Lavorare in gruppo Loredana Paradiso Nelle organizzazioni il processo di integrazione delle funzioni, delle competenze è diventato un presupposto dell’agire organizzativo. La forma elementare di gestione della vita organizzativa è basata sul gruppo: team orientati ai progetti, al prodotto rappresentano forme diverse di gruppi di lavoro. Infatti sempre più spesso attività quali l'analisi, la progettazione, la verifica degli indirizzi organizzativi, la definizione di strategie operative, tecniche, progettuali o la decisione in merito a scelte operative o strategiche si realizzano in gruppo. Il lavoro di gruppo è quindi il contesto privilegiato in cui si definiscono obiettivi, si confrontano idee, prospettive ma anche modelli di intervento, si raggiunge un consenso, si prendono decisioni sull’agire organizzativo. E’ quindi uno dei contesti privilegiati per l’agire organizzativo. Come per gli altri strumenti di integrazione organizzativa il lavoro di gruppo ha una logica interna: non può essere improvvisato, richiede un allenamento specifico sia riguardo all’osservazione dei processi in atto, sia rispetto alla gestione dell’attività. L'obiettivo di questo contributo è quello di avviare una riflessione sulle logiche globali del lavoro di gruppo per offrire una guida operativa concreta a cui riferirsi per la progettazione, conduzione e verifica dell'attività. Per questo l'orientamento scelto elementi costitutivi di in questo contributo prevede l'individuazione degli un gruppo di lavoro, la differenza con le altre tipologie, la presentazione dei processi organizzativi e psicologici e dei fattori metodologici che ne garantiscono una conduzione adeguata. La prospettiva teorica scelta è quella psicosociale che integra quindi sia gli aspetti psicologici della lettura dei processi di gruppo, sia quelli sociali relativi alla contestualizzazione di questa entità in ambito organizzativo. Gli studi sui gruppi infatti presentano questa differenziazione di lettura: approcci più di tipo psicologico individuale che sottolineano l'esigenza psicologica che muove l'individuo ad organizzarsi in un gruppo; l'approccio sociale che sposta l'attenzione sui bisogni sociali, collettivi delle persone, l'approccio psicosociale che identifica nei bisogni individuali e sociali l'esistenza dei gruppi. Le dimensioni costitutive di un gruppo di lavoro 1 Per comprendere il funzionamento di un gruppo di lavoro è importante considerare gli aspetti strategici che conducono alla scelta di utilizzare il gruppo come struttura di lavoro piu’ efficiace, di processo che influiscono sulla vita psicologica del gruppo e metodologici che contengono e regolano il lavoro di gruppo. Il primo passo da compiere è quello di individuare le modalità di funzionamento di un gruppo in modo da permettere alle persone che svolgono ruoli di coordinamento, di gestione di gruppi di leggere i diversi processi in atto e di realizzare un proposta metodologica di lavoro di gruppo coerente con gli aspetti individuati. Per questo si adotta una definizione di gruppo da cui avviare l'individuazione degli aspetti costitutivi di un gruppo di lavoro e degli elementi cui prestare attenzione durante l'attività; in questo senso "un gruppo al lavoro con un obiettivo" è un'espressione completa poiché contiene sia gli elementi costitutivi, sia le aree di attenzione metodologica, sia i livelli di processo presenti in un gruppo. L'analisi di ogni parola conduce ad una chiara presentazione delle componenti essenziali: l'obiettivo, il gruppo, il lavoro. Innanzitutto il termine "gruppo" permette di risalire della dimensione psicologica presente nel momento in cui due o più persone si uniscono per lavorare insieme. Ogni volta che qualcuno entra a far parte di un gruppo vive una dimensione di relazione con gli altri membri. Questa genera tutta una serie di interazioni, di legami che si attivano in funzione del confronto e integrazione di caratteristiche personali, atteggiamenti, prospettive e azioni diversi. La dimensione psicologica permette quindi di spiegare i fenomeni che di fatto ostacolano il lavoro di gruppo quali: i conflitti di gruppo, le problematiche decisionali, le difficoltà di adattamento di un gruppo nel momento di ingresso o uscita di membri. La dimensione psicologica è composta dall'area socio-emotiva delle persone: il termine “socio” pone l'attenzione al gruppo come soggetto sociale con una cultura, un modo di pensare, un obiettivo di lavoro; questi elementi formano l'identità di gruppo che si esprime nelle relazioni con gli altri gruppi e il contesto organizzativo globale. Il secondo invece spiega i processi tra ogni membro e il gruppo. In questo secondo caso si osservano le relazioni che si instaurano tra i membri in funzione dei bisogni, desideri, caratteristiche, competenze individuali, le modalità di comunicare sentimenti, emozioni. La parola "obiettivo" permette di individuare il secondo elemento costitutivo di un gruppo di lavoro, la dimensione organizzativo- strategica, che consiste nella presenza di una mission assegnata al gruppo da un’organizzazione. Questa area contesto situa il gruppo in un e spiega la relazione di committenza tra organizzazione e gruppo e offre un 2 modello di lettura per analizzare le scelte strategiche di un’azienda nella fase di costituzione, implementazione o scioglimento di un gruppo di lavoro. In particolare analizza le problematiche legate alla presenza / assenza di un mandato organizzativo che assegna un obiettivo al gruppo. Su questa linea osserva il rapporto tra obiettivo e risultato ossia la relazione tra quello che il gruppo si propone di fare e quello che effettivamente raggiunge. Il termine " lavoro" permette di orientarsi verso la dimensione metodologica che rappresenta l'insieme degli elementi a cui prestare attenzione per raggiungere l'obiettivo. In questa area si analizza il ruolo della struttura del gruppo, della gestione del tempo, delle modalità di lavoro per l'analisi, la progettazione, la decisione. E' l'ambito di progettazione del lavoro di gruppo, la sede destinata alla definizione dell'obiettivo, del numero dei membri del gruppo, alla valutazione di fattibilità dell'obiettivo organizzativo. Le dimensioni strategico-organizzativa, psicologica e metodologica concorrono insieme nella formazione del gruppo di lavoro, sono sempre attive in modo simultaneo anche se, in momenti diverse, potrebbe predominarne una sola. e soltanto se le tre dimensioni (organizzativa, individuale - sociale, metodologica) sono in una situazione di equilibrio il gruppo riuscirà a realizzare gli obiettivi organizzativi. L’azione di un gruppo soprattutto in un contesto organizzativo può essere orientata al conseguimento degli obiettivi organizzativi soltanto nel momento in cui le diverse dimensioni sono in equilibrio tra loro. Il ruolo del coordinatore è quello di favorire un'azione di gruppo equilibrata sulle tre dimensioni orientando quindi il gruppo verso la dimensione più appropriata. La dimensione strategico- organizzativa: la dialettica obiettivi - risultati La dimensione strategico –organizzativa (d.s.o.) guida la valutazione di opportunità rispetto alla scelta di attivare o meno un gruppo di lavoro per la realizzazione di un determinato obiettivo organizzativo; definisce quindi gli elementi da considerare quando si attiva o si modifica il mandato o quando si scioglie un gruppo. La d. s.o. rappresenta un momento decisionali di notevole importanza per l'organizzazione perché sollecita il management a riflettere sull'opportunità di attivare o costituire un gruppo di lavoro oppure di adottare altri strumenti di integrazione. Evita quindi scelte frettolose o di routine che non considerano i costi e i benefici che derivano da un gruppo di lavoro. In questo senso l'attenzione verso la dimensione strategico - organizativa permette di svolgere un analisi di contesto che valuta i vincoli e le opportunità di attivare un gruppo di 3 lavoro, di verificare se lo strumento "gruppo di lavoro" è realmente l'ipotesi più efficace, di definire le variabili di contesto organizzativo all'interno delle quali il gruppo dovrà operare; in questo senso rappresenta l'iter progettuale per definire se attivare un gruppo di lavoro e quali obiettivi, risorse e vincoli porre. Definisce quindi il processo di committenza sia nei suoi aspetti di contenuto, sia di relazione, termine con cui si definiscono i processi di assegnazione del mandato, di definizione delle responsabilità. Il primo aspetto analizza la struttura del mandato, la seconda le modalità di comunicazione. Se il mandato è confuso in termini di assegnazione di obiettivi, di risorse, di tempi tanto più il gruppo avrà la possibilità di declinare gli elementi costitutivi in funzione di prospettive personali. Gli elementi costitutivi, infatti, se non sono progettati e comunicati in modo chiaro e preciso possono diventare il pretesto per dichiarare un conflitto, una contraddizione, una situazione di malessere. E’ possibile riportare come esempio significativo di questo fenomeno la difficoltà da parte di un gruppo di lavoro di aderire al tema e all’obiettivo della riunione; di fronte a questa situazione le diagnosi possibili sono due: la prima ipotesi sonda la capacità del gruppo di presidiare i fattori metodologici, la seconda invece, parte da una valutazione positiva della prima ipotesi ed individua nella dimensione socio - emotiva le possibili cause dell’incapacità di gestire lo sviluppo del lavoro in termini di efficacia ed efficienza. Il momento di conduzione è infatti più complesso di quello progettuale perché richiede il presidio contemporaneo della dimensione metodologica e socio –emotiva. Nella fase di conduzione infatti emerge la dimensione socio ‘emotiva che può oscurare, sino a rendere problematica la prima. 1. degli obiettivi 2. delle risorse umane 3. dei tempi 4. della struttura del gruppo. La definizione degli obiettivi In un contesto organizzativo gli individui partecipano ad un gruppo per raggiungere una finalità definita dall' organizzazione: hanno un obiettivo, un compito, un tempo, degli 4 strumenti attraverso cui giungere all'out put finale rappresentato da un progetto, una decisione, un'analisi. La d.s.o. permette quindi di individuare e presidiare la dialettica obiettivi e risultati, di risalire all'indirizzo strategico assegnato a quel gruppo in particolare. Il primo presupposto metodologico di una progettazione adeguata di un lavoro di gruppo consiste quindi nella definizione del contratto tra l'organizzazione e il gruppo; questo passaggio permette al gruppo ed ad ogni individuo di chiarire obiettivi, contenuti e di prestare attenzione alla direzione richiesta da seguire. L’obiettivo così come si intende in questo momento ha una connotazione strategica, riguarda quindi la mission del gruppo; non deve essere confuso con l'obiettivo di lavoro che il gruppo si propone di realizzare nella fase di lavoro di gruppo. Quest’ultimo, infatti, ha una valenza metodologica che sarà trattata all’interno della stessa dimensione . Il gruppo di lavoro si costituisce intorno ad un obiettivo, nasce quindi in funzione della necessità di raggiungere un risultato utile per l’organizzazione in cui vive. La definizione puntuale dell’obiettivo e la comprensione e l’interpretazione corretta da parte di tutti i membri del gruppo sono le precondizioni per un funzionamento efficace. Il lavoro di numerosi gruppi soffre di un contratto poco chiaro in termini di obiettivi da perseguire e risultati da realizzare. Una finalità nebulosa, poco chiara ha come primo effetto una sensazione di disorientamento del gruppo rispetto alla direzione da prendere o interpretazioni soggettive che possono essere anche molto distanti dal reale intento dell’azienda. In questo momento si intravede il ruolo tra organizzazione e gruppo di cui la prima definisce l’orientamento, il risultato finale e conferisce la delega perchè il gruppo possa procedere in autonomia; il secondo, invece, accetta il mandato, chiarisce e interpreta l’obiettivo, individua risorse e strumenti per procedere. L’area dell'obiettivo riveste una particolare importanza nell'ambito della progettazione dei gruppi poiché permette di avvicinarsi ad una delle differenze piu’ importanti tra gruppo di lavoro e naturale costituita dalla presenza, per il primo, di una mission, di un mandato organizzativo esterno al gruppo, per il secondo da un obiettivo di socializzazione, di condivisione di un’esperienza. Il gruppo di lavoro dipende quindi da una delega istituzionale, che assegna un obiettivo, un compito organizzativo che delimita la sua azione, che dirige l'attenzione dei membri sul progetto da realizzare, sulla realtà organizzativa. Il gruppo nasce, quindi, non in funzione di bisogni ed esigenze personali dei singoli membri, come in quello naturale, ma per la volontà organizzativa che richiede a un team di professionisti di orientarsi su un lavoro. Il gruppo naturale, invece, è 5 caratterizzato da un committment interno rappresentato dalla volontà dei membri di condividere uno spazio, un obiettivo, un interesse, un tempo. La dimensione principale è quindi la scelta soggettiva di partecipare che a volte ha come motivazione il semplice desiderio di socializzazione. In funzione dell'orientamento del gruppo verso l'interno - ossia in relazione ai bisogni, interessi ed esigenze individuali - o verso l'esterno - ossia in funzione di obiettivi organizzativi predefiniti, definiti attraverso una delega organizzativa - è possibile definire il primo come gruppo autocentrato ed il secondo come gruppo di lavoro etorocentrato Quindi, mentre il gruppo autocentrato si forma a partire dalla scelta soggettiva dei membri di stare insieme per il piacere di condividere una situazione, un interesse etc, e quindi soddisfare bisogni psicologici di natura emotiva quali autostima, stima, sicurezza il gruppo eterocentrato è costituito da una delega organizzativa che non solo definisce gli obiettivi ma anche i soggetti che devono partecipare nel gruppo. I membri sono stati scelti dall'organizzazione in funzione del ruolo, delle competenze e capacità. Questa distinzione che sembra di fatto artificiosa è di fondamentale importanza per coloro che si occupano di tecnica di conduzione. Infatti un gruppo che riceve una delega da parte dell'organizzazione è per eccellenza orientato su un obiettivo esterno al gruppo, nonostante questo è possibile che in particolare momenti emerga in modo prevalente la dimensione psicologica spostando l'attenzione del gruppo dal processo di lavoro alle dimensioni più interne al gruppo legate alle relazioni tra le persone, ai bisogni soggettivi. Questo può avvenire per due motivi diversi contrapposti: il primo legato a dimensioni di conflitto su diversi livelli ed il secondo invece a prospettive diverse, o al contrario spiccate affinità, somiglianze. La definizione delle risorse umane Le risorse umane sono un elemento fondamentale della dimensione strategica: la qualità delle persone infatti influenza in modo rilevante il risultato. Nell’analisi delle risorse umane ha senso orientare la riflessione sui criteri di scelta delle persone e su chi fa la scelta. La scelta delle persone dovrebbe essere realizzata in funzione di quattro fattori: la posizione organizzativa, le competenze, il carico di lavoro di ciascuno. 6 La scelta in funzione della posizione organizzativa è determinata da gruppi di progetto di carattere gestionale che hanno quindi come obiettivo di individuare o elaborare strategie che coinvolgono più funzioni mentre, in relazione della competenza, è stimolata da gruppi di natura progettuale il cui output è costituito da un progetto che sarà valutato da parte di ruoli gestionali. Un criterio che segue la scelta delle risorse in funzione della competenza riguarda come procedere per la scelta di queste persone; infatti mentre nel primo le persone sono definite poiché esiste una relazione diretta tra posizione e persona, nel secondo caso questa relazione è assente di conseguenza è possibile scegliere tra una rosa di nomi. A volte se questo processo non è presidiato il rischio è un sovraccarico da parte dei membri ritenuti dall’organizzazione i più efficienti. E’ auspicabile quindi una pianificazione delle persone sui gruppi che da un lato sia utile all’azienda per presidiare il processo globale di lavoro di gruppo, dall’altro impedisca o per lo meno limiti la saturazione dei soggetti più ambiti dai gruppi. La definizione dei ruoli e delle competenze, integrata con l’individuazione degli obiettivi permette di individuare un’altra differenziazione dei gruppi tra omogenei e eterogenei. I primi sono tali in relazione al fatto che la professionalità prevalente è l'elemento comune dei membri - gruppi di venditori, i secondi, invece, quando i membri del gruppo appartengono a famiglie professionali o a ruoli differenti - task force. La definizione dei tempi Il tempo è una variabile organizzativa di estrema importanza nella gestione dei gruppi sia per la committenza, sia per il gruppo; è nel contempo risorsa e vincolo. Nella dimensione strategica il tempo ha una prospettiva di lungo termine: indica il tempo massimo previsto dall’organizzazione per terminare un lavoro. Di conseguenza permette una pianificazione del lavoro in funzione dell' obiettivo. La definizione della struttura 7 La struttura del gruppo definisce la responsabilità conferita ai diversi soggetti, il potere di ruolo e di conseguenza le possibili interazioni e comunicazioni tra i membri e il coordinatore. La responsabilità può essere riferita, in modo congiunto o distinto, alla qualità del risultato conseguito e/o al processo del lavoro; nel primo caso il potere è legata al ruolo organizzativo assunto dal coordinatore, nel secondo invece è attribuito in funzione della competenza di gestione dei gruppi di lavoro. Questa può essere attribuita in modo congiunto o separato al gruppo e/o al coordinatore. Con il termine responsabilità di risultato si intende che esiste un soggetto ( gruppo e/o coordinatore) del gruppo responsabile diretto della qualità del lavoro realizzato. L’azienda quando conferisce la delega definisce un obiettivo e si aspetta un risultato che valuta in funzione di parametri di qualità, di valore aggiunto per l’azienda; con il termine responsabilità di processo valuta il processo del gruppo in funzione dell’efficienza quindi in quanto tempo il lavoro è stato realizzato, se il gruppo ha raggiunto l’obiettivo e ha realizzato il risultato, se i rapporti tra i membri sono equilibrati, se il clima facilita la discussione, l’intervento di tutti. Il presidio sul processo quindi prevede un ruolo di coordinamento attento a creare i presupposti metodologici tutti i partecipanti siano messi nelle condizioni di orientare la propria attenzione e risorse sull’obiettivo. La prima struttura che individuiamo è quella di tipo verticale espressione tipica dei gruppi gestionali in cui il referente coincide con il direttore o il quadro della funzione. Il gruppo ha quindi una connotazione gerarchica e diventa uno strumento di gestione delle risorse umane, di coordinamento della funzione, di trasmissione e analisi di informazioni, di attivazione di confronto e di pareri, di definizione di compiti e ruoli, di attivazione di risorse su un progetto. Nelle strutture verticali la responsabilità del coordinatore è sia sul risultato finale, sia sul processo; risponde quindi all’organizzazione dell’efficacia, della qualità del risultato e del processo di lavoro del gruppo. La seconda struttura riguarda il gruppo orizzontale in questo caso si osserva un coordinatore che ha come ruolo quello di facilitare le relazioni tra i membri, di garantire un clima positivo per l’attivazione dei processi di contribuzione. In questo contesto la responsabilità è suddivisa tra il coordinatore e il gruppo: il primo responsabile del processo e il secondo del risultato, della qualità del contenuto. Il gruppo è chiamato come team di progetto ad elaborare strategie, definire progetti, risolvere problemi, a realizzare progetti. E’ un gruppo quindi che risponde pienamente del risultato e del prodotto realizzato. Il coordinatore 8 risponde soltanto dei fattori di efficacia e quindi se il gruppo ha terminato il lavoro nei tempi definiti dall’azienda, se le risorse assegnate sono state utilizzate al meglio. Nel gruppo orizzontale il ruolo del conduttore è di sostenere il gruppo nel raggiungimento degli obiettivi e nella tenuta di attenzione verso del processo di lavoro. Ha un ruolo quindi neutrale nei confronti del tema della riunione e del progetto scelto e realizzato. Orienta il gruppo verso una logica di cooperazione e di integrazione delle competenze e delle capacità. Nei gruppi verticali il coordinatore, generalmente il referente gerarchico, ha la responsabilità sul risultato pertanto svolge una funzione di guida attiva durante tutta la riunione. Controlla le relazioni tra i membri e mantiene un coordinamento attivo sulle problematiche gestionali. E’ espressione di un indirizzo, di una vision che tenta di comunicare e trasferire al gruppo. Non ha quindi un atteggiamento neutrale e imparziale perché rappresenta una posizione organizzativa precisa. La terza struttura è rappresentata dai gruppi misti: in questo caso la responsabilità è del coordinatore per quanto riguarda la qualità del processo mentre è congiunta rispetto al processo. Il gruppo risponde congiuntamente al coordinatore dei risultati del lavoro. Questi gruppi sono generalmente definiti come gruppi di progetto con a capo un projet leader che si distingue dal coordinatore dei gruppi orizzontali per una stretta competenza sull’oggetto del lavoro. Gruppi professionali e naturali Quando in un organizzazione è assente la definizione della dimensione strategica viene meno uno dei passaggi più importanti per attivare un gruppo: la definizione di un obiettivo esterno al gruppo assegnato da una committenza. Se questo evento non è presente il gruppo rischia di attivare un processo tipico dei gruppi naturali: l’aggregazione in funzione della reciproca familiarità, sintonia. In un contesto organizzativo gli individui partecipano ad un gruppo per raggiungere un obiettivo definito dall' organizzazione: hanno un compito, un tempo, degli strumenti, un obiettivo elementi che partecipano alla definizione dell'out put finale rappresentato da n progetto, una decisione, un'analisi. La finalità del gruppo quindi non nasce dalle persone che lo costituiscono ma da un soggetto esterno, di solito un membro dell'organizzazione, che definisce linee guida, prospettive, vincoli. Infatti nel momento in cui il gruppo inizia a lavorare, la dimensione individuale emerge nel gruppo come dinamica interpersonali che 9 si sviluppa in funzione dell’esigenza di soddisfare i bisogni personali. la soddisfazione dei bisogni psicologici individuali non è l'obiettivo primario ma emerge come tensione tra i membri. L'essere in gruppo dipende da un mandato esterno, istituzionale, che assegna un obiettivo, un compito organizzativo. Il gruppo nasce non in funzione di bisogni ed esigenze personali dei singoli membri ma per l'azione esterna di un organizzazione che richiede a un team di professionisti di raggiungere un obiettivo. Al contrario, i gruppi naturali hanno un obiettivo psicologico "interno" al gruppo che orienta l'attenzione ai legami tra i membri, ai bisogni individuali e non all'interazione con il contesto sociale. Mentre il gruppo di lavoro si muove all'interno di un ambiente sociale che ne definisce gli obiettivi, le risorse, i vincoli e i tempi, il gruppo naturale sorge e vive sulla base delle esigenze individuale di ciascun membro. Il primo si definisce eterocentrato ossia orientato a contenuti e oggetti esterni al gruppo quali un progetto, un compito etc, il secondo autocentrato ossia orientato alla soddisfazione dei propri bisogni, esigenze dinamiche. Non esiste obiettivo esterno al gruppo che canalizza l'attenzione su un progetto, un'attività. La ragione d'essere di questa tipologia è il gruppo fine a se stesso. E’ possibile quindi che in un azienda, in assenza di una dimensione strategica chiara, gruppi anche contrapposti in funzione delle culture organizzative o si costiuiscono delle affinità professionali o personali. Il rischio più significativo nella assenza di un reale committment è la possibilità di non orientare il lavoro di gruppo agli obiettivi strategici ma di renderlo funzionali ai bisogni soggettivi. Nei gruppi naturali l'obiettivo principale è la soddisfazione dei bisogni psicologici individuali quali il confronto e la conferma della propria identità, la percezione di sicurezza, di stima reciproca, la possibilità di contribuire attivamente alla vita di gruppo. In quelli di lavoro gli obiettivi organizzativi sono l’elemento che giustifica la nascita del gruppo istituzionale e professionale. si affiancano agli obiettivi che i gruppi spontaneamente realizzano ogni volta che si incontrano. La dimensione metodologica: i fattori di presidio del lavoro di gruppo La dimensione organizzativa del gruppo di lavoro permette di individuare le finalità, le prospettive, le caratteristiche e i confini del mandato e per questo si situa in una prospettiva strategica: l'orientamento e il tempo di lavoro è il medio lungo termine. Questa dimensione guarda quindi agli obiettivi globali ma non si situa sulla linea del presente, delle opzioni su come progettare e gestire il lavoro di gruppo relativo invece alla 10 dimensione metodologica. Quest’ultima, infatti, riguarda il momento operativo di conduzione e gestione del lavoro di gruppo: la prospettiva seguita non è più quella globale, strategica ma quella particolare del singolo momento, delle azioni che permettono la realizzazione delle finalità a breve e medio termine. L’area metodologica comprende le logiche di progettazione e di conduzione degli elementi costitutivi di un gruppo di lavoro: il tempo, le persone, gli spazi, i ruoli, regole formali, informazioni. Sono due quindi i momenti principali della dimensione metodologia quello progettuale in cui si definiscono gli elementi essenziali per raggiungere l’obiettivo, e quello di conduzione che prevede l'attenzione sugli elementi costitutivi nel momento dell'attività di gruppo. Quindi se il lavoro progettuale consiste nella valutazione e scelta degli elementi a cui prestare più attenzione in funzione della volontà di raggiungere un determinato obiettivo, il lavoro di conduzione invece considera le interazioni più funzionali per realizzarlo. A questo punto è possibile iniziare a descrivere gli elementi costitutivi della dimensione metodologia ricordando che questi comprendono l’insieme delle norme, delle regole, dei campi di attenzione che si ripresentano ogni volta che due o piu’ persone si riuniscono per lavorare insieme. I fattori da considerare nella fase progettuale comprendono la struttura del gruppo, la definizione degli obiettivi e del tema, le tipologia di riunione, l'analisi dei ruoli interni, la definizione del tempo totale, la dimensione del gruppo. Gli obiettivi L'obiettivo unisce le persone di un gruppo di lavoro, orienta l'attenzione sul risultato, attiva i membri verso la scelta della metodologia di conduzione più adeguata. Diventa necessario quindi iniziare a descrivere i diversi obiettivi che si possono raggiungere all'interno di un gruppo di lavoro. L'analisi degli obiettivi di un attività di gruppo permette di individuare tipologie diverse in funzione delle competenze cognitive messe in atto dai singoli partecipanti. L’osservazione ha permesso di individuare cinque aree: quella di ascolto, di informazione, di elaborazione, progettuale ed infine decisionale. 11 Gli obiettivi di ascolto sono tipici delle riunioni destinate a trasferire informazioni, dati, orientamenti, linee di indirizzo. Nelle organizzazioni le riunioni di ascolto sono quelle di presentazione del programma di inizio anno, di comunicazioni di cambiamenti organizzativi, di presentazione o resoconti di progetti e iniziative. L’obiettivo è quindi quello di raggiungere con un messaggio, un'informazione, il numero maggiore di persone. In una riunione di questo tipo i partecipanti sono chiamati ad ascoltare e una delle caratteristiche è l’assenza di momenti di discussione e di valutazione presenti invece in quelle informative. In ambito di progettazione la scelta da compiere è se utilizzare una struttura di gruppo per trasferire informazioni oppure utilizzare altri strumenti informatici. tra cui supporti cartacei o Di solito si opta per un momento collegiale se è importante creare una situazione di gruppo, di rapporto interpersonale. Gli obiettivi di natura informativa si individuano nelle riunioni destinate alla presentazione di informazioni, di notizie, di opinioni su un determinato argomento parallelamente al confronto di opinioni. Il gruppo, in questo momento, non è chiamato a progettare un percorso, un attività sulla base di quelle informazioni bensì ad ascoltare, discutere, confrontarsi. L'obiettivo finale è quindi lo scambio di informazioni, di punti di vista o la raccolta di opinioni. In questo caso è evidente che i membri sono coinvolti a discutere su un tema, a scambiarsi opinioni, pareri ma non a decidere in merito. Gli obiettivi di tipo elaborativo riguardano le attività di analisi, confronto, valutazione su una serie di dati, opinioni, iniziative. L’elaborazione rappresenta la fase successiva il momento di ascolto e di raccolta di informazione e precede la fase progettuale e decisionale. Non esiste attività progettuale che non sia preceduta da una fase di ascolto e di raccolta di informazione e di elaborazione: questo è il momento in cui si privilegia la massima divergenza, l’esplorazione più ampia attorno al tema individuato come contenuto principale del lavoro di gruppo. L'obiettivo è quello di aumentare le prospettive di analisi di un problema Gli obiettivi di natura progettuale si presentano ogni volta che un gruppo deve realizzare la progettazione di un'attività, di un percorso. Il gruppo quindi non solo si scambia informazioni, ma integra le informazione possedute da ogni individuo per realizzare un progetto, una proposta. I gruppo di progetto sono caratterizzati da un impegno attivo su un tema, da una disponibilità verso l'analisi delle informazioni, verso l'elaborazione di idee, punti di vista, verso la scelta della soluzione più adeguata rispetto all'analisi del contesto, dei vincoli e delle opportunità. 12 Gli obiettivi decisionali riuniscono il gruppo intorno ad una decisione che può essere preceduta o meno dall'analisi di un problema. La definizione degli obiettivi riveste una rilevanza tale in ambito progettuale da aver influito sulla creazione di alcune strutture di riunione che nel tempo hanno assunto una denominazione specifica in funzione dell’obiettivo prevalente. Il lavoro di gruppo destinato alla trasmissione di informazione si è trasformato in riunione informativa e di seguito decisionale e di progetto. Un’osservazione attenta del lavoro di gruppo permette di individuare che questo nome è assegnato ricorrendo alla valutazione dalla finalità principale della riunione. Inoltre la presentazione degli obiettivi ha seguito un ordine di complessità in cui l'ascolto rappresenta la competenza cognitiva più semplice e la progettazione, la più articolata. E' chiaro che nel lavoro di gruppo gli obiettivi quali la decisione e la progettazione incorporano al loro interno anche le competenze più semplici che diventano un momento del lavoro di gruppo: gli obiettivi decisionali comprendono le competenze specifiche di quelli che lo precedono, quindi l'ascolto, lo scambio di informazione, l'elaborazione, la decisione. Il tema Ogni obiettivo si associa a un tema di riunione o di lavoro che caratterizza l’area di contenuto attorno a cui si concentrano gli approfondimenti, le discussioni, le decisioni. Nel lavoro di gruppo la distinzione di obiettivi e contenuti è il primo passaggio di chiarificazione spesso confuso sia a livello progettuale sia di conduzione. Il tema di riunione caratterizza l’argomento intorno a cui un gruppo discute, decide, progetta; la finalità invece permette di orientarsi al risultato che quel gruppo deve realizzare. La capacità di individuare il tema permette di convogliare le energie e l'attenzione del gruppo verso il risultato atteso. La gestione del tempo Il tempo costituisce un fattore strategico per la gestione dei gruppi poiché rappresenta contemporaneamente la condizione per lo svolgimento del lavoro e il limite, i confini temporali entro cui questo si deve realizzare. 13 La prima fase di analisi della funzione del tempo riguarda la distinzione tra tempo totale e tempo interno, il primo relativo all'unità di tempo complessiva di ogni incontro di lavoro, il secondo invece riferito alla distribuzione interna su ogni tema e su ogni obiettivo da perseguire. La progettazione del tempo totale si realizza considerando i termini entro cui un determinato lavoro dovrà essere consegnato e il tempo necessario in ogni incontro. Si entra in una logica di pianificazione in cui necessario individuare se un obiettivo può essere realizzato in uno o più incontri. Questa valutazione è bene realizzarla tenendo presente la capacità massima di attenzione oltre la quale è consigliabile non andare, pena l’allungamento dei tempi di decisione, la perdita di ascolto e di attenzione. Nel caso di una riunione con più punti all'ordine del giorno il tempo totale dovrà essere suddiviso in un tempo interno ossia in momenti specifici per la trattazione di ogni contenuto in funzione dei diversi obiettivi. Ogni tema all'ordine del giorno richiede un tempo preciso in funzione dell’obiettivo stabilito su quell’area di lavoro. Si avrà così un tempo dedicato all’ascolto, un altro all’informazione ed infine uno per la decisione. La progettazione del tempo interno si realizza ponderando il tempo a disposizione in funzione degli obiettivi e dei temi da trattare. Una riunione che ha come obiettivo di trasferire informazioni senza entrare nel merito di discussioni, approfondimenti o addirittura decisioni, avrà bisogno di un tempo totale più limitato di una riunione che, a partire dagli stessi temi, arriva ad una decisione. Il tempo totale va quindi progettato in funzione dell’impegno cognitivo ed interpersonale di elaborazione del gruppo. In ordine di complessità cognitiva ed interpersonale si trovano gli obiettivi di ascolto, di informazione, di elaborazione, di decisione e di progetto. La programmazione del tempo interno rappresenta la suddivisione del tempo totale in unità destinate al conseguimento di un obiettivo specifico I processi di comunicazione in funzione delle strutture Nell’analisi della dimensione strategico-organizzativo si sono descritte le diverse strutture di organizzazione di un gruppo in funzione della distribuzione del potere e della responsabilità di processo e di risultato. Ogni struttura vincola le comunicazioni presenti in un gruppo in funzione del tipo di responsabilità assegnata a ciacun membro. Quindi la struttura verticale, orizzontale o mista implica necessariamente processi di comunicazione e relazione in funzione della tipologia di potere conferito e assunto dal coordinatore del 14 gruppo. Si definiscono i messaggi primari, secondari e terziari in funzione del potere relazionale assegnato a ciascuno di influenzare il lavoro di gruppo. I messaggi riguardano le relazioni tra gruppo e coordinatore per raggiungere un obiettivo. Quando il gruppo ha una struttura verticale diventa il luogo in cui il responsabile di una funzione o di un servizio trasmette informazioni, richiede pareri, attiva risorse su un progetto, orienta l’attenzione su obiettivi e programmi la comunicazione: i messaggi primari sono quelli tra coordinatore e gruppo, secondari tra gruppo e coordinatore, terziari tra i membri. Nel secondo caso, invece, il gruppo è chiamato come team di progetto ad elaborare strategie, definire progetti, risolvere problemi: le relazioni più importanti, e quindi comunicazioni primarie, sono quelle che privilegiano la realizzazione dell’obiettivo del gruppo e che rappresentano la responsabilità sul risultato conferita al gruppo; quelle secondarie invece dipendono dalla responsabili sul processo di lavoro di gruppo assegnata al coordinatore; le comunicazioni terziarie invece sono quelle tra il gruppo e il coordinatore. Il gruppo misto in funzione dell’integrazione delle responsabilità tra coordinatore e gruppo (di processo e risultato al coordinatore e di comunicativa che individua nei messaggi primari risultato al gruppo) ha una struttura le comunicazioni che vanno dal coordinatore al gruppo, secondarie tra il gruppo e terziarie dal gruppo al coordinatore. I ruoli Nel momento in cui si osserva un gruppo al lavoro si nota che ogni partecipante assume un ruolo specifico. Il ruolo rappresenta la funzione prevalente che una persona ha nei confronti del gruppo. L'analisi delle dinamiche di gruppo ha permesso di rilevare tre funzioni particolarmente significative nello sviluppo dell'attività che possono essere correlate ad ogni dimensione del gruppo: in particolare la funzione emotiva (Quaglino G.P., 1992) è propria della dimensione psicologica, la funzione di presidio del compito è relativa a quella organizzativa, la funzione di presidio metodologico relativa alla dimensione metodologica . La funzione orientata all'obiettivo permette di concentrare l'attenzione del gruppo al risultato: presidia quindi la dimensione della finalità di lavoro e la congruenza con il tema designato. La persona in grado di svolgere il ruolo di contenimento dei processi emotivi del gruppo presidia la funzione emotiva: questa funzione è particolarmente delicata poiché interviene sui rapporti tra le persone e ha il compito di armonizzare le differenze, di orientare la 15 tensione e i conflitti ad un accordo costruttivo, di stimolare e approfondire la comunicazione tra i soggetti, selezionare e definire le norme comuni di lavoro. Inoltre presidia le fasi di sviluppo del gruppo prestando attenzione all'equilibrio tra i compiti richiesti e il clima emotivo presente. La funzione metodologica è realizzata dalla persona attenta sia nella fase di progettazione, sia in quella di conduzione, agli elementi costitutivi il lavoro di gruppo: obiettivi, contenuti, tempo, strumenti e risorse. Chi svolge una funzione di presidio metodologico tenta di mantenere in equilibrio ogni singolo fattore con le altre dimensioni. In un gruppo a volte si delegano le funzioni dei diversi ruoli ad un 'unica persona: il conduttore o facilitatore di gruppo. In questo caso il gruppo opera una delega delle funzioni di lavoro di gruppo e gli attribuisce la competenza e la responsabilità del presidio della dimensione psicologica, metodologica ed organizzativa. Quando ciò non si verifica, i tre ruoli possono essere realizzati da tre persone diverse. La dimensione del gruppo La dimensione del gruppo è un fattore di progettazione di particolare importanza poiché condiziona i risultati del lavoro di gruppo. Nella definizione degli obiettivi e del tema di riunione si sono potuti osservare le diverse tipologie di obiettivo; in particolare è stato possibile rilevare che nei gruppi si realizzano attività che prevedono livelli di complessità differenti. Le attività di ascolto e di scambio di informazioni prevedono un grado di complessità diversa rispetto a finalità quali la diagnosi, la valutazione, la decisione. Queste ultime sono realizzabili soltanto introducendo accorgimenti metodologici ( suddivisione in sottogruppi o assegnazione di ruoli specifici) con maggior difficoltà in presenza di un alto numero di partecipanti mentre si addicono con unità che comprendono massimo 12/15 persone. Le attività cognitive richieste ad ogni membro infatti prevedono momenti di discussione, confronto che si realizzano con difficoltà in presenza di grandi gruppi. Il primo aspetto da considerare riguarda, quindi, il numero complessivo di persone da accogliere come membro del gruppo; questa variabile infatti è particolarmente influente sulla realizzazione degli obiettivi e dei risultati del gruppo in quanto si correla positivamente o negativamente con la tipologia di obiettivi. In particolare è possibile ricorrere ad una valutazione che considera il numero massimo di persone presenti nel gruppo in funzione degli obiettivi; è possibile così giungere al seguente schema: 16 i piccoli gruppi composti da un numero massimo di 8 persone sono in grado di realizzare tutte le tipologie di obiettivo. Il numero limitato consente infatti l'attivazione di processi semplici quali l' ascolto e lo scambio di informazioni e complessi, quali l' elaborazione, la decisione e la realizzazione di unità di progetto. In ambito organizzativo un gruppo con queste caratteristiche è rappresentato dal gruppi progetto. i gruppi composti da un numero massimo di 15 persone sono in grado di realizzare tutte le attività sopra delineate con il supporto di un buon coordinamento. Le attività di decisione e di progetto prevedono comunque una suddivisione interna di ruoli e funzioni. i grandi gruppi fino a 60 persone riescono a realizzare attività di ascolto e scambio di informazioni e solo attraverso una conduzione che suddivide il grande gruppo in piccoli gruppi attività di decisione. esiste un'altra aggregazione caratterizzata da un numero elevato di partecipanti. In questo caso si superano le 60 unità per arrivare anche alle centinaia di persone composizione presente nelle assemblee, conferenze, convegni. Questa dimensione permette soltanto attività semplici di lavoro di gruppo quali l'ascolto alternati, solo al termine delle relazioni o dei lavori, brevi scambi di informazioni. E' il momento del dibattito in cui si dà la possibilità all'assemblea di presentare domande ai relatori. La dimensione psicologica: l'area socio-emotiva Nel momento in cui un gruppo di persone si incontra per realizzare un progetto, per risolvere un problema, per decidere un intervento o una strategia mette in atto una serie di comportamenti che possono favorire o ostacolare il conseguimento degli obiettivi che il gruppo si era dato o aveva ricevuto. A volte questi sono attribuiti erroneamente alle caratteristiche individuali, note come elementi che facilitano o impediscono un buon andamento del lavoro di gruppo; altre volte, invece, a problemi metodologici di progettazione e conduzione di un gruppo. In realtà la situazione è molto più complessa: l’interazione tra le persone che lavorano in un gruppo non è determinata dal singolo individuo ma influenzata dalla qualità dell’interazione reciproca tra tutti i membri che lo compongono. Infatti il gruppo di lavoro è un contesto in cui gli individui sono orientati sia sugli aspetti di progetto, sia sulla dimensione di rapporto interpersonale, quindi sui processi relazionali tra le persone, sulle dinamiche psicologiche consapevoli o inconsapevoli ( Anzieu D., 1989). 17 In questo senso la dimensione psicologica intesa come l'insieme dei rapporti tra le persone, delle rappresentazioni psicosociali diventano oggetto di attenzione per chi si propone di progettare e condurre un gruppo di lavoro. Il presidio dell'area socio-emotiva, quindi, favorisce una buona qualità di lavoro e la conseguente possibilità di raggiungere gli obiettivi organizzativi assegnati. Il gruppo come contenitore di bisogni individuali e sociali Ogni soggetto nel momento in cui entra a far parte di un gruppo, sia esso naturale o di lavoro, soddisfa alcuni bisogni di natura psicologica tra cui quello di vedere riconosciuta la propria persona, di sentirsi stimati, di provare sicurezza nel momento in cui si partecipa alla vita di gruppo, di osservare che esiste la possibilità di contribuire alla vita di gruppo sono esigenze che ogni individuo agisce in un gruppo ( Maslow A.H., 1954). Ogni persona tende a soddisfare dei bisogni individuali che afferiscono all'area delle esigenze, desideri personali. Questa dimensione si interseca con un'altra aspetto della dimensione psicologica prodotto dalla relazione del gruppo, come soggetto sociale, con gli altri gruppi. Questo aspetto è definito come la dimensione collettiva del gruppo ed è riconoscibile dal fatto che il processo tra le persone è sempre qualcosa di diverso dalle caratteristiche dei membri che lo rappresentano ed "è qualcosa di più delle somma delle singole parti" ( Lewin K,1963,1976): è un soggetto sociale, un essere con una dimensione psicologica propria che, come tale, ha bisogni particolare, specifici e distinti da quelli dei singoli individui; vive una propria storia, ed è condizionato da dinamiche psicologiche specifiche. Il bisogno principale del gruppo è quello di esistere, di esserci (Quaglino G.P.1992): si esprime attraverso il senso d’appartenenza che i diversi soggetti riescono ad attivare. Di solito si riconosce prestando attenzione alle rappresentazioni operative e simboliche che il gruppo fa di se stesso e si realizza grazie alla condivisione di obiettivi, norme, valori, progetti comuni. L'appartenenza ad un gruppo definisce anche il confine, la linea di demarcazione tra questo, gli altri gruppi e il mondo esterno. Di solito questo si realizza attraverso la dinamica essere per/ essere contro in cui il gruppo ha la possibilità di sperimentare, grazie al processo di appertenenza, la differenza tra il proprio gruppo e gli altri gruppi. Quindi i bisogni individuali e bisogni sociali sono sempre presenti nella vita del gruppo e si muovono in un rapporto di reciproca interdipendenza, sin dai primi momenti di formazione di ogni gruppo. Nel momento in cui un gruppo lavora insieme per raggiungere un obiettivo 18 organizzativo è chiamato a presidiare la dimensione organizzativa, quella metodologica ed infine quella psicologica legata alla dialettica tra i bisogni individuali, espressi da ogni membro e i bisogni sociali, determinati dal gruppo come soggetto sociale. BIBLIOGRAFIA Anzieu D., Il gruppo e l'inconscio, Borla, Roma, 1989. Bombelli C., La gestione del personale nella scuola, in Management per la scuola, -------Bombelli C., Organizzare la scuola, in Management per la scuola, Di Maria F., Lo Verso G., La psicodinamica nei gruppi, Cortina, Milano, 1995. Lewin K, ( 1951), Teoria e sperimentazione in psicologia sociale, tr.it. Il Mulino, Bologna, 1976. Lewin K. (1936), Principi di psicologia topologica, Tr.it. O.S. Firenze 1961. Maslow A.H.,( 1954) , Motivazione e personalità, Tr. it. Armando, Roma 1973. Quaglino G.P., Casagrande S., Castellano A., Gruppo di lavoro, lavoro di gruppo, Raffaello Cortina Editore, 1992, Milano. Quaglino G.P., Cortese C.G., Mentoring, in Sviluppo & Organizzazione, n.160, marzo aprile, 1995. Scabini E.. (a cura di), Psicologia sociale, Boringhieri, Torino, 1982. Spaltro E., Pluralità, Patron, Bologna, 1985. Spaltro E., Gruppi e cambiamento, Etas Kompass, Milano, 1970. Vaccani R., Fattori di presidio nel lavoro di gruppo, Sda Università Bocconi, 1984, Milano. 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