Al Teatro Verdi, per il 150° dell’Unità d’Italia, “Piazza d’Italia”. Dal romanzo di Antonio Tabucchi un grande affresco corale firmato da Marco Baliani. Cent’anni di storia del nostro paese rivivono nell’epopea di una famiglia di ribelli, nel succedersi di tre generazioni, dallo sbarco dei Mille al boom economico. In scena venerdì e sabato sera. Pisa. Da non perdere il prossimo appuntamento della Stagione teatrale organizzata da Fondazione Toscana Spettacolo e Fondazione Teatro di Pisa al Verdi: "Piazza d'Italia", dal romanzo di Antonio Tabucchi, per la regia di Marco Baliani, in scena venerdì 28 e sabato 29 gennaio alle ore 21. “Un capolavoro di teatro fatto di coscienza della storia, di cicli popolari, di emozioni forti come una pallottola in fronte, di amore sprecato, di morte che ci insegna la vita”: così Rodolfo Di Giammarco dopo il debutto romano dello spettacolo. E del resto di coscienza della storia, di ciclo popolare, è intriso il romanzo omonimo di Antonio Tabucchi, lo scrittore pisano annoverato fra le voci più significative della letteratura europea. Piazza d’Italia, scritto nel 1973, pubblicato da Bompiani due anni dopo, e riedito da Feltrinelli nel 1993, di Tabucchi fu il romanzo d’esordio. Una fiaba epica e popolare, commossa e profonda che, ambientata in un borgo toscano tra le colline e il mare (probabilmente Vecchiano) racconta la vita di una famiglia di fede garibaldina e anarchica seguendola nel succedersi di tre generazioni, negli intrecci sia con la vita del paese e dei suoi abitanti che con i fatti della Storia italiana: dallo sbarco dei mille alla prima grande guerra, al fascismo, all'arrivo dei nazisti, fino alla lotta di liberazione e agli anni sessanta del boom economico. Marco Baliani, drammaturgo, attore e regista tra i più sensibili, padre indiscusso del teatro di parola o di narrazione e artista particolarmente attento ai legami fra teatro e letteratura e ai loro riflessi sul nostro problematico presente, ha conservato in questo suo spettacolo la coralità epica della scrittura di Tabucchi, come lui stesso ricorda, “in un alternarsi di scene collettive e di singole narrazioni, secondo una ricerca di drammaturgia narrativa che caratterizza da anni il mio percorso. Con improvvise ‘cadute nel dramma’, a dialoghi serrati, che subito dopo si scompaginano in una presenza corale o in un unico narratore collettivo. Attori e attrici non sono solo personaggi definiti ma anche funzioni di una coralità sociale più ampia, entrando ed uscendo dalle scene come frammenti di una continua galleria fotografica”. Un affresco corale di rara potenza e suggestione, mai retorico, giocato anzi su una nitida semplicità (la semplicità del sogno e di un'antica antropologia fatta di oroscopi e credenze capaci di governare il vivente con assai più imperio che non la pretesa razionalità del potere). Un affresco dove “ogni personaggio – come aggiunge il regista - racconta se stesso e un'epoca attraverso visioni e dialoghi in grado di restituire una narrazione che riempie di significato parole altrimenti vuote o ipocrite”. La grande Storia fa così da sfondo all'intreccio di piccole storie molto forti, dense di accadimenti, di conflitti, di esperienze e umanità e che proprio per questo riescono con più forza a raffigurare lo scenario del tempo storico e del suo svolgersi. La sua ineluttabilità, nella vita minuta di Garibaldi, di Gavure o di Don Milvio, acquista la forma epica del Destino, insinua la possibilità che la Storia grande possa sempre scompaginarsi, per un gesto di rivolta, per un sogno, per un crocicchio inaspettato. Sono proprio queste storie e i personaggi che le veicolano a illuminare di una luce nuova il tragitto accidentato del nostro paese dall'Unità d'Italia fino ai giorni nostri. Bravissimi tutti gli attori: Patrizia Bollini, Daria Deflorian, Gabriele Duma, Simone Faloppa, Renata Mezenov Sa, Mariano Nieddu, Alessio Piazza, Naike Anna Silipo e Alexandre Vella. La drammaturgia è di Maria Maglietta, scene e costumi di Carlo Sala, musiche di Mirto Baliani. Prodotto dal Teatro di Roma, che lo ha pensato nell’ambito del proprio progetto "Fratelli di Storia" (oltre a “Piazza d’Italia”, “Fratelli d’Italia” di Marco Baliani e Ugo Riccarelli, e – in fase di preparazione – un terzo spettacolo sul brigantaggio), la programmazione di "Piazza d'Italia" in cartellone è uno dei contributi del Teatro di Pisa alle celebrazioni del 150° dell’Unità del nostro Paese, in attesa della “Notte Bianca, Rossa e Verdi” allo studio per il 16 marzo. Biglietti con prezzi che variano dai 30 ai 10 euro. Sconti del 15% per i soci Coop e sconti del 50% per gli under 26 e gli studenti dell’Università di Pisa. Per informazioni: Teatro di Pisa tel 050 941111.