[L’INTERVISTA - NICOLA CROCETTI]
I
n Italia sono censiti fra i 2 e i 3 milioni di
poeti. Se tutti leggessero almeno un
paio di libri di poesia l’anno, molti testi
scalerebbero le classifiche e diventerebbero
best seller. Come sappiamo, così non è: non
capita quasi mai, per non dire mai, che una
raccolta di versi superi i romanzi e i Codice
da Vinci o i Camilleri di turno. La conclusione inevitabile è: chi scrive poesia, in Italia,
DI PAOLO PERAZZOLO
voro, ricevo migliaia di manoscritti l’anno.
Ho notato che ogni volta che un testo viene rifiutato, l’autore se ne risente, perché
legge in questo rifiuto un giudizio non su
quello che ha scritto ma sui suoi sentimenti, la sua esperienza personale, il suo vissuto. È un meccanismo psicologico comprensibile, ma difficile da spiegare a chi si sente un
Dante Alighieri o un Petrarca».
In Italia ci sono 2 o 3 milioni di poeti. Allora perché i
Il consiglio indirizzato a tutti coloro che
vogliono provare a scrivere versi non può
che essere quello di «leggere prima di scrivere, evitando di ridurre la poesia a uno sfogo
personale». Ancora una volta è calzante il
paragone con la musica o la pittura: «Quale pittore si accingerebbe a dipingere senza conoscere i grandi artisti e senza
un’adeguata preparazione sui colori, la lu-
libri di poesia vendono poco?
CARI POETI, LEGGETE DI PIÙ!
non la legge. Ne è del tutto convinto Nicola
Crocetti, editore dell’omonima casa editrice
e mente di Poesia e di Parma poesia festival,
la più autorevole rivista e la più importante
manifestazione del settore.
«Sono editore, traduttore e lettore di poesia», spiega Crocetti, «una combinazione
molto rara, perché si tende a essere scrittori
ma non lettori. Il punto è che per sentirsi autori di versi è sufficiente avere una matita e
un foglio e andare a capo di tanto in tanto.
Al contrario del pittore, che ha bisogno di
una tela, un pennello, dei colori, una luce
particolare, o di un musicista, che deve avere
alle spalle un’adeguata preparazione e strumenti costosi. Il risultato è che la poesia è
l’arte più praticata, ma anche la meno letta. Una contraddizione molto grave, dal
momento che non si può essere poeti senza conoscere le opere dei classici e dei contemporanei». Non bisogna essere troppo severi nei confronti di questa massa di poetinon-lettori, secondo Crocetti, perché la poesia nasce dal desiderio di esprimere sentimenti, ricordi, emozioni, gioia e dolore, qualche volta una protesta. Ora, tutti viviamo
questi stati d’animo e tutti ci sentiamo autorizzati a tradurli in parole. «Chi non ha scritto almeno una decina di poesie quando era
innamorato?», chiede l’editore.
Il problema, però, nasce quando si pretende che queste prove abbiano un indiscutibile valore letterario e artistico. «Per il mio la-
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A ulteriore giustificazione del popolo dei
poeti-non-lettori c’è un altro dato, abbastanza sorprendente: i testi di poesia sono molto più difficili da reperire di quanto si possa immaginare. Almeno per due ragioni.
«La prima è che in Italia abbiamo tantissime
cartolibrerie, ma pochissime librerie», dice
Crocetti. «Si calcola che almeno 7.000 comuni non ne abbiano nemmeno una. La maggior parte sono concentrate nelle grandi città. Il successo della rivista Poesia si spiega anche con il fatto che è distribuita nelle edicole, lo stesso si può dire di tante iniziative editoriali che si affidano alla rete di 35.000 edicole presenti sul territorio nazionale».
La seconda ragione della scarsa reperibilità della poesia è la sua poca visibilità: di poesia non si parla e, quando se ne parla, lo si
fa in modo superficiale e diseducativo.
«Oggi ciò che non è televisivo non esiste»,
taglia corto Crocetti. Come si spiega allora il
successo di Parma poesia festival (l’edizione
di quest’anno si terrà dal 18 al 24 giugno, per
informazioni telefonare allo 0521.21.89.67 o
consultare il sito www.festivaldellapoesia.it),
che nell’edizione passata ha registrato 15.000
partecipanti? «Quello è un momento di visibilità della poesia a livello nazionale: per una
settimana c’è un luogo deputato alla lettura,
all’analisi, all’incontro con i poeti», dice Crocetti, che è stato uno degli inventori della manifestazione. «Ma si tratta di un momento
molto concentrato, una parentesi».
ce, il disegno? O quale musicista si metterebbe a suonare senza aver studiato musica
ed essersi dotato degli strumenti necessari?
Pensare che per la poesia queste regole non
valgano, significa farle torto».
Un’ultima questione resta da affrontare: è
vero che la nuova generazione di poeti italiani è fra le migliori al mondo e sta producendo opere di grandissimo valore? «Andrei cauto con giudizi di questo genere», chiarisce subito Crocetti. «Per
parlare in questo modo, dovremmo conoscere lo stato della poesia in tutte le culture del mondo.
Io leggo manoscritti in 5-6
lingue, ma non mi sento in
grado di dire se la poesia
italiana è superiore a
quella greca e se quella greca è superiore
a quella tedesca…
Certo, in questo momento in Italia scrivono ottime individualità,
ma da qui a dire che siamo in presenza di una generazione che segnerà la
storia della letteratura,
ce ne passa».
왎
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