L`universo e` un ologramma

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L'UNIVERSO E' UN OLOGRAMMA
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F E BBR AIO
2 0 0 9
UNIVERSO, MENTE, MATERIA: IL PARADIGMA QUANTISTICO
.
DR. RICHARD BOYLAN
Le teorie di Aspect, Bohm, Pribram sulla nuova fisica scuotono i principi della scienza
tradizionale: dalle particelle subatomiche alle galassie giganti, tutto è parte
infinitesimale e totalità di "Tutto".
.Nel 1982 un'équipe di ricerca dell'Università di Parigi, diretta dal fisico Alain Aspect,
condusse forse il più importante esperimento del 20º secolo. Aspect ed il suo team
scoprirono che, sottoponendo a determinate condizioni delle particelle subatomiche
come gli elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente una con l'altra
indipendentemente dalla distanza che le separa, sia che si tratti di 10 metri o di 10
miliardi di chilometri. Come se ogni singola particella sappia esattamente cosa stiano
facendo tutte le altre.
.
Un fenomeno che può essere spiegato solo in due modi: o la teoria di Einstein - che
esclude la possibilità di comunicazioni più veloci della luce - è da considerarsi errata,
oppure le particelle subatomiche sono connesse non-localmente.
.
La maggior parte dei fisici nega la possibilità di fenomeni che oltrepassino la velocità
della luce, ma l'esperimento di Aspect rivoluziona il postulato, provando che il legame tra
le particelle subatomiche è effettivamente di tipo non-locale. David Bohm, celebre fisico
dell'Università di Londra recentemente scomparso, sosteneva che le scoperte di Aspect
implicassero la non-esistenza della realtà oggettiva. Vale a dire che, nonostante la sua
apparente solidità, l'Universo è in realtà un fantasma, un ologramma gigantesco e
splendidamente dettagliato.
OLOGRAMMI, LA PARTE, IL TUTTO
Per capire la sbalorditiva affermazione di Bohm gettiamo uno sguardo alla natura degli
ologrammi. Un ologramma è una fotografia tridimensionale prodotta con l'aiuto di un
laser: l'oggetto da fotografare viene prima immerso nella luce di un raggio laser, poi un
secondo raggio laser viene fatto rimbalzare sulla luce riflessa del primo e lo schema
risultante dalla zona di interferenza dove i due raggi si incontrano viene impresso sulla
pellicola fotografica. Quando la pellicola viene sviluppata risulta visibile solo un intrico di
linee chiare e scure ma, illuminata da un altro raggio laser, ecco apparire il soggetto
originale. La tridimensionalità non è l'unica caratteristica interessante degli ologrammi:
se l'ologramma di una rosa viene tagliato a metà e poi illuminato da un laser, si scopre
che ciascuna metà contiene ancora l'intera immagine della rosa. Anche continuando a
dividere le due metà, vedremo che ogni minuscolo frammento di pellicola conterrà
sempre una versione più piccola, ma intatta, della stessa immagine.
Diversamenete dalle normali fotografie, ogni parte di un ologramma contiene tutte le
informazioni possedute dall'ologramma integro. Si schiude così una nuova comprensione
dei concetti di organizzazione e di ordine.
LA RANA, L'ATOMO, LA ROSA
Per quasi tutto il suo corso la scienza occidentale ha agito sotto il preconcetto che il
modo migliore di capire un fenomeno fisico, che si trattasse di una rana o di un atomo,
era quello di sezionarlo e di studiarne le varie parti. Gli ologrammi ci insegnano che
alcuni fenomeni possono esulare da tale approccio. Bohm lo intuì, aprendo una strada alla
comprensione della scoperta del professor Aspect.
Per Bohm il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto
indipendentemente dalla distanza che le separa risiede nel fatto che la loro separazione è
un'illusione. Era infatti convinto che, ad un livello di realtà più profondo, tali particelle
non sono entità individuali, ma estensioni di uno stesso "organismo" fondamentale. Bohm
semplificava con un esempio: immaginate un acquario contenente un pesce. Immaginate
che l'acquario non sia visibile direttamente, ma solo attraverso due telecamere, una
posizionata frontalmente e l'altra lateralmente rispetto all'acquario.
Guardando i due monitor televisivi possiamo pensare che i pesci siano due entità
separate, la differente posizione delle telecamere ci darà infatti due immagini
lievemente diverse. Ma, continuando ad osservare i due pesci, alla fine ci accorgeremo
che vi è un certo legame tra loro: quando uno si gira, anche l'altro si girerà; quando uno
guarda di fronte a sé, l'altro guarderà lateralmente. Essendo all'oscuro dello scopo reale
dell'esperimento, potremmo credere che i due pesci comunichino tra loro,
istantaneamente e misteriosamente. Secondo Bohm il comportamento delle particelle
subatomiche indica che esiste un livello di realtà del quale non siamo consapevoli, una
dimensione che oltrepassa la nostra. Se le particelle subatomiche ci appaiono separate è
perché siamo capaci di vedere solo una porzione della loro realtà, esse non sono "parti"
separate bensì sfaccettature di un'unità più profonda e basilare, che risulta infine
altrettanto olografica ed indivisibile quanto la nostra rosa. E poiché ogni cosa nella realtà
fisica è costituita da queste "immagini", ne consegue che l'Universo stesso è una
proiezione, un ologramma.
IL MAGAZZINO COSMICO
Oltre alla sua natura illusoria, questo universo avrebbe altre caratteristiche stupefacenti:
se la separazione tra le particelle subatomiche è solo apparente, ciò significa che, ad un
livello più profondo, tutte le cose sono infinitamente collegate. Gli elettroni di un atomo
di carbonio del cervello umano sono connessi alle particelle subatomiche che
costituiscono ogni salmone che nuota, ogni cuore che batte ed ogni stella che brilla nel
cielo. Tutto compenetra tutto. Sebbene la natura umana cerchi di categorizzare,
classificare e suddividere i vari fenomeni, ogni suddivisione risulta necessariamente
artificiale e tutta la natura non è altro che una immensa rete ininterrotta.
In un universo olografico persino il tempo e lo spazio non sarebbero più dei principi
fondamentali. Concetti come la località vengono infranti in un universo dove nulla è
veramente separato dal resto, sicché anche il tempo e lo spazio tridimensionale (come le
immagini del pesce sui monitor TV) dovrebbero venire interpretati come semplici
proiezioni di un sistema più complesso. Al suo livello più profondo la realtà non è altro
che una sorta di super-ologramma dove il passato, il presente ed il futuro coesistono
simultaneamente. Disponendo degli strumenti appropriati un giorno potremmo spingerci
entro quel livello della realtà e cogliere delle scene del nostro passato da lungo tempo
dimenticato. Cos'altro possa contenere il super-ologramma resta una domanda senza
risposta. In via ipotetica, ammettendo che esso esista, dovrebbe contenere ogni singola
particella subatomica che sia, che sia stata e che sarà, nonché ogni possibile
configurazione di materia ed energia: dai fiocchi di neve alle stelle, dalle balene ai raggi
gamma. Dovremmo immaginarlo come una sorta di magazzino cosmico di Tutto-ciò-che-
Esiste. Bohm si era addirittura spinto a supporre che il livello super-olografico della realtà
potrebbe non essere altro che un semplice stadio intermedio oltre il quale si celerebbe
un'infinità di ulteriori sviluppi.
Poichè il termine ologramma si riferisce di solito ad una immagine statica che non
coincide con la natura dinamica e perennemente attiva del nostro universo, Bohm
preferiva descrivere l'Universo col termine "olomovimento". Affermare che ogni singola
parte di una pellicola olografica contiene tutte le informazioni in possesso della pellicola
integra significa semplicemente dire che l'informazione è distribuita non-localmente. Se è
vero che l'Universo è organizzato secondo principi olografici, si suppone che anch'esso
abbia delle proprietà non-locali e quindi ogni particella esistente contiene in se stessa
l'immagine intera. Dato il presupposto, tutte le manifestazioni della vita provengono da
un'unica fonte di causalità che include ogni atomo dell'Universo. Dalle particelle
subatomiche alle galassie giganti, tutto è allo stesso tempo parte infinitesimale e totalità
di "tutto".
MILIARDI DI INFORMAZIONI
Lavorando nel campo della ricerca sulle funzioni cerebrali, anche il neurofisiologo Karl
Pribram, dell'Università di Stanford, si è convinto della natura olografica della realtà.
Numerosi studi, condotti sui ratti negli anni '20, avevano dimostrato che i ricordi non
risultano confinati in determinate zone del cervello: dagli esperimenti nessuno però
riusciva a spiegare quale meccanismo consentisse al cervello di conservare i ricordi, fin
quando Pribram non applicò a questo campo i concetti dell'olografia. Egli ritiene che i
ricordi non siano immagazzinati nei neuroni o in piccoli gruppi di neuroni, ma negli
schemi degli impulsi nervosi che si intersecano attraverso tutto il cervello, proprio come
gli schemi dei raggi laser che si intersecano su tutta l'area del frammento di pellicola che
contiene l'immagine olografica.
Quindi il cervello stesso funziona come un ologramma e la teoria di Pribram spiegherebbe
come il cervello riesca a contenere una tale quantità di ricordi in uno spazio così limitato.
Quello umano può immagazzinare circa 10 miliardi di informazioni, durante la durata
media di vita (approssimativamente l'equivalente di cinque edizioni dell'Enciclopedia
Treccani!). Di converso, si è scoperto che gli ologrammi possiedono una sorprendente
possibilità di memorizzazione, infatti semplicemente cambiando l'angolazione con cui due
raggi laser colpiscono una pellicola fotografica, si possono accumulare miliardi di
informazioni in un solo centimetro cubico di spazio.
...MA ANCHE DI IDEE
La nostra stupefacente capacità di recuperare velocemente una qualsivoglia informazione
dall'enorme magazzino cerebrale risulta spiegabile più facilmente, supponendone un
funzionamento secondo principi olografici. Inutile, quindi, scartabellare nei meandri di un
gigantesco archivio alfabetico cerebrale, perché ogni frammento di informazione sembra
essere sempre istantaneamente correlato a tutti gli altri: si tratta forse del massimo
esempio in natura di un sistema a correlazione incrociata. Nell'ipotesi di Pribram si
analizza la capacità del cervello di tradurre la valanga di frequenze luminose, sonore,
ecc. ricevute tramite i sensi, nel mondo concreto delle percezioni. Codificare e
decodificare frequenze è esattamente quello che un ologramma sa fare meglio, fungendo
da strumento di traduzione per convertire un ammasso di frequenze prive di significato in
una immagine coerente: il cervello usa gli stessi principi olografici per convertire
matematicamente le frequenze ricevute in percezioni interiori.
Vi è una impressionante quantità di dati scientifici a conferma della teoria di Pribram,
ormai condivisa da molti altri neurofisiologi. Il ricercatore italo-argentino Hugo Zucarelli
ha applicato il modello olografico ai fenomeni acustici, incuriosito dal fatto che gli umani
possono localizzare la fonte di un suono senza girare la testa, pur sordi da un orecchio.
Ne risulta che ciascuno dei nostri sensi è sensibile ad una varietà di frequenze molto più
ampia. Ad esempio: il nostro sistema visivo è sensibile alle frequenze sonore, il nostro
olfatto percepisce anche le cosiddette "frequenze osmiche" e persino le cellule biologiche
sono sensibili ad una vasta gamma di frequenze. Tali scoperte suggeriscono che è solo nel
dominio olografico della coscienza che tali frequenze possono venire vagliate e suddivise.
Ma l'aspetto più sbalorditivo del modello cerebrale olografico di Pribram è ciò che risulta
unendolo alla teoria di Bohm. Se la concretezza del mondo non è altro che una realtà
secondaria e ciò che esiste non è altro che un turbine olografico di frequenze e se persino
il cervello è solo un ologramma che seleziona alcune di queste frequenze trasformandole
in percezioni sensoriali, cosa resta della realtà oggettiva? In parole povere: non esiste.
Come sostenuto dalle religioni e dalle filosofie orientali, il mondo materiale è una
illusione. Noi stessi pensiamo di essere entità fisiche che si muovono in un mondo fisico,
ma tutto questo è pura illusione. In realtà siamo una sorta di "ricevitori" che galleggiano
in un caleidoscopico mare di frequenze e ciò che ne estraiamo lo trasformiamo
magicamente in realtà fisica: uno dei miliardi di "mondi" esistenti nel super-ologramma.
Questo impressionante nuovo concetto di realtà è stato battezzato "paradigma olografico"
e sebbene diversi scienziati lo abbiano accolto con scetticismo, ha entusiasmato molti
altri. Un piccolo, ma crescente, gruppo di ricercatori è convinto si tratti del più accurato
modello di realtà finora raggiunto dalla scienza. In un Universo in cui le menti individuali
sono in effetti porzioni indivisibili di un ologramma e tutto è infinitamente interconnesso,
i cosiddetti "stati alterati di coscienza" potrebbero semplicemente essere il passaggio ad
un livello olografico più elevato. Se la mente è effettivamente parte di un continuum, di
un labirinto collegato non solo ad ogni altra mente esistente o esistita, ma anche ad ogni
atomo, organismo o zona nella vastità dello spazio, ed al tempo stesso, il fatto che essa
sia capace di fare delle incursioni in questo labirinto e di farci sperimentare delle
esperienze extracorporee, non sembra più così strano.
COSCIENZA E VISUALIZAZZIONE
Il paradigma olografico presenta implicazioni anche nelle cosiddette scienze pure, come
la biologia. Keith Floyd, uno psicologo del Virginia Intermont College, ha sottolineato il
fatto che se la concretezza della realtà non è altro che una illusione olografica, non
potremmo più affermare che la mente crea la coscienza (cogito ergo sum). Al contrario,
sarebbe la coscienza a creare l'illusoria sensazione di un cervello, di un corpo e di
qualunque altro oggetto ci circondi che noi interpretiamo come "fisico".
Una tale rivoluzione nel nostro modo di studiare le strutture biologiche spinge i
ricercatori ad affermare che anche la medicina e tutto ciò che sappiamo del processo di
guarigione verrebbero trasformati dal paradigma olografico. Infatti, se l'apparente
struttura fisica del corpo non è altro che una proiezione olografica della coscienza, risulta
chiaro che ognuno di noi è molto più responsabile della propria salute di quanto
riconoscano le attuali conoscenze nel campo della medicina. Quelle che noi ora
consideriamo guarigioni miracolose potrebbero in realtà essere dovute ad un mutamento
dello stato di coscienza che provochi dei cambiamenti nell'ologramma corporeo. Allo
stesso modo, potrebbe darsi che alcune controverse tecniche di guarigione alternative
come la "visualizzazione" risultino così efficaci perché nel dominio olografico del pensiero
le immagini sono in fondo reali quanto la "realtà".
IL MONDO E' UNA TELA BIANCA
Perfino le visioni ed altre esperienze di realtà non ordinaria possono venire facilmente
spiegate se accettiamo l'ipotesi di un universo olografico. Nel suo libro "Gifts of Unknown
Things", il biologo Lyall Watson descrive il suo incontro con una sciamana indonesiana
che, eseguendo una danza rituale, era capace di far svanire istantaneamente un intero
boschetto di alberi. Watson riferisce che mentre lui ed un altro attonito osservatore
continuavano a guardare, la donna fece velocemente riapparire e scomparire gli alberi
diverse volte. Sebbene le conoscenze scientifiche attuali non ci permettano di spiegarle,
esperienze come queste diventano più plausibili qualora si ammetta la natura olografica
della realtà.
In un universo olografico non vi sono limiti all'entità dei cambiamenti che possiamo
apportare alla sostanza della realtà, perché ciò che percepiamo come realtà è soltanto
una tela in attesa che noi vi si dipinga sopra qualunque immagine vogliamo. Tutto diviene
possibile, dal piegare cucchiai col potere della mente, ai fantasmagorici eventi vissuti da
Carlos Castaneda durante i suoi incontri con Don Juan, lo sciamano Yaqui. Nulla di più, né
meno, miracoloso della capacità che abbiamo di plasmare la realtà a nostro piacimento
durante i sogni. E le nostre convinzioni fondamentali dovranno essere riviste alla luce
della teoria olografica della realtà.
P U B L I S H E D B Y AN N AL I S A
Il Paradigma Olografico
La Divisione tra Anima e Corpo
In Occidente la separazione fra anima e corpo affonda le sue origini nella filosofia greca e
più precisamente in Socrate ed in Platone. In nessuna cultura precedente emerge una
distinzione netta tra corpo ed anima ed anche nella Grecia presocratica le azioni degli
uomini erano mosse dagli dei: nell'Iliade, tutti i personaggi e gli eroi non sembrano avere
una coscienza propria, ma sono guidati dalle divinità dell'Olimpo. Socrate nel Menone
teorizza l'esistenza dell'Iperuranio, luogo dove le anime vivono prima di incarnarsi nei
corpi. Nel Fedone Platone dipinge il corpo come prigione dell'anima, ponendo le basi per la
separazione tra corpo mortale e corrotto ed anima immortale e pura. Nel Fedro Platone
teorizza l'anima composta da un auriga che guida due cavalli, uno buono ed uno cattivo.
La chiesa cattolica per duemila anni ha esasperato questa divisione tra corpo ed anima,
contribuendo a diffondere in profondità nelle coscienze questo concetto in tutta la cultura
occidentale.
Galileo, Newton, Cartesio e gli illuministi si sono contrapposti alla dominante cultura
cattolica, andando però nella direzione di separare ulteriormente il corpo dall'anima ed
arrivando a teorizzare l'esistenza del solo corpo.
Nel XVIII, XIX ed ancor più nel XX Secolo la scienza è diventata la nuova religione e gli
scienziati i moderni sacerdoti.
Basandosi sul presupposto materialistico, le scienze hanno suddiviso, scomposto ed
analizzato fredda materia inerte.
Chimica, biologia, medicina, fisica, economia, filosofia, botanica, antropologia, agraria,
astronomia, politica e tutte le scienze che hanno conosciuto un enorme successo in questi
anni partono dal concetto che è possibile studiare l'insieme come somma delle sue singole
parti.
La Fisica Quantistica
Questo concetto è così profondamente radicato nelle nostre menti, che quando nei primi
anni del Ventesimo secolo i fisici si imbatterono in fenomeni strani ed inspiegabili con le
teorie allora dominanti, scienziati del calibro di Einstein, Bohr, Heisenberg, Pauli, Von
Neumann si trovarono in una profondissima crisi: il mondo in cui credevano semplicemente
non esisteva più e questo risultava in maniera inconfutabile da esperimenti scientifici.
Il risultato di un'interazione tra particelle non è costante, ma ha un grado di probabilità
associato; una particella può scomparire, apparire, trasformarsi in un'altra, sempre con una
probabilità associata.
L'esistenza del quanto d'azione di Planck introduce nella vecchia fisica classica una
situazione completamente nuova dal punto di vista della descrizione del processo di misura
: ogni interazione tra un sistema atomico ed uno strumento comporta una importante
modifica anche del sistema, che non è eliminabile né praticamente, né concettualmente e
non può essere resa arbitrariamente piccola.
Ogni interazione fisica tra strumento e oggetto misurato implica sempre uno
scambio di energia.
La descrizione matematica del processo di interazione da parte della teoria quantistica
comporta una serie di gravi difficoltà, generalmente note come problema quantistico della
misurazione.
La fisica quantistica è costretta ad utilizzare contemporaneamente una descrizione
corpuscolare ed ondulatoria per le particelle ed a ricorrere ad descrizione deterministica e
ad una probabilistica per le interazioni.
Lo strumento di misura diventa anch'esso un oggetto che interagisce con le particelle
osservate e lo stesso vale per gli occhi ed il cervello dell'osservatore.
Per la prima volta nella storia della fisica non esiste una teoria chiara e condivisa che
spieghi completamente i fenomeni osservati e le teorie elaborate coinvolgono la coscienza
dell'osservatore ed il concetto che tutto è connesso.
La distinzione tra materia ed energia vacilla e la stessa esistenza di un mondo fisico è
messa in discussione.
La crisi del mondo materialista
Dopo il boom della ricostruzione postbellica, con gli anni Settanta la crisi della visione
materialista del mondo inizia a diventare evidente in molti settori.
In economia ed in ecologia appare evidente che l'impostazione classica non riesce a
generare un benessere diffuso e stabile, le risorse del pianeta Terra sono sfruttate oltre la
possibilità
di
rinnovarsi
, i mari, i suoli, le acque sono inquinati, quattro quinti degli abitanti del pianeta vivono in
miseria ed anche nei Paesi del cosiddetto Primo Mondo molta gente sopravvive ai margini
della miseria e le crisi economiche si susseguono alla distanza di 20 – 25 anni.
In alimentazione appare sempre più evidente che mangiamo mele che non sanno più di
mela e che non contengono le sostanze che dovrebbero contenere, che ci nutriamo di cibi
assolutamente poveri e poi dobbiamo assumere gli integratori.
In medicina i declamati successi degli ultimi decenni non possono nascondere una
sostanziale verità: che a fronte di costi sempre più consistenti, siamo tutti malati.
Laddove un sintomo viene guarito ecco apparirne un altro, ad un virus se ne sostituisce un
altro e sempre nuove pandemie sconvolgono la popolazione
Il Tao della fisica di Fritjof Capra
Nel 1975 esce un libro fondamentale per il percorso di riunificazione del mondo materiale
scientifico col mondo spirituale e filosofico, fra corpo ed anima: "Il Tao della Fisica"
dell'allora sconosciuto fisico-teosofo americano Fritjof Capra: è subito un enorme successo
mondiale.
Il Tao della fisica di Fritjof Capra, per la prima volta espone una visione unitaria tra
materia e coscienza, mette il grande pubblico in contatto con i nuovi paradigmi unitari della
scienza e del misticismo.
Capra non inventa alcuna nuova teoria, ma fa un acuto parallelismo tra le ultime
acquisizioni della fisica con i più antichi testi orientali, in particolare indù e cinesi.
Il principio ispiratore del libro è ancora attualissimo e la scienza, da allora, si è ancor più
avvicinata alla religione.
Nei paragrafi che seguono analizziamo sinteticamente alcune moderne teorie scientifiche e
vediamo come tutte convergono verso una riunificazione tra corpo ed anima, tra il tutto e
l'uno.
Capra ha continuato in questa opera di grande divulgazione con una serie di ipotesi e di
sintesi tra pensiero scientifico e spirituale nei libri: "Il punto di svolta", "L'universo come
dimora", "La rete della vita" e "Verso una nuova saggezza".
La scienza della complessità
Iniziata nei primi decenni del secolo da Von Bertalanffi, Woodger, Needham e Haldane, la
scienza della complessità si sviluppò come un paradigma in opposizione al vitalismo ed al
meccanicismo allora dominante, affermando il principio olistico secondo cui l'unità di un
organismo non è riducibile alla somma delle sue parti, cercando un linguaggio ed una teoria
che potessero descrivere gli esseri viventi in maniera completa ed unitaria, non a
compartimenti stagni.
E' stata alla base della teoria generale dei sistemi, successivamente applicata alla
cibernetica, e più recentemente alle teorie del caos.
La teoria è basata sul principio di autorganizzazione spontanea e adattativa dei sistemi
complessi, ad essa si rifanno numerose discipline e linee di ricerca come l'ecologia della
mente di Bateson, l'epistemologia genetica e il cognitivismo di Piaget, l'olismo
epistemologico di Edgar Morin, la termodinamica dei processi irreversibili di Ilya Prigogine,
le ricerche embriologiche di Waddington, l'etologia di Konrad Lorenz e la teoria matematica
della morfogenesi di Renè Thom.
Il paradigma olografico
Nel 1982 un'équipe di ricerca dell'Università di Parigi, diretta dal fisico Alain Aspect, ha
condotto uno dei più importanti esperimenti scientifici del Ventesimo Secolo.
Aspect ha scoperto e dimostrato che, sottoponendo a determinate condizioni delle particelle
subatomiche, come gli elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente una con
l'altra, indipendentemente dalla distanza che le separa, sia che si tratti di 10 metri o di 10
miliardi di chilometri!
È come se ogni singola particella sapesse esattamente cosa stiano facendo tutte le altre.
La portata di questa scoperta è enorme, come enormi sono le sue conseguenze.
Questo fenomeno può essere spiegato solo in due modi:
1.la teoria di Einstein che esclude la possibilità di comunicazioni più veloci della luce è da
considerarsi errata
2.le particelle subatomiche sono connesse non-localmente.
L'Universo fisico non esiste
David Bohm, sosteneva che le scoperte di Aspect implicavano che la realtà oggettiva,
l'universo fisico non esiste.
Nonostante la sua apparente solidità, l'Universo è in realtà un fantasma, un ologramma
gigantesco e splendidamente dettagliato.
Ologrammi, la parte e il tutto in una sola immagine.
Le particelle subatomiche restano in contatto indipendentemente dalla distanza che le
separa per il fatto che la loro separazione è un'illusione.
Egli sosteneva che, ad un qualche livello di realtà più profondo, tali particelle non sono
entità individuali ma estensioni di uno stesso "organismo" fondamentale.
Secondo Bohm il comportamento delle particelle subatomiche indica chiaramente che vi è
un livello di realtà del quale non siamo minimamente consapevoli, una dimensione che
oltrepassa la nostra.
Se le particelle subatomiche ci appaiono separate è perché siamo capaci di vedere solo
una porzione della loro realtà, esse non sono "parti" separate bensì sfaccettature di un'unità
più profonda e basilare olografica.
Poiché ogni cosa nella realtà fisica è costituita da queste "immagini", ne consegue che
l'universo stesso è una proiezione, un ologramma. La memoria cosmica di tutto ciò che è,
sarà o sia mai stato.
Tutte le cose sono collegate
Oltre alla sua natura fisica illusoria, questo universo avrebbe altre caratteristiche
stupefacenti: se la separazione tra le particelle subatomiche è solo apparente, ciò significa
che, ad un livello più profondo, tutte le cose sono infinitamente collegate.
In un universo olografico persino il tempo e lo spazio non sarebbero più dei principi
fondamentali.
Al suo livello più profondo la realtà non è altro che una sorta di super-ologramma dove il
passato, il presente ed il futuro coesistono simultaneamente; questo implica che, avendo gli
strumenti appropriati, potremmo spingerci entro quel livello della realtà e connetterci con il
passato, il futuro e tutti gli esseri viventi dell'Universo.
Attraverso Reiki ed i suoi simboli noi possiamo contattare realtà e persone lontane nello
spazio e nel tempo.
Poiché il termine ologramma si riferisce di solito ad un'immagine statica, Bohm preferiva
descrivere l'Universo col termine dinamico di "olomovimento".
La parte contiene il tutto
Affermare che ogni singola parte contiene tutte le informazioni dell'intero significa che
l'informazione è distribuita non-localmente.
Se l'universo è organizzato secondo principi olografici, dovrà avere proprietà non-locali e
quindi ogni particella esistente contiene in se stessa l'immagine intera.
Possiamo ricavare questa nozione anche dalla medicina naturale: il piede mappa l'intero
organismo (riflessologia plantare), così il volto (morfopsicologia), le mani (chirognomia), i
muscoli (kinesiologia), le orecchie (auricoloterapia) ed il cervello.
Partendo da questo presupposto si deduce che tutte le manifestazioni della vita
provengono da un'unica fonte di causalità, che include ogni atomo dell'universo.
Dalle particelle subatomiche alle galassie, tutto è allo stesso tempo parte infinitesimale e
totalità di "tutto".
La memoria è olografica
Numerosi studi, condotti sui ratti negli anni '20, avevano dimostrato che i ricordi non
risultano confinati in determinate zone del cervello: dagli esperimenti nessuno però riusciva
a spiegare quale meccanismo consentisse al cervello di conservare i ricordi, fin quando
Pribram non applicò a questo campo i concetti dell'olografia.
Pribram crede che i ricordi non siano immagazzinati nei neuroni o in piccoli gruppi di
neuroni, ma negli schemi degli impulsi nervosi che si intersecano attraverso tutto il cervello,
proprio come gli schemi dei raggi laser che si intersecano su tutta l'area del frammento di
pellicola che contiene l'immagine olografica.
Quindi il cervello stesso funziona come un ologramma e questa teoria spiega in che modo
questo organo riesca a contenere circa 10 miliardi di informazioni (cinque edizioni
dell'Enciclopedia Treccani) in uno spazio così limitato.
Si è scoperto che anche gli ologrammi possiedono una sorprendente capacità di
memorizzazione, ma anche di correlare idee e decodificare frequenze di ogni tipo.
Anche la nostra stupefacente capacità di recuperare velocemente una qualsiasi
informazione dal nostro cervello risulta spiegabile più facilmente se si suppone che esso
funzioni secondo principi olografici.
Un'altra caratteristica del cervello spiegabile in base all'ipotesi olografica è la sua abilità nel
tradurre le moltissime frequenze luminose, sonore e sensoriali che esso riceve tramite i
sensi, nel mondo concreto delle nostre percezioni.
Codificare e decodificare frequenze è esattamente quello che un ologramma sa fare
meglio.
Il cervello usa i principi olografici per convertire matematicamente le frequenze ricevute in
percezioni interiori.
Vi è una impressionante quantità di dati scientifici che confermano la teoria di Pribram,
sempre più condivisa.
Da molti esperimenti e risultato che ciascuno dei nostri sensi è sensibile ad una varietà di
frequenze molto più ampia di quanto supposto.
Ad esempio: il nostro sistema visivo è sensibile alle frequenze sonore, il nostro senso
dell'olfatto percepisce anche le cosiddette "frequenze osmiche" e persino le cellule del
nostro corpo sono sensibili ad una vasta gamma di frequenze.
La realtà? Non esiste, è solo un paradigma olografico.
Ma l'aspetto più sbalorditivo del modello cerebrale olografico di Pribram è ciò che risulta
quando lo si unisce alla teoria di Bohm.
Perché se la concretezza del mondo non è altro che una realtà secondaria e ciò che esiste
non è altro che un turbine olografico di frequenze e se persino il cervello è solo un
ologramma che seleziona alcune di queste frequenze trasformandole in percezioni
sensoriali, cosa resta della realtà oggettiva?
In parole povere: non esiste.
La fisica ci porta verso le filosofie orientali
Come da sempre sostengono le religioni e le filosofie orientali, il mondo materiale è una
illusione.
E qui siamo molto vicini alla quadratura del cerchio, alla riunificazione delle culture orientali
ed occidentali.
Noi pensiamo di essere delle entità fisiche che si muovono in un mondo fisico, ma tutto
questo fa parte del campo della pura illusione.
In realtà siamo una sorta di "ricevitori" che galleggiano in un caleidoscopico mare di
frequenze e ciò che ne estraiamo lo trasformiamo magicamente in realtà fisica: uno dei
miliardi di "mondi" esistenti nel super-ologramma.
Questo impressionante nuovo concetto di realtà è stato battezzato "paradigma olografico".
Il mago sa che il mondo non esiste, che tutto è un'illusione.
Ma non per questo rinuncia a vivere e ad agire.
Quello che cambia è il modo di vivere ed il modo di agire.
Alcuni scienziati sono convinti che si tratti del più accurato modello di realtà finora raggiunto
dalla scienza.
In un universo in cui le menti individuali sono porzioni indivisibili di un ologramma e tutto è
infinitamente interconnesso, morte, separazione ed individualismo non hanno più alcun
senso.
La fisica ci porta ad una nuova religione universale, dove la mente è parte di un continuum
collegata non solo ad ogni altra mente esistente o esistita, ma anche ad ogni atomo,
organismo o zona nella vastità dello spazio.
Immaginarsi malati, immaginarsi sani
Il paradigma olografico ha delle implicazioni anche nelle cosiddette scienze pure come la
biologia.
Se la concretezza della realtà non è altro che una illusione olografica, non potremmo più
affermare che la mente crea la coscienza (cogito ergo sum).
Al contrario, sarebbe la coscienza a creare l'illusoria sensazione di un cervello, di un corpo
e di qualunque altro oggetto ci circondi che noi interpretiamo come "fisico".
Una tale rivoluzione nel nostro modo di studiare le strutture biologiche ha spinto i ricercatori
ad affermare che anche la medicina e tutto ciò che sappiamo del processo di guarigione
verrebbero trasformati dal paradigma olografico.
Infatti, se l'apparente struttura fisica del corpo non è altro che una proiezione olografica
della coscienza, risulta chiaro che ognuno di noi è molto più responsabile della propria
salute di quanto riconoscano le attuali conoscenze nel campo della medicina.
Quelle che noi ora consideriamo guarigioni miracolose potrebbero in realtà essere dovute
ad un mutamento dello stato di coscienza che provochi dei cambiamenti nell'ologramma
corporeo.
Molte medicine alternative che lavorano su principi energetici o sulle frequenze, come il
Reiki, l'omeopatia, i fiori di Bach, la kinesiologia sarebbero facilmente spiegabili.
Anzi, la medicina allopatica può funzionare solamente perché i principi attivi hanno una
frequenza propria.
Perfino le visioni ed altre esperienze di realtà non ordinaria possono venire facilmente
spiegate se accettiamo l'ipotesi di un universo olografico.
Forse siamo tutti d'accordo su cosa esista o non esista semplicemente perché ciò che
consideriamo "realtà consensuale" è stato formulato ed accettato ad un livello della
coscienza umana nel quale tutte le menti sono totalmente collegate tra loro.
Se ciò risultasse vero, sarebbe la più profonda ed importante di tutte le conseguenze
connesse al paradigma olografico, implicherebbe infatti che esperienze non ordinarie non
sono comuni solo perché non abbiamo impostato le nostre menti con le convinzioni atte a
renderle tali.
Creiamo noi la nostra realtà
In un universo olografico non vi sono limiti all'entità dei cambiamenti che possiamo
apportare alla sostanza della realtà perché ciò che percepiamo come realtà è soltanto una
tela in attesa che noi vi si dipinga sopra qualunque immagine vogliamo.
Tutto non sarà né più né meno miracoloso della capacità che abbiamo di plasmare la realtà
a nostro piacimento durante i sogni.
Tutte le nostre convinzioni fondamentali dovranno essere riviste alla luce della teoria
olografica della realtà.
E tutto questo non è sostenuto da qualche mistico o guru, ma dai più brillanti scienziati di
questi ultimi decenni.
La fisica che impariamo a scuola è preistoria.
Molti di noi continuano a ritenere che sia l'unica fisica possibile (e con essa l'unica medicina
possibile, l'unica economia possibile, l'unica ecologia possibile) perché funziona
perfettamente per spiegare i fenomeni semplici delle medie dimensioni che abbiamo
costantemente sotto gli occhi.
Ma se impariamo a guardare la realtà con altri occhi scopriamo da soli ciò che in Oriente
hanno sempre saputo e che i fisici Occidentali stanno scoprendo in questi anni.
Fonte: La Città della Luce http://www.reiki.it/il-paradigma-olografico
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