci di forma prismatica, nell'ambito dei quali, essi posseggono orientazione ottica comune ; talvolta si può già osservare una ricristallizzazione sommativa, dovuta alla fusione dei singoli aghi paralleli, che conduce alla formazione di minuti prismi di orneblenda xenoblastica mostrante una birifrazione media ed un'estinzione b) Esternamente, ny/c in = un 12—13°. raggio di mezzo mm., i minerali confinanti 262 Fig. E. Dal Vesco 16. Microimmagine dello stadio finale della metamorfosi del granato (stadio 5). Dall'olivinite 01 + Aug = olivina Sp e = augite. Ho' spinello. Ho" = sono intensamente cataclastici nella zona di A. Arrami. granatifera chelifite aciculare = e con la zona centrale ricca di aureola esterna di orneblenda. rimarginati dalla sostanza immediatamente adiacente alla chelifite vera e + colloidale propria, ; appena descritta, si cristallizza un'orneblenda nematoblastica di grana piccola fino minuta, disposta piuttosto tangenzialmente. Quest'ultima presenta leggero pleocroismo nel verde pallido, un'estinzione 84°, svelando un carattere cummingtonitico. un + In essa si continua la chelifite esilissimi vermicoli verde chiari mando un feltro, al cui i e granelli possono ancora posseggono allora una a quelli 20° e 2V = descritti sotto 2, for¬ esterno minuti chicchi di concentrati in modo da costituire = propriamente detta, in forma di analoghi margine ny/c una corona periferica. picotite Oltre ad sono essa, costituire, inglobati nell'orneblenda, piccoli nidi grana un poco più grossolana, sì che la diagnosi diventa univoca. 4. Anche granato, quando le rientranze la chelifite ha più profonde già sostituito la massima parte del restano quasi intatte. Le inclusioni Genesi Fig. 17. e metamorfosi delle rocce basiche e ultrabasiche Microimmagine mazione di 263 della ricristallizzazione di un globulo chelifitico con serpentino (stadio 7). Dall'olivimte granatifera di A. Arrami. Serp serpentino. Sp spinello (cfr. fig. 16). = for¬ = ovoidali di olivina nel granato posseggono un'esilissima corona cataclastica che non attraversa però gli altri stadi della metamorfosi. In generale la chelifite si sviluppa in senso centripeto su di un fronte punti dove la cataclasi del granato è molto più rapidamente ed in modo più irregolare. deltiforme chiuso: solo nei intensa, essa si addentra 5. (Fig. 16.) Quando tutto il granato è scomparso, la parte centrale perde la disposizione radiale degli aghi chelifitici (i quali costituiscono fasci irregolari) e diventa particolarmente ricca di picotite. 6. Il processo studiato finora ha così raggiunto il suo termine, ma la metamorfosi va oltre, in quanto l'orneblenda aciculare subisce una ricristallizzazione costruttiva che conduce ad un ingrossamento della grana. Questo nuovo processo ha inizio nella parte periferica del globulo chelifitico e parallelamente alla fusione di più aghi di orneblenda in un prisma un dei chicchi di 7. più grossolano (n /c picotite. poco (Fig. 17.) In uno stadio un'altra metamorfosi che deve = ancora 12°) si verifica più avanzato, ancora essere un ingrossamento la chelifite subisce accennata : la visione micro- 264 Fig. E. Dal Vesco 18. Microimmagine di una lenticella dialitica di serpentino inglobata nell'oli- vinite lherzolitica di A. Arrami. Serp = serpentino. Ho = orneblenda attinolitica. Mt = magnetite. 01 = olivina. scopica à dominata allora da un aggregato nemateidico di lamine piccole di antigorite disposte senza ordine particolare. Negli interstizi triangolari è ancora interposta la massa aciculare della chelifìte in cui i singoli aghi perdono successivamente la loro autonomia per passare a un'orneblenda degli intergranulari. Le lamine di antigorite conten¬ picotite disposti talora nell'ordine radiale primitivo, sempre lasciando liberi i margini dell'oicristallo. 8. La chelifite può essere completamente sostituita da un aggregato nematoblastico di antigorite, con rari aghi di orneblenda idiomorfa e rari chicchi di picotite; quest'ultima è arricchita in modo particolare nella zona interposta tra il nuovo aggregato e la corona periferica di orne¬ blenda, sempre presente. Questi aggregati globulari non sono però da confondere, per quanto la loro composizione mineralogica sia molto analoga, con le lenticelle dialitiche (fig. 18) ritrovate con una certa fre¬ quenza nell'olivinite : quest'ultime sono di forma più lenticolare e la mostrante la forma gono innumerevoli chicchi di picotite vi manca in modo assoluto, come pure vi mancano i relitti di Genesi e mctntni>ifi>-i 1 Ilo rocce basiche 265 ultrabasiche e ! 1 Inm Fig. 19. di Microfotografia chehfitico. Oh\ htiuttui.i una .iciculaic della chelifite. È benmann (1908) ultimo un mito gr.in.it com probabile —t«itii doliti ilei,1 di A. Ai iiiotaninrfnsi unii. caiatteristica per il che globulo questa analogia abbia condotto U. Gbu- alla conclusione che tutto il nucleo della lente sia stato osservato in trasformata in un prodotto metamorfico originariamente costituito di olivinite granatifera. 9. (Fig. 19.) Un ultimo stadio della metamorfosi essere di f>tmlu> il. un un della chelifite settore, in cui la roccia madre è aggregato lepidoblastico di talco. La può completamente parto nucleare i caratteri descritti sotto 8, mentre il margine pre¬ della chelifite ripete pigmentazione fittissima di un minerale opaco nero (probabil¬ mente magnetite), che copia in modo fedele la struttura aciculare degli stadi 4—.1, questa pigmentazione è inglobata in una massa quasi isotropa, manifestante solo parzialmente un carattere ottico simile all'antigorite. La corona marginale, in origine costituita di omeblenda, è sostituita da senta una clorite con una birifrazione molto debole. L. Heznek ha preziosa per granato alla chelifite sarà dal eseguito un'analisi chimica della chelifite (i), che ci la comprensione dei processi chimici che conducono stessa: 266 E. Dal Vesco Valori di Niggli: 0,19 si 62,0 21,35 38,28 % Si02 Ti02 A1203 Cr203 Fe203 FeO MgO al 20,5 0,39 fm 64,0 3,12 e 15,5 3,44 alk k 23,07 CaO 8,99 H20 + H20- 1,42 0,87 mg 0,13 100,28 può Dalla base si 91,95 Ho con la seguente calcolare la seguente orneblenda 53,05 1 14>3 [ 24,6 L Si tratta dunque (Mg,Fe)8,5Al3,7] 044 (OH) [(Si16041 30 Bu : f (Si8Al8) 32,2 composizione mineralogica: 0,1 4,35 Sp 0,45 Cm 3,15 Mt (Mg,Fe)10] (OH)4 Si16044 4 (Mg, (OH)4 Ca4 Ca4 Fe)14] di un'orneblenda risultante di 57,65 % pargasite antofillite 26,80% 15,55 % dove i % sono riferiti agli equivalenti Se si confrontano si vede che da uno attinolite ora atomici. i valori molecolari del scambio sostanziale con di MgO e di CaO, è necessario formarsi una chelifìte completa. Fra tutti questi spostamenti il calcio ha un l'unica finanti apporto sorgente, con si esclude la se l'olivinite dell'augite diopsidica, sua granatifera, l'unico che non nell'olivinite della chelifìte confinanti, completato una essere posizione particolare: dalle rocce esterne con¬ ricercata nell'alterazione componente mineralogico fondamentale che contiene questo elemento granatifera e affinchè dal granato possa provenienza deve granato i minerali della pasta nelPolivinite (più frequente incassante). Che il calcio non provenga ovunque direttamente dai minerali confinanti vien dimostrato dal fatto che lo spessore della chelifìte è (rimarginate) della proporzionale all'intensità delle fessure pasta fondamentale e dal fatto che là dove un diopside Genesi e metamorfosi delle rocce alterato confina immediatamente non morfica si fa ancora più sottile che basiche con il e granato, l'aureola dove confina non 267 ultrabasiche con meta¬ l'olivina. Il di diopside nella roccia stessa dovrebbe senz'altro bastare a coprire fabbisogno per la formazione della chelifite. Nell'olivinite con o senza granato, non è stato possibile trovare venule con calcite, clinozoisite o pistacite che fossero in grado di dimostrarne un apporto dalle rocce adiacenti (d'altronde poverissime di calcite). Possiamo perciò con¬ tenore il cludere che il calcio necessario per la formazione della chelifite può pro¬ granatifera stessa. Nei suoi grandi tratti, il prodotto della reazione risulta dunque 1. di una parte centrale più o meno sferica di orneblenda avente la composizione chimica descritta a pag. 266, frammista a picotite e a ma¬ gnetite e 2. di una corona periferica di antibolo di carattere cummingtonitico, contenente parimenti picotite e magnetite. Quest'ultimo anfibolo non possiede più la disposizione radiale del primo, ma bensì una più tan¬ genziale. Se si cerca ora di seguire la reazione chimica che conduce, da un venire anche solo dall'olivinite dal lato, granato all'orneblenda chelifitica all'orneblenda dall'altro, e, dall'olivina fissare le cummingtonitica periferica, possiamo seguenti reazioni, calcolate in base agli equivalenti atomici : 1. ^ [(Si04)31 Al2 (Mg, Fe)3] 53,05(le ^ 32,^,>z La formazione della chelifite + 6,6 CaO r L l propriamente (+H«0) detta: -» 1 n QC (Si8Al8)044 (Mg,Fe)8j5Al3 J Ca4+17,2Si02+15,9 (Mg,Fe)0+-V-MgAl204 J (OH). ó (0H)i JM [(Si04)3 I Al2] Ca3 + 4,75(Mg,Fe)0 + 2,5Si02 -i+5i51-> 30 ^ [(Si04)3 | Cr2Mg3] -> L J (OH), Ca4 + 3,2CaO + - z A1,03 ^MgCr204+ 1,05 MgO+ 1,2 Si02 -^ Cr203 13,0SiO2-f-ll,6(Mg,Fe)O 3,15 FeO l,0MgO + [Si16044 (Mg,Fe)J -^Al2O3 + (+H'0) > -^ [si16044 (Mg,Fe)14l M (+0i) > > L (OH), -~-Fe304 M MgAl204 J E. Dal Vesco 268 Sommando membro per membro si ha : (97,7Gra + -^Al2O3 + 0,7SiO2 + 0,lRuW3,4CaO + 2,l(Mg,Fe)O analisi (91,95Ho' granato 1.* 3,15Mt + 0,45Cm+4,35Sp+0,lRu) + + (-+Ha0+0,)- », 3,6SiO2+~- 0,6. n . ' A12032~3 + 2 -£2 Cr20:Ja analisi chelifite Naturalmente Ca, questo di il se granato dovesse apporto dall'esterno 2. La formazione della contenere sarebbe non una più quantità maggiore necessario. chelifìtica esterna, dove si ammette, corona in base ai dati ottici, che l'orneblenda cummingtonitica sia approssima¬ tivamente miscuglio un del di attinolite 50% (molecolare) e 50% di cummingtonite : ^p 4 [SiCM • Si04 I (Mg, Fé)] Ca+ 1,7 (Mg, Fé) <±2!°W O 2 25,5 [sile044 (Mg,Fe)J 30 ^ * 2 ~ à [BiO* -Si04 | M (Mg,Fe)2] <±HiO>-> * [Si04|(Mg,Fe)2]+3,6Si02 *±3!°U ^ [Si04|(Mg,Fe)2] (+HaQ) > -M. à ó ìg- A1203 + L L + (Mg, Fé)] L (OH), L (OH), ^ [8i04 | (Mg, Fe)2] + ^- J -|* > J±°^-> l + ÓV [SiO_4 L Q- MgAl204 + ^-MgCr204 ^pFe304 : -Si04| (Mg,Fe)2]J + M Al203 3,6 Si02 + {— f Sii6044 J | | 0,7 MgO Ca + (Mg,Fe)0 [Si16044 I (Mg,Fe)J +3,6 (Mg, Fé) O rfU Sommando membro per membro si ha I +0,1 J | (OH), Ca4 + 3,4CaO [si16044| (Mg,Fe)J+3,5(Mg,Fe)0 2,45 FeO [Si04- Si04 J | [Si16044 I (Mg,Fe)J L M. Cr203 +0,25MgO -£- (OH),(OH), +-^ Cr203 (Mg, Fe)J Ca4 J (0H)l + ^ fsi16044 àV -^- MgCr204 -^Fe304 + <+H'0+0°> l + (Mg, (OH)i 3,4CaO -> + Fe)J } + J| 2,l(Mg,Fe)0 Genesi e metamorfosi delle 28,9 Aug+27,401 +3,6 Si02 + 51,0Ho" basiche rocce ^- A12Q3+^ Cr203 + ultrabasiohe e (+Ha0+0a) 269 > 2,lSp + 0,75Cm + 2,45Mt + 3,4CaO + 2,l(Mg,Fe)O Sommando infine membro per membro le due reazioni si ottiene: ,., , „„„ „,„,,, 91,95 Ho'+ 3,15 [100 Gra]+[28,9 Aug +27,4 01] + (+HaO + Oa) Mt +0,45 Cm 4,35 Sp + 0,1 Eu 2,1 Sp dove Ho' è l'orneblenda aciculare della chelifite centrale K' cummingtonitica entrare in 100 K' = 51,0 Ho" + 2,45 Mt + 0,75 Cm + blenda principali, ,„« „ dell'aureola granoblastica discussione è necessario stabilire = 56,3 K" Ho" l'orne- e esterna K". Prima di rapporti volumetrici corrispondono microscopiche. approssimativo dei volumi, si vede che il rapporto dei raggi (fig. 20) equivale in media alla situazione illustrata dalla microimmagine della fig. 16. Ciò con¬ fermerebbe il calcolo chimico fatto, per quanto in esso si siano fatte delle semplificazioni e delle approssimazioni nella composizione di Aug e di una alle osservazioni se i Dal calcolo Ho". Ma nell'ultima reazione chimica si ha 28,9 Aug e 27,4 01: si rivela dunque una maggiore partecipazione dell'augite di quanto essa sia normal¬ mente presente nella distribuzione statistica della pasta fondamentale. Si deve perciò ancora una volta ammettere che il CaO provenga per diffusione da una zona più vasta dell'olivinite granatifera. Fig. 20. Rappresentazione tra chelifite vale K"/K' contribuire aciculare K' = 56/100. con una indicate le e schematica delle relazioni volumetriche che intercorrono aureola esterna di orneblenda K". Il rapporto dei volumi Nella figura di destra è aggiunta la zona esterna che deve cessione di sostanze alla formazione della chelifite ; migrazioni sono sostanziali calcolate in base alle reazioni. inoltre 270 E. Dal Vesco La reazione sinantetica deve metamorfosi apporto di senza sostanze nello stadio 2 Superata reticoli aver luogo già fino dagli inizi della sia necessario ammettere che in un primo tempo un dall'esterno, fatta eccezione dell'acqua. Infatti già (pag. 260) si osservano i neominerali delle reazioni scritte. iniziale, accompagnata da un nuovo regolamento dei la fase cristallini, la La reazione per dell'ambiente se reazione procede con un stessa è dovuta ad fisico, di modo una libero scambio sostanziale. diminuzione della che la fase avente un'alta pressione densità, stabile pressioni, deve passare ad una fase con densità inferiore, cioè con un volume maggiore : in altre parole il granato deve trasformarsi in un minerale meno denso, nel nostro caso in orneblenda (per questa ragione i minerali parzialmente o totalmente inclusi nel granato non mostrano alcuna reazione). ad alte Ora alcune osservazioni sulla ancora cronologia dell'evoluzione del fenomeno stesso: 1. Le fessure formatesi per effetto della cataclasi mai la non chelifite, per quanto sia chiaramente osservabile tinuità della formazione massa della Interessante osservato in una come le discon¬ fondamentale continuino attraverso il chelifite risulta così dunque più giovane attraversano granato. La probabilmente postcataclastica, della cataclasi. questo proposito è un sistema parallelo di fessure, sola sezione, completamente rimarginato da un finissimo a aggregato lepidoblastico di talco contenente porfiroblasti di magnetite. Eccezionalmente una di queste fessure attraversa sia la chelifite, sia il granato, mostrando ivi di un carattere ben diverso. La linea centrale, di un di spessore, è formata di mm. un aggregato di lamelle di antiquinto gorite disposte a rosetta; da entrambe le parti è un margine (0,2 mm.), quasi isotropo, ancora di antigorite inglobante innumerevoli piccolissimi grani di uno spinello viola-intenso, idiomorfi secondo il cubo ed isotropi. La salbanda verso il granato risulta di un'orneblenda incolora (estinzione ny/c 16—18°), irregolare e disposta perpendicolarmente al granato. Quest'ultimo si trasforma per pseudomorfosi in un'orneblenda simile a quella or ora descritta, che mantiene verso l'interno un indice di rifrazione simile a quello del granato primitivo. La chelifite sferica marginale del granato resta ancora indicata nell'ambito della vena da una finissima pigmentazione bruniccia, che copia fedelmente la struttura penniforme dell'aggregato primitivo. Al suo margine esterno è un'esile zona di anti¬ gorite e poi si passa in modo repentino all'aggregato di talco prima = descritto. Questo fenomeno è interessante perchè mostra come le soluzioni Genesi circolanti o formazione e metamorfosi delle rocce basiche e processi di diffusione contribuiscano della chelifite (con carattere attinolitico). i 2. La circolazione delle soluzioni acquose deve alla chelifitizzazione, ma 271 ultrabasiche effettivamente alla essere è necessario ammettere che contemporanea l'apporto sostanziale una zona non molto vasta, attorno ai granati, deve essere proveniente leggermente più giovane, altrimenti non si potrebbe capire come i mine¬ rali di serpentino verdognolo isotropi o anisotropi non riempiano, salvo rarissime eccezioni, le fessure del granato : essi si disperdono al margine esterno della chelifite. La prima aureola chelifitica ha impedito che le soluzioni o le fasi diffuse entrassero nelle fessure del granato. 3. L'affermazione che il CaO non possa provenire da lontano vien confortata dalla proporzionalità che intercorre tra lo spessore della cheli¬ fite e il grado di metamorfosi della zona adiacente della pasta fonda¬ da mentale olivinite tissima, e dal fatto che, in granatifera situazione superando grandi metamorfiche, ma possibile non se le soluzioni può avessero circondate da restare ridot¬ circolato ovunque distanze. 4. Si è tentati della meno zone molto metamorfosata, la chelifite a calcolare, anche solo se grosso modo, quale sia che deve contribuire circostante al con un l'ampiezza granato, secondo chelifite formi si le reazioni apporto sostanziale perchè la approssimative scritte. Conviene procedere con un esempio. Si supponga di avere un'olivinite granatifera della seguente composizione, che zona d'altronde entra nel campo di variazione della roccia studiata: Granato 12,5 % Voi. che riferiamo Olivina 73,0 % Voi. Augite 14,5% L'augite monoclina ora si pensano occuperebbero le a una base granato 100 olivina 584 augite 116 (ortaug. 87 + clinoaug. 29) Voi. sarebbe sufficiente per la reazione della chelifite. Se olivine le e statisticamente augiti distribuite una corona uniformemente, raggio R della sfera di doppio di quello Si ottiene così la situazione illustrata dalla figura un volume 7 volte R Il maggiore. /qqa (3I/tt^t = esse sferica attorno al granato con augite-olivina \ = 21 il della sfera di granato. 20. può poco voluminosa È naturale dalla reazione. richiesto per permettere l'apporto sostanziale che, se la partecipazione dell'augite è inferiore a quella supposta, la zona interessata diventa di volume maggiore. Questa considerazione dà anche una spiegazione del perchè settori Concludendo si affermare che basta una zona 272 E. Dal Vesoo 1 I 1m Fig. Inclusioni 21. eclogitiohe sulla continuazione dell'olivinite granatifera nel- l'olivinite lherzolitica di A. Arrami. 1 = Olivinite lherzolitica. 2 3 = Lenticelle stirate di orneblendite distaccato, molto ricchi di figura = Lenticelle turgide di eclogite e di augitite cummingtonica. A destra si ha mentre sullo sfondo appare la roccia in onfacitica. un blocco posto. granato manifestano chelifiti più ridotte (si confronti 14 ricca di la granati). 5. Dalle considerazioni fatte risulta rappresentare fronto di Ho' anzi un un con improbabile che la chelifite possa prodotto superficiale. Un con¬ del di H. Wang (fig. 63) rivela S. quelle triangolo QLM di alterazione secolare carattere meso-catazonale dell'orneblenda chelifitica. HI. Le inclusioni a) eclogitiche Achirosomi lenticolare-striati Il banco inferiore dell'olivinite mità occidentale in vicinanze, un poco achirosomatiche rosso una serie più sotto, come costituite di nell'olivinite granatifera fu trovato un un'eclogite rubino, giacente in grana una fig. 21. Le grossolana ricca massa e sua estre¬ nelle immediate blocco che contiene lenticelle è illustrato dalla a si dissolve alla di lenti schiacciate lenti di più turgide granato, di sono un bel fondamentale verde-erba chiaro, colore caratteristico dell'onfacite. Alcune di di un aggregato queste lenticelle risultano di clinoaugite onfacitica, ortaugite della prima è simile a quello dell'olivinite con una cristalloblastico di dove il carattere e prevalenza di enstatite. Le lenticelle più allungate e striate risultano un aggregato orneblenditico con un'orneblenda cummingtonitica. di Genesi 1. e metamorfosi delle rocce basiche e 273 ultrabasiche Composizione mineralogica Comp. principali: granato, clinoaugite onfacitica, orneblenda cumming¬ tonitica. Comp. Comp. subordinati accessori: : olivina. pleonasto, magnetite, pirite. 2. Carattere dei minerali Granatoin grani sferici fino ovoidali di dimensioni giganti ( 1—2 cm. ). una colorazione leggermente rosa ed è completamente Di raro isotropo. ingloba chicchi di magnetite. Sempre possiede un invo¬ lucro chelifitico con carattere leggermente diverso da quello descritto finora: lungo il margine del granato si sviluppa un feltro di vermicoli In sezione mostra verdi e radiali che si toccano, verso più grossolani isotropi di pleonasto. I grani l'esterno, soprattutto là dove due chelifiti per ricristallizzazione sommativa, danno un origine a vicine cristalli verde intenso, che si lasciano identificare per di pleonasto giacciono in un orlo di orneblenda che passa a quella che si forma per pseudomorfosi dai minerali confinanti fino a una profondità di 0,2—0,4 mm. Questa metamorfosi del granato in chelifite non mostra tratti essenzialmente nuovi rispetto al fenomeno dell'olivinite granatifera. Il prodotto finale è un globulo chelifitico con un nucleo diablastico di orneblenda cummingtonitica e un'aureola di vermicoli di peonasto, talvolta ricristallizzati in granelli più grossolani giacenti in orneblenda simile a quella del nucleo. Augite onfacitica di un caratteristico verde smeraldo è svilup¬ pata in prismi xenoblastici tozzi di dimensioni medie, con una ottima sfaldatura secondo (HO), n /e 37°. L'augite mostra spesso una segre¬ gazione interna di orneblenda lanciforme cummingtonitica, con l'asse di elongazione orientato parallelamente all'asse e dell'augite. Olivina: solo in alcuni grani xenoblastici con caratteri morfologici simili a quelli dell'augite. Con un angolo assiale 2V= + 90° svela la stessa composizione chimica come nelle oliviniti inglobanti. Orneblenda cummingtonitica: è il prodotto metamorfico mar¬ ginale dell'augite onfacitica e dell'olivina in contatto con le chelifiti. Questi minerali si trasformano per pseudomorfosi in un'orneblenda di un verde molto chiaro, con pessima sfaldatura e una estinzione ny/c 10—12° : in essa si segregano aghi di rutilo ordinati in schiere subparallele. Della stessa natura sono le segregazioni anfiboliche nelle augiti. Se poi l'orneblenda assume maggiori proporzioni, acquista il seguente pleoinsensibilmente = = E. Dal Vesoo Fig. Microimmagme 22. di particolare dell'eclogite lenticolare (cfr. fig. 21). A. Arrami. un inclusa nell'oli- vinite lherzohtica Gra svelano con un = orneblenda curnmmgtonitica. Kel = chelifite. incolore, n^ incolore-leggermente bruno, ny bruno ver¬ il 17—19° pallido, seguente angolo assiale. 2V=+80° e n /e eroismo dastro granato. Ho = na = = = = chimica della una composizione piccolo tenore di orneblenda 3. La struttura e la tessitura cummingtonite probabilmente comune. (fig. 22) L'aggregato è porfiroblastico con una forte predominanza (70—80%) porfiroblasti (ev. porfiroidi) di granato a grana grossolana fino gigante, situati in una massa fondamentale quantitativamente ridotta di grana media con granoblasti di augite e di orneblenda (l'olivina è un accessorio msignificante per quanto riguarda la quantità). L'orneblenda, anche se di non direttamente in contatto pseudomorfosi dell'olivina La cataclasi è e con la chelifite, sembra originata dalla dell'augite perchè piuttosto debole ed sempre di forma tozza. in nessuna fessura è stato possibile riempitivo analogo a quello riscontrato nelle rocce oliviniche, per quanto l'olivinite inglobante si trovi negli stadi 5—6 esposti a pagina 252 della metamorfosi, con una quasi totale alterazione ad antigonte nelle immediate vicinanze della lente descritta. osservare un minerale Genesi e metamorfosi delle La tessitura è di solito massiccia ; più ampia, poco essa basiche rocce la se e 275 ultrabasiche pasta fondamentale si fa un diventa scistosa di cristallizzazione. 4. La metamorfosi Si manifesta soprattutto nelle piccole lenti più allungate e stirate. Nel si ripetono però gli stessi fenomeni che sono stati descritti per granatifera: una metamorfosi del granato in orneblenda cummingtonitica e pleonasto; dell'augite onfacitica e della poca olivina, per contatto (reazione sinantetica) con la chelifite o per segregazione, in complesso l'olivinite orneblenda ha della metamorfosi: tozze stirate può cummingtonitica. Si le lenti più trasformate. Questa più solo esser una regolarità nell'intensità meglio conservate, quelle del grado metamorfico non certa sono differenza fatta risalire alla forma diversa delle lenticelle, al diverso tenore di ma anche granato della roccia premetamorfica. b) Incrostazione-filone facies diversa da quelle descritte finora, si presenta una luogo, nella regione centrale, su di una fenditura non completamente rimarginata dell'olivinite, pressoché verti¬ cale, con deviazione nord-sud. In essa si differenziano macroscopicamente grossi granati, con un diametro di circa cm. 1,5, che sporgono a modo di Con una incrostazione trovata in bitorzoli zione avvolti da e sono distinguere lamine di rossa con un di unico una chelifite verde-oscura, in cui si possono clorite una leggero posta alle cheMti è 1. un grigio-plumbea. tono nel bruno-miele, Il granato è di colora¬ mentre la massa inter¬ verde-azzurro debole. un Composizione mineralogica Comp. principali: granato (33% voi.), chelifite (36), clorite (15), augite orneblenda (14,5). Comp. accessori : titanite, magnetite, pleonasto (assieme 1,5). 2. e Carattere dei minerali Granato è sviluppato in grossi cristalli più ricolmi di inclusioni minutissime di orneblenda. distingue inglobati in Il una come margine zona una e meno sferici spesso di clorite, talvolta anche di è sempre costituito di una chelifite in cui si interna, risultante di vermicoli radiali di pasta di orneblenda, ed una zona spinello esterna, rappresentata pseudomorfosi dei minerali confinanti in orneblenda. ingrossano alla periferia formando dapprima goccioline e di solito dalla I vermicoli si augite o E. Dal Vesco 276 di poi chicchi orientano, altre volte invece restano vermiformi, pleonasto ; Composizione Analisi di J. Jakob chimica del Si 687 2 22,10 Al 433 ì 0,18 Cr 2 \ 140 j Fé'"5) MnO 0,25 Mn MgO 20,02 Mg CaO \ \ 689 = 467 = 73 al 23 fm 68 3x229 + 2 2x229 + 9 Niggli : si e 9 mg 0,69 3| 496 Ca 4,66 si granato (5). Ti 11,24 ma (001). Valori di 0,19 A1203 Cr203 Fe203 a : 41,30% SiOa Ti02 piani paralleli nella clorite, nei se 83 \ 690 = ] 3 X 229 + 3 99,946) L'analisi dà la espressa in seguente composizione della miscela dei granati, equivalenti 8 1306,5 8 288 8 105,5 8 116 8 oo |oo atomici : [(Si04)3 | Cr2Mg3] [(Si04)3 | Al2Mg3] = 70,8 Pyp (piropo) [(Si04)3 | AlaFe3] = 15,6 Alm (almandino) [(Si04)3 | Al2] Ca3 = 5,7 Grò (grossularia) [Si04)3 | Fe2] Ca3 = 6,3 Andr (andradite) | Al2Mn3] = 0,4 Spe (spessartino) 2 Ti = 0,1 Ru = 0,2 Mt = 0,5 Sp [(Si04)3 |- Fe304 -| MgAl204 0,4°/'0 Cr-pyp (piropo cromifero) = Questo granato si avvicina moltissimo a quello dell'olivinite granatifera (pag. 257) per quanto possegga un contenuto sensibilmente maggiore di piropo, eclogiti discostandosi così normali dove, in ancora generale, maggiormente non dal granato supera il valore del delle 50% (equi¬ valenti atomici). 6) Il Fé è stato Fé'" rapporto 6) H20 : e precipitato Fé" sia circa 1: 3 alcalini non sono tutto in valenza 3 (32 Fé'"; 108 e ammettiamo nel calcolo che il Fé"). stati determinati perchè insignificanti. Genesi Fig. Ho 23. = e metamorfosi delle Microimmagme di un particolare orneblenda cummmgtomtica. = Augite onfacitica, rocce Aug = basiche e ultrabasiche dell'incrostazione di eclogite. augite onfacitica. Clin chelifite. Gra = 277 = A. Arrami. clinocloro. Kel granato. prismi xenoblastici relativamente slanciati con ottima sfaldatura secondo (110), mostra spesso una segregazione lanciforme di orneblenda lungo le superficie di sfaldatura. Se contenuta nel granato, in piccolissimi chicchi xenoblastici, può inglobare aghi di rutilo; ma non subisce mai un'alterazione od una segregazione di orne¬ blenda nel senso sopra esposto. Clinocloro in lamine di grandezza media, con chiara sfaldatura secondo (001), è quasi sempre interposto ai cristalli di granato. I dati 2—4° e ottici sono: 2V ny/c 5—6°. Spesso è leggermente piegato in = = senza arrivare alla rottura. Al contatto analogo all'augite, con la chehfìte passa, in modo ad orneblenda. Orneblenda in genere nematoblastica di grana media, solo se contenuta nel clinocloro, con ottima idiomorfìa secondo il prisma. Sosti¬ tuisce gradatamente vicinanze della anche le cheHfite. augiti che non 2V=+84—86°. si trovano nelle immediate ny/c = 18—19°. Pleocroismo più spesse legger¬ verde debolissimo (verde-erba), corrispon¬ mente verde giallognolo) e ny dendo anche in questa roccia ad una cummingtonite forse leggermente impura. Talvolta contiene aghi di rutilo isoorientati. debolissimo : na = incolore, n« = = incolore (nelle sezioni E. Dal Vesco 278 3. La struttura profiroblastica con una massa interposta grano- fino nematoblastica di grana media (fig. 23). Il granato domina decisamente sulla somma di tutti gli altri componenti rappresentati, prima della metamorfosi osser¬ vabile attualmente, da augite onfacitica e da clinocloro (non si ha alcuna ragione per ritenere che esso si sia formato alle spese di un altro minerale dell'aggregato). è 4. La tessitura deve essere come massiccia. metamorfosi 5. La Come nelle rocce precedenti, l'augite in condizioni stabili sono considerata tamente al contatto o con trasformano, la prima la chelifite) IV. Gli scisti orneblenditici Come si è onfacitica ed il granato si e già marginali in orneblenda il secondo in orneblenda clinocloro, fuori dell'ambito della mentre il nasto, e chelifite, in parte contenenti non (diret¬ e pleo- resta intatto. granato] precedenza, nell'olivinite, tra i cristalli di antigorite, si trova un'orneEssa si arricchisce verso il mar¬ cummingtonite. visto in olivina oppure nelle microlenti dialitiche di blenda con carattere di esterno della lente di olivinite gine pochi dm non formare sottile involucro di un (le condizioni degli affioramenti non sicuro). La stessa orneblenda forma, da sola o sicuramente continuo hanno permesso come a un esame componente accessorio, le lenticelle appena descritte incluse nel¬ l'olivinite stessa. margine l'olivinite diventa intensamente metamorfica, ricca di orneblenda cummingtonitica impura e di antigorite, e contiene abbondanti relitti di augite ortorombica che passano al margine, per pseudomorfosi, soprattutto alle basi e lungo la superficie di sfaldatura, ad un aggregato lepidoblastico di talco. La struttura diventa così eterogenea con un neosoma nemato fino granoblastico e dove è ricco di antigorite, dialitico con reKtti del paleosoma (augiti in prevalenza ortorombiche) passanti ad un aggregato lepidoblastico di talco. La grana, sia per i minerali neocristallizzati, sia per quelli relittici, è piccola fino media. I componenti di maggiori dimen¬ Vogliamo descrivere un profilo dettagliato. Verso il — sioni con parallela carattere nematoblastico ai margini di orneblenda. della lente, ed posseggono in modo un'ottima orientazione analogo sono arricchiti i grani Genesi e metamorfosi delle interessante Più è la roccia l'esterno, quella descritta, vale 1. rocce che dire a basiche e segue, una 279 ultrabasiche immediatamente verso cummingtonitite granatifera. Composizione mineralogica orneblenda (cummingtonite), flogopite. Comp. principali: subordinati: Comp. granato. Comp. accessori: spinello, magnetite, zircone. Il tenore dei sempre però con singoli componenti è sottoposto a notevoli variazioni che talvolta una chiara prevalenza dell'orneblenda, forma da sola la roccia. 2. Carattere dei componenti Orneblenda in genere di forma tozza xenomorfa, sia alla base, sia lungo le facce del prisma, con rara sfaldatura secondo (110). La grana è variabile pur restando minuta. I caratteri ottici i seguenti : angolo ny/c 10—12°; pleocroismo ben accentuato da na verde verde-giallognolo debolissimo ; n8 verde pallido a n con un tono nell'azzurro, rappresentando così una cummingtonite ricca di magnesio, ma probabilmente impura (orneblenda comune), dato il pleocroismo che si discosta leggermente da quello di una cummingtonite assiale 2V = -80°; estinzione sono = = = = teorica. Flogopite riempie gli intergranulari dell'orneblenda sbrandellate. Lo spiccato pleocroismo varia da e con medie debolissimo ad n un bruno-arancione medio. 2 V inferiore /e importa pleocroitica. 4—5°. Solo occasionalmente ingloba a 5° un e lamine arancio l'estinzione zircone attorniato da un'aureola Granato, grani ovoidali, ora isolati, ora raggruppati, è intergranulare, semi-intragranulare nell'omeblenda. Spinello (pleonasto), in grani minuti ed isometrici leggermente lobati, è più frequente in vicinanza della flogopite, ma può anche trovarsi in minuti o isolato nell'omeblenda verde-erba intenso Magnetite è rara e 3. La struttura al margine del granato. quegli individui un al centro. piccola a media, con una partecipazione variabile. La struttura è grano- fino nematoblastica dell'orneblenda si manifesta al confine in La colorazione è di gradazione verso il nerastro con abito analogo allo spinello. (fig. 24) La grana varia da logica o con una completamente con la inclusi in flogopite essa. La e e minera¬ l'idiomorfia diventa ottima flogopite subisce E. Dal Vesco 280 Fig. 24. Microimmagme dello orneblenditico scisto a flogopite e a granato del margine esterno dell'olivimte lherzolitica di A. Arrami. Gra = granato. Ho = orneblenda cummingtomtica. Mt = Flog = flogopite. magnetite. sempre la forma dell'orneblenda. Il granato non ingloba mai gli altri componenti, ma gli spazi interposti ai frammenti, od eventualmente ai grani primari raggruppati, sono rimarginati sia dall'orneblenda sia dalla flogopite, sì che diventa probabile che il granato rappresenti il relitto di premetamorfica in cui l'orneblenda e la flogopite hanno sosti¬ tuito tutti gli altri componenti, dove l'orneblenda è precedente alla flogo pite. Queste ultime mancano, in analogia a quanto si è già visto per 1 neoprodotti delle rocce precedenti catazonah, di ogni segno cataclastico. una 4. facies La tessitura Negli aggregati monominerahci di orneblenda cristallizzazione, mentre là dove appare scistosa di quenza la essa con è leggermente una certa fre¬ diventa flogopite, piuttosto massiccia. Verso l'esterno l'aggre¬ gato si fa monomineralico di orneblenda con caratteri analoghi a quelli appena descritti (2V clasi orientata. Sulla = -88°, sua ny/c origine = 18°), essa ritorneremo pure più manca tardi a di una cata¬ pagina 444. Genesi Fig. e metamorfosi delle 25. Sottile banco e rocce basiche e 281 ultrabasiche lenticelle di scisto attinolitico nella continuazione occi¬ dentale della lente di olivinite di A. Arrami. 1 = Scisti attinolitici. 2 silicatica. 4 = Gneis È indubbio = Involucro monomineralico di biotite. 3 calcesilicatici. che la roccia 5 = Gneis di iniezione premetamorfica del = Roccia calce- Gaggio. quella osservabile attual¬ più corrispondenti all'olipresentava già vinite Iherzolitica pura, ma tendenti maggiormente a un magma ortaugitico. Si manifestano così certe analogie con l'ohvinite granatifera e con le sue inclusioni descritte nel paragrafo precedente. Le relazioni genetiche e la metamorfosi verranno discusse più tardi, dopo aver considerato rocce marginali analoghe, che formano un involucro attorno alle oliviniti harzburgitiche della Valle di Moleno. caratteri chimici mente a non V. Gli scisti attinolitici Solo circa 10 m. più ad occidente della regione descritta alla fine del paragrafo 1, dove rohVinite è completamente metamorfosata tinoscisto, la lente si riduce ad un banco, della potenza di (come è illustrato nella figura 25), che rimane concordante a circa con serpenm. le 1,20 rocce dagli scisti attinolitici, di un più avvolti dalle rocce anfìbolitiche, ma da un esile involucro (1—2 cm.) risultante di un aggregato monomineralico di biotite poco coerente, parallela ai margini. Alla periferia, i cristalli di attinolite sono perpendicolari alle pareti per poi passare verso l'interno ad una posizione più o meno parallela alla scistosità. Sotto il microscopio gli scisti risultano (fig. 26) quasi esclusivamente di attinolite nematoincassanti. L'olivinite vien ivi sostituita verde chiaro, che non sono 282 Fig. E. Dal Vesco Microimmagine degli scisti attmolitici delle lenticelle della fig. Aerami. L'aggregato risulta esclusivamente di attinolite. 26. blastica a grana piccola con un'estinzione da incolori al centro passano ad ny/c = 21°. I 25. A. singoli individui pleocroismo leggero, nel verde, verso i margini. Negli interstizi triangolari lasciati liberi dai prismi di orneblenda, possono essere inclusi biotite e plagioclasio, sempre in quantità assolutamente subordinata. La struttura è dunque nematoblastica fino un intersecale. Più ad occidente il banco si dissolve in una serie di piccole lenti turgide (25 X 10 cm) che, in una collana, si allunga fino alla cresta del Gaggio, dove le rocce si rivelano per l'ultima volta nella consociazione paragenetica normale per la lente di Alpe Arrami. Il profilo è il seguente : in alto (sud) gneis di iniezione roccia fino m. anfibolite 0,6 m. scisti attinolitici 0,4 m. anfibolite 0,8 m. calcesilicatico 3,0 m. gneis roccia fino in basso (nord) Gaggio calcesilicatico 2,0 gneis gneis Vogorno. La successione è nolitici occupano il analoga a quella della lente, solo che gli posto dell'olivinite. scisti atti¬ Genesi e metamorfosi delle rocce basiche ultrabasiche e I 283 1 imm Fig. 27. Microimmagine Ho = dello scisto attinolitico della Cresta del attinolite. Aug = Gaggio. augite diopsidica. composizione mineralogica e le caratteristiche strutturali restano molto simili a quelle appena descritte, fatta eccezione per l'augite che è nuova (fig. 27). L'augite (n /e 41°) incolore, sviluppata intergranulare tra i prismi di attinohte, con forma scheletrica e relittica, ingloba spesso in modo parziale o totale piccoli prismi di attinolite senza però presentare alcun passaggio con essi. Solo in alcuni casi il diopside, dissolto in numerosi piccoli chicchi, che mantengono pertanto un'orientazione ottica comune, è inglobato nel serpentino che ricolma gli intergranulari. Il serpentino è a sua volta fittamente attraversato da finissimi aghi di attinolite dis¬ posti in modo da formare una specie di graticcio di sagenite. L'attinolite stessa è cristallizzata in lunghi prismi di dimensioni medie con un'ottima e fine sfaldatura secondo (110), meno pronunciata invece secondo la base. I singoli individui possono talvolta compene¬ trarsi senza soffrire nell'idiomorfia prismatica, che in genere è accentuata. L'angolo assiale 2V=-86° e l'estinzione ny/c 19—20° sono carat¬ La = = teristici eseguito contiene per l'attinolite che, come appare dal sulla scorta della base dell'analisi che un certo tenore di orneblenda calcolo della formula riporteremo più sotto, pargasitica e di cummingtonite : E. Dal Vesco 284 94,4 % 5,3 l (0H)„| 1 (Mg, Fe)10 J Ca4 |si12Al4044 Al4(Mg,Fe)6lCa4 àV L J (OH). -^-[si16044 (Mg,Fe)14| espressa in valori catanormali: Cs 18,9 Cai 2,1 La ÓK) ~ 0,3 Oppure [sil6044 I ~ proiezione Fo 47,1 nel Q 30,0 Fa 1,9 triangolo QLM = 100 di H. S. Wang cade nel campo dall'analisi dall'analisi tipico per le orneblende degli scisti attinolitici. La composizione chimica della roccia è data (6) di L. Hezner: 49,9 % mol. 54,06% Si02 Ti02 A1203 Cr2Os Fe2Os al 1,22 0,6 fm 74,0 0,18 0,1 e 24,5 2,16 1,6 alk 2,65 1,9 k MgO 23,83 32,9 CaO 12,81 12,5 H2Q Gli alcalini non sono mente superare una L5 — — mg 0.87 2,83 + 100,43 infatti 98,0 0,5 FeO rivelano si 0,69 1, come 100,0 stati determinati, ma alk non dovrebbe normal¬ lo mostrano anche le due analisi di nefriti che grande analogia con lo scisto attinolitico di Alpe Arrami; : Nefrite Val d'Hérens Nefrite Poschiavo La base è la (Niggli 1930, 247) (Niggli 1930, 334) si al fm e alk mg k 105 1 74,5 23,5 1 0,89 0,44 105 0 73,5 26,5 0 0,88 — seguente : Cai Fs Cs Fo Fa Cm Q Ru L M Q 1,8 4,7 17,5 48,2 2,6 0,3 24,4 0,5 1,8 73,8 24,4 appartiene al Il chimismo della roccia fino a tipo magmatico diallagitico (1936) e si discosta websteritico della classificazione di P. Niggli leggermente da quest'ultimo il chimismo dell'olivinite per l'alto contenuto di (pag. 249) e dell'olivinite e. alto e a costo di fm; mg resta invece con granatifera (pag. 259), lo scisto attinolitico si discosta sensibilmente da entrambi un Confrontato praticamente con un alto si e invariato. Dalla Genesi e base normativa, si che corrisponde metamorfosi delle può bene calcolare la con quella per ultrabasiche 285 seguente composizione mineralogica 91,0% magnetite 4,7 quarzo 3,5 rutilo 0,5 cromite 0,3 spiegare e osservata: orneblenda Soprattutto basiche rocce la voi. composizione dell'aggregato primario interessante calcolare la catanorma. Il risultato è il augite 87,8% magnetite 4,7 quarzo 3,7 anortite 3,0 rutilo 0,5 cromite 0,3 voi. è seguente : (En 64,3; Wo 23,1 ; Hy 0,4) La roccia premetamorfica poteva così contenere quasi esclusivamente augite pigeonitica accanto a un leggero contenuto di quarzo e di plagioclasio (gli alcalini non sono stati determinati). La composizione potrebbe naturalmente dare un piccolo contenuto di granato. Si riprenderà la discussione a pag. 407. VI. L'eclogite, Fanfibolite Come appare dalla cartina granatifera (fig. 7) vinitico della lente è avvolto da che da ambo i lati, in eclogite anfibolite un e e l'anfibolite dal profilo (fig. 8), il nucleo oli- involucro relativamente sottile di radiale, senso plagioclasica passa gradualmente ad una L'involucro si fa sempre più sottile verso l'apice occidentale terminando a cuneo, ed anche in questo senso l'eclogite viene a poco a) a plagioclasica. poco sostituita dai suoi La roccia iniziale: 1. Caratteri l'eclogite quasi piccola di di verde-azzurro tal altra metamorfici. intatta (leggermente simplectitica) macroscopici Bellissima roccia risultante un prodotti granato rosso-rubino verde debole. quella componenti principali. a di con un Talora seconda del aggregato compatto a grana leggero tono nel bruno e di onfacite un predomina la colorazione rosa, predominare dell'uno o dell'altro dei E. Dal Vesoo 286 2. Composizione mineralogica Comp. principali : Comp. subordinati: Comp. accessori normali : Comp. acc. straordinari: granato, onfacite, simplectite. cianite, orneblenda, plagioclasio. magnetite, rutilo, zircone. apatite, picotite, clinozoisite. quantità dei singoli minerali, soprattutto per ciò che concerne i componenti principali, sono sottoposte a notevoli variazioni (il granato per esempio può formare da solo la roccia in forme lenticolari irregolari) ; una composizione che si può ritenere normale è la seguente : Le granato 42,5% onfacite 32,5 voi. 3. Carattere dei Granato in ed voi. resto 0,5 2,0 componenti (fig. 28) grani sferici fino minore di circa 1 uno 1>0% clinozoisite 0,5 simplectite 22,0 cianite rutilo mm. Non ovoidali con un asse possiede in genere alcuna delimitazione maggiore di 2 mm. cristallografica, mentre là dove confina con l'onfacite, restando parzial¬ mente inglobato in essa, mostra una tendenza all'idiomorfia secondo il rombododecaedro. Di raro appare in piccoli grani inglobati nell'onfacite, ma allora rivela quasi un'idiomorfia secondo (110). In sezione è completa¬ mente isotropo con una colorazione rosa. Può inglobare minuti grani di rutilo talora associato ad ilmenite, solo eccezionalmente piccolissimi chicchi di una picotite verde-grigia. Onfacite in prismi tozzi (solo qualche volta allungati) è xenomorfa soprattutto secondo la base, mentre ha una delimitazione migliore secondo le facce del prisma, parallelamente alle quali possiede una fine sfaldatura. Gli assi di elongazione dei prismi giacciono tutti in piani paralleli alle superficie dei banchi. In sezione è incolore con 2V= +64° e ny/c 40°. Talora ingloba chicchi di rutilo e apatite (subordinata) ed una segregazione di fini aghi di rutilo disposti parallelamente all'asse e = delPoicristallo. Al margine passa ad una corona di alterazione simplectitica, che è particolarmente sviluppata tra cristalli di onfacite, mentre è più sottile o può mancare addirittura tra onfacite e granato (fig. 28). La simplectite risulta di aggregato quasi submicroscopico di cristalli guttiformi fino a vermicolari disposti a modo di penna (fig. 29), oppure con struttura dendritica, se i cristallini restano più o meno perpendicolari al margine un iniziale dell'onfacite. Questi cristallini sono incolori e mostrano tutti Genesi Fig. Onf 28. = e metamorfosi delle rocce basiche e Microimmagine dell'eclogite simplectitica in cui alcuni ancora il carattere di eclogite intatta. A. Arrami. onfacite. Gra rifrazione e = granato. Simpl birifrazione = simplectite. Cia (media) così analoghe a = viduare carattere qualche augitico. cristallo di Si è cercato con plagioclasio, ma settori hanno cianite. Mt quelle mitiva, che si è costretti ad ammettere l'esistenza di cristalli, di 287 ultrabasiche magnetite. dell'onfacite una la massima invano: = sola pri¬ specie di cura di indi¬ la presenza di quest'ultimo minerale è esclusa. Deve così trattarsi di una segregazione componente giadeitica con formazione contemporanea di diopside ; le differenze ottiche tra questi due minerali sono così minime che la loro distinzione, colle dimensioni a disposizione, rimane praticamente impos¬ sibile6). I vermicoli crescono radialmente in senso centripeto su di una fronte deltiforme chiusa, sostituendo a poco a poco l'onfacite primaria, di cui restano talora conservate le forme dei margini. Alla periferia, dove della simplectiti adiacenti, ingrossamento della grana e una confinano due si con formazione di osserva una neocristallizzazione plagioclasio ed orne- blenda verde, chiaramente individuabili. 5) Questo aggregato di sole augiti si discosta da quello riscontrato nel giaci¬ (pag. 345) dove si osserva una simplectite risultante di augite che corrisponde alla simplectite A—P di R. Fobsteb. plagioclasio mento di A. Confiente e di E. Dal Vesco 288 Componente molto raro che in minuti grani mostra prisma anche se parzialmente inglobato nel che si di deve modo ammettere una genesi precedente al mine¬ granato, rale inglobante. Ha chiara sfaldatura secondo (110) e leggero pleocroismo : verde-bruniccio pallido e bruno debolissimo fino incolore ; no na Orneblenda. ottima idiomorfia secondo il = = n verde chiaro. = Una seconda facies è simplectiti, possiede che si cristallizza alla quella allora carattere dell'orneblenda verde periferia con delle estinzione terza è inoltre rappresentata dall'orneblenda, che rimar¬ ny/c che attraversano alcune fessure concordanti Peclogite, di colorazione gina intensamente verde, estinzione n /e 12°, abito xenoblastico e pessima = 20° ; una = sfaldatura. Rutilo in grani relativamente grossolani con margini lobati e buona prisma. Talvolta è associato ad ilmenite (con cui a lamelle): in genere l'ilmenite resta però subordinata. sfaldatura secondo il può alternarsi Può essere intragranulare nel granato e nell'onfacite ; in può assumere, nelle immediate vicinanze inter- oppure quest'ultimo caso dei chicchi di l'oicristallo rutilo, una passando colorazione bruniccia, per pseudo- ovoidali con rara morfosi ad orneblenda. Cianite è un sfaldatura secondo di — componente subordinato, (100). I caratteri ottici 82° lasciano individuare in da Ippbn da Hezner (1903) in grani soprattutto l'angolo assiale modo univoco il minerale, già descritto e da altri autori, componente dell'eclogite. Zoisite ed epidoto: il primo può avere dimensioni fino a medie ed è inglobato nell'onfacite o nell'aggregato di granato ; il secondo invece, sempre in chicchi piccoli, appare di raro, allora inglobato nel granato. Plagioclasioin piccolissimi granelli angolosi molto rari è interposto tra i cristalli di granato o di onfacite. e e come un caratteristico 4. La struttura (fig. 28) In base al grado di idiomorfia e al diverso carattere dell'ingloba¬ possibile fissare la seguente serie cristalloblastica : rutilo, ilme¬ nite-orneblenda-epidoto-cianite, granato, zoisite, onfacite simplectite orneblenda delle fessure. La grana rimane omogenea e piccola con una struttura granoblastica ipidiomorfa. Fatta eccezione dei cristalli della simplectite, tutti i componenti sono cataclastici e le fessure decorrono, come nelle rocce oliviniche, più o meno parallele ai piani di discontinuità mento è - dei banchi. La cataclasi rappresenta determinare i quali sono prodotti un ottimo - punto di riferimento metamorfici. La simplectite, per che si Genesi forma a prima fase, metamorfosi delle rocce dell'onfacite, è dunque costo il e basiche un e recente e, nella prodotto in alcun modo alla partecipa granato questo modo più inerte rispetto alle non mostrandosi in l'onfacite che si trova alterazione aureola done simplectite. a nera nuove condizioni in esso non roccia subisce alcuna Anche la cianite è avvolta di solito da un'esile aggregato quasi submicroscopico di corin¬ isotropo), che si allarga in senso centripeto su di una risultante di (incolore inglobata sua formazione, sua granato forma quasi monomineralico la fisiche. Infatti dove il (granatite), 289 ultrabasiche ed un fronte chiusa deltiforme. 5. La tessitura Deve essere considerata di cristallizzazione, poiché i rallelamente secondo il loro con 6. l'asse La e (7) sìo2 Ti02 A1203 Fe203 massiccia fino granati ovoidali a sono leggermente chimica scistosa talvolta orientati pa¬ maggiore sviluppo margini dei banchi. di asse piani paralleli ai in composizione Analisi come l'onfacite e giace dell'ecìogite: di L. Hezner. Valori di 45,41 % Base Niggli 1,76 si 94,0 Kp 3,4 14,26 al 18,0 Ne 15,1 13,4 4,14 fm 50,5 Cai FeO 9,03 e 25,0 Cs 4,8 MgO 9,26 alk 6,5 Fs 4,4 CaO 11,32 k 0,16 Fa 10,5 K20 0,95 mg 0,52 Fo 19,2 NaaO 2,79 c/fm 0,49 Q 23,2 P205 H20 + HaO- 1,52 Ru 1,2 0,30 Cp 4,8 0,06 100,80 Corrisponde al tipo magmatico gabbroidico seguente catanorma: può normale e dalla base si calcolare la Or 5,7 Ab 25,1 An 22,3 Feldsp. 53,1 Wo 6,4 En 10,3 Aug 16,7 Fa Fo Cp Mt Ru 8,3 11,5 4,8 4,4 1,2 01 19,8 Acc. 10,4 Questo magma gabbroidico normale avrebbe dato in condizioni catacomposizione mineralogica di un gabbro olivinico ricco di plagioclasio, in cui i due componenti melanocratici sarebbero stati ugual¬ mente rappresentati (una parte di En sarebbe stata sostituita da Hy). Il normali la 290 E. Dal Vesco modo invece sarebbe, se si suppone per semplificazione che l'onfacite sia esente di acmite: Omph 50,5 (24,6 Gra 37,2 (19,0 Pyp+12,0 Cianite Jd +21,6 Di Cp 4,8 3,9 (mg 0,72; c/fm 0,72) (mg 0,54; c/fm 0,18) +4,3 Ortaug) Alm +6,2 Ru Andr) Mt 0,7 1,2 Resto = Q 1,7 L'onfacite è stata calcolata secondo la composizione dell'onfacite dell'eclogite esaminata nell'Oetztal da L. Hbzner (1903) (analisi 79) in P. Niggli (1946), perchè sia i dati ottici delle due onfaciti, sia il chimismo delle due rocce madri si corrispondono molto bene. Si ottengono così effettivamente onfaciti e granati, che, secondo mg e c/fm, cadono nei campi di variazione dei due minerali dell'eclogite (fig. 65). Questa composizione ricavata dal puro calcolo normativo corrisponde egregiamente all'esempio medio citato a pag. 286 dove si pensi la simplec- tite sommata all'onfacite. Se da ultimo si calcola la facies anfibolitica per poter fare dei confronti più tardi, si ottiene : Ho 53,1 Plag 27,3 An 6,5 Tit 3,3 dove Ho (7,5 An) Mt = b) I minerali per l'eclogite Si12>4 A13,6044 • al'' I L (OH), (Resto 0,3) (Fe,Mg)10,7J prodotti metamorfici dell 'eclogite primari, cioè granato, onfacite (e cianite) rispetto Ca (Fe'",Al)1>5ÌCa2ilNaM secondo la definizione di dizioni critiche Q 2,9 Cp 4,8 2,0 Haxjy, alle condizioni fisiche caratteristici si trovano tutti in con¬ ambientali, di modo che dappertutto si nota una tendenza delle fasi instabili à passare ad altre più stabili. Nei diversi campioni, è stato possibile osservare i diversi gradi della metamorfosi che ha inizio con i processi già descritti per l'onfacite e che riportiamo schematicamente per ogni minerale, in modo che a numeri uguali corrispondono stadi contemporanei. 1. La metamorfosi dei minerali Onfacite. 1. L'onfacite, cataclastica, ancora conservata in forma scheletrica periferia, in senso radiale, ad un aggregato labirintiforme di vermicoli, talvolta sfumante in una struttura a modo di penna (fig. 29). I caratteri ottici del neoprodotto restano uguali intensamente passa, alla quelli dell'onfacite primaria; talvolta si possono però lissimi granoblasti di plagioclasio e tal altra analoghi a osservare picco¬ nematoblasti di Genesi e metamorfosi delle rocce basiche e ulti abasiche 291 Fig. 29. Microimmagine dell'onfacite dell'eclogite che si metamorfosa in simplectite. Il particolare a destra dà schematicamente la struttura guttiforme della simplectite che si inoltra deltiforme nell'onfacite. A. Arrami. Gra orneblenda verde che = non leggermente più grossolani coli della simplectite. Le decisamente limitata dell'onfacite 2. mostrano alcuna orientazione. Questi cristalli si formano per neocristallizzazione dai vermizone verso primaria. scomparire Con lo granato. Onf=onfacite. simplectitiche mantengono una forma dell'aggregato, copiando i margini il resto del nucleo onfacitico, la simplectite stessa subisce nuovi fenomeni di ricristallizzazione : la parte centrale, corrispon¬ aggregato di simplectite formatasi da ultimo, risulta di un gutti- fino vermiformi, che mostra un'estinzione in zone, entro singoli elementi sono disposti in strutture penniformi, conser¬ dente alla individui le quali i vando così i caratteri descritti sotto 1. Localmente verso l'esterno è possibile distinguere due specie di goccioline: l'una verde chiara, l'altra incolora corrispondenti rispettivamente a orneblenda ed a plagioclasio. Alla periferia invece, la grana si fa leggermente più grossolana e l'orneblenda verde forma un'impalcatura presso che continua di diablasti più o meno isoorientati, tra i quali sono interposti piccolissimi granoblasti di plagioclasio. 3. Il tessuto simplectitico costituisce una massa continua mostrante il medesimo carattere della parte periferica ora descritta, solo che la grana è un poco più grossolana (0,05 mm.) con un plagioclasio senza alcun segno di geminazione, di un chimismo corrispondente all'oligoclasio basico. Raramente, in zone ovoidali, resta conservata la struttura sim- plectitica vermicolare, in cui talvolta si può un'augite diopsidica accanto al plagioclasio. osservare la formazione di E. Dal Vesco 292 Granato. 1.—2. Intorno al continua 0,1—0,2 mm.) pochi individui; solo di colare dell'orneblenda e granato si sviluppa una corona (larga dì orneblenda verde risultante di un solo o di raro del si trova una plagioclasio, disposizione come radiale e vermi¬ si è abituati per la cheli- granato. Sembra che nelle nostre rocce la presenza del rutilo e della ilmenite, nelle immediate vicinanze, faciliti la formazione oppure la fite del conservazione di struttura raggiata. raggiata, attraverso una cristallizzazione costruttiva, si passa ad individui (di dimensioni maggiori) di orneblenda che si orien¬ tano isoparalleli con un angolo di circa 30° rispetto alle fessure cataclastiche, che attraversano in modo parallelo il granato. L'orneblenda costituisce una corona compatta e possiede un pleocroismo accen¬ tuato nel verde con un tono azzurro al margine. Talvolta si possono ancora riconoscere le zone spettanti ai singoli granelli della simplectite, questa Dalla chelifite di modo che risulta chiaro come la corona si forma per cristallizzazione /e 23° ed il pleocroismo lasciano individuare un carattere pargasitico dell'orneblenda, confermato anche dalle analisi. Il plagioclasio vien in questo modo segregato all'esterno della corona di orneblenda, in grani xenoblastici geminati talvolta secondo la legge della albite, con una composizione chimica (2V 98°; estinzione 5—6°) dello oligoclasio basico. 3. In questo stadio il granato ha forma sferica fino ovoidale (con un diametro variante tra 0,1 e 0,5 mm.) ed appare quale porfiroide in una massa fondamentale simplecto-anfibolitica di grana finissima. Le fessure cataclastiche del granato, che decorrono parallele tra loro, e l'inclusione di un granello di onfacite in uno di essi mostrano come questi granati rappresentino effettivamente i relitti di quelli dell'eclogite, per quanto non posseggano alcuna traccia di chelifite, se non un leggero aumento sommativa. L'estinzione n = = dell'orneblenda della pasta fondamentale nelle immediate vicinanze. Cianite. 1. Se il centro è ancora conservato, vi si osserva una biri- pseudomorfosi periferia, la simplectite dell'onfacite cresce in senso centripeto allungando i suoi componenti vermicolari entro il plagioclasio (vedasi sotto 2.) che costituisce una corona intorno alla simplectite cianitica. 2. Negli individui che sono totalmente trasformati in simplectite si possono distinguere tre zone concentriche: il nucleo è costituito di un aggregato di granellini quasi submicroscopici di un minerale incolore e anisotropo (corindone); il primo involucro risulta di granellini di dimensioni analoghe alle precedenti, ordinati radialmente, di una colo¬ razione leggermente verde, ancora isotropi (spinello) ed esternamente è frazione media svelante una a zoisite o clinozoisite. Alla Genesi Fig. 30. e metamorfosi delle Microimmagine di anflbolite rocce basiche granatifera e ancora 293 ultrabasiche di carattere simplectitico. A. Arrami. Gra = granato. Ho = orneblenda. Simpl blenda una corona larga circa 0,1 = e pasta fondamentale simplectitica formata di mm. di orne- plagioclasio. un solo individuo di plagio¬ clasio anortitico. 3. L'aggregato centro del di spinello, progredisce verso il fino alla sostituzione totale della parte centrale di corindone. può L'involucro esterno a primo involucro, disposti in senso due aspetti : o è un aggregato prismi (placchette) di anortite quali rimangono ben delimitati rispetto la invece selciato di zoisite oppure radiale, presentare una i corona di pasta fondamentale. Rutilo ed ilmenite. Generalmente influiscono sul carattere del- l'orneblenda, che minano una si forma nella e dalla simplectite, in quanto vi deter¬ analogia a questo feno¬ accessori, se inglobati nell'orneblenda colorazione bruna, spesso intensa. In meno, i chicchi dei due minerali neocristallizzata, hanno un'aureola brunastra, per quanto il l'oicristallo mantenga caratteri normali. Una metamorfosi manifesta solo nelle immediate vicinanze delle da clinozoisite e da pistacite ; altrimenti essi si rare a venule conservano resto del- titanite si rimarginate intatti anche E. Dal Vesco 294 negli aggregati che risultano dalla trasformazione dell'eclogite. Nelle anfiboliti marginali invece, il rutilo è completamente, o quasi, sostituito dalla titanite. 2. La struttura Appena e la tessitura simplectite e del granato in aggregati siano pseudomorfì prima fase, la struttura grano- la metamorfosi deU'onfacite in i nuovi chelifite si fa generale, per quanto primari, almeno nella blastico-cataclastica dell'eclogite si scinde in due: in una relittica ed in una recente diablastica fino penniforme, che conferiscono alla struttura un carattere complesso. Come si è già visto per i singoli componenti, si possono distinguere due fasi del processo metamorfico: una che tende alla totale disgregazione dei minerali primari dell'eclogite, ed una costruì secondo i cristalli tiva, che conduce alla neocristallizzazione dei minerali stabili alle nuove La formazione simplectitica è generalmente prece¬ quella chelifitica mostrando una maggiore stabilità, ovvero una maggiore inerzia, del granato rispetto all'onfacite. Prima che la meta¬ morfosi sia terminata, nella zona periferica degli aggregati diablastici comincia già una cristallizzazione costruttiva, che conduce ad un ingros¬ samento della grana e ad un'orientazione più o meno accentuata dei dia-nematoblasti di orneblenda secondo i piani di scistosità. Come si era già visto più sopra, le simplectiti e le ehelifiti possono passare ad una massa completamente o parzialmente omogenea pur conservando granati porfiroidici (come appare nella figura 30). I diversi stadi della metamorfosi dell'eclogite corrispondono a rocce diverse, note in quasi tutte le regioni. Per brevità enumeriamo questi stadi nella loro successione naturale, che conduce dall'eclogite all'anfibolite plagioclasica. Tutti gli stadi esposti riassuntivamente nella tabella ed illustrati nelle figure 28, 30, 31, 32 sono realizzati nell'involucro basico della lente olivinitica ed i passaggi sono graduali (generalmente dal centro dei banchi verso la periferia, tanto verso l'interno quanto verso l'esterno, progredendo da 1. a 6., con una sostituzione totale dell'eclogite dove i condizioni fisiche. dente a banchi diventano invece prodotti sottili). Gli stadi I—III dell'anfibolite rappresentano metamorfosi, raggiunti indipendentemente, a finali della seconda della via dal processo, vedremo in seguito, in fun¬ zione del tenore di onfacite e di granato nella roccia primaria. Differenze fondamentali tra il banco situato sopra la lente e quello inferiore, fatta eccezione di un tenore chiaramente superiore di rutilo ed ilmenite in quest'ultimo, non esistono. Talvolta si può osservare che nell'ambito di seguita come Genesi metamorfosi delle e Tabella della Roccia 1. rocce metamorfosi eclogite basiche -> ultrabasiche e 295 anfibolite plagioclasica Componenti mineralogici Struttura onfacite omogenea granato granoblastica-cataclastica Eclogite : cianite rutilo 2. Eclogite simplectitica onfacite -» simplectite granato -> chelifite cianite -> spinello complessa : relittica: e plag. rutilo come sopra nuova : diablastica cataclasi senza (fig. 28) 3. Anfibolite come eclogitica ma sopra, al posto simplectite : orneblenda e plagioclasio a della grana minuta complessa : relittica : come sopra nuova : (prevalente) diablastica (senza cataclasi) 4. Anfibolite granatifera granato omogenea orneblenda verde massa plagioclasio rutilo 5. Anfibolite chelifitica ev. di chim. med. titanite eterogenea : A.c. I. titanite di Ho come Ho compatte diablasti¬ con nidi vermicolari Plag A.c. II. v. osservazione6) A. e. III. analoga a I ma nidi solo di Plag, Zo, Ep A.c. IV. impalcatura diablastonematoblastica di Ho, con Plag intergranulare e nidi di Plag, Zo, Ep (fig. 31) (pistacite) Anfibolite masse che di (clinozoisite) 6. seguenti (fig. 30) plagioclasio ev. con diablasto- nematoblastica simile alle anfibo¬ lia orneblenda verde rutilo porfiroblastica : fondamentale sopra e omogenea plagioclasica : impalcatura diablastica Ho, con Plag intergranulare (fig. 32) A. I. A. II. nematoblastica di Ho di e Plag A. III. più 6) Osservazione tipo A.c. II ovvero blastica di Ho sarà descritta e a Plag a 5. Anfibolite chelifitica: un'anfibolite chelifitica a con a mosaico o meno Ho e Plag complemento aggiungiamo un la pasta fondamentale nemato¬ ed isole chelifìtiche diablastiche di Ho pag. 352 per le basiti di con isometrici. Alpe Confiente. e Plag. Questa roccia 296 E. Dal Vesco un aggregato dello stadio 2., in orizzonti paralleli alla scistosità, sono già raggiunti stadi molto più avanzati della metamorfosi (anfiboliti plagioclasiche del tipo I). In generale si può affermare che il processo della metamorfosi (siccome tutti i minerali appartenenti alla facies anfìbolitica non mostrano alcun segno di cataclasi) conduce dall'eclogite alle anfiboliti e non in contrario. senso 3. La composizione chimica di un'anfibolite eclogitica microscopio rivela una chiara partecipazione dei minerali relittici dell'eclogite, ovvero onfacite, granato e cianite, mentre la massa fonda¬ Al mentale risulta di aggregato diablastico di orneblenda pargasitica plagioclasio (27,5% molec. An) a grana minuta. un Anfibolite Analisi eclogitica. Valori di (8) die J. Jakob. Si02 47,44 Ti02 1,61 si 107,5 Kp 1,0 14,97 al 20,0 Ne 17,7 15,9 A1203 Cr203 Fe203 Niggli Base 0,00 fm 48,5 Cai 3,51 e 24,0 Cs 7,3 6,14 alk 7,5 Fs 3,8 MnO 0,19 k 0,05 Fa 7,6 NiO 0,00 mg 0,63 Fo 19,2 9,02 c/fm 0,49 Ku FeO MgO CaO 10,02 NaaO KaO + H20 -HsO 0,07 P205 0,00 1,1 Q 26,4 3,22 0,30 Tipo magmatico : gabbroidico 3,42 CO, normale 0,00 99,91 In modo analogo a quanto si è fatto per l'eclogite, si ottengono : Catanorma Or Ab An Wo En Fa Fo Mt Ru 1,7 29,5 26,5 9,7 11,2 5,7 10,8 3,8 1,1 Feldsp. 57,7 Facies Aug 20,9 01 16,5 Acc. 4,9 eclogitica Omph 66,6 (24,9 Jd+36,0 Di Gra 20,3 (9,4 Pyp+ Cianite 12,0 Ru 1,1 +5,7 Ortaug) (mg 0,78; c/fm 0,75) 7,7 Alm +3,2 Andr) (mg 0,49; c/fm 0,17) e Genesi Fig. metamorfosi delle e Microimmagme 31. Ho Plag;= plagioclasio. = rocce basiche e di anflbohte chelifitica del orneblenda. Mt = 297 ultrabasiche tipo magnetite. Chel = IV. A. Arrami. chelifìte. Ep = epidoto. Facies anflbolitica Ho 65,0 Ho „ „ 2,2 corrisponde —-— 2 . Plag 32,7 (22,6 Ab Hm c) Per II , + , 1,1 a pag. 300 in cui Si Si —-— 2 10,1 An) Q 1,2 completare, vogliamo ancora inferiore che 0,5 descrivere un'anfibolite plagio¬ finale della prodotto rappresenta margine campione intensamente verde, come se risultasse orneblenda, al microscopio (fig. 31) mostra la seguente metamorfosi. Il 1. riportata , prodotto metamorfico finale: l'anfibolite plagioclasica clasica del die ,, sono sostituiti da Ru 1,1 alla formula AINa il solo Composizione mineralogica Comp. principali : Comp. subordinati: Comp. accessori: (78,5% voi.), plagioclasio (19%). (quantità ridotta, sommata al plagioclasio). titanite (2,2%), minerali metalliferi, apatite, zircone (assieme 0,3%). orneblenda zoisite 298 E. Dal Vesco 2. Carattere dei minerali pargasitica in corti prismi relativamente ben svilup¬ 76°—82°. Il 23° e 2Vma L'estinzione è ny/c pati verde molto debole verde-bruno accentuato ; n^ pleocroismo (na verde erba ancora più intenso) sottolinea il carattere parintenso e n gasitico. Plagioclasio pure in grana minuta con granoblasti sviluppati nel¬ l'impalcatura di orneblenda, talora arricchito in turgide lenticelle con sviluppo poligonale. In genere privo di geminazione oppure secondo la legge dell'albite, con struttura spesso inversamente zonare : il contenuto di anortite vale in media 27—30% Mol. ; può pertanto arrivare a termini più ricchi di An, soprattutto in vicinanza alla zoisite. Solo eccezionalmente mostra un'alterazione incipiente a zoisite. Si può talora osservare un'inclu¬ sione vermicolare di un minerale leggermente verde raggruppato, che ricorda in modo indubbio la struttura della simplectite: si tratta molto probabilmente di orneblenda simplectitica restata inglobata nel plagio¬ clasio senza più avere avuto la possibilità di riunirsi in un unico cristallo. Altrove invece il plagioclasio, associato a clinozoisite e a pistacite, costi¬ tuisce degli aggregati disorientati di forma sferica, rappresentando relitti di chelifiti granatifere: in questo caso raggiunge un chimismo della bytownite. Titanitein granuli ovoidali di dimensioni fino a mezzo mm., spesso raggruppati in aggregati irregolari, disposti in ordine subparallelo rispetto ai nematoblasti di orneblenda. Il rutilo può mancare oppure essere ridotto ad un piccolo nucleo posto al centro della titanite. Orneblenda di grana minuta. = = = = = 3. La struttura è quella dell'anfibolite plagioglasica I tendente leggermente a quella chelifìtica IV. La grana è omogenea e minuta con una forte prevalenza dell'orneblenda. Dal grado dell'idiomorfia è possibile fissare la seguente serie cristalloblastica apatite, zircone, minerali metalliferi-orneblenda plagioclasio medio-plagioclasio basico, zoisite e pistacite-titanite. : e 4. La tessitura negli aggregati mente scistosa sferici descritti è di grano-nematoblasti senza ordine, mentre per il resto è legger¬ cristallizzazione per effetto dell'isoorientazione di orneblenda. dei Genesi e metamorfosi delle basiche rocce e ultrabasiche 299 Imrn Fig. 32. con una Microimmagine impalcatura di di anfibolite omogenea del orneblenda Mt 5. La = (Ho) e tipo I intergranulari a struttura diablastica di plagioclasio (Plag). A. Arrami. magnetite. composizione chimica Anfibolite Si02 TiOa A1203 Cr203 Fe203 42,89 plagioclasica. Analisi di Valori di (9) J. Jakob. Niggli 1,65 si 85,5 Kp 0,7 14,57 al 17,0 Ne 14,8 0,00 fm 52,0 Cai 16,1 3,30 e 25,5 Cs 9,7 FeO 7,96 alk 5,5 Fs 3,5 MnO 0,24 k 0,10 Fa 9,7 MO 0,00 mg 0,64 Fo 23,6 c/fm 0,49 Q 19,5 MgO 11,17 CaO 11,90 Bu 1,1 2,70 Cp 0,3 Na20 K20 0,46 +H20 -H20 P205 2,91 Tipo magmatico : orneblenditico-gabbroidico 0,07 normale C02 0,00 0,13 99,95 300 E. Dal Vesco Catanorma (libera Ne) di Or Ab An 2,8 24,7 25,8 Fa Fo Ru Cp Hz Mt 7,6 23,6 1,1 0,3 0,6 3,5 01 41,2 Feldsp. 53,3 Facies Cs 10,0 Ace. 5,5 eclogitica +4,1 Ortaug) (mg 0,81; c/fm 0,78) 11,7 Alm + 6,4 Andr) (mg 0,51 ; c/fm 0,36) Omph 54,6 (20,6 Jd +29,9 Di Gra 34,7 (16,6 Pyp + Ru Cp 0,3 1,1 Mt 1,0 Sp 5,4 (Resto Ca 2,0) Facies anfibolitica Ho 81,3 Plag 13,3 Zo 4,0 Ru 1,1 (9,5 Ab+ 3,8 An) Cp 0,3 dove per tutte le due facies Ho; anfìbolitiche, l'orneblenda pargasitica Ho vale : lca4NaM 044 L "'12.4 Al3it(OH), (Fe'",Al)w (Fe",Mn,Mg)8,7J 31,7 a quest'ultima analisi, l'orneblenda corrisponde in e partecipazione volumetrica. Senza voler ancora entrare in una discussione, possiamo sottolineare la grande analogia chimica fra le tre rocce analizzate : tutte danno, sia nella facies eclogitica, sia in quella anfibolitica, minerali e partecipazioni volumetriche che sono effettivamente stati osservati al microscopio. Inoltre tutte poterono essere calcolate con formule analoghe per Omph, Plag e Ho (in Ho si ebbero alcune sostituzioni diadochiche insignificanti). Di contro, il granato subisce leggere o sensibili variazioni nella parteci¬ pazione dei componenti: esso resta però sempre, come si vedrà ancora a pag. 417, nel campo di variazione dei granati delle eclogiti. Questa divergenza è probabilmente dovuta a variazioni primarie del magma, palesate anche dalle differenze volumetriche del granato e dell'onfacite nelle eclogiti. •I calcoli delle due facies eclogitica e anfibolitica per queste rocce, che rappresentano nel contempo stadi successivi della metamorfosi, Calcolata in base modo soddisfacente ai caratteri ottici alla dimostrano chiaramente che la neocristallizzazione scambio sostanziale con l'esterno e non richiede alcun che, pur partendo da chimismi eclo- gitici leggermente diversi, teoricamente si converge in un'anfiboHte plagioclasica con gli stessi componenti, variabili pertanto nella loro parte¬ cipazione volumetrica. Una sola divergenza esiste tra calcolo e realtà ed è quella del rutilo calcolato e della titanite osservata (spesso con un nucleo di rutilo): ma basterebbe una sostituzione diadochica di Si Ca Genesi dell'orneblenda e metamorfosi delle o una rocce basiche parte insignificante di e ultrabasiche An per ottenere il 301 passaggio dal rutilo alla titanite. B. I CONTATTI CON LE ROCCE INCASSANTI I. Due profili attraverso a) Profilo Nel letto di il margine inferiore nel settore centrale piccolo torrente situato nella regione media della lente (in posizione leggermente più occidentale) è possibile rilevare il profilo, illustrato nella figura 8, attraverso le rocce del contatto inferiore. L'anfibolite plagioclasica del margine basico, appartenente al tipo alto contenuto di orneblenda, è intercalata in vicinanza del contatto con un da esilissimi orizzonti (potenza di 1—2 inni.) di roccia calcesilicatica com¬ bytownite media quali componenti principali, di cal¬ cite, pistacite e orneblenda verde quali componenti secondari e di titanite con raro nucleo di rutilo quale accessorio. La struttura è intensamente poiciloblastica, determinata da uno sviluppo scheletrico del diopside, che predomina in un modo accentuato con la sua grana media, contrastante posta di diopside e piccola degli altri componenti. I passaggi con l'anfibolite e sono diopside, di solito perpendicolare all'asse e dell'orneblenda dell'anfibolite, mostra una leggera uralitizzazione al contatto con essa. In contrasto con il diopside, gli altri componenti sono piuttosto allungati e disposti parallelamente alla scistosità della roccia incassante. con la grana decisi il 1. La roccia che confina in modo immediato carattere macroscopico analogo con l'anfibolite presenta al Castione nero, descritto da Mittbl- per le cave di Castione e da noi nella prima parte del lavoro La roccia è striata con lettini ora più ricchi di granato-dio212). (pag. di e ora biotite, composizione che si svela all'occhio rispettivamente pside colorazione con una più verde-rossa oppure più bruna. holzer La composizione mineralogica Le strie ricche di biotite Comp. principali: Comp. Comp. : plagioclasio (32%), quarzo (23), scapolite (14), biotite (15), granato (10). (2), calcite (1). subordinati: clorite accessori: Le strie povere (1), apatite, minerali metalliferi (assieme 1). zircone, zoisite, cianite (assieme 1). titanite o prive di biotite : 302 E. Dal Vesco Comp. principali: scapolite (33%), epidoto (25), plagioclasio (14), (10), orneblenda (6), calcite (7), diopside, quarzo microclino Comp. Comp. Le accessori subordinati: quantità (assieme 1). (1), apatite, minerali metalliferi (assiene 2). biotite, granato (assieme 1). titanite : volumetriche dei l'ordine di enumerazione, da sinistra verso Carattere dei singoli componenti press'a poco di solito, dà come sono una variabili e diminuzione destra. componenti Scapolite, quasi uniassiale e negativa con una birifrazione media indice di rifrazione e un superiore a quello del quarzo, svela composizione chimica ricca di mejonite. Gli individui di grana grosso¬ lana hanno uno sviluppo oltremodo scheletrico e poiciloblastico, in quanto, nelle strie ricche di biotite, inglobano quasi tutti gli altri componenti dell'aggregato. Granato (macroscopicamente di un bel rosso rubino chiaro) mostra talora una tendenza all'idiomorfia con uno sviluppo parziale delle facce del rombododecaedro. Spesso è intensamente fessurato. Ingloba volentieri laminette di biotite, che passano a clorite, chicchi di magnetite e zircone e granuli di scapolite: quest'ultimi posseggono un'estinzione uguale ai grani di scapolite confinanti esternamente, di modo che rappresentano protuberanze poiciloblastiche di questi. TI granato è talvolta ridotto a una corona di grani vermicolari disposti ad atollo, che indica la forma esterna di un granulo normale : la massa riempitiva risulta di scapolite ; altrove invece è ridotto ad un ammasso di frammenti sparsi su piccola fino a intensa una area nella massa fondamentale biotite che in genere Biotite è aggirano linee e il tutto resta allora avvolto da lamine di in linee fluidali i in minute fino sviluppata idiomorfe secondo (001) : sbrandellate ai a grani di granato. piccole lamine più o margini. Esse meno disposte in porfiroblasti sono zig-zag parallele alla scistosità; nelle vicinanze dei granato si adagiano alla superfìcie dei cristalli formando un involucro irregolare con un ammassamento di lamine da un lato, mentre dal lato opposto, sempre però nel medesimo piano s, spesso si possono osservare frammenti di granato sparsi fino ad una distanza di alcuni decimi di millimetro dall'individuo primitivo. L'intenso pleocroismo della biotite a di varia da bruno chiaro ocra fino Plagioclasio e quarzo pati in grani ameboidi fino a a bruno castagna. costituiscono il resto dell'aggregato, svilup¬ ovoidali di dimensioni piccole, minute fino Genesi metamorfosi delle e medie, disposti inter- rocce basiche e ultrabasiche 303 intragranulari nei poiciloblasti di scapolite. Il plagioclasio geminato secondo la legge dell'albite combinata con quella del periclino e possiede una composizione chimica corrispon¬ dente alla bytownite media (2V= +95° e nap]ag > nyQ ). Il plagioclasio più grossolano contiene spesso minuti chicchi di quarzo ed il quarzo, dal canto suo, se sviluppato in grani medi, mostra un'estinzione a o è raramente ondulosa. Tutti nare con resta gli altri componenti hanno carattere subordinato. Da accen¬ però che i pochi granoblasti di calcite confinano direttamente il quarzo La svelare alcun senza struttura di margine di reazione. queste strisce ricche di biotite è intensamente poiciloblastica e nell'aggregato domina l'impalcatura scheletrica della scapolite. La tessitura è scistosa di cristallizzazione. Analoghi caratteri possiede l'aggregato nelle strisce povere o prive di biotite: vi sono allora due impalcature, l'una ancora di scapolite ma in quantità inferiore, l'altra di epidoto, diopside e orneblenda. Questi minerali, sviluppati in poiciloblasti medi, inglobano in modo parziale o totale tutti gli altri componenti rappresentati soprattutto da plagioclasio, quarzo e calcite. Quest'ultimo forma occasionalmente lettini mono- mineralici concordanti. Le due impalcature sopraccitate si compenetrano reciprocamente origine ad una complicata struttura poiciloblastica. Orneblenda, diopside e pistacite possono essere indipendenti l'uno dall'altro, ma in genere mostrano reciproci passaggi: talvolta gli individui risultano di diopside che passa ad orneblenda verso la periferia : altre volte sono individui di orneblenda verde con chiazze irregolari interne di diopside. Verso i lettini di calcite, i componenti or ora descritti dando sono da n na sostituiti, pur mantenendo la medesima forma scheletrica pistacite. /e a = 18° diopside possiede un'estinzione n /c 35° un pleocroismo che varia da leggermente Il con verde-erba, Scapolite e = relativamente intenso, secondo n e lobata, l'orneblenda bruno secondo . plagioclasio. Occasionalmente si può osservare una successiva sostituzione del plagioclasio da parte della scapolite che si sviluppa in forma lepidoblastica ; ciò si verifica soprattutto al contatto con la calcite, di modo che il plagioclasio non può mai confinare diretta¬ mente con quest'ultimo minerale. e 2. La roccia che segue verso strisce chiare di componenti verde: il tutto con mineralogica resta carattere analoga l'esterno risulta di una successione di leucocratici alternate da strisce chiazzate di alla di gneis calcesilicatico. precedente : La composizione 304 E. Dal Vesco plagioclasio (61%), diopside (7). Comp. principali: Comp. Comp. subordinati: microclino accessori: titanite (4), quarzo biotite (1), minerali leucocratici (1), (12),orneblendaverde(11), zoisite metalliferi (1), calcite (1). (1). diventano predominanti (quarzo, plagio¬ e di solito associata al diopside ; la pistacite manca in modo assoluto; l'orneblenda (con pleocroismo da bruno-verde a verde-erba molto intenso) e il diopside (leggermente verde), entrambi con abito lobato e poiciloblastico, formano individui isolati I minerali clasio) ; la scapolite è ridotta a un nelle strisce chiazzate di verde biotite. Anche diopside si qui cerca contribuiscono alla minimo e sono spesso attraversati da lamine di stabilire, quando orneblenda e formazione dello stesso individuo, in quale invano di avvenga la trasformazione. Spesso individui risultanti in prevalenza diopside inglobano chiazze periferiche e più interne di orneblenda verde, senza che vi siano graduali passaggi dall'uno all'altro minerale. La tita¬ nite, che era abbondante nelle rocce del contatto più immediato, descritte in precedenza, si riduce a pochi chicchi minuti. senso di b) Profilo all'apice All'apice un occidentale (fig. 25), occidentale dove la roccia olivinitica è ridotta ad esile banco di roccia attinolitica, nelle immediate vicinanze del tatto, si può microscopio osservare svela la una con¬ roccia calcesilicatica verde chiara, che al seguente composizione mineralogica: zoisite (45%), plagioclasio (26), attinoto (20). Comp. principali: Comp. subordinati: epidoto (4), augite diopsidica (2). titanite (2), apatite, zircone (assieme 1). Comp. accessori: La struttura diventa corismatica: la tata da massa principale è rappresen¬ orizzonti, risultanti quasi esclusivamente di zoisite, epidoto (biri- frazione debole fino media) e augite diopsidica, media che posseggono una strut¬ a con poiciloblastica con predominanza della zoisite (na || b); in essa, sono intercalati in concordanza lenticelle ed esili lettini quasi monomineralici di plagioclasio con rari chicchi intergranulari di epidoto, che hanno una struttura a selciato con sviluppo poligonale dei componenti; da ultimo sono inclusi grumi irregolari, rotondeggianti e nematoblastici di attinoto, che talvolta inglobano parzialmente grani di zoisite e di epidoto. L'attinoto, in piccoli grani, ha spesso margini sbrandellati, oppure è poiciloblastico con i minerali confinanti. La sfalda¬ tura secondo il prisma, per quanto spesso mancante oppure solo accen- tura grana fino chiara Genesi metamorfosi delle e rocce basiche e 305 ultrabasiche nata, lascia riconoscere l'azione della pressione, che si riduce di solito ad dei ripiegamento un cristalli, raggiungendo solo eccezionalmente la rottura. La tessitura poco pronunciata è scistosa di cristallizzazione. I grumi attinolitici rappresentano senza alcun dubbio le masse achirosomatiche derivanti primariamente o per metamorfosi da un magma basico intruso nelle rocce incassanti. Fenomeni Gagnone di e discussi poi II. Due a analoghi verranno profili attraverso a) Profilo Dal punto di descritti per gli esempi pag. 407. il margine superiore nel settore centrale vista macroscopico, il margine superiore, nella parte (fig. 8), assomiglia alla roccia descritta nel paragrafo di un gneis calcesilicatico con chiazze verdi di orneSi tratta precedente. blenda, che si fanno più pallide nelle immediate vicinanze del contatto centrale della lente la roccia basica. Procedendo dall'interno con seguente 1. All'interno si ha la Comp. principali : Comp. Comp. verso l'esterno, si osserva la variazione. subordinati: accessori: seguente composizione: (24%), plagioclasio (21), epidoto-clinozoisite (32), diopside-orneblenda attinolitica (20). microclino (1). titanite (1), minerali metalliferi (1). quarzo Pistacite, clinozoisite diopside, in piccoli granoblasti intensamente un'impalcatura pressoché continua, talora più fìtta, tal altra più rara, in cui sono inclusi gli altri componenti rappresentati da quarzo e plagioclasio. Questi, sviluppati in piccoli grani ovoidali fino ad ameboidi, possono anche essere intragranulari nei com¬ ponenti formanti l'impalcatura. lobati, e costituiscono nuovamente La struttura resta in questo modo grano-poieiloblastica e la tessi¬ leggermente scistosa di cristallizzazione. Tra gli accessori (titanite, magnetkies, pirite, goethite, limonite e apatite) predomina chiaramente la titanite, che, in grani allungati, può raggiungere dimensioni di mezzo mm. tura Carattere dei minerali . con Augite diopsidica, in sezione incolora fino a leggermente verde, un'estinzione n /e 38°. Lungo le superficie di sfaldatura secondo = 306 E. Dal Vesco (110) è di colorata in bruno, per effetto di una segregazione submicroscopica limonite, che diventa più intensa nelle vicinanze dei chicchi di pirite, sempre limonitizzati alla periferia, con occasionali inclusi di goethite. pistacite risultano di piccoli grani varianti nella ovoidali-sferici a più prismatici con margini irregolari, più Clinozoisite forma da e ricordando così fenomeni di risorbimento. La sfaldatura è mediocre tanto secondo (001), quanto secondo (100). Il valore della birifrazione il tenore di ferro possono e con uniformi in tutto il granulo oppure campi con tendenza ad aumentare verso la periferia. Plagioclasio (andesina media) di solito geminato secondo le leggi dell'albite e del periclino contiene piccolissimi chicchi di quarzo, che assumono forma cubica o di parallelepipedo in quegli individui che sono gemmati secondo le due leggi combinate. Quarzo, di forme e dimensioni analoghe, si estingue in modo ondu¬ lato e, a differenza del plagioclasio, è spesso incluso nei componenti melaesso variare essere a nocratici. 2. Verso l'esterno la roccia Comp. principali: più chiara risulta di: plagioclasio (36%), feldspato potassico (23), orne(19), orneblenda attinolitica (6), quarzo blenda verde (7). Comp. Comp. subordinati: epidoto (3), calcite accessori: titanite minerali metalliferi (1), (3), clinozoisite (1). (1). Riappare un'impalcatura di componenti melanocratici con maghe più rare e risultante di strie di orneblenda e di clinozoisite-epidoto. L'orneblenda si dilunga in bracci scheletrici e sbrandellati formando individui di dimensioni medie e talvolta può essere sostituita, in modo parziale o totale, dal diopside di forme analoghe. Là dove la calcite si arricchisce, l'orneblenda verde si altera in termine attinolitico con pleocroismo più debole. La sostituzione può anche essere totale. Altrove invece predomina l'epidoto che si collega alle diramazioni dell'orneblenda verde : un molto altrimenti sua possiede birifrazione è verso I la forme più compatte, ovoidali, leggermente lobate. La piuttosto bassa, con un leggero aumento dal centro periferia. componenti leucocratici (plagioclasio, feldispato-microclino, quarzo e calcite) in piccoli grani xenoblastici ovoidali—ameboidi ricolmano le maglie dell'impalcatura. In generale presenza abbondante di calcite corrisponde a presenza di diopside nell'impalcatura. Perpendicolarmente alla scistosità, schiere di piccolissime fessure Genesi rimarginate sono e e metamorfosi delle con epidoto : esse rocce basiche e attraversano tutti i melanocratici, fatta eccezione di quell'epidoto che formazione dell'impalcatura; scomparire pleocroismo e del nell'orneblenda verde nello stesso tempo 307 ultrabasiche componenti leucopartecipa alla non esse determinano lo la ricristallizzazione di attinolite. Carattere dei componenti Augite diopsidica possiede ottima sfaldatura prismatica, una leggera colorazione nel verde in sezione ed un'estinzione ny/c 35°. Plagioclasio: simile a quello della roccia precedente con una com¬ posizione chimica dell'andesina media. Feldispato potassico mostra talora un graticcio a microclino ed in generale una segregazione lanciforme di albite (in sezione legger¬ mente rosa). Queste lancette sono parallele tra loro; passano talvolta ad una disposizione dendritiforme a modo delle rose di ghiaccio. Titanite, con carattere ottico simile al leucosseno, non è più così frequente come nella roccia 1), pur rimanendo presente con un tenore ragguardevole. La forma è di solito a chicchi allungati. = ali 'apice occidentale b) Profilo posizione del contatto occidentale del paragrafo precedente, superiore (fig. 25) presenta caratteri analoghi a quelli appena discritti, solo che i componenti melanocratici sono quanti¬ tativamente ridotti e non formano più un'impalcatura continua. La composizione mineralogica è : Nella medesima la roccia Comp. principali: plagioclasio (33%), feldspato potassico (32), quarzo (18), orneblenda verde (10). Comp. Comp. subordinati: diopside (3), biotite (1). (2), apatite e minerali titanite accessori: Da citare è un'alterazione osservabile ponente è melanocratico ancora ad un rappresentato pendente in forma di presente nuovo da minerale da è nel non diopside o una esattamente da epidoto o (1). nell'orneblenda, che è il una leggera questa trasformazione, segregazione velatura definibile, com¬ del ferro, che limonitica, conduce ma probabilmente da entrambi i minerali. Indi¬ in altri individui, l'orneblenda si biotite, margine, ma non parzialmente o totalmente a clorite. Quest'ultima contempo presente in lamine sbrandellate indipendenti oppure in altera, soprattutto a sua più abbondante: metalliferi volta può al passare in modo continuo, in che E. Dal Vesco 308 (001) intergranulari nell'aggregato leucocratico. plagioclasio resta costante nella sua composizione chimica (andesina media) e la titanite è ancora abbastanza frequente e spesso associata od inglobata nell'orneblenda. La pirite, pure relativamente abbondante e sempre limonitizzata al margine, se al contatto con l'orneblenda, facilita una trasformazione della stessa a pistacite. La calcite manca invece in lamine idiomorfe secondo Il modo assoluto. III. Alcune considerazioni riassuntive Dalla inferiore Le calcite, e fisiografia risultano alcune divergenze quelle del contatto superiore. rocce mentre inferiori sono rocce di carattere calcesilicatico quelle superiori catici. In entrambi i tra le sono da considerare come casi, nelle immediate vicinanze del certa abbondanza di del contatto poverissime di gneis calcesili- contatto si nota e (clino-) zoisite, margine inferiore. Verso l'esterno, evidente soprattutto nel margine superiore, i due minerali citati vengono sostituiti dall'orneblenda verde in parte attinolitica e dal diopside, mostranti tra loro reciproci passaggi. Tipica resta pertanto la struttura dei componenti melanocratici formanti un'impalcatura, che in senso centrifugo si fa sempre più rada ed interrotta. Gli abbondanti minerali melanocratici rappresentano senza alcun dubbio, almeno una parte di essi, i prodotti del contatto con la roccia basica e ultrabasica: una posizione particolare assume l'orneblenda con la sua struttura ad impalcatura molto simile a quella osservata nell'anfibolite plagioclasica. Essa è sempre presente nell'immediato contatto con l'anfibolite, ma può apparire ancora, come nel margine superiore, a una una che permane fino epidoto all'estremo occidentale per il È pertanto sicuro che l'effetto di contatto non modo continuo e uniforme, con una diminuzione certa distanza dal confine. possa essere verificato in di intensità in in superficie senso centrifugo : il magma è certamente potuto penetrare parallele al margine principale determinan¬ di discontinuità dovi nuovi effetti di contatto la e rimescolamenti sostanziali. A testimoniare possibilità di fenomeni di questa natura stanno i piccoli grumi all'apice occidentale e le intercalazioni degli esili orizzonti attinolite anfibolite nel contatto inferiore della zona centrale. Questi contatti di di sono accompagnati da una notevole abbondanza di titanite, in gene¬ rale associata ai componenti melanocratici. Interessante sarebbe sapere quali siano state le rocce prima dell'intru¬ sione. Avantutto è fuor di dubbio che le rocce presenti siano gli effettivi ovunque Genesi e contatti, perchè in nitizzazioni di ancora metamorfosi delle nessun si luogo qualche rilievo; poterono che le ma subito deboli sollecitazioni basiche rocce e scorrimenti osservare ce milo- e incassanti abbiano rocce tettoniche, 309 ultrabasiche lo dimostrano però soprattutto granati che spesso sono dissolti in frammenti sparsi per alcuni mm nei piani di scistosità. A pagina 184 della prima parte del lavoro, si era riportato il profilo rilevato tra Gnosca e Gorduno e l'ottavo ciclo, con una base di gneis Vogorno, corrisponde alle rocce di Alpe Arrami. Vi si trova la seguente successione : marmo chiaro con lettini di calcare argilloso, calcefiro verde, marmo con grumi di quarzo, Castione nero, marmo flogopitico, Castione i nero, marmo a flogopite senza nessuna ultrabasiche. Esse devono camente) che intercalazione di rappresentare le formano i contatti di Arrami. ora perchè altri rocce basiche primarie (almeno rocce Tralasciamo per il chiari daranno preziosi indizi sui minerali tipici di contatto per le rocce carbonatiche e gneissiche a pag. e rimandiamo la discussione 451, 457. Ma già in questo luogo possiamo escludere che il contatto superiore rappresenti un prodotto metamorfico del gneis Gaggio confinante, ricchissimo di componenti leucocratici : infatti nel contatto superiore è stato possibile osservare una certa frequenza di calcite ed inoltre sulla cresta del Gaggio (pag. 282), momento un commento dove la roccia basica è nolitici avvolto da rappresentata da anfiboliti, il calcesilicatica ben delimitata tetto è e di I zona dei gneis gneis biotitici picchiettati, esile orizzonte di scisti atti- un ancora una Capitolo La esempi più o chimi¬ da rappresentato una roccia potenza analoga. secondo biotitici picchiettati che costituiscono il potente orizzonte Arramigneissico nella discussione di vasta furono una prima più già oggetto Vogorno, è si un come Essi del lavoro. particolare e già visto, presentano, parte leucocratiche macule inconfondibile abito macroscopico con le loro (che non possono essere definite occhi) e spessissimo, soprattutto in vicinanza delle rocce basiche e ultrabasiche, acquistano carattere kinzigitico e talora VI che separa la inglobano, in modo zona particolare di Castione s. s. dalla zona nel settore settentrionale, orizzonti mono- mineralici di cianite. Questi gneis basiche che sono presentano ricchissimi di inclusioni di forma di orizzonti e rocce lenti di basiche potenza e ultra¬ ed estensioni 310 E. Dal Vesoo molto variabili. Per lo studio si meridionale, presta in modo particolare il (fig. 7). Già in fondo alla Valle di Gnosca, alla base, è intercalato di un'anfibolite a una plagioclasica orizzonti di anfiboliti lunghi tratti, concordanti, che di cui due si dove lasciano il anfibolite denza ad allungano posto a plagioclasica e anfibolite eclogitica. Anche i termini ultrabasici piccole lenti, orizzonte in parte sono si lasciano seguire per nuovamente fino nella Valle di numerose di anfibolite in forma di un conduce, nella Valle di Moleno, ovvero alto, più a sud, si trovano nuovi scistosa che lente di oliviniti. Più in Moleno, settore dalla Valle di Gnosca alla Valle di Moleno intercalazioni lenticolari di granatifera, ben aventi localmente ten¬ rappresentati, ma sempre solo contenenti talvolta abbondante asbesto che parte sfruttato durante il periodo 1914—1918. Questi diversi rappresentanti della famiglia delle rocce basiche venne in massima ultrabasiche si trovano associati, sottolineando la loro e origine Alpe Prosecco-Alpe Alai-Alpe Gariso7), comuni con l'associazione di Alpe Arrami teste comune, nell'interessantissima lente di che rivela molti tratti descritta. Per veremo ripeterci, ma per conservare un carattere concreto, descri¬ esempio reale per ogni tipo di giacimento, nella speranza di non un poter abbracciare la basiche e massima parte del campo di variazione delle ultrabasiche contenute nei rocce gneis. A. L'OLIVINITE HARZBURGITICA E LE ROCCE ACCOM¬ PAGNANTI DI ALPE ALAI (VALLE DI MOLENO) sopraccitato di anfibolite plagioclasica, intercalato nella più settentrionale, rispettivamente più bassa, dei gneis picchiettati L'orizzonte zona del fondo della Valle di Gnosca, di Moleno una e maggiore potenza verso la Valle dall'Alpe Gariso all'Alpe Nuovo ingloba schiacciata di olivinite harzburgitica (la situa¬ per il tratto che lente estremamente assume va zione appare nella figura 7, nella zona delle coordinate 716—717/123,5). complesso può essere studiato in tre ottimi profili erosi dai torrenti : la parte superiore affiora nel torrente principale, ad un'altitudine di 1320 m., appena sotto le cascine di Alpe Nuovo ( Prosecco) ; il secondo attraversa tutto il complesso e la sottostante zona di Castione s. s. in un piccolo torrente laterale tra Alpe Alai e Alpe Prosecco ed il terzo è Il = ') Più avanti richiameremo il giacimento col nome di Alpe Alai. Genesi Fig. l 01ivinite e metamorfosi delle rocce basiche Profilo schematico attraverso il 33. harzburgitica (pag. 312). 2 e 311 ultrabasiche giacimento di A. Alai. Nefriti antofillitiche (pag. 324). 3 Inclu¬ eclogite (pag. 321). 4 Anfiboliti corismatiche dei margini (pag. 328). 5 Gneis biotitici picchiettati di carattere kinzigitico (pag. 353). 6 Zona di Castione s.s. (profilo M; pag. 187). 7 Gneis a due miche del tipo Verzasca. = sioni banchiformi e = lenticolari di anfibolite e = di = = = = situato nel letto dell'affluente destro in vicinanza principale, dell'Alpe Gariso. Il secondo profilo Interessanti sono è rappresentato schematicamente nella soprattutto posseggono carattere corismatico roccia calcesilicatica corismatico in e quanto venule nebulitiche di di le rocce con numerose gneis; posseggono sono anfibolitiche fittamente plagioclasio, figura marginali 33. che inclusioni concordanti di una seconda volta carattere attraversate da innumerevoli alle anfiboliti legate del un sono gneis tipo kinzigitico, che interrompe in concordanza il margine anfibolitico inferiore, dall'Alpe Prosecco all'Alpe Gariso, e i numerosi orizzonti e lenticelle anfibolitiche, stesse. Interessanti inoltre strettamente banco di 312 E. Dal Vesco talvolta con nucleo eclogitico, che sono inclusi neU'olivinite centrale. Con possibile stabilire con certezza se esiste una disposizione simmetrica degli inclusi neU'olivinite, come nel caso dell'oUvinite granatifera di Arrami: ma è più probabile che non esista nessuna regolarità. gli affioramenti disposizione a non I. L'olivinite 1. I caratteri SuUa harzburgitica macroscopici superficie Arrami, è di frattura, la roccia possiede, colorazione differenza di a tonaUtà nel quella verde, grigiastra quella esterna, sottoposta all'azione degli agenti disgregatori atmosferici, è invece di un grigio chiaro sporco, colore che negli affiora¬ menti rende spesso difficile la distinzione dai gneis comuni. Essa è struita a banchi, di potenza variabile tra 1 e 2 m., disposti in concordanza per¬ di una con una mentre fetta con le rocce incassanti. I banchi formano una lente molto schiac¬ ciata, che si estende dalla Bocchetta di Alpe Pertignaga fino all'Alpe Nuovo, con di circa 80 Ad lunghezza occhio, nella distinguere di circa 1700 e una leggera massa verdastra le lamelle lucenti di spesso aUa loro 2. La una m. e con una potenza massima m. superficie olivinica, si possono sempre antigorite disposte parallelamente di discontinuità dei tra banchi, manifestando così scistosità della roccia. composizione mineralogica (fig. 34): Comp. principali : olivina, ortaugite. Comp. subordinati: serpentino, talco, clinocloro, magnetite. Comp. accessori : brucite. partecipazione volumetrica dei componenti è sottoposta a noteLa composizione dei termini meno metamorfici vien illustrata dallo specchietto seguente : La voU variazioni. OUvina 62,0—71,5% Augite Serpentino 14,0—20,0 13,5—18,0 Orneblenda 0,0— 5,0 Talco 0,0— 2,0 Min. metal. 1,0— 2,0 voi. Genesi Fig. 34. ini't.\m.<rfnsi <ldl<> r rocce basiche Microfotografia dell'olivimte harzburgitica ortorombua (Aug) 01 = olivina. quanto l'augitc Per Aug = con 313 ultrabasiche di A. Alai. Fenocristalli di augi te sottile aureola di talco. ortaugite. nionochna e Mt inciuchì = in magnetite. modo assoluto, gli altri dell'aggregato primario sono analoghi a quelli descritti per Alpe L'ortaugite, di solito in quantità subordinata, può localmente arricchirsi in grumi irregolari. La roccia presenta in genere una tendenza fino epizonali, che a passare dai minerali catazonali primari ad altri mesorivelare una sostituiscono a poco a poco i primi, ma senza regolarità che caratteri di Arcami. dalla dipenda giacitura rispetto si riscontrano nella metamorfosi le rocce che di Arcami sono e margini dell'olivinite. I fenomini sono già stati discussi ampiamente ai ci limiteremo perciò tipici per questo giacimento. alla descrizione di che per quei caratteri, 314 E. Dal Vesco 3. Il carattere dei componenti Olivina, in granoblasti di dimensioni piccole fino margini poligonali (solo eccezionalmente condo il prisma ed ancora più raramente stesso) determinando così lo una con una struttura a medie, possiede leggera idiomorfia se¬ leggera sfaldatura secondo con una a mosaico. Gli intercristallini occupati da lamelle di antigorite che si adagiano alla superficie di elongazione dei granoblasti di olivina, senza che quest'ultima subisca una variazione periferica del tono di birifrazione, senza mostrare dunque sono un passaggio al serpentino. L'angolo assiale varia sensibilmente attorno ai 90° (fino a - 85°) dimostrando così che i cristalli di olivina oscillano in modo notevole nella loro composizione chimica. Dal calcolo fatto in base all'analisi chimica (pag. 316) risulta una composizione di circa dunque molto da quella di Arrami. il 10% Fa: in media, non si discosta Ortaugite, in prismi slanciati (spesso 1:4) di dimensioni medie a grossolane, ha di raro delimitazioni cristallografiche, nel qual caso, in modo più accentuato secondo le facce del prisma che non secondo la base. In generale i margini sono lobati, debolmente secondo la zona del prisma, più intensamente secondo la base, compenentrandosi con l'olivina fino confinante. Possiede invece sempre una finissima sfaldatura secondo (110). Ingloba di solito abbondanti chicchi ovoidali minutissimi di olivina, spesso raggruppati in schiere, magnetite. e, con grande costanza, alcuni granuli xenoblastici di La birifrazione dell'ortaugite è bassa, l'estinzione parallela all'asse e n//e e 2V=+80—82°. Teoricamente dovrebbe corrispondere a 8—10% Mol di iperstene e 92—90% di enstatite, ma l'analisi dimostra un sensibile contenuto di giadeite e di acmite. I due componenti non fanno perdere il carattere ortaugitico all'augite. con Alcuni individui posseggono un'estinzione zionalmente, di un ondulosa, ma solo incurvamento delle lamelle di sfaldatura. Nelle frequente lungo le superficie di sfaldatura al ecce¬ fratture, margine, esso si altera aggregato lepidoblastico che sosti¬ tuisce a poco a poco, per pseudomorfosi, l'individuo primitivo. Serpentino. Le discontinuità tra i singoli frammenti di olivina sono dappertutto rimarginate da un serpentino fibrillare, disposto per¬ pendicolarmente alla superficie degli individui confinanti. Nelle maglie un poco più larghe, la parte centrale è occupata da una collana di minu¬ tissimi chicchi di magnetite e negli interstizi più grossolani, di forma più rettilinea, si sviluppano intiere lamelle di antigorite (mostrante un'ottima idiomorfia secondo (001) e caratteri ottici normali). In nessun luogo è a talco, il quale si sviluppa in un fine e Genesi possibile stato e metamorfosi delle osservare rocce basiche e ultrabasiche un'antigorite parzialmente inglobata 315 nei com¬ ponenti primari dell'olivinite. Magnetite è presente in quantità relativamente abbondante. Si può distinguere una generazione primaria, rappresentata da grani ame¬ boidi di dimensioni piccolissime fino piccole, intergranulari nell'olivina e nell'augite, da una secondaria, sviluppatasi durante la metamorfosi ed inclusa nel serpentino e nella linea mediana delle maglie e delle venule più grossolane. In quest'ultimo caso presenta idiomorfia migliore e una disposizione in linee fluidali. 4. La struttura Per mario, a (fig. 34) quanto la si cataclasi eterogenea abbia dissolto l'aggregato pri¬ riconoscere distintamente una struttura porfiropuò primaria con porfiroblasti, talvolta porfireidi, di ortaugite da tre fino a cinque volte più grossolani dei grani della pasta fondamentale. Quest'ultima risulta di individui piuttosto allungati irregolarmente ovoi¬ ancora blastica dali che l'asse e corrisponda all'elongazione maggiore del cristallo. l'ortaugite può arricchirsi in piccoli aggregati quasi monomineralici lentiformi con margini nebulitici e in screzii irregolari. Ne soffre allora l'idiomorfia dei singoli cristalli: essi mostrano, anche secondo le facce del prisma, forme intensamente lobate con compenetrazione reci¬ proca; sono inoltre poveri o privi di inclusioni intracristalline di olivina. La cataclasi non possiede, come ad Arrami, un'orientazione così netta delle fessure principali: anche macroscopicamente la roccia resta com¬ senza Localmente patta, modellata 5. a dossi montonati dall'erosione fluviale. La tessitura I cristalli di olivina, sempre leggermente allungati, mostrano una (fig. 34) ; altrettanto vale in generale per i porfiro¬ notevole orientazione blasti prismatici di augite, per quanto improvvisamente alcuni di essi possano giacere in direzione perpendicolare all'oiientazione comune, sì che la tessitura deve essere definita come leggermente scistosa di cristal¬ lizzazione con più palese là dove con il locali tendenze a diventare massiccia. La scistosità si fa diventa l'antigorite pinacoide basale parallelo al più abbondante, piano s, spesso in sempre orientata corrispondenza al piano di discontinuità dei banchi. 5. La composizione chimica Allo scopo di stabilire che conducano alle eclogiti, se i termini se ne più augitici presentino un campione. è analizzato tendenze E. Dal Vesoo 316 Olivinite harzburgitica Analisi Si02 TiOa relativamente ricca di (10) di Valori di 43,45 augite J. Jakob Base Niggli 0,00 si 61,5 Kp A1303 Cr303 Fe203 0,85 al 1,0 Ne 1,8 0,54 fm 98,0 Ns 0,6 5,21 e 0,0 Fs 5,1 FeO 3,75 alk 1,0 Cm 0,6 MnO 0,11 mg 0,90 Fa 3,9 MO 0,11 k 0,29 Fo 80,4 MgO 6,7 Q 41,41 Ca 0,9 0,00 Na20 0,69 K20 + H20 -H20 P20- 0,30 co2 0,00 Tipo magmatico: peridotitico 3,59 0,17 0,00 100,18 Dalla base è possibile calcolare la seguente composizione mineralo¬ gica: 01 69,9 (10% Fa) Aug 28,6 (3,6 Jd+ 1,6 Ac Mt 0,9 Cm 0,6 Dall'analisi risulta in modo chiaro che leggero canza giadeitico e tipo onfacitico carattere di Ca, al mineralogica, delle avendo la roccia (con formazione di Mt), l'augite acmitico tendendo già eclogiti. subito così, + 21,4 En) deve Nel calcolo della un si è dovuto calcolare certo una possedere nonostante la grado un man¬ composizione di metamorfosi parte di Fé'" quale Fé". 6. La metamorfosi Anche nel caso presente si ducono alla sostituzione possono distinguere diversi stadi che con¬ più o meno totale dei minerali catazonali pri¬ corrisponde perfettamente a quello descritto per Alpe Arrami, ma l'assenza di augite monoclina ha le sue conseguenze nella qualità dei neoprodotti. In un primo stadio si osserva che le lamelle di antigorite, disposte in linee più o meno continue, ricolmano tutti gli interstizi tra i cataclasti di olivina, restando talora leggermente incurvate senza mai raggiungere la rottura. In generale, le lamelle sono disposte parallele all'asse di maggior sviluppo dei grani olivinici, ma possono con mari. Il processo Genesi Fig. 35. metamorfosi delle e Frequenti inomogeneità rocce basiche e 317 ultrabasiche nella metamorfosi dell'olivinite harzburgitica di A. Alai 1 = Olivinite e abito a harzburgitica. talco. 3 = analogo riempire l'olivina non lamelle di 2 Filoncelli = Aureola intensamente metamorfosata ptigmatici le fessure trasversali. Verso il presenta alcuna variazione dei serpentino inglobano a serpentino ricolmi di orneblenda antonllitica. volentieri suoi nuovo minerale, caratteri ottici. Le granellini di magnetite, tal¬ volta ordinati in linee fluidali. In ancora danza uno stadio più avanzato, esistono venule più grossolane, però nell'ordine di alcuni decimi di mm., che attraversano in discor¬ l'aggregato olivinitico. Esse sono rimarginate da una sostanza compatta di un colore verdolino, che tra nicols incrociati si dissolve in un aggregato lepidoblastico finissimo di antigorite, che si addentra in tutte le discontinuità laterali a modo di microapofisi, spesso inglobando frammenti di minerali confinanti. Queste venule trasversali sono assolutamente prive di minerali metalliferi, mentre quelle che decor¬ omogenea rono e ne contengono in abbondanza. Tra i prevalenza magnetite, ne esistono alcuni che pos¬ interferenza dall'azzurro fino al viola-lavanda, probabil¬ parallelamente alla scistosità minerali metalliferi, in seggono colori di mente dovuti alla componente di cromite. superficie levigata dall'acqua dei torrenti appaiono numerose inomogeneità di cui la figura 35 rappresenta schematicamente un esempio : venule irregolari nella potenza e nell'andamento (spesso con un aspetto che ricorda un'iniezione ptigmatiea) attraversano senza alcun ordine visibile la roccia olivinitica. Le venule risultano praticamente solo di un'orneblenda antofillitica verdognola, con un tono nel bruno, e sono cirSulla 318 E. Dal Vesoo condate da un'ampia aureola pure irregolare linee la forma delle venule: grandi lepidoblastico di talco e di serpentino. a metamorfosi Esse e nebulitica, l'impressione ma è costituita di rappresentano linee da cui si irradia la metamorfosi e nica. Si ha tutta derivi da essa che il fenomeno che linee di massima verso la roccia olivi- sia recente, non ripete aggregato un ma che arricchimento di acqua nella fase finale della cristallizzazione del magma peridotitico e che la fase si sia cercata una via tra le masse già cristallizzate. Che il fenomeno non possa essere dovuto all'alterazione un atmosferica è dimostrato dalla forma strana dovrebbe perchè e „ptigmatica" delle venule: l'alterazione atmosferica descrivere potrebbe maggiore metamorfosi perfettamente levigata ? e come venule sinuose di di su superficie una talvolta Una sezione attraverso l'aureola ricca di talco permette le descritta per lo seguenti composizione mineralogica rimane analoga a quella stadio più avanzato della metamorfosi. La crosta è attra¬ versata da fitta rete di venule La osservazioni. una allargano si Esse non orientate ed irregolari che spesso da brucite xenoblastica di rimarginate può talvolta includere granoidi di olivina in forma di relitti risorbiti. Nella pasta fondamentale si svilup¬ pano aggregati lepidoblastici di talco con grana minutissima, mentre l'antigorite, con abito analogo a quello descritto in precedenza, non subisce alcun aumento. Tra i componenti principali primari si cristallizza un'orneblenda ortorombica antofillitica, talvolta in prismi isolati, tal altra in fasci di prismi più aghiformi. Nel primo caso, i prismi attraversano spesso, in modo deciso, uno o più cristalli di olivina o di augite mante¬ nendo un'ottima idiomorfia secondo le facce del prisma : ciò nonostante grana a media, camere. con una sono debole sfaldatura, che è indubbio che l'orneblenda sia di natura secondaria metamorfica, nelle parti meno alterate essa manca perchè in modo assoluto. La struttura diventa così e quella neocristallina, con una è grana leggermente in eterogenea : quella relittica è granoblastica parte lepidoblastica ed in parte nematoblastica, eterogenea variante, da piccola fino a media. La tessitura scistosa di cristallizzazione. La sezione descritta brevemente dà un'idea della situazione minera¬ logica e strutturale dell'aggregato nella zona intermedia : si arricchisce fino all'esclusività l'orneblenda per gradi, con una diminuzione e volumetrica verso verso le venule l'esterno si passa dell'aggregato di talco, all'olivinite normale. Queste venule irregolari forma in un e con per carattere le venule di un'aureola metamorfica ricordano per asbesto, che poterono affioramento abbastanza soddisfacente. essere studiate Genesi Fig. l = 36. e metamorfosi delle rocce basiche e 319 ultrabasiche macroscopico di una zona ricca di fìloncelli di amianto nell'ohvinite harzburgitica di A. Alai (posizione v. fig. 33). Aspetto 01ivinite harzburgitica. 2 4 = = Aureola metamorfica ricca di talco. Riempimento 3 = Asbesto. di clorite. II. I filonceUi di asbesto La concentrazione di nel profilo l'olivinite nella piccoli filoni, discordanti e irregolari si trova Alpe Alai, un poco superiormente al margine inferiore del(la posizione è segnata nel profilo della fig. 33 e la situazione di fig. 36). Per i banchi di olivinite si ritrovano caratteri normali, vale a dire composizione mineralogica risultante di olivina e di augite ortorom¬ bica con lamelle di antigorite intergr anulari, che si adagiano ai margini più lunghi dei componenti sopraccitati. In genere l'augite possiede una corona di talco, dovuta alla sua trasformazione pseudomorfa. Improv¬ visamente, verso le vene di asbesto, tutti i minerali primari dell'olivinite sono sostituiti da un aggregato lepidoblastico di talco, in cui si conser¬ vano, a modo di porfiroblasti, le lamelle di antigorite. La metamorfosi una sé segregazione di ferro presente in forma di una pigmen¬ tazione submicroscopica di limonite, arricchitasi in forma di strettissimi nastri che si avvolgono in complicati meandri a formare una specie di porta con una labirinto. Le nate vene stesse, della larghezza massima di pochi dm., sono rimargi¬ perpendicolari ai complicato intreccio. Se le dall'asbesto cristallizzato in fibre di 5—7 cm., margini, congiunte nella parte centrale in un :?-'<• E. Dal Vosco 1mm Kiir. :!7. ili Miciofoto^ratiii un Ni'll'nli\ fibre una non arrivano pari unti- m ni.in ilcll'aggrcgatu toccarsi, la linea mediana delle a tibnlLiro di amianto. li.ir/liuit-'itica di A. Alai. cloriti' venie chiara, che si dissolve in vene è occupata da sabbia verdolina. Le una vene caratterizzati da immediati dintorni sono appunto una simile colo¬ gli razione, determinata ncll'olivinite dalla presenza del talco. e Sotto il aghi forme arborescenti od incolore sono: l'asbesto si dissolve in microscopio, un aggregato fibrillare di sottili, disposti generalmente in schiere subparallele oppure in molto birifrazione senza inedia ancora in lince Illudali turbolenti. I caratteri ottici indice di rifrazione pleocroisino, ed n/c=l<>. estinzione Si tratta superiore a 1,54, adunque di un asbesto anfibolico. liliali piccole isolette Se si fig. :ìò, sola irregolari riprende appaiono magnetite accessori componenti minuti inclusi nei fasci di fibrille e il ora e taholta lepidoblast conlionto differenza sta con perfetta analogia nella dhersa qualità prima e le potrebbe chicchi inomogeneità essere del tipo della dei fenomeni metamorfici. La dell'orneblenda. monoclina la seconda sariamente contenere Ca pochi in poco di talco arricchito in iehe. ci si accorge della antotìllitica la un (senza ortorombica per ciò dover di carattere neces¬ cummingtonitico). Genesi e metamorfosi delle Probabilmente entrambi i casi dell'ultima fase migrati magmatica rocce basiche sono e dovuti ultrabasiche 321 processi idrotermali a i resti del magma, arricchitisi di acqua, : son nelle discontinuità irregolari dell'aggregato già quasi totalmente cristallizzato, hanno dato origine alle orneblende, idratizzando nel con¬ tempo i margini dove provocarono la metamorfosi in talco. Riprenderemo il problema a pag. 411. III. Le inclusioni anfibolitiche ed eclogitiche nell'olivinite profilo di Alpe Gariso quanto in quello di Alpe Prosecco intercalati, in concordanza, banchi di anfibolite della potenza di Tanto nel sono circa mezzo , metro, ben delimitati rispetto all'olivinite incassante, lenti schiacciate, talvolta allineate e modo di rosario a irregolari, (qualche volta con un nucleo di carattere eclogitico; mentre i margini poveri o assolutamente privi di granato, di un verde abbastanza intenso, si avvicinano ad una composizione orneblenditica). Quale esempio tratteremo un'inclusione lentiforme delle dimensioni di 30 X 50 cm., risultante di una roccia granato-augitica con tendenza eclogitica, che sotto il microscopio mostra la seguente numerose 1. Composizione mineralogica Comp. principali : granato, augite diopsidico-onfacitica, orneblenda. Comp. accessori: magnetite, pleonasto e rutilo (subordinato). La e dei partecipazione settori interi risultano orneblenda; magnetite è abbondante, sparsa 2. Carattere dei quasi minerali subisce notevoli variazioni : settori di esclusivamente di augite granato, margine prevale sempre più quest'ultima. La un po' ovunque, mentre il pleonasto, localmente legato alla presenza dell'orneblenda. verso appare singoli il componenti Granato, macroscopicamente di lore fino rosa-arancione. Forma un rosso di rubino, in sezione inco¬ sferici piccolissimi, grani aggregati occupando talora intiere porzioni della roccia. Altrove invece è frammisto al componente augitico e all'orneblenda. Là dove appare in porfiroblasti isolati, possiede margini nebulitici, in quanto le inclusioni di augite, sempre presenti con frequenza variabile, si fanno oltremodo numerose ricordando una struttura simplectitica. Reazioni sinantetiche equivalenti alle chelifiti mancano nel modo più assoluto. 322 E. Dal Vesco Augite prismi tozzi, di un verde 2V=+50°. diopsidica diopsidico-onfacitica xenoblastici pallido, con un piccole, sviluppata un terzo circa di piccolissimi (110). Ad occhio Essa n /e importa 35° e corrispondere a un'augite clinoenstatite, sensibile contenuto di all'augite. in incolora in sezione. L'estinzione assume Orneblenda verde, in non è ottima sfaldatura secondo Questi dati ottici potrebbero roccia mostra attribuito con così prismi un Ab, ma l'analisi chimica della che in leggero parte deve carattere onfacitico. tozzi di dimensioni mostra mai delimitazioni essere piccolissime ed i fino cristallografiche margini granelli di augite. Il pleosono spesso intensamente lobati. Contiene talvolta croismo varia da na verde bruno debole ; n^ verde erba 20° e 2V= -72°. tono nell'azzurro. ny/c a ny verde con un = Magnetite e pleonasto sono sviluppati in granelli relativamente grossolani con margini lobati e sbrandellati, talora ridotti a vermicoli irregolari. Inglobandosi reciprocamente (o solo associati) possono arric¬ chirsi localmente. Spesso sono intragranulari nei componenti soprac¬ citati. 3. La struttura piccola diagnosi è resa difficile dalla grana piccolissima media Essa è 0,2 mm.). porfiroblastica con dell'aggregato (grossezza in di fondamentale una pasta granoblastica di porfiroblasti granato augite. I cristalli di augite e di granato confinano direttamente senza mostrare alcuna reazione; l'augite può essere sostituita dall'orneblenda, che mantiene caratteri analoghi rispetto al granato. L'augite e l'orneLa sua — blenda possono inoltre essere mescolate nel medesimo aggregato, senza differire nella forma e nelle dimensioni: talvolta è possibile osservare finissima struttura simplectitica tra questi due ultimi minerali, sviluppata in vermicoli irregolari meandriformi con carattere eutectico. Anche il granato può essere incluso in vermicoli analoghi nell'orneblenda, che localmente assurge a porfìroblasto, pur restando di dimensioni piccole. una Le condizioni dei contatti tra i diversi minerali lasciano fissare la seguente magnetite; granato, augite ed orne¬ blenda. La cataclasi è ridotta a poche fessure che attraversano tutti i componenti: l'orneblenda sembra di origine contemporanea, forse un poco susseguente, a quella dell'augite; ad ogni modo non è possibile tro¬ vare un contatto tra i due minerali che permetta di individuare una metamorfosi dell'uno nell'altro. La roccia granato-augitica con tendenza eclogitica rivela forti analogie con quella marginale di Alpe Arrami, solo che questa manca di augite, contenendo in cambio flogopite. serie cristallografica: pleonasto e Genesi 4. e metamorfosi delle rocce basiche e 323 ultrabasiche La tessitura particolari tra i diversi componenti (anche i orneblenda sono disorientati) di modo che la tessitura Non esistono relazioni nematoblasti di resta massiccia. 5. Composizione chimica Un nucleo Si02 Ti02 A1203 Cr203 Fe203 eclogitico. Analisi Valori di 43,80 (11) di J. Jakob. Base Niggli 1,44 si 8,62 al 9,5 Ne 7,2 0,00 fm 53,5 Cai 10,0 Kp 79,0 1,2 7,28 e 34,5 Cs 21,4 FeO 4,26 alk 2,5 Fs 7,6 MnO 0,20 k 0,16 Fa 5,2 NiO 0,00 mg 0,69 Fo 28,7 MgO 13,72 ti 2,0 Cp CaO 17,85 P 0,2 Q Na20 1,30 K20 0,36 H20 -H20 p2o5 C02 + I 18,4 1 64,4 CQ 17,2 0,5 17,2 Ru 1,0 Magma: jacupirangitic o 1,02 0,04 0,22 0,00 100,11 Catanorma Or Ab An Wo En Fa Fo Cp Ru Mt 2,0 12,0 16,7 28,5 6,5 1,4 23,8 0,5 1,0 7,6 Feldsp. 30,7 Aug 35,0 01 25,2 La roccia si discosta sensibilmente dalla Ac cess. 9,1 composizione gabbroidica eclogiti-anfìboliti di Arrami, per effetto soprattutto dell'alto con¬ tenuto di e. Ma la sensibile presenza di Or Ab, che non può entrare delle — nella composizione del granato, ristabilisce un nesso con le rocce analoghe ne consegue che l'augite deve possedere carattere onfacitico, di Arrami: quale eclogite orneblenditica. minerali principali può subire oscillazioni così forti che senza maggiori dati ottici (impossibilità di sepa¬ rare il materiale puro per conseguenza della grana troppo minuta) non ne possiamo affrontare il calcolo. Pertanto possiamo dire che il granato deve essere ricco di andradite, e che l'augite di carattere onfacitico ricco di diopside e l'orneblenda devono possedere una certa abbondanza di Fé'". e perciò possiamo denominare La composizione chimica la roccia dei tre 324 E. Dal Vesco 6. Osservazione sulla variabilità Ovunque nelle l'eclogitico, si nota lenticelle una con di nucleo di carattere sfumante nel- un variazione radiale contenuto di orneblenda fino l'olivinite delle inclusioni harzburgitica. a che legata essa a un aumento del rapido forma tutto il contatto con Altre lenticelle risultano orneblenda, accompagnata da poca quasi monomineraliche augite monoclina e da magnetite, caratteri ottici descritti più sopra. componenti mantengono i Abito perfettamente analogo hanno pure due banchi, l'uno di 1,20 m. e l'altro di 1,50 m. di potenza, posti rispettivamente a 0,80 m. e 20 m. di distanza dal margine superiore: il primo con arricchimenti locali di gra¬ nato ed augite in una massa risultante in prevalenza di orneblenda e il dove tutti i secondo con sola orneblenda. IV. Le nefriti antofillitiche e gli scisti di orneblenda pargasitica ai margini esterni dell'olivinite Verso il margine esterno, in contatto sembra subire alcuna variazione con l'anfibolite, l'olivinite mineralogica. Al non microscopio però, si sottile orlo, al massimo di alcuni cm, in cui si possono distin¬ una zona interna antofillitica e una zona esterna di orneblenda guere palesa un verde pargasitica. Resi attenti, riosservando scrupolosamente i campioni una leggera differenza macroscopica : lo scisto antofillitico segna un leggero tono nel bruno e una maggiore scistosità e lo scisto pargasitico un tono nell'azzurro con una tessitura più massiccia, per quanto la si scopre grana resti estremamente fina. a) Interno del margine: la nefrite antofillitica harzburgitica, ai margini esterni, passa rapidamente allo antofillitico, che costituisce un involucro che è da supporre con¬ L'olivinite scisto tinuo, dello spessore di al massimo un dm. Interessante è lo studio di questa roccia. 1. Composizione mineralogica Comp. principali: Comp. subordinati: Comp. subordinati relittici : Comp. accessori: antofillite, attinolite, brucite. talco, clorite, antigorite. augite, olivina. magnetite. Genesi e metamorfosi delle 2. Carattere dei rocce basiche e 325 ultrabasiche componenti Antofillite, generalmente in cristalli fibrillari fino prismatici molto allungati (0,1—-2 mm.), può alle volte assumere forme più tozze. La sfal¬ datura secondo (110) è più o meno perfetta, mentre spesso è presente quella parallela ai pinacoidi basali. I prismi sono quasi sempre ben sviluppati secondo un le quasi impercettibile 2 V * facce, mentre fascio fibrillare. I dati ottici = noe 74—76°. ' " agli estremi sono: si dissolvono facilmente in in sezione incolora nel bruno secondo ny; n //e ed un con un angolo tono assiale • Attinolite presenta caratteri morfologici praticamente uguali alla antofillite, solo che qualche volta i prismi diventano un po' più tozzi. Incolora, con n /e 17°. In quantità subordinata verso l'olivinite, diventa = leggermente più abbondante, l'immediato contatto Olivina, con senza mai prevalere sull'antofillite, nel¬ lo scisto orneblenditico esterno. pochi granoidi piccoli nell'aggregato fibrillare : campi meandriformi perde l'alta birifrazione ; verso l'esterno si sviluppa un feltro di fibrille di orneblenda ortorombica, le quali fibrille, nella parte prossimale al relitto olivinico, sono disposte perpendicolarmente alla sua superficie per poi essere coinvolte nel decorso comune dell'aggregato fibrillare della pasta fondamentale. Alla loro base sono interposte placchette di magnetite, pure disposte radialmente, di modo che l'orlo metamorfico assume una certa analogia morfologica con la chelifìte del granato di Arrami. Augite ortorombica svela alterazioni analoghe con una segre¬ gazione interna di magnetite, accompagnata da un abbassamento del grado della birifrazione nelle immediate vicinanze. Al margine si sviluppano fibrille di orneblenda ; talvolta si possono osservare prismi molto allungati di antofillite intragranulari tanto neh"augite, quanto nell'olivina, che non hanno alcun legame visibile con l'esterno e che sono paralleli a quelli in e isolati di antofillite, presenta fenomeni di alterazione in della pasta fondamentale neocristallizzata. Clorite, una in colorazione pochi granoblasti isolati con margini irregolari, possiede giallo-verdastra, che ricorda la bowlingite degli stadi metamorfici dell'olivinite di Arrami. 3. La struttura parte più marginale, l'aggregato è nematoblastico-fibrillare con prismi isoorientati di antofillite e di attinolite, tra i quali, con abito pure fibrillare, si è cristallizzata la brucite (localmente prismi di dimensioni Nella maggiori conferiscono un carattere porfiroblastico all'aggregato). Lacune più grossolane, di forma lenticolare, sono occupate da antigorite, in cui E. Dal Vesco 326 parte delle fibrille di antofillite si allunga senza subire alcun muta¬ morfologico. Soprattutto nelle sfaldature secondo il pinacoide basale, l'orneblenda mostra un'alterazione ad un finissimo aggregato una mento lepidoblastico Nella di talco. zona tativamente a più esterna, l'antofillite e l'attinolite 2/3 fino a 1/2 dell'aggregato, mentre si riducono quanti¬ il rimanente risulta soprattutto di brucite. Verso l'interno, esse si fanno sempre più abbon¬ danti, con sempre maggiore predominio dell'antofillite suU'attinolite, fino a costituire da sole olivina e lasciare di l'aggregato, per poi il nuovo posto di augite ortorombica, che infine formano l'olivinite ai relitti di harzburgitica. 4. La tessitura Nell'orlo esterno è lineare omogenea 5. La settori fluidali con composizione e e stirata mentre chimica Analisi Scisto antofillitico. Si02 l'interno si fa verso turbolenti. (12) di J. Jakob Base Niggli Valori di 51,33 Ti02 A1203 Cr203 Fe203 0,08 si 89,0 Kp 0,3 2,82 al 3,0 Ne 5,1 0,29 fm 88,0 Cai 1,8 4,08 e Cs 4,5 FeO 5,23 alk 2,0 Fs 4,0 MnO 0,14 k 0,06 Fa 5,9 NiO 0,00 mg 0,85 Fo 58,0 Q 20,1 MgO 7,0 29,02 CaO 3,80 Na20 1,01 KaO + H20 -H20 P205 co2 0,13 Cm 0,3 Magma: ortaugitico 2,04 0,10 0,00 0,00 100,07 Catanorma : Or Ab An Wo Hy En Fo Mt 0,5 8,5 3,0 6,0 5,2 57,9 14,6 4,0 Variante senza plagioclasio Aec. 4,3 : Jd Ts Wo En Hy En Fa 7,2 2,8 5,8 5,8 4,0 62,7 1,0 Omph 21,6 ' v 01 14,6 Aug 69,1 0,3 * „—- Plag 12,0 Cm Ortaug 66,7 Fo 6,7 01 7,7 Mt 4,0 Mt 4,0 più Genesi metamorfosi delle e È probabile che in rocce basiche ultrabasiche e 327 origine non fosse presente tanta Mt : essa maggior misura a formare Fa e Hy naturalmente contribuire in doveva a costo diEn. L'analisi, confrontata di con ortaugite (circa 30%), notevole con una appare quella mostra della partecipazione scisto antofillitico è dovuto a un peridotite relativamente sensibile aumento di si un il e, dimostrando magma tendente già verso con il e ricca nuovo ciò che lo gabbroidico. calcolo Dal catanormale, nella variante priva di plagioclasio, risulta onfacitica accanto a quella ortorombica e l'olivina, normali un'augite per Polivinite harzburgitica: si deve d'altronde ritenere (pag. 316) che contenga una debole componente giadeitica. assiste così a una graduale variazione dal magma olivinitico privo di a quello gabbroidico relativamente ricco. Per quanto rimandiamo la l'augite ortorombica scussione a più tardi pure ci sembra (pag. 411) l'analogia che presenta questo magma titico dell'olivinite granatifera di Alpe contenuto di Infine logica dove: possiamo 50,5 Ant 27,0 Akt opportuno sottolineare ortoaugitico con quello peridoArrami, pure con un sensibile = ancora provare a calcolare la composizione minera¬ —idu Ant Akt Bru Mt 50,5 27,0 19,5 4,0 fsi16044 L 3,5 J 27 o r =_L- SÌmOm L W L OI14,5A,J ,nm. (OH) (Mg,Fe)10 (OH). Fe)10] glaucofane, l'abbiamo aggiunta epinormale si trova un'analoga molecola, completamente l'attinolite. del margine: esterna di all'antofìllìte quelle per lo scisto di orneblenda perchè quanto manchi pargasitica questo sottilissimo involucro di scisti orneblen- ditici risulta di un'orneblenda verde da Na4 (Mg,Fe)4j5J Ca, La molecola di b) L'esterno 1 Alw (Mg.FeU+^-fs^.Al^O^ I (OH), nel calcolo mente di¬ microscopio : •*" parte Si Ca e. osservabile al La già appena descritte. pargasitica che Possiede un si discosta sensibil¬ pleocroismo intenso: secondo na verde pallido, quasi incoloro ; no, verde erba intenso ; altrettanto secondo n con una leggera sfumatura nel turchino. ny/c 22° rivela = l'appartenenza alle orneblende verdi. L'aggregato a grana minuta ha carattere nematoblastico, quasi lepidoblastico con tendenze a diventare quasi simplectitico in cui grani più grossolani di orneblenda appaiono come porfiroblasti. La composizione E. Dal Vesco 328 praticamente monomineralica di orneblenda, frammista solo raramente a una biotite flogopitica sbrandellata e a zone lepidoblastiche di talco. Componenti secondari sono magnetite, rutilo raro e titanite più abbon¬ dante: accessori, quest'ultimi due, tipici per le rocce anfibolitiche (si pensi ad Arrami). I nematoblasti sono leggermente isoorientati e ne deriva una leggera scistosità di cristallizzazione, che però non si palesa nell'abito macroscopico. Questa parte esterna del margine ci conduce senza un passaggio è brusco alle anfiboliti dell'involucro: la roccia che le è immediatamente adiacente è descritta pag. 333. a V. Le anfiboliti corismatiche dei L'olivinite è rinchiusa, come margini si vede nella fig. 33, anfiboliti corismatiche dello spessore variabile tra 5 e in involucro di un 10 m. All'estremo orientale, i due involucri si congiungono per poi allungarsi in unico ; a occidente, il giacimento non affiora più. Queste anfiboliti si rivelano complesse ed eterogenee tura (fig. macroscopica doppiamente e 41). corismatica: un con una stromatitica e banco strut¬ flebitica 38 1. La struttura stromatitica è dovuta ad abbondanti intercalazioni di roccia calcesilicatica, possono essere netti o granato nell'anfibolite subparallele nebulitici: in e un con i banchi dell'anfibolite. I confini generale vi si nota un arricchirsi di arricchirsi di minerali melanocratici nell'achi- rosoma. 2. La struttura flebitica è determinata invece da esili venule leuco- cratiche che attraversano in discordanza, formando con una un rete talvolta venule isolate. La è quella mai si di essere osserva ogni direzione, ptigmatico, andamento che si inoltri nelle Il e : strie di si sostituiscono epidoto. con un rocce a ora in anfibolitica ridursi a poche confinanti. margine superiore verde scuro, ricche di strie di massa questa struttura flebitica esclusivamente legata all'anfibolite : Il chiriosoma anfibolitico rivela dal canto genea striata concordanza, caratteristica di strettamente ed a) in tutta la fitta, tal altra rada fino proprietà più un'apofisi ora un verde suo una struttura etero¬ orneblenda, si alternano più chiaro, che abbondano di Genesi Fig. 1 = 38. metamorfosi delle rocce basiche Particolare dell'anfibolite corismatica del Chiriosoma striato di anfìbolite dei epidosite del Sotto il 1. e 8. tipo 3 = microscopio tipi a, j3, 2 = 329 ultrabasiche margine y. Achirosoma flebitico di si ha e della lente di A. Alai. Achirosoma stromatitico di composizione plagioclasica. : Composizione mineralogica: orneblenda Comp. principali : verde, diopside, plagioclasio, epidoto, calcite. Comp. Comp. 2. subordinati: granato, clinozoisite, zoisite. magnetite, titanite, rutilo. accessori: La struttura e la tessitura La striatura descritta per l'abito scala più ridotta, al microscopio : di esilissime s dei banchi, zone essa macroscopico è dovuta della potenza di 1—2 mm, che risultano di minerali, a una si parallele di struttura e Nonostante la notevole variabilità, i lettini possono ripete, ma in una svariata successione tra loro e al piano di tessitura diversa. essere classificati nei seguenti quattro tipi: a) Zone simplectitiche di augite e plagioclasio. L'augite diopsidica, in piccolissimi grani (1/20—1/30 di mm. di diametro) ovoidali con ottima sfaldatura secondo il prisma, forma un'impalcatura reticolare continua in cui sono interposti i granuli di plagioclasio, che non posseg¬ gono alcuna geminazione ma una struttura zonare inversa (la sua com¬ posizione chimica deve corrispondere all'andesina, per quanto la diagnosi sia molto difficile). Se la grana diventa appena un poco più grossolana, si può riconoscere che una parte dei componenti leucocratici è rappre- 330 E. Dal Vesco sentata, ma in quantità subordinata, isoorientata secondo il piano s e da quarzo. localmente può L'augite passare a è più o meno granoblasti un più grossolani di orneblenda verde, con caratteri ottici normali, che più abbondante verso i margini fino a formare due cordoncini verdi e continui, che racchiudono la zona simplectitica di diopside e plagioclasio. In quantità è ancora presente magnetite fino a titanomagnetite, mentre subordinato è il rutilo. Il primo minerale è sviluppato in chicchi allungati e lobati, che possono superare di 3—4 volte la dimensione della grana media dell'aggregato. I minerali titaniferi passano marginalmente poco si fa sempre ad orlo di titanite, che tende alla sostituzione totale del minerale un primitivo. jS) Zone diablastiche di anfibolite granatifera e di anfi- bolite chelifitica. Esse posseggono come componenti principali orne¬ blenda verde e plagioclasio (con leggera predominanza di quest'ultimo) e come gini accessorio magnetite. Tutti i minerali sono xenoblastici con mar¬ compenetrano reciprocamente. L'orneblenda ha caratteri ed il plagioclasio, di raro geminato, mostra un'intensa lobati che si ottici normali struttura zonare inversa, con un chimismo variante da oligoclasio ad andesina. L'aggregato diablastico di Ho pasta fondamentale in cui fitico : infatti, nel sono e di Plag descritto rappresenta la sparse isole lenticolari di carattere cheli- settore centrale possono conservarsi relitti di granato, talvolta sostituiti dall'epidoto. La chelifite stessa risulta di un aggregato vermicolare raggiato di plagioclasio e di orneblenda con chiara predominanza di quest'ultima: i singoli vermicoli molto esili sono rettilinei e si ingrossano in una gocciolina verso la periferia. Altri aggregati, pure di indubbia natura chelifitica, hanno perso questa orientazione raggiata e formano un complesso più meandriforme, con una tendenza dei picco¬ lissimi nematoblasti di orneblenda a disporsi nella scistosità comune. y) Zone, analoghe a /3, di anfibolite chelifitica conte¬ nente epidoto e calcite. L'aggregato grano-nematoblastico risulta circa di 2/3 di plagioclasio e 1/3 di orneblenda con un diametro medio di circa 1/10 di mm. : in esso giacciono prismi di dimensioni piccole fino medie di epidoto. Nonostante l'abito prismatico e l'ottima sfaldatura, i margini dell'epidoto sono lobati e spesso nelle insenature, il cristallo si dissolve in un fine aggregato di epidoto e titanomagnetite (quest'ultima con un orlo o di titanite). Il contenuto di ferro dell'epidoto è sottoposto di leucoxeno a notevoli variazioni: talvolta si hanno termini vicini alla tal altra alla pistacite e ciò senza alcun ordine. Vi si clinozoisite, aggiunge la calcite Genesi metamorfosi delle e rocce basiche 331 ultrabasiche e 1 i Imm Fig. con 39. di un particolare dell'achirosoma screziato 8 di epidosite augite diopsidica. Nell'anfibolite marginale di A. Alai. epidoto. Aug augite diopsidica. Pre prenite. Microimmagine locale arricchimento di Ep sparsa, in = qualità fondamentale, ma = componente secondario subordinato, di che può concentrarsi localmente tinui. Nei settori in cui la calcite si fa plagioclasio = a nella pasta formare lettini con¬ leggermente più abbondante, il diventa anortitico. Anche in questo caso l'aggregato descritto rappresenta la pasta fon¬ ripetono i caratteri di quelle delle zone j8. screziati ricchi di epidoto. La compo¬ damentale in cui isole chelifitiche 8) Gli sizione achirosomi mineralogica risulta: Comp. principali: epidoto-clinozoisite. Comp. subordinati : augite diopsidica, orneblenda verde, prenite, quarzo. apatite, titanite, goethite (assol. subordinato). Comp. accessori: Carattere dei componenti : L'epidoto, per quanto variabile nella sua composizione, prevale nei suoi termini ricchi di pistacite ; ha forma ovoi¬ dale fino a prismatica, con ottima sfaldatura secondo (001), ma di solito xenoblastica ; verso la prenite, possiede di contro un'ottima idiomorfla con facce (100) e (101). La geminazione è ben marcata secondo (100). L'augite, in prismi tozzi con ottima sfaldatura secondo (110), ha E. Dal Vesco 332 margini ovoidali fino lobati. L'estinzione ny/c = 42° diopside mente verde la lasciano individuare per e la colorazione legger¬ hedenbergite. contenente Ingloba volentieri minuti chicchi di titanite. Nell'aggregato granoblastico di epidoto (fig. 39), l'augite può arric¬ chirsi in piccole isolette, mentre l'orneblenda verde appare sempre isolata ed in quantità subordinata ; la prenite con sviluppo tabulare ha carattere riempitivo, subendo la forma degli altri componenti ; talvolta può inglo¬ bare in modo completo l'epidoto. La titanite è inter- o intragranulare rispetto all'epidoto e all'augite. La struttura risulta così grano-poiciloblastica con una grana unifor¬ memente media e la tessitura massiccia fino a leggermente scistosa di cristallizzazione. Qualche volta, nell'ambito di questi arricchimenti achirosomatici nell'anfibolite, sono bellissime venule in cui si cristallizzano liberamente piccoli (pochi mm) cristalli salbande roccia di alto prenite e grado di soli raggiungono madre, soprattutto l'orneblenda un raggiati di scolecite. Nelle idiomorfia i componenti della e l'epidoto. questi diversi componenti che determinano Descritti dell'anfibolite, ci sembra opportuno dare ancora una la striatura volta uno sguardo d'assieme. La massa plectitiche di anfibolitica, dunque il chiriosoma, risulta di strie Aug e Plag, che Intercalate in concordanza alle strie verde le strie piuttosto a, su a sim- tutte le altre. chiare ma di anfibolite chelifitica dall'orneblenda, fi granato, di tinta leggermente più verde, sono decisamente prevalgono orlate di con o senza le strie 8 ricche di epidoto e più giallognolo. Oltre a ciò, senza alcun ordine visibile, sono intercalati gli achirosomi di roccia calcesilicata, sempre con la tipica superficie di alterazione che richiama nell'aspetto la scorza d'albero. In fine sono da aggiungere gli achirosomi flebitici plagioclasici di cui par¬ leremo a pag. 337. Ben complessa è dunque questa roccia anfibolitica perciò di un e verde striata, che in molte zone assume fenomenologici che potrebbero origine sedimentaria. composizioni mineralogiche Verso l'olivinite invece, il chiriosoma anfiboliti più omogeneo composizione mineralogica diventa : con carattere e assume aspetti un abito tipico per le colore verde intenso. La Comp. principali: orneblenda Comp. titanomagnetite, rutilo, apatite; clorite ed epidoto. subordinati: e sembrare sintomatici per un'anfìbolite di sua verde, plagioclasio. e molto rari, pirite, Genesi Carattere dei e metamorfosi delle basiche rocce pata, con talora na zione = mm. verde bruno ny/c plagioclasio alterazione 333 sbrandellati e ny Il (110) pleocroismo verde erba = con un può raggiungere svilup¬ è sempre ben si manifesta normale tono nell'azzurro. Estin¬ Contiene spesso granuli ovoidali di chicchi xenoblastici di rutilo, che non mostrano alcuna 22°. e — La sfaldatura secondo accompagnata da (001). = ultrabasiche componenti: Orneblenda in nematoblasti lobati dimensioni di 3 e 2Vma = 72°—75°. Plagioclasio, granoblasti piccoli di forme irre¬ golari, talvolta più ovoidali, tal altra più ameboidi, è interposto all'orne¬ blenda, ma può anche arricchirsi in lettini concordanti nei quali possiede margini poligonali con una struttura a selciato. Una geminazione secondo la legge dell'albite, eventualmente combinata con quella secondo il periclino, è molto rara e nella composizione chimica corrisponde ad un'andesina basica. Può inglobare piccolissimi granelli di orneblenda e di rutilo (di raro associato a magnetite). La struttura grano-nematoblastica assume, se l'orneblenda si fa molto lobata, un carattere poiciloblastico. La grossezza della grana è abbastanza costante e media, con dimensioni leggermente inferiori per il plagioclasio. Il plagioclasio, ancora abbondante ad una certa distanza dal contatto con l'olivinite, si fa sempre più raro a mano a mano che vi si avvicina : la roccia passa così gradualmente da un'anfibolite plagioclasica a una orneblendite con tessitura scistosa in cui l'orneblenda, pur mostrando un a titanite. abito nematoblastico conserva a in margini più uniformi e a lobi meno caratteri ottici identici. Achirosomi stromatitici hanno forma lenticolare e pronunciati, rari e i pochi risultano di clinozoisite : il minerale appare anche sparso nelle immediate vicinanze nella tessitura sono achirosomi dove si ordina degli generale. Nelle immediate vicinanze dell'orneblendite pag. 327, la roccia contiene nuovamente pargasitica descritta a piccola quantità di plagio¬ un aggregato lepidoblastico una (labradorite -bytownite, che si altera a sericite), talvolta abbastanza abbondante, accanto all'orneblenda verde che non si discosta da quella normale (2 Vna 78—80°, ny/c 22°). Nuovi appaiono la flogopite, talvolta abbastanza abbondante, e il pleonasto che clasio di = conferiscono all'orneblendite b) Un quell'abito Il descritto per Arrami. margine inferiore profilo attraverso il margine rispetto a quello superiore differenze = anfibolitico inferiore rivela notevoli e ciò non tanto per il carattere del 334 E. Dal Vesco chiriosoma anfìbolitico quanto per gli achirosomi striati e screziati. L'abito macroscopico è dominato da una rete ancora più fitta di achirosomi flebitici plagioclasici ; veri achirosomi di epidosite e di roccia calcesilicatica mancano, per quanto, con motivo striato, l'anfiboUte possa localmente riacquistare un colore verde giallognolo rivelatore di un certo contenuto di epidoto. Il margine anfìbolitico è interrotto, a circa metà potenza, da un banco di gneis biotitici a granato e cianite con carattere kinzigitico, ma la roccia madre mostra da entrambe le parti caratteri perfettamente identici. Nemmeno in questo caso gli achirosomi flebitici mandano dira¬ mazioni nel banco gneissico, confermando ancora una volta il loro intimo ed esclusivo legame con l'anfibolite. Passando alla fisiografia si ha successivamente, dal contatto verso l'esterno : 1. Anfibolite ad epidoto con la seguente composizione minera¬ logica : Comp. principali: orneblenda verde, plagioclasio (andesina basica fino labradorite), pistacite. Comp. Comp. subordinati: clinozoisite. accessori: La struttura è titanite, apatite. alquanto eterogenea: piccoli nematoblasti blenda verde, di carattere ottico normale, sono di orne¬ riuniti in nastri conte¬ nenti pochi e minuti cristalli intergranulari di plagioclasio acido (ande¬ basica), che formano grosso modo un reticolo più o meno continuo, in cui sono intercalate zone ricche di plagioclasio basico (labradorite), sviluppato in minuti granoblasti. Il plagioclasio ingloba minutissimi vermicoli di pistacite, che, negli aggregati rotondeggianti (chelifitici), sono raggruppati nella zona centrale. Altre volte, in questi aggregati di plagioclasio sono intercalati minutissimi nematoblasti di orneblenda verde, occasionalmente di forma vermicolare tipica per le strutture sina chelifitiche. Screzi fino lettini di epidoto e di plagioclasio anortitico sono rari e porzioni quasi monomineraliche di orneblenda. 2. La massa principale del margine risulta di anfibolite flebitica con un chiriosoma più uniforme, costituito di anfibolite leggermente chelifitica dove i globuli chelifitici sono spesso difficili da riconoscere. Il plagioclasio non appartenente alle zone chelifitiche ha una composizione intercalati nelle dell'andesina basica. 3. Verso il banco di diventano di nuovo più gneis kinzigitico, abbondanti e lettini e screzi achirosomatici si manifestano macroscopicamente Genesi Fig. 40. e metamorfosi delle Microimmagine di achirosoma un l'anflbolite Ho con una tipi = orneblenda. colorazione rocce a basiche clorite marginale Plag = e e 335 ultrabasiche plagioclasio del tipo A. Xel- di A. Alai. plagioclasio. Ciò = clorite. eterogenea dell'anfibolite. Possono essere distinti due di achirosomi : e) Raremente posseggono carattere calcesilicatico composizione mineralogica la con seguente : plagioclasio, calcite, orneblenda verde. Comp. principali : Comp. subordinati: orneblenda attinolitica, clinozoisite (subordinata). titanite, pirite, ematite, apatite. Comp. accessori: L'impalcatura di orneblenda verde sviluppata con abito estrema¬ singoli bracci a l'aggregato congiungersi. spesso non granoblastico degli altri componenti, ora con predominanza della calcite, ora del plagioclasio. Quest'ultimo non mostra alcun segno di geminazione. L'orneblenda verde, che corrisponde, secondo i dati ottici, a quella mente sbrandellato diventa molto rara, In riescono di modo essa è che i intercalato normale dell'anfibolite, nelle vicinanze della calcite passa ad attinolitico, con una colorazione verde ed un'estinzione ny/c mente: spesso l'attinoto = più pallida, con appena un un 16°. La trasformazione avviene ingloba chicchi di calcite e termine tono nel irregolar¬ la variazione della E. Dal Vesco 336 birifrazione varia a chiazze, talvolta anche dall'interno di modo che l'attinoto finisce con l'avere un verso risulta della tipo di achirosoma, rappresentato nella fig. 40, seguente composizione mineralogica: À) l'esterno, orlo di orneblenda verde. L'altro Comp. principali: clorite, plagioclasio (andesina acida). Comp. subordinati : granato, epidoto, orneblenda. cianite. Comp. accessori: Le lamine di clorite xenoblastiche intensamente sbrandellate ordinate in linee fluidali sinuose un poco più grossolani di e turbolente che plagioclasio e avvolgono i sono granoblasti cristalli frammentari di orne¬ blenda, che sembrano rotolati nell'aohirosoma. Le lamine di clorite, a modo di onde crestate, si inoltrano tra i nematoblasti di orneblenda del chiriosoma. Tra le lamelle di sfaldatura di un sempre interposte placchette Associato alla clorite, ma piuttosto alla sbrandelli, è osservabile più grossolani un pinacoidale minerale metallifero periferia o della clorite non negli minerale in minutissimi sono individuabile. interstizi tra gli chicchi, che appena si lasciano individuare per cianite. gneis, quest'ultime inclusioni, dapprima piut¬ scompaiono lasciando il posto ad un'anfibolite molto ricca di orneblenda (almeno 90%) sviluppata in nemato¬ blasti di dimensioni medie. Fatta eccezione di pochi piccoli granoblasti distribuiti nell'impalcatura di orneblenda, i componenti leucocratici sono concentrati in lenticelle fino occhi di margini irregolari con le seguenti caratteristiche strutturali: pochi granoblasti medi oppure numerosi e piccoli di bytownite, talvolta geminati, tal altra no, costituiscono la pasta fondamentale in cui, inter- o intragranulari, giacciono piccolissimi gra¬ nelli di orneblenda verde più o meno sbrandellati. Il nucleo di queste lenticelle è generalmente rappresentato da un aggregato labirintiforme di epidoto (eventualmente associato ad anortite) e di orneblenda verde. La struttura corrisponde senza alcun dubbio a globuli chelifitici schiacciati 4. Sotto al banco di tosto numerose, si fanno e rare e stirati. e) Una visione d'assieme sui margini anfibolitici carismatici Anche dalla fisiografia appare il comportamento estremamente etero¬ geneo delle anfiboliti, passanti localmente a orneblenditi di carattere corismatico. Le rocce risultano in generale molto ricche di orneblenda che, salvo poche eccezioni, mantiene caratteri morfologici ed ottici costanti. Esse posseggono una struttura striata con zone di anfibolite Genesi e metamorfosi delle monoschematica rocce basiche e ultrabasiche 337 nemato-poiciloblastica e zone di anfibolite granatifera dei tipi jS et y, che ricordano da vicino le anfiboliti granatifere e quelle chelifitiche A. e. I, II; soprattutto negli orizzonti più esterni del margine superiore, ma anche nel margine inferiore, si aggiungono le strie simplectitiche ad augite e plagioclasio del tipo Oltre a ciò, gli achirosomi stromatitici di roccia calcesilicatica e quelli di epidosite sono più frequenti nel margine superiore (tipo 8) che non nel margine inferiore (tipo e) dove però si arricchiscono, in vicinanza del banco intercalato di gneis biotitico kinzigitico, achirosomi del tipo A. Da aggiungere abbiamo infine gli achirosomi fìebitici leucocratici (fig. 38 e 41): essi sono più abbondanti nei settori nei quali l'anfibolite manifesta carattere più omogeneo, meno abbondanti, ridotti qualche volta a filoncelli isolati, nei settori dove prevalgono le strutture striate e in modo particolare dove il chiriosoma è simplectitico. Ricordiamo che si tratta di filoncelli bianchi, talora rettilinei, tal altra contorti e ripiegati a modo ptigmatico: strutture macroscopiche che parlano per un'origine da una fase molecolare dispersa introdottasi o migrata in un aggregato semi- o già cristallino. Al microscopio, la parte centrale dell'achirosoma si manifesta risul¬ tante quasi esclusivamente di plagioclasio accanto a un piccolo tenore locale di quarzo. Il plagioclasio, di raro geminato, in prevalenza inalterato, ha una composizione chimica dell'andesina media, leggermente basica, con una leggera struttura zonare inversa, ridotta a un orlo appena più ricco di An. Quale accessorio assume, localmente, una certa importanza la titanite, sviluppata in forme a losanga con dimensioni simili a quelle del plagioclasio. In generale zircone e apatite restano di un tenore insigni¬ ficante. CoH'avvicinarsi agli achirosomi stromatici calcesilicatici, vi si aggiunge l'epidoto che non arriva però al 5%. La struttura risulta granoblastica con tendenze locali a diventare di implicazione e la grana eterogenea varia da piccola a media con pochi porfiroblasti leggermente più grandi. La cataclasi ha fessurato localmente l'aggregato, ma in via di massima è assente. Le salbande dei filoncelli contengono inoltre grani e nematoblasti isolati di titanite e di orneblenda verde : in direzione radiale, quest'ultima si arricchisce sempre di più alle spese del plagioclasio determinando così un graduale passaggio dall'achirosoma al chiriosoma. Ad occhio, il passag¬ gio si manifesta con un margine nebulitico più frequente nelle venule ptigmatiche, mentre in quelle rettilinee e concordanti il margine diventa più deciso. I filoncelli fìebitici, già per sé stessi ridotti nelle zone ricche e di anfibolite a. chelifitica E. Dal Vesco 338 di achirosomi due o tre stromatitici, non centinaia di casi su attraversano che eccezionalmente osservati) le inclusioni epidositiche o (solo calce- silicatiche. però nella discussione genetica perchè nell'esempio di (pag. 345) avremo ancora occasione di descrivere un'anfiinclusa in un'anfibolite granatifera monoschematica. Non entriamo Alpe Confiente bolite flebitica Fenomeni di contatto in un'inclusione di roccia calcesilicatica nell'anfibolite coris- VI. matica Soprattutto giacciono Fig. 1 = 41. nell'amor amento intercalazioni numerose marginale di Alpe achirosomatiche concordanti nell'anfibolite al contatto con calcesilicatica. sono ben visibili calcesilicatica, che Esse marginale. a, /J e y. 2 = posseggono una Arricchimento di granato del chiriosoma l'achirosoma calcesihcatico. 3 4 = Achirosoma flebitico può raggiungere a il m. e anche = Achirosoma stromatitico di roccia (di plagioclasico potenza variabile nell'ordine di alcuni ordinati roccia Particolare dell'anfìbolite consmatica al margine della lente di A. Alai. Chiriosoma striato dei tipi che Prosecco di più cm. fino spesso a carattere dm. però modo di rosario. La colorazione varia a e sono una ptigmatico). lunghezza, soltanto screzi seconda della compo¬ mineralogica: ora è di un verde piuttosto erba se predomina il diopside, ora è di una tonalità più nel giallo se prevale l'epidoto. Per completare il quadro della variabilità dei contatti delle rocce basiche, de¬ sizione scriveremo i fenomeni osservati nell'inclusione di roccia calcesilicatica rappresentata nella fig. 41. Genesi e metamorfosi delle a) rocce basiche e ultrabasiche 339 La roccia calcesilicatica La parte centrale chiara risulta di una roccia calcesilicatica (fig. 42, destra), che rappresenta probabilmente la facies più vicina alla roccia primaria, prima di aver subito la metamorfosi di contatto. La sua com¬ posizione mineralogica è la seguente : calcite, plagioclasio, quarzo. Comp. principali : Comp. subordinati : epidoto, diopside, orneblenda. Comp. accessori : apatite, pirite, titanite, zircone. La frequenza dei singoli componenti è sottoposta a notevoli varia¬ abito poligonale, talvolta ameboide, possiede una geminazione polisintetica leggermente incurvata e forma un reticolo irre¬ golare di grana piccola in cui sono inclusi gli altri componenti. Nel reticolo, talvolta in minuscoli nidi, sono intercalati i granoblasti di quarzo e di plagioclasio (di raro geminato con accenni ad un incurva¬ mento delle lamelle) zonare, con una composizione chimica variante da andesina media al centro fino ad andesina basica al margine. In quantità subordinata, l'epidoto, sviluppato in grani ovoidali minuti (raramente in prismi), è quasi sempre inter- o semiintragranulare nel reticolo di calcite. Talora poiciloblastico se associato a diopside. Quest'ultimo dal canto suo può passare, a chiazze, ad orneblenda verde. Nell'aggregato calcesilicatico di struttura grano-poiciloblastica e tessitura quasi massiccia, sono intercalati nastri e screzi diffusi di soli componenti melanocratici (pistacite, diopside e titanite) sviluppati in grani, piccoli fino a medi, di forma prismatica tozza con margini legger¬ zioni. La calcite con mente lobati. Da rimarcare sono inoltre le inclusioni di orneblenda (ana¬ loga a quella normale per l'anfibolite) nell'augite diopsidica: esse sono guttiformi fino a prismatiche con margini decisi rispetto all'oicristallo. Queste inclusioni melanocratiche sono separate dall'aggregato basi¬ lare di roccia calcesilicatica da esile orlo (dello spessore di mezzo mm.) plagioclasio di grana piccola, in cui rari ed isolati appaiono pistacite e diopside di forme sbrandellate. Altrove, però ancora nella parte centrale dell'inclusione, si nota un rimescolamento dei due aggregati appena descritti e si ottiene così una composizione mineralogica leggermente diversa: epidoto e clinozoisite con poca augite diopsidica costituiscono un'impalcatura continua in cui sono inclusi gli altri componenti, fra i quali predomina, fino all'esclusività, il quarzo in grani ameboidi. La calcite rara e piccola appare in grani isolati tra i componenti melanocratici e solo eccezionalmente viene in risultante di un lastricato di un 340 E. Dal Vesco contatto grana dei minuta il quarzo, con componenti quella mostrare alcuna reazione sinantetica. La senza media, piccola quella del quarzo e titanite, sempre presente, è relativamente melanocratici è della calcite. La abbondante. La struttura risulta granoblastica e la tessitura leggermente scistosa di cristallizzazione. b) I contatti Su breve distanza si riscontrano i due seguenti tipi di contatto dello spessore di 5—10 mm. (il primo, dall'anfibolite verso l'achirosoma) : 1. Verso il contatto, l'orneblenda vien sostituita in modo parziale o totale da clorite pseudomorfa che contiene spesso un nucleo di biotite. Poi l'orneblenda ritorna a formare un'impalcatura interrotta a maglie piut¬ tosto rade, in cui abbondano anortite, clinozoisite ed epidoto sviluppati in granoblasti piccolissimi fino a medi, con margini intensamente lobati. L'orneblenda vien poi successivamente sostituita da un'augite diopsidica leggermente verde che continua a inglobare chiazze irregolari, ma decisa¬ mente delimitate, dell'orneblenda verde. L'augite diventa più abbon¬ dante fino a formare da sola tutta una zona per poi diradarsi nuova¬ mente lasciando il posto all'epidoto, il quale, in piccoli granoblasti, forma un aggregato una volta compatto, un'altra in associazione a scapolite xenomorfa di carattere riempitivo. In questo aggregato epidositico giac¬ ciono ancora porfiroblasti grossolani di augite, intensamente xenomorfi, ma ottima con augite ed epidoto è Titanite (110). Un fenomeno sfaldatura secondo diventano idiomorfi in contatto se strano la è che scapolite. presente ed abbondante. Nel diopside appare solo di rado, la pirite con margini limonitizzati, nei sempre inclusa, ma quali talvolta possono cristallizzarsi chicchi inoltre granoblastica con di goethite. La struttura è grana eterogenea e la tessitura leggermente scistosa di cristallizzazione dove abbonda l'epidoto, mentre diventa massiccia dove prevale il con diopside. Da notare è blenda ha solo carattere locale, contatto 2. descritto, si ha un ancora che la cloritizzazione dell'orne¬ perchè nelle immediate vicinanze del passaggio graduale dall'orneblenda all'augite. Il secondo aspetto dello stesso contatto è caratterizzato da passaggio improvviso (fig. 42); vi La prima, dalla banda della si risulta esclusivamente di quarzo sviluppato maggiormente isoorientato margini con il margine distinguono roccia del contatto, dentellati. La struttura è di tessitura scistosa di cristallizzazione. due esilissime calcesilicatica, larga con un zone: 2—3 mm., secondo n un'estinzione ondulosa implicazione con grana media e , e la Genesi Fig. 42. bolite a e metamorfosi delle Microimmagine sinistra e = orneblenda. Q = Mt = quarzo. La seconda zona basiche del contatto 2 tra anfibolite roccia calcesilicatica gine Ho rocce = ; e 341 ultrabasiche roccia calcesilicatica. Anfi¬ in mezzo, zona di quarzo. Dal mar¬ anfibolitico di A. Alai. Ep magnetite. Ce destra a e calcite. (pure di = Plag 2—3 epidoto. Di diopside. An plagioclasio. Ti titanite. = = = anortite. = mm), posta dalla parte dell'anfibolite, diopside con una struttura granoblastica. Il componente più frequente è la pistacite in grani medi piut¬ tosto isometrici; più grossolano è il diopside che può passare a pistacite e inglobare granuli di quest'ultimo minerale e, come di solito, chiazze di orneblenda verde. Inter granulare, ma subordinata, appare l'anortite in minuti grani angolosi di carattere riempitivo. Il margine tra queste due zone, per quanto deciso, è irregolare e sinuoso e dove la pistacite viene in contatto diretto con il quarzo, fra i due minerali è interposto un esilissimo orlo di anortite. Non più così si compone di pistacite, clinozoisite e deciso è invece il contatto della seconda immediate vicinanze Pure deciso è il essa contiene margine blenda verde, verso a quarzo, una l'anfibolite: nelle con granoblasti dell'orlo di quarzo catica, la quale contiene, accanto che ancora zona isolati di con quantità diopside. certa l'interno vien sostituita dal pistacite. la roccia calcesili¬ di orne¬ piccola inclusione di roccia calcesilicatica dà un'idea di quanto siano complessi i fenomeni relativi alle rocce basiche ; infatti su di un tratto di pochi dm. il contatto tra le stesse due rocce presenta sfumature diverse, La 342 E. Dal Vesco Fig. 1 = Olivinite Lente di 43. intensamente monomineralico serpentinizzata. biotite. di 5 = di A. serpentinoscisti Contatto 2—3 Scisti nefritici. = esterno Aspra. kinzigitico. 6 = 4 = Involucro Gneis biotitici picchiettati. delle quali abbiamo descritto soltanto due casi. Anche dalla scaturiscono diversi problemi, fisiografia nello stesso tempo si possono ricavare risolvere problemi che abbiamo lasciato in diverse conclusioni utili per ma sospeso. Avantutto possiamo domandarci quale sia stata la composizione prima di aver subito il fenomeno di contatto. della roccia dell'achirosoma preziosi ci son dati dalla roccia senza gli screzi di minerali melanocratici tipici per la zona di immediato contatto, ovvero orneblenda, augite diopsidica ed epidoto: levati questi minerali, essa risulterebbe di un marmo ricco di quarzo, con un poco di plagioclasio basico, che corrisponde Indizi carbonatiche della bene alle rocce dedurre, anche dalla e frequenza zona di Castione. Possiamo da ciò dei minerali del contatto, che i minerali tipici della reazione anfibolite-marmo quarzifero sono orneblenda, augite diopsidica, epidoto e scapolite. La titanite sempre relativamente abbon¬ dante nell'achirosoma deve tatto dovuto zona a un di Castione manca è il apporto ne granato. sono essere considerata come un minerale di con¬ parte dell'anfibolite (i marmi della più poveri). Un minerale che invece sempre di Ti02 da Genesi e metamorfosi delle basiche rocce e 343 ultrabasiche grande importanza per il problema termico si manifesta la coesi¬ quarzo-calcite nella piccola inclusione che sicuramente è arrivata press'a poco alla temperatura dell'anfibolite. In nessun luogo si osserva una reazione intergranulare che conduca alla formazione di wollastonite. Di stenza Nel contatto appare pure chiara la relazione che intercorre tra orneche restò senza spiegazione nel caso del e augite diopsidica, blenda margine di Arrami. Procedendo Alpe l'orneblenda vien sostituita essere entrambe devono essersi cristal¬ dall'augite: contemporanemente di modo che i passaggi reciproci lizzate fatti risalire cristallizzazione Inoltre le zone a una metamorfosi dell'una nell'altra, contemporanea con epidoto e calcite, con una y diversa 8 e e ma disponibilità (nel vero senso un non devono bensì a una sostanziale. di carattere achirosomatico dell'anfibolite stromatitica presenta ugualmente di calcite, la roccia ricca verso (di cui la roccia calcesilicatica achirosoma) non sono altro che descritta rap¬ esili inclusioni parola) di cui tutta la massa ha subito fenomeni di impurità calcari che sono state assimilate totalmente della contatto, oppure dall'anfibolite. Da ricordare è infine che l'anfibolite si arricchisce di granato nelle vicinanze dell'achirosoma. B. LA LENTE DI SERPENTINOSCISTI DI ALPE ASPRA posizione geografica esatta è 718,50/122,25. La piccola lente (fìg. 43) possiede una lunghezza di circa 15 m. ed una potenza massima di 5 m. A differenza dei giacimenti descritti finora, manca delle rocce anfibolitiche marginali, di modo che le rocce ultrabasiche confinano direttamente con i gneis incassanti. Quest'ultimi, in grossi banchi, for¬ mano un potente arco intorno alla lente, con un probabile scorrimento dei banchi superiori rispetto a quelli inferiori : ci si trova appunto nell'arco che fanno i gneis picchiettati per passare dalla zona delle radici di giaci¬ tura inclinata, alla zona dei ricoprimenti, di giacitura orizzontale. La sua Disgraziatamente per per il nostro studio, la massima parte della roccia asportata durante la prima guerra mondiale lo sfruttamento dell'asbesto. I margini e gli apici sono pertanto ultrabasica del nucleo ancora venne conservati in modo da i risultati più permettere le osservazioni di cui riportiamo salienti. Nella parte centrale, la roccia di un verde oscuro, contenente serpen¬ tino, si dissolve sotto il microscopio in un aggregato eterogeneo. Relitti di olivina (20 = - 78°) sono dissolti in nume¬ ortaugite (2 V da serpentino ricco di magnetite. maglie rimarginate 84°) rosi frammenti dalle e di = - 344 E. Dal Vesoo Questi relitti rappresentano isole in una pasta fondamentale di antofillite + 80°), cummingtonite (2 V (2 V 70°) subordinata rispetto alla talco di un e prima, brucite, antigorite riuniti in un aggregato poco = = - nemato-lepidoblastico di grana piccola fino a media. Verso l'apice occidentale, dove la potenza diventa inferiore a 1,5 m, tutta la roccia risulta metamorfosata in un aggregato nematoblastico di antofillite frammista a cummingtonite. Questi componenti sono di un verde chiaro nel campione ed incolori in sezione; posseggono forme pris¬ matiche molto slanciate con sfaldatura dominante secondo (HO) e spesso secondo il pinacoide basale. La grana è piccola, ma singoli individui possono raggiungere una lunghezza di 4—5 mm. e attraversano allora i nematoblasti della pasta fondamentale. Spesso lungo i margini e le linee di sfaldatura, soprattutto lungo quelle traversali, l'orneblenda si tra¬ sforma per pseudomorfosi in talco. Le stesse variazioni descritte per l'apice si verificano anche verso i margini: si possono dunque fare le medesime costatazioni come per il giacimento precedente. La roccia primaria doveva essere un'olivinite harzburgitica con una composizione chimica probabilmente poco dissimile da quella di A. Alai. Nei prodotti metamorfici marginali mancano però i termini attinolitici : la composizione mineralogica svela l'assenza della componente tra le Ca, che dovrebbe rappresentare l'elemento di con ultrabasiche transizione basiche. quelle giacimento si avevano arricchimenti di asbesto, ora sfruttato, minerale frequente in molte altre lenti ultrabasiche, di dimen¬ sioni ridotte, incluse e sparse nei gneis biotitici picchiettati. Nuovo appare solo un involucro completo dello spessore di circa rocce e Anche in questo 10 cm fogli risultante di medi fino l'avvicina scisto monomineralico di biotite. La biotite uno grossolani presenta una composizione della flogopite. Riportiamo l'analisi scisto biotitico analogo, di Loderio (L. Hbzneb. 1909), così alla chimica di uno espressa in valori di Niggli : si al fm e alk k mg 74 18 72 0 10 0,92 0,77 Dall'analisi dello scisto della biotite: risulterebbe approssimativa componente di antigorite. La genesi degli scisti biotitici rappresenta se a colorazione bruno-rossiccia che a essi siano ancor un sempre un la che problema avvolgono non composizione seguente 40 Bi + 45 Ant + 15 risolto : Pph le con rocce una forte ultrabasiche resta difficile stabilire differenziato del magma ultrabasico oppure dovuti a un Genesi contatto e metamorfosi delle basiche rocce e ultrabasiche 345 primario o ancora se siano un prodotto metamorfico deter¬ migrazioni sostanziali in entrambi i sensi (v. pag. 450). minato da C. LA LENTE DI ANFIBOLITE GRANATIFERA DI ALPE CONFIENTE Nell'alta Valle di Moleno, sopra l'Alpe Prosecco, gneis picchiettati e di lenti, di anfi¬ inclusioni, contengono bolite plagioclasica e di anfibolite granatifera. Senza più entrare in tutti i particolari, voghamo ancora soffermarci su una lente di anfibolite granatifera della potenza di 120 m circa, che affiora con un ottimo profilo tra¬ sversale in un torrente (coordinate 715,75/122,77) a ovest dell'Alpe Gon¬ fiente. Il profilo rilevato, rappresentato nella fig. 44, rivela condizioni numerosissime a interessanti anche per schiarire le Fig. 44. i forma di banchi rocce basiche di Profilo trasversale attraverso la lente Alpe di anfibolite Alai. granatifera di Alpe Confiente. 1 = Anfibolite granatifera monoschematica. 2 picchiettato con 3 = Gneis biotitico = Anfibolite carattere granatifera kinzigitico. flebitica. E. Dal Vesco 346 1. Carattere macroscopico margine superiore, l'anfibolite granatifera è di un colore verdecon porfiroblasti rotondeggianti di granato di un bel rosso grigio lo con rubino; scomparire del granato, la roccia diventa chiazzata da minuscole macchie rotondeggianti chiare, che rappresentano isolette Al intenso margini ben delimitati seguiranno, l'anfibolite rispetto riassume il carattere corismatico flebitico identico a quello descritto per il giacimento di Alpe Nuovo, con venule e lettini leucocratici di plagioclasio. Assume poi nuovamente carattere normale di anfibolite granatifera. Localmente il granato ha tendenza ad arricchirsi in grumi quasi chelifìtiche. Nella alle rocce zona centrale della appena descritte e a lente, con quelle che parallelepipediformi (3x4cm.) con limiti relativamente ben definiti rispetto alla pasta fondamentale, in cui la roccia diventa una vera e propria granatite. Al contatto inferiore, il colore diventa verde chiaro con una tonalità nell'azzurro ricordando un'eclogite. 2. Composizione mineralogica microscopica si possono fare le seguenti distinzioni : granatifera : orneblenda verde, plagioclasio, granato. Comp. principali : Comp. subordinati : titanite, ilmenite, apatite. rutilo, zircone, quarzo, clinozoisite. Comp. accessori: Anfibolite granatifera a biotite: con una composizione mineralogica analoga alla precedente, in più biotite ed eventualmente clorite. Anfibolite analoga, ma contenente calcite ed eventualmente diopside. Anfibolite simplectitica con una simplectite a plagioclasio e diopside. Dall'osservazione Anfibolite a) b) e) d) 3. Carattere dei componenti (fig. 45—49) Orneblenda verde, in nematoblasti sbrandellati poiciloblastici spesso ora fitto senza plagioclasio, con intercalazioni del costituisce un piccoli reticolo componente leucocratico, di fino medi, continuo, ora con grani formando così più piccoli poiciloblastici plagioclasio, quasi simplectitica. La sfaldatura secono il prisma è più o meno pronunciata. I dati ottici sono: pleocroismo leggermente diverso da quello finora descritto, infatti: na verde-bruno sporco molto debole; intensamente una e struttura = n^ verde-bruno debole = L'estinzione è ny/c = 24° e a biotite, colla verde erba 74°—82°. con una tonalità nel bruno. Vn<x margine superiore, l'orneblenda appare asso¬ quale può mostrare graduali passaggi oppure e Solo in vicinanza del ciata ny = 2 = Genesi e metamorfosi delle rocce basii 1» < 347 ulti<il>a-ic In * t Gra Ufi lhi ì WT1 "fr Fig.45. Microfotografia simplectitiei Pian di settori a Di-Plag (1) granato pn\ o con rh il aureo¬ la clielifitioa.Anfibohte granatifera di Alpe Gonfiente. Gra Ho = granato. orneblenda. = Plag = Mi minerali = plagioclasio. metalli¬ feri. 7/77/77 Gra à¥:Ì: Ho Fig.46.Microfotografia simplectitici di settori Di-Plag (1). tica (2) sottile colare eh Ho chehfi- e e \ermi- Plag con orlo esterno di Ho. un Anfibohte di Il granato un'aureola ha Alpe Gra Ho gr.m.it" = r "^ <4 ^ -.*\ife^ • V Vii > "% onn'bh'iidu. = Plag granatifera Gonfiente. = plagioclasio. —i 7/77/77 E. Dal Vesco 348 restare decisamente delimitata: si osservano morfi contenuti in modo totale nella biotite formazione dei due minerali deve esiste eventualmente una e grani di orneblenda idio- viceversa, di modo che la considerata contemporanea; essere tendenza locale dell'orneblenda biotite. La presenza della calcite caratteri ottici del minerale in non parola, a passare a determina alcuna variazione dei se non un debole aumento della leggero carattere attinolitico. Granato, di grana media, ha forma rotondeggiante con tendenza secondo il rombododecaedro. Sempre rara e locale a facce idiomorfe fessurato. La cataclasi rigorosamente parallela, per quanto limitata al granato, ha prodotto linee che si continuano, con interruzioni, nei diversi birifrazione, dovuto probabilmente ad grani un del minerale. La colorazione in sezione è di Il evidentemente granato, altre fasi, subisce tutte non più in un equlibrio rosso-bruno debole. chimico-fisico trasformazioni che sfociano in quelle una con le sferetta fig. 45—48 : un fenomeno, se si fa astrazione dalla presenza dell'augite diopsidica accanto al plagioclasio, che corrisponde fino nei dettagli strutturali a ciò che si era visto per Arrami. L'anfibolite granatifera si trasforma per gradi in anfibolite cheli¬ chelifitica nel modo fitica e rappresentato nelle in anfibolite. Solo al margine superiore della lente, dove nella pasta fondamentale l'orneblenda è associata alla biotite, la chelifite si discosta nella sua plagioclasio e di biotite, rive¬ zona marginale. Questa variazione delle condizioni ambientali è probabilmente sub¬ entrata in un secondo momento e corrisponde, nel tempo, alla formazione primaria della biotite nella pasta fondamentale e alla tendenza dell'orne¬ composizione mineralogica e lando altre condizioni fisiche blenda a risulta solo di e chimiche nella metamorfosarsi in biotite. Plagioclasio di chimismo variabile da andesina a labradorite, in forma ameboide, possiede di solito carattere riempitivo intergranulare nell'impalcatura di orneblenda. I grani sono piccoli e di rado geminati. Il plagioclasio possiede normalmente una struttura zonare inversa con un centro di andesina media e un margine che tende alla labradorite. Nelle chelifiti complete è più poligonale con una struttura a selciato. Di solito fresco ; in un'unica sezione proveniente dalle vicinanze del contatto inferiore è stato possibile osservare un'alterazione dello stesso a granellini di clinozoisite arricchiti in aggregati nebulitici, che per ricristallizzazione granelli leggermente più grossolani. Clinoaugite diopsidica appare in minutissimi granoblasti ovoidali formanti un reticolo (fig. 45—46) continuo e omogeneo nell'ambito di settori, che probabilmente rappresentano pseudomorfosi secondo un passano a Genesi Fig. 47. tenente relitti di \nfiriolite Gra Ho Bi = 1>,isi<lie e 349 utti.ìKwiche //<? con¬ granato. granatifera di granato. = Plag rocce 'Uifiente. ( = metamorfosi delle Miorofotografla di un'isola clielifitica \l|» e orneblenda. = plagioclasio. biotite. 6/Y7 5/ 7/77/77 Fig. di 48. un Microfotografia settore risultante di un aggregato diablastico di Ho immerso in dament ale una e e Plag, pasta fon- d in blastica di Ho &*?*$. chelifitico - nemato - Plag. Alpe Gonfiente. 1 i ìmm 350 E. Dal Vesco minerale prismatico tozzo primario, in cui, associata a plagioclasio (andesina media fino acida) costituisce un aggregato simplectitico. Nei settori con predominanza del reticolo simplectitico Di-Plag, i porfiroblasti di granato o sono privi di aureola chelintica (fig. 45) o ne posseggono una ridotta con plagioclasio e orneblenda vermicolari e radiali, eventualmente circondata di un orlo sottile di orneblenda (fig. 46). Nel¬ l'ambito della simplectite si osservano passaggi a nematoblasti un poco più grossolani di orneblenda, i quali altrove, per cristallizzazione sommativa, si sviluppano in granoblasti piccoli fino medi. La coesistenza del granato con la simplectite accompagnata da nematoblasti medi di orne¬ blenda e da cristalloblasti di rutilo e titanomagnetite ripete fedelmente anche nei dettagli la paragenesi osservata negli stadi metamorfici dell'eclogite di Alpe Arrami (fatta eccezione però del diopside). Calcite, con geminazione polisintetica, xenoblastica fra i cristalli più grossolani di orneblenda, è presente anche se una parte dell'aggregato mantiene ancora carattere simplectitico, ma diventa più abbondante dove la grana dell'orneblenda assume dimensioni medie e la simplectite manca in modo assoluto. Questa distribuzione rende probabile che la calcite sia legata alla neocristallizzazione della simplectite diopsidica in orneblenda, in presenza di soluzioni acquose cariche di C02. Clorite, verde chiara, vien solo ritrovata nel margine superiore, ma in associazione colla biotite. Diversi cristalli di orneblenda pas¬ non sano insensibilmente ad un'unica lamina di clorite di grossezza media; altre volte invece, idioblasti di orneblenda nella clorite stessa, di modo che la della biotite descritta vergente verso più sopra. Essa il centro così che si dell'andamento delle sfere di Ilmenite, rutilo mente titanite sua e un completamente inglobati origine deve essere analoga a quella possiede un'estinzione radiale con¬ sono oscura successivamente nel senso orologio. titanite. Nei settori simplectitici, o parzial¬ un frequente orlo di simplectitici, primi due, se posti nella pasta fondamentale, intatti dominano i con se inclusi nei porfiro¬ granato. Nei settori di struttura e di composizione dell'anfibolite granatifera predomina, con notevole frequenza, la titanite sviluppata in chicchi xenoblastici o a losanga, isolati o raggruppati. Apatite possiede una frequenza e un'ubiquità non mai riscontrate finora. Sono grani rotondeggianti, talora con tendenza al prisma esago¬ nale, che possono raggiungere un mm. di diametro. Nel dubbio che si trattasse effettivamente di apatite, con il microscopio universale fu pos¬ sibile identificarla in modo univoco. Al centro dei grani, mostra quasi blasti di sempre una colorazione rosso-violacea, dovuta ad una finissima segre- Genesi inetnniiirfii-i cli'lli- e ini ci' Im-ii Ih i 351 nli i-.iii.i~.n-li*» < > 1 mm Fig. 49. Microimmagine simpleetite (1) gazione a di un Di, Plag settore e Ho. fon aggranfi li'UL'iiini'iito Antibolite granat itera di ilnienitica. che si manifesta taholta in di ilmenite lunghi fino a 0.2 una più grossolani Alpe Confiente. intra posiziono di di aghi mm. Quarzo, assolutamente subordinato (solo alcuni granoblasti per analizzata), è facile che resti inosservati!, supiattutto a causa del sezione plagioclasio 4. spesso esente da La struttura e geminazione. la tessitura Tralasciando la discussione della \ariazione quantitati\H dei componenti, propria. nenia illustrata nella fig. L'orneblenda domina in toblasti 50, ci la singoli vera generale microscopica e poicilohlast lei cribrosi, che tozzi sbramici la t i piuttosto un'impalcatura eterogenea limiteremo alla struttura \ i^inne con e i for¬ ora più compatta, ora più cribrosa se in plagioclasio. Nella parte inferiore della lente si riscontra una maggiore quantità di minerali titaniferi associati alla simpleetite, determinanti forse una maggiore stabilità del sistema? Come nel caso di Alpe Arrami si hanno diversi passaggi che con¬ ducono d.i un'anfibolite granatifera simplectit ic.i ad un'.mribohtc elicli- mano associazione con abbondante 352 Fig. E. Dal Vesco 50. Esempi mineralogica in un profilo di Alpe Compente. della variazione trasversale nell'anfibolite granatifera 1 = Orneblenda. 2 = Plagioclasio. tite. 7 3 = = Simplectite. Accessori. 8 4 = = Diopside. 5 Granato. 6 = = Bio- Calcite. plagioclasio e orneblenda, che caratterizziamo con il complemento dei tipi enumerati a pagina 295. Verso il margine superiore, la biotite assurge a componente principale di modo fitica con nidi di simbolo A. e. II a che l'anfibolite diventa biotitica. Siccome di plagioclasio e essa continua di biotite, dobbiamo introdurre anfibolite biotitica con contenere nidi a nuova una facies di carattere chelifitico. La cataclasi è ridotta al granato : che sia di carattere esogeno e non dovuta all'aumento di volume determinato dalla metamorfosi dei com¬ ponenti lo dimostra l'orientazione strettamente Ne deriva che parallela osservati devono delle fessure. metamorfici. gli aggregati vien dalla assunta posizione particolare simplectite Di-Plag non osservata in questa misura ad Alpe Arrami, invece trovata in forme di strie nei margini anfibolitici di Alpe Alai. Senza voler entrare in essere Una discussione, ci una sembra fig. 50, da cui risulta evidente ctite Di-Plag (che in i due termini sono una opportuno richiamare una sezione poterono a una segregazione essere leggera Ancora media, simple¬ separatamente) : complementari rispetto alle quantità un prodotto di ricristallizzazione legata generale massiccia. Solo dove esiste una sviluppata in nematoblasti medi, ci dominanza di orneblenda una sulla di Ca in forma di calcite. La tessitura è in di misurate e evidentemente ciò dimostra che l'orneblenda è e l'attenzione correlazione tra orneblenda forte pre¬ si accorge scistosità di cristallizzazione. un accenno limitata rispetto merita il banco di anfibolite flebitica della zona al resto dai limiti del banco. Le caratteristiche Genesi del chiriosoma non metamorfosi delle chiriosoma non da rivela l'epidoto ad parte plagioclasico perchè nemmeno fenomeno ad avere è a basiche e ultrabasiche 353 quelle descritte e quelle dei margini di Alpi Alai. Il presenza di epidoto, dimostrando con però mai la Alpe Alai rappresenta effettivamente achirosomatico. D'altra tico rocce si differenziano sensibilmente da fondamentalmente nemmeno ciò che e un Confiente, i caratteri del un componente la roccia dimostra che l'achirosoma flebi- per congenito quanto le chiriosoma, con l'anfibolite rocce granatifera inglobanti i fìloncelli leucocratici continuino vanno oltre ai limiti della roccia madre. D. I FENOMENI DI CONTATTO NEI GNEIS BIOTITICI PICCHIETTATI I gneis biotitici picchiettati inglobano, innumerevoli orizzonti e lenti di rocce come si già era basiche e visto a pag. 309, ultrabasiche. Nelle immediate vicinanze delle lenti studiate ci si accorge di un arricchimento di sottili orizzonti di anfibolite che hanno subito ripiegamenti con la roccia incassante, come lo dimostra molto bene la figura 51 che rappre¬ senta la situazione in vicinanza delle anfiboliti corismatiche inferiori ad Alpe Gariso smatico con della lente Fig. 51. (vi si nota, nonostante arricchimenti di l'esigua potenza, componenti leucocratici un carattere cori- come nei margini principale). Anfibolite plagioclasica (2) con irregolari achirosomi plagioclasiei (3). gneis biotitici picchiettati ripiegati (1). Inclusione concordante nei 354 E. Dal Vesco Ovunque di contatto, più m. attorno alle rocce basiche diffusa, che può variare nella leggera modificazione del leggera tonalità nel violaceo. ancora una procedendo colore 1. sua : larghezza da pochi dm a macroscopico con il bruno-verde normale Per le variazioni assume una microscopiche scegliamo volta alcuni casi concreti che danno la situazione del contatto, dall'interno verso l'esterno. I. Contatto Nelle immediate vicinanze del matica ultrabasiche si nota un'aureola La metamorfosi di contatto si svela nell'abito una a) e superiore, ad Alpe Gariso, basite-gneis margine superiore dell'anfibolite caris¬ osserva la seguente situazione (jig. 52) si Composizione mineralogica: Comp. principali : biotite (35%), plagioclasio (30), orneblenda ortorom¬ (assieme 5) granato (25). bica bruna, orneblenda monoclina verde Comp. accessori 2. Carattere Granato : cianite, staurolite, zircone, pirite, magnetite (assieme 5). dei componenti: abbondante, in grani di piccola fino media, di rombododecaedro, in generale con limiti poligonali non cristallografici (talvolta rotondeg¬ gianti), dovuti in parte a fenomeni cataclastici, poiché frammenti più piccoli giacciono nelle immediate vicinanze. È sempre attraversato da rado con grossezza ottima idiomorfia secondo le facce del fessure irregolari. In sezione, colorazione bruno-rosa pallida. Raramente granoblasti minuti di orneblenda. Biotite, ancora più abbondante del granato, è sviluppata in lamelle sbrandellate, talvolta concentrate in agglomerati, tal altra isolate. Il pleocroismo varia da na bruno quasi incolore a n bruno-terracotta. Avvolge volentieri il granato inglobandolo parzialmente ed ospita spesso contiene = l'orneblenda ortorombica bruna = lo zircone aureole pleocroitiche. sviluppata in prismi talvolta più idiomorfi, soprattutto rispetto alla biotite, tal altra più xenoblastici, rispetto al plagioclasio. La grana è media ma più piccola di quella dei minerali precedenti. Ottima sfaldatura secondo (HO), meno pronunciata quella trasversale. Discostandosi da tutte le orneblende trovate fm'ora, possiede il seguente pleocroismo : na incolore ; ng bruno-terracotta appena percettibile e ny come n^ ma leggermente più intenso, forse con una leggera tonalità nel verde. La birifrazione è media fino debole. e con Orneblenda ortorombica bruna è = = Genesi e metamorfosi delle rocce basiche e 355 ultrabasiche l 1 7/77/77 Fig. Microimmagme 52. del contatto immediato tra anfibolite picchiettato. Alpe Bi = biotite. Gra = (v ny/c = granato. = verde, Plag plagioclasio. Cia cianite. bruna). Mi minerali metalliferi. = b = = e biotitico gneis Gariso. Ho = orneblenda = 0° di modo che si tratta di un'antofiUite. Alberga talora un nucleo di orneblenda verde. Orneblenda monoclina verde, sempre in granoblasti angolosi. giallognolo pallido, ny verde = La Plagioclasio. descritti risulta per clasio, massa grandi che dal canto Il quantitativamente subordinata, bruno-verde pleocroismo è. na= ?, ng = tono nell'azzurro. con un intergranulare settori formata di tra i un ny/c = ll—12°. componenti fin'ora solo individuo di plagio¬ è oltremodo eterogeneo e ricolmo di granelli degli stessi minerali confinanti, accompagnati da pochi grani ovoidali di cianite. Dove i chedacristalli sono piuttosto concentrati, soprattutto in presenza della cianite, il plagioclasio interposto è localmente alterato a suo sericite. plagioclasio (negli individui geminati solo secondo la legge delpuò fissare un chimismo che corrisponde alla labradorite) è variabile nella sua composizione chimica, i cui limiti non sono fissabili con esattezza, perchè la struttura nell'ambito dello stesso individuo è Il l'albite si eterogenea non solo nel chimismo ma anche nel tipo di geminazione. 356 E. Dal Vesco Staurolite è sviluppata in minuti grani fino a prismi allun¬ pleocroismo variante da na incolore (quasi) a ny rara e chiaro gati, con un giallo oro. = = Pirite in chicchi sparsa in tutto nato 3. e irregolari e lobati è relativamente grossolana e l'aggregato ; in genere si trova però in vicinanza del gra¬ della biotite. La struttura è grano- fino lepidoblastica quest'ultima. con grana variabile da minuta a media con grado di idiomorfia è raggiunto dall'orneblenda ortorombica e da alcuni grani di granato. Sembra che, dopo la cristallizzazione, quest'ultimo abbia subito una fratturazione, di cui i frammenti sono sparsi nelle immediate vicinanze ed inglobati nel plagioclasio di carattere colmativo, cristallizzato da ultimo. La serie cri¬ stallografica è : pirite, apatite, zircone, granato, orneblenda bruna ; orneblenda verde, biotite; cianite; plagioclasio; sericite. L'anfibolite confi¬ prevalenza di Un certo nante, ricchissima di orneblenda, nelle immediate vicinanze del contatto, contiene solo orneblenda verde normale con biotite inter- e intragranu- lare. 4. La tessitura Solo alcuni subparallelo nel suo grani ovoidali di secondo l'asse di insieme, possiede b) Non più elongazione, si notano le dapprima il mostrano mentre un certo ordinamento l'aggregato, considerato tessitura massiccia. Nel contatto nel contatto così bolitiche, granato non più immediato immediato, in vicinanza delle rocce anfi- seguenti paragenesi mineralogiche, già descritto (pagina 334) ed inter¬ calato nelle anfiboliti corismatiche del margine inferiore dell'oli vinite. La composizione mineralogica (fig. 53) è la seguente: tipo di cui trattiamo riscontrato nel banco Comp. principali : biotite (20%), muscovite (20), quarzo (35), granato (20). Comp. Comp. subordinati: cianite accessori: (3). plagioclasio (labradorite-bytownite), na, pirite, (tormalina) (assieme 2). orneblenda bru¬ Rispetto al contatto immediato a) scompaiono in modo quasi com¬ pleto il plagioclasio e le orneblende, mentre abbondante appare la musco- Genesi Fig. 53. e metamorfosi delle Microimmagme del contatto rocce non basiche = granato. Bi = biotite. Ms = clasio vite strettamente struttura e legata muscovite. Cia Mi = 357 ultrabasiche immediato tra anfibolite picchiettato. Alpa Gra e e gneis biotitico Alai. = cianite. Q = quarzo. Plag = plagio- minerali metalliferi. alla biotite. Molto interessanti diventano la la tessitura. Le miche in lamelle striate sbrandellate e agli estremi formano linee fluidali e stirato, suturato ed incurvato accompagna le miche nel motivo fluidale. sinuose frequenti con vortici turbolenti, Questi minerali avvolgono e lambiscono grano- fino nato, spesso poiciloblastico e scheletrico contenendo tra esse, il porfiroblasti esso quarzo di gra¬ inclusioni ango¬ lose ed irregolari di quarzo, talvolta disposte in linee oblique rispetto all'andamento generale dei minerali della pasta fondamentale. Anche l'asse maggiore del granato, siccome spesso di forma ovoidale, è disposto obliquamente, sì che resta evidente che il minerale è stato rotolato dal¬ l'una parte del irregolari granato, di lamelle di nel senso biotite; delle linee mentre sinuose, dall'altra, sono sempre vortici si concentra un arric¬ chimento di quarzo osservare in quarzo, ai piuttosto isometrico. Fenomeni analoghi si possono connessione ai granoblasti più grossolani e lenticolari di pochi porfiroblasti scheletrici di cianite. granoblasti spesso Quest'ultima è di solito associata alle miche. La tessitura è intensamente sinuosa dei di orneblenda ed ai componenti scistosa di stirati. Il cristallizzazione ripiegamento dei disposizione componenti stirati è con 358 Fig. E. Dal Vesoo 54. Microimmagine del contatto anflbolite-gneis biotitico Alpe Alai. plagioclasìo. Feld picchiettato. Margine inferiore di Bi = biotite. Sill = siUimanite. granato. Cia intenso: le miche sono limite di elasticità e e) Plag = cianite. Q = quarzo. Ms = = può dire ondulosa, localizzata una rottura nel punto per il quarzo, che in campi alcalino. Gra feldispato = muscovite. contorte spesso in modo tale da subiscono mento ; altrettanto si mente = raggiungere il ripiega¬ massimo di possiede estinzione forte¬ limitati da linee clastiche. Una variante del contatto è caratterizzata dalla seguente composizione mineralogica (fig. 54): Comp. principali : plagioclasìo (andesina) (35%), biotite (30), quarzo (15). Comp. subordinati: cianite, sillimanite (assieme 10), granato (5). Comp. accessori: pirite, muscovite, apatite (assieme 5). Le biotiti, stirate in lunghissime lamelle sbrandellate agli estremi e riunite in fasci più o meno sottili, quasi sempre accompagnate da silli¬ fibrosa, attraversano in linee più o meno fluidali e sinuose la roccia, avvolgendo porfiroblasti lenticolari fino ovoidali di plagioclasio manite finemente lobati al margine, oppure lenticelle con al centro un porfiroplagioclasio o di feldspato alcal. avvolto al margine da quarzo stirato in lunghissime lamine suturate alle estremità. Con uno sviluppo analogo, il quarzo appare pure intergranulare nei fasci di mica. blasto di Genesi Tra le pata in rocce basiche e quest'ultime lenticelle, è la cianite, svilup¬ granoblasti scheletrici, spesso avvolti o accom¬ fino minuti dunque porfìroblastica con grana media pasta fondamentale di grossezza inferiore ed sono 359 ultrabasiche da lamelle di muscovite. La struttura è una metamorfosi delle oppure in biotiti, piccoli pagnati e stirati, ripiegati, cataclastici, di rati. La tessitura è fluidale e nuovo rispetto ad I eterogena. componenti rimarginati con limiti sutu¬ scistosa di cristallizzazione. ogni spiegazione le figure 52—54 illustrano questi abiti strutturali e tessiturali dei gneis di tipo kinzigitico, che si riscontrano con grande costanza al margine delle rocce basiche. La biotite e il granato dominano la visione microscopica e sono i minerali che subiscono la più sensibile variazione, con una diminuzione in senso centrifugo. Le orneblende, soprattutto quella bruna, si mani¬ Ma meglio di festano solo nel contatto di esporre le situazioni più immediato. Ci accontentiamo per il momento fenomenologiche e rimandiamo la discussione a pag. 455. II. Contano ultrabasite-gneis gneis e ultrabasite è stata studiata nell'esempio della lente di serpentinoscisti di Alpe Aspra (pag. 343). Il contatto più immediato è rappresentato da un involucro di scisto monomineralico di biotite : dunque anche qui, da un aggregato con ricchezza di biotite, come nel contatto immediato con le basiti (pagina 352). Fuori da questa zona La situazione tra biotitica, ma ancora sempre roccia molto simile al terzo (fig. 54), ma con una Composizione nelle immediate vicinanze, si ritrova tipo maggiore chimica del ricchezza di gneis biotitico granato. kinzigitico III del contatto Analisi di J. Jakob Si02 TiOa A1203 Fe203 48,33 Valori di Niggli 1,70 si 118,5 22,17 al 32,0 2,71 fm 36,0 FeO 5,32 e 15,5 MnO 0,09 alk 16,5 MgO 5,32 k 0,32 CaO 5,77 mg 0,55 Na20 4,57 ti 3,0 K20 + H20 -H20 p2o5 3,34 0,83 0,02 0,00 100,17 una descritto per il contatto delle basiti 360 E. Dal Vesco composizione mineralogica della roccia risulta di: Comp. principali: plagioclasio (andesina media), biotite, granato. Comp. accessori: cianite, magnetite. Dal calcolo normativo si ottiene la seguente partecipazione quanti¬ La tativa : plagioclasio 67,5% biotite 27,3 granato 3,5 cianite 0,6 magnetite 1,1 voi. che corrisponde egregiamente all'osservazione delle sezioni sottili, soprat¬ tutto se si ricorda che i singoli minerali sono sottoposti a notevolissime variazioni nell'ambito di pochi cm, Essa corrisponde pure in modo soddi¬ sfacente con la composizione mineralogica del contatto immediato delle basiti, sempre fatta eccezione del granato che nel settore dell'analisi doveva essere particolarmente poco rappresentato. Il granato, come era anche logico aspettarsi, contiene esclusivamente almandino e andradite con una forte prevalenza del primo (circa 85% Mol.). Arricchimenti di granato nel gneis biotitico picchiettato si riscon¬ trano un po'ovunque, ma soprattutto nelle zone ricche di basiti e ultra¬ basiti. Probabilmente anche la loro formazione deve alla stessa essere fatta risalire che ha determinato i contatti appena visti. Interessante causa sarà il confronto a pag. 450 fra questi contatti quelli e delle altre rocce che studieremo. Capitolo Le Il rocce terzo basiche ed ultrabasiche della complesso alternarsi di zona di Castione s. s. marmoree, calcesilicatiche gneispicchiettati, venne trattato e definito quale zona di Castione s. s. nella prima parte del lavoro. In esso, come appare dai profili G (pag. 184 e 199), M (pag. 187 e 201) e L (pag. 189 e 203), sono intercalati per tutta la sua lunghezza numerosissimi siche, che forma la base dei orizzonti e di ultrabasiche che lenti di rocce gneis e biotitici basiche anfibolitiche e, in quantità minore, quest'ultimo della in cui cercheremo di capitolo parte fisiografica, completare il quadro della variabilità, tralasciando quei giacimenti che ripetono situazioni già descritte. Per le rocce basiche, interessanti sono gli esempi inclusi nei rocce rocce saranno l'oggetto ma di studio di Genesi e metamorfosi delle rocce basiche 361 ultrabasiche e profili G, M e L, mentre per le rocce ultrabasiche acquistano una parti¬ colare importanza i giacimenti della Bocchetta di Gagnone (posta a circa 2,5 km di distanza a nord del profilo L, dunque della Bocchetta di Lierna), che promettevano già a priori una larga messe di osservazioni (P. Niggli 1936 MB). A. LA LENTE DI OLIVINITE SERPENTINIZZATA NEI MARMI PLOGOPITICI DELLA BOCCHETTA DI GAGNONE Per quanto già nella Valle di Gnosca ultrabasiti (scisti attinolitici) nei marmi non manchino inclusioni di flogopitici dei primi cicli (fig. 55), su un giacimento della Bocchetta di Gagnone. di olivinite serpentinizzata è inclusa nei marmi flogopitici conviene soffermarci La lente del primo o del secondo ciclo della zona di Castione s. s. Le condizioni degli affioramenti non permettono una chiara visione della situazione: procedendo dal basso verso l'alto, si ha dapprima una parete con il gneis leucocratico dello affioramenti, indi zoccolo, poi intensamente alterato un ripiano, piccola parete una con una cornice alla base un erbosa gneis senza biotitico flogopitico con l'inclusione ultra¬ basica. Se ricordiamo che la giacitura degli strati è orizzontale, diventa probabile che il ripiano corrisponda alla roccia calcarea del primo ciclo e che il marmo flogopitico appartenga al secondo. Confrontando la situa¬ zione con Lierna (profilo L a pag. 189), si riscontra una corrispondenza Fig. 55. e sopra il marmo Inclusioni di scisti attinolitici (1) nei marmi rimaneggiati. Zona di Castione s.s. flogopitici (2) sensibilmente nella Valle di Gnosca. 362 E. Dal Vesco abbastanza soddisfacente: infatti vi si trovano rocce calcesilicatiche e marmi che includono due orizzonti di anfibolite. Il giacimento con 10 m. di potenza massima e circa 30 m. di lunghezza risulta di serpentinoscisti con relitti olivinici. Non possedendo esso un involucro di rocce anfibolitiche, rappresenta un equivalente della lente di serpentinoscisti di Alpe Aspra, descritta a pagina 343, solo che le rocce incassanti, invece di essere gneissiche, risultano, come si è visto, di flogopitici, di modo che abbiamo una possibilità per stabilire gli effetti reciproci tra ultrabasite e rocce calcaree. I marmi avvolgono la lente adagiandosi alla forma ondulata della sua superficie esterna rivestita da un involucro di cloritescisti, il quale si ingrossa localmente a vere e proprie lenticelle schiacciate. La roccia della lente è di un colore verde chiaro con lettini fino strie di serpentino verde oscuro e la superficie esterna, sottoposta agli agenti atmosferici, assume una colorazione rossastra in cui risaltano lamelle di serpentino, di lucen¬ tezza argentea. La roccia stessa, come di solito, è disposta a banchi paralleli, le cui superficie di discontinutità sono ondulate e rivestite di serpentino, che talvolta si arricchisce a lenticelle. II grosso della lente non affiora in modo da rendere possibile lo marmi studio dei contatti: l'estremo settentrionale mostra di contro condizioni molto irrequiete per i margini, come appare nella fig. 56. La situazione illustrata da questa figura rivela come le rocce abbiano ancora subito movimenti orizzontali tendenti interne, ad i contatti a rimescolare i contatti con le masse distribuirli in forma di screzi e e di lenti¬ asportare celle lungo i piani di dislocazione. Condizioni altrettanto irrequiete appaiono anche dalla fig. 58, dove si vede che i movimenti e i rimpasta- menti i sono particolarmente gneis soprastanti non partecipano I. L'olivinite La fig. massa concentrati principale negli al motivo serpentinizzata e gli orizzonti marmorei, poiché presentato dal marmo. scisti attinolitici risulta di olivinite serpentinizzata che nella 56 è coinvolta nello scisto attinolitico. Sotto il microscopio possiede la seguente composizione mineralogica : Comp. principale relittico : olivina. Comp. principali: serpentino, orneblenda attinolitica. Comp. subordinati: magnesite-calcite, augite relittica. accessori: Comp. magnetite. Genesi Fig. metamorfosi delle e rocce = 4 = ma vanti in = = quella di Arrami e di Alai) 20°: 2Vna variabile da 76° a aU'orneblenda attinolitica (ny/c in generale circa 80°—82°) forma aggregati di dimensioni rile¬ cui l'antigorite si riduce a componente secondario, oppure può (2 V = + 88° simile a = ridursi ad di serpentinizzata Gagnone. = = L'olivina relittica accanto 363 ultrabasiche serpentinizzata. 2 Scisti attinolitici. 3 Grumi di epidosite granatifera. Bpidosite. 5 Marmo flogopitico. 6 Grumi di augitite (pag. 364). Olivinite 86°, e 56. Situazione dell'estremo settentrionale della lente di olivinite della Bocchetta di 1 basiche aggregati antigorite. insulari in una massa fondamentale nematoblastica questi aggregati di olivina e di orneblenda è ben complicata dappertutto fra i cristalli di olivina, talvolta ancora conser¬ vata in grani ovoidali medi fino grossolani irregolarmente fessurati, si sviluppa l'orneblenda in prismi ora aghiformi, ora più tozzi, attraver¬ sando spesso l'olivina relittica, che al margine con essa possiede una birifrazione molto più bassa. Alcune di queste isole risultano di sola orne¬ blenda associata a magnesite-calcite intergranulare. Da rimarcare è che gli aghi di orneblenda attraversano idiomorfi sia l'olivina, sia l'antigorite che riempie gli interstizi triangolari tra i prismi La struttura di : diversamente orientati di orneblenda. La struttura diventa così nematoblastica fino intersertale dove pre¬ domina l'orneblenda, granoblastica laddove olivina: in blastico di quanto sono quest'ultimo caso passa per gradi antigorite. La tessitura è scistosa ad conservati i un essere di nemato- di cristallizzazione, spesso i nematoblasti di orneblenda possano per disorientati. (fig. 56) zone intiere sono formate di oli¬ serpentinizzata con orneblenda attinolitica; altre All'estremo settentrionale vinite intensamente aggregato grani E. Dal Vesco 364 invece, di scisti attinolitici risultanti di un aggregato nemato-lepidoblastico 17°) predominante accanto a serpentino quali si riconoscono talora relitti di augite agglomerati che non possono essere determinati più da vicino. Lo scisto attinolitico assomiglia da vicino agli equivalenti che descriveremo più in dettaglio di orneblenda attinolitica (n /e = di talco, nei e ad a pag. 371. In basso a sinistra scisti attinolitici rivelano strie (nella fìg. 56), gli perchè ci svelano quali che le rocce condizioni importanti per poter capire seguiranno. La composizione mineralogica delle strie augititiche risulta in pre¬ valenza di augite e orneblenda attinolitica, accanto a rarissimo epidoto, a titanite e a calcite. La struttura è porfiroblastica con fenocristalli di augite in una massa fondamentale granoblastica, a grana media, della stessa augite. Gli altri componenti sono rari. Dappertutto l'augite, legger¬ mente verde in natura e incolora al microscopio (n /c 42), mostra una di devono le augitite, essere brevemente descritte = più questo o meno intensa uralitizzazione in orneblenda attinolitica, fenomeno augiti ancora a trattare. L'orneblenda attinolitica può anche trovarsi indipendente intercristallina nel¬ l'aggregato augitico. Un quadro migliore della situazione microscopica lo otterremo più tardi a pag. 371. Nel settore della fig. 56 abbiamo una situazione che si riscontra con una certa frequenza nella regione della Bocchetta di Gagnone: gli scisti che non si riscontra in tutte le attinolitici confinano in modo abbastanza deciso tinizzata; non solo i contatti, dovuti evidentemente Non possiamo sissimo le a scorrimenti e a attraversano i serpentinoscisti mostrano, nell'ambito della roccia ultrabasica, di cristalli di epidoto inoltre, fessure di altri un della verde-giallo serpentinoscisti bel e si cristalli di clorite verde che simulano per la almeno 2 cm, centinaia di farfalle riposanti, più e propri osservare, ma contatti in appunto posto anche in un mineralogico: e le lunghezza son con con questo spes¬ calcaree, di 0,5—1,5 cm; trovati rivestimenti di lamine, di delle le ali socchiuse. i marmi nella lente studiata senso rocce fìtto rivestimento di disposizione II. I contatti della roccia ultrabasica Veri l'olivinite serpen- reciproca posizione, sono rimpastamenti di natura tettonica. tacere due fenomeni di interesse fessure, che su con anche la ma il non si possono giacimento possibilità della quale si deve sempre tener conto e osservabile non corrisponda sempre a quella iniziale. Pertanto lungo il contatto attuale un ingrossamento sensibilissimo della rivela una cioè che la situazione si osserva grana del Genesi e metamorfosi delle rocce basiche e ultrabasiche 365 flogopitico nel quale la calcite raggiunge dimensioni di 4—5 mm. ingrossamento analogo si riscontra nei frammenti di marmo inclusi nello scisto attinolitico (frammenti cataclastici di natura tettonica). Spesso tra roccia ultrabasica e marmo flogopitico sono intercalati (come nella fig. 56), grumi o lenticelle turgide verdognole di epidosite, che risultano di un aggregato granoblastico a tessitura massiccia, costi¬ tuito in prevalenza di granoblasti di epidoto di dimensioni medie, con attinolite e augite diopsidica quali componenti secondari, più piccoli, intergranulari e xenoblastici. Di raro gli interstizi intergranulari sono rimarginati da calcite. La titanite è sempre presente ma in quantità marmo Un assolutamente subordinata. Nel contatto si notano inferiore, in prossimità immediata del grosso della lente, colorazione verde-chiara quasi grigia dovuta ad epidosite screzi più chiari ricchi di calcite ed altri rossi e verdi di aspetto ,,eclogitico". Quest'ultima è forse la roccia più bella trovata fin'ora e risulta quasi esclusivamente di granato, di un rosso rubino con una leggera tonalità nel bruno, associato ad un'augite con una : chiazze verdi verde oscure ad cromo e una di orneblenda calcite L'epidosite possiede e limpida, talvolta bianca. composizione mineralogica : la seguente Comp. principali: epidoto-clinozoisite. Comp. subordinati : calcite, orneblenda, granato, titanite, pirite. Comp. accessori: Carattere dei Epidoto, vesuvianite. componenti: in granoblasti medi di forma prismatica tozza fino ovoi¬ con margini irregolari, costituisce un aggregato in cui sono compatto, inglobati gli altri componenti in quantità subordi¬ nata. Fessurazione e sfaldatura dissolvono i singoli grani in un ammasso di cataclasti che confondono la visione microscopica. Il grado della birifrazione è variabile, generalmente intenso, qualche volta però vicino a quello della clinozoisite. Vesuvianite in pochi granoblasti isolati, un poco più frequenti in dale, quasi isometrica, associazione del granato. I colori di interferenza dal blu ad un Calcite, solo in sono anormali varianti bruno sporco. con quantità abito ameboide, subordinata. ha carattere L'epidoto cristallino nel corpo della calcite senza riempitivo ed è modificare i propri nella massa chiara epidositica. Il suo o intra- caratteri ottici. Orneblenda verde è raggruppata in isolette che ad occhio nere presente si inoltra ameboide inter- appaiono abito è nematoblastico, spesso E. Dal Vesco 366 poiciloblastico rispetto all'epidoto. Il pleocroismo varia nel giallo debole ; n^ verde bruno ; ny verde-azzurro seguente : na 24—26° e 2Vma 80°—88°. intenso. ny/c La struttura è granoblastica con grana piccola fino media, variante nella sua composizione per effetto dell'inclusione di strie risultanti quasi esclusivamente di calcite poligonale con struttura a selciato, in cui interin quantità minima, chicchi di epidoto, o intragranulari sono inclusi, orneblenda, plagioclasio (bytownite) e foglioline di clorite. La tessitura resta dappertutto massiccia. Un cenno particolare meritano le strie di aspetto macroscopico ,,eclogitico". Esse hanno la seguente composizione mineralogica (fig. 57): scheletrico e modo = = = = = granato, augite diopsidica. Comp. principali: Comp. subordinati: calcite, epidoto. vesuvianite, titanite, apatite. Comp. accessori : screzi di colore rosso prevale naturalmente il granato e in quelli l'augite diopsidica. Il granato intensamente fessurato, oppure, ed è più probabile, risul¬ tante di un aggregato di grani più piccoli, talvolta puro, tal altra ricolmo di chicchi di augite, vesuvianite ed epidoto, che possono arricchirsi a Negli verdi intragranulare, forma un aggregato compatto in l'augite. Quest'ultima è sviluppata in prismi tozzi e 44° e 2 V xenoblastici aventi una colorazione verde pallida. ny/c + 62° : di modo che l'augite rappresenta probabilmente un diopside hedenbergitico. In nessun luogo si osserva un'alterazione interna oppure una reazione sinantetica (è necessario sottolineare che l'augite non si tras¬ forma in orneblenda). La struttura della roccia è granoblastica, di grana piccola fino media, e la cristallizzazione dei componenti è più o meno contemporanea: solo la calcite assume carattere riempitivo. La titanite appare piuttosto subordinata. La tessitura dell'aggregato rimane mas¬ formare una associazione nebulite con = = siccia. III. Grumi e lenticelle turgide di granatite a diopside e di augititi nei marmi flogopitici Spesso in concordanza con la scistosità di questi marmi (resa evidente disgregazione atmosferica), in vicinanza delle lenti più potenti di serpentinoscisti o sulla continuazione degli orizzonti più grossolani di scisti attinolitici, sono intercalate lenticelle turgide di granatite e di augitite, macroscopicamente delimitate in modo abbastanza deciso rispetto alle rocce confinanti. dalla Genesi e metamorfosi delle rocce basiche 367 ultrabasiche e I I Imm Fig. 57. di Microimmagme contatto con un l'olivimte Gra a) L'aggregato un = della granato. Aug Roccia analogo resta solo che vi appare particolare serpentmizzata a a = granato quello Screzio granatite augitica della Bocchetta di nel Gagnone augite. e augite della roccia precedente (fig. 57), fenomeno di metamorfosi che menta di più da vicino. granato possiede macroscopicamente una tendente con una tonalità nel rubino, in sezione de¬ essere scritto Il niccio pallido. denza locale La forma è a una rotondeggiante, colorazione rosso di dimensioni medie, idiomorfia secondo il bruna si osserva un rosso rombododecaedro, con che bru¬ ten¬ si fa superficiale di disgregazione atmo¬ degh screzi, appare sempre incluso nella calcite, la quale può essere ridotta a un semplice e sottile orlo. Tra granato e calcite sempre si intercala una corona di aspetto chehfitico risultante di epidoto eterogeneo, il quale contiene costante¬ mente piccoli vermicoh disposti in modo più o meno perpendicolare alla superficie del granato, che, appena un poco più grossolani, si lasciano individuare per quarzo (umassicità positiva e bassa birifrazione). manifesta soprattutto sferica. Il granato, di in nella zona contrasto colla roccia Nell'aggregato di calcite che avvolge questi granati con un'aureola epidoto, appaiono altri cristalli di epidoto con margini chiusi poli- 368 E. Dal Vesco gonali, che ricordano senz'altro pseudomorfosi contengono inoltre vermicoli di quarzo, secondo il granato. Essi esattamente le aureole come appena descritte. Nell'intento di voler stabilire granato e poterono fare le seguenti 1. Il e rettilinei 2. Al contatto può L'augite o pseudomorfosi natura granato, si la calcite quello epidoto-calcite essere entrambi è mai riassorbita ; non di raro verificabile, l'orlo di epidoto in modo tale che alla presente sono sua formazione entrambi i minerali ; non tocca mai il Ne deduciamo morfosi e granato-vesuvianite, mancare concorrano 3. e una del osservazioni : margine granato-calcite decisi questa formazione sia di se calcite oppure sinantetica tra dell'epidoto con una granato, sempre vi è interposta certa sicurezza che si tratta di secondo il granato, legata a una la calcite. pseudo¬ una segregazione interna di quarzo. componenti hanno i seguenti caratteri: Augite diopsidica, in granoblasti prismatici piccoli, Gli altri di frequente intensamente xenomorfa pur mostrando un'ottima sfaldatura secondo (110). In sezione debolmente verde tonalità nel e nel 41—43° campione 2V verde erba con una + 62° rivelano e una com¬ giallo, n /e leggera posizione chimica che corrisponde probabilmente a un termine hedenbergitico del diopside, simile a quella degli screzi del paragrafo prece¬ dente. (Anche in questo caso manca una metamorfosi interna ad orne= = blenda!) Essa si arricchisce granato, ma può essere soprattutto in vicinanza anche isolata e nell'aggregato tra i cristalloblasti di di calcite senza cam¬ biare i caratteri ottici. granoblasti piccoli mostranti solo eccezionalmente irregolare come per il granato. La biriprisma. frazione è molto bassa da bruno-sporco ad azzurro, ma talvolta, con carattere anormale, varia in un turchino-cupo localizzato eccezionalmente a chiazze. In parte è uniassiale, ora positiva ora negativa, ed in parte Vesuvianite in facce del La sfaldatura è biassiale. Titanite, in grani isolati oppure in agglomerati, è relativamente frequente nell'aggregato composto dei minerali appena citati, mentre è povera, praticamente assente, nel marmo inglobante. Calcite in grani piccoli fino medi con margini lobati, spesso ridotta ad un esilissimo orlo interposto tra gli altri componenti, forma quasi da sola, con la flogopite e il quarzo, l'aggregato inglobante. Genesi e metamorfosi delle La struttura. Gli rocce di aggregati basiche e 369 ultrabasiche augite, granato e vesuvianite non posseggono limiti decisi rispetto al marmo ; la calcite costituisce anzi un reticolo intercristallino tra i componenti menzionati. La zona di passaggio è rappresentata da calcite, da augiti isolate e da epidoto mostrante la mirmechitica, sostituente una parte del granato primitivo. struttura granato si fa sempre più largo a mano procede dall'interno delle piccole lenti verso la periferia. L'orlo di che si epidoto intorno al La tessitura è massiccia sia per le lenti, sia per il b) I grumi augititici Sulla continuazione di attinolitici di 10—15 La loro (60 cm.), cm. un con un orizzonte nucleo di composizione mineralogica marmo. involucro attinolitico incluse nei marmi mostranti a mano a un poco più potente modo di rosario, augitite ed un sono di scisti lenticelle manto di attinolite. è: Comp. principali : augite diopsidica, Comp. subordinati: orneblenda verde. calcite, quarzo. Comp. accessori : orneblenda attinolitica. L'augite diopsidica, sviluppata in granoblasti prismatici medi fino grossolani con pronunciata sfaldatura secondo (110), se inclusa in un reticolo non completo di calcite, possiede ottima idiomorfia prismatica. 40° 2V Incolora in sezione e verde-bruna in natura, n /e +70°. Questi dati ottici potrebbero eventualmente far corrispondere l'augite a un diopside hedenbergitico e ciò spiegherebbe anche il carattere dell'orne= = blenda attinolitica di uralitizzazione, che tende la di verso la orneblenda verde di rutilo da questa. aghi segregazione segregazione intragranulare delPaugite: si cristal¬ lizza un'orneblenda attinolitica lanciforme disposta parallelamente all'asse e dell'oicristallo, con una lunghezza variabile da 0,3 a 1,5 mm. ed una larghezza ridotta. Possono anche essere intieri prismi di augite, originati dalla sfaldatura, che si trasformano in attinolite. Essendo l'augite dis¬ orientata, i prismi di orneblenda possono formare specie di covoni. L'orneblenda attinolitica così originata, talvolta assurgendo ad un certo grado di indipendenza rispetto all'oicristallo, manca generalmente di una sfaldatura pronunciata e mostra i seguenti caratteri ottici: pleoverde erba incolore fino bruno pallido ; n» croismo variabile da na comune, e Interessante è la = = debole a ny = verde erba 20°. Di solito più intenso e sporco ; birifrazione quest'orneblenda mostra a sua volta una un /e gazione interna di aghetti gazione dell'oicristallo. con n = poco media segre¬ di rutilo isoorientati secondo l'asse di elon¬ E. Dal Vesoo 370 L'alterazione si procede l'interno, ma ralico con cella — orneblenda si fa più intensa a mano a mano l'aureola esterna, di confini abbastanza decisi orneblenda, costituita di sola loghi, sono verso augite un'estinzione n /e = avente caratteri che verso pleocroitici ana¬ diventa monomine- 20—25°. L'aggregato e gli assi di elongazione alla superficie della lenti¬ piani paralleli struttura nematoblastica di grana media disorientati, ma giacenti in augititica. La struttura del nucleo invece è grossolana granoblastica la calcite ed il quarzo menzionati e subordinati con carattere riempitivo. Le lenticelle descritte sotto di grana media fino sono quantitativamente La tessitura è massiccia. a), relativamente ben delimitate rispetto flogopitici, per quanto mostrino sfumature proprie, assomigliano moltissimo alle strie del contatto inferiore della lente di olivinite serpentiai marmi nizzata. Nelle lenticelle descritte sotto b), l'augite ottici, che la discostano dal subisce diopside, e assume una però caratteri uralitizzazione in una proprio attinolitica che l'avvicina all'augite ritrovata negli negli scisti attinolitici (pag. 364). Ne consegue che una parte di questi grumi non rappresenta rocce di contatto, ma bensì rocce primarie che dovremo ancora discutere a pag. 407. Ad ogni modo le lenticelle devono rappresentare, come si vede anche nella fig. 56, masserelle di contatto o di roccia primaria asportate e dislocate dai movimenti tettonici nel senso della scistosità. Contro una formazione in situ parla anche la mancanza di un fenomeno di contatto rispetto alla roccia inglobante, come si è orneblenda non screzi inclusi vedere normalmente nei marmi corismatici abituati a di scisti attinolitici, che vogliamo B. I MARMI FLOGOPITICI trattare nel con un achirosoma paragrafo seguente. STROMATITICI CON ACHIROSOMA DI SCISTI ATTINOLITICI Di in frequente posto, ma nei banchi marmorei superiori (osservabili nella roccia anche nei blocchi che inondano il fianco sud della Bocchetta Gagnone) sono intercalati esili orizzonti di scisti attinolitici, che hanno un rimpastamento tale con i marmi, da essere motivata la loro trattazione quali rocce corismatiche stromatitiche, illustrate per maggior chiarezza nella fig. 58. Già macroscopicamente, il confine tra achirosoma e chiriosoma non è deciso : una zona verde chiara risultante in prevalenza di epidoto con una potenza proporzionale allo spessore degli scisti attino¬ litici è interposta e accompagna l'achirosoma nel suo motivo di rimaneg¬ giamento. I medesimi fenomeni si verificano anche nel dettaglio, addiritdi subito Genesi Fig. metamorfosi delle e Relazioni strutturali disturbate da 58. stromatitici 1 = rocce Scisto attinolitico. 2 = Contatto = (in a Marmo I caratteri La una frequenza invece è variabile ottimi cm. sono : con ancora Gli scisti stessi queste rocce inferiori) entreremo = Contatto per la ancora prima rapida¬ (achirosoma) talvolta assumono di un sono nastri che si susseguono ad potenza analoga con o carattere maggiore di modo che i subordinato; altre volte poche intercalazioni di scisti attinolitici. bel verde lucente prismi disposti irregolarmente nella e l'attinolite è sviluppata in superficie parallela ai margini deU'achirosoma. 2. 3 biotitico. : presenti, predominano i marmi se = macroscopici distanza di 2—3 marmi, tettonici nei marmi diopside ed epidoto. flogopitico. 5 Gneis Trovando I. Gli scisti attinolitici 1. 371 natura osservabili anche in fondo alla Valle di Gnosca, incluse nei marmi qualche dettaglio ultrabasiche rimaneggiamenti interno singoli campioni. volta nella nostra trattazione mente in e achirosomi di scisti attinolitici. con esterno di roccia calcesilicatica. 4 tura nell'ambito di basiche Composizione mineralogica: orneblenda attinolitica. Comp. principali: subordinati: Comp. serpentino. talco, magnetite. Comp. accessori: 372 E. Dal Vesco 3. Carattere dei componenti Orneblenda attinolitica è grossolani con una relazione tra La sfaldatura sviluppata asse in nematoblasti medi fino maggiore è sempre accentuata ed asse minore di 1:5. l'idiomorfia è abbastanza (110) spiccata secondo il prisma. In sezione leggermente verde con un'estinzione n /c 16—20°, assomiglia così a quella della lente coi relitti di olivina. e = Le estremità del nati dalla sfaldatura gato fibroso), prisma, (che solo costituite di solito dai singoli prismi origi¬ eccezionalmente si dissolvono in manifestano un'alterazione pseudomorfa un aggre¬ che conduce ad aggregato lepidoblastico di talco. Serpentino riempie gli interstizi triangolari formati dai prismi attinolitici diversamente orientati, dai quali si irradiano, verso il serpen¬ un tino, esilissimi aghi di attinolite. Quest'ultimi formano talvolta colo a modo di diedri del sagenite prisma con angoli 124° e un reti¬ 56°, corrispondenti agli angoli dell'orneblenda. In alcune sezioni anzi, si può maggiore indipendenza dell'antigorite che, più abbondante, forma lettini monomineralici e nidi, nei quali essa possiede abito xenoblastico lamellare di dimensioni medie : nell'aggregato attinolitico si nota allora un concrescimento poiciloblastico delPattinolite con il serpentino e un abbassamento della biriosservare una frazione media del primo minerale al contatto con il secondo. Talco. Nell'attinente, al posto della birifrazione bassa citata, soprattutto nelle zone aggregato lepideidico di intergranulari tra i prismi di attinolite un dalla sfaldatura iniziale di originate Negli aggregati lepidoblastici inglobare fibre di attinolite, quest'ultimo minerale. a talco che non se e di talco che si formano alle estremità delle attinoliti si trova eccezionalmente alterato appena marginali degli orizzonti più potenti, appare talco, che talora può occupare intiere zone ne possono ottiche. La situazione ricorda da lontano un relitto di augite, determinare le più quella ma così proprietà gli scisti riscontrata per attinolitici di Alpe Arrami (pag. 281). Magnetite, associata od inglobata nel serpentino, è sviluppata in piccolissimi chicchi, di rado idiomorfi. Generalmente in quantità subor¬ dinata. 4. La struttura L'attinolite è sempre nematoblastico, talvolta l'antigorite si riduce a prevalente sull'antigorite con tendenza minerale a e intersertale riempitivo. forma aggregato ipìdioblastico dove un La grana è media. Genesi 5. e metamorfosi delle rocce basiche e ultrabasiche 373 La tessitura varia a seconda della potenza dell'orizzonte : scistosa di cristallizzazione piani la s, mentre se con potenza è una maggiore II. I contatti Fatta eccezione per i tinizzata descritta, santi è sempre tra le con il essa interposta una prismi diventa più disporsi nei massiccia. della lente di olivinite serpen- ultrabasiche ed i marmi zona a marmo margini superiori rocce molto esile è intensamente se tendenza dei flogopitici incas¬ verde chiara che conduce dall'una all'altra roccia. Sotto il microscopio margine degli posto si possono scisti attinolitici non fare le è deciso ; a seguenti a poco osservazioni: il poco l'orneblenda un'augite diopsidica, analoga a quella dei grumi inclusi nei marmi descritti a pagina 366 che, successivamente, forma un aggre¬ gato compatto a grana piccola. A sua volta essa viene sostituita da pistacite (allungata con ottima sfaldatura secondo il prisma) che costituisce in seguito una massa granoblastica di grana pure piccola, in cui sono contenute alcune losanghe di titanite. La birifrazione è maggiore al centro della pistacite che non ai margini e questo si fa ancora più evidente verso il marmo, dove l'aggregato comincia a contenere granoblasti isolati di calcite. Si passa poi ad un marmo di grana media-grossolana con una struttura a selciato. A mano a mano che si procede verso l'esterno la quantità della pistacite e della titanite si fa sempre più piccola fino alla lascia il ad scomparsa totale sia dell'uno, sia dell'altro minerale. potenza di questa zona di passaggio, che rappresenta il tipo nor¬ a pochi mm. fino a più cm. a seconda della potenza dell'achirosoma, eccezionalmente può però corrispondere a un multiplo La male, si riduce dello stesso. La figura dell'intensità 58 illustra del dell'achirosoma e questa situazione e dà nel rimaneggiamento tettonico. La passaggi verso il chiriosoma dei contempo un'idea successione normale è visibile nel centro figura, in basso: il nucleo risulta di scisti attinolitici (contenente serpentino), la prima aureola di contatto verde è struita in prevalenza di augite diopsidica verso l'achirosoma e di pistacite verso l'esterno; la seconda aureola di un verde sensibilmente più chiaro è costituita di marmo calcesilicatico con pistacite accanto ai componenti normali del marmo flogopitico (dunque calcite, quarzo e flogopite); da ultimo, il chirio¬ soma ovvero il marmo flogopitico. Ma ancora nella stessa fig. 58, a brevissima distanza, si osservano della E. Dal Vesco 374 situazioni ben diverse oppure addirittura nel più chiara, 55 e 56) ; scisti attinolitici in contatto diretto : ancora strie e marmo screzi calcesilicatici nel possibilità marmo o o nel marmo; in altre e ma da ultimo strie Si ottengono presenterebbero zone. di combinazione che prese da sole difficoltà per la già in pistacitico o augi- (non nella figura, lenticelle stirate dell'involucro tico immerse nell'area calcesilicatica il dei quelle e numerose notevoli spiegazione genetica. Tutte le situazioni riscontrate nei marmi diventano così salvo l'aureola con grumi ricchi granato svela in parte di un granato. Con la sua chimismo ricco di metamorfosi grossularia e spiegabili, a epidoto, siccome è sempre legato alla presenza della vesuvianite, testimonia condizioni catamesozonali dell'ambiente genetico : simili condizioni fisiche poterono solo essere i verificate in vicinanza delle primi screzi masse più rilevanti di olivinite. Infatti granato descritti erano in una epidosite a pochi cm dal serpentinizzata, e la seconda roccia con granato lenticella con margini decisi rispetto al marmo e perciò con l'olivinite contatto con formava una rappresentante una massa traslata. C. GLI ORIZZONTI ANFIBOLITICI In quest'ultima parte brevemente le rocce della fisiografia ci restano basiche incluse in concordanza ancora negli da trattare strati della zona rapidamente legame, l'origine sorvolare troppo di Castione s. s. speranza di aver basiti di ambiente meso-catazonale. possiamo però perchè, se per le rocce basiche e ultrabasiche in intimo magmatica è universalmente riconosciuta, per gli orizzonti anfibolitici di esigua potenza e intercalati e concordanti in una serie sedimentaria, l'inter¬ pretazione genetica è sempre stata oggetto di discussioni contrastanti. È questo appunto il motivo per il quale ci siamo fermati a descrivere molti dettagli per i giacimenti con rocce basiche e ultrabasiche nella Nei un Non le dato profili G, M, hanno certamente calcesilicatiche. una L base sufficientemente vasta di confronto per le (pag. 184—189) della prima parte, le ruolo tenuto dai quel Quelle presenti gneis, nel dalla normalità. Una rispetto ai profili G proprio dove i includono potenti lenti e strato-lenti lato, associate o indipendenti. profilo M la riscontriamo anfiboliti e dalle non rocce quella ubiquità e quella già in questo senso vien registrata ben maggiore frequenza ed L, ma questa maggiore abbondanza gneis biotitici picchiettati soprastanti non mostrano costanza che si lasciano verificare per le altre esse escono dai marmi rocce: di olivinite e di anfibolite in senso Genesi e L'osservazione metamorfosi delle rocce microscopica delle basiche e 375 ultrabasiche nostre anfiboliti ha condotto ai seguenti tipi : Anfiboliti 2. granatifere (un unico caso a Gagnone, zona Arrami-Vogorno nel profilo G). Anfiboliti plagioclasiche. 3. Anfiboliti biotitiche. 1. tra gneis e uno nella di 4. Anfiboliti ibride. Mittelholzer ha trovato le stesse fillitica inclusa tra anfibolite plagioclasica I. Anfiboliti Le anfiboliti granatifere rocce e sono e in più un'anfibolite anto- anfibolite biotitica. granatifere più rare osservazione della di quanto potrebbe sembrare di Castione zona s. s. Anche Mittel¬ fuggevole holzer si era stupito di riscontrare una così marcata povertà. Per esse descriviamo un esempio trovato alla Bocchetta di Gagnone : un orizzonte compreso tra un sottile strato di gneis biotitico e una lente di serpentinoscisti di 10 m di potenza, che rappresenta dunque un termine basico legato a uno ultrabasico. Ad occhio è una roccia intensamente scistosa con screzi chiari e sotto al microscopio rivela la seguente composizione mineralogica: in una Comp. principali: plagioclasio, orneblenda verde, pistacite, clinozoisite. Comp. subordinati : granato. rutilo, titanomagnetite, titanite, apatite. Comp. accessori : La partecipazione del plagioclasio equivale a quella di tutti gli altri componenti assieme, tra i quali l'orneblenda prevale sensibilmente. Il plagioclasio xenoblastico costituisce un aggregato a mosaico, in cui sono intercalati gli altri minerali arricchiti in strisce parallele alla scistosità. Ne risulta una struttura nemato-granoblastica con grana piccola-media. La tessitura marca una ordinamento debole per il leggera scistosità plagioclasio e più di cristallizzazione con un sensibile per i nematoblasti di orneblenda. L'orneblenda verde, xenoblastica e spesso scheletrica, ha caratteri può inglobare rutilo e plagioclasio. Il plagioclasio in mas¬ geminato rivela decisa struttura zonare con un centro di parte andesina media e un orlo di labradorite-bytownite. Il granato è piuttosto subordinato e orlato di un'aureola chelifitica con orneblenda e pistacite. Pistacite e clinozoisite sono sparse intergranulari anche nell'aggregato ottici normali: sima normale. non 376 E. Dal Vesco La presente anfibolite granatifera II. Anfiboliti semplice distribuzione Dalla dibile e gneis, spesso tra ma si avvicina ai per i cioè che le anfiboliti gneis e rocce plagioclasiche scaturisce plagioclasiche rilevati da Mittelholzek. nella Si tratta di rocce di un una sono regolarità zona non preve¬ sempre intercalate nei calcesilicatiche, nelle mai nei marmi. La stessa situazione si sono tipi descritti della lente di A. Alai. margini rocce calcesilicatiche, ripete nei profili di dettaglio del Motto di Castione. verde cupo in cui i appena osservabili ad occhio. La componenti leucocratici loro composizione mineralogica è data da: Comp. principali: orneblenda verde, plagioclasio. Comp. accessori : magnetite, titanite, titanomagnetite, pirite, apatite. Per le percentuali dei componenti riportiamo alcuni esempi: Ho Plag Tit acc. comp. £2 M II 7 57,0 38,8 M II 12 65,5 25,5 4,0 5,0 L IV 19 60,5 37,5 0,5 1,5 L'orneblenda ha in tipiche anfiboliti di modo seguente : na generale A. Arrami : un pleocroismo normale solo eccezionalmente verde-giallo ; se come ne per le discosta nel verdeverde-giallo intenso ; n 18 da a 20° analoga e n /e varia con 2Vna variabile da 68° a 80°. Anche il plagioclasio con una compo¬ sizione variabile dall'andesina leggermente acida alla labradorite non si azzurro = no = = cupo, altrimenti è assolutamente discosta dal carattere normale per le anfiboliti associate alle peridozonare inversa e plagioclasio generale ciò lo contraddistingue, nonostante l'uguale chimismo, da quello delle anfiboliti più 0 meno granatifere studiate. Un'altra variante è la struttura e la tessitura : l'orneblenda è sviluppata in nematoblasti molto allungati (spesso 1 : 8), talvolta in prismi ben delimitati, tal altra in forme più sbrandellate, con una decisa orientazione nel piano s determinando così una scistosità ben accentuata. Tra i nematoblasti di orneblenda è il pla¬ gioclasio pure in tavolette allungate oppure ameboidi. La grana resta piccola con una differenza enorme rispetto alle anfiboliti descritte per titiche. Il esempio mostra in e rappresentate la titanite la titanomagnetite, indipendente. sono rocce struttura per la lente della Valle di Moleno. Rutilo manca, mente ben titanite, non ma con o senza relativa¬ aureola di Genesi metamorfosi delle e rocce basiche e Confrontate queste anfiboliti (pag. 295) si vede plagioclasiche con quelle di corrispondono molto bene al tipo AII. come 377 ultrabasiche Arrami III. Anfiboliti biotitiche Le anfiboliti biotitiche, in pratica anfiboliti plagioclasiche con biotite, nella zona di Castione, solo negli orizzonti inclusi riscontrate, vengono gneis e ciò può essere dovuto a un legame di causalità ; infatti anche precedenza avevamo trovato anfiboliti biotitiche solo al margine dell'anfibolite di A. Confiente (pag. 345—346), nelle immediate vicinanze con i gneis biotitici picchiettati. Inoltre, le anfiboliti biotitiche formano solo esilissimi orizzonti di tra in 10—40 sità cm di modo che è più sensibile Un esempio MIV16: probabile che esse abbiano subito con un'inten¬ endogeno delle rocce gneissiche incassanti. partecipazione percentuale dei componenti è : l'influsso per la Ho 43,0 Bi 18,0 Plag 37,5 Chi 1,0 Tit e comp. acc. 0,5 Rispetto alle anfiboliti plagioclasiche, esse contengono una quantità mag¬ giore di plagioclasio, che corrisponde a un'andesina media fino basica. L'orneblenda, nuovamente con spiccato tono nell'azzurro secondo n e un'estin¬ zione n /e 18—20°, risulta di nematoblasti sbrandellati passanti gra¬ dualmente a biotite pseudomorfa, che completa l'impalcatura orneblenditica. La biotite è talora localizzata in nastri paralleli al piano di scisto¬ sità. Essa possiede un pleocroismo che si discosta dalle biotiti che sono normali per i gneis : invece di un colore bruno con una tonalità nel rosso, = essa mostra bruno che tende un è nematoblastica con verso il verde olivastro. La loro struttura grana minuta-media e la tessitura intensamente scistosa. IV. Anfiboliti ibride Con il concetto di anfiboliti ibride di indubbio carattere anfibolitico contengono minerali bero di questa granato, della incluse nelle Alpe gli Alai e a abbracciare ai quelle rocce componenti normali, trovare nei contatti. Sareb¬ e S calcesiHcatiche in forma di strie composizione mineralogica LV 29: che, oltre (pag. 330—331) delle anfiboliti l'anfibolite granatifera, se si fa astrazione del di Gagnone (pag. 375). Sono generalmente achirosomi y Bocchetta rocce vorremmo che ci siamo abituati natura corismatiche di ma Ho ne 35,0 riportiamo un Plag 15,0 e di screzi. Per la esempio : Ep 49,0 1,0 378 E. Dal Vesco L'orneblenda mantiene colore si avvicina a quella dell'attinolite vicino all'anortite. La struttura è media e e pleocroismo con ny/c = normali 18—20°. Il grano-nematoblastica l'estinzione ma con plagioclasio è piccola- grana la tessitura scistosa. Se si confrontano queste diverse anfiboliti holzek, si riscontra un'ottima mineralogica, corrispondenza sia nel carattere dei minerali, della tura. Solo il quarzo, sempre citato dall'autore straordinario, nato e cato attentamente, facendo manca praticamente passare quasi di Mittel- quelle con sia nella composizione struttura e della tessi¬ quale componente subordi¬ nelle nostre anfiboliti. Si è grano per grano e cer¬ provando le proprietà ottiche, ma solo eccezionalmente, in alcune sezioni, si è trovato qualche grano di quarzo. È vero che facilmente può restare inosservato quando il plagioclasio non mostra geminazioni, ma altrettanto facilmente si può giudicare il tenore di quarzo maggiore di quanto non lo sia in realtà. Ad ogni modo, le nostre anfiboliti se non sono prive, sono poveris¬ sime di quarzo, in netto contrasto Castione s. s. (salvo alcuni con tutte le altre addietro e poi perchè vennero genesi e zona di ci già trattati con e ripeteremmo descritti più soddisfazione da piena (pag. 139). Parte La perchè volta nella descrizione dei fenomeni studiati MlTTELHOLZER della marmi). Tralasciamo la considerazione dei contatti ancora una rocce terza la metamorfosi delle rocce basiche e ultrabasiche Premessa lunga fisiografia delle rocce basiche e ultrabasiche e dei fenomeni che si verificano al passaggio con le rocce inglobanti, anche se qualche volta possa essere sembrata troppo dettagliata, è stata necessaria per esser in grado di abbracciare un campo possibilmente vasto di variazione e per creare nel contempo una solida e oggettiva base per la discussione sulla genesi e sulla metamorfosi. Possiamo così finalmente affrontare la coordinazione dei numerosi dettagli fenomenologici: un compito difficile anche perchè non siamo di certo riusciti che a studiare una parte di essi, ma questi, nonostante la loro natura molteplice e complessa, promettono di lasciar scoprire una correlazione di causalità. La Genesi Avantutto non metamorfosi delle e rocce basiche ultrabasiche e 379 voghamo dimostrare, se anche nel corso della fisiografia esplicitamente, che abbiamo sempre tenuto lo abbiamo sottolineato conto dei criteri 1. La propostici mineralogica, strutturale e tessiturale è stata fisiografia e le rocce trattate rispecchiano, nel tutti i tipi trovati nella regione studiata. della 2. L'associazione a) Una lente con paragenetica è stata scelta nel modo nucleo di olivinite Iherzolitica un zonti di olivinite granatifera tendente talvolta primo esile involucro di orneblendite pite b) Una lente con un e eclogitico e di orneblendite e un e) Una lente di anfiboliti granatifere d) Una lente (inclusioni e oriz¬ eclogitico), granato e flogo- carattere eclogiti passanti ad ann¬ harzburgitica (inclusioni e oriz¬ orneblenditico), un primo involucro secondo involucro di anfiboliti corismatiche stromatitiche matico-flebitica di seguente: nucleo di olivinite zonti di carattere esile di nefrite a con o senza secondo involucro più potente plagioclasiche (Alpe Arrami). e un boliti (pag. 242): Infatti: variazione l'oggetto principale limite del possibile, un all'inizio delle ricerche e un margine di olivinite e flebitiche con un nucleo di anfibolite coris- di anfibolite biotitica serpentinizzata più potente (Alpe Alai). con un (Alpe Confiente). involucro biotitico (Alpe Aspra). e) Una lente di olivinite serpentinizzata con un margine attinolitico (Bocchetta di Gagnone). Le stesse rocce, ma isolate in singoli giacimenti: olivinite f) serpen¬ tinizzata (Alpe Aspra e Bocchetta di Gagnone); augititi (Bocchetta di Gagnone); scisti attinolitici (idem); anfiboliti granatifere (idem); anfiboliti plagioclasiche (zona di Castione (idem); anfiboliti miste (idem). 3. Per verificare rocce incassanti si gli son influssi scelti reciproci tra s. s.); anfiboliti biotitiche rocce basiche-ultrabasiche e : a) Nei gneis: diviniti serpentinizzate, anfiboliti granatifere, anfiboliti plagioclasiche e anfiboliti biotitiche (zona di Castione s. tutto nei gneis biotitici picchiettati). b) Nei gneis calcesilicatici : anfiboliti plagioclasiche, scisti (Alpe Arrami). e) Nelle calcesilicatiche nei marmi: diviniti 1. : soprat¬ attinolitici serpentinizzate, attinolitici, anfiboliti plagioclasiche (tra gneis e roccia augititi, calcesilicatica) ; anfiboliti miste (zona di Castione s. s.). rocce scisti e 380 E. Dal Vesco 4. Oltre alla potenza, la situazione tettonica rispetto ai ricoprimenti risulta nel modo seguente a) Nella : di radice: il giacimento di Alpe Arrami e le anfiboliti del profilo G. Nell'arco di i b) passaggio: giacimenti di Alpe Aspra, della Valle di Moleno e del profilo M. e) Nella zona dorsale: i giacimenti della Bocchetta di Gagnone e gli orizzonti del profilo L della Bocchetta di Lierna. della Un zona di Castione zona s. s. primo compito di coordinazione diventa descritte in minerali un sistema di analoghi il riunire le ora che abbraccino gruppi naturali, rocce paragenesi di oppure i loro prodotti metamorfici, affinchè la siste¬ legami di parentela. L'avremmo già potuto fare all'inizio della fisiografia, ma questo procedere avrebbe sicuramente can¬ cellato il legame di giacitura, che certo rappresenta uno dei fattori primi determinanti la grande variabilità. Possiamo perciò formare i seguenti gruppi: matica non cancelli i Olivinite harzburgitica : olivina, augite Olivinite lherzolitica ortorombica olivina, augite ortorombica : e monoclina Olivinite granatifera : olivina, augite ortorombica e monoclina, granato Serpentinoscisti : serpentino (attinolite, cummingtonite, antofìllite) f \ Augititi: clinoaugite diopsidica Scisti attinolitici : attinolite (serpentino) Antoflllititi C Talcoscisti: D (nefriti) : antofìllite e attinolite Orneblenditi : orneblenda <[ cummingtonitica (granato, flogopite) orneblenda pargasitica (flogopite) talco (serpentino) od Eclogite: onfacite, granato (orneblenda) Eclogite simplectitica : onfacite, granato, simplectite (Di-Jd, Di-Plag, Ho-Plag) Anfibolite eclogitica: granato, + onfacite, orneblenda verde, plagioclasio, simplectite Anfibolite granatifera : granato, orneblenda verde, plagioclasio Anfibolite plagioclasica : Anfibolite biotitica Queste rocce : orneblenda si lasciano ordinare sificazione di U. Gkubenmann blenditici dei gruppi B verde, plagioclasio biotite, plagioclasio orneblenda verde, C senza (1910): il difficoltà nel sistema di clas¬ gruppo A corrispondono e i termini al gruppo V non orne- (scisti magnesiasilicatici) e i termini orneblenditici di B e C e il gruppo D corrispondono al gruppo IV (eclogiti ed anfiboliti). Per la composizione chimica, tutte queste rocce appartengono al gruppo V (rocce silicato-femiche) della nuova classificazione chimica globale di P. Niggli (1934). e Genesi Nella preziosa di C. Btjbei e ofiolitico nelle P. metamorfosi delle e opera sulle Niggli, le rocce rocce rocce basiche eruttive basiche Alpi e e ultrabasiche 381 dell'orogene mediterraneo ultrabasiche di carattere chimismo, in 10 vengono suddivise, seg.). Per quanto a priori non possiamo decidere se le nostre rocce appartengano o meno alle onoliti dell'orogene alpino, pure ci conviene provare questa possibilità, senza dimenticare che una parte delle rocce del gruppo D potrebbe essere di natura sedimentario-meta¬ gruppi (pag. 117 in base al loro e morfica. Capitolo primo Il chimismo delle rocce basiche e ultrabasiche I risultati delle analisi chimiche sparse nel lavoro vennero raccolti nella tabella V, mentre nella tabella VI son contenute le composizioni chimiche di quella Fig. e rocce simili contenute nelle di Bellinzona circostanti, soprattutto in (H. Wang). Diagramma di variazione con i valori molecolari delle analisi delle analisi della tabella V. Segmenti Segmenti verticali continui analisi della tabella VI. tratteggiati 59. VI. zone = = tabelle V verticali E. Dal Vesco 382 Tabella V: Roccia Grup o Località 1 Olivinite lherzolitica A A. Arrami 3 Olivinite A A. Arrami 6 Scisto attinolitico B A. Arrami 7 Eclogite D A. Arrami 8 Anfibolite D A. Arrami 9 granatifera Anflbolite eclogitica plagioclasica D A. Arrami A. Alai Tipo magmatico peridotitioo peridotitioo diallag. -webster. gabbroid. norm. gabbroid. norm. j orneblenditico Q L M 4.5 0.9 94.6 8.0 4.4 87.6 24.4 1.8 73.8 23.2 31.9 44.9 26.4 34.6 39.0 19.5 31.6 47.9 6.7 2.7 90.6 17.2 18.4 64.4 - (gabbroid. norm. peridotitioo j agupirangitico 10 Olivinite harzburgitica A 11 Eclogite orneblenditica D A. Alai 12 Nefrite antofiUitica C A. Alai ortaugitioo 20.1 7.2 72.7 13 Anfibolite D Castione miharaitico 27.7 36.4 35.9 Tabella VI: Roccia Grup o Località Tipo magmatico Q L M 21 Anfibolite Gordola c-gabbr. 25.6 33.8 40.6 Anfibolite granatifera granatifera D 22 D Gordola miharaitico 28.2 31.7 40.1 23 Anfibolite antofiUitica D Gordola al-orneblenditico 26.4 30.2 43.4 24 Anfibolite antofiUitica D Gordola orneblenditico 22.4 30.9 46.7 25 Anfibolite D Grosa c-gabbroidico 31.0 36.9 32.1 26 Anfibolite D Grosa miharaitico 30.1 32.9 37.0 27 Roccia Ditto 28.3 34.2 37.5 28 Peridotite c-gabbroidico peridotitioo si-pirox. polzenitico gabbroid. norm. peridotitioo peridotitioo ortaugitioo 7.2 1.5 91.3 31.3 25.1 43.6 24.2 32.9 42.9 10.0 4.8 85.2 14.2 6.5 79.3 29.9 0.0 70.1 a Ho, Gra, Ep, Di 32 Simplectite eclogitica Serpentinoscisto Serpentinoscisto 33 Talcoscisto 29 30 31 Anfibolite - A Ditto (D) Ditto D Ditto A Binnental A Laret C Loderio miharait. co 00 co a A CS ce X> co ce x O O e CO •e* e •© 5~ co e o 5~ 1 o rt "3 o 3 'ÓQ 8 60 a N M t= CO 3 tó a o o o o >o o co co o OS o OS o OS o o o o CD o o o CO CO d IO o IO IO CM IO IO o o q >o q IO IO co IO co IO l> 00 CM o CM IO 00 00 o o cm' ! CM CM ! o o >o CM o CM IO co OS co IO IO IO o IO CM IO o CM OS o o co o 1 1 o co o o o o IO o OS o OS CO o IO 00 o co CO CM CO t~ o IO co CO ir- o CM cm" ai OS 00 q o co CO q I—1 IO OS + o CM io IO >o CO co CM q q CM IO 00 CO + o o q IO o + o o d o o 1 o 00 00 IO CTS co CM CO o IO + o q 00 e» + o 1 + o IO + O o OS + O OS 00 co o o CM CN o o o o o co o o CO o co +s o o o o o IO CM o o IO o o o o CO OS 1—f OS o CM CM o co CM rt o o o co o CD o o CD CM IO o o o o o o CO o o o CM o o o rt o IO o o o CO o 1 o o 1 -1 o o o " CD co o d * rt rt OS CM o IO co rt o ss o s~ ir o co CO e 8 o r^ IO IO r-- o •«H lo ir¬ o co IO 1 co IO ' co IO ' IO ,—t >o CM CD >o * * o 1^ o CM CO IO * CD OS IO •*< * IO co IO o IO CM OS -* o 00 Oi o CD OS IO r—1 CO , IO IO 1 o •o o -* o o O IO o r~ CM <M ^ o IO o O * o o IO CM o •* IO * o CM CD o CO CM o o IO OS O CD <N IO IO CN r^ o r~ CO IO O o r^ co IO IO '-' IO o o * IO o IO 1—1 IO CM O * o o J* co o OS CM "3 o * o co co o co 02 IO o 1 1—1 co o 1 * IO CM OS Tfl o 1 o IO o i-H ^ «H 00 OS IO CM 1 o CM o .—t o CO co IO CM CD + o 00 o CM CO rt ^ »* o o o o o OS + + o * ^H * * 00 o CM o rt i—1 o o o IO o CO CO IO l> i^ r^ o * o + o co ^H IO >o o co * CM o O co CM rt< CD + o o co IO rH OS o co IO r~ o o o ^ o CM o co rt CM o i—( + r~ o o CO >o '-' CM o (M CD r-t IO CM T*H CM co T* + O o o CM o o t- CM irt CM rt1 OS r~ CM ^ * o + o O o IO O (M IO rt CO 00 ^ CO OS o t~ o rt1 00 co o o O o CM + ^H i—i o o on IO o » o •+- o o o r-1 r~ * co *-< «* o 00 -* o o o o co co o * * rt o o 1 1—1 o o 1 rH CO ^ o — 1 o o o o o co i-H IO CM >-H _ ^ o o o CO r~t t> r~ CO 1—1 i—i o o o o o <r> co «ti IO IO o o OS co IO o o * rt o t- o irt a o co rt o i-H 00 co co CO irt rt 1— OS irt h -p Td IO rt rt CM o CO IO " o O 1 o <N o 00 CM CO o £ le 'co 8 se a ?. JA fc CO rt O 3 tó a Q 384 E. Dal Vesco Consideriamo rocce nel triangolo QLM (flg. 60). regolarità chemografìca: 8 delle 10 analisi cadono nel campo che va dalle rocce magmatiche del tipo gabbrico s. 1. a quelle del tipo peridotitico e in particolare si trovano su una retta pas¬ sante per F, poco lontana dal segmento FM, con un piccolo a positivo (salvo 9). Si è perciò tentati di riportare i valori di Niggli nel diagramma dapprima Si rivela immediatamente le nostre una di differenziazione per controllare tazione, queste rocce, una si ottiene la figura 59. Le rocce matica: le curve differenziazione esiste, anche in questa rappresen¬ danno un del magmatica rocce teoriche della quelle con tipo pacifico (P. e ultrabasiche, 1946). Una Niggli basiche loro, rappresentino prodotti magmatici ci si non magmatica : di differenziazione mag¬ quadro avvicinano, anzi coincidono conferma che le migliore tra si se correlazione di differenziazione tra strettamente legate potrebbe aspettare ! Ne scaturisce logico il procedimento da seguire nella discussione: dob¬ dapprima dare una ragione genetica alle rocce di indubbia natura magmatica e poi provare se i casi isolati e dubbi si lasciano ordinare nello schema interpretativo delle prime; nel caso che si arrivasse a risultati contrastanti, ricercarne le cause. Dallo stesso diagramma di differenzia¬ zione risulta un'altra particolarità : le rocce di Alpe Alai e di Alpe Arrami si completano vicendevolmente rendendo così probabile una genesi mag¬ matica comune. Altrettanto si piò constatare per l'anfìbolite della zona biamo di Castione s. s. (13). Vogliamo dapprima analizzare alcune particolarità delle stu¬ rocce diate. Procedendo per gruppi, secondo lo schema visto prima, si osserva : A. 1, 10 e 3, rispettivamente l'olivinite lherzolitica, l'olivinite harz- burgitica e l'oUvinite F rivelando graduale una granatifera, sono ordinate sulla retta passante per rapporto augite/olivina + spinello con un della componente feldispatica. Rispetto al sistema Mg, costanza del aumento Fé, Ca mantengono costante mg, per quanto 1 un graduale aumento di Ca. e 3 tendano 31, 32 rappresentano analisi di due serpentinoscisti della dica (31 = 276; 32 = 339: da P. Niggli 1930) di differenziazione ed anche nei germente più basso che tendono per a spostarsi non verso e MgFeCa il campo delle nefriti, : penniperidoti¬ diagramma con un mg in entrambi i casi di leg¬ però almeno nel secondo caso, quanto riguarda mg. Prima di trattare i gruppi B e C, vogliamo passare al gruppo D : rispettivamente, l'eclogite, l'anfìbolite eclogitica plagioclasica del margine di Alpe Arrami, cadono nei campi D. 7, 8, 9, che e triangoli QLM per le nostre oliviniti con zona sicuro chimismo tico. Esse si lasciano ordinare in modo soddisfacente nel 12 verso l'anfìbolite sono Genesi e metamorfosi delle rocce basiche e 385 ultrabasiche -SO 20) -80 Joy -70 Wy 50) rSO 60) Dioriti,prasinitj^ H & o _ Gabbri, anfiboliti, -30 eclogiti P (Sf^-Mefr/f/, talco 6 Diabasi • I! -20 •s ott „- ài / DOyit -IO .o.- Pendoliti, - óerpentinoscistì —7— r M Fig. 20 IO 60. Triangolo QLM. lisi di Cerchi pieni = rocce 40 30 I SO campi punteggiati basiche e 70 60 sono 80 stati delimitati in base ultrabasiche del territorio analisi della tabella V. Cerchi vuoti = L SO a 42 ana¬ pennidico. analisi della tabella VI. triangolo QLM in modo da segnare un graduale aumento plagioclasica (9, 7, 8), anche se 9 si allontana un poco con un a piccolo e negativo, k e ir non variano in modo sensibile (fig. 61) ; nemmeno mg e y (fig. 62). Nonostante la loro stretta parentela topografica e genetica, queste rocce rivelano pertanto una sensibile variazione, nella cui ampiezza è dei gabbri del della componente maggior parte delle rocce anfibolitiche della zona di Bellinriportate per il confronto. L'analisi 13 di un'anfibolite della zona di Castione ripete la caratteristica di trovarsi sulla stessa retta passante per F (nel triangolo QLM): può essere dovuto al caso, ma potrebbe anche compresa la zona essere determinato da una consanguineità di tutte le rocce basiche com- E. Dal Vesoo 386 Fig. 61. prese nell'ambito della l'analisi 11 dell'incluso del segmento che ha stante il suo Triangolo zona Na K Ca di Castione s. anfibolo-eclogitico 1. (cfr. flg. 60). Vogorno-Arrami. Infine Alpe Alai cade circa a metà e le eclogiti-anfiboliti. Nono¬ e di di per estremi le oliviniti valore alto di e, si innesta normalmente nei diagrammi di più sensibile, la tendenza rive¬ marca, lata dall'olivinite granatifera verso un carattere più gabbrico del magma. Sia nell'uno sia nell'altro caso, potrebbe trattarsi di un prodotto di rimescolamento dei magmi di chimismo estremo o di una fase primaria di differenziazione magmatica di profondità o di un prodotto di differenzia¬ zione locale: ma saranno considerazioni di natura geologica sulla giaci¬ tura che ci permetteranno di fare alcune deduzioni in proposito. differenziazione e ma con intensità Genesi e metamorfosi delle Fig. Un B-C. degli 62. accenno scisti attinolitici attorno a rocce Triangolo Mg Fé Ca ultrabasiche e 387 (sfr. flg. 60). particolare meritano le composizioni chimiche (6) e della nefrite (12). Esse cadono nel campo P, dunque ben lontano dalla subito il dubbio basiche retta 1-8-F delle altre analisi e queste rocce rappresentino normali prodotti di differenziazione o meno. Nel diagramma di differenziazione escono decisa¬ mente dall'andamento generale: la nefrite (12) per i valori al, fm, e e alk nasce dovrebbe avere un se si di 72 circa, mentre in realtà lo scisto attinolitico dovrebbe trovarsi zione con si che, prima = o si. Anche in Una 96. Ma entrambe le durante la questo posizione mineralico che a un si rocce sono = 75 possiede e non caso dovremo costituisce ancora ritornare occupata dallo l'involucro nella metamorfiche ed è metamorfosi, abbiano subito pure critica è un un si = 89; posi¬ probabile sua arricchimento di sull'argomento. scisto biotitico dell'olivinite mono- serpentinizzata di E. Dal Vesco 388 Mg. 63. Parte del triangolo QLM per la discussione delle campi delle orneblende epi-, meso- e catazonali sono tolti da tra P e Serp leggasi Ho") Alpe Aspra, trasto caso fm corrispondono e e con i valori teorici il dubbio nasce invece al sono se alla non rocce ultrabasiche. I H. S. Wang. posizione rispetto e alk, troppo alti. si: a (Per ma in Anche in Ho' con¬ questo siano intervenuti fenomeni secondari che hanno alterato la composizione primaria. luogo meritano una discussione In secondo le analoghe conte¬ diagramma di differen¬ ziazione tutte si scostano leggermente, in generale per un fm più basso, mg, sia nella peridotite, sia nella serie eclogite-anfibolite, mantiene valori un poco più bassi e 77, valori più alti. Anche in questo caso alcune rocce nute nella tabella VI della zona esulano decisamente dal carattere fillitiche, rivelano, nefrite. 27, nonostante il adatta in sione di un y e nessun troppo l'orneblenda e della mali per le P. Niggli un mg troppo con una basso inver¬ rispetto a roccia noi l'avremmo messa, nonostante (granatifere) ibride con un sensi¬ allogeno. Infine vediamo studiata 24, anfiboliti anto- di differenziazione il granato, nelle anfiboliti bile contributo e meno troppo alto, questa così 23 spiccata, la tendenza della chimismo pirossenitico-gabbroidico, non si diagramma con un v alto. Ma e suo modo nel fm, con generale: un'intensità ma con rocce di Bellinzona. Nel rocce 1930). in tutte le rappresentazioni le rocce della zona campi di variazione nor¬ pennidico, delimitati in base a 42 analisi (da come zona di Bellinzona cadono nei del Genesi e metamorfosi delle Capitolo Cristallizzazione A. e rocce basiche 389 ultrabasiche e secondo metamorfosi delle rocce basiche OLIVINITE, OLIVINITE GRANATIFERA e ultrabasiche E PRODOTTI METAMORFICI I. Il magma 1. peridotitieo le e rocce primarie Le oliviniti Le rocce metamorfosi quali studiate presentano tutte fenomeni e più avanzati di o meno profila quale primo compito gli aggregati premetamorfici rispetto si da risolvere lo stabilire siano stati alla trasforma¬ zione osservabile. Ci è sembrato le opportuno riportare chimiche delle composizioni componenti: minerali rocce nel della triangolo QLM anaMzzate accanto i valori dei minerali sono ottenuti o a figura 63 quelle dei dalle analisi semplicemente dai dati ottici. Quest'ultimo metodo è legato a inesattezze in quanto i minerali osservabili non rap¬ presentano casi ideali (ciò vale soprattutto per le augiti che contengono sicuramente una componente giadeitica od onfacitica). Riassumendo si ha : o dai calcoli catanormali o Olivina A. Arrami A. Alai A. B. Aspra Gagnone Per Fo Fo Fo Fo Ortaugite 90% 90—92% 80% non En En En determinabile Clinoaugite onfacitica — — diopsidica probabile che l'augite non esattamente deter¬ ortaugitica perchè si altera in talco (in contrasto con le clino- Gagnone minabile sia 86% 75—86% 75% 88% augiti). Fatta è molto astrazione di questo dubbio, le oliviniti ad Arrami e a Gagnone sono di natura lherzolitica, ad Alai e ad Aspra di natura harzburgitica. Le oscillazioni dell'olivina, che dapprima credevo essere dovute a imperfezioni nella misurazione dell'angolo assiale, sono probabilmente vere e dovute a cambiamenti del chimismo magmatico. Le variazioni verificabili nei diversi giacimenti non superano dunque quelle che si verificano generalmente in una massa magmatica di rilevanti dimensioni e ci sembra giustificato, se trattiamo globalmente queste rocce. Tralasciando per un momento ogni considerazione sulla provenienza e sul meccanismo della logiche posto del magma, le condizioni fenomeno¬ aspetti importanti. base ai risultati sperimentali di Bowen, ha messa in strutturali lasciano riconoscere alcuni P. Niggli (1937), in 390 E. Dal Vesco interpretato la solidificazione del sistema ternario Si02(Mg, Fé) 0-CaO, nel cui campo di variazione cade il chimismo delle nostre costruito e parte dalla proiezione delle segregazione iniziale di olivina, mentre il chimismo della massa liquida tende ad una composizione ortaugitica. Raggiunta la linea peritecticale comincia a segregarsi anche l'augite ortorombica, mentre l'olivina, non più in equilibrio, reagisce con la massa liquida e ne resta così risorbita. Se la fase liquida contiene anche Ca, da ultimo si cristallizza l'augite diopsidica. Un processo normale di cristallizzazione deve trovare la sua espressione nella struttura delle fasi cristalline, ed in particolare si devono aspettare le seguenti carat¬ teristiche: l'olivina, supposto che non vi siano relitti augitici di una cristallizzazione precedente, non dovrebbe contenere augite, mentre il rocce. Se nel triangolo di concentrazione si oliviniti, la solidificazione avviene caso inverso è normale; l'olivina, con una per effetto dei fenomeni di risorbimento, margini lobati ed irregolari, ad ogni modo mai una tendenza all'idiomorfia ; i margini tra olivina e augite devono essere particolar¬ mente lobati con compenetrazioni reciproche. Queste caratteristiche sono state effettivamente osservate nelle rocce può avere meglio conservate, di modo che si è costretti ad ammettere una genesi mineralogica analoga per le nostre rocce oliviniche : in altre parole, ciò significa che le rocce primarie, conservate parzialmente, non sono meta¬ morfiche, ma che derivano dalla piezocristallizzazione di una fase liquida. U. Grttbenmann invece, soprattutto in base alla di cristallizzazione, il ammesso con il nome contrario, cioè che zonale ed altrettanto, di di esse nuovo ,,01ivinfels" fossero di natura metamorfica cata- in base alla ritiene che le oliviniti della Valle d'Ultimo scistosità, C. Andreatta rappresentino prodotti morfici. Nel presente lavoro, il termine olivinite puro carattere descrittivo in conformità alla e leggera scistosità implicitamente aveva motivato dalla venne leggera meta¬ invece usato scistosità proposta formulata da P. Niggli nel con sopraddetta, nuovo trattato allo scopo di evitare nella di petrografia (1948) fisiografia termini, che implicano a priori un certo carattere genetico. Orbene, se le condizioni fenomenologiche della struttura microscopica delle oliviniti rispecchiano così fedelmente la cristallizzazione dalla fase liquida, scaturisce inevitabile la nuova domanda sull'origine della fase liquida, ovvero se essa rappresenta un magma o un migma dovuto alla fusione di una ultrabasite La soluzione di questo questioni massima : a è che preesistente. problema richiede la discussione delle altre due temperatura fonde un'ultrabasite arrivato l'ambiente inglobante. e a quale temperatura Genesi metamorfosi delle e basiche rocce e 391 ultrabasiche Si ritiene generalmente che la liquefazione di una peridotite-olivinite richieda temperature catazonali più alte ad alta pressione e più basse a bassa pressione. Ma d'altra parte si sa che l'olivina può segregarsi da soluzioni idrotermali attorno di fusione non è solo una a 450° deriva così che la temperatura e ne funzione della pressione ma bensì anche del contenuto acquoso. Riconsiderando gli aggregati primari accessibili, si hanno ad Arrami, pò ovunque, quantità ridotta, piccole, anzi microscopiche, lenti¬ celle dialitiche di serpentino associato a poca orneblenda e ad Alai, screzi irregolari e sinuosi di antonllite e, localmente, di asbesto. La fase liquida doveva perciò contenere una certa quantità di acqua. Il contenuto acquoso non doveva però essere rilevante perchè altri¬ menti non si potrebbe capire la presenza di essudati screziati di eclogite nell'ambito dell'olivinite di Arrami (essendo l'eclogite completamente anidra). Dunque non possiamo ricorrere alla presenza della fase acquosa per poter pensare a un decisivo abbassamento del punto di fusione. Ma ammettendo per ipotesi che la roccia con un certo contenuto acquoso fosse già stata presente allo stato solido, sarebbe bastata la temperatura un ma in ambientale per determinarne la fusione? La verifica deve ricercata nelle inglobanti. Le rocce della Arrami-Vogorno presentano paragenesi mineralogiche tipiche per la mesozona con tendenze locali epizonali. Nei gneis, accanto alla cianite normale, la sillimanite appare soltanto nelle immediate vicinanze dei giacimenti più potenti di ultrabasite e di basite ; nei marmi, o meglio nelle rocce calcesilicatiche, appare la vesuviadi Castione zona s. essere 1. e della zona rocce di nite pure soltanto nell'immediato contatto. Che nel contatto al posto della wollastonite si trovi alla minore temperatura, delle ultrabasiti poco zona cercheremo a di Castione ancora di dimostrare non per il Motto di una temperatura e verso con ciò che la le ultrabasiti : una proprio le rocce esprimere un giudizio erano Prima di ma Castione, dove le rocce era della giunto aver 800 catazonale solo nell'immediato contatto, stesse, dimostrando temperatura 445 ; luogo in un ambiente gradi, dunque di carattere mesorisulta che i minerali acquistano carattere tra 500 zonale. Da quanto si è detto dall'esterno pagina si discostano dalle nostre, Mittelholzer alla conclusione che la metamorfosi dovette con a dm di distanza dal contatto, si riscontra la coesi¬ pochi quarzo-calcite. Inoltre lontano, stenza come un'augite diopsidica-acmitica è dovuto non bensì all'apporto sostanziale femico da parte ma e naturalmente nelle ultrabasiti temperatura aumentava procedendo dimostrazione che i centri di massima in parola. definitivo vogliamo ancor considerare 392 E. Dal Vesco l'ipotesi affacciata da E. Kùndig (1926), secondo il quale, di importanza decisiva sarebbe la struttura lentiforme che basiche di sfuggire alle permette alle masse ultra¬ pressioni tangenziali vigenti durante l'orogenesi. Al loro interno poterono così dominare solo le condizioni mesozonali di temperatura che Con i un ambiente parziale ragionamenti tratteggiati più conclusione non ambientale, ma ratura, crearono solo che le oliviniti hanno subito la non che furono le ultrabasiti stesse, centri di determinare i contatti a di carattere catazonale. sopra siamo invece arrivati alla maggior tempe¬ tendenze catatermali in ambiente con mesotermale. Di contro, la forma dei temperatura giacimenti si manifesterà di impor¬ postcristallina. Crediamo perciò possibile affermare che le oliviniti primarie derivino direttamente dalla cristallizzazione del magma peridotitico in un ambiente mesozonale sottoposto a pressioni tangenziali, che determinarono la scistosità di cristallizzazione (piezocristallizzazione). Ma questa affer¬ mazione contiene implicitamente che il magmatismo è stato di natura tanza fondamentale nella metamorfosi di dislocazione intrusiva. Prima di domandarci fosse stato lo stato di aggrega¬ zione del magma intruso, dobbiamo discutere la sua natura chimica: ovvero ancora il magma è arrivato se quale già col chimismo differenziazione in situ ha scisso il magma ponente ultrabasica e in una basica. A questo dei rapporti gabbrico : proposito tra le non peridotitico differenziato in conviene riassumere le caratteristiche rocce di chimismo peridotitico e quelle o se una una com¬ più salienti di chimismo nei due giacimenti maggiori, all'esterno sono le rocce gabbriche, quelle peridotitiche e il passaggio fra le due specie esiste, ma rapidissimo attraverso una zona di pochi cm di carattere intermedio all'interno è orneblenditico ; importante, anzi decisivo è il dove l'anfibolite flebitica risulta interrotta da gneis biotitico picchiettato margine uno inferiore di Alai, strato concordante di di carattere kinzigitico; la stessa anfibolite Alpe Confiente e infine esistono numerose lenti (trattate solo quelle di A. Aspra e della B. Gagnone) di olivinite perfettamente analoga, ma senza involucro gabbrico (per le quali si potrebbe eventualmente pensare a una migrazione dopo la differenziazione in situ). Anche se la prima situazione potrebbe ancora parlare per una dif¬ flebitica costituisce la zona centrale della lente di ferenziazione in situ, la seconda l'esclude in modo assoluto rassodano quest'ultima affermazione; dovremmo inoltre diminuzione dei aspettarci componenti un per passaggio delle rocce una meno del e differenziazione brusco, margine con una verso le altre in situ graduale l'interno e Genesi e metamorfosi delle rocce basiche e ultrabasiche 393 viceversa. Arriviamo così a una nuova conclusione importante : i magmi peridotitici e i magmi gabbrici sono intrusi separatamente, in due momenti successivi, provenendo da un focolare magmatico in cui la differenziazione gravitativa complessa aveva già determinato la separazione delle due componenti magmatiche. Ci resterebbe un ultimo quesito che riguarda lo stato di aggregazione del magma durante la fase intrusiva, ma credo che la discussione possa essere meglio affrontata nell'esempio dell'olivinite granatifera. 2. L'olivinite granatifera triangolo QLM nella figura 63 si rivela immediata una relazione chemografica tra il chimismo dell'olivinite granatifera (3), l'olivinite lherzolitica (1) e l'eclogite (7). Le tre proiezioni puntiformi si trovano su di un segmento di cui gli estremi sono l'olivinite (1) e l'eclogite (7) e in cui l'olivinite granatifera assume una posizione intermedia. La relazione approssimativa è la seguente: 10 olivinite granatifera «=± 1 eclogite +9 olivinite lherzolitica Esistono così due possibilità per la genesi del magma dell'olivinite granatifera: o l'olivinite granatifera rappresenta un rimescolamento dei due magmi posti a destra della reazione oppure quest'ultimi sono dovuti alla segregazione magmatica del primo oppure ancora l'olivinite granatifera rappresenta un orizzonte intermedio nella differenziazione gravitativa generale avvenuta nella regione subcrustale. Ed ora dobbiamo cercare indizi per l'una o per l'altra possibilità. Riteniamo opportuno ricordare che la roccia in parola forma due banchi concor¬ Nel danti si e simmetrici nel corpo dell'olivinite lherzolitica congiungono agli estremi: la fase normale, che non magmatica questo dunque una durata ridotta. L'olivinite granatifera non rappresenta un caso isolato : le lenticelle (di cui 11 rappresenta il chimismo di un esempio), gli orizzonti di anfibolite neh1'olivinite harzburgitica con sottili involucri di orneblendite, gli essu¬ dati nebulitici e locali di eclogite, l'unico filone eclogitico di cui 5 rappre¬ senta l'analisi del granato (con carattere intermedio fra il granato 2 dell'olivinite e il granato dell'eclogite 8) dimostrano che più volte il magma peridotitico assunse carattere più gabbrico o addirittura gabbrico. Che anche il magma harzburgitico abbia subito oscillazioni chimiche, lo aveva dimostrato l'angolo assiale dell'olivina sensibilmente variabile. Tutto ciò sta a testimoniare un andamento tutt'altro che quieto del¬ l'intrusione magmatica : più volte, per brevi intervalli di tempo, il magma chimico deve avere avuto con carattere E. Dal Vesco 394 più gabbrico. Ma Alpe Alai, con un così completamente esente (11 gli inclusi ben delimitati, soprattutto diventò se ad deciso contenuto di Ca in il magma non nel sono una massa che ne è che figure 61—62), significa triangolo graduali, ma che masse ridotte delle ha subito variazioni di magma gabbrico hanno sostituito per brevi intervalli di tempo il magma peridotitico nell'intrusione. Queste piccole masse di magma gabbrico sono probabilmente state apportate nel flusso dell'intrusione da correnti di convezione, provenienti dalle zone profonde adiacenti, disturbate dai movimenti orogenetici. Crediamo di poter accettare un'origine analoga per il magma dell'olivinite granatifera. A rigore, dovremmo aspettarci questa roccia al margine e non nel corpo dell'olivinite, ma appunto i processi dell'intru¬ sione sono stati disturbati di sicuro e in modo profondo dell'orogenesi. Nel corso della discussione avremo ancora occasione di rassodare mag¬ affermazione. giormente quest'ultima Rispetto all'olivinite lherzolitica appare nuovo solo il granato che ricordiamo essere ricco di piropo, avere carattere di porfiroide con inglobamento totale o parziale dell'olivina, solo parziale dell'augite (pag. 254). Prima di tutto dobbiamo considerare la posizione del granato (2) nel triangolo QLM (figura 63): sta sul segmento che congiunge l'augite orto¬ rombica e diopsidica con l'onfacite. L'augite monoclina non possiede sicuramente il carattere dell'onfacite teorica, ma deve pure trovarsi sul chemografica deriva che il granato monoclina con quella ortorombica. Avantutto dobbiamo verificare se le caratteristiche morfologiche parlano per una genesi magmatica o piuttosto per una cristallizzazione metamorfica. I margini sinuosi con palesi indizi di risorbimento non corrispondono a quelli normali per i granati degli scisti metamorfici in cui, nonostante la struttura poiciloblastica, si riconosce una decisa tendenza alPidiomorfia secondo il rombododecaedro. Si palesa perciò improbabile che il nostro granato sia di origine metamorfica. In secondo luogo, l'inglobamento intragranulare di grani lobati di olivina dimostra che la sua cristallizzazione è più giovane di quella dell'olivina e l'inglobamento parziale dell'augite, che è pre-contemporanea con quest'ultima. Nella-suecessione della cristal¬ lizzazione del magma, il granato tiene dunque il posto delle augiti di cui possiede la composizione chimica. La formazione delle augiti diventerebbe così l'ultima nella serie cristalloblastica olivina-granato-augiti. Ma perchè per un certo periodo si è formato granato e poi si sono cristallizzate le augiti, per quanto il chimismo avrebbe permesso la formazione o dell'uno Dalla relazione segmento P-Omph. equivale alla somma dell'augite Genesi delle altre ? e metamorfosi delle Sappiamo che il rocce basiche granato ha e ultrabasiche 395 densità superiore a quella grande pressione. La presenza di granato nell'eclogite marginale, nell'eclogite della segrega¬ zione nebulitica e del filone (tutti del giacimento di Alpe Arrami) dimostra che le pressioni sarebbero state sufficienti durante tutto il processo di cristallizzazione perchè si potesse formare il granato dell'olivinite granao dei pirosseni che la e sua una formazione richiede una tifera. perchè Ma al allora in un secondo tempo si sono cristallizzati i posto del granato? Per la ragione appena esposta la care causa in un cambiamento della ammettere l'esistenza dei pressione: non non pirosseni possiamo ricer¬ ci resta così che nel magma al momento dell'intrusione. granati poiché il granato ingloba l'olivina, si deve ammettere che il magma primitivo, nella regione subcrustale, doveva già essere cristallizzato, almeno parzialmente, in un aggregato di olivina e di granato. Al momento E dell'intrusione il cristallato subì granato e una rifusione con il risorbimento del dell'olivina. Una conferma della tesi esposta tere strutturale di fenocristallo del possiamo inoltre vederla nel carat¬ può arrivare a più cm di diametro, poiché esso, oltre a un'elevata pressione, richiede un lento processo con pochi germi di cristallizzazione, dunque condizioni solo veri¬ ficabili in un ambiente veramente profondo e catazonale. La notevolissima oscillazione diverso delle grado dovuto in dimensioni parte a questa In perfetta Invece per causa e augiti armonia che diventerebbe di risorbimento. la cristallizzazione delle granato, in parte così una conseguenza del l'olivina, il risorbimento al fenomeno peritectico è durante ortorombiche. con arriviamo alla conclusione che i (da C. Buebi e P. Niggli) magmi peridotitici al momento dell'intru¬ N. L. Bowen già parzialmente cristallini. Ciò spiegherebbe in modo soddis¬ passaggi così rapidi da una roccia all'altra, la delimitazione così decisa che hanno gli inclusi (con tendenze gabbriche) rispetto alla roccia peridotitica inglobante, la ridottissima miscibilità dei magmi anche se solo di piccola differenza chimica e infine l'origine del magma dell'olivinite granatifera, che non deriva da un rimescolamento, ma bensì da un afflusso sione erano facente i proveniente dalla 3. Le rocce zona profonda peridotitiche circostante all'imbocco intrusivo. nel loro insieme e l'autometa- morfosi magmi peridotitici erano dunque già in parte cristallini al momento dell'intrusione o meglio essi rappresentarono masse in uno stato inomo¬ geneo di differenziazione: quale fosse però il grado di cristallizzazione o I 396 E. Dal Vesco quale fosse il mente grado esso era di liquefazione sottoposto a lo possiamo più fissare. Probabil¬ oscillazioni, soprattutto in funzione non notevoli del contenuto acquoso. I magmi semicristallini, la loro cristallizzazione : arrivati nell'ambiente la fase fusa di mesozonale, ripresero composizione augitica, in ambiente pressioni tangenziali, subì schiacciamenti e si cristallizzò costituendo talvolta aggregati nebulitici quasi monomineralici di augite. Intanto però la componente acquosa (forse in parte secondaria) continuò sottoposto a ad arricchirsi fino e a determinare la cristallizzazione di queirorneblenda infine, in agglomerati dialitici lenticolari (pressione tangenziale), di quel serpentino, che avevamo ritenuti primari. Quest'ultima parte dell'interpretazione dà una ragione ai fenomeni Alpe Arrami; ma non soddisfa completamente per Alpe Alai, dove, come lo mostra la figura 35, si trovano frequenti venule antofillitiche con decorso serpentineggiante a modo di ripiegamento ptigmatico. Pro¬ la 35 mostra certa le una figura prio analogia con figure 56 e 58 della Bocchetta di Gagnone, dove rimpastamenti di indubbia natura plastica sono particolarmente palesi. Che nella lente di Alpe Alai siano avvenuti fenomeni analoghi ce lo dimostra anche la figura 51. Da ciò crediamo possibile dedurre che prima ancora che la cristallizzazione magmatica fosse completamente finita, le masse già in gran parte cristalline abbiano subito leggeri spostamenti e rimpastamenti e che, tra esse, i resti in soluzione acquosa siano migrati cercandosi una via libera, disegnando così i motivi ptigmatici. Le soluzioni residuali stesse diedero origine al osservati ad ricolmamento di antofillite delle venule, mente per idratazione la metamorfosi ma iniziarono contemporanea¬ dell'aggregato primario di olivina di augite ortorombica (che già in questo momento aveva cominciato subire un processo cataclastico) in serpentino e talco. Si vede così che e processo metamorfico comincia prima a il che il processo magmatico completamente terminato e ciò conduce a quell'abito strutturale estremamente complesso, che abbiamo cercato di tratteggiare nella fisiografia e che può dare adito ad interpretazioni diverse, talvolta contra¬ ancora sia stanti. Ci restano da considerare le due lenti descritte di A. Aspra Gagnone (pag. 362). Ad A. Aspra la metamorfosi è già così avanzata che possiamo solo dire che l'aggregato primario doveva essere un'olivinite harzburgitica poco dissimile da quella di A. Alai. Anche in questo giacimento una parte dell'antofillite e del serpentino appartengono probabilmente alla fase terminale (idromagmatica fino idrotermale) del processo magmatico. La (pag. 343) e ancora della Bocchetta di Genesi Fig. 64. e metamorfosi delle rocce basiche e Schema che dimostra il diverso effetto della stessa pressione di radice (1), nella di passaggio (2) 397 ultrabasiche nella zona In 1 prevale la componente normale agli strati. In 2 la componente parallela agli si fa più dominante. In 3 tutta la pressione agisce nella direzione degli strati. zona e zona dei tangenziale nella ricoprimenti (3). strati può esser fatta per la lente di Gagnone, dove la probabilmente di natura lherzolitica (lo dimo¬ strerebbe il chimismo attinolitico dell'orneblenda). I giacimenti peridotitici isolati manifestano in questo modo fenomeni perfettamente ana¬ loghi ai giacimenti di Arrami e di Alai. Non che si metta in dubbio la natura magmatica di queste rocce, ma solo per mostrare che in tutto l'ambito del territorio studiato i processi petrologici, almeno per ciò che riguarda le ultrabasiti, sono molto analoghi. medesima osservazione composizione chimica era II. L'azione postcristallina nella di della pressione orientata Arrami è osservabile un'intensa azione cataclastica. In base alle dimensioni dei frammenti si può fissare Soprattutto la lente Alpe seguente graduatoria. microscopica. Dall'osservazione microscopica si è visto rimarginate dal minerale serpentinoso decor¬ rono parallelamente alle superficie di discontinuità dei banchi. Da esse si diramano altre trasversali, che assieme alle prime dissolvono 1. La cataclasi che innumerevoli fessure l'aggregato poligonali delle dimensioni di un decimo però dobbiamo notare che una parte di queste fessure di natura secondaria, dovuta all'azione dirompente in frammenti di mm., dove è certamente dell'aumento di volume che subiscono le venule cataclastiche con la cristallizzazione del 2. La cataclasi serpentino. microscopica piccola. Una serie di fessure parallele incrociate delimita frammenti delle dimensioni di 5—10 forma di con parallelepipedo. e con parallelepipediformi risaltano superficie esterna, intensamente di¬ I cataclasti effetto di scacchiera sulla cm. sgregata dagli agenti atmosferici. 398 E. Dal Vesco macroscopica media è caratterizzata da frammenti di da fessure passanti a fenditure non rimarginate. La cataclasi gigante ha determinato la formazione di blocchi pres¬ soché cubici di 5 e 10 e più metri con fenditure larghe da 0,5—1 m. Una parte di quest'ultime fenditure ha pareti ricoperte di una crosta di serpentinoscisti lucida e striata (Harnische) : ciò dimostra che esse sono state nel contempo superficie di scorrimento. 3. La cataclasi alcuni dm. 4. e generale di una parte di queste superficie di discon¬ tinuità, parzialmente rimarginate, è parallela ai banchi e l'altra perpen¬ dicolare ad essi. Per quanto l'azione del gelo e del disgelo possa aver contribuito all'allargamento delle fessure, non è possibile che essa ne sia la causa principale (nella Valle di Moleno, per quanto le condizioni cli¬ matiche siano identiche, la fessurazione è minore) : l'andamento e il carat¬ La deviazione tere della fessurazione possono solo essere determinati da una pressione orientata. La ragione principale perchè la stessa pressione orientata abbia giacimenti è certamente da ricercare rispetto alla tettonica. La sistuazione diventa più chiara se si osserva la figura 64 in cui la pressione è stata scomposta nelle sue due componenti, l'una perpendicolare e l'altra pa¬ rallela alla superficie dei banchi di roccia. Dall'interpretazione della figura diventano comprensibili i caratteri fenomenologici diversi della cataclasi : avuto un effetto diverso nei diversi nella loro diversa distribuzione 1. Ad più Arrami l'intensità della cataclasi trasversale è stata molto Alpe intensa che notevole quella parallela alla scistosità, scorrimenti di portata paralleli al piano s sono effettivamente rari, mentre numerose sono immersione più le fratture, soprattutto nella direzione sud-nord pressoché 2. Nella Valle di radici ai non Moleno, ricoprimenti, intensa: con verticale. con le lenti situate nell'arco che conduce dalle la componente parallela alla scistosità si fa di conseguenza, la cataclasi dei cristalli di olivina è accompagnata da uno scorrimento parallelo alla scistosità; i banchi più esili di olivinite, soprattutto verso il margine superiore, sono inoltre stirati in una serpentino fibroso, collana di lenticelle rivestite esternamente da minerale che sta appunto a testimoniare lo scor¬ rimento. 3. Nella Bocchetta di Gagnone, basiti, le fessure trasversali mentre nell'ambito dei mancano gli scorrimenti, paralleli ai si può banchi, giacimenti delle ultra¬ dire in modo sono completo, messi in evidenza da Genesi metamorfosi delle e rocce basiche e 399 ultrabasiche frequente ed intensa metamorfosi dell'olivina dal rimaneggiamento degli esili orizzonti di scisti figure 56 e 58). in una serpentino e (cfr. attinolitici parzialmente una delle fessure ptigmatiche di antofillite e le venule di asbesto dimostrano che le sollecitazioni tettoniche, in parte con effetto clastico e in parte plastico, continuarono anche durante i processi di cristallizzazione magmatica. Le sollecitazioni tettoniche aprirono L'incrostazione verticali con soprattutto eclogitica deviazione che riveste nord-sud, le venule migrazione dei degli aggregati primari. le vie alla metamorfosi residui idrotermali che iniziarono la postmagmatica III. La metamorfosi di dislocazione 1. L'aggregato olivina-augite La cristallizzazione del magma intruso dovette mente associata ad un abbassamento della essere che temperatura, necessaria¬ gradualmente uguagliò a quella ambientale di carattere mesozonale. Di conseguenza i componenti catazonaU vennero a trovarsi in condizioni instabili, nella necessità dunque di trasformarsi in minerali stabili alle nuove condizioni fisiche. Nella fisiografia avevamo però visto che la trasformazione è solo parziale poiché, accanto a zone completamente metamorfiche, abbiamo aggregati con caratteri primari. Ci resta da spiegare questa incongruenza. si pagine 250—254 si era visto che nelle immediate vicinanze delle superficie di evidente scorrimento, la roccia primaria è completamente A sostituita da una crosta dello spessore di alcuni cm, costituita di un aggregato lepido-nematoblastico di antigorite, e che il passaggio alla roccia pressoché intatta avviene in modo rapido. D'altronde le diviniti degli stadi metamorfici iniziali sono attraversate da venule parallele rimarginate da una sostanza colloidale verde che si cristallizza a serpen¬ tino. Gli esperimenti di W. Epprecht e di altri autori hanno dimostrato che la trasformazione dell'olivina, dovuta in zione, microscopica appena ma appare non ha inoltre mostrato che nelle iniziata, le fessure l'olivina è negli ancora stadi è autoctona, distante appunto (forse più ma solo a sono intatta, sì : ne quell'orlo pochi cm una solo ad una idrata¬ Ma l'osservazione in cui la metamorfosi è verdognola, più bassa che sostanza di birifrazione consegue che la sostanza + colloidale deriva da un'altra la vicinanza di zone rimarginate dalle senza avanzati essenza la fase colloidale. avviene sempre attraverso regione, probabilmente non molto di distanza), perchè la forte cataclasi segna linea più marcata di disturbo. Forse una E. Dal Vesco 400 però, rappresenta ancora la magmatico. La maggior parte però, altri¬ potremmo capire perchè le fessure del granato non siano colloidale, della sostanza parte tutta non soluzione residuale del processo menti non rimarginate dalla stessa sostanza, deriva dalla metamorfosi dell'olivina e delle augiti. Le due reazioni principali della metamorfosi sono : 4 f (SiO« ), Si04 [SiO, I (Mg, Fé),] -+5!°_^ L 2 2 Bru L a 8 +H,0-> Aug o 2 Mt 2 (OH), 7 Te + Fé origine serpentino Sp (con ossidazione) J | +Fe(OH)2 (con ossidazione) reazioni, che richiedono solo la presenza di acqua, danno serpentino e a talco nella zona sollecitata dai movimenti parte però della sostanza che potrebbe dare origine a discioglie in forma + colloidale e migra a ricolmare le parte tettonici: (Mg, Fé) (OH), (OH), 1 Mt in 2 o |"(Si04)3Si04 I Mg3l [Si04Si04 1 (Mg,Fe)2] -±5ì°--> Le due + 2 J +Ha°-> 10Serp + 2 (Mg, Fé) (OH)2 12 Ol 2 (Mg, Fe),l (OH), una si a fessure adiacenti. L'idrossido di Si si mazione del silicato contiene la limonite dispersa, venule, talvolta molto limonite non rapidamente e conduce successivamente alla for¬ un primo stadio determinante la colorazione bruna delle intensa. Pavlovitch ha fa parte del reticolo cristallino : potuto dimostrare infatti l'antigorite che la si scolora in acido cloridrico assumendo carattere normale. La limo¬ nite si segrega gnetite, polimerizza strati, cioè del serpentino, che in a poi in una fase successiva e si cristallizza in forma di spesso in individui idiomorfi secondo l'ottaedro, ma¬ che costituiscono cordoncini nella linea mediana delle venule. Le olivine e modo evidente a le augiti confinanti, che dapprima non questa cristallizzazione, si trasformano risorbendo i partecipano in successivamente margini primari delle venule. Queste trasformazioni sono inoltre legate ad un aumento di volume e le pressioni risultanti contribuiscono alla ulteriore fratturazione dei cataclasti più grossolani ; le fessure diventano alla loro volta linee di cri¬ stallizzazione e assomigliano sempre più alle maglie tipiche per i porfiroidi dei basalti, in cui l'antigorite si sviluppa a scagliette perpendicolari alle pareti. in antigorite Genesi Il metamorfosi delle e rocce basiche e 401 ultrabasiche serpentino formatosi nelle prime discontinuità, di natura clastica esogena, ha sicuramente avuto un'azione catalitica sulla metamorfosi dei minerali costretti primari instabili, considerare la a formazione : se manca mario si è potuto serpentino è ma più pressione la sua orientata della tras¬ indiretta, l'aggregato pri¬ è intensa la metamorfosi se essa a totale. La metamorfosi conduce dunque in genere dalle olivine La formazione di talco è relativamente al prima come causa azione diretta od conservare, mentre pressoché inerti, di modo che siamo meno o e dalle augiti serpentino. pseudomorfosi nelle ortaugiti (rara ad Arrami, normale per gli altri giacimenti). Porzioni rilevanti di roccia, trasformate in un aggregato lepidoblastico di talco, rappresentano un'eccezione. La causa maggiore deve forse essere ricercata nella povertà di si nelle soluzioni: l'olivina tende perciò a metamorfosarsi in serpentino e l'augite ortorombica in talco. Per poter afferrare la metamorfosi nella sua globalità, preziosi sono i calcoli epinormali, secondo il metodo proposto da C. Burri e da rara e vien riscontrata solo per P. Niggli, fatti in base alle analisi dell'olivinite lherzolitica di A. Arrami (pag. 249) i e dell'olivinite di A. Alai harzburgitica (pag. 316) che ci danno prodotti finali. Confrontate con i modi, le epinorme sono : Olivinite lherzolitica : Ortaug 14,2 Serpentinoscisto : Bru 7,8 Akt 2,9 Serp 83,8 01 81,2 Olivinite harzburgitica Serpentinoscisto : Ab 3,0 Epinorma: Variante: Mt 3,3 relativamente ricca di Ho Or 1,5 Cm 0,6 Zo-Ep 1,6 ortaugite : Mt 0,9 Ortaug 28,6 01 69,9 Cm 0,6 Augmon. 4,0 Mt 5,1 Serp 87,2 13,5 (Glph 6,75 +Anth 6,75) I due calcoli hanno solo valore Cm 0,6 Serp 76,0 Bru Cm 0,6 2,6 Mt 5,1 Bru 4,8 approssimativo : prevalenza di per esempio Cm 0,6 la bru¬ idrato di ferro e in probabilmente realtà darebbe origine a magnetite. Nella seconda analisi si ottengono alcune molecole di glaucofane (non osservata al microscopio) che, come nella nefrite, saranno incluse nell'antofillite sempre presente nei pro¬ dotti metamorfici dell'olivinite harzburgitica (antofillite calcolata nello nite teorica risulta stesso tenore della maggiore glaucofane, ma che secondo la reazione: 40 Ant Nonostante gati in che possono queste approssimazioni essere può -> essere ottenuta in 30 Anth + 10 nel calcolo, si quantità Bru). ottengono aggre¬ osservati in realtà nei diversi stadi della meta¬ morfosi. Si possono inoltre fare due constatazioni importanti. E. Dal Vesco 402 Avantutto che la metamorfosi acque circolanti non hanno non apportato richiede che acqua sostanze dalle : ovvero che le inglobanti se luogo, dai calcoli rocce quantità assolutamente insignificante. In secondo epinormali non risulta la presenza di talco : la sua formazione è limitata in massima parte a una pseudomorfosi dell'ortaugite senza arrivare a un conguagliamento: la metamorfosi resta locale perfino nell'ambito della non in stessa roccia. Infine dobbiamo il calcolo ancora considerare le orneblende che sono, secondo epizonale, componenti normali del serpentinoscisto Le reazioni necessarie per la loro cristallizzazione j ( Ortaug 32 48 01 + 16 Per -IMs0-^ 48 Ol +Ha0 -> 30 Anth + 18 30 Anth + 2 4Ca(OH)2 -±5i°~>- 0rtaug+16Di quanto in natura attinolite, le reazioni ci +Hi°-> non sono: (Mg, Fé). (OH)2 (Mg, Fé) (OH)2 • 30 Akt + 22 30 Akt + 2 (Mg, Fé)-(OH)2 (Mg, Fé) (OH)2 • si abbiano termini mostrano che mente si cristallizza in forma di finale. un magnesite) puri di antofillite e di trasporto di Mg (che normal¬ oppure un apporto di Si e, nel secondo caso, di Ca faciliterebbero la metamorfosi. questo deficit di Si che ha sicuramente contri¬ buito alla conservazione degli aggregati primari. Le rocce oliviniche di A. Aspra e di A. Alai conducono alla formazione di antofillite e quelle di A. Arrami e della B. Gagnone di attinolite. Ad Arrami il Ca proviene in Ovunque si verifica parte dall'augite diopsidica; altrettanto per la B. Gagnone, per quanto la probabilità che le soluzioni vi abbiano contribuito con un apporto di Ca sia molto grande, perchè i giacimenti sono esigui e comple¬ tamente avvolti dai marmi flogopitici ; inoltre non si ha brucite ma ma¬ gnesite-calcite nell'aggregato metamorfico finale. Si ha perciò maggior massima motivo per pensare a un apporto di soluzioni dall'esterno. grandi tratti soprat¬ tutto sulla scorta dei fenomeni osservati nella lente di Alpe Arrami, ci resterebbero ancora da interpretare i coloriti locali dei singoli giacimenti. Sia ad Arrami sia nella Valle di Moleno, lettini e lenticelle di antigorite, associata normalmente a magnetite e occasionalmente a bowlingite e orneblenda antofillitica, attinolitica e cummingtonitica, giacciono abba¬ stanza frequenti in piani paralleli alla scistosità : questi piani rappresen¬ Considerato il processo metamorfico nei suoi tano clasti senza dubbio linee di scorrimento. Talvolta si trovano infatti cata- ancora appartenenti alle rocce confinanti, neo-prodotti. Nella lente della Valle di Moleno, ben conservati di minerali parzialmente inglobati nei Genesi e metamorfosi delle rocce basiche e ultrabasiche lo scorrimento nella direzione della scistosità è stata nell'altro giacimento agli e altri del grano non : intensa che infatti i cataclasti risultano smossi mostrano primario è più un'orientazione ottica più ancora riconoscibile 403 gli comune alla forma grazie non uni rispetto (la forma marginale piuttosto lobata). Ovunque, nelle linee di discontinuità dei singoli cata¬ cristallizzate lamelle di antigorite, disposte parallelamente persino l'impressione che i porfiroblasti di ortaugite siano stati rotolati: essi giacciono in effetto con l'asse di elonga¬ zione discordante con la scistosità comune e qualche volta le lamelle di antigorite avvolgono in modo incompleto questi porfiroblasti, costituendo clasti sono alla scistosità e talvolta si ha linee fluidali. Una parte dei processi risale all'autometamorfosi dovuta alla metamorfosi di dislocazione. Per sibile decidersi sul carattere e una parte è quanto sempre sia pos¬ riconoscere che la meta¬ genetico, possiamo non morfosi di dislocazione ha decisamente prevalso sull'altra. Infatti nelle lenti più piccole di Alpe Aspra e della Bocchetta di Gagnone la metamorfosi è molto più intensa che non nelle lenti più potenti, inoltre essa aumenta di grado dal centro verso la periferia, dal grosso delle lenti verso gli apici. La stessa variazione verso gli apici l'avevamo già sottolineata per Alpe Arrami nella parte fisiografica. Oltre a ciò la metamorfosi è totale lungo le superficie con evidente scorrimento (ricoperte in generale da una lucida crosta di aspetto corneo rigato) e diminuisce perpendicolarmente alle superficie stesse. Questa diversa intensità della metamorfosi conferma l'ipotesi affac¬ ciata da E. Kundig (1926), ma essa vale soltanto per la metamorfosi di dislocazione rispetto alle pressioni tangenziali agenti nel piano in cui giacciono le lenti. Finora abbiamo considerato il processo metamorfico come se fosse profondo, corrispondendo in una prima fase alla meso— e in una seconda fase all'epizona. Ma sappiamo nel contempo che l'alterazione superficiale può condurre a prodotti molto analoghi. Il problema della serpentinizzazione fu già oggetto di numerose ricerche e si è trovato per esempio nelle miniere e nello scavo delle gallerie del Gottardo e del Sempione, che anche a grande profondità, dove l'azione esogena è esclusa, il processo di metamorfosi è analogo. Non escluso resta pertanto che alla superficie esterna, la sola accessibile nei nostri gia¬ di carattere relativamente cimenti, il processo sia ancora disgregazione atmosferica. Ma una migliore conferma più intenso del carattere grazie al profondo corta trattazione della metamorfosi dell'olivinite contributo della la troveremo nella granatifera che segue. E. Dal Vesco 404 2. L'aggregato granato-olivina-augite I caratteri della metamorfosi di in modo sensibile da quelli questo aggregato dell'olivinite lherzolitica della reazione metamorfica sinantetica del granato non si discostano i punti principali con i minerali della e pasta fondamentale vennero già discussi ampiamente nelle pagine 260—272. Nel zazione rappresenta un processo sinantetico in (onfacitica), orneblenda marginale (Ho") grafica (senza coefficenti) : monoclina augite La reazione richiede un intercorre la deficienza. Che zioni in circolazione determinando un non erano a del alla una possibilità pagina 269 che basta il grado di meta¬ negli aggregati ridotto volta si vede che le solu¬ di della migrare su estese zone, composizione chimica conciliare, nel tempo e nei granati e il fatto che le chelifiti rimasero immuni dimostrano che la metamorfosi del granato è guente alla cataclasi. Ancora dal triangolo QLM (fig. 63), in campi processi, la i fenomeni della metamorfosi delle oli- La cataclasi orientata dei delimitati i e granato per supplirne realtà, lo dimostrano con sviluppo sensibile è con suo Ancora nella cambiamento chelifitizzazione del granato il e granato. degli aggregati primari. Importante in questo luogo viniti. mostrare di chelifitizzazione grado ricchi di e (Ho') Ho' + Ho" potuto morfosi della pasta fondamentale particolarmente -* dello spessore del del granato seguente relazione chemo- la raggio questo ragionare corrisponda proporzionalità tra certo tenore di Ca che deriva sicuramente monoclina: abbiamo dell'augite una zona avvolgente quanto orneblenda della chelifite interna Aug Gra + la risulta in modo chiaro che la chelifitiz- triangolo QLM (fig. 63) ne susse¬ cui si sono delle orneblende secondo H. S. Wang, si vede che l'orneblenda della chelifite ha carattere cata-mesozonale, da cui consegue la natura relativamente profonda della metamorfosi del granato. Siccome la chelifitizzazione ha richiesto in senza che le fessure siano state generale un apporto dall'esterno (Ca), riempite dalle soluzioni (una delle raris¬ sime eccezioni è stata descritta a pag. 270) dimostra che essa ha avuto prima della metamorfosi della pasta fondamentale e ha avvolto il granato con un involucro sinantetico più o meno impermeabile alle soluzioni circolanti; poi, il processo si svolse di pari passo con la meta¬ inizio morfosi Da logiche dei generale. queste considerazioni fatte in base alle costatazioni fenomeno¬ si possono ricavare alcune deduzioni processi metamorfici : subito dopo una importanti per la cronologia prima cataclasi, ebbe inizio la Genesi e metamorfosi delle chelifitizzazione del nelle zone granato, basiche rocce il minerale più e instabile di forte sollecitazione tettonica anche la iniziò il processo metamorfico alimentando nel 405 ultrabasiche dell'aggregato, e pasta fondamentale contempo lo sviluppo della chelifite. Si può aggiungere che, essendo la chelifìte di carattere catamesozonale, la metamorfosi di dislocazione delle rocce olivinitiche rap¬ presenta un Le altre fenomeno mesozonale. rocce con granato, che si avvicinano alla ralogica dell'olivinite granatifera, verranno IV. Se infine possibile successione 1. vogliamo a mine¬ pag. 442. Riepilogo riordinare le idee dedurre dalle condizioni composizione discusse brevemente su quanto abbiamo creduto fenomenologiche, otteniamo la seguente : Intrusione dei magmi ultrabasici Nelle discontinuità formatesi nella pennidica per effetto delle magmatiche ultrabasiche già differenziate in profondità. Esse non erano completamente liquide, ma parzialmente allo stato di cristallato con una fase liquida (la cui è partecipazione volumetrica non più fissabile). L'intrusione avvenne ad intermittenza a causa dell'evolversi dei processi orogenetici e cambiò spesse volte, ma per brevi intervalli di tempo, il proprio chimismo, arri¬ vando talvolta a termini più o meno gabbroidici. La successione dei magmi non ha avuto un andamento perfettamente tranquillo, perchè determinato e influenzato da correnti profonde di convezione sollecitate dai movimenti orogenetici stessi o da differenziazioni in momenti di quiete oregenetica in bacini più profondi. I magmi intrusi approfittarono delle discontinuità tettoniche ma diventarono, alla loro volta, superficie di più dislocazioni orogenetiche facile dislocazione a 2. sono e lenti La cristallizzazione I schiacciati, e vennero formare strato-filoni intruse più o meno zona masse ancora grandi magmatica magmi di temperatura nella fase e più semicristallina, o meno definitiva catazonale arrivati nell'ambiente zonale dovettero necessariamente cristallizzarsi in modo fasi cristalline già più perchè erano il schiacciate. granato e in parte l'olivina (è meso¬ completo. Le difficile dire di convergenza di due fenomeni nello stesso abito di risorbimento dell'olivina: o il risorbimento è dovuto alla reazione peritectica o si ha una alla fusione per la diminuita zione della temperatura dal centro pressione). Per effetto della diminu¬ verso la periferia, il magma si cristal- 406 E. Dal Vesco lizzò in senso inverso : alle si formarono successivamente croste, in pareti allo spessore in cui la inferiore al punto di solidificazione del magma ultrabasico. Nella parte centrale è probabile che il magma continuasse a scorrere sollecitato dalle pressione tangenziali corrispondenza elaborandosi il posto necessario. tivamente di tale fera e e che di rocce sono temperatura (Che la era pseudostratificazione sia effet¬ vien sottolineato dai banchi di olivinite origine, eclogitiche che posseggono forma relativamente ben delimitate rispetto e granatianaloghe inglobanti.) dimensioni alle oliviniti È poco probabile che nell'ambito dei singoli banchi siano avvenuti fenomeni di differenziazione nell'enorme laccolite del gravitativa in analogia ai processi osservati Bushveld (C. Burri e P. Niggli) : si deve però notare che la metamorfosi irregolare permetterebbe più non uno studio dettagliato. così La cristallizzazione che condusse agli aggregati primari granatoolivina-ortaugite-augite monoclina, olivina-ortaugite-augite monoclina e olivina-ortaugite (sempre con magnetite) avvenne ancor sempre in un ambiente anisotropo sollecitato da pressioni tangenziali, di modo che ne risultò una leggera scistosità nell'abito tessiturale (piezocristallizzazione), non escludendo che qualche minerale abbia anche potuto subire una deformazione plastica per effetto delle stesse pressioni tangenziali. 3. La fase idromagmatica e l'autometamorfosi La successiva cristallizzazione condusse gradualmente dal processo quello idromagmatico e idrotermale dovuto a un locale arricchimento dell'acqua : al posto delle augiti si cristallizzarono dapprima l'orneblenda e poi il serpentino, leggermente più frequente, che avevamo riconosciuti quali componenti primari. Queste soluzioni cominciarono, ma magmatico con 4. s. s. a un' intensità subordinata, l'autometamorfosi dei minerali confinanti. La cataclasi I orogenetici continuarono movimenti il loro effetto clastico cominciò magma, ma in cui la temperatura diventò così mazione plastica. bassa da a oltre la solidificazione manifestarsi solo al momento non più permettere L'effetto cataclastico diventò selettivo posizione tettonica e di radice troviamo cale, un a una rocce. ancora mente ai banchi. I nuclei sud-nord sono stati ma meno Nella nell'ambito dei che nelle forte effetto cataclastico nella direzione sud-nord nelle seconde defor¬ seconda della in funzione della forma lenticolare delle prevalsero le pressioni normali alle lenti, ricoprimenti prevalsero le pressioni tangenziali, di modo zona del e prime verti¬ orizzontale, dunque parallela¬ sollecitati. Genesi 5. e metamorfosi delle basiche rocce La metamorfosi di dislocazione Le di zone migrazione dell'olivina soluzioni serpentino a mento delle fessure stallizzò, con e ultrabasiche 407 postmagmatica sollecitazione tettonica diventarono le vie di maggiore delle e che acquose, condussero metamorfosi alla orneblenda, dell'ortaugite a talco e al ricolmapiù o meno colloidale, la quale si cri¬ sostanza seguito, completamente a serpentino e magnetite e deter¬ una analoga alla precedente nei minerali dell'aggre¬ gato. Le soluzioni contribuirono alla chelifitizzazione del granato. È da notare ancora una volta che le soluzioni non subirono rilevanti migrazioni. in metamorfosi minò B. AUGITITI E SCISTI ATTINOLITICI I. Il magma websteritico e la roccia primaria Voghamo qui discutere le rocce primarie che hanno dato origine per agli scisti attinolitici : sono dunque le rocce dell'estremo metamorfosi occidentale della lente di A. Arrami (pag. 281), soluzione di continuità le oliviniti del corpo che sostituiscono principale della senza lente, e le Gagnone (pag. 361), che formano la parte esterna serpentinizzata e gli achirosomi dei marmi corismatici e stromatitici. In tutti i casi possiamo riconoscere un tessuto relittico di augite diopsidica: ne consegue che l'aggregato prima della metamorfosi ad attinolite doveva essere augitico. Ma nasce nel contempo il dubbio se questo rappresenti effettivamente l'aggregato cristallizzato dal rocce della Bocchetta di delle lenti di olivinite magma. Il problema della sottolineano C. Burri e formazione P. Niggli, degli non ha attinolitici, scisti ancora trovato una come lo soluzione soddisfacente. Ragioniamo dapprima per A. Arrami sulla scorta dei dati chimici. corrisponde ad un magma diallagitico fino a websteritico (analisi 6), che non si ordina nell'evoluzione normale della nostra differenziazione (fig. 59) a causa di un si troppo alto rispetto agli altri valori molecolari. Un arricchimento di si proprio in un ambiente di marmi e di rocce calcesilicatiche non è facile ad immaginarsi. Più logico Il chimismo della roccia sarebbe pensare incassanti o a durante la fase triangolo Mg, Fé, 6 si trovi isolato a quello arricchimento di un Ca (fig. 62) con un delle oliviniti e magmatica risulta o per assimilazione dalle e possiamo rocce durante la metamorfosi. Nel appunto alto valore di in ciò e come lo scisto attinolitico pur mantenendo vedere una un mg analogo conferma dell'assimi- E. Dal Vesco 408 lazione di calcio. Ma si arriva che in di e che una fase di uguale si, dunque avrebbe determinato deve e vedremo altro punto contrastante: di carattere ortaugitico, se un si pensa aumento abbassamento relativo di si, ci si accorge un sostituito avere a un parte di fm la quale, migrata, come lo l'esterno, vi ha determinato un'aureola una pag. 445, di contatto. Ciò dimostrerebbe che il magma verso ancora a l'aggregato premetamorortaugitica o augitica. Che il magma peridotitico possa aver dato origine a differenziati augitici è senz'altro ammissibile perchè si trovano arricchimenti di augite anche nel corpo delle lenti di olivinite. Ma come questi differenziati fìco doveva abbiano ancora essere o di natura potuto formare orizzonti e achirosomi sottili e isolati, necessita di una spiegazione. Nella discussione sulle rocce peridotitiche abbiamo potuto rendere probabile che il magma al momento dell'intru¬ completamente liquido, ma che possedesse una fra¬ zione più o meno grande già cristallizzata in forma di olivina (granato). Ciò significherebbe che la frazione augitica era ancora allo stato liquido, perciò maggiormente sottoposta alla possibilità di essere schiacciata sione sia stato non dalle sollecitazioni tettoniche, lati delle lenti merebbero più potenti. questa avvenuta nella fase significativi (pag. 282), vinite e fluire nelle discontinuità, ai Gli achirosomi dei marmi stromatici confer¬ ancora domandarci se l'assimilazione del calcio sia durante il fenomeno metamorfico. In liquida il profilo o sono questo rilevato sulla continuazione di A. Arrami dove lo scisto attinolitico è incluso tra due orizzonti di anfibolite plagioclasica, e figura 56, in cui normale a tesi. Infine dobbiamo senso costretta e la situazione della Bocchetta di rimpastamenti i masse attinolitiche risultano avvolte da serpentinizzata. l'arricchimento di Gàgnone e illustrata dalla tettonici hanno disturbato la successione un involucro di oli¬ impossibile immaginarsi che luogo in situ. Altrettanto poco In entrambi i casi è abbia potuto aver probabile è che un aggregato già consolidato abbia potuto superare grandi spazi per poi venire a trovarsi tra due orizzonti di anfibolite come nel caso del profilo sopraccitato. La soluzione più probabile che ci resta è quella di una variazione del riordinando le idee, che un chimismo durante la fase differenziato più o meno magmatica ovvero, ortaugitico sia migrato principale ai lati, sotto l'influsso delle sollecitazioni tetto¬ niche, e che durante la migrazione abbia ceduto una parte di fm alle rocce incassanti assimilando nel contempo e: dallo scambio risultò in questo dalla massa modo un chimismo websteritico. quindi la cristallizzazione che condusse clinoaugite diopsidica risultante circa di una molecola di Il magma websteritico subì all'aggregato di Genesi clinoenstatite e metamorfosi delle e una di diopside, basiche rocce entrambe calcolo è stato fatto in base all'analisi 6, l'aggregato primario fosse e ultrabasiche con un ma 409 certo tenore di Fé. Il è molto probabile che certo contenuto di olivina nel¬ di ortaugite poi origine rispettivamente a serpentino talco ed è altrettanto presumibile che il processo di cristallizzazione un e che nella metamorfosi diedero e a abbia condotto a una fase orneblenda attinolitica e idromagmatica di serpentino, segregazione diretta di analogia a quanto si era visto con una in per le oliviniti. Gli accessibili aggregati all'osservazione metamorfosati che è difficile fare sono così intensamente deduzione esatta per ogni singolo caso : verso l'apice occidentale, l'olivinite di A. Arrami diventò sempre più ricca di augite diopsidica; le lenticelle risultarono solo di augite; l'orizzonte tra le anfiboliti tite con con poca olivina; le poca olivina dei marmi o in rocce come una plagioclasiche masse ora della cresta del Gaggio, di augifigura 56, augititi le lenticelle e gli achirosomi attinolitiche della ortaugite ; altrettanto stromatitici. Si tratta dunque sempre di rocce incluse in marmi calcesilicatiche, situazione che rende più probabile un'origine e poca abbiamo cercato di illustrare, che tica, che d'altronde sarebbe pure non una possibile. II. La metamorfosi di dislocazione Le rocce ortaugite clinoaugititiche con un forse anche di attinolite tettoniche, 55, 56, 58) vennero e rimaneggiate differenziazione websteri- e postmagmatica contenuto ridotto di olivina di serpentino, e ancora e di sollecitate dalle forze dislocate per brevi tratti (fig. subirono un' intensa metamorfosi mesotermale di dislo¬ cazione. L'esigua potenza degli orizzonti non li risparmiò, si conser¬ meglio le piccole lenti (pag. 369) di forma più favorevole sviare le pressioni tangenziali agenti. per L'olivina subì la metamorfosi a serpentino, l'ortaugite a talco e la clinoaugite ad attinolite secondo la seguente reazione approssimativa (la formula della clinoaugite corrisponde a quella calcolata dall'analisi 6) : varono invece [Si16048|(Mg,Fe)12]Ca4 32 Aug +H'°+0' e ralico tite. [si16044 (Mg,Fe)10j L (+H'0) + 0- > (OH), J Ca4 + f Fe304 30 Akt + 2 Mt l'augite può dare origine ad attino¬ con essa tutta l'augitite a un aggregato praticamente monominedi attinolite con un contenuto ridotto di serpentino, talco e magne¬ Dalla reazione risulta che tutta lite > 410 E. Dal Vesco La metamorfosi della dei margine Per i era già grani, giacimenti visto clinoaugite diopsidica si è sviluppata sia con la segregazione di attinolite. Bocchetta di Gagnone è probabile, come al sia internamente a della pag. 362, che le soluzioni acquose abbiano si apportato Ca, determinando la formazione di attinolite anche dall'olivina. Mentre per Arrami è quasi da escludere che morfosi abbia avuto ruolo un un apporto sostanziale durante la significante. È probabile che le attinoliti possano morfosi a talco, un avere un contenuto variabile di talvolta si cummingtonite perchè meta¬ può osservare un' incipiente che generalmente non si riscontra processo meta¬ per le attinoliti pure. III. Ordinando i fenomeni sione cronologica, si ha Riepilogo petrogenetici più probabili nella loro succes¬ : 1. Il magma websteritico La fase residuale liquida ortaugitica delle ultrabasiche più potenti, parzialmente cristalline, venne schiacciata lateralmente, con poca olivina, dalle forze orogenetiche. Mossa lungo discontinuità con pareti ricche di Ca, subì una variazione del suo chimismo con una cessione di fm un'assimilazione di e, e masse avvicinandosi in diverso grado al tipo massa principale abbia pure passando dal tipo harzburgitico al websteritico. Non è da escludere che la subito tipo 2. un lieve arricchimento di Ca lherzolitico. La cristallizzazione La frazione liquida arrivata in ambiente magmatica di magma di chimismo secondario mesotermale, aggregato di clinoaugite diopsidica e di ortaugite. 3. La fase idromagmatica e con una 4. possono più La dislocazione Le essere origine a un piccola quantità di olivina l'autometamorfosi La metamorfosi di dislocazione è esse non websteritico, cristallizzò dando si generalmente riconosciute con così avanzata che esattezza. postmagmatica augititi hanno subito l'effetto risparmiate che nelle piccole restarono dinamica. Le dislocazioni e i delle pressioni tangenziali e non pochi dm, di forma lenticelle di rimpastamenti sono di poca entità. Genesi 5. e metamorfosi delle basiche rocce La metamorfosi di dislocazione Per diminuita nica, le talco e temperatura e ultrabasiche 411 postmagmatica ambientale e sotto la sollecitazione tetto¬ poche olivine si trasformarono in serpentino, la poca ortaugite in la clinoaugite in attinolite formando così l'aggregato finale di uno scisto attinolitico. L'attinolite, non perfettamente stabile, per la continua diminuzione della temperatura ambientale, iniziò un'ulteriore metamor¬ fosi in talco, che rimase però solo nella legata alla sua fase incipiente, probabilmente componente cummingtonitica. C. NEFRITI ANTOFILLITICHE E ORNEBLENDITI a) NEFRITI ANTOFILLITICHE I. Il magma ortaugitico e Le nefriti antofillitiche formano in la roccia un primaria aggregato continuo l'involucro della lente di olivinite harzburgitica di Alpe Alai (pag. 324) e l'involucro esterno e gli apici della piccola lente di ugual roccia di A. Aspra (pag. 344) : risultano così legate alle solo oliviniti harzburgitiche incluse nei gneis biotitici picchettati a differenza delle nefriti attinolitiche legate alle ultrabasiti incluse nelle rocce calcesilicatiche e nei marmi fìogopitici. Si impone subito la discussione, se le nefriti antofillitiche rappresen¬ tino un differenziato in situ del magma peridotitico o un differenziato esterno metamorfico. Il chimismo gramma della (analisi 12, figura 59 dello scisto attinolitico Possiede ad acquistare un si una non pag. 326) sarebbe ortaugitico, si innesta composizione più gabbroidica, con una dell'olivinite litici, otterremmo, stallina in ora in prevalenza ma nel dia¬ il chimismo (6), nell'andamento della differenziazione. in modo palese che nel calcolo cata- presenza sensibilissima di onfacite. La stessa situazione chimica la otterremmo, Se dovessimo come troppo elevato. Ma d'altra parte tende normale si manifesta augitica normalmente, se pensassimo solo alla harzburgitica. rifare il ragionamento esposto gli magmatica semicristallina, una massa di olivina per e una fase liquida in componente scisti attinouna prevalenza fase cri¬ di ortau¬ gite che, sottoposta alle pressioni orogenetiche, ha sicuramente potuto migrare sia alla periferia, sia nelle discontinuità che si sono potute for¬ mare. Si potrebbe così ottenere la distribuzione anormale e irregolare di una fase di fm ortaugitica. In contatto (gabbroidica ad Alpe Alai con una e roccia sensibilmente gneissica ad Alpe Aspra) meno ricca è molto prò- 412 E. Dal Vesco babile che nella tendenza di stabilire di fm tempo un lo quali squilibrio tra le due rocce è il senso centrifugo determinando nel con¬ in arricchimento relativo di si. Vedremo nella trattazione delle confinanti rocce maggior equilibrio sostanziale, un elementi per i (gli parte più accentuato) sia migrata una biotitici di A. conferma una Aspra a pag. dell'ipotesi fatta (soprattutto la fase cristallina in e scisti e in prevalenza la cessione di chimismo simile una quello interrogativo se la fase liquida si sia cri¬ aggregato granoblastico di augite o in un aggregato dell'analisi 12, si arriva al un liquida prevalenza olivinica parte di fm determinante secondariamente stallizzata in gli 359). Accettando questa differenziazione tra la fase augitica per un a nuovo nematoblastico-fibrillare di antofillite. Si è nuovamente davanti fenomeni potrebbero potrebbe antofillitica un problema molto difficile, perchè due prodotto finale analogo : la nefrite prodotto metamorfico mesotermale oppure a un convergere in essere un un cristallato derivato direttamente da acqua, vinite analogamente harzburgitica. a quanto si era fase una liquida arricchitasi di (fig. 35) nell'oli- visto per le venule Conviene ricordare alcune caratteristiche delle nefriti antofillitiche che formano l'esile orlo, di pochi cm, al margine dell'olivinite harzburgi¬ ortaugite sono relativamente rari nella nefrite vera e propria (verso l'olivinite si fanno più abbondanti) ; i relitti stessi si metamorfosano alla periferia e per segregazione interna in antofillite; l'aggregato fibro-nematoblastico non rivela segni palesi di una struttura preesistente; i nematoblasti di attinolite hanno leggero carattere porfiroblastico; infine talvolta gli interstizi intercristallini dell'antofillite sono rimarginati da lamelle di antigorite, in cui si allungano più o meno idioformi (rispetto alle facce del prisma) i cristalli di antofillite. Orbene, per quanto una fase liquida ortaugitica del chimismo del¬ l'analisi 12 avesse benissimo potuto dare origine a un aggregato di ortau¬ gite, onfacite e poca olivina (catanorma a pag. 326), si ha l'impressione che l'aggregato primario non sia stato questo, che si abbia avuto una tica : i relitti di olivina cristallizzazione magmatica. e di dell'aggregato I relitti di olivina dei cristalleidi già potrebbero rappresentare cristallizzazione attinolite esistenti degli e nefritico e di non trascinati dalla fase i relitti di altri minerali porfiroblastica, direttamente dalla fase idro¬ ortaugite antofillite una infine nella seguente successione: serpentino e brucite. Che la nefrite antofillitica abbia ancora pressioni tangenziali, ce idromagmatica (oppure iniziale). La cristallizzazione avvenne e sarebbero che i relitti sopportato l'effetto delle lo dimostrano i motivi fluidali dell'aggregato Genesi fibrillare e metamorfosi delle e l'estinzione ondulosa del rocce basiche e ultrabasiche 413 serpentino. Inoltre le frange di antoe di ortaugite, perpendicolari al fillite metamorfica dei relitti di olivina relitto nella parte prossimale, vengono coinvolte nella parte distale nel¬ l'andamento talora turbolento del tessuto fondamentale. Si vede così, ognora di e più, matico, gli scambi sostanziali con come le le fasi finali del processo mag¬ confinanti rocce dislocazione siano avvenuti intrecciandosi in e la metamorfosi di complicato svolgimento un di fenomeni petrogenetici e ciò ha sicuramente determinato la formazione quel complesso intricato di aspetti fenomenologici così difficile da interpretare. Riassumendo possiamo arrivare alla seguente conclusione: la fase liquida idromagmatica della massa peridotitica, sollecitata dalle pres¬ sioni orogenetiche, è stata schiacciata alla periferia e nelle discontinuità della massa peridotitica di già cristallina; al margine sono intervenuti scambi sostanziali con le rocce incassanti (più acide) e dalla fase idro¬ magmatica si è cristallizzata la massima parte della nefrite antofillitica. di IL L'autometamorfosi La fase idromagmatica l'autometamorfosi degli aggregati solo tali ~ e e la metamorfosi di dislocazione e postmagmatica la dislocazione hanno determinato assieme la metamorfosi di dislocazione inclusi cristallini di olivina e di postmagmatica non augite, ma bensì anche degli olivinitici confinanti. Teoricamente le due reazioni fondamen¬ sono : [Si04 j (Mg, Fe)2] 48 01 +H'° > -+5ì2-^ [SKVSi04|(Mg,Fe)2] |[Si04-Si04|(Mg,Fe)2] -g- [Si16 044 .+-±=s°->=!_- Ortaug migrazione |- [si16044 gou +H8°-> Le reazioni dimostrano saria alcuna Fe)14] 4£- Mg (OH), -| Fe304 + + 30Anth+15Bru+-3Mt 7, 32 (Mg, L (Mg, Fe)J+TMg (0H); J /firn, l 30Anth+2Bru che, fatta astrazione dell'acqua, sostanziale. Nella si trasforma effettivamente secondo massa non antofillitica questa reazione, è neces¬ l'ortaugite mentre nell'olivinite harzburgitica si ha di solito una metamorfosi a talco, che determina quell'aureola più chiara attorno alle venule antofillitiche (fig. 35) e alle venule di asbesto (fig. 36). Ma qui ricadiamo nella serie dei processi già descritti per l'olivinite harzburgitica (pag. 406). Si è già detto che anche l'aggregato antofillitico ha subito gli effetti della dislocazione, che si manifestano in una metamorfosi incipiente a E. Dal Vesco 414 talco, soprattutto alle estremità fibrose del prisma, ma anche lungo le sfaldature trasversali, secondo la seguente reazione teorica : J50 30 [Si16044 (Mg,Fe)J L (OH), -±5!°. J ' 30Anth ^fsi4O10ÌMg3l+|Fe3O4 ' <±&?°>^ L Anche in questo caso, l'unico apporto deve I due processi dell'autometamorfosi e J | (OH), 28Tc + 2Mt essere quello dell'acqua. della metamorfosi di dislocazione cominciarono quasi contemporaneamente, sensibilmente più a lungo che il primo. il secondo processo durò ma sviluppo dell'antopuò aghiformi, ottimamente prismi idioformi secondo la zona del prisma, i componenti relittici primari, sì che sorge naturale l'idea che l'olivina e l'augite siano susseguenti alla for¬ mazione deU'antonUite. A questa conclusione era arrivata L. Heznek (1909) nello studio delle rocce analoghe di Loderio. Ma l'osservazione personale di quelle sezioni sottili ha dimostrato che tale fenomeno si verifica solo nel caso in cui una parte dell'aggregato primario è già meta¬ morfosata. La situazione resta dunque equivalente a quella delle nostre rocce. Gli aggregati di olivina invece, che non hanno subito una trasfor¬ mazione metamorfica intensa, ne sono sempre esenti: è perciò escluso che l'antofillite si sia cristallizzata prima dell'olivina o dell'augite. La causa deve essere ricercata nell'instabilità del reticolo cristallino di questi Un fillite : accenno essa due minerali fiUite (i particolare necessita invece ancora talora attraversare in catazonali; la formazione interna di con diversi stadi dello sviluppo riordina secondo il motivo stabile alle b) Nell'ambito delle assurgono in rocce lo + sono ben nuove un germe di anto¬ osservabili) il reticolo si condizioni fisiche ambientali. I TALCOSCISTI descritte nella parte alla mole di fisiografica, i talcoscisti aggregato che meriti limitano a piccole zone luogo l'appellativo di vero e proprio talcoscisto : essi si pseudomorfe secondo le ortaugiti ed il minerale talco è da considerarsi in generale come un componente secondario delle nefriti antofillitiche e dei prodotti metamorfici delle oliviniti con o senza granato. Se si considera l'analisi 33 (Tabella VI) nel diagramma di differenziazione, essa mostra un contenuto di si anormale per un prodotto peridotitico (in modo ana¬ logo, ma più accentuato, che nella nefrite 12). Nel triangolo QLM (fig. 60) cade nel campo delle nefriti e degli scisti antofulitici con mg e y analoghi ai valori caratteristici per i chimismi peridotitici. Ne deriva la probabilità, anche perchè spesso con il talco è frammista antofiUite (per esempio nelle non nessun un Genesi ollari di pietre metamorfosi delle e basiche rocce e 415 ultrabasiche Brione-Verzasca), che i talcoscisti possano essere i derivati dislocazione, in condizioni meso-epitermali, delle della metamorfosi di nefriti antofillitiche. Ciò buzione subordinata nell'ambito manifestano nefriti Osservazione tati l'inizio sopraddetta reazione basiche spiegherebbe : di la loro delle questa rocce metamorfosi mostra l'esistenza della Nel delle ricerche si corso quantità e la peridotitiche. Le nostre talcoscisto a possibilità sono loro distri¬ e la chimica. studiate anche le rocce ultrabasiche della finestra tettonica di Brione-Verzasca. I risul¬ e di un' altra oggetto saranno LE ORKEBLENDITI e) Rimandiamo la discussione anche trattate verranno pubblicazione. le di altre pagina 444, dove orneblenditiche incluse nelle queste rocce rocce a oliviniti. D. ECLOGITI E ANFIBOLITI Il gruppo D alle anfiboliti tipi 6 e (pag. 380), che abbraccia tutte le rocce dalle eclogiti fino plagioclasiche, possiede un chimismo basico che varia tra i 7 di P. Niggli ditico fino (1930), dioritico. Le analisi delle nostre tivamente basso. (P. Niggli 1930) dioritico fino a L'analisi già accennato in dolomitico con variazione. Ora, e il di un'anfibolite della si accosta addirittura al dioritico, E la discussione si è 13 tra il tipo gabbroidico-orneblentipo alcali-gabbroidico fino a gabbrorocce presentano però sempre un si rela¬ ovvero gabbroidico normale a una ma con un si di tipo nuovo zona di Castione 8 di chimismo gabbro- troppo basso. più complessa che dobbiamo affrontare perchè, come precedenza, esistono sedimenti di carattere marnosocomposizione chimica che cade in questo campo di sia le rocce magmatiche con tale chimismo, sia le rocce sedimentarie di carattere marnoso-dolomitico, attraverso i diversi stadi della metamorfosi, possono dotto finale loghi. R. con Forster, sulla teoricamente convergere in fenomenologici caratteri uno e stesso pro¬ tessiturali scorta della letteratura che si occupa di rocce, ha cercato di stabilire distinguere strutturali le anfiboliti di se esistono criteri tali che orto da di ana¬ queste permettano di para. Il risul¬ quelle origine interpretano strutture e tessiture identiche, gli uni come tipiche per la natura orto, gli altri come tipiche per la natura para, e strutture e tessiture divergenti come tipiche per l'una o per l'altra natura. Da questo raffronto deriva che in molti casi non esistono criteri ben definiti per arrivare a un giudizio definitivo e tato è tutt'altro che chiaro origine : spesso autori E. Dal Vesco 416 sarà la vasta somma che ci di tutte le osservazioni che si possono fare in più probabile. soluzione alla avvicinerà una zona più Nonostante la duplice possibilità genetica per le rocce basiche, pure, se esse sono stret¬ tamente legate alle rocce ultrabasiche, tutti gli autori sono concordi nell'accettare la loro consanguineità con quest'ultime, dunque la loro origine magmatica. Vogliamo perciò trattare dapprima le basiti legate intimamente con le ultrabasiti per poi avere una base di confronto nella discussione dei casi isolati, per i quali rinasce la possibilità di un' origine sedimen¬ taria; non solo, ma vogliamo scindere il problema, troppo complesso per essere trattato globalmente, in diversi problemi parziali nella succes¬ sione che si profilerà nella trattazione delle eclogiti di Alpe Arrami. a) LE ECLOGITI DI ALPE ARRAMI „gabbroidico" I. H magma Un problema non meno discusso è e la roccia l'origine primaria delle eclogiti (per eclogiti intendiamo sempre la roccia definita da Hauy) che, secondo certi autori, rappresentano una facies cristallizzata direttamente dal magma, mentre secondo altri, di un Indizi forniti da Alpe un prodotto metamorfico catazonale di un gabbro oppure basalto. importanti quelle che Arrami sul processo genetico formano l'involucro (soprattutto se si tien delle eclogiti possono essere incompleto delle oliviniti di presente che nell'olivinite solo i mine¬ rali catazonali, derivati dalla cristallizzazione magmatica, hanno subito una cataclasi orientata determinata dalle pressioni tangenziali). Secondo aspetterebbe, in condizioni catazonali di gabbro contenente olivina (si confronti la catanorma a pag. 290) mentre nella roccia trovata si hanno, quali com¬ ponenti principali, onfacite e granato, due minerali aventi la compo¬ gabbroidico temperatura e di pressione, ci si il chimismo sizione chimica seguente un : onfacite = Omph = granato = Gra = 48,7 Jd 8,5 Ortaug 42,8 Di + 51,0 Pyp + 32,3 Alm + 16,7 And + contiene circa per metà molecole di giadeite, tipica per le L'augite eclogiti, ed il granato è ricco di piropo e di almandino e, confrontato con i diagrammi di H. Wang (fig. 65), cade nel campo spettante ai granati di questa soli roccia. I due minerali esistono solo l'aggregato di composizione chimica secondo la definizione di P. Eskola se associati e costituenti da gabbroidica, rappresentando così, (1939), una facies caratteristica e Genesi e metamorfosi delle rocce basiche e 417 ultrabasiche -,t.o i \ \ Onfaciti \ Fig. 65. Diagramma mg—c/fon per il e 9. I campi ,'", -9 confronto dei minerali delle eclogiti calcolati in bianco danno la variazione più ampia del chimismo dell'onfacite, del granato e delle rocce madri eclogitiche. I campi punteg¬ giati, le zone di massima frequenza di detti chimismi (secondo H. S. Wang). Le crocette rappresentano analisi di tipici granati di eclogiti (secondo H. M. E. in base alle analisi 7, 8 Schubmann) mostrano che il e granato catanormale, calcolato 9, di anfibolite plagioclasica cade ancora nel campo dei critica, che possiede la massima densità che in base all'analisi granati tipici un per le eclogiti. sistema di chimismo gabbroidico possa assumere (eclogite: 3,35—3,6; gabbri 2,9—3,1). Le leggi chimico-fisiche ci insegnano che in condizioni di alta pressione solo le fasi di minore volume, ovvero di maggiore densità, possono essere in equilibrio. Inversamente, massima densità che deve la sua origine posto queste esse rocce con fattore più importante esse possano pressione un deve significa alta, anzi della che la paragenesi pressione. U. Gexibbnmann (1910) aveva le metamorfiche ancora sistema di fasi di possano assumere, ambiente di genesi che abbiamo ad un' alta in un se catazonali, caratterizzate da temperatura elevata, essere la pressione, ma una evidentemente il di modo che non è escluso formarsi in condizioni termali mesozonali, se la resta sufficientemente alta. fisiografia risulta che i due minerali citati (assieme alla cianite), evidentemente non più in equilibrio, vengono successivamente sostituiti Dalla da nuove fasi che per ricristallizzazione conducono ad orneblenda e a 418 E. Dal Vesco plagioclasio, di carattere mesozonale inferiore. Tutti gli minerali, ultimi cataclastici, aventi e una densità nettamente stadi, che conducono dall'onfacite e dal granato a questi caratterizzati dall'assenza quasi assoluta di segni sono mentre i componenti eclogitici sono sempre attraversati da parallele alla scistosità. L'orien¬ tazione della cataclasi esclude a priori che essa possa essere stata originata dall'aumento di volume subito dai prodotti neocristallizzati; ciò è soprat¬ tutto evidente per il granato che non possiede alcuna direzione dell'edi¬ ficio cristallino predestinata alla sfaldatura. Possiamo in questo modo formulare una prima conclusione per le basiti di Alpe Arrami: tra la fitta schiera di fessure che decorrono una facies eclogitica origine che il esogena la facies anfibolitica esiste e carattere orientato con e fase cataclastica di una in secondo luogo resta accertato della metamorfosi va dall'eclogite all'anfibolite e non vice¬ perchè evidentemente non è possibile che la neostruttura sia cata¬ clastica quando la paleostruttura ne è rimasta immune. Questa con¬ clusione è in assoluta armonia con quella di molti autori che si sono occu¬ pati di questo problema e tra i principali citiamo P. Eskola, L. Hezner senso versa, (1903), W. Hammer, F. Kuemel. Solo H. Backlttstd si discosta da questa interpretazione e, in base alle osservazioni fatte nella Groenlandia Orientale e nella Penisola Scandinava, ritiene che il processo parta da un basalto e attraverso i diversi stadi intermedi che, rappresentati successivamente granatifere, si giunga all'eclogite. Dal punto di vista fisico-chimico il processo è senz'altro possibile, ma certamente l'autore non può generalizzare il processo, perchè tutte le osservazioni nelle Alpi e anche in Scandinavia (Eskola) lasciano ricono¬ da scisti verdi, anfiboliti scere e anfiboliti il processo contrario. Ritornando al nostro caso, possiamo affermare che la facies più antica quella eclogitica, ma con questa affermazione sorgono altri problemi. Essa potrebbe essere a sua volta un prodotto metamorfico e se non lo fosse, il magma potrebbe già essere in parte cristallino, e non completamente liquido. accessibile alla nostra osservazione è Per l'ohvinite avevamo visto che la solidificazione del magma deve essersi effettuata in condizioni di mente orientata dell'eclogite zazione abbia avuto babilità magma gitica, luogo in condizioni analoghe che, nell'intervallo-di tempo interposto gabbroidico in una regione delle radici, di struttura la sua parzial¬ cristalliz¬ pressione. La pro¬ tra la solidificazione del facies che la solidificazione del magma avvenute sotto l'influsso nella pressione orientata : la ora probabile che rende supponiamo diversa da quella eclo¬ peridotitico e la cataclasi, tutte e tre della medesima pressione orientata (ma che illustra la figura 64, si avvicina ad una come Genesi metamorfosi delle e basiche rocce 419 ultrabasiche e pressione idrostatica), abbia potuto aver luogo una metamorfosi della facies primaria con formazione totale dell'eclogite è molto piccola se non nulla. Di modo che la spiegazione più logica ci sembra quella di una solidificazione diretta dal magma. U. Gbttbenmanh (1910) considera le eclogiti come Kxjemel metamorfiche rocce S. Franchi, e D'altra come rocce catazonali, ce cristallino, di modo che per la e ne delle genesi possibilità genetica: linea di conto un'altra che Goldschmidt ammet¬ sia una eclogiti una eclogitica fosse già cristallina nel magma intruso, quanto abbiamo visto per il magma peridotitico. Che questa possibilità entri seriamente in linea strano taluni inclusi nei Eskola, F. P. derivate direttamente dal magma. parte Feemoe, Eskola (1936, 1939) tono che sotto la crosta sialica della Terra stato mentre eclogitica allo entrerebbe in parte della in modo di conto massa analogo ce lo dimo¬ basalti, descritti da Ph. Eknst, che risultano aggregati di olivina, pirosseno, anche di granato-piropo onfacite diopsidica. Composizioni mineralogiche che corrispondono quelle dei nostri aggregati. costituiti di Sarebbe neghino meno una ora fase molto interessante trovare elementi che testimonino già pipediformi granatite nell'eclogite di fera di A. Confiente sono piuttosto cristallina nel magma intruso. Avantutto un e a o feno¬ rappresentano gli inclusi qualche volta quasi parallele- molto strano di a : non Arrami e si tratta di cataclasti nel concentrazioni di nell'anfibolite vero senso granatiparola, della granato passanti rapidamente alla massa fondamentale pure ricca di granato. Ad Arrami si hanno inoltre striature e screziature talvolta turbolenti di granato in un aggregato di onfacite o vice¬ un diverso comportamento dei due componenti tipici dell'eclogite (per es. uno allo stato cristallino e l'altro allo stato liquido). Infine i granati stessi (fig. 28) danno più l'impressione di essere granoidi relittici di risorbimento che non granoblasti limitati nella crescita : i pochi grani completamente inclusi nell'onfacite, che altrettanto dovrebbero essere stati impediti nella crescita, mostrano invece una manifesta ten¬ versa, che dimostrano denza all'idiomorfia. quel quadro strutturale normale per un granato tende in altro modo, poiciloaggregato È forse blastico, all'idiomorfia. appunto a causa di quest'abito strutturale anormale che l'eclogite non ha ancora trovato una soluzione genetica Oltre tutto a ciò, non si ha metamorfico dove il soddisfacente. Solo cite (quella che con l'ammissione che il granato avvolge allo stato cristallino in tutt'ora i una massa graneidi di di Arrami e parte dell'onfa- fossero già presenti spianare la via all'inter¬ degli altri giacimenti. granato) fusa, si arriva pretazione dei dati fenomenologici e una a 420 E. Dal Vesco Abbiamo provato ad cristallizzazione non interpretare i dati magmatica in situ, ma il completo e spesso soddisfa in modo fisiografici in base a una quadro generale che si ottiene si arriva a spiegazioni forzate che finiscono in vicoli ciechi. aggregazione del magma intruso, troviamo, avantutto, un'ottima conferma dell'ipotesi che la parte pro¬ fonda della regione subcrustale di chimismo gabbroidico sia in una fase più o meno avanzata di cristallizzazione eclogitica. Per sprofondamento, a causa dell'evolversi della geosinclinale, in zone di temperatura più alta, dopo, per diminuzione delle pressioni idrostatiche vigenti, la zona più o meno cristallina ed eclogitica subì una riattivazione che nel nostro caso diede origine a un magma parzialmente cristallino con granato e forse con una piccola parte di onfacite. Per la diminuzione della pressione e sotto l'impulso delle pressioni orogenetiche, il magma, parzialmente cristallino, intruse nelle discon¬ tinuità, tra gli strati e i ricoprimenti. Arrivato nella zona mesotermale, i granoidi esistenti di granato subirono un ordinamento più o meno severo nel campo anisotropo delle pressioni e il residuo liquido si consolidò per piezocristallizzazione dando origine all'onfacite. Il rutilo e l'ilmenite erano già presenti nel magma perchè intracristallino nel granato: se tale nell'onfacite, questa, nell'aureola attorno ai minerali metallici, è più bruSe ammettiamo questo stato di niccia e passa ad orneblenda. più bassa di quella del granato, ha pressione idrostatica inferiore a quella neces¬ saria per la cristallizzazione del granato. Se volessimo capire altrimenti la formazione del granato nei diversi giacimenti studiati, dovremmo richiedere massimi di pressione idrostatica sempre nei momenti di con¬ solidazione dei magmi: sarebbe richiedere un andamento troppo confor¬ mista delle pressioni, che più a nord, nell'ambito dei ricoprimenti, non poterono nemmeno più agire in senso idrostatico (fig. 64). Nella zona di radice la pressione con effetto quasi idrostatico ha permesso la cristalliz¬ zazione finale ancora nella facies eclogitica. L'onfacite, con la sicuramente richiesto sua densità una Particolare attenzione merita inoltre la cianite considerata normale dell'eclogite. È componente fica, siccome altrove si vicinanze con termali o di magmatica un nuovo (sillimanite, vesuvianite), che la momento in cui le condizioni ritornate tali non : come un ciò signi¬ cianite si è ancora meso¬ il raffreddamento della massa erano dopo Indipendentemente dal momento rappresenta a rigore un componente lherzolitica. zazione, la cianite minerale mesozonale trovano anche minerali catazonali nelle immediate le ultrabasiti cristallizzata in un di cristalliz¬ normale per Genesi roccia una e metamorfosi delle magmatica: basiche rocce e ultrabasiche 421 però si pensa che durante l'ascesa del magma, pressione, una parte del granato si è ancora arricchimento di Si e di Al nella fase liquida è se per effetto della diminuita fusa, si capisce possibile. Infatti, (la considerata), un una composizione chimica calcolata in base liquida della composizione dell'onfacite non viene granato darebbe: si ammette se all'analisi 7 che il fase 100 Gra > 29,2 Ortaug+25,0 Di+31,2 Cia (SU)+ 8,3 Sp + 6,3 Mt La fase liquida onfacitica può arricchirsi in questo modo di diopside, ortaugite di magnetite ; le augiti possono senz'altro entrare nel reti¬ colo dell'onfacite mentre il silicato di Al, che non può entrare nell'edificio onfacitico, si cristallizza appunto in forma di cianite (cfr. C. E. Tilley). di e Che le onfaciti abbiano normalmente che di cianite giadeite un contenuto appare nel lavoro di P. Niggli quella superiore (1946). di augite Il confronto tra la che teoricamente si dovrebbe ottenere potrebbe liquefazione del granato e così permettere un calcolo modale dell'eclogite sulla scorta della base chimica. È un' ipotesi, è vero, ma varrebbe la pena di esaminare statistica¬ mente il problema perchè nel nostro caso dà una spiegazione alla presenza della cianite e alla forma cristalloidica dei granati. L'onfacite mostra inoltre la caratteristica contraria delle ortaugiti per esempio di A. Alai : l'onfacite contiene molecole di ortaugite e l'ortaugite molecole di giadeite, rendendo probabile una serie continua di miscibilità. Inoltre, la cianite dovrebbe teoricamente, se l'ipotesi è corretta, dare presente una e misura della arricchirsi attorno al granato : ad Arrami dimenticare i movimenti della fase per le di eclogiti granato. Per Valleggia, liquida. è il caso, ma non Invece R. Forster che spesso nella cianite sono si devono descrive, contenuti cristalli E ciò rassoda la nostra tesi. quanto esuli dalla nostra trattazione, dobbiamo ancora fare un problema delle giadeiti (commentato in senso critico da Burri e P. Niggli), che non trova una spiegazione soddisfacente. La composizione chimica corrisponde a un'onfacite con un certo accenno C. di non al tenore di molecole di ortaugite : si tratta in pratica del chimismo dell'eclo¬ parte spettante al granato. Ora, seguendo il nostro ordine di idee, si potrebbe benissimo pensare che nel magma semicristallino ,,eclogitico" la parte fusa sia stata schiacciata perifericamente (in parte nel serpentino) per cristallizzarsi in forma di ,,giadeitite". In realtà questa giadeite ha un chimismo intermedio tra la giadeite e il diopside, con molecole di ortaugite, proprio come l'onfacite delle nostre rocce. Se gite da cui si sottrae la E. Dal Vesco 422 gli screzi onfacitici, invece di trovarsi nell'eclogite, serpentino, avremmo ,,giadeititi" analoghe. II. L'azione della postcristallina pressione fossero migrati nel orientata L'aggregato cristallino granato-onfacite-cianite, della critica facies eclogitica, subì come l'aggregato dell'olivinite e dell'olivinite granatifera una cataclasi orientata e parallela alla stratificazione. I minerali catamesozonali, sollecitati dalla pressione orientata (ma che ad A. Arrami ha solo una piccola componente nella direzione degli strati), subirono una metamorfosi di dislocazione postmagmatica. DI. La metamorfosi di dislocazione Dalla risulta in modo fisiografia palese postmagmatica che la facies eclogitica tende alla facies anfibolitica attraverso i diversi stadi elencati brevemente pagina 295 : l'onfacite a granato, i minerali critici della facies eclogitica, e plagioclasio. Interessante diventa ora tratti essenziali, il processo chimico per esempio il e si trasformano in orneblenda seguire, almeno nei suoi Seguiamo il metodo normale proposto P. Niggli (1947), basato sugli equivalenti atomici. R. Forster aveva provato a formulare i processi della metamorfosi sulla scorta dell'analisi 7 da in reazioni posizione fluo chimiche, ma chimica del questo a si pag. 289. era granato basato soltanto sui valori teorici della e tentativo che nuovo com¬ dell'onfacite. Non ci sembra cerca di avvicinarsi perciò super¬ maggiormente alla fenomenologica osservata. L'eclogite possiede la seguente composizione mineralogica: situazione Omph 50,5 (24,6 Gra Cia La + 12,0 Alm 1,2 Mt 0,7 Cp Q seguente reazione 50,5 Omph Appena cristallina di osserva 4,8 1,7 (cfr. pag. 290) sarebbe in giadeite e diopside manifestazione della metamorfosi rappresentata dalla segregazione dell'onfacite secondo la Ortaug) 6,2 Andr) + (Sili) 3,9 Ru prima Jd + 21,6 Di + 4,3 37,2 (19,1 Pyp nella -> : 24,6 Jd + ricristallizzazione augiti (alla la formazione di (21,6 di cui formazione Di + 4,3 questa non plagioclasio (An 27) e Ortaug). massa partecipa quasi cripto¬ granato), si il di orneblenda. Genesi e metamorfosi delle rocce basiche ultrabasiche e Il processo può essere espresso colla reazione che segue considerano più separatamente Mg e Fé) : 24,6 Jd+(21,6Di + 4,3 Ortaug) +Hs0 dove Ho = il>' [si12>4 A136044 L (OH), (dove non si 22,3Ho+ 10,3 Plag (2,8 An=27% An) > + —- 423 (10,9 Si+ 3,3 Ca + 3,7 Na) (Fé, M\5 1 Ca2^aul (cfr. (Fé, Mg)'10;7J in soluzione 290) pag. Se si pensa in questo modo tutta l'onfacite trasformata in un aggre¬ gato simplectitico di plagioclasio e di orneblenda (per quanto in realtà la reazione avvenga in con una partecipazione seguito, essenziale), origine alle seguenti reazioni si ottiene non Con il granato con il un del granato, resto che granato, e con si vedrà e che dà il rutilo : : > 30,8 Ho+ 17,0 Plag (5,0 An > Con il rutilo come ma, in soluzione la cianite con 37,2 Gra+(7,4 Si+ 0,7 Ca + 3,7 Na) soluzione Con la cianite va = 29,5% An) + 1,2 Fe-(OH)2 : 3,9 Cia+ (1,3 Si+ 1,3 Ca) soluzione > 6,5 An 1,1 Ru + (1,1 Si+1,1 Ca) soluzione > 3,3 Tit : Riassumendo le reazioni si ottiene : 50,5 Omph + 37,2 Gra + 3,9 Cia+1,1 Ru (+Ha0)-> > Ne risulta un 53,1 Ho+ 27,3 Plag+ 6,5 An + 3,3 Tit piccolo residuo di 1,1 Si, 1,2 Fé e 0,2 Ca che può senz'altro entrare nell'edificio cristallino dell'orneblenda. Anche nello studio microscopico risulta del granato, la cui metamorfosi determina una reazione appunto del e plagioclasio che nelle reazioni esposte possiede un margine di 29,5% An. un perchè tanto l'onfacite, quanto il granato solo formule calcolate poi perchè un' non si e sa se non e poco tardiva nucleo di È naturale che le reazioni scritte abbiano soltanto matico un la struttura inversa 27% An carattere sche¬ l'orneblenda hanno derivate dalle analisi dei singoli minerali e l'orneblenda mantenga durante tutto il processo uguale composizione (è poco probabile, per quanto nulla si possa riguardo ai caratteri ottici). Pertanto le reazioni scritte dimostrano può effettivamente passare dall'eclogite all'anfibolite senza un sensibile apporto sostanziale dall'esterno (se si fa astrazione dell'acqua) ciò in ottima corrispondenza con la conclusione a cui è arrivata e Y. Beière sulla scorta di rocce analoghe in Francia. Ci resterebbero ancora da discutere alcuni dettagli delle strutture anfibolitiche terminali, così ad esempio la metamorfosi del granato a un notare che si E. Dal Vesoo 424 aggregato poiciloblastico di epidoto, clinozoisite e bytownite; la meta¬ morfosi della cianite a spinello e corindone, e la conservazione del granato e del rutilo. Il ma in granato : apporto di Ca seguente 48 Gra ( = se e di Na accanto il residuo a reazione : Alm + 8 24Pyp+16 Andr) Questo aggregato forma perciò + Ep + 16 > — deve granato della composizione considerata può subire (per effetto di un una migrazione verso l'interno di Al) la si suppone il quantità superiore, una in (4 generale considerare soltanto un Na) Plag (75% An) Al + 6 Ca+1 8 Zo + 20 > + (6 Fé+ 9 solo il centro delle chelifiti Mg) e si decimo circa della reazione appena l'esiguità dell'apporto sostanziale e così la possibilità del suo svolgimento. Ma se anche questo apporto dovesse mancare, rimar¬ rebbe un residuo relittico più o meno grande nell'aggregato finale e con¬ ferirebbe un carattere granatifero all'anfibolite plagioclasica. La cianite: La reazione scritta dà quell'anortite che forma l'invo¬ lucro esterno della cianite (pag. 292); all'interno si erano osservati un nucleo di corindone e una prima aureola interna e adiacente a quella anortitica, risultante di spinello : con un eccesso di cianite rispetto a quella considerata nella discussione del chimismo, si potrebbe ottenere : scritta: ne risulta > 10 An + 4 C C+l (Mg, Fé) O > 3 2 C > 2 C 12 Cia + 2 CaO 2 Sp ( = Hz) questo caso, il grado e il tipo della metamorfosi dipendono primo luogo dalla disponibilità degli elementi residuali derivanti dalla metamorfosi dell'onfacite. Una prevalenza di Ee(OH)a nei residui potrebbe per esempio reagire con la cianite e dare origine a staurolite Anche in in secondo la reazione: 6 Cia + 1 La staurolite non Fe(OH)2 venne > 7 Staur osservata nelle nostre rocce, da R. Forster per le anfiboliti macchiettate della Le macchioline risultano in staurolite e l'autore è riuscito a zona ma descritta di Locamo. prevalenza di anortite spesso contenente individuare che il minerale primario è la cianite. Il rutilo: spesso, orlo di titanite. residui della È o una non metamorfosato, possiede solo un sottile dell'importanza che hanno i dell'onfacite; qualche volta nel medesimo è terza dimostrazione metamorfosi o Genesi Fig. e metamorfosi delle rocce basiche e ultrabasiche 425 66. Parte del dei aggregato strano triangolo QLM con gli elementi per la discussione dei chimismi componenti delle eclogiti e delle anflboliti (cfr. testo e fig. 67) sono quanto presenti chicchi intatti sia stata bassa la e altri possibilità Le reazioni elencate offrono solo una di metamorfosati, che dimo¬ migrazione degli elementi. globale sui processi visione chimici, perchè la metamorfosi eclogite -» anfìbolite subì sensibili varia¬ zioni in dipendenza della disponibilità sostanziale anche nell'ambito di ristrettissime Ora, zone. ragionando su una uguale composizione chimica dele del granato (in base all'analisi 7), l'eclogite potrebbe conte¬ nere una quantità maggiore di granato pur restando nel campo delle rocce gabbroidiche (nella figura 66 il punto proiezione può spostarsi fino al confine del campo gabbroidico) : la metamorfosi non sarebbe allora più in grado di trasformare il granato in orneblenda e plagioclasio e il prodotto finale sarebbe un'anfibolite granatifera. A proposito possiamo aggiungere le seguenti osservazioni : 1. La composizione mineralogica, al termine di queste reazioni, sarebbe dunque orneblenda verde, plagioclasio con una costituzione chimica dell'oligoclasio e granato relittico, corrispondendo egregiamente sempre l'onfacite al risultato di un' analisi integrativa di un'anfibolite granatifera del con porfiroblasti di granato: la massa fondamentale omogenea con caratteri locali ancora simplectitici e la cata¬ clasi dei relitti di granato dimostrano come la roccia sia realmente il pro¬ dotto metamorfico di un'eclogite. margine superiore di grana fina 426 E. Dal Vesco clasio granato che più in grado di trasformarsi, secondo il processo normale, in plagio¬ ed orneblenda. Già durante l'osservazione microscopica avevamo visto come 2. La metamorfosi conduce ad è non nenti un le chelifiti possono subire mineralogici aggregato una contenente ricristallizzazione dei compo¬ comune, senza che il in conformità all'ordinamento granato continui a trasformarsi. D'altronde resta anche spiegabile perchè in un aggregato molto povero di onfacite il granato mostri un sottilissimo orlo chelifitico, costituito in prevalenza di orneblenda e nel caso estremo in cui la roccia è formata solo di granato, non si verifichi alcun segno di metamorfosi. 3. Una conseguenza logica finale della metamorfosi (nel di caso queste considerazioni è che il prodotto delle rocce di Arrami) dipende dalla dell'eclogite. Con una composizione componenti analoga a quella della roccia studiata, si possono distinguere i seguenti casi : L'onfacite forma più di 3/5 della roccia, può risultare un'anfibolite normale; l'onfacite raggiunge quasi i 3/5, nell'anfibolite finale devono essere isole chelifitiche in cui il plagioclasio diventa sempre più anortitico verso il centro dell'achirosoma con struttura zonare inversa dei singoli individui; l'aggregato diventa più ricco di granato, si genera dapprima un'anfibolite granatifera, che può conservarsi più a lungo, per poi passare ad un'anfibolite epidositica. 4. Che in generale anche il granato contribuisca con una migrazione centrifuga degli elementi alla formazione dell'aggregato di plagioclasio e composizione mineralogica iniziale chimica dei orneblenda vien dimostrato da un successivo arricchimento della ponente anortitica degli individui feldispatici (struttura Di solito il minerale che inizia e il granato resta piuttosto presente di titanite, mentre bolite, esso inversa). subisce la metamorfosi totale è l'onfacite e inerte. 5. I resti molecolari che nei sistemi zonare com¬ migrano sono poveri di si e e per cui il rutilo generalmente privo di un orlo negli aggregati completamente trasformati in anfi- con granato relittico è è metamorfosato in titanite. 6. Siccome i risultati ottenuti dalle reazioni i caratteri corrispondono così bene processi devono fenomenologici, svolgersi effettivamente in questo modo. 7. Evidentemente un apporto di sodio dall'esterno faciliterebbe la metamorfosi completa dell'eclogite in anfibolite, nel caso in cui l'onfacite primaria non dovesse bastare a coprire il fabbisogno di alcali per la for¬ mazione dell'orneblenda e del plagioclasio. con si deve ammettere che i 8. I fenomeni riscontrati nel caso di Arrami mostrano caratteri gene- Genesi rali a tutte le metamorfosi delle e rocce rocce basiche simili, studiate finora, ed e ultrabasiche in modo 427 particolare a quelle descritte da L. Hezneb (1903) per l'Oetztal. L'autrice arriva infatti conclusioni analoghe: la simplectite pseudomorfosi dell'onfacite, mentre una reazione sinantetica del granato Abbiamo discusso finora le gato variabile di onfacite dei due e deve essere la chelifite deve la con la possibilità di granato, dove componenti principali dell'eclogite roccia, anche granato sua come origine ad di metamorfosi di però la un aggre¬ composizione chimica resti costante e costante resti triangolo QLM (fìg. 66) orneblenda possono variare da roccia e a una simplectite. pure il chimismo dell'orneblenda risultante. Ma nel appare che onfacite, considerata a poca distanza. Le composizioni chimiche dei tre minerali state calcolate analogamente a quanto si è fatto per l'analisi 7. Nel sono a triangolo QLM vano nel morfosi risultano altre relazioni segmento F-Ho9 chemografiche: di modo che aggregato di orneblenda esse le onfaciti si tro¬ possono passare per meta¬ di plagioclasio senza una parte¬ cipazione del granato. Per la roccia 9, ora presente nella facies anfibolitica, il granato cade praticamente nello stesso segmento F-Ho9 di modo che anch'esso, salvo un apporto di Na dalla metamorfosi dell'onfacite, può dare origine a orneblenda e a plagioclasio (in realtà si trova un poco fuori a un dal segmento e e ciò si manifesta nella clinozoisite nell'anfibolite plagio- clasica). Per la roccia 8, in forma di anfibolite eclogitica, l'onfacite può plagioclasio, mentre il granato, che si trova al di fuori del segmento F-Ho9, non può dare origine a chelifiti, se non con un sensibile apporto da parte della simplectite. Di nuovo il tras¬ formarsi più o meno completo dell'aggregato eclogitioo in un aggregato anfibolitico-plagioclasico dipende dal tenore primario di granato. Con l'aiuto del triangolo QLM e con la formulazione chimica svolta in base all'analisi 7 si arriva a capire il perchè della coesistenza paragenetica di aggregati che vanno dall'eclogite all'anfibolite granatifera e all'anfibolite plagioclasica, per quanto tutti siano teoricamente stadi di una stessa metamorfosi che conduce dalla facies eclogitica instabile alla pure dare origine a ora orneblenda e facies anfibolitica stabile in condizioni mesozonali. Riassuntivamente le ragioni per la le seguenti: 1. la presenza contemporanea dei diversi aggregati sono dunque La diversa intensità della sollecitazione tettonica che è di sicuro causa motrice della metamorfosi di dislocazione: tazione i minerali senza questa solleci¬ catazonali, per quanto instabili nell'ambiente meso- zonale, si conserverebbero più avanzati della metamorfosi o al meno intatti. Si ritrovano margine delle masse gli stadi più basiche appunto 428 E. Dal Vesoo perchè al confine tra due rocce diverse si manifesta maggiormente l'effetto della dislocazione. 2. Una seconda è la diversa onfacite causa composizione del diverso grado raggiunto rocce primarie : chimica delle dalla metamorfosi se esse posseggono granato tali da poter trasformarsi facilmente in orneblenda e plagioclasio senza notevoli spostamenti sostanziali interni (fatta eccezione e del Na di facile raggiunti che migrazione), non 3. Se infine la nel caso è più facile composizione del granato sostanziale dalla metamorfosi dell'onfacite avremo in contempo messa generale un che stadi finali vengano gli contrario. la formazione di una richiede e il un notevole apporto granato è abbondante, chelifite ridotta che limita nel ulteriore apporto sostanziale. È favorevole per la questa in generale, la pre¬ formazione delle anfiboliti granatifere nelle quali granato possiede sottile chelifite e la pasta fondamentale mostra tipica granulazione, struttura e tessitura delle anfiboliti plagioclasiche. il Sulla scorta di queste conclusioni si può capire perchè ad Arrami le eclogiti siano meglio conservate nella parte centrale delle masse più potenti, perchè verso gli estremi dei margini prevalgano i prodotti meta¬ morfici e infine perchè nel profilo della Cresta del Gaggio (pag. 282) gli esili orizzonti risultino di anfibolite plagioclasica. b) LE ANFIBOLITI GRANATIFERE DI ALPE CONFIENTE I. Il magma gabbroidico e l'aggregato primario Le anfiboliti granatifere di Alpe Confiente, descritte a pag. 345 e se¬ guenti (fig. 44), rappresentano un esempio scelto fra le numerose inclusioni basiche del gneis biotitico picchiettato. Sulla scorta degli insegnamenti ricavati dalla discussione delle basiti di Alpe Arrami, vogliamo dapprima discutere le rocce monoschematiche, che costituiscono la massima parte della lente : se si arriva a una soluzione soddisfacente, si ha una conferma della veridicità delle premesse sioni alle quali si e arrivati nel nel contempo una verifica delle conclu¬ paragrafo precedente. granatifere rappresentano senza alcun dubbio stadi di una metamorfosi tendente a un'anfibolite plagioclasica: si avrebbe così una situazione intermedia tra la roccia 7 e quella 8 di Alpe Arrami. Se ora si ammette una composizione chimica del granato e dell'orneblenda uguale alla media del chimismo dei corrispondenti minerali di 7 e 8, si ottengono i punti Gra e Ho nel triangolo QLM della fig. 67; se prendiamo inoltre quale proiezione di Omph l'intersezione di Ho-F con il segmento di variaLe anfiboliti era Genesi e metamorfosi delle zione delle onfaciti di rocce basiche Arrami, si ottengono le la trattazione del chimismo medio e ultrabasiche premesse 429 mineralogiche per Alpe delle basiti di approssimativo Confiente. Dobbiamo ancora gnano forme di la simplectite presentate variazione delle rocce un ricordare che le vien calcolata nella non simplectiti minerale tozzo che doveva fig. con in molti settori dise¬ essere onfacite l'onfacite. Dalle analisi : nel calcolo integrative rap¬ si ottengono punti che cadono nel campo di solo delle rocce basiche in genere, ma in quello più ristretto basiche 50 pennidiche : una dimostrazione che le anfiboliti granarocce basiche tifere di A. Confiente entrano nell'ambito di variazione delle di A. Arrami. Il magma dunque chimismo gabbroidico. Torna difficile l'indi¬ dell'aggregato primario perchè le condizioni fenomenologiche rivelano soltanto due particolarità: che il granato abbondantemente attraversato da fessure subparallele rappresenta il relitto di una genera¬ zione cristallina più antica e che la simplectite, priva di segni cataclastici, appartiene a una generazione ricristallizzata con locale pseudomorfia secondo l'onfacite. Che il granato appartenga a una facies più antica, rende più probabile la nostra affermazione che esso risalga alla fase mag¬ matica: esso deve però già aver appartenuto a un aggregato cristallino, altrimenti non capiremmo la cataclasi orientata limitata al granato. Non si è senz'altro costretti ad ammettere che la roccia premetamorfica sia stata un' eclogite perchè si potrebbe anche pensare, che per mutate con¬ dizioni fisiche ambientali, la fase liquida residuale di composizione onfacitica abbia dato origine, per cristallizzazione eutectica, a un aggregato simplectitico di augite diopsidica e di plagioclasio, ricristallizzatosi nella dislocazione in una forma analoga. Non ci aspetteremmo allora le pseudomorfosi secondo un'augite tozza (onfacite), ma in cambio segni cataclastici nei resti dell'aggregato primario. Resti dell'aggregato primario non sono rintracciabili, dunque è probabile che l'aggregato primario fosse veramente un' eclogite. Con lo stesso diritto si potrebbe obiettare che non esistono resti eclogitici. È vero, ma ci sono pseudomorfosi secondo l'onfacite. Per quanto la potenza rilevante del giacimento sia un fattore per la conservazione degli aggregati più antichi, la quasi totale metamorfosi di dislocazione rivela una notevole azione tettonica con un effetto maggiore ad A. Confiente che non ad A. Arrami, per la loro diversa posizione tettonica (cfr. fig. 64). Concludendo possiamo rendere probabile che il magma gabbroidico originario delle anfiboliti granatifere di A. Confiente si è cristallizzato prevalentemente nella facies eclogitica. viduazione aveva E. Dal Vesco 430 II. La metamorfosi di dislocazione Come si equilibrio, in una era visto sopra, già sotto l'azione delle postmagmatica l'aggregato primario eclogitieo non più pressioni vigenti nella dislocazione, subì metamorfosi tendente alla facies anfibolitica. perchè in generale la roccia si trovi nello stadio intermedio di anfibolite granatifera e solo localmente sia raggiunto quello di anfibolite chelifitica (fig. 48). Per Arrami si era visto che la metamorfosi è completa nella roccia 9, dove Nuovamente il il granato è triangolo QLM (fig. 67) situato sul nenti granato, rocce in la segmento Ho-F, ci dà mentre per le parola conte¬ proiezione cade al di fuori di detto segmento. Per le analoga : il granato deve richiedere, siccome segmento Ho-F, un sensibile apporto sostanziale deri¬ questo che si è potuto generale a una sottile cheliche facilita la migra¬ è l'acqua importanza capitale sostanziale. Per quanto i fenomeni siano analoghi a quelli di conservare e A. rocce ancora sua vante dalla metamorfosi dell'onfacite ed è per la sua metamorfosi si riduce in vedremo che di e zione indizio del la situazione è situato fuori dal fite, un Arrami, esiste una differenza nella costituzione degli aggregati simplec- augite diopsidica e di plagioclasio, in corrispondenza descrizioni di P. Eskola (1921) e R. Forster. Possiamo perciò domandarci se questa simplectite sia dovuta a titici che risultano di alle particolari condizioni fisico-chimiche, che non permettono la formazione (in quantità subordinata è pure presente), poiché ad che ha raggiunto una granulosità di dimen¬ simplectite, Alpe sioni analoghe, è pressoché ovunque in forma di plagioclasio ed orne¬ blenda. Per il passaggio dalla facies eclogitica a quella anfibolitica un ruolo molto importante ha certamente l'acqua, essendo i componenti totale di orneblenda Arrami la prima anidri, della nell'augite il mentre l'orneblenda ne contiene due molecole rapporto degli elementi BIV mentre nell'orneblenda come : BVI : A sta come : inoltre 8:4:4, 8:5:2. l'augite per mancanza di acqua, prima affinchè quest'ultima possa passare ad orneblenda è necessario che una parte degli atomi A esca dall'edifico cristallino. L'osservazione micro¬ scopica ha infatti permesso di stabilire la proporzionalità tra le quantità volumetriche di calcite e di orneblenda cristallizzata in nematoblasti più grossolani, senza che i due minerali mostrino un influsso postcristallino : Se in una fase si è formata ciò è certamente in stretta connessione La presenza della calcite non esterno di tale sostanza per santi sono rappresentate può mezzo con di certo delle la reazione appena citata. essere dovuta soluzioni, perchè le per centinaia di metri solo da all'apporto rocce gneis e da incas¬ rocce Genesi verdi; esse metamorfosi delle e devono di contro aver basiche rocce contenuto stallizzazione del carbonato. Non siamo in tite di dovuta e C02, grado 431 ultrabasiche necessaria per la cri¬ di stabilire se la simplec- diopside e plagioclasio, accessibile alla nostra osservazione, sia alla segregazione diretta dell'onfacite primaria oppure se rappre¬ aggregato ricristallizzato. Le dimensioni abbastanza rile¬ vanti della grana della simplectite fanno ritenere che l'aggregato osser¬ vabile sia già uno stadio di ricristallizzazione. Non possiamo generalizzare senti già un l'ammissione fatta per dell'onfacite augitiche bilità e di Alpe quest'ultima, che, anche nel caso ma non in che nella cristallizzazione parola, giadeitica (essa può anfiboliti plagioclasiche). acmitica possiamo e aggregati simplectitici 1. mancanza componenti di acqua, al possi¬ posto componente l'augite diopsidica gradi all'orneblenda normale con una passare per o direttamente o indirettamente, : In presenza di acqua, si forma orneblenda, nemmeno escludere la la fase iniziale sia stata di tale natura Dall'onfacite possono così formarsi, due due dalle rappresentata sommativa, in si sia formata dell'orneblenda, per le Arrami che la fase iniziale della metamorfosi sia necessariamente mentre le sostanze un residuali, aggregato di plagioclasio come di e risulta dalle reazioni dando a origine granato, reagire migrano plagioclasio e a orneblenda (chelifite). 2. Manca di contro l'acqua, in primo luogo non può formarsi l'orneblenda e in secondo luogo le sostanze residuali non possono reagire con il granato, per cui dalla cristallizzazione devono formarsi plagioclasio e pag. 424, con a il nuovamente a diopside acmitica, mentre la chelifite deve restare molto ridotta. Queste due possibilità hanno carattere estremo. Generalmente acqua sarà presente, ma insufficiente perchè tutta la reazione possa avverarsi. Le reazioni 1 e 2 si svolgeranno nello stesso aggregato con predominio dell'una o dell'altra a seconda della quantità di acqua a disposizione. Se la massima parte dell'aggregato si è trasformata secondo 2 e in una fase postcristallina arriva ancora una certa quantità di acqua, questa simplec¬ tite può ancora trasformarsi nella 1. e l'eccesso di calcio cristallizzarsi in forma di calcite. Questa Arrami non è la situazione normale per A. mancano, in colo tenore di augite. illustrato da P. Niggli lasciare Confiente, ma nemmeno ad pic¬ assoluto, simplectitici svolgimento di processi chimici è già stato (1946) e da R. Forster, sì che possiamo tra¬ modo settori con un Lo questa discussione. Non per tutto il periodo della metamorfosi di dislocazione rimasero costanti le condizioni fisiche ambientali ; in una fase tardiva dominarono E. Dal Vesco 432 più tipicamente mesozonali che non permisero più la forma¬ zione dell'orneblenda di tipo catazonale, ma determinarono la cristalliz¬ zazione della biotite che completa i granoblasti di orneblenda e la sosti¬ tuisce nelle chelifiti attorno ai granati. Raramente si verifica che Tomecondizioni blenda si metamorfosi in biotite. Dal lato sostanziale, orneblenda non e biotite si differenziano in modo decisivo ; basta confrontare la formula della nostra orneblenda a pag. 290 con quella della biotite riportata da P. (1947, pag. 80): la biotite rivela un tenore leggermente più più marcato di K, doppio OH e assenza di Ca. La cristallizzazione della biotite richiede dunque Niggli alto di Al, maggiore quan¬ C02 a formare calcite che è sempre presente accanto alla biotite. In condizioni più basse di temperatura, è probabile che il Na entri nel reticolo del plagioclasio e il K in quello della biotite, mentre a temperature più elevate entrambi pote¬ vano partecipare alla costituzione dell'orneblenda. Non resta pertanto escluso che nella zona marginale, dove la biotite è più frequente in assenza di calcite, l'acqua, proveniente dai gneis biotitici picchiettati, abbia con¬ tenuto un certo tenore di K in soluzione: interrompiamo la discussione di questo problema per riprenderla a pag. 455. tità di acqua e) e un' eliminazione di Ca, che una si combina con LE ANFIBOLITI FLEBITICHE DI A. CONFIENTE E DI A. ALAI globalmente le anfiboliti flebitiche che parte centrale del giacimento di A. Confiente e i margini del giacimento di Alpe Alai perchè, salvo una maggiore complicazione del chiriosoma delle seconde, il carattere fiebitico è perfettamente analogo per entrambe le masse. Questa fortunata corrispondenza, siccome i Possiamo senz'altro trattare costituiscono la margini delle masse ultrabasiche sono indiscutibilmente di natura mag¬ matica, dimostra che anche le anfiboliti granatifere appena discusse sono origine. problema più complesso dei margini di A. Alai e le deduzioni potranno senz'altro essere allargate alle rocce centrali di A. Confiente, di carattere più semplice. La complessità di queste anfiboliti marginali si era già manifestata nella fisiografia (pag. 328) e ora diventa addirittura difficile l'impostazione dei problemi fondamentali. Trala¬ sciando tutte quelle complicazioni che derivano da indubbie inclusioni di roccia estranea, possiamo riassumere la situazione nel modo seguente : 1. La massa principale è rappresentata da un'anfibolite chelifitica flebitica con chiriosoma povero di plagioclasio della composizione deldella stessa Discutiamo il l'andesina basica, che tende localmente ad ordinarsi in lettini o cordoncini, Genesi e metamorfosi delle e achirosoma risultante in inversa prevalenza nucleo di andesina con un orlo di andesina basica, rocce accanto basiche ultrabasiche 433 plagioclasio, di struttura zonare media leggermente basica e un sottile di poco quarzo a e titanite. e Verso il margine esterno del banco superiore abbonda striatura del chiriosoma, determinata da un'alternanza di esili di simplectite di augite-plagioclasio senza chelifìti (a pag. 329) 2. orizzonti diablastici (pag. 330) con o senza Gli altri 3. di orneblenda-plagioclasio rivelano tutti aggregati più a Le domande che si 1. La striatura e plagioclasio e e in di esili o meno intenso le seguenti : simplectitiche di augite granatifera, il cui granato può essere questo punto a successione di di anfibolite a più di modo che conviene riman¬ gneissiche, impongono parziale analogia influsso un sono zone totale dalla chelifite, o stallizzazione diretta dal magma oppure un'eclogite, e chelifitiche tardi. con una zone sostituito in modo fine granato relittico. delle inclusioni calcesilicatiche dare la discussione isole con una orizzonti quanto si è rappresenta una cri¬ prodotto metamorfico di un potuto in osservare precedenza ? 2. L'anfibolite chelifitica flebitica si è cristallizzata dal magma nella facies eclogitica in forma di anfibolite granatifera? plagioclasiche prodotti di un apporto posticipato differenziazione magmatica in situ od ancora di un essudato o 3. Le venule oppure di una sono metamorfico ? Avantutto risulta boliti granatifere una chiara analogia di A. Confiente da un tra gli aggregati lato e dall'altro, solo che ad A. Alai il granato ha subito a, /? e le anfi- le anfiboliti flebitiche metamorfosi quasi completa a chelifite e il volume delle rocce è invertito. Abbiamo perciò tutte le ragioni per credere che le due facies corrispondano a due afflussi magmatici diversi. Le strie a e /? rappresentano senza alcun dubbio stadi metamorfici che tendono all'anfibolite ; la quasi totale chelifitizzazione del granato una dimostra anzi che la metamorfosi è molto avanzata, non che la roccia primaria sia stata dobbiamo lasciare irresoluta la Ed ora un'eclogite. ma evidentemente Per questi aggregati questione della cristallizzazione magmatica. le anfiboliti flebitiche non mostrano zone di carattere dia- chiriosoma, salvo nei settori cheliaugite e plagioclasio : poverissimo di plagioclasio tutto concentrato nelle venule achirosomatiche e quivi possiede una leggera struttura zonare con un esilissimo orlo più anortitico. Queste venule destano l'impressione che esse siano state originate dalla cristallizzazione di una fase molecolare dispersa, che abbia riempito discontinuità irregolari nell'aggregato anfibolitico. blastico con fitici, è anzi il 434 E. Dal Vesco Siccome relitti di un aggregato eclogitico od almeno di un'anfibolite granatifera eclogitica non sono stati ritrovati nell'ambito di questi mar¬ gini, possiamo prima di tutto domandarci se le condizioni fisiche e chimiche siano state effettivamente tali da permettere una cristallizzazione pri¬ maria nella facies eclogitica. Nel corpo dell'olivinite centrale avevamo trovato (pag. 321) lenticelle di eclogite anfibolica, roccia dunque non tipica e, come vedremo in seguito, testimoniante che le condizioni fisiche e chimiche (presenza di acqua) non erano più atte a formare un'eclogite vera e propria. Se si considera più attentamente il giacimento di Alpe Confiente, ci si accorge che la parte centrale, in cui si riscontrano anfiboliti granatifere corismatiche, è decisamente delimitata rispetto ai margini in cui si hanno strutture che svelano in modo abbastanza chiaro primaria se non di tipo eclogitico. Da questi sicuro, che le condizioni fisiche fatti e stallizzazione delle anfiboliti del da poter dare origine Ma appunto a non possiamo rendere una facies probabile, chimiche al momento della cri¬ di Alpe Alai non erano più tali, margine un'eclogite nel senso stretto della parola. è detto che tutta la zata nel medesimo modo. Ad Arrami massa basica si sia cristalliz¬ visto che, nonostante Alpe la centrale tende a mantenere potenza parte margini basici, resti di una facies primaria eclogitica, per cui sorge la possibilità che nel caso presente, la massima parte si sia cristallizzata direttamente nella facies di anfibolite granatifera in conseguenza della ricchezza di sostanze volatili che il magma può avere contenuto in origine oppure avevamo inferiore dei la assunto durante l'intrusione. Questo più tipiche in un'epoca più tardiva, in eclogitica. Una per la facies cui le condizioni fisiche non erano tale ipotesi spiegherebbe in modo la anche dell'anfibolite logico presenza granatifera flebitica di Alpe Con¬ che diventerebbe fiente, contemporanea ai margini del complesso di Alpe in secondo luogo la formazione delle venule. Nuovo; spiegherebbe In questo caso non si ha più un magma anidro come per l'eclogite e nella cristallizzazione si deve tener calcolo della fase volatile: cristallizzazione dell'orneblenda il di dopo la del parte plagioclasio, supposto granato già cristallizzato, la componente volatile si arricchisce costi¬ tuendo fase molecolare e una dispersa, con alto grado di mobilità, che potè rimarginare le discontinuità originate dai movi¬ menti tettonici, dando così origine a venule talvolta rettilinee, concor¬ danti o discordanti, tal altra ripiegate a modo ptigmatico. Si avrebbe così un processo che assume una posizione intermedia tra una differen¬ ziazione magmatica tendente a una fase endopegmatitica ed un essudato metamorfico, poiché la massa principale del magma si è cristallizzata in una facilmente migrare e Genesi e metamorfosi delle forma autometamorfa. Altre rocce basiche che interpretazioni individuare sulla scorta delle nostre e conoscenze 435 ultrabasiche saremmo fisiche e in grado di chimiche sui processi magmatici e metamorfici condurebbero a risultati che o sono in palese contrasto con la fisionomia fenomenologica delle rocce studiate o non si inquadrano nell'andamento generale dei fenomeni. Il granato tipico per la facies eclogitica non potè sicuramente essere in equilibrio in un ambiente proprio all'anfibolite plagioclasica e dovette subire una metamorfosi nel modo normale dall'aggregato inglobante: questa volta con però mente abbondante facilitò il fenomeno della che solo di raro si trova ancora un residuo di la fase molecolare finale, l'aureola dispersa si arricchì più ricca di anortite un apporto sostanziale la fase volatile particolar¬ chelifitizzazione, di modo granato. Nello stesso tempo e determinò, nel periodo di calcio nei grani plagioclasici delle venule achirosomatiche. Sulla scorta di questa nelle zone striate a e j8 fortemente ridotte. Le interpretazione si capisce senz'altro perchè e negli achirosomi calcesilicatici le venule siano poche che arrivano nell'aggregato calcesilicatico degli achirosomi segnano un'altra cristallizzazione: contengono zeoliti (prenite e scolecite) al posto del plagioclasio. Avantutto ciò dimostra che alla fase pegmatitica seguì una fase idrotermale e che questa ha assunto calcio dagli achirosomi stromatitici permettendo, infine, la cristallizzazione delle zeoliti. H. S. Wang ha pure studiato smatiche e discusso rocce anfibolitiche cori- analoghe a quelle appena descritte, ma dalla sua descrizione non può capire esattamente se le venule sono esclusive per le anfiboliti o se la loro provenienza è esterna : ad ogni modo esse posseggono un contenuto mineralogico molto simile al nostro e l'ortoclasio appare solo là dove una iniezione pegmatitica è evidente. L'autore interpreta però tutto il fenomeno come dovuto ad una intrusione aplitica: nel nostro caso, soprattutto tenendo in considera¬ zione che il fenomeno nel giacimento di Alpe Confiente vien verificato solo nella parte centrale e in quello di A. Nuovo è decisamente localizzato alle anfiboliti, ci atteniamo alla spiegazione sopra esposta. F. Sigrist ha studiato ultimamente rocce analoghe nel Massiccio dell'Aar orientale e conclude che l'achirosoma leucocratico sìa dovuto a un apporto postici¬ pato di un differenziato magmatico dell'anfibolite, intruso in una massa anfibolitica non ancora completamente solida : la roccia corismatica sarebbe però anche interpretabile nel nostro senso con una differenziazione in situ legata a una piccola migrazione per effetto della sollecitazione tettonica. In ciò possiamo scorgere una conferma della nostra interpretazione. si 436 E. Dal Vesoo d) È il LE ANFIBOLITI DELLA ZONA DI CASTIONE S.S. momento intercalati nella ora di discutere di Castione zona prima parte del lavoro descritti e gli elencati nei s. s. a l'origine magmatica orizzonti intercalati in concordanza in metamorfica, la possibilità di profili G, M e L della pag. 374. Se per le basiti discusse fin'ora questi esili orizzonti di roccia anfibolitica una è sicura, per serie sedimentaria meso- origine sedimentaria si fa oltremodo grande e vorremmo perciò raffrontare gli indizi che parlano per l'una o per l'altra origine. Per intanto consideriamo globalmente le anfiboliti granatifere, plagioclasiche e biotitiche, tralasciando le anfiboliti denomi¬ una nate ibride. I. La La natura sedimentaria o magmatica Le anfiboliti posseggono in giacitura. zonti variabili da 10 generale forma di oriz¬ concordanti nel perfettamente complesso potrebbe sì parlare per un' origine sedimen¬ taria, ma subito si manifesta una divergenza: gli orizzonti di gneis e di marmo sono costanti da Gnosca a Lierna, mentre quelli anfibolitici sono cm a 10 m stratificato di Castione. Ciò rari a Gnosca più esili, più potenti di e alla Bocchetta di Lierna, per diventare abbondanti, ma Moleno, proprio dove si riscontrano i giacimenti origine magmatica inclusi nei gneis biotitici picchiet¬ nella Valle di tati sicura soprastanti. Si deve inoltre sottolineare che anche le anfiboliti di allungano fino nella Valle di Gnosca in forma di esile strato A. Alai si concordante e sì che per essi il legame genetico risulta chiaro. Le anfiboliti, per quanto concordanti negli strati di origine sedimen¬ taria, escono dunque dalla normalità si allontanano così dalle Spesso sembrò un rocce con la loro distribuzione motivo sufficiente per negare l'assenza di canali adduttori discordanti. Per per dare diche maggiore sono adduttori consistenza alla sua l'origine magmatica esempio E. Kundig (1926), affermazione che le basiti di natura orto, deve ammettere che sono variabile, sedimentarie. stati assimilati dalle rocce gli aggregati inglobanti. penni- dei canali Secondo le nostre osservazioni questi canali adduttori disturbereb¬ bero addirittura nel quadro generale dei fenomeni, perchè si ha tutta l'impressione che la via seguita dal magma sia proprio quella fra strato e strato e che il passaggio alle profondità subcrustali sia stabilito dalle radici. La una composizione chimica. triangolo QLM (fig. 67) volta il Di grande utilità si rivela ancora possiamo confrontare diret- in cui Genesi e metamorfosi delle rocce basiche triangolo QLM. Aug, Gra, Ho e Bi l'augite onfacitica, il granato, l'orneblenda componenti delle eclogiti-anfiboliti granatifere e Fig. 67. Parte del e ultrabasiche sono 437 rispettivamente la biotite medi per e di anfiboliti (teor.) i valori in qualità plagioclasiche (ev. biotitiche). I = Campo di variazione delle basiti delle tabelle V e VI. II Campo di variazione delle pennidico. 111 Campo di variazione delle orneblende catazonali. 23, 25, = basiti del 26 = = Anfiboliti granatifere Castione. di A. Confìente. 13 L19, M7, 12, 16 tamente i valori dedotti con una = Anfiboliti Analisi di un'anfiboliti della della zona di Castione dall'integrazione planimetrica delle zona di s.s. anfiboliti analizzate. Si suppone nuovamente che l'orne¬ composizione media e la biotite abbia il chimismo della il chimismo delle blenda abbia = rocce formula ideale. esempi di anfibolite plagioclasica cadono tutti nel campo ristretto pennidiche in cui sono situate anche quelle magmatiche di Alpe Arrami: due ricoprono quasi la proiezione di un' analisi (13) di anfi¬ bolite della stessa zona, ma del Motto di Castione. Anche l'esempio di Gli delle basiti anfibolite granatifera cade nello stesso campo. queste rocce è di carattere gabbroidico in senso corrispondenza chimica non è sufficiente per garantire la natura magmatica delle anfiboliti perchè esistono marne dolomitiche con una composizione chimica analoga. Le rocce della zona di Castione, in massima parte di indubbia natura sedimentaria, che si avvicinano di più alle anfi¬ boliti, sono le rocce e i gneis calcesilicatici : le analisi di una roccia calceIl chimismo di tutte lato. La silicatica chiara e di un gneis calcesilicatico oscuro, riportate da A. Mittel- E. Dal Vesoo 438 holzeb (pag. 122) accanto un a rispettivamente un fm uguale a 18 e a 15,5 a 10. Questi valori di fm sono molto bassi segnano alk inferiore rispetto al valore riscontrato in 13 in cui varia tra 40 50 e (fig. 59). e in generale nelle Anche mg nelle due rocce rocce anfibolitiche sopraccitate è troppo basso perchè vi si possa intravvedere un'analogia chimica. Oltre a ciò, riscontriamo in tutta la zona di Castione una grande povertà di Mg : anche nelle rocce sedimentarie basali triassiche dove ci si aspetterebbe una dolomia marmorizzata, non si riscontra che un tenore molto basso di dolomite e di flogopite (cfr. tabelle a pag. 184—189 e a pag. 225). Dunque, anche secondo il chimismo le annboliti si discostano dalle rocce sedimentarie della di Castione zona e si avvicinano alle basiti origine magmatica. composizione mineralogica. Per i componenti principali si riscontrano caratteri ottici e partecipazioni quantitative che sono in per¬ di sicura La fetta analogia le con anfibolitiche di rocce le annboliti biotitiche dei una margini certa abbondanza di accessori titaniferi buona corrispondenza le basiti di sicura con Arrami Alpe di A. Alai e Ovunque apatite, sempre origine magmatica. e spesso Un carattere differenzia nettamente le basiti da tutte le altre sedimentarie della di Castione: e con si verifica di A. Confiente. le annboliti in rocce poverissime di quarzo in contrasto con le altre rocce, che, come appare dalle tabelle I, II e III della Parte prima, contengono un chiaro tenore di quarzo (in parti¬ colare le rocce superiore La al i e zona gneis calcesilicatici rivelano un sono contenuto di quarzo 10%). struttura e la tessitura. Rispetto alle ortoanfiboliti la struttura monoschematica nematoblastica si differenzia una più leggermente con grana sensibilmente più minuta e la tessitura con una scistosità molto accentuata. Non si deve però dimenticare che gli orizzonti anfìbolitici posseggono una potenza molto più ridotta che denti: essi subirono in modo fenomeni e riscontrano più radicale e maggiormente blastica minuta e la scistosità periferia più accentuata : ne i giacimenti prece¬ per tutto il loro spessore i le sollecitazioni tettoniche che per i alla non giacimenti più potenti si consegue che la grana nemato¬ non forniscono prove suffi¬ cienti per negare le costatazioni fatte sopra. Conclusione. I caratteri mismo e della fenomenologici composizione mineralogica, studiate, incluse nella di Castione della avvicinano le s., alle basiti giacitura, rocce del chi¬ anfibolitiche legate intimamente alle rocce ultrabasiche e perciò di sicura origine magmatica e le differen¬ ziano nel contempo dalle rocce gneissiche e carbonatiche inglobanti, di sicura origine sedimentaria (cfr. Parte prima). Ne consegue la logica conzona s. Genesi metamorfosi delle e rocce clusione che anche le basiti in forma di basiche più e esili meno o 439 ultrabasiche e più o continui orizzonti inclusi in concordanza nella serie sedimentaria Alla medesima conclusione origine magmatica. di sono arrivato A. Mittbl- sulla scorta delle costatazioni fatte sui fenomeni di contatto holzer originati dalle anfiboliti. Le fenomeni di contatto potenti era meno e se ne rocce analoghi a basiche in quelli parola abbiamo tralasciata la ripetere (cfr. profili G, M e fisiografìa, prima). L; Parte hanno determinato descritti per i giacimenti più è solo per doverci non Alla stessa conclusione sarebbero pure arrivati L. Heznbk, P. Eskola e E. KtJNDiG che considerano l'abbondanza di quarzo distintivo delle anfiboliti di come un carattere sedimentaria. Ma le nostre origine ne sono appunto praticamente prive ! Anfiboliti non gran a sono con un contenuto relativamente alto di quarzo anfiboliti, bensì più gneis parte della discussione sulla causa della nomenclatura Sarebbero ancora a rigore anfibolici. Non è escluso che loro applicata origine sia dovuta a un una frainteso arbitrariamente. da citare le anfiboliti ibride che hanno subito evidente influsso delle incassanti. Come si è un a endogeno già pag. 377, esse ripetono i caratteri riscontrati nell'anfibolite di A. Alai, in vicinanza degli achirosomi calcesilicatici. Infatti anche le anfiboliti ibride si trovano intercalate nelle stesse discussione sulla loro genesi rocce rocce diventa detto calcesilicatiche, di modo che una superflua. II. La cristallizzazione e la metamorfosi Riconosciuto il carattere magmatico delle rare anfiboliti granatifere, plagioclasiche e di quelle biotitiche, dobbiamo nuovamente domandarci quale sia stato l'aggregato primario. Le strutture delle rocce delle anfiboliti studiate anfiboliti non non rivelano alcuna traccia di settori relittici granatifere che durante tutta la mente per tutta la nemmeno genesi e marginali con un forte predominio delle probabile che queste rocce si siano direttamente dal magma e e nelle la cristallizzazione delle basiti, probabil¬ vigenti condizioni pressioni tangenziali, diventa potenza degli esili strati molto eclogitici tracce di chelifiti. Se si tiene conto erano cristallizzate autometamorfe che l'eventuale contenuto di granato si sia già metamorfosato nella fase liquida : si ebbero fin dall'inizio composizioni mineralogiche analoghe a quelle osservabili attualmente. Siccome in quantità ridotta e in un ambiente a temperatura più bassa, il magma si cristallizzò in un aggregato a grana più piccola di quella riscontrata nei giacimenti più potenti. E. Dal Vesco 440 e) I risultati sulle rocce ultrabasiti che si basiche possono La 1. principali natura sono RIEPILOGO sono essere magmatica. esse così analogie l'origine magmatica è pure orizzonti intercalati nella zona questa lunga discussione in seguente : legate alle magmatiche. Quelle di Le basiti strettamente senz'altro da considerarsi A. Confiente mostrano per raggiunti riassunti nel modo come spiccate con quelle di A. Alai che evidente. Mentre le basiti di Castione s. s. presentano degli esili caratteri feno¬ precedenti, inglobanti, che sola soluzione sembra essere possibile una genetica, cioè quella per esse magmatica (tralasciando per il momento quelle di carattere ibrido). menologici che le avvicinano in modo così allontanandole nel contempo dalle rocce Possiamo così concludere che tutte le palese alle rocce sedimentarie rocce basiche studiate di sono origine magmatica. 2. seguendo le formandosi fra strato e L'intrusione del magma. Il magma si è intruso discontinuità che durante l'orogenesi vennero strato, discontinuità concordanti (o eventualmente leggermente discor¬ danti) derivate dagli scorrimenti dei ricoprimenti pennidici e frequenti soprattutto negli involucri sedimentari dei ricoprimenti stessi. L'intru¬ sione ha seguito la via che conduce dalle profondità subcrustali, per mezzo delle radici, al settore dei ricoprimenti, approfittando delle discon¬ tinuità di dislocazione e facilitando a sua volta gli scorrimenti. Durante gli scorrimenti orogenetici principali gli strati rocciosi mostrarono un comportamento più plastico che clastico, ed è questa probabilmente la ragione della mancanza di discordanze per l'intrusione magmatica. 3. Lo stato di aggregazione del magma. Dalla fenomeno¬ logia del granato contenuto nell'eclogite si ha l'impressione che esso sia più un relitto di risorbimento che non un granoblasto cresciuto in uno spazio ristretto : ne consegue che il granato doveva già essere presente nel magma. Ciò confermerebbe la tesi che nelle profondità subcrustali devono avvenire processi di differenziazione che iniziano la cristallizzazione eclogitica. Per effetto dei processi orogenetici, la zona ,,eclogitica" si è riatti¬ vata : potè salire nelle discontinuità che vennero formandosi nell'edificio dei ricoprimenti in dislocazione. Il non ammettere la presenza del gra¬ nato nella fase nella spiegazione 4. fase magmatica condurrebbe La liquida delle anfiboliti cristallizzazione contenente a granatifere grandi difficoltà soprattutto autometamorfe. autometamorfa del magma. granato, arrivata nell'ambiente mesozonale, cristallizzò in modo diverso a seconda delle condizioni di La si pressione vigenti Genesi al momento in origine o e a e metamorfosi delle basiche e ultrabasiche seconda del contenuto di sostanze volatili che che andò acquistando A. Arrami è chiaro che la massima nella facies rocce eclogitica; 441 aveva già durante l'intrusione. Per le basiti di parte si è cristallizzata autometamorfa per le anfiboliti granatifere monoschematiche di probabile); invece per le anfi¬ A. Confiente altrettanto (o almeno molto boliti flebitiche di A. Confiente granatifere tiche di A. Alai dobbiamo ammettere con una e migrazione incurvate della una e le anfiboliti chelifitiche fiebi- consolidazione autometamorfa della fase massa plagioclasica nelle discontinuità irregolari ancora pastosa, originate dai movimenti tetto¬ nici; altrettanto per gli orizzonti esili della zona di Castione s. s. si rende più probabile una cristallizzazione magmatica autometamorfa. 5. Lo svolgimento del magmatismo e della cristalliz¬ zazione. Soprattutto dal confronto dei giacimenti di A. Confiente e di A. Alai e poi dalle inclusioni basiche nelle rocce ultrabasiche si può dedurre che il magmatismo non appartiene a un atto unico, ma che si ebbero successivi apporti di magma, probabilmente in stretto legame con i processi orogenetici, che non ebbero di sicuro uno svolgimento graduale e continuo. È più probabile anzi che l'orogenesi abbia avuto momenti di parossismo e momenti di quiete : ai primi corrisponderebbero le intrusioni e le ricristallizzazioni della metamorfosi di dislocazione cristallizzazione delle fasi pag. magmatiche (riprenderemo e alle seconde la la discussione a 466). 6. La metamorfosi aggregati già cristallini, subirono di sotto dislocazione l'influsso della postmagmatica. Gli sollecitazione tettonica, ricristallizzazione metamorfica di dislocazione: gli aggre¬ gati delle facies catazonali, formatisi grazie alla temperatura magmatica propria in ambiente mesotermale, si ricristallizzarono in facies mesozonali in equilibrio con l'ambiente: così le eclogiti si trasformarono dapprima in anfiboliti granatifere e le anfiboliti granatifere in anfiboliti plagioclasiche senza necessitare altro apporto sostanziale dall'esterno se non l'acqua; infine le anfiboliti plagioclasiche poterono subire ricristal¬ lizzazioni legate a un ingrossamento della granulazione. Il carattere dell'aggregato attuale dipende dal tipo di cristallizza¬ zione dalla fase magmatica e dall'intensità della metamorfosi di dislo¬ cazione in funzione delle pressioni vigenti nel periodo di questi processi, dipende inoltre, e in modo essenziale, dalla posizione, dalla forma e dalla una potenza dell'aggregato. La metamorfosi di dislocazione è più intensa nell'ambito dei ricoprimenti che non nella zona di radice, più intensa ai margini che non all'interno, più intensa nei giacimenti esigui che in quelli potenti. In altre parole la metamorfosi di dislocazione è selettiva. 442 E. Dal Vesco Per quanto sia sicuro che le basiche derivino da apporti mag¬ nessun mezzo per stabi¬ tempi diversi, non lirne a priori la successione cronologica: si può invece considerare come accertato che non vale la regola che a un maggior grado di metamorfosi di dislocazione corrisponda una maggiore età della roccia. Saranno con¬ siderazioni più generali che comprendono la globalità dei fenomeni petrografici e geologici che ci permetteranno di stabilire la cronologia più probabile (pag. 466). rocce abbiamo matici avvenuti in E. LE ECLOGITI OLIVINICHE E ORNEBLENDITICHE E LE ORNEBLENDITI GRANATIFERE INCLUSE NELLE ULTRABASITI 0 SITUATE AL LORO MARGINE A rigore, avremmo dovuto trattare queste rocce prima delle basiti, ma ci torna più semplice affrontarle adesso, dopo la discussione del pro¬ blema delle eclogiti e delle anfiboliti, perchè presentano molte analogie. Non le abbiamo nemmeno discusse con le eclogiti perchè non soddisfano alla definizione di Hauy. a) Le eclogiti oliviniche e Le lenticelle di A. Arrami descritte vinite lherzolitica, presentano orneblenditiche a pag. 272, intercalate nella oli¬ così strette analogie con l'olivinite gra¬ problemi rimangono i medesimi : si tratta di eclogiti con un certo tenore di olivina. Il tenore giadeitico della clinoaugite è così basso che nella reazione sinantetica del granato non si forma plagioclasio. L'alluminio, sensibilmente più abbondante che nell'olivinite granatifera, è troppo per entrare nel reticolo dell'omeblenda cummingtonitica e dà origine al pleonasto. L'eclogite olivinica di A. Arrami rappresenta, secondo il chimismo, natifera che i un termine che sta tra l'olivinite poco dalla prima ; mentre colare nelle oliviniti granatifera l'eclogite e l'eclogite, discostandosi orneblenditica inclusa in forma lenti- harzburgitiche di A. Alai (pag. 321) rappresenta un proiezione dell'analisi 11 nel diagramma di differenziazione (fig. 59) e nel triangolo QLM (fig. 60) con un mg ed un k analoghi a quelli delle eclogiti-anfiboliti di Alpe Arrami (fig. 61, 62). Dal lato chimico, quest'inclusione è interessante per il suo contenuto alto di Ca (e 34,5) in contrasto con l'olivinite harzburgitica che è ne inglobante priva (e 0) : ciò dimostra che le inclusioni non sono in generale essudati in situ ma bensì prodotti di un afflusso magmatico termine veramente intermedio, come lo dimostra la = = differenziato di chimismo tendente al gabbroidico. Genesi L'eclogite e metamorfosi delle orneblenditica in rocce parola basiche è ultrabasiche e inoltre 443 interessante perchè preesistente : essa si è cristallizzata contemporaneamente, forse leggermente dopo, alla clinoaugite onfacitica. L'aggregato dimostra così che il magma ,,eclogitico" non era più completamente anidro e che le condizioni fisiche non l'orneblenda erano non è tali da più un prodotto metamorfico di alle anfiboliti chelifitiche flebitiche dei assume a minerale permettere la cristallizzazione di un' eclogite nel di Hatjy. Ciò conferma pure la deduzione che Una un posizione particolare, anteriori nel tempo. tracciata, A. Arrami, descritta che esula dalla situazione finora l'incrostazione nell'olivinite pag. 275, che copre avevamo margini, harzburgitica di fenditura di deviazione circa nord-sud una senso fatto in rapporto e di immersione comune più o meno perpendicolare, che si inquadra nell'andamento delle superficie cataclastiche. Della stessa è conservata una sola banda, di modo che rappresenti strutto. possiamo non un' incrostazione Rocce analoghe vera accertarci e propria in forma filoniana se l'aggregato eclogitico oppure e un filone ora di¬ cristallizzate nella facies eclogitica vengono a nostro sapere descritte solo da W. Hammbe e da S. Fbanchi, i quali ammettono che esse siano dovute ad un apporto postcristallino rispetto alla sente roccia olivinitica inglobante. Nel caso pre¬ abbiamo alcun motivo che parli contro una tale interpretazione, e si trova probabilmente in legame genetico con le inclusioni di eclogite olivinica. Infatti il granato (analisi 5) occupa una posizione intermedia (triangolo QLM della fig. 66) tra il granato dell'olivinite granatifera e il granato delle eclogiti: ne consegue la probabilità che la roccia occupi pure una posizione intermedia tra l'olivinite granatifera e le eclogiti, non avvicinandosi alla A. Alai composizione (analisi 11, fig. 63). Da clinocloro chimica essa dell'eclogite orneblenditica di si differenzia per la presenza del all'orneblenda cummingtonitica nell'aggregato pri¬ (il clinocloro può inglobare grani di orneblenda idioforma senza alcun segno di alterazione). accanto mario Anche in questo tenuto un' un caso si deve ammettere che il magma abbia certo tenore di acqua che eclogite non permise con¬ la cristallizzazione di secondo la definizione di Hatjy. Possiamo concludere che durante l'intrusione ultrabasica, susse¬ guente a quella basica, si ebbero ancora diversi afflussi tendenti al gabbroidico, talvolta con chimismo intermedio, tal altra con chimismo estremo veramente gabbrico. Si tratta in di differenziazioni in situ rari) e (ne generale di afflussi differenziati esistono anche di questo carattere, e non ma sono ciò rassoda l'affermazione che l'intrusione delle basiti sia avvenuta in momenti diversi. E. Dal Vesco 444 b. Le orneblenditi Le piccole debbano essere o senza granato inclusioni lenticolari passano, alla gato orneblenditico Questo passaggio e il sioni, inducono con a mostrano e un carattere chimico intermedio di pensare che anche tra le basiti un una un aggre¬ inglobanti. parte delle inclu¬ marginali e le ultrabasiti termini di chimismo intermedio, intercalati troviamo a alle diviniti passaggio carattere orneblenditico. Infatti sia ad A. Arrami (pag.'327) periferia, (pag. 278) dunque di sia ad A. Alai sottile orizzonte di transizione. Ad A. Arrami vi si trovano relitti di granato damentale di orneblenda di (fig. 24) ; la pasta fon¬ flogopite rappresenta cummingtonitica prodotto di ricristallizzazione metamorfica (senza alcun segno di cataclasi). Siccome l'orneblenda cummingtonitica ha tendenza a orneblenda comune e la flogopite a biotite, la roccia primaria doveva occupare una posizione intermedia tra l'olivinite granatifera e l'eclogite, avvicinandosi alla composizione chimica e mineralogica dell'eclogite sicuramente e un orneblenditica di A. Alai. La metamorfosi di rocce diverse, di olivina, di dislocazione, intensa perchè al confine ha determinato la ricristallizzazione augite onfacitica e e Verso l'interno, il all'olivinite, chelifitica, mentre granato verso l'orneblenda Queste viene possiede tipica delle anfìboliti un a con il si passa gradualmente un'anfibolite granatifera- a mancare l'esterno si passa la cui orneblenda l'aggregato cumming¬ Mg e il Fé a di orneblenda, in orneblenda flogopite: l'eccesso di Al ha dato origine pleonasto ; il granato si è conservato relittico. tonitica tra due di tutto e pleocroismo troppo basso per normali. marginali rappresentano dunque i derivati metamorfici aggregato primario con granato avente chimismo intermedio, dimostrando con questo, che il passaggio dal magmatismo basico e quello ultrabasico avvenne rapidamente, ma per gradi. Carattere analogo, nonostante l'assenza del granato, posseggono le di rocce un orneblenditi di A. Alai, un'orneblenda che si avvicina di quella Rappresentano senza alcun dubbio un passaggio dalle rocce basiche a quelle ultrabasiche e la mancanza di granato è una conseguenza logica dell'assenza di eclogiti nella parte interna dell'invo¬ lucro basico, dove avevamo trovato le anfìboliti chelifltiche flebitiche tipica con più a delle annboliti. cristallizzate in forma autometamorfa. La presenza di chiara, dopo flogopite In conclusione vediamo • nella zona marginale diventerà senz'altro la trattazione dell'involucro biotitico di A. come queste orneblenditi Aspra (pag. 450). con o senza granato Genesi e metamorfosi delle si lasciano ordinare in modo logico basiche rocce quadro generale nel 445 ultrabasiche e dei fenomeni mag¬ matici. La loro metamorfosi di dislocazione intensa è pure se si pensa alla loro di confine tra due posizione comprensibile complessi rocciosi di natura diversa. Capitolo I processi esogeni Nel secondo e ed capitolo endogeni terzo della metamorfosi di si è cercato di dare alla metamorfosi delle basiti e una delle ultrabasiti e contatto spiegazione alla genesi si è trovato che le rocce studiate derivano da magmi in parte contenenti cristalli formatisi ancora prima dell'intrusione, cristallizzati poi in forma autometamorfa e che esse hanno poi subito in grado Ci restano variabile una metamorfosi di dislocazione da considerare i fenomeni di contatto, postmagmatica. esogeni ed endogeni, per la cui discussione fisiografica, quegli esempi che permettono possibilmente vasta di fenomeni. ora abbiamo scelto, nella parte di abbracciare una gamma A. LA METAMORFOSI DI CONTATTO DELLE ROCCE ULTRABASICHE Nonostante le una fisionomia ci fornisce rocce esempi sfumature locali, è numerose comune dei prodotti di contatti calcesilicatiche e A. con possibile rintracciare Gagnone (pag. 364, 373) Arrami (pag. 304, 307) con le di contatto. i marmi ; A. Aspra (pag. 359) con i gneis biotitici. Conviene gneis, in quanto, le rocce calcesilicatiche, di cui si ignora d'altronde la composizione primaria, occuperanno una posizione intermedia. I risultati sono rappresentati discutere i casi estremi dei contatti coi marmi schematicamente nella figura e con i 68. I. Il contatto ultrabasite-marmo fig. 68 è realizzata per esempio nella più rimaneggiata, nella fig. 56. Dall'ultrabasite La situazione illustrata dalla fig. 58 verso e, in una forma l'esterno si susseguono: una zona di scisti attinoHtici che lascia diopsidico, a sua volta sostituito dalla roccia epidositica passante per gradi al marmo flogopitico confinante. La titanite diminuisce in senso centrifugo e la calcite in senso centripeto. La situazione del contatto è sostanzialmente complicata e successivamente il posto a un'aureola di scisto E. Dal Vesco 446 Ultrabasite Orneblenda •^^^^— al -^^^^9 Epidoto Titamte marmo si -"^^1^^- Diopsiùe - fm ^—^-^—.— Calcite q ——^^m ti Granato Vesuvionite Ultra basite -gneis Bwhte Plagioclasio Granato Quarzo Cianite Fig. 68. Rappresentazione schematica della verificata nei contatti delle ultrabasiti. lunghezza l'estensità i = Interno del contatto e non può essere = (Lo del minerale variazione o del valore (contatto endogeno), dunque Esterno del contatto interpretata come una mineralogica e chimica riga dà l'intensità, la molecolare). spessore della la roccia ultrabasica, verso (contatto esogeno). semplice metamorfosi o una imbi¬ bizione della roccia calcarea. Significativo in questo diverse 1. senso zone : olivinite si al fm 61,5 1,0 98,0 0,0 1,0 98,0 1,5 74,0 24,5 0,0 100,0 0,0 50,0 50,0 0,0 60,0 40,0 20,0 40,0 0,0 16,0 3,5 3,5 92,0 1,0 serpentin. (10) (6) 2. scisto attinolitico 3. roccia 4. roccia diopsidica (teor.) epidositica (teor.) 5. marmo (I valori molecolari del metrica di un marmo Abbiamo litici in a uno è il confronto dei valori molecolari delle già marmo povero di sono stati calcolati in base problema di all'integrazione plani¬ della pag. 407, trovando che la soluzione e alk quarzo.) discusso il scambio di fm e e tra la fase genesi degli scisti attinopiù probabile e logica consiste liquida ortaugitica e la roccia carbonatica incassante. Verso l'esterno si passa per gradi alla roccia diopsidica, dapprima frammista ad attinolite, poi pura e infine con epi¬ doto. Anche nel caso della roccia diopsidica non può trattarsi di un semplice processo di imbibizione altrimenti non potremmo capire il si così alto; risulta più logico pensare ancora una volta a un contatto endo- Genesi geno come nel e caso metamorfosi delle dello scisto rocce basiche attinolitico, e ultrabasiche ma con una 447 sostituzione più forte di mg da parte del e, fino alla composizione dell'augite diopsidica. La roccia carbonatica stessa verrebbe in questo modo ad impoverirsi sensibilmente di già contenuti e subire e e a di fm, arricchimento relativo un permettendo Che il processo conduca difficilmente lizzazione di un aggregato in epidositica, zona degli così la cristallizzazione altri elementi dell'epidoto. condizioni teoriche per la cristal¬ puro di epidoto, lo dimostra l'esiguità della a generale con un sensibile quantitativo di calcite (e di più esterna, l'epidoto è sparso nel marmo flogo- Nell'aureola magnesite). pitico e gli conferisce un carattere calcesilicatico. Da queste considerazioni risulta che la formazione degli scisti attinolitici e quella degli scisti diopsidici in parola sono da considerarsi come originati, da un processo di metamorfosi di contatto endogeno, mentre gli scisti epidositici e i marmi calcesilicatico-epidositici dovuti a un pro¬ cesso di contatto esogeno. Si tratterebbe di metasomatosi nei due scambio con uno sensi, dal soprattutto è solo sostanziale ma impone uno Mg e anche termico, samento notevole della Si tra granulazione complesso di magmatica e viceversa, Ca. Il fenomeno di contatto perchè del ovunque si nota un non ingros¬ marmo. schiarimanto sullo stato di aggregazione basite al momento della metamorfosi di contatto. o fenomeno un alla roccia marmo È il contatto della ultra¬ magmatico metamorfico? La situazione illustrata dalla zione: a causa ultrabasica marmo, locazione del lo scisto attinolitico e dare senza precedenti fig. 56 ce ne dà la spiega¬ rimaneggiamento tettonico postcristallino, la roccia si non cristallino, come si sono era venuti in contatto diretto con il che durante la metamorfosi di dis¬ si ebbero che minime accertato che i contatti meno sono orlo di contatto. Inoltre nelle discussioni origine già sottolineato era a un migrazioni sostanziali. Resta così da far risalire all'azione del magma d'altronde ammesso per la formazione più o degli scisti attinolitici. I processi locazione della metamorfosi di contatto generale andarono di osservabili tracce di una pari e la metamorfosi di dis¬ passo; infatti in metasomatosi nel vero senso luogo sono parola da cui nessun della appaia una graduale sostituzione sostanziale dei minerali ancora esistenti. In questo senso è interessante un particolare che si verifica nella zona di transizione, dalla roccia orneblenditica a quella diopsidica. Vi si riscontra lo stesso intimo concrescimento dei due minerali, già descritto per altri contatti, dove però non è possibile riconoscere se si tratta di una trasformazione dell'orneblenda in augite o viceversa, oppure ancora una semplice associazione di cristallizzazione contem- 448 E. Dal Vesco poranea in equilibrio. che i due minerali in funzione della Nei contatti ultrabasiteil di marmo risulta chiaramente cristallizzazione prodotto disponibilità sostanziale. sono Un altro fenomeno che deve presenza di chiazze irregolari una essere contemporanea particolarmente discusso è la marmo di Gagnone, lenti di serpentinoscisti. Esse di orneblenda verde nel situate nelle immediate vicinanze delle ricordano involontariamente le oficalciti descritte da Cornelitjs e Diehl, per quanto nel nostro caso il serpentino sia sostituito da blenda. Cornelitjs cita quattro possibilità per la loro origine: 1. infiltrazione di soluzione acquosa del una serpentino nella da orne¬ roccia carbonatica ; 2. un 3. un 4. un rimpastamento di natura tettonica; prodotto metamorfico di un tufo vulcanico; prodotto di metamorfosi di contatto. Ricordiamo che queste chiazze di orneblenda si trovano negli inclusi serpentinoscisti e nella zona periferica dell'aureola di contatto; l'orneblenda è inoltre sviluppata normalmente e idiomorfa rispetto alla calcite confinante, riuscendo talvolta ad attra¬ versarla (in perfetta analogia con i fenomeni riscontrati nei contatti). Si rende così probabile la quarta possibilità enunciata da Cornelitjs. I marmi esercitano infatti un'azione assorbente su una fase liquida, di modo che possiamo ricostruire la formazione delle chiazze di natura ofidi marmo contenuti nelle lenti di calcitica, nel modo seguente: il contaminato dal magma marmo tutt'attorno al contatto è stato peridotitico; migrando nelle discontinuità canali, anche di dimensioni minime, la fase molecolare si è nelle piccole zonale della caverne e diede temperatura, si origine sono a pozze che, data e nei concentrata la condizione meso- cristallizzate in forma di orneblenda. Le condizioni paragenetiche dei contatti con le lenti più potenti di roccia ultrabasica non sono più così semplici come quelle appena discusse che si riferiscono piuttosto ai marmi corismatici. A pag. 366 si erano descritte rocce diopsidiche a granato e a pag. 364 epidositi con granato, vesuvianite, orneblenda e calcite. Nella zona diopsidica si aggiunge dunque granato e nella zona epidositica granato e vesuvianite, due minerali di carattere catazonale minerali mesozonali. Per più chiara della paragenetica triangolo della fig. 69 che rap¬ presenta schematicamente il sistema quinario (Mg, Fe)-Ca-(A1, Fe)-SiC02, dove una deficienza di Si vien colmata da C02. Nel triangolo appaiono subito alcune relazioni chemografiche per il accanto a situazione avere si è costruito il una visione Genesi granato epidoto nolite) e metamorfosi delle e la vesuvianite e calcite e : il rocce granato sostituisce e e ultrabasiche 449 può essere sostituito da epidoto, diopside (o atti- o la vesuvianite altrettanto da calcite. Il fatto che granato e basiche vesuvianite sono minerali cata- gli altri mesozonali, spiega questa incongruenza nella paragenesi mineralogica: i due minerali si sono cristallizzati in condizioni di temperatura più elevata, quando il contatto del magma era appunto catatermale. Ma con la cristallizzazione completa del magma anche la temperatura della zona di contatto diminuì e al posto dei minerali catatermali si cristallizzarono quelli mesotermali. zonali, mentre Ca (Ce) MIfé") Mg,fe" Fig. fu in e 69. Triangolo del sistema quinario (Mg, Fe)-Ca-(A1, Fe)-Si02-C02 (cfr. testo). Del contatto esogeno la zona, che registrò la massima temperatura, senza dubbio quella di transizione tra l'augitite e l'epidosite : è infatti essa che troviamo il la vesuvianite, non si sia più sua carattere di con subordinata. Che in trovato in lo dimostra la segregazione più granato, equilibrio pseudomorfosi di quarzo all'interno con componente principale, secondo tempo il l'ambiente diventato epidoto, ad e un granato mesotermale, metamorfosi associata alla di calcite alla periferia (pag. 367). 450 E. Dal Vesco Il processo chimico è illustrato dalla 2 seguente equazione : +H-°+co' [(Si04)3 Al,] Ca3- [(Si04), Fe2] Ca3 [si3 Al2 0121 Fe'"l 2 > L + 3 24Gra La reazione dà dire che il + Ca2 Si02 + 5 CaC03 H»°+C0°^ 16Ep + 3Q + 5Cc i minerali osservabili al proprio risulta in granato J I (OH) microscopio: grossularia e andratite di prevalenza vuol ed è effettivamente di carattere catazonale. Inerte resta invece la vesuvianite che ponenti non si scinde nei suoi com¬ mesozonali. II. Il contatto ultrabasite-gneis biotitico La situazione del contatto è particolarmente evidente nel giacimento serpentinoscisti confinano con i gneis biotitici figura 68 ne rappresenta in modo schematico la dove i di A. Aspra (pag. 359) picchiettati, e di cui la variazione mineralogica e chimica. Per la discussione si rivela utile il raffronto dei valori molecolari delle rocce : Si 1. serpentinoscisto (10) 2. involucro biotitico (an. 61,5 344) pag. 3. contatto del 4. 5. gneis III gneis biotitico picchiettato gneis biotitico picchiettato (cloritizzato) I fm al 1,0 98,0 e alk k mg 0,0 1,0 0,70 0,70 74,0 18,0 72,0 0,0 10,0 0,92 0,77 118,5 32,0 36,0 15,5 16,5 0,32 0,55 225,0 31,0 32,0 16,0 21,0 0,26 0,39 322,5 37,5 22,0 9,5 31,0 0,28 0,46 II La variazione sostanziale rappresentata nella fig. 68, segna la seguente regolarità : gli elementi che abbondano nel gneis, dunque si, al, alk diminuiscono in senso centripeto; fm abbondante nell'ultrabasite segna i una k diminuzione in senso gneis; raggiunge un (come già nel contatto caso centrifugo; e resta invece esclusivo per massimo nello scisto biotitico. Anche in con il marmo) il processo deve essere questo molto più complesso di quanto potrebbe sembrare in un primo momento: si hanno migrazioni sostanziali nei due sensi con un comportamento selet¬ tivo degli elementi. L'involucro monomineralico di biotite occupa una posizione parti¬ colare nell'ambito del contatto, perchè può essere generato da due pro¬ cessi diversi: o rappresenta un prodotto di differenziazione del magma peridotitico o un prodotto di metamorfosi di contatto e allora può essere di contatto magmatico o metamorfico, esogeno od endogeno. Genesi e metamorfosi delle Se si trattasse di rocce basiche e ultrabasiche 451 differenziato magmatico, ci aspetteremmo scisti corpi olivinitici, invece ad A. Alai avevamo trovato flogopite solo in qualità di componente secon¬ dario nella zona marginale e mai all'interno. Conviene perciò affrontare l'interpretazione genetica nel quadro dei fenomeni di contatto. Avantutto si deve tener presente che la differenza chimica tra un magma peridotitico e una roccia della composizione del gneis biotitico è sensibilissima, inoltre che le proprietà fìsiche sono tanto diverse che il confine può diventar un luogo di tensioni e pressioni ed essere perciò pre¬ destinato a lasciar cristallizzare solo minerali fogliformi (l'olivina vi si trasformerebbe in serpentino). Nello scisto biotitico il contenuto di alcalini è così alto (rappresen¬ tato quasi solo da k), che ci sembra esclusa la possibilità di una differen¬ ziazione dal magma peridotitico. La seconda analisi mostra inoltre una così spiccata partecipazione del chimismo peridotitico che si arriva involontariamente a pensare a un fenomeno di contatto endogeno con un' assimilazione selettiva di quegli elementi che permettono la forma¬ zione della biotite fogliforme stabile alle condizioni marginali. Infatti il contatto gneissico adiacente allo scisto biotitico segna un sensibile impo¬ verimento di alk rispetto ai gneis più esterni; altrettanto per al, almeno rispetto alla quinta analisi. Ma purtroppo anche per questi gneis non si sa con esattezza in quale grado abbiano subito una variazione sostanziale per effetto del magmatismo basico e ultrabasico. Ci sembra perciò corretta la conclusione che lo scisto biotitico è un prodotto di metamorfosi di contatto endogeno, dove il magma ha ceduto fm al gneis biotitico e assimilato in cambio si, al ed alk (soprattutto k) permettendo la formazione della biotite fogliforme in grado di sopportare le condizioni fìsiche marginali. Nel contempo il gneis marginale ha subito un arricchimento di fm e un impoverimento di si, al e alk che permisero la cristallizzazione del granato molto ricco di almandino (pag. 360) accanto ad abbondante biotite. L'impoverimento di alcalini è stato tanto forte che il resto di al un biotitici monomineralici anche nell'interno dei e di si si è dovuto cristallizzare in forma di cianite. Non dobbiamo meno dimenticare la cessione titanomagnetite e nella biotite. IH. Il Se ora i marmi ottiene : e periferica contatto ultrabasite-roccia calcesilicatica si raffrontano i contatti con i nem¬ di ti che si cristallizza nella gneis biotitici, e discussi, dunque dell'ultrabasite quello di Alpe Arrami con (pag. 304, 307), si 452 E. Dal Vesco Contatto Contatto con Contatto di A. Arrami roccia calcarea Attinolite Attinolite Augite diopsidica Epidoto-clinozoisite Augite diopsidica Zdisite epidoto con (Vesuvianite) Granato (in prev. Alni) Plagioclasio Plagioclasio Feldspato pot. Cianite Quarzo Quarzo Titanite Titanite gneissica Biotite Biotite (Granato) (in prev. Gross) roccia Titanomagnetite Calcite Dallo A. specchietto risulta che occidentale del all'apice giacimento Arrami, dove l'ultrabasite, in forma di scisto attinolitico, modo immediato le rocce incassanti, il contatto assume una di tocca in posizione intermedia. Ne consegue che anche il carattere primitivo della roccia incassante doveva essere intermedio con un chimismo tra quello del (calcare) e quello del gneis biotitico (argilla marnosa + quarzitica) corrispondere a una roccia calcesilicatica ovvero a una marna calcarea. marmo e B. LA METAMORFOSI DI CONTATTO DELLE ROCCE BASICHE Nella trattazione dei contatti delle nello stesso modo come rocce basiche vogliamo procedere per le ultrabasiti. Le situazioni schematiche della variazione dei contatti con i marmi e con i gneis sono rappresentate nella Esempi per le rocce carbonatiche ci son forniti dagli inclusi nell'anfibolite marginale di A. Alai (pag. 338) e per le rocce gneissiche dai margini esterni delle stesse anfiboliti (pag. 354). figura 70. I. Contatto basite-marmo Il fenomeno di contatto tra anfiboliti da A. Mittelholzer sicura e da R. Forster, l'origine magmatica trattare e ancora marmi per essi della basite ; anzi è tatto che dedussero la natura inopportuno ma venne non era già trattato assolutamente soprattutto in base al con¬ della basite. Non ci sembra genetica qualche dettaglio nostre considerazioni per casi di basite perciò quadro generale delle sicuramente magmatica. nel grandi linee, nonostante alcune sfumature locali, si ha dall'interno, perciò dall'anfibolite, verso l'esterno, la seguente successione: orneblenda, augite-diopsidica e epidoto-clinozoisite accanto a scapolite. Una successione che corrisponde dunque a quella riscontrata nei contatti tra ultrabasite e marmo quarzifero, almeno per quanto riguarda i primi tre A Genesi e metamorfosi delle basiche rocce Basite e 453 ultrabasiche marmo - i e Plagioclasio fl^ si • Orneblenda ^^^^BM^^"^^^^^^—— al 4 Diopside Epidoto Scapolile Quarzo Basite gneis - i e al ^___ Orneblenaa fm Plagioclasio Sranato Quarzo Cianite 70. Fig. Rappresentazione nei contatti delle basiti. schematica (Lo spessore del minerale i = variazione della della e chimica l'estensità del valore molecolare.) o (contatto endogeno), Interno del contatto mineralogica lunghezza dà l'intensità, la riga e = (contatto Esterno del contatto esogeno). minerali. Parallelamente si verifica un'anortizzazione del Anche in questo l'esterno e una caso si riscontra diminuzione di quindi proco influsso sostanziale, un contatto e diminuzione di fm una plagioclasio. di ti e l'interno, che dimostra verso l'esistenza di verso reci¬ un contatto esogeno un e di endogeno. Gli autori appena citati hanno provato a stabilire reazioni tra i minerali delle anfiboliti e la calcite, ma certamente si dovrebbe considerare tutta la massa tentativo in anfibolitica. Le reazioni che seguono rappresentano questo Supponiamo e derivanti che l'anfibolite corrisponda press'a poco quella a chimica dei di componenti uguale composizione plagioclasio: 63,4 Ho e 36,6 Plag. (30% An). Le modificazioni dal marmo quarzifero sarebbero schematicamente le seguenti : A. Arrami blenda un senso. con una 1. per l'omeblenda (dove 0,9 Fé" \ A 63,4 l-r, X r„,14 SÌ!M Al3j6 044 dl>7 L (OH). ., ~ 0,9 Fé'") -> 1 1^ .i Fe1A Al0;4 I (Mg, Fe)10 ,J 78,4 Ta!n [si04 1 o • ^ . Ca2,1NaM a:n , Si04 I orne¬ ,„_ + zi 23,2 2 „ ^ . zn 26,4 -^ CaC03 + ^1 - Ca (Mg, Fe)l J , + 32,0 ^- 8 -~ SiO i [si, Al2 012 Fel L (OH) 2,8 | Na2C03( J + Ca2 + 21,8C02) 454 E. Dal Vesoo 2. per il plagioclasio : 25>0 \ia:n [(Si04 Kt„ AlAirw 041 Na ì )3 , + 2on„ CaC03 ( + H,0) ^^ -^ [si03Al2 0121 Al] Ca2 +^- { [(Si04 ),-A10«] Na-| Na2C03 3 (OH) 6,0SiO2 + 11,6 [(SiO^a (A104)8| Riassumendo Ca + 0,8 CaC03 -> + 2J ^-Na2CO3 2 ( + 0,5CO2) -~{ [(SiO^ (AICujJ Ca-CaC03| 3 : 63,4 Ho + 36,6 Plag + 26,0 Ce + 20,4 Q <±5"°>_>. 78,4 Di + 40,0 Ep +23,1 (Me!+ Ma3) + Dalla reazione riassuntiva si ottiene 4,9Nc( + 22,3C02) composizione mineralogica l'augite diopsidica cede il posto all'epidoto. Per ottenere 20 Q si devono avere a disposizione da 150 a 200 unità di marmo quarzifero (15—10% Q) con 130—180 Ce, di cui solo una parte può entrare in reazione: il resto formerà la calcite che si osserva appunto abbastanza abbondante. La zona dell'aggregato derivante dalla reazione, dove l'augite cede il posto alla pistacite, rap¬ presenta già il contatto esogeno ; mentre la zona in cui l'augite sostituisce in modo parziale o totale l'orneblenda rappresenta il contatto endogeno. La titanite sottolinea nel contempo l'ampiezza di tutto il contatto. realizzata nella parte più La reazione della se quarzo ; benissimo a esterna del una contatto, dove componente albitica conduce alla liberazione inoltre il quarzo abbonda localmente anche nel marmo, si la formazione di capire quell'orlo locale di di può quarzo descritto pag. 340. Un altro fenomeno strano è la coesistenza tra epidoto-clinozoisite e primo epi-mesozonale scapolite, piuttosto catazonale, entrambi cristallizzati al posto del plagioclasio. Epidoto-clinozoisite, altrettanto diopside, segnano una migliore idiomorfia in contatto con la scapolite, la quale assume carattere quasi riempitivo. Si tratta probabil¬ il mente, come e nel basite-marmo, quando, per la del contatto caso della vesuvianite il e secondo del granato dei contatti ultra¬ un prodotto del primo periodo della metamorfosi, temperatura propria del magma, le condizioni termiche di catazonali. La clinozoisite rappresenterebbe scapolite un relitto della fase catatermale rimasto imprigionato tra i cristalli con maggiore potenza di sviluppo, perchè in equilibrio con le condizioni fìsiche generali. così un erano prodotto ancora della seconda fase mesotermale e la Genesi Et. Gli achirosomi y e e metamorfosi delle rocce basiche ultrabasiche e S delle anfiboliti corismatiche di A. Alai zona di Castione e 455 le anfiboliti ibride della s. s. Le considerazioni appena fatte ci permettono di interpretare senza difficoltà gli achirosomi y e S dell'aggregato basale stromatitico delle anfiboliti corismatiche di A. Alai (pag. 331, 332) (i contatti studiati nel paragrafo precedente sono pure di un achirosoma più potente incluso nelle stesse anfiboliti), solo che al posto della scapolite si ha anortite e nella fase idrotermale prenite. Ciò può esser dovuto a deficienza di calcite 0. se la calcite è possibilità di presente, a minore migrazione delle Nello stesso modo si possono brevemente Castione temperatura interpretare pag. 377, incluse nelle a ancora o a una minore fasi molecolari. rocce le anfiboliti ibride descritte calcesilicatiche della zona di Nell'esempio descritto, augite diopsidica, acquistato carattere attinolitico, probabilmente in rela¬ zione alle condizioni più meso-epitermali vigenti, a causa della maggiore esiguità del giacimento. invece di formarsi s. s. l'orneblenda ha III. Il contatto basite-gneis I risultati delle osservazioni esposte rappresentati nella figura dano molto da vicino le descritte da P. Walter 70 e pag. 354 sono riassuntivamente i fenomeni riscontrati nel contatto ricor¬ rocce da a biotitico inglobate nella dioritica di Ivrea massa studiate nella galleria sottocarico della centrale Verbano dell'Impianto idroelettrico della Maggia. A pag. 354—356 abbiamo potuto distinguere un contatto immediato privo di quarzo e uno, pochi cm più esterno, contenente quarzo. Per quanto la composizione mineralogica possa variare sensibilmente da cm a cm, pure abbiamo provato a calcolare i valori di Niggli dei contatti, in base alle integrazioni planimetriche. I contatti confrontati con l'anfibolite 9 di Arrami e i gneis biotitici picchiettati I danno approssimativamente la e me seguente situazione chimica: si 1. anfìbolite (9) al fm e 25,5 alk k 85,5 17,0 52,0 2. contatto interno (teor.) 67 31 47 12 10 >0,5 3. contatto esterno (teor.) 152 43 37 6 14 >0,5 225,0 31,0 32,0 4. gneis biotitico picchiettato I 16,0 5,5 21,0 0,10 0,26 (pag. 354), con il suo basso valore di si e alto di fm, gneis avvicinandosi in modo tanto palese all'anfibolite interna, che si è costretti a considerarlo come un prodotto II contatto interno si discosta decisamente dal 456 E. Dal Vesco dell'anfibolite stessa che ha assimilato al e alk e ceduto nel contempo fm gneissica. Che il contatto interno sia dovuto a un processo prevalentemente endogeno, lo dimostrano anche la mancanza assoluta di quarzo e la presenza di orneblenda, che normalmente non figura nel¬ l'aggregato gneissico. L'abbondanza di biotite avvicina questo contatto a quello ultrabasite-gneis (pag. 450) e ci rivela un'assimilazione analoga di Al e di K (k>0,5). L'AI ha inoltre permesso la cristallizzazione dell'abbondante granato risultante in prevalenza di almandino (accanto ad andradite: nel calcolo dei valori di Niggli si è ammesso una composizione Alm : Andr 2 : 1 in base al risultato normativo del gneis III). L'eccesso di Al e Si rispetto al K si è cristallizzato in forma di cianite. L'abbondanza di biotite nel contatto endogeno è dunque da far risa¬ lire a un'assimilazione di Al e di K : si può così capire perchè, per esempio ad A. Confiente, nella zona marginale, l'anfibolite granatifera invece di contenere soltanto orneblenda, accusi una chiara partecipazione della biotite che sostituisce (per cristallizzazione primaria) in modo parziale o alla roccia = totale l'orneblenda. E nell'ambito di comprensibile che le esili anfiboliti di Castione zona s. s. queste considerazioni, diventa pure plagioclasiche mostrino tutte incluse nei gneis della certo contenuto di biotite. un pochi cm. di distanza, il contatto esterno segna già un si, che lo dalla banda del gneis. Vi abbiamo una partecipazione ancora più pone grande di al e di alk, ma inferiore di fm : fm non basta per la formazione A delle miche si cristallizza la muscovite e l'eccesso di al (con carattere più mesozonale) ; ad alk determina la cristallizzazione della cianite rispetto presente in quantità più sensibile che non nel contatto immediato. Questo contatto con netto carattere esogeno è sempre contraddistinto da che è abbondante granato. Nella variante e) al suo Essi posto a pag. 358 il granato è presente si fanno abbondanti rappresentano dunque parte delle anfiboliti. Nel contatto, la cianite con i non e la sillimanite sono in quantità ridotta: gli prodotti dell'apporto alumosilicati cianite con e sillimanite. sostanziale da abbondanza di granato e biotite, subordinate perchè si e al hanno reagito formare granato e biotite. fm, proveniente dalla basite, per Interessante è la coesistenza sillimanite-cianite. Evidentemente la seconda non è dovuta all'alterazione metamorfica della sillimanite è associata alla blastica sono erano biotite, prima, poiché la mentre la cianite appare cristallo- nell'aggregato leucocratico. Ciò significa dunque che le due fasi originate in due momenti successivi in cui le temperature state diverse, per la sillimanite, di carattere catazonale, e per la cianite, Genesi e metamorfosi delle di carattere mesozonale : abbiamo in funzione alla diminuzione della Essa raggiunge un basiche rocce ancora una e che i temperatura del contatto termico. massimo per primi formati, poi diminuire necessariamente trasformarsi in lentamente tipici in condizioni quanto per 457 generazioni diverse volta tendo la cristallizzazione successiva di minerali senza ultrabasiche una nuova fase stabile. A fase di cristallizzazione dobbiamo anche far risalire il permet¬ diverse, instabili, debbano per zone questa prima granato e forse una parte della biotite: il primo infatti presenta talora una forte cataclasi, singoli frammenti sono sparsi nelle immediate vicinanze e gli spazi i intercristallini sono rimarginati dagli normalmente altri minerali della pasta fondamentale. Accanto a questa variazione termica, variazione sostanziale dovuta un a si ha naturalmente anche si cristallizza la biotite disposizione (per dapprima poi la muscovite mesozonale, sia per l'esaurirsi di fm). es. una successivo esaurirsi delle sostanze per la variazione della a catamesozonale, temperatura, sia IV. Il contatto basite-roccia calcesilicatica Ancora quelli volta mettiamo una a confronto i contatti visti della parte centrale di A. Arrami Contatto con Orneblenda e Contatto Contatto di A. Arrami Attinolite Diopside Epidoto-clinozoisite Plagioclasio basico (An) Scapolite Orneblenda e Diopside Epidoto-clinoz. Plagioclasio Scapolite Calcite Calcite Da questo raffronto, come da Orneblenda Biotite Biotite Granato Granato roccia medio Muscovite Quarzo Cianite quello con Attinolite Quarzo Titanite con gneissica Plagioclasio Quarzo Titanite ora (pag. 301, 305). roccia calcarea or a (Sillimanite) pag. 452, risulta che le stesse mineralogiche che basite-gneis, sia tra i contatti ultrabasite-marmo e ultrabasite-gneis : ne consegue che la roccia margi¬ nale della zona di Arrami doveva essere in origine una marna quarzifera, la quale, nella metamorfosi mesozonale, avrebbe dato ugualmente origine a una roccia calcesilicatica (ma con un tenore meno marcato di minerali melanocratici). rocce marginali di A. Arrami rivelano stanno, sia tra i contatti basite-marmo e condizioni E. Dal Vesco 458 C. RIEPILOGO SULLA METAMORFOSI DI CONTATTO L'interpretazione 1. delle ultrabasiche ha dimostrato determinato una rocce in contatto che ovunque le metamorfosi di contatto con le rocce basiche e magmatiche hanno influsso sostanziale; pos¬ rocce con aggiungere termico, perchè si nota dappertutto un ingrossamento granulazione. 2. Pure ovunque si può distinguere (in modo più o meno palese) un contatto sostanziale endogeno e un contatto esogeno, dovuto a una migrazione, nei due sensi, di quegli elementi di cui i due partecipanti sono particolarmente ricchi, migrazione tendente a stabilire un equilibrio chimico. Non entriamo più nei particolari perchè le figure 69 e 70 e le tabelline comparative, stabilite per il confronto, danno sufficienti rag¬ siamo della guagli. 3. In tengono quasi a una mesotermale: i tutti i contatti si possono riconoscere minerali che appar¬ generazione più catatermale e a primi rappresentano i minerali di generazione più prima una contatto della fase del processo di contatto ed i secondi della seconda fase in relazione a una diminuzione della temperatura del magma in fase di cristalliz¬ zazione. Si nota per esempio nel granato contenuto nei contatti ultra¬ quarzifero un'alterazione pseudomorfa in epidoto: la meta¬ morfosi tende a trasformare i minerali catazonali non più in equilibrio in minerali mesozonali, in equilibrio con le condizioni generali dell'ambien¬ te. Si può inoltre osservare, per esempio nei granati del contatto basitegneis biotitico, una cataclasi e un rotolamento, dunque un processo clastico legato a ulteriori movimenti di dislocazione (legati all'intrusione peridotitica?) e un rimarginamento dei cataclasti con minerali meso¬ zonali. Ma né nell'un caso, né nell'altro, si ha l'impressione che l'aureola basite-marmo di contatto abbia subito che gli aggregati una attuali metamorfosi di dislocazione tanto radicale siano un neo-prodotto ricristallizzato: tutto lascia pensare che si tratta effettivamente dei contatti Che lo scambio sostanziale ginari. gazione solido delle rocce tutto le situazioni di basiche giacitura e non gH senza determinarvi nessun' aureola di reazione. lo dimostrano soprat¬ Gagnone (fig. con 56 e 58), i marmi, dunque concludere che i contatti endogeni ed esogeni tutt'oggi sono gH aggregati primari (o quasi) formatisi per termico e sostanziale del magma basico e ultrabasico, aU'inizio liquido o semiliquido, ma poi in fase di cristallizzazione e di osservabili ancora ce della Bocchetta di scisti attinolitici si trovano in contatto diretto 4. Possiamo ori¬ sia avvenuto allo stato di aggre¬ ultrabasiche dove influsso magmatici Genesi e metamorfosi delle rocce basiche raffreddamento. Il carattere del contatto del magma marmi e e gneis, aggregati di aggregati intermedi. Da ultimo dobbiamo 5. dell'intrusione e del contatto, le metamorfosi mesozonale oppure allo stato dalla natura chimica incassante, dando, per i contatto caratteristici ancora rocce o se erano di contatto ancora clastico, cataclastico o e per le la domanda porci 459 ultrabasiche dipende dalla natura chimica della roccia per i silicatiche e erano rocce calce- se al momento già allo stato di sedimenti appena diagenetici cachiritico. Ragioniamo a ritroso nel tempo. Avantutto possiamo affermare che dopo la metamorfosi di contatto non sono più avvenuti processi tettonici legati a grandi scorrimenti (leggeri scorrimenti sì, con locali ripiegamenti di modo che abbiamo ancora adesso più o meno la e addensamenti), situazione che si ebbe escludere luogo si uno sono dopo i fenomeni di contatto. Dobbiamo inoltre stato cataclastico delle osservate brecce magma basico. Altrettanto incassanti rocce rimarginate o perchè in nessun deviazioni filoniane del si hanno tracce di propria scambio parola, sostanziale: bensì un passaggio granoblastico graduale dal contatto alla roccia non contaminata, per cui crediamo possibile affermare che la meta¬ morfosi di contatto (sostanziale e termica) e la metamorfosi regionale di dislocazione andarono, almeno per un certo periodo, di pari passo deter¬ minando la metamorfosi meso-catazonale, o come dice meglio A. Mittelholzer, che le due metamorfosi rappresentano due processi avvenuti di un sol getto. nel metasomatosi, senso non stretto della una vera nonostante e lo D. ALCUNE OSSERVAZIONI SULLA ZONA DI CASTIONE CONSIDERATA NEL SUO COMPLESSO Nella grafica e parte prima si erano viste le nella loro successione strati¬ rocce commentato la loro variazione laterale M a pag. 218 sulla scorta L. Riconsiderando e questo commento alla profili completi G, degli insegnamenti dedotti dallo studio delle rocce basiche e dei loro contatti, si scoprono nuove regolarità : 1. Le rocce che inglobano orizzonti più o meno potenti di anfibolite svelano nella zona di contatto aggregati analoghi a quelli trovati : abbon¬ danza di biotite e granato nei gneis; attinolite, diopside, epidoto e scapo- dei tre luce lite nei marmi che diventano di conseguenza 2. Le anfiboliti contenute nei contenute nelle rocce calcaree gneis contengono nolitica, diopside ed epidoto, assumendo rocce sono calcesilicatiche. spesso biotitiche e quelle localmente orneblenda atti- carattere ibrido. E. Dal Vesco 460 ogni ciclo, soprattutto tra gneis e roccia carbonatica sono più o meno potenti di anfibolite. Per citare un solo esempio : nel V ciclo, alla base del VI, dove nel profilo M sono incluse le potenti masse magmatiche di Alai, si riscontrano nell'ambito dei tre profili Quasi 3. in intercalati orizzonti anfibolitiche rocce che localmente conferiscono carattere corismatico- stromatitico alla roccia 4. Se in uno inglobante. profili si ha un'anfibolite, dei fenomeni di contatto, la zona se la roccia basica non solo, delle radici, rivela è non Queste superficie È molto 5. composizione mineralogica analoga più presente. anche rappresentano senza dubbio pri¬ quali è avvenuta l'intrusione dei magmi. che i gneis biotitici picchiettati VI abbiano così contaminate lungo probabile parte della una le rocce incassanti segnano la continuazione laterale di esse, verso una mitive discontinuità subito ma le loro modificazione sostanziale a causa di fenomeni si spiegherebbero così ad esempio i locali arricchimenti di biotite granato che conferiscono un carattere kinzigitico al gneis. 6. Le rocce ultrabasiche, riguardo alla giacitura, si differenziano analoghi : e di dalle rocce basiche in quanto non formano orizzonti continui, ma si arricchiscono localmente in mente si siche è o più giacimenti più o meno lenticolari. Analoga¬ comportano le anfiboliti granatifere rispetto a quelle plagiocla- biotitiche che stromatitiche. Ma siccome la loro o probabile, diversa fluidità dei cristallinità e a un il comportamento diverso è magmi, dovuta a sua volta origine magmatica da far risalire a un diverso a una grado di diverso contenuto di sostanze volatili. Parte quarta Correlazioni tra sedimentazione, orogenesi, magmatismo, lizzazione autometamorfa e cristal¬ metamorfosi di dislocazione quest'ultima parte dobbiamo provare se i diversi elementi dedotti dallo studio fisiogranco si lasciano ordinare in una successione che si inquadri nell'evoluzione generale dell'orogenesi alpina. Prima di affron¬ tare questa sintesi cronologica è necessario riordinare le idee sui diversi processi fondamentali e discutere ancora alcuni punti essenziali. In Genesi metamorfosi delle e rocce basiche e 461 ultrabasiche A. LA SEDIMENTAZIONE La complessa che siamo riusciti successione a normale successione degli orizzonti della studiare in tre stratigrafica, che zona di Castione s. 1., profili completi, rappresenta una già R. Stattb (1916) aveva ricono¬ sciuto di età mesozoica. Dal confronto con il lembo di Tomul, descritto da W. Nabholz, risulta che la sedimentazione deve cadere nel mesozoico inferiore e più precisamente durare dal Triassico al Giurassico medio (Dogger). È vero che mancano le dolomie alla base, ma in cambio si hanno flogopitici leggermente dolomitici e gneis quarzitici (poi A. Mittelparla della presenza di dolomie nella Val Traversagna). La zona di Castione s. 1. rappresenta la copertura sedimentaria del ricoprimento dell'Adula e, come nella zona di Mesocco, vi si distingue una parte inferiore ricca di rocce carbonatiche e una parte superiore povera di rocce carbomarmi holzer natiche. Il bacino di sedimentazione doveva dunque appartenere a quello pennidico, geosinclinale alpina ed avere più carattere orogenetico-continentale. La sedimentazione variò periodica¬ mente da depositi argillosi-quarzitici o quarzitici-argillosi o arenarie, a depositi più marmosi, marne calcaree, calcari marnosi e calcari puri sempre più o meno quarzitici, per concludersi con la massa potente che diede poi origine ai gneis biotitici picchiettati, in origine probabilmente argille frammiste ad arcose con orizzonti quarzitici. Per quanto non siamo entrati nei particolari per le rocce della zona di Arrami-Vogorno, abbiamo visto che esse rappresentano col loro con¬ tenuto dolomitico una serie stratigrafica che corrisponde al Triassico. Queste rocce formano la copertura sedimentaria del ricoprimento pennidico posto immediatamente sopra a quello dell'Adula, dunque del ricoprimento Tambo (o eventualmente di un lembo dell'Adula). Il loro bacino di sedimentazione doveva svilupparsi a sud di quello dell'Adula. La sedimentazione fu in prevalenza calcarea: cominciò con argille poi variò da calcari-dolomitici a calcari-marnosi, a marne calcari, depositi sempre più o meno quarzitici (arenacei?). Nell'ambito di questo bacino, la sedimentazione cessò dunque sensi¬ bilmente più presto che non in quello dell'Adula e, se ciò non è dovuto ad esportazione degli strati più alti a causa dei movimenti tettonici o dell'erosione, sta ad indicare l'inizio dei processi orogenetici con l'abboz¬ zarsi dei ricoprimenti embrionali. Quest'evoluzione del bacino di sedimentazione darebbe anche una vasto del nell'ambito della E. Dal Vesco 462 al spiegazione comportamento laterale della sedimentazione nel bacino dell'Adula: uniforme dal Triassico fino al Liassico inferiore (primi tre rendendo uniforme dal Liassico inferiore fino al Dogger(?); probabile che il materiale primario che diede origine ai gneis biotitici picchiettati, derivi dalla sedimentazione di arcose, di sabbie quarzitiche e di argille in parte marnose derivanti forse dall'anticlinale in formazione nella zona più meridionale. Si potrebbe rimproverare a questo capitolo storico-geologico di andare troppo nel dettaglio, eppure è esclusivamente in base alla stratigrafìa osservata, che si giunge a questa conclusione, la quale si inquadra in modo soddisfacente nella cornice molto più vasta dell'evoluzione del bacino pennidico e della geosinclinale alpina. Corrisponde bene alle con¬ cicli), meno inoltre clusioni di A. Gansser equivalenti, inoltre una e di W. Nabholz che hanno studiato le metamorfiche, della ma meno regione frontale e conferma delle idee di R. Staitb sulla struttura rocce rappresenta generale del Pennidico inferiore. B. L'OROGENESI Le considerazioni fatte sull'evoluzione della sedimentazione dimo¬ già nel Liassico inferiore si manifestano le tracce del processo orogenetico che sfociò nel parossismo pennidico. Dunque nel Liassico inferiore si fanno palesi gli abbozzi dei ricopri¬ menti embrionali che localmente interrompono la sedimentazione e suddividono la geosinclinale pentàdica in singoli bacini di sedimentazione sempre più delimitati. Lo studio della zona pennidica metamorfica, di più difficile interpre¬ tazione, conduce quindi a risultati che coincidono con le conclusioni fatte da R. Statjb (1937) nel settore meno metamorfico delle fronti dei ricoprimenti Adula e Tambo-Suretta nei Grigioni e delle zone mesozoiche strano che di Mesocco e di Splugen. W. Leupold, sulla scorta delle osservazioni fatte sul Flysch del Prattigau, afferma che l'orogenesi pennidica doveva aver superato il suo parossismo già prima del Cretaceo medio. Per le ragioni che andremo esponendo nel paragrafo seguente in relazione all'evoluzione del mag¬ matismo basico e ultrabasico, l'affermazione di W. Leupold ci sembra la sola accettabile per la Infine affrontare un ultimo riguarda regione studiata. problema di natura tettonica che dobbiamo il raddrizzamento delle radici. Per le stesse ancora ragioni di Genesi indole mo a metamorfosi delle e rocce basiche 463 ultrabasiche e magmatica che dobbiamo ancora discutere a pag. 464, non riuscia¬ capire, come tra orogenesi pennidica e raddrizzamento delle radici, possa intercorrere il notevole intervallo di pennidica (Cretaceo) alla fase insubrica tempo che dall 'orogenesi (Terziario medio). Infatti fessura di A. Arrami, di deviazione nord-sud perta di va e pressoché verticale, la rico¬ eclogitico (pag. 275) dimostra che fenomeni clastici erano una posizione analoga all'attuale, prima ancora che i fenomeni magmatici fossero terminati: in altre parole, essa testimonia che l'intrusione magmatica si è svolta, almeno nella fase tardiva, appro¬ strato uno avvenuti in fittando delle radici, che discontinuità avevano concordanti già raggiunto una della posizione zona stratificata delle poco diversa dall'attuale. I fenomeni clastici di intensità variabile che si verificano un po' locali neocristallizzazioni a (croste di serpen¬ legati epizonali ovunque, differenziali tra strato e strato, scorrimenti connessi a ma non tino), più la nel raddrizzamento dentro loro trovano e causa maggior gli strati, della zona di radice (accoppiata a un rovesciamento nel settore più meridionale, verso la linea insubrica) che cade nella fase insubrica del Terziario medio. Che questa cataclasi sia sensibilmente più giovane che tutti i fenomeni descritti finora è senz'altro accettabile. Riassumendo proprie si ha queste conclusioni basate in prevalenza su osservazioni con una interruzione : 1. La formazione delle anticrinali si manifesta della sedimentazione nella di nel Liassico e nella Arrami-Vogorno zona di Castione-Corippo nel Dogger. Contemporanea suddivisione della geosinclinale pennidica in bacini parziali : nel bacino dell'Adula la sedimentazione si è conclusa con argille zona frammiste ad arcose, derivanti dall'anticlinale 2. Parossismo nidiche radici orogenetico e, senza interruzione di con persistenza con una messa meridione. a in tempo, inclinazione di deboli movimenti posto delle falde e pen- raddrizzamento delle tangenziali. Conclusione pro¬ babilmente nel Cretaceo. 3. Fase insubrica mento e parziale con una probabile rovesciamento accentuazione del raddrizza¬ delle radici poste più a meridione. Miocene. Forte azione cataclastica con fessurazione prevalentemente sud- stile. piccolo parte della cataclasi, per quanto nello studio fatto non sia possibile distinguerla dall'altra, deve essere fatta risalire alle pres¬ nord in grande e 4. Una stato sioni che hanno determinato il raddrizzamento della molassa Miocene-Pliocene. padana. 464 E. Dal Vesco Queste fasi direttamente verificabili nella quarta) corrispondono genesi alpina. zona modo soddisfacente in studiata all'evoluzione (salvo la dell'oro- C. IL MAGMATISMO Superate queste discussioni preliminari, si impone la trattazione del problema fondamentale inerente al fenomeno del magmatismo basico e ultrabasico. L'argomento è estremamente complesso. Lo sottolineano anche C. Burri e P. Niggli nella loro ricchissima discussione che cerchiamo di seguire per poter dare una dalle nostre osservazioni, iniziale con magmatica. Avantutto possibilità offerte magmatismo il confronto delle basiti sepa¬ associate alle ultrabasiti di sicura quelle divergenze ha rivelato possano problemi scorta delle fondamentali del alpino. La natura rate risposta, sulla ai essere di tali da natura giustificare origine magmatica, non prime la conclusione che le diversa, dunque sedimentario-metamorfica. Possiamo così affermare che sia le basiti, sia le ultrabasiti magmatica e appartengono tutte allo stesso processo Il carattere ofiolitico. Le basiti concordanza nella di e Castione-Corippo di natura magmatico. le ultrabasiti nella sono sono incluse in Arrami-Vogorno di natura sedimentario-metamorfica e di età pennidico-mesozoica. Ne deriva evidentemente che le rocce magmatiche possono soltanto essere mesozoiche (o anche più giovani, ma non lo sono per le ragioni che seguono) e che la loro genesi entra nell'ambito del magmatismo ofiolitico alpino. L'età del magmatismo rispetto all'orogenesi. Dalla fisiografia e dalla discussione precedente si vede che le ofioliti hanno subito fenomeni metamorfici che tendono dal carattere cata-mesozonale a quello meso-epizonale e non viceversa e ciò in un ambiente meso-epizonale. Non riscontriamo dunque fenomeni che aumentano il grado meta¬ morfico, santi troviamo non (salvo zona nei nemmeno contatti) fosse stato effusivo e e zona minerali catazonali nelle dovremmo rocce incas¬ il aspettarci se magmatismo contemporaneo alla sedimentazione oppure intru¬ come sivo in sedimenti vicini alla superficie. Non resta che una possibilità: magmatica sinorogenetica rispetto all'orogenesi pennidica, ma che diventa un'magmatismo iniziale, nel senso di H. Stille, rispetto all'orogenesi alpina. È naturale che nel caso di un' intrusione, l'essere la un'intrusione roccia magmatica contemporaneità inclusa in orizzonti di del fenomeno una magmatico. certa età non implica la Genesi e metamorfosi delle rocce basiche e ultrabasiche 465 L'affermazione che il ancora magmatismo è sinorogenetico non specifica potrebbe per esempio essere prece¬ tardivo rispetto al carreggiamento della fronte il momento dell'intrusione: dente, contemporaneo o del ricoprimento soprastante. è Una difficoltà si interpone ora alla soluzione di questo problema ed rappresentata dal fatto che i documenti fenomenologici accessibili alla nostra osservazione datano soltanto dal momento in cui diventarono parzialmente totalmente cristallini. E o qui gli aggregati non troviamo segni di una traslazione di notevole portata. Per la regione frontale del ricoprimento Adula, W. Nabholz, afferma che le ofioliti hanno subito sollecitazione tettonica una inoltre sia meno intensa che le scaglie quest'autore, sia A. Gansseb, affermano che le inglobano, che le ofioliti hanno seguito superficie tettoniche preesistenti e preparate dai movimenti oro¬ genetici. Possiamo così concludere che il movimento delle ofiolite è avvenuto in prevalenza nella fase magmatica (più o meno cristallina) secondo superficie di carreggiamento o preparate dal carreggiamento stesso, parallele agli strati sedimentari. Riordinando le idee, avremmo dunque il seguente processo. I magmi mobilizzati si dei sono intrusi nelle coltri sedimentarie durante la traslazione ricoprimenti, seguendo, dalle radici verso le fronti, superficie concordanti, aperte dal carreggiamento. di dis¬ continuità I alla loro volta orizzonti fluidi di magmi rappresentano dislocazione. Ancora nella fase liquida, le masse più facile magmatiche vennero schiacciate in lenti variamente distribuite. Certe discontinuità rimasero più flussi magmatici, con composizione ultrabasica, si susseguirono nell'intrusione : ciò dimostra che non si ebbe perfetta sincronìa tra intrusione e disloca¬ zione. Il magma più mobile, in funzione della sua fluidità, potè avanzare più rapidamente della dislocazione delle falde, di modo che flussi tardivi più a lungo aperte e per esse chimica variabile da basica a avanzare ancora sensibilmente nell'edificio già esistente. In parole, avremmo un persistere del magmatismo durante tutta l'orogenesi pennidica, probabilmente con un inizio in ritardo rispetto all'inizio dell'orogenesi stessa. Per concludere: il magmatismo ofiolitico è intrusivo e sinorogene¬ tico rispetto all'orogenesi pennidica e cadrebbe così nel periodo che va dal Giurassico superiore al Cretaceo inferiore, risultando di carattere iniziale rispetto all'orogenesi alpina. Dagli studi più vasti sul sistema alpino (C. Burri e P. Niggli) risulta che il magmatismo ofiolitico, cioè iniziale nel senso di H. Stille, ha poterono altre avuto luogo in prevalenza nella seconda metà del mesozoico e coin- 466 E. Dal Vesco genesi delle ofioliti studiate. Si promette interessantissimo uno studio che tende a provare se esista un legame di causalità tra l'orogenesi pennidica e il suo magmatismo sinorogenetico che datano del periodo Giurassico superiore-Cretaceo inferiore, la sedi¬ mentazione delle radiolariti, delle argille variegate e dei giacimenti di manganese (pure del Giuriassico superiore e del Cretaceo inferiore) e il ciderebbe nel tempo con la magmatismo ofiolitico iniziale dell'orogenesi alpina. prevedere una risposta affermativa, per mancanza tralasciare questa Infine, per nostra confrontiamo il se una regione può quanto si possa dobbiamo spazio troppo lontano. della zona studiata con quella regione di Mesocco, ci si spiegata coll'ammissione che la culmina¬ già accentuata durante l'orogenesi pennidica. Forse essere solo relazione tra l'esistenza della culminazione una di sensibile differenza di intensità. La minore intensità della zione del Ticino si sia esiste magmatismo descritta da A. Gansseb per la esempio accorge di trattazione che ci condurrebbe Per il raddrizzamento e delle radici. Lo ancora questo e del svolgimento chiarezza se Nella letteratura la successione sia basite-ultrabasite ci offrono senso magmatismo. un o non esiste viceversa: in ottimo documento le associazioni di A. Arrami di A. Alai. Avantutto abbiamo (in grande stile) potuto dimostrare che una differenzia¬ è avvenuta. I magmi sono intrusi separatamente o rimescolati: dapprima quelli basici e poi quelli ultra¬ basici, con un flusso pulsante. Ma nemmeno questa successione è rigorosa perchè di tempo in tempo nuovi apporti furono più basici, con carattere orneblenditico, jacupirangitico e anche gabbroidico normale. Non da zione in situ escludere e sono non locali differenziazioni in situ, ma di carattere subordinato nebulitico. dunque intrusi già differenziati e la successione in grande magma gabbroidico-magma peridotitico con intervalli più basici. Ciò nonostante le composizioni chimiche dei magmi si lasciano ordinare senza alcun sforzo nel diagramma di differenziazione del tipo pacifico (figura 59). Questa regolarità non può essere dovuta che a una differenziazione gravitativa e complessa nelle profondità subcrustali, nel senso di P. Niggli (1938)'. I magmi sono è: Sarebbe molto interessante provare applicabili principi basaltica che una verso cristallizzazione strutturali della se per le nostre ofioliti sono concepiti in base alla cristallizzazione di differenziazione complessa e gravitativa. In rias¬ sunto ci si dovrebbe aspettare in senso centripeto: una zona gabbricoi zona subcrustale il basso dovrebbe mostrare, secondo Eskola 1936, più o meno avanzata nella facies eclogitica, poi con Genesi un passaggio e metamorfosi delle relativamente rocce brusco, basiche una e zona 467 ultrabasiche dunitica più o meno cristallina. In periodo orogenetico, il magmatismo sinorogenetico, legato a un contemporaneo sprofondamento della geosinclinale, dovrebbe teorica¬ mente dare origine alla seguente successione di apporti magmatici: dapprima gli afflussi dovrebbero essere di carattere gabbrico per poi pas¬ sare, per gradi, a un carattere più gabbrico-eclogitico e assumere infine, e in modo relativamente rapido, un carattere dunitico. Per il periodo finale di questa successione un ottimo documento ci vien fornito dal giacimento di A. Arrami : le prime rocce intruse sono infatti ,,eclogitiche" e con un passaggio relativamente brusco si passa alle oliviniti lherzolitiche. Esse contengono alla loro volta le oliviniti granatifere la cui intrusione dovette durare poco tempo, perchè esse un lasciano di il posto oliviniti lherzolitiche. La ripetizione può spiegata magmatiche pro¬ fonde oppure con uno spostamento orizzontale dell'orogene. Il giacimento di A. Arrami ammette dunque una genesi magmatica che rispecchia una struttura subcrustale nel senso di P. Eskola (1936): ma la genesi è resa più complessa dai movimenti reciproci tra orogene e la fatta subcrusta. Questa corrispondenza rassoda deduzione più in addietro che le eclogiti e le oliviniti granatifere non sono mai state com¬ pletamente liquide e che il granato rappresentava una fase già cristallina senz'altro nuovo essere con l'intervento di correnti nel magma in movimento. In contrasto con A. Arrami è invece il l'involucro contiene tracce la massa principale Il plagioclasio esclusivo di quasi giacimento zione tra A. Alai sua e di granato e un di A. Alai, dove parte esterna, con un mentre chiriosoma achirosoma risultante plagioclasio. di A. Confìente e solo nella risulta di anfibolite corismatica anfibolitico povero di in modo eclogitiche giacimento rappresenta però A. Arrami in quanto la un sua massa anello di principale congiun¬ risulta di palesi tracce eclogitiche e il suo nucleo di anfi¬ quella marginale di A. Alai. Vuol dire che le masse della zona subcrustale ,,eclogite-peridotite" hanno subito in un secondo tempo, probabilmente per una maggiore ricchezza di acqua, una liquefazione più profonda (oppure non hanno raggiunto un notevole grado di cristallinità). Infatti anche l'olivinite harzburgitica non contiene granato e le inclusioni basiche non hanno più carattere di eclogite pura (eclogite orneblenditica, anfiboliti con o senza granato). anfibolite granatifera con bolite corismatica simile Per le rocce da P. Eskola dà basiche una a e ultrabasiche, la struttura interna formulata spiegazione soddisfacente, anche se i fenomeni mag- E. Dal Vesoo 468 matici hanno decorso più complesso in rapporto a riatti¬ un substrato, dipendenti alla loro volta da variazioni da una presenza variabile di sostanze volatili (sopra¬ avuto vazioni diverse del delle pressioni tutto e acqua). Inversamente, conferma per la le rocce differenziazione discusse rappresentano un'ottima gravitativa complessa nel senso di P. Niggli. Tutta la discussione regge in modo Arrami, Confiente e Alai, inclusi nella egregio zona per i giacimenti di A. come possiamo di radice. Ma generalizzarla a tutte le altre basiti e ultrabasiti che si ritrovano separate nella regione studiata? Dove troviamo i rappresentanti della zona gabbroidica soprastante a quella + ,,eclogitica"? Abbiamo già detto che i magmi sono intrusi differenziati: appare perciò logico che ultrabasiti possano formare anche da sole lenti più o meno sviluppate; altrettanto per le basiti. Per le basiti nasce un'enorme, forse un'insormontabile difficoltà di interpretazione perchè due processi diversi possono convergere in uno stesso prodotto finale: le anfiboliti plagioclasiche mesozonali possono derivare direttamente dal magma gabbroidico per piezocristallizzazione autometamorfa oppure essere i prodotti mesozonali della metamorfosi di dislocazione delle eclogiti o delle anfiboliti granatifere. Ricordiamo ancora primo luogo da anfiboliti schematico, in di contro una volta che le basiti sono rappresentate in plagioclasiche (ev. biotitiche) di carattere mono¬ tracce di chelifiti; le anfiboliti granatifere senza generale generale associate alle ultrabasiti o poco lontane da esse. Questa regolarità ci induce a pensare che la genesi delle anfiboliti granatifere (a maggior ragione per le eclogiti) sia strettamente legata a quella delle ultrabasiti, mentre che la genesi delle anfiboliti plagioclasiche monoschematiche sia un fenomeno meno strettamente legato. Le anfiboliti granatifere sono inoltre più frequenti nella zona di radice che non a nord dove appaiono solo in stretto legame con le ultra¬ basiti e dove le anfiboliti plagioclasiche sono più scistose. Se il magmatismo è stato veramente sinorogenetico, avremo una maggiore probalilità di trovare una prevalenza di prodotti magmatici iniziali nel settore più settentrionale (verso le fronti) e una prevalenza di prodotti magmatici finali verso sud e nelle radici: le anfiboliti pla¬ gioclasiche diventerebbero allora prevalentemente iniziali e le anfiboliti granatifere prevalentemente finali, in legame con le ultrabasiti. Il giaci¬ mento di A. Alai ci dimostra però che anche nella fase finale si ebbero ancora apporti di magma riattivato che diedero origine ad anfiboliti. Ne consegue che una parte delle anfiboliti plagioclasiche, soprattutto nel sono rare e in Genesi settore delle e e metamorfosi delle radici, può essere rocce basiche più giovane del e 469 ultrabasiche magmatismo „eclogitico" ,,granato-anfibolitico". plagioclasiche deri¬ granatifere: pos¬ eclogiti siamo domandarci se esistono caratteri fenomenologici che differenzino queste anfiboliti metamorfiche di dislocazione da quelle autometamorfe. Le prime, almeno quelle legate alle eclogiti, posseggono in generale resti chelifitici con un nocciolo di granato o di epidoto e clinozoisite con una struttura diablasto-nematoblastica (pag. 295), mentre quelle in orizzonti più o meno potenti sono in prevalenza prive di noccioli chelifitici di epi¬ doto e clinozoisite e di struttura grano-nematoblastica ; nelle prime il Infine ancora una considerazione sulle anfiboliti vate dalla metamorfosi delle o dalle anfiboliti plagioclasio ha tendenza zonare, mentre nelle seconde la struttura zonare in generale manca. Le anfiboliti corismatiche di A. Alai contengono avantutto granato e poi mostrano una marcata struttura zonare del plagio¬ clasio (perfino, ma leggera, nel plagioclasio degli achirosomi flebitici). In questo senso le anfiboliti plagioclasiche si differenziano sensibil¬ mente da quelle derivate dalla metamorfosi di dislocazione di eclogiti o di anfiboliti granatifere: è perciò probabile che esse rappresentino i pro¬ dotti di consolidazione autometamorfa del magma completamente liquido della fase magmatica iniziale, proveniente dalla zona gabbrica superiore (senza cristallizzazioni iniziali di carattere eclogitico). Possiamo finalmente riordinare le idee e cercare di ricostruire il pro¬ magmatico (per la regione studiata) : 1. Il processo orogenetico legato al carreggiamento dei ricoprimenti ha riattivato le masse magmatiche subcrustali che avevano già subito una differenziazione gravitativa complessa nel senso di P. Niggli, dunque + con la seguente successione dall'esterno verso l'interno : zona gabbrica cristallina + alla zona con ; gabbrico-eclogitica graduali liquida passaggi + la zona relativamente con un brusco, peridotitica pure sotto, passaggio cristallina. Lo scorrere dei ricoprimenti ha determinato la formazione di discontinuità concordanti tra gli strati, delle quali ha approfittato il magma per intrudersi nell'edificio dell'orogene. 2. L'inizio del magmatismo è probabilmente (non siamo stati in grado di fissarne con sicurezza gli effetti) segnato dalla liberazione delle masse volatili raccoltesi nella parte superiore dell'ambiente di differen¬ ziazione, le quali, seguendo le discontinuità, hanno determinato quelcesso l'albiti?zazione descritta da molti autori la composizione chimica del materiale e hanno contribuito primario dei gneis a modificare biotitici pic¬ chiettati. 3. Contemporaneamente cominciarono le migrazioni intrusive delle 470 E. Dal Vesco magmatiche liquide di chimismo gabbrico che arrivarono fino nelle regioni più avanzate dell'orogene. La piezocristallizzazione del magma diede origine alle anfiboliti plagioclasiche (ev. biotitiche) autometamor¬ fiche, con struttura non zonare del plagioclasio e con struttura più nematoblastica dell'aggregato a grana piccola, che formano orizzonti più o meno esili, più o meno costanti, e che si ingrossano raramente a forma masse di lente. 4. Con il procedere dell'orogenesi, la geosinclinale subì uno sprofon¬ maggior peso, a migrazioni laterali delle masse mag¬ matiche subcrustali e al successivo svuotamento magmatico derivante dall'intrusione. Le radici dei ricoprimenti diventarono nel contempo più inclinate pescando sempre più profondamente nelle regioni subcrustali. 5. Seguirono quindi, probabilmente già verso la fase finale del mag¬ matismo, magmi gabbrici con granato già cristallino che, a seconda dell'acqua contenuta e a seconda della zona di cristallizzazione, diedero origine a anfiboliti granatifere e a eclogiti. Ad A. Arrami, il magma anidro diede origine ad eclogiti; ad A. Confiente pure, almeno parzial¬ mente, ad eclogiti; ad A. Alai probabilmente solo nel primo momento e poi il magma con un contenuto maggiore di acqua si cristallizzò in forma di anfibolite granatifera. 6. Al magma gabbroidico a granato seguì, quasi improvvisamente, il magma peridotitico che intruse approfittando in parte delle vie seguite dal magma gabbrico e in parte cercando vie nuove: nel primo caso si ottengono giacimenti lenticolari a struttura zonare, nel secondo giaci¬ menti isolati. Anche per questi magmi dobbiamo ammettere un diverso grado di cristallizzazione al momento dell'intrusione : più cristallini quelli di A. Arrami, più fluidi e più ricchi di sostanze volatili quelli della zona damento dovuto al di Castione. 7. L'intrusione peridotitica tempo in tempo si ebbero non ebbe andamento nuovamente afflussi meno quieto, perchè di che, ad Arrami, basici diedero origine alla olivinite granatifera e, ad Alai, alle lenticelle eclogitiche agli orizzonti di anfibolite. Che questi processi magmatici siano effettivamente tardivi ce lo dimostra uno di questi apporti basici che ha riempito o rivestito una fessura dell'olivinite di A. Arrami. e Queste intercalazioni basiche dovute differenziazioni, quiete durante l'ascesa, nel flusso ultrabasico possono avvenute in focolari essere più profondi, magmatiche subcrustali. 8. Per capire la genesi del giacimento di A. Alai dobbiamo ammettere che in profondità siano avvenuti, nella fase tardiva, processi di più radi¬ cale liquefazione per una maggiore ricchezza di acqua. Avantutto il di a o a correnti in momenti Genesi magma basico secondo metamorfosi delle e non era anidro più rocce e non basiche diede e ultrabasiche origine a 471 un'eclogite; in anche il magma ultrabasico ne conteneva un certo tenore, che alla fine della cristallizzazione diede origine a una fase idromagmatica luogo, determinante le venule di nefrite della stessa fase intrusiva riuscì ad essere regione probabile che a più quanto evolutivo anche per una serpentino. Probabilmente è magma che, approfittando di discontinuità esistenti, fatta risalire Vediamo sempre di D. di fino alla avanzare Ed è altrettanto siche debba e regione della Bocchetta di una parte questa fase di magmi basici sia pericoloso MAGMI, voler stabilire non uno anidri. schema molto ristretta. LA PIEZOCRISTALLIZZAZIONE DEI Gagnone. plagiocla- delle anfiboliti LA METAMORFOSI AUTOMETAMORFA DI CONTATTO E DI DISLOCAZIONE In quest'ultimo paragrafo ci restano da discutere tutti quei feno¬ rocce l'aspetto definitivo, osservabile ancora oggi¬ giorno : essi possono in massima parte essere dedotti dagli aggregati stessi e sono già stati discussi ampiamente nei capitoli precedenti. I processi avvennero in parte contemporaneamente, in parte si ricoprirono e si determinarono vicendevolmente di modo che ne nacque meni che diedero alle una i tale gamma di variazioni punti principali e a che ci costringe a riassumere capitoli precedenti. soltanto rimandare il lettore ai I. Le condizioni fisiche dell'ambiente Dalla fisiografia risulta che le raggiungono un grado meta¬ non magmatiche arrivano al massimo a un carattere cata-mesotermale nei contatti magmatici. A. Mittelholzbe aveva fissato per la temperatura un intervallo tra 500 e 800° e calcolato una pressione idrostatica che corrisponde a una sovrapposizione di circa 10 km: per la temperatura possiamo astenerci a questo intervallo, dove dobbiamo notare che il limite superiore rappre¬ senta un massimo. Per la pressione dobbiamo invece osservare che non si trattò di una semplice e uniforme pressione idrostatica, ma bensì di una pressione idrostatica combinata con una pressione orientata (stress), la quale ebbe effetti diversi a seconda delle posizione tettonica: normale (perpendicolare) o quasi nella zone di radice, più obliqua al passaggio e parallela nella zona dei ricoprimenti (come nella figura 64). Le condizioni generali tendevano da un carattere più cata-mesozonale nelle radici a morfico variabile e rocce che i minerali delle rocce E. Dal Vesoo 472 più epizonale nel corpo dei ricoprimenti con determinazione di effetti diversi. II. La piezocristallizzazione autometamorfa le differenziazioni in situ dei e magmi magmi basici si sono intrusi in momenti diversi e in stati di aggregazione pure diversa. Da quanto abbiamo visto nel paragrafo prece¬ dente deriva la seguente successione : 1. I magmi gabbrici della fase iniziale e media, erano liquidi e conte¬ nenti un certo tenore di acqua. Intrusi nell'edificio pennidico in forma¬ zione, probabilmente, si consolidarono per piezocristallizzazione in un aggregato autometamorfo di anfibolite plagioclasica a granulazione pic¬ cola e a struttura monoschematica e più nematoblastica (in generale senza struttura inversa del plagioclasio). 2. Nella fase finale, seguirono magmi gabbrici con il granato cristal¬ lino ma in processo di liquefazione (per la diminuita pressione), che nella zona di radice, per la grande pressione tangenziale di effetto idrostatico (fig. 64), diede origine per piezocristallizzazione a eclogite autometamorfa : vi si ebbero leggere differenziazioni in situ tra aggregato di granato cristallino e onfacite in fase liquida con formazione di strie (A. Arrami). Un magma analogo, nella zona di passaggio tra radici e ricoprimenti, diede pure origine a un aggregato eclogitico (A. Confiente). Un afflusso più tardivo e più ricco di acqua si cristallizzò autometamorfo in anfibolite con poco granato piccolo, dove per un ravvivarsi dei movimenti tettonici, la fase plagioclasica ancora liquida migrò nell'aggregato plastico a for¬ mare le venule ptigmatiche, conferendo carattere corismatico alla roccia madre (A. Alai, A. Confiente). Altri flussi magmatici migrarono più a nord dove originarono, fin dall'inizio, anfiboliti granatifere prive di qualsiasi traccia eclogitica. I magmi ultrabasici. In stretto legame con i magmi gabbrici contenenti granato, subito dopo, intrusero i magmi peridotitici, portando ancora per tempi limitati nuovi flussi più o meno gabbrici che si consoli¬ darono in forma di olivinite granatifera, eclogite olivinica o addirittura in forma di anfibolite granatifera. Una gran parte del granato (dell'olivinite granatifera) e una parte I dell'olivina erano cristallini nel magma mento per la diminuita stallizzazione in a un processi formazione di e rare subirono fenomeni di risorbi- per la reazione ambiente sottoposto aggregato leggermente Durante i con un pressione e a peritectica. La cri¬ pressioni tangenziali condusse scistoso. di solidificazione si ebbero differenziazioni in situ strie eclogitiche e di arricchimenti di augite. Genesi e metamorfosi delle Ad Arrami, la fase ortaugitica gato olivinico già cristallino, incassanti, ha in forma di del magma, e ultrabasiche dove, subendo scambi contempo 473 liquida nell'aggre¬ ancora assunto carattere websteritico per Nel augitite. basiche sotto l'azione delle sollecitazioni è stata schiacciata lateralmente calcaree rocce la differenziazione con tettoniche, le rocce + cristallizzarsi poi augitica causò la formazione di screzi augititici nel corpo dell'olivinite. liquida, più ricca di sostanze volatili (acqua), ha riempito le discontinuità formatesi nell'aggregato olivinico plastico, sotto¬ posto alle pressioni tangenziali, e diede origine alle venule di nefrite antofillitica e, nella fase finale, ad amianto anfibolico con clorite, iniziando nel Ad A. Alai, la fase contempo la metamorfosi degli aggregati olivinici. Lo stesso idromagma parziale ortaugitico è stato compresso alla periferia, dove ha formato un involucro di nefrite antofillitica. La fase idromagmatica non manca neppure ad A. Arrami dove, per quanto ridotta, causò la cristallizzazione delle piccole chiazze dialitiche di serpentino. m. La metamorfosi di contatto I fenomeni di contatto endogeno avvennero già in massima parte magmatica liquida. I magmi gabbrici in contatto con rocce sedimentarie prive o povere di calcite (argille, argille marnose, arenarie ± argillose e arcose) assi¬ milarono soprattutto al e alk che nella cristallizzazione diedero origine alla biotite ; in contatto con le rocce più o meno ricche di calcite (calcari + marnosi e + arenacei) assimilarono soprattutto e che determinò una maggiore basicità del plagioclasio e la cristallizzazione di orneblenda attinolitica, diopside, epidoto-clinozoisite e titanite. I magmi ultrabasici subirono pure una modificazione sostanziale nella regione marginale : in contatto con le rocce prive o povere di calcite nella fase assimilarono si, al in contatto con le alk che e rocce causarono la cristallizzazione della carbonatiche, si assiste che conduce alla formazione di attinolite In contatto calcaree + con le rocce marginali, ma margine degli inclusi I fenomeni natura sostanziale. in di si riscontrano intermedi. soprattutto nelle modo rocciosi e diopside. processi analogamente Questi fenomeni di assimilazione zone di biotite; un' assimilazione di sedimentarie di carattere intermedio (marne si hanno arenacee) e a perfettamente analogo sono avvenuti trascinati o restati inglobati nel magma. contatto esogeno sono di natura termica e al di 474 E. Dal Vesco Il contatto termico variò sia nello spazio, sia nel tempo: nelle immediate vicinanze di alcuni contatti si riscontrano minerali tipicamente (sillimanite, vesuvìanite, granato ricco di grossularia, scapolite) che appartengono a una prima generazione di contatto; ma con il raffreddamento del magma in cristallizzazione, la massima parte dei catazonali fenomeni di contatto nello spazio, avvenne in condizioni mesotermali. Altrettanto si riscontrano i minerali tendenti alla catazona nell'imme¬ diato contatto, zamento della fuori, nell'ambiente più vasto, si hanno solo mentre aggregati mesozonali I magmi basici e con tendenze epizonali. ultrabasici hanno contribuito sensibilmente all'inal- temperatura ambientale della regione profonda dei rico¬ primenti pennidici, temperatura che conferì un carattere mesozonale alla metamorfosi di dislocazione. II sostanziale ebbe luogo contemporanea¬ quello endogeno: generale i fenomeni sono accoppiati, con scambi reciproci. Tanto i magmi basici, quanto quelli ultrabasici, cedet¬ tero alle rocce incassanti per imbibizione e per metasomatosi gli elementi di cui sono abbondanti, dunque Mg, Fé, Ti. I contatti esogeni del magma basico con una roccia sedimentaria povera o priva di calcite sono caratterizzati dalla presenza di biotite, granato e cianite (sillimanite), con una roccia ricca di calcite, da orneblenda contatto mente esogeno in a attinolitica, diopside, epidoto-clinozoisite, plagioclasio basico, scapolite, in più titanite. I contatti mentarie, e con le sono del magma ultrabasico caratterizzati da seconde diopsidica, Se le esogeni da granato, attinolite rocce e le biotite, granato, cianite prime e rocce sedi¬ titanomagnetite vesuvianite, epidoto-clinozoisite, augite titanite. sedimentarie incassanti hanno pure contatti con esogeni intermedi sono con di carattere intermedio, si la presenza dei minerali di entrambi i contatti descritti. IV. La metamorfosi di dislocazione postmagmatica Durante l'evoluzione dei processi appena descritti, continuò l'asse¬ pennidico, legato a scorrimenti orizzontali e a un sempre maggiore sprofondamento dell'area della geosinclinale, che deter¬ minò una generale metamorfosi di dislocazione avvenuta in ambiente mesozonale con tendenze catatermali. Le rocce hanno acquistato la stamento dell'edificio fisionomia attuale. Le rocce sedimentarie, fuori dell'ambito delle zone di contatto mag- Genesi e metamorfosi delle (già in parte origine a: matico diedero rocce metamorfiche basiche ultrabasiche e prima dell'intrusione dei magmi), quarziti; gneis aplitici; arenarie argillose -> gneis quarzitici; argille pure -> micascisti e gneis ricchi di miche (ev. con granato argille marnose -> gneis a biotite, feldspati e scapolite; marne calcaree + arenacee —>- gneis calcesilicatici ; arenarie arcose -> -> calcari marnosi calcari -> ± arenacei dagli orizzonti che acquistano granato e e un La stessa dislocazione aggiunge stati in contatto con biotite che hanno loro conferito vi si e sono che furono in contatto o calcesilicatiche fino rocce -> a distene) marmi le esse flogopitici con le rocce magmatiche gneis durante la loro intrusione: i rocce carbonatiche i minerali citati sopra, carattere aveva ; la variazione sostanziale più spiccatamente già determinato, come calcesilicatico. si è visto sopra, diverse varianti nella cristallizzazione autometamorfa dei determinato a e marmi. La metamorfosi è totale subita 475 magmi e ha dopo la loro cristallizzazione ancora nuovi processi tendenti gli aggregati catazonali in aggregati mesozOnali stabili alle trasformare condizioni fisiche dell'ambiente. I principali processi oliviniti metamorfici rimasti fermi in stadi diversi sono : serpentinoscisti in cui ortaugite -> talco; granatifere -> serpentinoscisti; clinoaugititi -> scisti attinolitici ; eclogiti —^ diverse anfìboliti eclogitiche e granatifere (pag. 295) ; anfiboliti granatifere -> diverse anfìboliti plagioclasiche (pag. 295) ; -» oliviniti ricristallizzazioni di anfiboliti. Queste metamorfosi bile di sostanze, se non hanno necessitato alcuna si fa naturalmente astrazione migrazione sensi¬ dell'acqua. Si può anzi affermare che in generale la metamorfosi di dislocazione avvenne allo stato solido di aggregazione senza notevoli scambi sostanziali tra sedi¬ mento e sedimento, che tendessero a una omogeneizzazione e sì che la regione studiata si trova nei piani più profondi dell'edificio pennidico alpino. Sulle rocce magmatiche in prevalenza di carattere catazonale e per¬ ciò particolarmente sensibili alle sollecitazioni tettoniche, la metamorfosi di dislocazione ebbe effetto decisamente selettivo: molto più intensa ai margini delle lenti e degli orizzonti che non al centro e molto più intensa ed E. Dal Vesco 476 sui esili che in giacimenti biliscono di principi nuovo quelli potenti. condizioni marginali Zone intere di scorrimento sta¬ ritornano e a valere gli stessi appena enumerati. Oltre ciò, si ebbe a l'ambito dei una che ricoprimenti maggiore non nella intensità della metamorfosi nel¬ zona di radice. Le sollecitazioni tettoniche che hanno determinato la metamorfosi appartengono agli ultimi di dislocazione probabilmente nidico che prima metà del Cretaceo. insubrica, che ha condotto al rovesciamento delle radici Alla fase meridionali, assestamenti dell'edificio pen- si conclusero nella non possiamo far risalire, nel territorio studiato, che un piccoli movimenti differenziali legati a locali metamorfosi epizonali (incrostazioni di serpentino sulle fessure ad A. nord-sud, soprattutto Arrami) e milonitizzazioni e fessurazioni. Rispetto a queste nuove sollecitazioni tangenziali, l'edificio pennieffetto cataclastico che si manifesta in dico si è comportato come un sol blocco. Considerazione conclusiva Nell'ultimo delle petrogenetici e e i abbiamo capitolo permette rocce di stabilire processi provato una se la fisionomia osservabile correlazione tra i diversi di assestamento tettonico dell'edificio processi pennidico crediamo di esserci riusciti in modo abbastanza soddisfacente. I pro¬ e complessi che dobbiamo rinunciare ad enumerarli cronologico, ciò nonostante vorremmo ancora riassumere quei risultati che, a nostro giudizio, sembrano importanti, sia dal lato petrografico, sia dal lato geologico, ricavati dallo studio della zona Gaggio-Basai, a ovest del Ticino : 1. La zona di Castione-Corippo e la zona di Arrami-Vogorno sono due serie sedimentarie mesozoiche depositate in una zona epicontinentale-orogenetica della geosinclinale pennidica. 2. La zona gneissica con la coltre parascistosa di Algaletto rappre¬ senta il ricoprimento Simano; la zona gneissica di Roveredo-Verzasca e la zona sedimentaria Castione-Corippo, il ricoprimento Adula; la zona cessi sono tanto vari tutti in ordine Arrami-Vogorno Tambo in basso gneissica e in alto sedimentaria, il ricoprimento ricopr. Adula superiore o ancora un lembo eventualmente il (o dell'Adula). 3. Nel Giurassico inferiore cominciano clinali che suddividono la a diventare manifeste le anti- geosinclinale pennidica in bacini parziali ; antisvilupperanno in ricoprimenti e sfoceranno nella formazione dell'edificio pennidico, il cui assestamento si conclude nel Cretaceo infeclinali che si Genesi riore e metamorfosi delle (W. Leupold, della parziale mento 4. Le basiti R. Stato zona rocce 1937), al basiche e ultrabasiche 477 quale includiamo il raddrizza¬ di radice. ultrabasiti studiate appartengono al magmatismo magmatismo è intrusivo, sinorogenetico rispetto all'orogene pennidico, iniziale rispetto all'orogene alpino. 5. E probabile che il magmatismo ofiolitico abbia avuto inizio con una e ofiolitico. Il liberazione di sostanze volatili determinanti una pneumatolisi di Na, diffì¬ cilmente riconoscibile negli aggregati attuali intensamente metamorfici. magmi differenziati in profondità secondo un processo di differenziazione gravitativa complessa nel senso di P. Niggli (1938). La successione probabile è: magmi gabbrici liquidi -> magmi gabbrici contenenti granato cristallino -> magmi peridotitici + cristallini con intercalazioni gabbriche. Alla fine, di nuovo più fluidi per effetto di un maggiore contenuto di acqua oppure per effetto di una migrazione di magmi in profondità. 6. L'intrusione mobilizzò Cristallizzazione autometamorfa dei 7. ambiente mesozonale o augitica : se anidra, con con di nefrite antofillitica o cristallizzazione di con augitite ; se in un ortaugitica, contenente acqua, di asbesto anfibolico. 8. Metamorfosi di contatto termica gena, magmi catatermali differenziazione in situ della fase comportamento selettivo a e sostanziale, endogena ed seconda del magma e eso¬ della roccia inglobante. 9. Metamorfosi di dislocazione determinata in al dall'evoluzione della alla metamorfosi orogenesi, contemporanea magmatismo e parte di contatto, selettiva rispetto alla forma del giacimento e alla posi¬ zione nell'edificio tettonico. Metamorfosi di dislocazione che abbraccia tutte le logiche rocce con e tende a stabilire un le condizioni mesozonali Conclusione, equilibrio delle paragenesi generali dell'ambiente. minera¬ pennidico studiato, dei principali fenomeni magmatismo basico e ultrabasico e della metamorfosi di carattere mesozonale nella prima metà del Cretaceo. I processi orogenetici e magmatici non erano naturalmente terminati in modo completo: dobbiamo per esempio ancora ricordare l'iniezione tonalitica, granitica e pegmatitica (A. Mittelholzee), ma nel nostro 10. del dell'orogenesi, territorio se non non nel ha lasciato tracce molto entriamo milonitizzazione palesi. Ci sembra perciò giustificato questi argomenti. Anche la fessurazione e la più risalgono a una fase più tardiva, probabilmente alla in fase insubrica. Pur quanto sapendo di aver risolto solo una parte dei problemi, vediamo complessa la genesi e la metamorfosi delle rocce basiche e sia E. Dal Vesco 478 e vediamo studio che cerchi di abbracciare la globalità dell'orogene pennidico, ultrabasiche nell'ambiente mesozonale nel contempo dei fenomeni come legati solo a uno un' orogenesi possa pretendere di avvicinarsi alla realtà. Un fenomeno circoscritto lascia sempre adito a diverse interpre¬ tazioni e resterà per esempio impossibile formulare una regola universale per la natura sedimentaria giudicare Locamo, 31 magmatica o delle rocce basiche. 1952. marzo Letteratura citata Ambùhl, E. Petrographie : und des zentralen Gotthardmassivs sùdlich Geologie Andermatt. Schweiz. Min. Petr. Mitt. 9, 1929. Andreatta, C: La formazione Le Astine, E.: Badeb, H. rocce. e le oliviniti di Val d'Ultimo Ili, fase. 2, 1935. Terza ediz. Milano 1941. Gesteine und : gneissico-kinzigitica Mem. Museo St. Nat. Venezia Tridentina. Voi. (Alto Adige). Minerallagerstatten des Binnentales. Schweiz. Min. Petr. Mitt. 14, 1934. Eklogite. Geol. Rundschau 27, 1936. composition minéralogique, leur origine. 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Superata la Maturità tipo C nel 1940 maggio 1921 a mi iscrissi alla Facoltà di Scienze naturali al Politecnico Federale Zurigo. tutti i corsi teorici il seguii diploma e previsto per gli studi scientifici seguii pratici dell'indirizzo di ingegnere geologo. Con¬ nella primavera 1945. Nel semestre estivo 1943 fui assistente del sohn all'Istituto di scientifico del Petrografia Geografia Signor Prof. della S.P.F. e Signor Prof. Dr. H. Guter- della S. P. F. ; dal 1945 al 1947, collaboratore Dr. P. Niggli all'Istituto di Mineralogia e Zurigo. Per periodi fram¬ Signor Dr. R. U. Winterhalter dell'Università di mentari lavorai all'Ufficio di e di Accanto al programma geologia del alla Commissione Geotecnica Federale. Nell'autunno 1947 cominciò la mia attività di Ticino: tone dapprima Cantonale di Biasca rali e geografia per matematica (1947—1948) alla Scuola e e insegnante nel Can¬ scienze naturali al Ginnasio dall'autunno 1948 per scienze natu¬ Magistrale Cantonale di Locamo. Signor Prof. Dr. W. Leupold, Maggia e dall'inizio dei lavori (1950) ricevetti l'incarico di dirigere le ricerche geologico-petrografiche e il rilevamento geologico-tecnico delle gallerie dell'impianto Nel 1949 collaborai, sotto la direzione del alla perizia dell'Impianto stesso. Idroelettrico della