Produttività nell’utilizzo delle risorse: una sfida per il business Le imprese devono ripensare il normale approccio di pianificazione per tener testa all’incertezza determinata dall’aumento dell’utilizzo delle risorse del pianeta. 13 Intervista a Vittorio Terzi Managing Director McKinsey & Company per l’area del Mediterraneo V ittorio Terzi è Managing Director di McKinsey & Company per l’area del Mediterraneo (Italia, Grecia, Turchia, Egitto e Israele) dal 2004. Prima del suo ingresso in McKinsey nel 1985, ha lavorato come consulente per l’Agenzia europea dell’ambiente a Bruxelles e come corporate banker presso Citibank a Londra e Milano. Vittorio Terzi è senior leader in McKinsey delle practice europee Banking e Corporate Finance. In venticinque anni di carriera in McKinsey, ha servito clienti italiani ed europei su un’ampia gamma di tematiche, quali strategia, organizzazione, crescita organica e inorganica, finanza d’impresa, gestione del rischio e miglioramento delle performance. Ha inoltre rivestito il ruolo di advisor in diverse operazioni di M&A in ambito nazionale e internazionale. sdVision gli ha chiesto di delineare le tendenze delle politiche ambientali di impresa nei diversi Paesi. Come consulente delle più grandi aziende a livello mondiale, quanto ritiene oggi prioritari i temi ambientali nelle strategie d’impresa? Non sono certo che le priorità delle aziende oggi si concentrino sulle proble- matiche ambientali, ma credo che esse dovrebbero essere nell’agenda aziendale più di quanto non siano attualmente. Il tema ambientale e, più in generale, quello della disponibilità di risorse naturali sul pianeta, potrebbe avere un impatto rilevante per le imprese, sia dal punto di vista della performance sia per quanto riguarda i loro modelli di business. Non si può, infatti, parlare di ambiente senza fare un diretto riferimento alle risorse del pianeta, e ogni azienda dovrebbe tenere presente alcuni elementi che condizioneranno fortemente la disponibilità e la volatilità di queste risorse nei prossimi anni: le dinamiche di domanda e offerta, la crescente regolamentazione e l’aumentata attenzione sociale ai temi ambientali. Si stima che i consumi di materie prime continueranno a crescere di oltre un terzo nei prossimi dieci anni e che il 90% di questo incremento verrà dai mercati emergenti (la sola Cina vede crescere la propria domanda di energia del 15% all’anno), mentre l’offerta rimarrà limitata e soggetta sia a un incremento dei costi di estrazione – per le crescenti difficoltà di individuazione e raggiungimento delle fonti –, sia a problemi di instabilità politica. Iran, Iraq, Venezuela e Arabia Saudita detengono da soli il 50% del petrolio mondiale e sono Paesi che non possono definirsi stabili. Domanda in crescita e offerta di risorse limitata e a costi crescenti sono fattori che porteranno sicuramente un incremento dei prezzi delle materie prime. Non si può parlare di ambiente senza fare riferimento alle risorse del pianeta. Ogni azienda dovrebbe considerare alcuni elementi che condizioneranno fortemente la disponibilità e la volatilità di queste risorse nei prossimi anni. Se si considera che questo settore pesa per il 15% circa del PIL mondiale, si comprende quanto questi elementi siano importanti per l’economia in generale e per le singole imprese. Un altro fattore, che avrà un impatto rilevante sulle imprese, è la crescente regolamentazione. Alcuni sistemi regolatori attualmente allo studio potrebbero cambiare radicalmente i modelli di business delle imprese. Le modalità di fissazione del prezzo del carbone o dell’acqua, ad esempio, potranno modificare in profondità alcuni settori. Inoltre, 14 l’attenzione sociale per le tematiche ambientali rimane alta e influirà sulle scelte d’impresa. Questi aspetti, unitamente a quanto detto in precedenza sul controllo delle risorse, determineranno un’elevata volatilità nei prezzi e nella disponibilità di risorse. Se non attentamente considerati – e incorporati nei piani aziendali – tutti questi elementi potrebbero minare la capacità competitiva delle imprese. Vista l’attuale debolezza economica, come stanno affrontando le aziende la sfida dello sviluppo sostenibile? Le imprese sono chiamate ad andare oltre il normale approccio di pianificazione. Prezzi crescenti ed elevata incertezza, a fronte di un aumento nell’utilizzo delle risorse del pianeta soprattutto da parte dei Paesi emergenti, comportano una pianificazione diversa dal businessas-usual che tenga conto dei possibili scenari evolutivi, delle diverse ipotesi di variazione dei prezzi delle materie prime e dell’impatto sul business di una maggiore o minore volatilità. Le tecniche di pianificazione in condizioni di incertezza da parte delle imprese sono appena agli inizi; nonostante la crisi di questi anni abbia dato un’accelerazione e si stiano cominciando ad applicare alcune di queste tecniche (si pensi agli stress test nelle banche), la loro adozione non è ancora capillare e il potenziale di applicazione è ben lontano dall’essere colmato. Rispettare l’ambiente può significare per le aziende ridurre i costi, in quanto diminuiscono gli input utilizzati, aumentare ricavi grazie al lancio di prodotti migliori oppure creare nuove aree di attività. Ritiene che la sostenibilità possa considerarsi la nuova frontiera dell’innovazione? Credo che un fattore competitivo fondamentale nei prossimi anni sia la produttività nell’utilizzo delle risorse. Nel mondo del futuro la produttività sarà un fattore importante in generale, lo sarà la produttività del lavoro, quella del capitale (e non solo per le banche), e diventerà molto importante anche la produttività nell’utilizzo delle risorse. E l’innovazione è un grande motore per aumentare la produttività nell’utilizzo delle risorse. Molti sono gli esempi di come le aziende stanno applicando questo imperativo. UPS, ad esempio, ha risparmiato il 2% dei costi di carburante grazie all’utilizzo di un software che consente di pianificare le rotte degli aerei minimizzando le tratte da est a ovest (che consumano più carburante rispetto alle rotte da ovest a est). Allo stesso modo, Apple ha studiato un approccio che riduce gli “sprechi” nei suoi prodotti: da quando ha lanciato i Mac, i costi della materia prima si sono ridotti del 50% e i consumi di energia del 40%. Boeing ha disegnato il suo nuovo Dreamliner avendo in mente tanto l’ambiente quanto i costi: utilizzando materiali compositi più leggeri, l’azienda ha migliorato l’efficienza del carburante di oltre il 20%, riducendo sia i costi per il cliente sia il danno ambientale. Anche i clienti stanno spingendo le aziende a diventare più verdi e a lanciare prodotti completamente nuovi. Clorox, ad esempio, ha catturato il 40% del mercato statunitense dei detergenti naturali a tre mesi dal lancio della sua linea GreenWorks, aumentando in questo modo la dimensione complessiva dell’intera categoria dei detergenti. Inoltre, è riuscita a farlo offrendo dei prodotti che costavano il 25% in meno rispetto ad altri prodotti naturali (il che ha reso contenti i clienti) e ha anche generato margini del 20-25% più alti rispetto alla media aziendale (il che ha reso contenti anche gli azionisti). Come dimostrano tutti questi casi, la consapevolezza dell’impatto ambientale può quindi agire da forte stimolo per l’innovazione. In futuro solo le aziende sostenibili saranno competitive. Ciò significa ripensare modelli di business, prodotti, tecnologie e processi. È d’accordo? Certamente la sostenibilità sarà un criterio molto importante per competere – anche se non l’unico – perché richiede la capacità di gestire la produttività delle risorse. Se si riusciranno a produrre le stesse quantità di prodotto con minori consumi o con un migliore utilizzo delle materie prime, questo rappresenterà senz’altro un beneficio e porterà un vantaggio competitivo. Ma se l’obiettivo della sostenibilità sarà il fattore competitivo più importante è difficile a dirsi, forse può essere vero in alcuni settori ma meno in altri. Ritiene che le imprese operanti nel mondo industrializzato possano diventare i leader dell’innovazione ecologica per l’economia globale? Solo in parte. Tutte le aziende del mondo saranno sottoposte alla pressione di un migliore controllo delle risorse del pianeta, energetiche e non. Ma essere un driver dell’innovazione ecologica dipende molto dal punto di partenza: le aziende dei Paesi industrializzati apporteranno sicuramente grandi miglioramenti, ma devono liberarsi da una serie di legacy del passato, il che può rappresentare un freno alla spinta innovativa. I mercati emergenti, invece, possono giocare meglio la parte di eco-innovatori perché partono da zero e non hanno vincoli di cui disfarsi. Ad esempio, la Cina in questo momento è il più grande consumatore di energia e inquinatore del mondo. Ma è anche il maggiore sviluppatore di energie rinnovabili. Negli Stati Uniti il 12% del mercato dei pannelli solari è detenuto da un’azienda cinese, che ha peraltro l’obiettivo di raggiungere il 20% entro i prossimi due anni. La Cina è anche il paese che produce e consuma la maggior quantità di energia eolica al mondo. Quindi, se da una parte sta inquinando molto perché i fabbisogni energetici per sostenere la crescita sono immediati, al tempo stesso si sta posizionando come il maggior produttore mondiale di energie pulite. Questo ci porta a concludere che è più facile che l’innovazione veda la luce nelle nazioni in cui i regolatori hanno una visione più elastica, capiscono l’importanza del tema ambientale e non stabiliscono vincoli restrittivi immediati, che rallenterebbero la crescita economica. E al tempo stesso pianificano una graduale trasformazione dell’intero sistema. Crede nell’economia verde come asse portante dell’economia del futuro? Certamente sarà un fattore molto importante, anche se non l’unico. Nei prossimi 10 anni McKinsey prevede un investimento di 2.000 miliardi di dollari in tecnologie pulite in tutto il mondo, e già oggi il fatturato in questo settore si aggira intorno ai 1.000 miliardi di dollari l’anno. La green economy sarà quindi un settore fortemente trainante dell’economia, da cui non si potrà prescindere. Non sarà l’unico, ma sicuramente avrà grande importanza nel determinare il successo o la decadenza di molte imprese, più o meno capaci di adattarsi al nuovo contesto di carenza di risorse e di attenzione a uno sviluppo sostenibile. 15