Antonio Gramsci dalle Lettere dal carcere Il contesto Profilo letterario, pp. 102-103 Tomo • N.B. Pur essendo state composte negli anni della dittatura fascista, noi presentiamo i Quaderni del carcere e le Lettere nel modulo relativo alla letteratura del dopoguerra per evidenziare l’enorme importanza, anche sul piano ideologico, che l’opera di Gramsci ha avuto in quel contesto storico. \A G U I D A Gramsci aveva ricevuto in precedenza una lettera della madre, scritta per mano di Teresina, la sorella maggiore. Rispondendole, la invita a continuare a scrivergli così, perché, nonostante la scrittura sia di Teresina, egli intravede in ogni parola tutto lo spirito e il modo di ragionare della madre. Le ricorda quindi il tempo di quando, in prima e in seconda elementare, la madre gli correggeva i compiti e gli faceva imparare a memoria le poesie, tra le quali c’erano Rataplan e Lungo i clivi della Loira. Pertanto è giusto che uno dei figli ora le serva da mano, non essendo ella più abbastanza forte. Per tutti i ricordi di bontà – e di forza, nel tirarli su – che Antonio e Teresa hanno di lei, la madre sin da allora vive nell’unico paradiso reale che esista, costituito dal cuore dei propri figli. Lo scrittore conclude dicendo che con ciò egli non vuole offendere le opinioni religiose della mamma, e pensa che anche lei sia, in fondo, d’accordo con lui più di quanto non paia. NALISI DEL TESTO\ Il tempo della scrittura: pubblicate postume (1947) – come, del resto, tutte le opere di Gramsci – le sue Lettere dal carcere, indirizzate ad amici e familiari, costituiscono una viva testimonianza non solo delle sofferenze patite nel carcere pugliese di Turi, ma soprattutto della straordinaria umanità del loro autore. la casa penale di turi C O N S E G N E T 157 1. Commenta il pensiero di Gramsci che l’unico paradiso reale che esista per una madre, è il cuore dei suoi figli. 2. Prova a scrivere una lettera-sfogo a uno dei tuoi genitori, improntata al ricordo (bello? brutto?) della tua prima fanciullezza trascorsa con lui/lei. 3. La pagina gramsciana rievoca un non raro “interno di famiglia” nel quale una madre corregge i compiti ai figli e insegna loro molte poesie a memoria. Confronta l’esperienza di Antonio Gramsci con la tua personale. Se è diversa – ed è assai probabile che lo sia! – cerca di analizzarne le cause. \ 1046 \ T 157 1 L’unico paradiso reale che esista Teresina: Teresa, sorella maggiore di Antonio Gramsci. antonio gramsci \A NALISI DEL TESTO\ {1} offendere le tue opinioni religiose: improntate a una forte visione cristiana della vita, fondata sull’immortalità dell’anima e su quella giustizia divina che spesso è l’unica giustizia in cui possa sperare la povera gente. {2} La lettera, come si sa, costituisce un particolare tipo di comunicazione scritta, con specifiche norme da seguire, a seconda dello scopo che si prefigge (informazione, lavoro, amore ecc...). Qui la funzione linguistica prevalente è quella emotiva: lo testimoniano i ricordi infantili e, soprattutto, il forte legame affettivo che Gramsci ha sempre nutrito per la madre. C arissima mamma, ho ricevuto la lettera che mi hai scritto con la mano di Teresina1. Mi pare che devi spesso scrivermi così; io ho sentito nella lettera tutto il tuo spirito e il tuo modo di ragionare; era proprio una tua lettera e non una lettera di Teresina. Sai cosa mi è tornato alla memoria? Proprio mi è riapparso chiaramente il ricordo quando ero in prima o in seconda elementare e tu mi correggevi i compiti: ricordo perfettamente che non riuscivo mai a ricordare che «uccello» si scrive con due c e questo errore tu me lo hai corretto almeno dieci volte. Dunque se ci hai aiutato a imparare a scrivere (e prima ci avevi insegnato molte poesie a memoria; io ricordo ancora Rataplan e l’altra «Lungo i clivi della Loira, – che qual nastro argentato – corre via per cento miglia – un bel suolo avventurato») è giusto che uno di noi ti serva da mano per scrivere quando non sei abbastanza forte. Solamente che il ricordo di Rataplan e della canzone della Loira ti faranno sorridere. Eppure ricordo anche quanto ammirassi (dovevo avere quattro o cinque anni) la tua abilità nell’imitare sul tavolo il rullo del tamburo quando declamavi Rataplan. Del resto tu non puoi immaginare quante cose io ricordo in cui tu appari sempre come una forza benefica e piena di tenerezza per noi. Se ci pensi bene tutte le quistioni dell’anima e dell’immortalità dell’anima e del paradiso e dell’inferno non sono poi in fondo che un modo di vedere questo semplice fatto: che ogni nostra azione si trasmette negli altri secondo il suo valore, di bene e di male, passa di padre in figlio, da una generazione all’altra in un movimento perpetuo. Poiché tutti i ricordi che noi abbiamo di te sono di bontà e di forza e tu hai dato le tue forze per tirarci su, ciò significa che tu sei già da allora, nell’unico paradiso reale che esista, che per una madre penso sia il cuore dei propri figli. Vedi cosa ti ho scritto? Del resto non devi pensare che io voglia offendere le tue opinioni religiose {1}e poi penso che tu sei d’accordo con me più di quanto non pare. Di’ a Teresina che aspetto l’altra lettera che mi ha promessa. Ti abbraccio teneramente con tutti di casa {2}. Antonio Casa Penale di Turi, 25 aprile 1932 \ 1047