UN UoMo UNA PiANtA di Antimo Palumbo Anna Paulowna e la Paulownia tomentosa Steud. “L’intera composizione ricorda le belle ville d’Italia” questo è il commento che la principessa russa Anna Paulowna deve aver rivolto a suo marito, Guglielmo II dei Paesi Bassi, e all’architetto Charles Vander Straeten. Siamo nel 1823, è il giorno solenne dell’inaugurazione del padiglione della tenuta di Teveruen, splendida ed elegante dimora che diventerà negli anni a seguire la sua residenza estiva. I due coniugi sono sposati da sette anni ed hanno già quattro figli maschi che portano lo stesso nome: Guglielmo, un nome che si ripeterà poi nella storia della casa Orange Nassau alla quale Guglielmo II appartiene (poi arriverà anche la quinta figlia femmina con lo stesso nome, però al femminile, Guglielmina). E’a lei, Anna Paulowna prima principessa russa e poi regina dei Paesi Bassi dal 1840 al 1849, che nel 1835 (quando ha solo quarant’anni) il grande botanico tedesco di Würzburg, Philipp Franz Balthasar von Siebold (1796- 1866) nella sua monumentale Flora Japonica realizzata insieme all’altro botanico tedesco Gerard Zuccarini, dedicherà il nome del genere dell’albero del quale ci occupiamo oggi, ovvero la Paulownia imperialis Siebold & Zucc. Anna Paulowna nasce il 18 Gennaio del 1795 in Russia nella reggia di Palazzo Gatčina. È l’ottava figlia dello Zar Paolo I e della zarina Marija Fëdorovna e sesta figlia femmina e sorella dello zar Alessandro I. Quando lei ha sei anni suo padre viene 52 - Il Forestale n. 89 ucciso in una congiura. Passa gli anni dell’adolescenza con la madre e una governante svizzera nella tenuta estiva di Tsarskoye Selo, insieme ai due fratelli Nicola e Michele. Dopo che diversi corteggiatori avevano chiesto la sua mano, e tra questi anche Napoleone Bonaparte, il 21 Febbraio del 1816, a ventun anni, nella Cappella del Palazzo d’Inverno a San Pietroburgo si sposa con Guglielmo II, generale militare, amico del Duca di Wellington grande esperto d’arte e collezionista di quadri ed eroe della battaglia di Waterloo (nella quale viene ferito al braccio) figlio di Guglielmo I , re dei Paesi Bassi dal 1815 fino al 1840, che alla morte del padre diventa Re dei paesi Bassi fino al 1849. Un matrimonio all’inizio felice, che crea un’alleanza tra la Russia di Alessandro I (fratello di Anna) e il regno dei Paesi Bassi e rispetta la tradizione della famiglia Romanov secondo la quale nessun membro della famiglia poteva sposarsi senza che non fosse espresso il suo consenso. Dopo un soggiorno di un anno in Russia, la coppia si sposta prima a Bruxelles e poi a l’Aia e negli anni il loro rapporto diventa sempre più problematico. Problemi che nascono dai tradimenti di lui e dalla sua bisessualità dichiarata (in particolare con diversi uomini della servitù) e dalla sua “leggerezza” nello spendere i soldi, in particolare per l’acquisto di quadri. Nel 1848 infatti (un anno prima della sua morte e quando era re da otto anni) Guglielmo II è costretto a chiedere a suo cognato, lo Zar Alessandro, un prestito di un milione di fiorini mettendo come pegno la sua collezione di UN UoMo UNA PiANtA quadri che, dopo la sua morte, verrà dispersa e in parte giungerà al museo dell’Ermitage. Per questi motivi Guglielmo e Anna nonostante una vita pubblica ufficiale vivono separati fino al 1843. Dopo essersi occupata della crescita dei figli, in particolare del primogenito Guglielmo, che diverrà il nuovo re nel 1849, Anna Paulowna morirà a settant’anni il 1 Marzo del 1865 a L’Aia. È nel 1830 però che avviene l’incontro a Bruxelles tra la principessa Anna e il medico e botanico von Siebold che, dopo essere stato per sei anni in Giappone nell’isola di Deshima e aver scoperto numerose piante, riprendendo il nome di un albero scoperto diversi anni prima da Engelbert Kaempfer , poi chiamato nel 1783 da Carl Peter Thunberg Bignonia tomentosa Thunb., lo ribattezza in onore della principessa Paulownia imperialis Siebold & Zucc. Successivamente poi nel 1841 Ernst Gottlieb von Steudel, ne modifica il nome della specie in Paulownia tomentosa Steud. con il quale è conosciuto oggi. Albero a crescita rapida (per questo ultimamente è utilizzato per la produzione di legno) dalle foglie grandi , tomentose cioè vellutate, semplici ovali e cordate alla base, con margine intero e talvolta con un dente acuminato per lato. E’ stato importato in Europa nei primi anni dell’800 dalla Cina centrale e occidentale dove veniva utilizzato per le sue proprietà ornamentali (i fiori e l’ombra prodotta dalle grandi foglie) almeno dal 300 a.C. Il primo esemplare fu piantato nel 1834 nel Jardin des Plantes di Parigi, la prima citazione in Italia invece risale a Pier Andrea Saccardo nel 1850. Da diversi secoli è anche coltivato in Giappone, dove viene chiamato Kiri. La sua immagine compare (go-shichi-no-kiri) come simbolo dell’Ufficio del Primo Ministro e nel gioco di carte Hanafuda, associato al mese di Dicembre. Il suo legno (leggero e facile da lavorare, stabile nelle dimensioni e con proprietà fonoassorbenti e isolanti) ancora oggi viene utilizzato per realizzare il koto (uno strumento tradizionale a corda) e i geta ( i sandali tradizionali giapponesi a metà tra gli zoccoli e gli infradito) e per costruire gli armadietti porta kimono. La Paulownia tomentosa appartiene alla Famiglia delle Paulowniaceae, che comprende cinque generi. I suoi fiori tubulosi e campanulati a fauce allargata in cinque lobi, sono riuniti in grandi pannocchie terminali erette sopra la chioma. Fiorisce nel Centro Italia alla fine di Aprile. Particolare è il dolce profumo e la consistenza vellutata e tattile del fiore che si prova aprendolo appena caduto. I frutti sono delle capsule ovate acute bivalve, di colore verde giallastro e poi bruno nerastro che a maturità si aprono in due liberando piccoli e numerosissimi semi che sono facilmente trasportati dal vento. Ed è per questo motivo che la Paulownia, pianta pioniera che può crescere su terreni poveri è considerata invasiva. Un solo albero può produrre venti milioni di semi che trasportati dall’acqua e dal vento possono germinare rapidamente in aree non disturbate. Il Forestale n. 89 - 53