Le gerarchie geoeconomiche

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Le gerarchie geoeconomiche
Le gerarchie mondiali sono venute in parte mutando nell'arco degli ultimi cinquant'anni.
All'epoca del bipolarismo prende forma la ripartizione geopolitica del pianeta in Primo,
Secondo, Terzo e Quarto mondo. Già negli anni Ottanta del Novecento emerge tuttavia come
disequilibrio centrale degli assetti geoeconomici mondiali il problema Nord-Sud. Col crollo
del mondo comunista, nell'ultimo decennio del secolo, affiorano accanto a questa nuove
gerarchie.rna all'indice argomenti >
I "Quattro Mondi"
I termini "sottosviluppo" e "Terzo Mondo" appartengono al gergo politico della fase
iniziale della guerra fredda, avendo fatto la loro prima comparsa a cavallo tra gli anni
Quaranta e Cinquanta del Novecento.
Di una politica di aiuti ai paesi sottosviluppati (underdeveloped countries) parla per la
prima volta sulla fine degli anni '40 il presidente americano Harry Truman come
"punto cardine" della sua strategia di "contenimento dell'espansione del comunismo"
su scala mondiale. Il riferimento riguarda inizialmente i paesi di recente
indipendenza dell'Asia meridionale (India e Pakistan) e sudorientale (Indonesia,
Filippine), per estendersi via via agli scacchieri più "caldi" del mondo afroasiatico
(Taiwan, Corea, Indocina, Medio Oriente e Nordafrica).
Poco più tarda è l'espressione "Terzo Mondo", coniata nel 1952 dall'economista e
demografo francese Alfred Sauvy in un articolo del giornale "L'Observateur", dove la
situazione politica mondiale dell'epoca è paragonata a quella della Francia
prerivoluzionaria. Così come la società francese alla vigilia della Rivoluzione,
sostiene Sauvy, era ripartita in "tre stati", l'ultimo dei quali, il "Terzo stato", che
comprendeva la massa della popolazione, sarebbe insorto e avrebbe preso il
sopravvento, analogamente il mondo d'oggi è diviso in "Tre Mondi", l'ultimo dei
quali, il Terzo appunto, che comprende i due terzi dell'umanità, è destinato a
sollevarsi e imporre un nuovo ordine internazionale.
•
Primo, Secondo, Terzo Mondo
Sulla base di tale parallelismo, il Primo Mondo era identificato con le vecchie e nuove
potenze coloniali (gli Stati Uniti erano considerati una potenza "neocoloniale") e, più
in generale, con i paesi a regime capitalistico. Il Secondo Mondo era costituito dalla
comunità dei paesi socialisti. Il Terzo Mondo raggruppava la massa dei paesi ex
coloniali e dei movimenti di liberazione nazionale, in prevalenza dell'Asia e
dell'Africa, accomunati oltre che dalla posizione economica e politica subalterna, dal
fatto di non riconoscersi in nessuno dei primi due mondi. Nel corso degli anni, la
distinzione fra i Tre Mondi assunse una connotazione più marcatamente economica
e, correlata col termine "sottosviluppo" nella sua versione meno cruda di "in via di
sviluppo" (developing), fu recepita dalle stesse statistiche internazionali.L'espressione
"Primo Mondo" divenne così sinonimo di paesi industrializzati a economia di mercato
(nelle statistiche internazionali, Market Economies), quella "Secondo Mondo" rimase a
definire i paesi socialisti a economica pianificata (nelle statistiche, Central Planned
Economies), e quella "Terzo Mondo" finì col coincidere con i paesi in via di sviluppo,
sigla PVS (nelle statistiche, Developing Economies).
•
Quarto Mondo
E il Quarto Mondo? Il Quarto Mondo è come il "quarto stato" della Francia
prerivoluzionaria, che non esiste nominalmente, ma che designa di fatto il mondo
degli esclusi. L'espressione compare sulla stampa negli anni Settanta per indicare la
porzione più diseredata dei paesi del Terzo Mondo, i paesi sottosviluppati veri e
propri, quasi del tutto, se non del tutto, privi di risorse naturali di qualche rilievo o di
capacità industriali. Come anche tale categoria di paesi sia stata recepita nelle
statistiche internazionali lo vedremo più avanti.
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Il modello Nord-Sud
La ridefinizione delle gerarchie mondiali contemporanee, lette non più tanto in chiave
politico ideologica, quanto piuttosto in una prospettiva economico-sociale, si deve a
una commissione dell'ONU presieduta dall'ex cancelliere tedesco, Willy Brandt, le cui
conclusioni sono compendiate nell'ormai classico Rapporto sullo sviluppo globale, edito
nel 1980 sotto il titolo emblematico Nord/Sud.
•
Il Rapporto Brandt
All'ombra della contrapposizione Est-Ovest, sostiene il Rapporto, è maturata
nell'ultimo ventennio una frattura ancora più profonda e radicale, suscettibile di
compromettere irreversibilmente gli equilibri mondiali. La frattura è quella che
oppone i paesi ricchi e industrializzati dell'emisfero nord, che con un quinto della
popolazione consumano i quattro quinti delle risorse del pianeta, e il resto del
mondo costretto spesso a vivere ai limiti della sussistenza, con una crescita
economica molto lenta, se non stazionaria, e gravato da acuti problemi demografici,
etnici, culturali e sociali.Nella visione proposta dal Rapporto Brandt, il Nord del mondo
comprende non solo i paesi avanzati dell'emisfero nord in senso geografico
(l'America settentrionale, Messico escluso, l'Europa, inclusa l'URSS, e il Giappone),
ma anche alcuni paesi industrializzati dell'emisfero sud, come l'Australia, la Nuova
Zelanda (fig. 1.2.1). Il Sud del mondo finisce col coincidere con la vasta area del
sottosviluppo comunque essa venga qualificata (paesi in via di sviluppo, Terzo e
Quarto Mondo).Lo schema Nord-Sud è a tutt'oggi un utile paradigma di riferimento
per inquadrare le grandi dinamiche geoeconomiche globali. Esso ha infatti il pregio di
mettere in primo piano le distorsioni insite nei meccanismi di fondo che presiedono
allo sviluppo economico mondiale: dominanza delle economie forti, scambio
ineguale tra paesi ricchi e paesi poveri, crescente indebitamento e impoverimento
dei paesi più deboli. Tuttavia, come ogni modello di carattere generale, rischia, se
non aggiornato e adattato ai continui cambiamenti della realtà, di perdere in efficacia
esplicativa e di offuscare proprio gli stessi processi che vuole interpretare.
Nuove categorie
Nell'ultimo terzo del XX secolo nuovi fattori tendono a ridisegnare la fisionomia
geoeconomica e politica del mondo. Da una parte si ha un graduale ma costante
processo di differenziazione e ridistribuzione delle gerarchie interne ai paesi del
Terzo Mondo (si pensi a Israele, da tempo annoverato tra i paesi industriali),
dall'altra un processo per alcuni aspetti analogo avviene nei paesi dell'emisfero nord
investiti dalla bufera postcomunista .
•
Paesi emergenti
Per quanto riguarda il Terzo Mondo, mentre si allarga il novero dei paesi più poveri
del Quarto Mondo, stanno anche via via affiorando almeno tre categorie di Stati i cui
livelli di sviluppo si avvicinano a quelli delle economie più avanzate, fin quasi a
configurare quello che potremmo definire, con un bisticcio di parole, il Nord del Sud
del mondo. Una prima categoria di paesi riguarda gli Stati a rendita petrolifera
(Algeria, Arabia Saudita, Bahrein, Brunei, Emirati Arabi Uniti, Gabon, Iran, Iraq,
Indonesia, Kuwait, Libia, Oman, Nigeria, Venezuela ecc.), i cui redditi cominciano a
essere contabilizzati a parte in alcune statistiche internazionali soprattutto dopo la
crisi energetica dei primi anni '70. Una seconda categoria è quella dei cosiddetti
nuovi paesi industriali o NIE (Newly Industrialized Economies), così chiamati a partire
dalla metà degli anni '80. Si tratta delle cosiddette " quattro tigri " dell'Asia orientale
(Corea del Sud, Hong Kong, Taiwan e Singapore), connotate da sostenuti ritmi di
crescita economica e da una forte presenza sul mercato internazionale. Alla stessa
categoria, pur con tassi di crescita un po' meno elevati, sono ascritti anche Filippine,
Indonesia, Malaysia e Thailandia, definiti dalla stampa come i "quattro dragoni " del
Sudest asiatico. Il paese senz'altro a più rapida industrializzazione dell'Asia, se non
del mondo, è la Cina, con un tasso costante di crescita a due cifre per oltre un
decennio e in procinto, dopo l'annessione di Hong Kong e Macao, di ricoprire un ruolo
leader mondiale anche in campo economico. La terza categoria di paesi emergenti è
alquanto composita, abbracciando Stati di grandi dimensioni che dispongono di una
forte base agricola e/o mineraria e un discreto apparato industriale (Argentina,
Brasile, India, Messico e Sudafrica), o che sono in una fase di decollo industriale più
o meno avanzato (Bangladesh, Egitto, Pakistan, Turchia), piccoli Stati a elevato
reddito (Cile, Uruguay), ma anche ministati e dipendenze con un forte sviluppo nel
settore terziario legato ad agevolazioni fiscali (Bahama, Bermuda, Isole Cayman,
Antille Olandesi), al turismo (Maurizio, Seicelle, Trinidad e Tobago) o ad altri fattori
(Macao, Swaziland).
• Classi di reddito
Un buona procedura per orizzontarsi nel ginepraio economico del "Mondo Nuovo" di
quest'inizio secolo è quella di ripartire dai criteri analitici più elementari di
classificazione proposti dalle statistiche internazionali per tentare poi ricombinare i
dati ottenuti in una nuova sintesi. Il dato base più comunemente adottato dalle
principali agenzie internazionali, ONU, Banca Mondiale, Fondo Monetario
Internazionale, è quello del reddito pro capite in termini di Prodotto nazionale lordo
(PNL) in dollari USA.
Per il 1999 la Banca Mondiale ha ripartito i paesi del mondo, comprese alcune
dipendenze, in quattro classi di reddito secondo il seguenti parametri: paesi a basso
reddito, con un PNL pro capite fino a un tetto di 755 dollari; paesi a reddito medio
basso, con un PNL pro capite tra i 756 e i 2995 dollari; paesi a reddito medio alto,
con un PNL pro capite tra i 2995 e i 9265 dollari; infine paesi ad alto reddito, con un
PNL pro capite oltre i 9266 dollari. Sempre secondo la Banca, le prime tre classi
corrisponderebbero alla categoria dei paesi in via di sviluppo (PVS), con l'avvertenza
però che "ciò non comporta necessariamente che i paesi che fanno parte del gruppo
non siano entrati in fase di sviluppo, né che i paesi che ne sono esclusi siano
pienamente sviluppati".Pur entro questi limiti, la ripartizione per classi di reddito
(tab. 1.2.2) conferma nelle sue linee di fondo e in qualche modo specifica a
vent'anni di distanza i risultati del Rapporto Brandt. Ancora oggi una cinquantina di
paesi che potremmo definire "agiati" (ad alto reddito), con appena il 15% della
popolazione mondiale, rastrellano il 78% delle risorse mondiali. Tra i restanti paesi,
metà della popolazione (oltre il 40% sul totale) continua a trovarsi ai limiti della
sussistenza (basso reddito), un terzo (35% del totale) comincia a superare il livello
dei consumi primari (reddito medio basso), mentre il rimanente10% della
popolazione mondiale accede o sta accedendo ai consumi di massa e ad
un'economia industriale (reddito medio alto).
• Il modello centro-periferia
Incrociando le classi di reddito con altri sistemi classificatori (import-export, crescita
demografica, debito estero), e tenendo conto delle nuove categorie di paesi
considerate precedentemente (paesi emergenti, paesi in transizione), è possibile
tratteggiare un quadro delle gerarchie geopolitiche ed economiche mondiali
abbastanza plausibile mutuando il vecchio modello geografico "centroperiferia". Secondo quest'ipotesi il centro del mondo sarebbe occupato da poco
meno di una trentina di paesi a capitalismo avanzato ("economie avanzate", nella
dizione della Banca Mondiale, tab. 1.2.3), gravitante intorno a un nocciolo duro
formato dalle maggiori potenze industriali, i G7.
La periferia corrisponderebbe alle economie meno sviluppate dei PVS, sia in termini
di reddito, sia perché privi o con limitate risorse naturali, e spesso fortemente
indebitati: in sostanza paesi con una base produttiva poco diversificata, con
tecnologie e processi produttivi più o meno arretrati, in ogni caso con una forte
dipendenza dall'estero per finanziamenti e mercati.Vi sarebbe infine una fascia
intermedia di realtà, la semiperiferia, nella quale convergerebbero sia i paesi
emergenti (escluse le "quattro tigri" asiatiche, inglobate nelle "economie avanzate"),
sia numerosi paesi in transizione, che per risorse, organizzazione produttiva,
capacità tecnologiche sono in fase di più o meno avanzata integrazione con il
"centro".
In sintesi
I "Quattro Mondi"
All'epoca del bipolarismo prende forma la ripartizione geopolitica del pianeta in
Primo, Secondo, Terzo e Quarto Mondo, ricalcata sul modello della situazione sociale
della Francia prerivoluzionaria. Nascono allora anche i termini sottosviluppo e paesi in
via di sviluppo (PVS).
Nord-Sud
Si deve all'ex cancelliere tedesco W. Brandt la distinzione, introdotta nel 1980, tra
Nord e Sud del mondo, coincidente grosso modo con la bipartizione dell'economia
mondiale tra paesi industrializzati (il Nord) e paesi in via di sviluppo (il Sud).
Nuove categorie
Nell'ultimo terzo del '900, prima con lo sviluppo di alcuni paesi del Terzo Mondo,
quindi col crollo dei regimi comunisti, compaiono le nuove categorie dei paesi
emergenti, tra i quali i nuovi paesi industriali (sigla NIE) dell'Asia orientale, e i paesi
ex comunisti in transizione verso l'economia di mercato.
Classi di reddito
Nello stesso periodo la Banca Mondiale elabora un sistema di classificazione dei
paesi in base a categorie di reddito (alto, medio, basso), la prima delle quali
comprende gran parte dei paesi industriali, le rimanenti i paesi PVS, ma anche gran
parte dei paesi emergenti e quelli in transizione.
Centro-periferia
La forte polarizzazione dell'economia mondiale può essere rappresentata sotto
forma di un'area centrale, dove si concentrano i paesi più industrializzati e più ricchi,
una periferia, formata dai paesi più poveri, e da diverse situazioni intermedie tra i
due poli estremi che costituirebbero la semiperiferia.
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