Università degli Studi di Palermo Facoltà di Ingegneria Meccanica RELAZIONE DI TIROCINIO SVOLTO PRESSO LE OFFICINE DELLA PRO.TE.CO. S.c.r.l. A.A. 2002-2003 Tutor universitario: Relazione di: Prof. Ing. Vincenzo F. Ruisi Giuseppe Pirrello Tutor aziendale: Ing. Antonino Lo Presti Ing. Andrei Leu 0 Introduzione L’attività di tirocinio del sottoscritto Giuseppe PIRRELLO, nato a San Cataldo (CL) il 20 giugno 1974 e studente del 3° anno del corso di Laurea di Ingegneria Meccanica NO, matricola n° 0303716, presso la Facoltà di Ingegneria di Palermo, è stata svolta nel periodo compreso dal 12 Febbraio 2003 al 12 Giugno 2003 presso l’azienda Pro.Te.CO. s.c.r.l. con sede legale in Palermo presso via Monsignor Pottino n°3, codice fiscale 04060130822. La relazione è costituita da 10 capitoli. Nel primo capitolo viene descritta l’azienda, la sua struttura e le sue attività, alcune delle quali sono state oggetto del tirocinio. Nel secondo, terzo e quarto capitolo vengono richiamate alcune nozioni relative allo sviluppo delle tecniche di saldatura, vengono esposti alcuni richiami su esse con la relativa nomenclatura. Nel quinto capitolo vengono trattati i controlli prima durante e dopo una saldatura. Nel sesto, settimo e ottavo capitolo vengono trattate le saldature che più spesso vengono effettuate alla Pro.Te.CO. Seguono infine gli ultimi due capitoli in cui viene affrontato il problema della sicurezza nella saldatura e viene descritto sinteticamente il sistema di qualità ISO 9001. 1 1 - Descrizione dell’azienda Pro. Te. Co. S.c.r.l. (Struttura e Attività) La Pro.Te.Co. S.c.r.l. è una azienda che opera nel settore della nautica, in particolare della carpenteria navale e degli impianti meccanici e oleodinamici di bordo. E’ una società cooperativa gestita quindi, da un amministratore delegato (attualmente l’ing. Antonio Mangione) che presiede al consiglio di amministrazione. Questo è composto da due consiglieri: l’ing. Andrei Leu e il capo officina Antonio Licari. L’organo amministrativo che controlla l’operato del consiglio di amministrazione è il collegio sindacale, composto dai tre sindaci: Alibrandi, Muci e Ferrante. L’amministratore unico, i consiglieri e i sindaci vengono eletti dall’assemblea dei soci ogni due anni. Nell’azienda lavorano quindici persone, delle quali due ingegneri e un impiegato amministrativo. L’azienda richiede però spesso l’intervento di un terzo ingegnere (ing. Antonino Lo Presti), che cura la consulenza esterna e dei rapporti con l’università per i tirocinanti. L’azienda si occupa principalmente della realizzazione di strutture metalliche navali quali rampe, ponti mobili, portelloni scafo e altro. Inoltre la Pro.Te.Co. si occupa sia della realizzazione che del montaggio, ed eventualmente, della manutenzione di impianti oleodinamici per la movimentazione degli ascensori. Tutte le lavorazioni vengono realizzate a seguito di ordini ottenuti con regolare gara di appalto o per licitazione. 2 2 - Cenni storici sullo sviluppo della saldatura La saldatura, quale mezzo moderno e razionale di collegamento è oggi pervenuta a integrare ed a sostituire gli altri procedimenti di unione permanente nella tecnica delle costruzioni metalliche ed è considerata di tale importanza da essere spesso elemento indispensabile, semplice soluzione a complessi problemi e apportatore di nuovi insperati sviluppi. Questa tecnica moderna affonda le sue radici in tempi lontani: gli antichi già conoscevano l’arte di saldare alla forgia il ferro ed i metalli teneri portati allo stato pastoso e perfino di compiere alcuni elementari lavori di brasatura. Mancavano, però, i mezzi per elevare ad un piano industriale di qualche importanza questi primordi di unioni saldate ed è perciò solo sul finire del secolo scorso e all’inizio dell’attuale, quando nuove ed adatte fonti di energia furono rese utilizzabili sul piano pratico, che la saldatura ha potuto nascere nelle sue forme moderne, svilupparsi ed affermarsi sempre più. Nel 1901 Picard e Fouchè in Francia inventavano il cannello ossiacetilenico che, perfezionato negli anni immediatamente successivi, metteva a disposizione dei tecnici una fiamma capace di fondere localmente tutti i metalli e segnava l’inizio dell’applicazione e dello sviluppo della saldatura sul piano industriale. Nello stesso periodo un’altra fonte importante d’energia, quella elettrica, veniva messa a disposizione della tecnica di saldatura . Già nel 1892 Slavianoff, facendo scoccare un arco elettrico fra due elettrodi di carbone, riusciva a produrre le condizioni di temperatura necessarie a fondere localmente i metalli da collegare. In seguito il perfezionamento e l’opportuno adattamento delle macchine elettriche permetteva di far scoccare direttamente l’arco fra l’elettrodo e il metallo da unire e di iniziare lo sfruttamento del processo sul piano pratico industriale. 3 Nel 1908 Kjellberg applicando agli elettrodi opportuni rivestimenti compiva un’importante passo avanti nell’affermazione del procedimento di saldatura all’arco elettrico, rendendolo più facile e sicuro, possibile in qualsiasi posizione e con tutti i tipi di corrente e tale da garantire, col miglioramento del rivestimento stesso, le migliori qualità meccaniche e chimiche nel giunto saldato. Durante l’ultima guerra mondiale poi, le intensificate esigenze di produzione portavano ad una rapida messa a punto e ad un largo sviluppo dei processi automatici di saldatura ad arco, che, regolarizzando ed accelerando il lavoro , permettevano sempre maggiore sicurezza e rapidità e affermavano definitivamente il processo nel campo delle grandi costruzioni e fabbricazioni in serie. Al tempo stesso l’energia elettrica trovava un’altra importante applicazione nel campo della saldatura: il procedimento di saldatura a resistenza elettrica, ideato da E.Thomson fin dal 1877 e brevettato solo nove anni più tardi dallo stesso, ma che, soprattutto per deficienza di apparecchiature adatte alle elevate intensità di corrente richieste, si sviluppava assai lentamente e non si affermava sul piano industriale che verso il 1925; da allora il perfezionamento è stato enorme, tanto che esso viene oggi inserito quale elemento prezioso e quasi insostituibile nella catena di lavoro di certe grandi produzioni di serie su laminati sottili. Parallelamente a questi, si sviluppavano pure altri minori procedimenti di saldatura e brasatura, in modo da coprire al completo le esigenze della costruzione e della riparazione metallica in tutta la vasta gamma dei metalli e delle leghe oggi impiegati. Infine altre tecniche complementari o connesse alla saldatura come ad esempio l’ossitaglio, la tempra superficiale e la metallizzazione, si affermavano ognuna nel proprio campo applicativo, apportando un notevole contributo di praticità ed economia. 4 Un così grande e rapido sviluppo non sarebbe stato possibile senza delle ragioni tecniche ed economiche profonde: in effetti la saldatura oggi permette di realizzare economia sensibile di materie prime per alleggerimento delle strutture, di impiegare su più vasta scala i laminati e di congiungere in modo semplice i profilati ed i pezzi più diversi, di abbreviare i tempi di lavoro, di prolungare la vita delle costruzioni metalliche per facilità di manutenzione e riparazione, e di ottenere infine qualità particolarmente interessanti in certi casi, come perfetta tenuta stagna e buona resistenza alla corrosione. 5 3 - Richiami sulle saldature Generalità e classificazione. La saldatura è il procedimento mediante il quale si effettua una unione permanente tra due pezzi metallici, con o senza apporto di un materiale metallico, in modo da ottenere nei tratti di collegamento la continuità tra i pezzi stessi. Non basta comunque soddisfare al requisito della continuità fisica tra i pezzi, ma occorre anche che le proprietà meccaniche del giunto siano idonee alle condizioni di servizio. Esistono diversi procedimenti di saldatura che si distinguono tra loro in base alle modalità con cui viene effettuata la giunzione e, in particolare, in base al tipo di energia che viene impiegata. In tabella 3.1 si presenta uno schema dei principali procedimenti di saldatura attualmente adottati. saldature elettrico ad arco a gas saldature a resistenza saldature solido allo stato saldature speciali brasature con elettrodi rivestiti ad arco sommerso ad arco in gas protettivo a punti a rulli a rilievi ad attrito ad ultrasuoni ad esplosione a fascio elettronico a laser a plasma sottoscoria ad alta frequenza dolci forti Tab. 3.1 Procedimenti di saldatura 6 Di questi, alcuni hanno una grandissima diffusione a livello industriale, mentre altri sono riservati ad usi particolari. Tuttavia bisogna notare che, trattandosi di una tecnologia in rapida evoluzione, si verificano spesso innovazioni in procedimenti già noti o sviluppi di nuovi procedimenti. Con la saldatura di giunzione le parti vengono collegate mediante il cordone di saldatura costituendo l’elemento saldato. Diversi elementi saldati costituiscono il gruppo saldato, più gruppi costituiscono la struttura o costruzione saldata. Nel campo della carpenteria pesante risulta una valida alternativa ai collegamenti bullonati e chiodati e rappresenta una delle tecniche più utilizzate nel campo industriale per realizzare parti meccaniche con forma geometrica più o meno complessa, in modo efficace e meno costoso delle tecniche di fusione o per asportazione di truciolo. Dal punto di vista costruttivo le caratteristiche dei giunti saldati si possono riassumere come segue: Caratteristiche Meccaniche ? Elevata resistenza statica ( ma limitata resistenza dinamica), Varie direzioni di carico ammissibili Elevata rigidezza Buona resistenza alla temperatura ( ma limitata resistenza alla corrosione) Funzionalità ? Peso e ingombro ridotti ( ma non smontabile e/o riutilizzabile) Molteplicità di conformazione ( ma nessuna capacità di centratura) Caratteristiche operative ? Facilità di manutenzione e ispezione Facilità di montaggio e automazione 7 Caratteristiche economiche ? Basso costo Nessun costo di esercizio La resistenza di un collegamento saldato dipende dai seguenti fattori: 1) conformazione della saldatura: ? disposizione dei cordoni, ? flusso delle forze, ? spessore degli elementi del collegamento, ? effetti di intaglio; 2) sollecitazione agente: ? livello delle tensioni, ? pluriassialità, ? velocità di sollecitazione; 3) situazione ambientale: ? temperatura, ? corrosione. Esistono diverse tecniche di saldatura che si differenziano tra loro in funzione: ? delle modalità di somministrazione del calore, ? dei materiali d’apporto utilizzati, ? delle modalità di protezione del bagno di fusione. Poiché lo studio dei procedimenti richiede la conoscenza di alcuni termini ed espressioni che hanno un significato ben preciso in saldatura, si forniscono qui di seguito alcune definizioni fondamentali. Metallo base è il metallo che costituisce i pezzi da saldare; può essere lo stesso per entrambi i pezzi, o diverso. 8 Metallo d'apporto è il metallo che viene introdotto sotto forma di bacchette, fili o nastri e depositato allo stato fuso tra i lembi da unire. In alcuni procedimenti non è richiesto metallo d'apporto. Bagno di fusione è la porzione di metallo che si trova allo stato fuso durante l'operazione di saldatura. Il bagno di fusione è in generale costituito in parte dal metallo base e in parte dal metallo d'apporto. Si definisce rapporto di diluizione il rapporto tra il volume di metallo base fuso e il volume dell'intero bagno di fusione. La diluizione si misura sperimentalmente dall'esame della sezione del giunto (fig. 3.1). Se A è il volume del metallo d’apporto e B è il volume del metallo base fuso, il rapporto di diluizione D è: D? B ?100 A? B esso esprime la diluizione che subisce il metallo d'apporto, ad opera del metallo base. Nei procedimenti di brasatura, ove non si ha fusione del metallo base, il rapporto di diluizione è nullo. Al contrario, nelle saldature dove non si impiega metallo d'apporto (saldature a resistenza, saldature laser), il rapporto di diluizione vale 100. I valori consueti che si possono verificare sono: ? D = 20 - 30% nelle saldature ad arco con elettrodi rivestiti; ? D = 25 - 85% nelle saldature ad arco sommerso; ? D = 5 - 60% nelle saldature a filo continuo. A A B B Fig.3.1 Sezioni di cordoni di saldatura Poiché le proprietà del metallo d'apporto sono in generale migliori di quelle del metallo base, i procedimenti di saldatura per fusione caratterizzati da più bassi 9 livelli di rapporto di diluizione offrono zone fuse di migliori caratteristiche chimiche. Penetrazione è la profondità p, misurata a partire dalla superficie di un pezzo, a cui è giunta la fusione del metallo base (fig. 3.2). Questo parametro è particolarmente importante, in quanto stabilisce la sezione resistente del giunto. Il valore della penetrazione dipende dal procedimento e per uno stesso procedimento può essere modificato operando sui parametri di esecuzione. Si chiama giunto a completa penetrazione quello in cui tutta la sezione del giunto è stata fusa. E' importante sottolineare che giunti di testa che non risultino a completa penetrazione vengono considerati inaccettabili da tutte le norme di accettabilità in quanto, oltre a presentare una sezione resistente minore, subiscono l'effetto di intaglio che li rende particolarmente pericolosi nei confronti della fatica. p Fig. 3.2 Penetrazione del giunto Quando gli spessori da unire sono superiori a 5 mm, occorre preparare i lembi, sagomandoli in modo da creare un vano o cianfrino, entro il quale si possa effettuare il deposito del metallo d'apporto, garantendo la piena penetrazione. Apporto termico specifico (o heat input H.I.) è definito come l’energia fornita dalla sorgente all’unità di lunghezza del giunto e dipende dal procedimento di saldatura e dalle modalità esecutive. Esso si calcola convenzionalmente con la formula: H. I. ? 60 ? I ?V v ?J ? ?? cm ?? in cui: 10 I = intensità della corrente di saldatura; V = tensione di saldatura; cm v = velocità di traslazione della sorgente termica ?? ?? . ? min ? Valori tipici di H.I. per i principali procedimenti di saldatura sono: ? con elettrodo rivestito 10?12 ? ad arco sommerso 20?40 kJ ; cm kJ . cm Quella che segue è una classificazione che riguarda solo alcune delle tecniche più diffuse, in particolare verranno approfondite quelle più utilizzate alla Pro.te.co. per le lavorazioni nella carpenteria navale su materiali ferrosi. In funzione dei materiali di apporto le saldature si possono distinguere in: ? omogenee nelle quali il materiale d’apporto è uguale al metallo base, ? eterogenee nelle quali il materiale d’apporto è diverso dal metallo base. I procedimenti di saldatura oggi più diffusi possono essere classificati in due principali categorie: ? saldature eterogene (o brasature), ? saldature autogene. Nel caso delle brasature il materiale di base non interviene attivamente e l’azione di collegamento è affidata esclusivamente al materiale d’apporto. Nelle saldature autogene, il materiale di base partecipa attivamente al processo di saldatura, cioè anche le porzioni di materiale in prossimità delle superfici combacianti fondono assieme al materiale d’apporto. Le saldature autogene si distinguono in: ? saldature per pressione, ? saldature per fusione. 11 Nelle prime si applica una forte pressione mutua fra i lembi preventivamente portati a temperatura di fusione sfruttando la sincristallizzazione (*) dei metalli a temperatura convenientemente elevata accompagnata o no da fusione parziale localizzata; nelle seconde la saldatura avviene semplicemente quando viene raggiunta la fusione delle parti da collegare sfruttando la miscibilità dei metalli allo stato liquido. Per ottenere una saldatura è quindi necessario portare allo stato fuso le estremità dei pezzi da unire e il metallo d’apporto. Nella Tab. 3.2 si riportano le temperature di fusione di alcuni metalli di comune impiego nelle costruzioni Metallo Temperatura di fusione in °C Acciaio 1300 ? 1400 Alluminio 660 Bronzo – Ottone 900 Ghisa 1200 Rame 1080 Stagno 230 Tab. 3.2 Temperature di fusione di alcuni dei materiali più utilizzati per la costruzione. Si deve notare inoltre che una saldatura si dice per pressione ogni qual volta per ottenerla si deve esercitare una pressione meccanica, anche se vi è fusione dei lembi o delle zone da unire, in genere l’unione si compie senza metallo d’apporto; nella saldatura per fusione invece il collegamento può avvenire con o senza metallo d’apporto. L’esecuzione corretta della saldatura autogena richiede l’osservanza di opportune condizioni termiche e chimico-metallurgiche. (*)Sincristallizzazione : unione di due superfici metalliche per messa in comune di atomi nella costituzione del reticolo cristallino della zona di giunzione. Nella saldatura la sincristallizzazione è realizzata per pressione 12 Condizioni termiche; Nel caso della saldatura per fusione, si deve ottenere nel punto del metallo base in cui si vuole realizzare il collegamento, e nell’eventuale metallo d’apporto che integra il giunto, una temperatura: ? ?? fusione Per elevare localmente la temperatura bisognerà quindi fornire una quantità di calore che tenga conto sia della capacità termica della quantità di metallo da fondere, sia delle dispersioni di calore per conduzione nel metallo base e d’apporto, e per convezione e irraggiamento nell’atmosfera circostante. La determinazione di questa quantità di calore dispersa, che varia da caso a caso, riesce molto difficoltosa in via preventiva, e perciò la quantità di calore da apportare viene determinata sempre per via sperimentale e fa parte ormai del patrimonio di regole connesse alla tecnologia della saldatura. Nel caso di saldatura per pressione in generale invece non è necessario raggiungere la temperatura di fusione e basterà ottenere: ? forgiatura ?? ?? fusione dove per temperatura di forgiatura si intende la temperatura alla quale il metallo, passando allo stato pastoso, diventa forgiabile per pressione o percussione. Per esempio il ferro ha ? forgiatura ? 900 ? e ? fusione ? 1530? Condizioni chimico-metallurgiche; Il metallo non deve alterarsi oltre certi limiti sia dal punto di vista chimico per azione dell’aria o dei componenti dell’atmosfera creata artificialmente intorno al punto in cui si salda, sia dal punto di vista della costituzione e struttura metallurgica, per effetto delle variazioni di temperatura che accompagnano la saldatura. I limiti ammissibili di tali alterazioni possono variare da caso a caso a seconda del metallo che si salda e delle prestazioni richieste al giunto saldato. Le energie sfruttate per ottenere l’emissione di calore necessaria per l’elevazione termica suddetta, sono, nei procedimenti di saldatura moderni, essenzialmente: 13 ? Energia chimica, per mezzo di una fiamma o di altre reazioni esotermiche; ? Energia elettrica, per mezzo di arco elettrico o di resistenza elettrica. La fiamma è la fonte di energia caratteristica nella saldatura ossiacetilenica; l’energia elettrica è la fonte caratteristica nei procedimenti detti appunto di saldatura elettrica ad arco e a resistenza. Sono questi i tre procedimenti principali di saldatura autogena. 14 4 - Nomenclatura dei giunti Il giunto è la zona nella quale si realizza il collegamento dei pezzi da saldare; comunemente prende il nome di saldatura. Si hanno diversi tipi di saldatura a seconda dei diversi elementi che concorrono alla preparazione e alla esecuzione del giunto, a seconda delle tecniche impiegate, della forma e dimensioni dei pezzi da unire, ecc. In particolare si considerano i seguenti elementi di carattere generale: ? posizione del giunto rispetto all’operatore ? posizione reciproca dei pezzi da saldare ? forma e preparazione dei lembi ? forma della superficie esterna del giunto saldato ? continuità e intermittenza del cordone di saldatura. Posizione del giunto rispetto all’operatore. Spesso il saldatore si trova a dover saldare due pezzi che per svariati motivi si trovano in posizione diversa da quella in piano, che è la più favorevole. La posizione in cui si presenta la saldatura è un fattore che determina, con il tipo di materiale e lo spessore della lamiera, la tecnica esecutiva della saldatura. A seconda della posizione in cui si presenta, la saldatura viene detta: 1. in piano 15 2. frontale 3. verticale 4. sopratesta 5. semimontante (inclinata). Quindi per uno stesso tipo di giunto saldato, come per esempio con la caratteristica forma a V, diverse sono le posizioni che può assumere rispetto all’operatore, come chiaramente rappresentato nella figura a lato. Posizione reciproca dei pezzi da saldare. Notevole importanza, ai fini della tecnica operativa da seguire, è la posizione reciproca dei pezzi da saldare, la quale determina la forma del giunto. I principali tipi di giunto, a seconda della posizione reciproca dei pezzi, sono illustrati a fianco. 1. giunto di testa 2. giunto di spigolo o d’angolo esterno 3. giunto d’orlo 16 4. giunto a L o d’angolo interno 5. giunto a sovrapposizione 6. giunto a T 7. giunto su tre lamiere Forma dei lembi. I lembi, o bordi, sono le superfici che in tutta la loro lunghezza sono interessate nella saldatura dei pezzi. La preparazione dei lembi viene eseguita dando loro, secondo determinate regole, la forma geometrica più opportuna per facilitare l’esecuzione della saldatura, per ottenere le migliori caratteristiche meccaniche del giunto, per assicurare la completa fusione su tutto lo spessore e la buona penetrazione del materiale d’apporto. La scelta del tipo di preparazione dipende dalla combinazione dei seguenti fattori: ? procedimento di saldatura ? tipo di giunto ? posizione di saldatura ? natura del metallo base ? spessore del metallo base. A lato sono illustrati i tipi più comuni di preparazione dei lembi, in base alla loro forma geometrica e allo spessore dei pezzi da saldare. 1. a orli rilevati per spessori inferiori a 1 mm 2. a I o a lembi retti per spessori fino a 3-4 mm 3. a V per spessori inferiori a 12 mm 4. a K per spessori inferiori a 20 mm 5. a Y per spessori inferiori a 12 mm 6. a U per spessori tra 20 e 40 mm 7. a X per spessori inferiori a 20 mm 8. a doppio J per spessori maggiori di 40 mm 17 9. a doppio U per spessori maggiori di 40 mm 10. a doppio Y per spessori maggiori di 40 mm 11. a V con sostegno per spessori minori di 15 mm Ripresa al rovescio. È un’ operazione che spesso viene eseguita quando è possibile operare dalla parte opposta a quella nella quale è stata eseguita la saldatura. La ripresa al rovescio aumenta la tenuta del giunto saldato perché assicura una completa compenetrazione tra metallo d’apporto e metallo base, lungo tutto lo spessore dei pezzi da saldare: a. preparazione dei lembi a V b. esecuzione del giunto c. solcatura al vertice della saldatura d. esecuzione di una passata di ripresa 18 5 - Prove e controlli delle saldature Garantire il puntuale rispetto degli standard qualitativi richiesti dalle normative di certificazione del Sistema Qualità, è un obbligo cui è tenuta ogni azienda che includa dei processi di saldatura tra le proprie lavorazioni. Un centro che quindi si occupa di controlli delle saldature deve essere particolarmente attrezzato per fornire la consulenza, la stesura dei documenti e le prove di laboratorio alle aziende meccaniche che, nell'ambito della certificazione ISO 9000, devono gestire un processo speciale quale la saldatura. Inoltre, in caso di rottura in esercizio di elementi saldati, grazie alla garanzia sul Sistema di Qualità si è in grado di risalire alle cause della difettosità, e di fornire la soluzione tecnica volta a scongiurare il ripetersi dell'inconveniente. Quindi perché una saldatura risponda ai requisiti di carattere fisico, chimico e meccanico che sono richiesti dal giunto che si deve realizzare, essa dovrà essere sottoposta a una serie di controlli, di prove e di attenzioni che devono essere previsti fin dalla fase di progettazione. Spesso la cattiva esecuzione di un giunto saldato può compromettere la tenuta e la resistenza di un’intera costruzione, con evidenti danni economici e in certi casi, con gravi pericoli per la sicurezza delle persone. Fasi e momenti di controllo devono essere previsti sia prima, sia durante, sia dopo l’esecuzione di una saldatura. Controlli prima della saldatura. Durante la progettazione della struttura saldata occorre determinare i tipi di giunto, il metodo e la sequenza delle operazioni da eseguire, la preparazione dei lembi, la scelta del materiale d’apporto, le macchine e le attrezzature adatte. In pratica il primo controllo consiste quindi nel verificare che tutte le indicazioni del disegno siano rispettate con particolare riguardo alla preparazione dei lembi, essendo quest’ultima la 19 causa della maggior parte degli insuccessi in saldatura se è stata eseguita una cattiva preparazione dei pezzi da saldare. Controlli durante la saldatura. Durante l’esecuzione della saldatura, sia essa manuale o automatica, è indispensabile mantenere sotto costante controllo i vari parametri che concorrono alla buona riuscita del lavoro. In particolare, devono essere controllate l’intensità di corrente e la tensione, la velocità di avanzamento, la posizione e la tecnica esecutiva e tutte le altre numerose variabili in gioco. In taluni casi, specie nelle saldature di una certa importanza si richiedono dei controlli intermedi. Controlli dopo la saldatura. Per quanto accurata sia stata l’esecuzione di una saldatura è necessario, al termine della lavorazione, sottoporre il giunto o l’intera costruzione a prove e controlli che assicurino il conseguimento delle caratteristiche fisiche, chimiche e meccaniche richieste dalla costruzione. Le prove e i controlli possono essere di due tipi a seconda che comportino o meno la rottura del giunto saldato: ? controlli distruttivi ? controlli non distruttivi Controllo distruttivo Questo tipo di controllo può essere ovviamente applicato solo per produzione di serie poiché implica la non utilizzabilità dei campioni prelevati per le prove. In pratica si scelgono degli esemplari che fanno da campione rappresentativo di tutti gli esemplari, che una volta testati si presume abbiano, giustamente, le stesse caratteristiche dell’intero lotto prodotto. Il controllo distruttivo può limitarsi alla esecuzione di prove convenzionali su provette tratte da giunto saldato, oppure consistere in prove globali spinte fino 20 alla rottura della costruzione saldata per determinare i massimi carichi o pressioni sopportabili. Le principali prove distruttive eseguite sui campioni dei giunti saldati sono: ? prove di frattura ( per controllare internamente il grado di omogeneità e i difetti del giunto) ? prove di durezza ( sotto cordone o nella zona termicamente alterata) ? esami metallografici ? analisi chimica ( per determinare se ci sono alterazioni della composizione chimica) ? prove meccaniche ( trazione, resilienza, resistenza a fatica, ecc.) ? prove di corrosione. Al controllo distruttivo sono riconducibili anche i controlli, detti semidistruttivi, che comportano il prelievo di una piccola parte soltanto del giunto saldato, così da non compromettere l’intera costruzione. In particolare per saldature testa a testa di lamiere piane o per saldature longitudinali di corpi cilindrici ricavati da lamiera, il controllo semidistruttivo prevede la realizzazione di un prolungamento del giunto, realizzato per essere appunto prelevato e quindi controllato. Controlli non distruttivi Il controllo non distruttivo ha lo scopo di mettere in evidenza i difetti di saldatura interni o affioranti in superficie, senza alterare in alcun modo le caratteristiche fisiche, chimiche e meccaniche della saldatura esaminata. Con i controlli non distruttivi è possibile pertanto scoprire difetti come soffiature, inclusioni di ossidi, cricche, ecc. Il risultato delle prove non distruttive però dà soltanto risposte nei riguardi di eventuali soluzioni di continuità, ma non dice niente delle caratteristiche fisico- 21 meccaniche del giunto. Queste possono essere valutate soltanto mediante le prove distruttive. Si tratta quindi di prove i cui risultati sono complementari e sarebbe errato pensare che le prove non distruttive possono sostituire quelle distruttive. Le Prove non Distruttive (PnD), o Controlli non Distruttivi (CND), sono il complesso di esami, prove e rilievi condotti impiegando metodi che non alterano il materiale e non richiedono la distruzione o l'asportazione di campioni dalla struttura in esame. Quindi la caratteristica fondamentale di questo tipo di prove è potere verificare i particolari in esame senza distruggerli e senza interferire sul materiale in prova. Le prove non distruttive rappresentano quindi uno strumento irrinunciabile per il controllo del prodotto. Nel caso poi dei particolari di sicurezza il controllo mediante prove non distruttive assicura la conformità dei prodotti. ? esame visivo ? liquidi penetranti ? magnetoscopia ? ultrasuoni ? radiografia Esame visivo. Per esame visivo s'intende l'ispezione degli oggetti ad occhio nudo o col solo ausilio di lenti od endoscopi a basso ingrandimento. Come prova non distruttiva l'esame visivo assume un ruolo importantissimo e soltanto agli inesperti può apparire una tecnica semplice o banale. In realtà, sebbene sia il metodo più naturale, richiede una discreta predisposizione all'osservazione ed una notevole esperienza, affinché possa rivelare all'operatore tutte le informazioni utili, potenzialmente disponibili. Ovviamente l'esame visivo non può che rivelare difetti macroscopici superficiali e potrebbe sembrare inutile quando si debbano ricercare eventuali difetti interni. In realtà consente 22 subito di stabilire quali siano le superfici più idonee da scandire con eventuali sonde atte allo scopo (per esempio le sonde ad ultrasuoni). Liquidi Penetranti (PT). Questa prova non distruttiva sfrutta la capacità di alcuni liquidi di penetrare, per capillarità e non per gravità, all'interno dei difetti superficiali (cricche, cavità, ecc). La bassa tensione superficiale e la buona bagnabilità di questi liquidi, ne assicurano la penetrazione anche all'interno di discontinuità sottilissime. Dopo l'applicazione e la penetrazione del liquido (detto appunto penetrante), operazione che richiede un tempo variabile a seconda del tipo di prodotto utilizzato, del tipo di materiale da ispezionare e del tipo di discontinuità da rilevare, il liquido penetrante eccedente è rimosso dalla superficie mediante lavaggio con acqua corrente fredda. Dal momento che l'acqua presenta tensione superficiale più elevata e bagnabilità peggiore rispetto al penetrante, non è in grado di rimuovere lo stesso dalle fessure nel quale è penetrato per capillarità. Dopo il lavaggio, sfruttando ancora una volta il principio della capillarità, viene estratto il liquido penetrante rimasto all'interno delle difettosità; l'operazione viene compiuta stendendo sulla superficie del pezzo uno strato di polvere bianca di opportuno spessore (rivelatore). Il liquido penetrante "risalito" per capillarità, lascerà nel rivelatore un segnale avente dimensioni molto maggiori rispetto al difetto che lo ha generato. A seconda della tecnica applicata il difetto potrà essere evidenziato in vari modi: o come una macchia di colore rosso o come macchia fluorescente facilmente rilevabile mediante irradiazione, al buio, con luce di Wood. Il metodo non è privo di difficoltà nemmeno nella valutazione del difetto, infatti, 23 a volte le lavorazioni meccaniche determinano delle "indicazioni" di difettosità che possono essere risolte solo da un operatore particolarmente esperto. L'ispezione con liquidi penetranti è un metodo particolarmente idoneo per evidenziare e localizzare discontinuità superficiali, quali cricche, porosità, ripiegature, in modo veloce ed economico e con grande accuratezza. Contrariamente ai controlli magnetici, i liquidi penetranti possono essere applicati con successo su qualsiasi componente, indipendentemente dalla geometria o dal materiale dello stesso (fatti salvi pezzi porosi, come ad esempio i sinterizzati o i getti di ghisa oppure pezzi con superfici particolarmente rugose). Magnetoscopia. La tecnica sfrutta una particolare caratteristica delle leghe ferrose: il ferromagnetismo, ossia la capacità di concentrare il campo per evidenziare le anomalie delle linee di flusso del campo magnetico nei pressi di un difetto superficiale. Nei pressi di una discontinuità, quale per esempio una microcricca, le linee di flusso del campo magnetico deviano localmente e creano, ai bordi del difetto, un'anomalia del campo magnetico. Se il difetto affiora in superficie, parte delle linee di flusso del campo magnetico vengono disperse oltre la superficie stessa; per evidenziare il difetto sarà sufficiente spruzzare le superfici con adatte sospensioni di polveri ferromagnetiche, colorate o fluorescenti. Le particelle si concentreranno allineandosi lungo le linee di flusso del campo magnetico e saranno rese visibili mediante illuminazione con una lampada di Wood. La magnetoscopia è particolarmente adatta per la ricerca di difetti superficiali e subcorticali: cricche, inclusioni, ripiegature, ecc. mentre risulta assolutamente inefficace per i difetti interni. Anche la sensibilità ai difetti tondeggianti è piuttosto scarsa. Le dimensioni minime del difetto rivelabile dipendono soprattutto dalla sua 24 distanza dalla superficie e comunque il limite di rivelabilità è migliore rispetto ai liquidi penetranti. Ultrasuoni. Il metodo di rivelazione dei difetti con ultrasuoni è l'applicazione tecnologica del fenomeno dell'eco. Questo è generato dalla riflessione delle onde sonore che rimbalzano contro la superficie di un ostacolo, e ritornano all'orecchio controllo dell'ascoltatore. ad ultrasuoni (ultrasonore e quindi dall'orecchio umano) Nel le non sono onde udibili generate sfruttando le proprietà piezoelettriche di alcuni materiali; queste proprietà consistono nella capacità di questi materiali di contrarsi e riespandersi quando sottoposti all'azione di un campo elettrico alternato. Se il campo elettrico alternato possiede adatta frequenza, le vibrazioni del materiale producono onde elastiche di frequenza ultrasonora. Il fenomeno è reversibile; in altre parole lo stesso materiale capace di emettere ultrasuoni, può generare un segnale elettrico se investito da un fascio d'onde elastiche. Le onde ultrasonore posso essere inviate nel materiale da esaminare ed in esso si propagheranno con la stessa frequenza del generatore e con una velocità che dipende dal materiale attraversato. Quando il fascio incontra un ostacolo sarà riflesso, assorbito, deviato o diffratto secondo le leggi comuni a tutti i fenomeni di propagazione delle onde. Le onde riflesse possiedono la stessa frequenza di quelle incidenti, ma sono sfasate rispetto ad esse, anche in funzione del cammino percorso, cioè della distanza del trasduttore dai vari punti della 25 superficie dell'ostacolo. Analoga sorte spetta alle onde diffratte. L'energia assorbita dal difetto colpito dalle onde incidenti fa sì che esso possa vibrare emettendo a sua volta onde elastiche di frequenza tipica della sua risonanza e variamente sfasate. Dunque il segnale che ritorna verso il trasduttore è molto complesso, perché è la risultante della sommatoria di molte onde di uguale frequenza, ma sfasate, e di altre onde di frequenza diversa, pure sfasate fra loro. Tale segnale contiene tutte le informazioni sulle dimensioni, geometria e natura dell'ostacolo incontrato dal fascio d'ultrasuoni incidenti. Come detto il fenomeno fisico della piezoelettricità è reversibile; perciò quando l'onda riflessa od emessa dall'ostacolo ritorna alla sonda che l'ha generata, darà un segnale elettrico che, opportunamente amplificato e filtrato, potrà essere visualizzato sul quadrante dell'oscilloscopio, di cui sono sempre dotati gli strumenti rivelatori d'ultrasuoni. Gli ultrasuoni trovano larga applicazione nel controllo delle saldature, delle fusioni di ghisa sferoidale, della presenza di inclusioni in prodotti di laminazione, degli spessori. Radiografici. Quando i raggi X, onde elettromagnetiche, passano attraverso l'oggetto da esaminare, vengono assorbiti in funzione dello spessore e della densità della materia attraversata. I raggi X che riescono ad attraversare il materiale, impressionano una lastra fotografica posta dietro l'oggetto da esaminare. A seguito dello sviluppo fotografico la lastra risulterà più o meno annerita nelle sue diverse zone, in funzione della dose di radiazione assorbita. In pratica se nell'oggetto esaminato esistono difetti quali cavità, fessure, grosse inclusioni meno assorbenti della matrice o discontinuità di materiale più denso e quindi più assorbente, sulla lastra si formeranno macchie più scure o più chiare, d'intensità proporzionale allo spessore del difetto, il quale apparirà delimitato dalla sua proiezione prospettica. 26 6 – Saldatura per fusione ad arco elettrico Il riscaldamento delle parti da saldare può essere realizzato mediante fiamma o arco elettrico, cioè le sorgenti di calore utilizzabili possono essere di natura termochimica o termoelettrica, nella prima si sfrutta il calore generato da una reazione chimica (combustione di carbone, gas, nafta ) mentre nella seconda il calore è generato da un fenomeno elettrico (arco elettrico tra due conduttori o resistenza elettrica di un conduttore). In seguito si tratterà solo delle saldature ad arco, dato che sono quelle che vengono utilizzate più spesso dall’azienda. Le saldature che impiegano l'arco elettrico come sorgente termica sono attualmente le più diffuse e quindi rivestono la maggiore importanza fra tutti gli altri procedimenti. L'arco viene attivato tra il pezzo ed un elettrodo che è mosso a mano o meccanicamente lungo il giunto in modo da effettuare la passata. In alcuni casi l'elettrodo rimane fermo, mentre è il pezzo che viene fatto scorrere o ruotare. Il circuito di saldatura comprende: ? la saldatrice in corrente continua o alternata; ? il cavo di saldatura con la pinza porta elettrodo; ? l’elettrodo ( che in certi casi è costituito dal materiale d’apporto); ? l’arco elettrico; ? il cavo di massa con relativo morsetto serra pezzo. L'elettrodo può essere di tipo fusibile ed allora costituisce anche il metallo d'apporto, altrimenti, se è infusibile, assolve solo alla funzione di alimentare l'arco mentre il materiale d'apporto, quando richiesto, deve essere fornito mediante una bacchetta separata. La particolare sorgente termica utilizzata ed il modo con cui si provvede alla protezione del bagno contro l’azione dell’aria, caratterizzano i vari procedimenti 27 di saldatura ad arco. Essi sono definiti dalla norma UNI 1307 parte 1a Terminologia per la saldatura dei metalli - Procedimenti di saldatura. Le sigle riportate nel seguito sono quelle comunemente utilizzate, secondo la denominazione italiana ed anglosassone, nelle Procedure di Saldatura (W.P.S. = Welding Procedure Specifications): ? saldatura ad arco ad elettrodi rivestiti ER (sigla inglese SMAW) ? saldatura a filo continuo ad arco sommerso AS (sigla inglese SAW) con filo elettrodo in gas protettivo MIG/MAG (sigla inglese GMAW) con protezione di gas ed elettrodo infusibile TIG (sigla inglese GTAW) L'arco elettrico. E' opportuno premettere alla tecnologia del procedimento alcune nozioni sull'arco elettrico, perché ciò consente di comprendere meglio i processi che si adottano e l'influenza dei parametri operativi sulla qualità del giunto. L'arco è la manifestazione fisica del passaggio di corrente elettrica attraverso un mezzo liquido o gassoso ionizzato. Quando ad un metallo viene conferita energia sufficiente, esso comincia ad emettere gli elettroni di valenza che orbitano liberamente nei reticoli cristallini. L'energia necessaria è detta energia potenziale di estrazione e può essere conferita in diversi modi, in particolare, se l'emissione di elettroni è dovuta al calore, si parla di effetto termoionico. Se due elettrodi sono sottoposti a differenza di potenziale, gli elettroni emessi vengono accelerati dal campo elettrico ed attraversando l'aria interposta la ionizzano, formando ioni positivi e nuovi elettroni. Il movimento polarizzato di queste particelle cariche consente un passaggio di corrente sempre più intenso, moltiplicando, per dissociazioni successive, gli elettroni diretti verso l'anodo e gli ioni diretti verso il catodo. 28 L'urto tra le particelle fa innalzare la temperatura per cui si raggiunge ben presto la formazione di una colonna di plasma ad alta temperatura. Il fenomeno, se sorretto da un generatore che continui a mantenere la differenza di potenziale tra gli elettrodi ad un valore sufficiente, diventa stabile, in quanto il gas ionizzato si comporta come un conduttore che chiude il circuito tra i due elettrodi. Inoltre, il continuo bombardamento di ioni e di elettroni sugli elettrodi ne scalda le superfici affacciate, potenziando l'emissione termoionica del catodo. Per innescare l'arco, quando gli elettrodi sono freddi, occorrerebbero elevate differenze di potenziale che dessero luogo a campi elettrici dell'ordine di migliaia di volt per millimetro. Poiché questo non è praticamente possibile, si ricorre ad un riscaldamento degli elettrodi mediante un breve corto circuito degli stessi. In alcuni sistemi automatici l'arco viene innescato mediante una scintilla pilota, alimentata ad alta frequenza, che ionizza l’aria interposta. Come effetto secondario dell'arco elettrico attraverso un mezzo gassoso, si ha una forte emissione di radiazioni elettromagnetiche che interessano l'infrarosso, il visibile e l'ultravioletto. Ciò impone l'uso da parte dei saldatori di opportune dotazioni per proteggere gli occhi e la pelle. Le temperature che si raggiungono con l'arco sono sempre molto elevate, avendosi: T = 5000 ? 5500 °C nella colonna di plasma; T = 3500 ? 4000 °C sull'anodo ( + ); T = 2500 ? 2800 °C sul catodo ( - ). A causa della differenza di temperatura tra anodo e catodo non è indifferente la polarità che viene attribuita al pezzo ed all'elettrodo. Si definisce polarità diretta quella in cui il pezzo è collegato al polo positivo (fig. 6.1) e polarità inversa quella in cui il pezzo è collegato al polo negativo (fig. 6.2). La polarità diretta ha come effetto un maggior riscaldamento del pezzo e quindi una maggiore penetrazione. Di contro l'elettrodo rimane più freddo e l'arco meno stabile. 29 La polarità inversa dà luogo a maggiore velocità di fusione dell'elettrodo, cui consegue maggiore stabilità dell'arco. fig. 6.1 fig. 6.2 Quando si usano elettrodi fusibili, come nella maggioranza dei casi, le particelle liquide che si staccano dall'estremità dell'elettrodo vengono trasferite attraverso l'arco verso il metallo base, grazie alle forze elettrodinamiche che si instaurano nell'arco. Con riferimento alla figura 6.3, si vede che, essendo la sezione dell'elettrodo sempre minore di quella del pezzo, l'arco assume una forma quasi troncoconica, con base maggiore sul pezzo. fig. 6.3 30 Di conseguenza, le forze elettrodinamiche che si instaurano fra gli infiniti conduttori percorsi da corrente nello stesso senso sono inclinate con componenti assiali rivolte verso il pezzo. Questa spinta elettrodinamica consente di effettuare anche saldature sopratesta. Influenza dei parametri di saldatura. I fattori più importanti che influenzano la sezione e la qualità del cordone di saldatura sono: ? intensità di corrente di saldatura e tipo di corrente (se continua, la sua polarità); ? tensione di saldatura; ? velocità di saldatura. La corrente di saldatura determina la velocità di fusione del filo (velocità di deposito) e la penetrazione. In tutti i procedimenti di saldatura ad arco tranne il TIG, la polarità diretta ( + al pezzo) dà luogo a valori minimi del rapporto di diluizione, ed è pertanto preferita per riporti, o placcature, o per prevenire eventuali cricche a caldo dovute ad impurezze del materiale base. Normalmente in saldatura è utilizzata la polarità inversa ( - al pezzo). La tensione di saldatura influenza la larghezza del deposito. La velocità di deposito influisce sulle dimensioni del bagno di fusione in modo inversamente proporzionale; anche l’aspetto superficiale del cordone risente dell’effetto della velocità infatti saldature eseguite molto velocemente presentano superfici alquanto irregolari e con onde a spina di pesce, possono essere affette da sensibili incisioni marginali, possono contenere porosità e cricche a centro cordone. In particolare per quel che riguarda l’impostazione della corrente di saldatura c’è da dire che la stabilità della corrente del generatore permette di lavorare a bassi valori ed in condizioni di particolare difficoltà. La seguente tabella riporta indicativamente la corrente minima e massima utilizzabile per saldatura su 31 acciaio al carbonio. Normalmente i dati per la saldatura dei vari tipi di elettrodo vengono riportati dal costruttore stesso. Saldatura ad arco con elettrodi rivestiti (ER o SMAW). Questo procedimento, tipicamente manuale, è certamente il più diffuso tra tutti quelli che impiegano l'arco elettrico come sorgente termica. La sua introduzione risale agli inizi del secolo e da allora sono stati apportati al procedimento continui miglioramenti. Attualmente l'importanza della saldatura con elettrodi rivestiti si riscontra soprattutto nelle costruzioni in acciaio. La peculiarità del procedimento è rappresentata dall'uso di elettrodi costituiti da un'anima metallica ricoperta con un impasto solido. Quando l'arco viene innescato, la temperatura che si determina provoca la progressiva fusione dell'anima dell'elettrodo e la contemporanea fusione e volatilizzazione del rivestimento (fig. 6.4). Quindi l'anima svolge la funzione di metallo d'apporto, mentre il rivestimento assolve a diversi compiti. 32 fig. 6.4 In particolare esso deve: ? fornire elementi fortemente termoionici che, ionizzandosi facilmente, stabilizzano l'arco e facilitano il suo innesco; ? formare un'atmosfera protettiva che sostituisca l'aria intorno all'arco ed al bagno fuso, in modo da impedire fenomeni di ossidazione e di nitrurazione del metallo; ? fornire elementi disossidanti (Si, Mn) e depuratori del bagno fuso; ? aggiungere al bagno elementi particolari per migliorare le caratteristiche del giunto; ? formare una scoria che galleggi allo stato fuso sul cordone di saldatura, allo scopo di proseguire l'azione protettiva agli agenti atmosferici e di rallentare il raffreddamento del bagno. Nella scoria, che deve essere facilmente eliminabile per scalpellatura, si raccolgono tutte le impurezze presenti nel bagno e che hanno reagito allo stato fuso con esso, formando sali più leggeri. Tipi di elettrodi. A seconda degli elementi che entrano nella composizione del rivestimento, si hanno diversi tipi di elettrodi. 33 Elettrodi a rivestimento basico. I rivestimenti basici sono costituiti al 70% da sali di calcio e magnesio, quali carbonati e fluoruri, e da ferroleghe, quali FeMn, Fe-Ti e Fe-Si con funzione disossidante. La presenza di calcio conferisce il comportamento basico alla scoria che ha l'effetto di desolforare e defosforare il bagno. Siccome sono cotti a temperature piuttosto alte (450°C) hanno basso contenuto di acqua, pertanto non introducono idrogeno nel bagno. Per l’insieme di questi motivi, i rivestimenti basici sono i migliori dal punto di vista metallurgico, contrastando il pericolo di cricche a caldo ed a freddo. Il loro uso è infatti richiesto per saldature di carpenteria e costruzioni impegnative. Hanno però lo svantaggio di formare un ombrello protettivo piuttosto piccolo, quindi debbono operare con archi corti, sono di delicata conservazione, in quanto igroscopici (ma possono essere essiccati in forno a T < 350 °C) e richiedono più abilità da parte dell'operatore. Vanno impiegati con polarità inversa (pezzo al polo negativo), in modo da favorire il riscaldamento dell'elettrodo e quindi la sua emissività e il flusso di plasma anodico. Elettrodi a rivestimento acido. I rivestimenti acidi sono costituiti da ossidi di ferro, silicati di alluminio e ferroleghe ed esplicano principalmente azione disossidante. Formano ampio ombrello protettivo, quindi sono facili da usare, e producono cordoni di bello aspetto. Consentono la polarità diretta, che provoca maggiore penetrazione. Hanno lo svantaggio di presentare contenuti di umidità non trascurabili, non potendo subire cotture ad alte temperature, e non hanno efficacia per depurare il bagno. La scoria prodotta da questi elettrodi è vetrosa e facilmente rimovibile, ma non rifusibile, quindi deve essere accuratamente eliminata prima di effettuare successive passate di saldatura. Elettrodi a rivestimento rutilico. Questi rivestimenti sono caratterizzati dalla presenza di biossido di titanio (TiO 2) o rutilo che viene aggiunto, ai componenti 34 dei rivestimenti acidi, per migliorare la stabilità dell'arco; consentono quindi anche l’uso di corrente alternata. Sono fortemente disossidanti ma non depurano il bagno. La loro principale caratteristica è la estrema semplicità di impiego, con produzione di scoria facilmente eliminabile e cordone di bell’aspetto. Si utilizzano quindi spesso per effettuare passate di finitura. Elettrodi a rivestimento cellulosico. Il rivestimento a base di cellulosa ha la caratteristica di produrre poca scoria. Infatti, essendo la cellulosa un materiale facilmente scomponibile, sviluppa grandi quantità di gas, quali CO e H2 . La saldatura con questi tipi di elettrodi può essere considerata sotto protezione di gas. Data la bassa ionizzabilità dell'atmosfera, richiedono tensioni d'arco più elevate e producono alte penetrazioni. Non proteggono dal pericolo delle cricche, anzi, per la presenza di idrogeno ne accentuano il rischio di formazione. Sono molto igroscopici ma, a differenza di quelli basic i, non possono essere asciugati se hanno assorbito umidità, non potendo essere essiccati in forno. Il loro impiego tipico è nelle saldature di testa (o nelle prime passate su tubi), ove si richiedono alte penetrazioni, e nelle saldature verticali. Rivestimenti ad alto rendimento. Si definisce rendimento di un elettrodo il rapporto tra il peso di metallo depositato ed il corrispondente peso di anima che si è fusa. Un metodo per aumentare il rendimento consiste nell’aggiungere polvere di ferro nel rivestimento che, fondendo, va ad integrare il metallo di apporto proveniente dall’anima. I rivestimenti che contengono polvere di ferro sono pertanto chiamati ad alto rendimento. Presentano archi più estesi in sezione, ma in compenso minori penetrazioni. Operano, per la maggior conduttività, con correnti più alte e quindi consentono maggiori velocità di deposito. 35 7 - TIG La necessità di proteggere il bagno di fusione dalla contaminazione atmosferica costituisce un imperativo categorico di ogni procedimento di saldatura. Nel classico procedimento manuale la protezione fa appello al rivestimento degli elettrodi. Nei vari procedimenti ad arco sommerso l’accorgimento è rappresentato dai flussi in polvere. Una terza modalità di protezione presente è nei quella cosiddetti procedimenti moderni di saldatura, prevede atmosfere in cui si l’impiego di gassose destinate a sostituire l’aria in corrispondenza dell’intera zona interessata dalla saldatura. La saldatura ad arco in atmosfera gassosa (Gas Shielded Arc Welding = G.S.A.W.) comprende i procedimenti fondamentali quali quello con elettrodo di tungsteno (TIG) e quello a filo continuo (MIG e MAG). Procedimento TIG (Tungsten Inert Gas Welding). La saldatura TIG, sfrutta un elettrodo di tungsteno, che non si consuma durante il processo di saldatura grazie alla sua alta temperatura di fusione, per questo motivo è detto anche elettrodo infusibile. Il materiale d’apporto viene fornito da una bacchetta 36 separata. Il gas inerte (Argon) fuoriesce da un apposito ugello coassiale all’elettrodo in tungsteno. Si possono saldare quasi tutti i tipi di materiali ferrosi e non ferrosi, senza la formazione di scorie da eliminare. Nonostante la facilità di esecuzione e gli ottimi risultati raggiunti dal punto di vista metallurgico, il sistema TIG viene impiegato prevalentemente per la saldatura di acciai pregiati e leghe leggere come quelle di rame e, soprattutto, per quelle di alluminio e magnesio per le quali spesso risulta essere l’unica soluzione. Naturalmente in questo caso, il circuito di saldatura è più complesso dovendo questo comprendere le prese di ingresso e uscita dell’acqua di raffreddamento e del serbatoio di gas inerte con relativo flussometro. Solo le torce più piccole, per correnti fino a 100 Ampere non richiedono la circolazione d’acqua. Possono essere realizzati cordoni puliti e dal punto di vista metallurgico di buona qualità, con buona forma in tutte le posizioni anche per materiali sottili. La saldatura TIG manuale è una tecnica che offre vantaggi notevoli quali rapidità di esecuzione, adattabilità a qualsiasi posizione di lavoro, facilità di controllo dell’arco con conseguente regolarità del deposito, regolazione di 37 intensità di corrente entro ampi limiti, sorgente termica potente e concentrata. Questa ultima caratteristica fa si che si possano saldare spessori molto piccoli (fino a 0.5 mm) Principio. Si innesca l’arco elettrico fra un elettrodo di tungsteno (refrattario e quindi non fusibile) ed il pezzo da saldare; quest’ultimo viene localmente fuso dal calore dell’arco ed i lembi da unire solidificano poi insieme, con l’eventuale aggiunta di altro materiale di adatta composizione, apportato sotto forma di filo, nella zona dell’arco. È un procedimento simile alla saldatura ossi-acetilenica, ove la fiamma è sostituita dall’arco elettrico e dove la necessaria protezione del bagno di fusione dall’influenza nociva dell’aria è ottenuta inviando una corrente di Argon, concentricamente all’elettrodo, in modo da creare un cono protettivo. Speciali torce, raffreddate con diversi sistemi, assicurano le due funzioni, ovvero condurre la corrente all’elettrodo e convogliare il gas ad un ugello che circonda l’elettrodo stesso. Naturalmente, alla buona concezione ed alla robusta e sicura esecuzione di tutti gli apparecchi è, in ultima analisi, affidato il successo dell’intero impianto. Qui di seguito è rappresentata una tabella di riferimento che in base allo spessore della lamiera e del tipo di giunto da indicazione sui parametri da utilizzare per la corretta esecuzione della saldatura TIG. 38 Scelta e preparazione dell'elettrodo. Gli elettrodi normalmente utilizzati sono di tungsteno ceriato (2% di cesio, presentano una colorazione grigia) , ma vengono utilizzati anche quelli con zirconio o torio. Sull'elettrodo viene seguita una punta come indicato in figura: 39 l'angolo alfa varia al variare della corrente di saldatura, la tabella seguente ne consiglia il valore: Materiale d'apporto. Esistono molti materiali trattabili, comunque valgono alcune regole basilari: ? le bacchette di materiale d'apporto devono rispettare le stesse proprietà meccaniche e chimiche del materiale da saldare; ? è sconsigliato utilizzare parti del materiale base in quanto potrebbero contenere impurità dovute alla lavorazione stessa; ? se il materiale usato ha una composizione chimica diversa è opportuno valutare le caratteristiche finali del giunto, sia meccaniche che anticorrosive. Il gas protettore. Il gas più frequentemente impiegato è l’argon estratto dall’aria liquida per distillazione frazionata, l’aria infatti contiene circa l’1% di argon. In Europa il costo dell’argon è molto elevato e ancor più quello dell’elio , che è possibile utilizzare al suo posto o miscelato con esso. Negli Stati Uniti è invece disponibile, a costi ragionevoli, sia l’uno che l’altro. Ciò vuol dire che gli americani hanno l’alternativa sia dell’elio che delle miscele argon-elio. Le caratteristiche dell’argon sono le seguenti: 40 ? è un gas rigorosamente inerte quindi non suscettibile di formazione di composti ? è praticamente insolubile nei bagni di fusione ? si ionizza facilmente con stabilità dell’arco a tensioni relativamente modeste (20-25 V) ? è più pesante dell’aria e di conseguenza vi si sostituisce anche con valori ridotti di portata. Potrebbero essere utilizzati anche altri gas quali il neon, lo xeno, il cripto ma per gli europei hanno costi proibitivi. In alternativa all’argon vengono utilizzati nella pratica: ? miscele argon-idrogeno col 6% di H2. Miscela preferibile per la saldatura del nichel e delle sue leghe; ? miscele argon-idrogeno col 15% di H2. Miscela da preferire per la saldatura dell’acciaio inossidabile. ? azoto, che sembra non avere controindicazioni per la saldatura del rame Alimentazione elettrica. La scelta della corrente per l’alimentazione è strettamente legata alla natura del materiale da saldare. E’ per questo che si distinguono due gruppi: 1) ? acciai comuni e legati ? rame e sue leghe (senza Al) ? nichel e sue leghe ? titanio 2) ? alluminio e sue leghe ? magnesio e sue leghe ? bronzi di Al (leghe Cu/Al) 41 Per i materiali del gruppo 1 si deve operare in corrente continua polarità diretta (negativo all’elettrodo). In questo modo infatti l’arco risulta più stabile e il flusso di elettroni dall’elettrodo al bagno di fusione favorisce la penetrazione e sveltisce l’esecuzione. Operando in c.c. ma a polarità inversa si avrebbe bombardamento di elettroni sull’elettrodo con forte riscaldamento e fusione di quest’ultimo nonostante la sua refrattarietà. Questo provocherebbe uno spreco inutile e darebbe nello stesso tempo inclusioni di tungsteno nel bagno di fusione. Per limitare la fusione del tungsteno, con polarità inversa, si dovrebbe ridurre la corrente a valori così bassi da escludere ogni interesse pratico. I materiali del gruppo 2 hanno in comune una estrema facilità di ossidazione, per cui sulla loro superficie è sempre presente un sottile strato di ossido. Prima di procedere alla saldatura i lembi devono essere disossidati per via chimica o meccanica ma nonostante la protezione gassosa in fase di saldatura l’ossido si riforma sulla superficie del bagno di fusione. Gli ossidi sia di alluminio che di magnesio sono refrattari, fondendo oltre i 2000°C e hanno una densità superiore a quella del metallo. La formazione della pellicola solida sul metallo fuso impedisce al saldatore di avvertire la fusione con il conseguente rischio di sfondamenti e inoltre tale pellicola solida avvolge le gocce opponendosi alla loro unione e lasciando quindi inclusioni. La soluzione a questo problema sembra essere l’utilizzo di corrente continua con polarità inversa (positivo all’elettrodo). Operando in questo modo il flusso di elettroni attraversa la pellicola di ossido e la spostano verso i bordi del bagno di fusione. Subentra però con questa apparente soluzione il problema del bombardamento elettronico sull’elettrodo con rapido consumo del tungsteno. Quindi i metalli di questo secondo gruppo non possono essere saldati in corrente continua né con polarità diretta (presenza di ossidi) né con polarità inversa (spreco di tungsteno). Sembrerebbe ovvio a questo punto operare in corrente alternata ma il tungsteno da un lato e i metalli base quali l’alluminio o il magnesio dall’altra, fanno funzionare la coppia metallo base-elettrodo come 42 un raddrizzatore che lascia passare solo le semionde di polarità diretta, proprio quelle che non permettono la lacerazione degli ossidi. Si ovvia a questo problema utilizzando l’azione ionizzante di una perturbazione a radiofrequenza che in pratica elimina l’effetto raddrizzante e lascia passare le onde di polarità inversa che mantiene libero il bagno di fusione dagli ossidi cessando contemporaneamente il bombardamento elettronico sull’elettrodo. Si può quindi concludere che l’alimentazione elettrica della torcia nel procedimento TIG dovrà essere: ? corrente continua polarità diretta per i metalli del gruppo 1 ? corrente alternata con sovrapposizione di alta frequenza per i metalli del gruppo 2. Applicazioni del procedimento TIG. In breve le caratteristiche tecnicopratiche del procedimento possono così riassumersi: ? la protezione per via gassosa rende impossibili le inclusioni di scoria ? la torcia è leggera, maneggevole, di modesto ingombro ? la tecnica esecutiva è relativamente facile e si ottengono cordoni estetici ? l’arco è tranquillo e dati i modesti diametri degli elettrodi utilizzati, costituisce una sorgente ben concentrata ? l’introduzione separata del metallo d’apporto agevola l’esecuzione delle prime passate permettendo un corretto controllo della fusione dei lembi al vertice ? elevato costo dell’argon Derivano da queste considerazioni i seguenti campi d’applicazione in cui la saldatura con procedimento TIG è nettamente da preferire : 43 ? esecuzione delle prime passate sui tubi di piccolo diametro nelle applicazioni più impegnative, risultando più semplice girare attorno al giunto con la torcia TIG piuttosto che con un elettrodo rivestito ? su piccoli spessori e su tubi di piccolo diametro in acciaio inossidabile ? per materiali quali rame, nichel, titanio e relative leghe 44 8 - Saldatura in gas protettivo (MIG/MAG o GMAW) Procedimento di saldatura per fusione che sfrutta l’elevata temperatura prodotta da un arco elettrico che scocca tra un elettrodo fusibile (filo) e il pezzo da saldare. Il filo elettrodo rappresenta il materiale d’apporto. In genere l’avanzamento del filo avviene tramite un meccanismo di spinta, questo metodo è improponibile per l’alluminio e sue leghe perché i rischi di un cedimento del filo sono elevati. È prevista una apparecchiatura, situata nella torcia, che tira il filo ( che potrà essere contemporaneamente spinto). Le velocità di avanzamento del filo variano tra 10-20m/min e sono controllate dalla variazione di corrente dell’arco, l’alimentazione è autonoma. La versione del MIG più diffusa è quella semiautomatica anche se può essere completamente automatizzata. Il MIG è più semplice, più pratico, più veloce del TIG; viene usato quando la produttività e la semplicità operativa sono importanti, è ideale per applicazioni di carpenteria, per grandi strutture, serbatoi, carrozze ferroviarie, costruzioni nautiche. È caratterizzato da una elevata produttività dovuta alla continua alimentazione del materiale d’apporto, da elevata densità di corrente (100-250A/mm²) che consente elevata velocità di deposito. L’apparecchiatura complessa, costosa, difficilmente trasportabile, ingombrante, non adatta a saldare giunti in posizioni particolari, rappresentano gli svantaggi maggiori. L’impianto di saldatura prevede un circuito elettrico, un circuito per il gas di protezione, un circuito di raffreddamento ad acqua (le pistole più moderne sono fig. 8.1 Saldatrice a filo continuo 45 autoraffreddanti, il gas di protezione provvede esso stesso ad evitare il surriscaldamento), la torcia contiene il filo ed il dispositivo di avanzamento del filo stesso. In questo procedimento, di introduzione più recente, la protezione è effettuata mediante un'atmosfera gassosa fatta defluire intorno al filo sulla zona di saldatura. In fig. 8.2 è rappresentato un tipico impianto per saldatura a filo continuo con la tecnica MAG, si distinguono il filo elettrodo A, il dispositivo di avanzamento automatico del filo B, il rullo porta filo C, la saldatrice D, i cavi elettrici per gli elettrodi E, i cavi per il ricircolo dell’acqua di raffreddamento della torcia F, l’alimentazione gas G, la bombola del gas di protezione H, il riscaldatore presente solo nel caso di CO2 I, il riduttore di pressione e manometro L, il flussometro M, la scatola di controllo dei parametri di saldatura (corrente velocità di avanzamento del filo, gas e acqua) N, economizzatore O. Si osservi che la presenza del riscaldatore è dovuta al fatto che l’anidride carbonica uscendo dalla bombola si espande e può gelare danneggiando le apparecchiature di controllo. fig. 8.2 – Schema tipico di un impianto MAG Il filo elettrodo può avere un diametro compreso tra 0,6 e 2,4 mm, ma i diametri più utilizzati risultano quelli di 0,8 - 1 - 1,2 e 1,6 mm. 46 Si impiegano diversi tipi di gas e loro miscele. Se l'atmosfera è formata da gas inerti, il procedimento si chiama MIG (Metal Inert Gas), se è formata da gas con una certa reattività chimica, il procedimento si chiama MAG (Metal Active Gas). Secondo la normativa anglosassone, non viene fatta distinzione nella classificazione del procedimento in base al tipo di gas protettivo, ma viene indicato semplicemente come Gas Metal Arc Welding (GMAW). Con la protezione di gas l'arco è completamente visibile e l'operatore salda usando una torcia collegata mediante un grosso cavo alla macchina. Questa provvede a fornire il filo-elettrodo con il dovuto avanzamento, la circolazione fig. 8.3 Torcia dell'acqua in andata e ritorno per il raffreddamento della torcia, il flusso di gas protettivo e la corrente al filo. In fig. 8.1 è schematizzata una torcia per saldatura semiautomatica. Il generatore è a caratteristica piatta (tensione costante) per avere forti variazioni di corrente e sfruttare meglio l'autoregolazione. Si impiega la polarità inversa per favorire la fusione dell'elettrodo e la stabilità dell'arco, altrimenti insufficiente data l’assenza di sostanze ionizzanti. Il gas inerte più usato è l’argon. Questo gas è assolutamente inerte ed essendo 1,3 volte più pesante dell'aria, protegge bene l'arco. In alternativa (specialmente in U.S.A.), per saldare pezzi di grosso spessore, si usa l'elio in quanto consente 47 elevati apporti termici. Però l’elio, essendo più leggero dell'aria, tende più dell’argon a disperdersi e quindi richiede flussi più intensi. A volte si usano anche miscele di argon e di elio o miscele di uno di questi gas con ossigeno. Quando si usa un gas attivo, si adopera generalmente CO2, dato il basso costo. Questo subisce la reazione: Q + CO2 ? ? CO + O che, alle alte temperature dell'arco, avviene nel senso della dissociazione con assorbimento di calore Q. A ridosso del metallo base, più freddo, si ha la reazione inversa con restituzione del calore, che quindi risulta trasferito al bagno di fusione. Grazie al maggior apporto termico, il procedimento MAG dà luogo a cordoni più larghi e più profondi. E' un procedimento molto economico e diffuso per gli acciai comuni. Spesso si usano miscele di CO2 + Ar oppure CO 2 + Ar + O2 . Occorrono comunque fili disossidanti (con Mn, Si) per ridurre i pericoli di ossidazione. Variante di questo tipo di procedimento è quello cosiddetto a filo animato (FCAW dalla classificazione anglosassone Flux Cored Arc Welding). In questo procedimento, il filo non è costituito da metallo massiccio ma è internamente cavo e riempito di flusso; questo può avere tutte le funzioni dei rivestimenti degli elettrodi rivestiti, cioè operativa, protettiva, elettrica e metallurgica (disossidazione, desolforazione, apporto di elementi di lega). Esiste lo svantaggio di un maggior costo del filo e il problema della scoria che deve essere asportata. I fili animati hanno, rispetto ai fili pieni, il grande vantaggio di consentire generalmente maggiori velocità di deposito, arco più stabile e penetrazioni più accentuate e, per gli acciai al carbonio, possono dare la possibilità, utile per alcune applicazioni di minor importanza, di saldare direttamente su materiali arrugginiti con protezione di CO2. Su acciai legati si usa generalmente protezione di miscele Ar - CO2 o di argon puro. Durante la saldatura quindi il filo elettrodo, il bagno, l’arco, le zone circostanti il 48 materiale, sono protetti dalla contaminazione atmosferica tramite il gas inerte fluente dalla pistola. È importante definire le modalità di trasferimento del materiale d’apporto le quali dipendono dai parametri elettrici di saldatura, dal filo d’apporto e dal tipo di gas. Trasporto a spruzzo (spray-arc). Ogni goccia si sviluppa liberamente e si distacca dal filo giungendo al bagno di fusione per effetto di forze elettrodinamiche (tensione 25-35V; densità di corrente 120-200A/mm²). È caratterizzato da un arco tranquillo, profonda penetrazione, assenza di spruzzi, buona estetica. Per ottenere un cordone avente caratteristiche soddisfacenti è necessaria una frequenza di deposito superiore a 100gocce al secondo; utilizzato per pezzi con spessore maggiore a 4-5mm posizionati in piano visto che il bagno di fusione è grande. Trasferimento ad arco pulsato (pulsed-arc). Presenta una corrente di base (corrente continua in polarità inversa) che ha lo scopo di mantenere acceso l’arco e di mantenere fuso il bagno e il filo senza comportare trasferimento di metallo tra elettrodo e bagno; ad intervalli regolari si sovrappone alla corrente di base una corrente a maggior intensità che ripristini le condizioni di spray-arc, con il trasferimento della goccia al bagno di fusione. È opportuno osservare che l’intensità di corrente dell’impulso è superiore a quella del convenzionale trasferimento a spruzzo, sono inoltre previste potenze inferiori. È una tecnica molto versatile, idonea sia per spessori sottili con giunti in varie posizioni, sia per spessori elevati (se superiori a 15mm si consiglia un pre-riscaldo). Il gas di protezione previsto è l’argon in quantità tra 15-20l/min con diametro del filo 0,8-1,2mm su piccoli spessori, 20-25l/min con diametro del filo 1,6-2,4mm su spessori maggiori. Per tale procedura esistono saldatrici definite sinergiche dove l’operatore agisce su una manopola di controllo collegata al generatore contenente delle memorie (microprocessore) introdotte dal costruttore o dall’utente, nelle quali ci sono i parametri ottimali delle pulsazioni di corrente 49 per avere le migliori modalità di trasferimento del materiale d’apporto, del gas di protezione, in rapporto al diametro del filo e alla posizione di saldatura. Il procedimento descritto è il più adatto ad essere telecontrollato e dunque robotizzato. Nella figura 8.5 sono riprodotte le forme del materiale in trasferimento in relazione al gas protettivo usato ed al procedimento ad esso collegato in funzione della corrente e della tensione, di un elettrodo a filo fusibile di un millimetro di diametro; sono inoltre illustrate le forme di trasferimento delle gocce nei corrispondenti tipi di arco. Sempre in figura 8.5 sono riprodotti due disegni schematici di una saldatura di testa, "h - posizione orizzontale" con saldatura concava e "w-posizione a bacino", con saldatura di testa. Fig 8.5 - Panoramica gas protettivi / materiali e loro trasferimento Materiali da saldare Gas protettivi Gruppo Metodi di saldatura Metalli non ferrosi Argon (Ar) Elio (He) Ar/He I MIG Acciai Molto legati Non legati e Basso legati Miscela di gas Ar/O2 Ar/CO2 Ar/CO2/O2 M1 ossidazione M2 crescente M3 MAGM Acciai non legati e basso legati Anidride carbonica (CO2) C MAGC Impiego posizione h e w Lamiere di alto e medio spessore Forme del materiale in trasferimento Forma dell'arco Arco lungo Arco corto Arco a proiezione Arco a impulsi Miscela di gas Argon o Argon + CO2 Argon o miscela di gas Principio Gas protettivo CO2 Ricca di Argon 50 Processo MAG Trasferimento Grossolane con delle gocce cortocircuito MAG MIG o MAG MIG o MAG Fini in cortocircuito Finissime senza cortocircuito Il passaggio delle gocce è regolato dagli impulsi da 180 A a 250 A da 24 V fino a 30 V - intensità di da 180 A a 250 A da 70 A a 160 A corrente per d da 24 V fino a 30 da 16 V fino a = 1 mm V 19V Impiego posizione h e w Lamiere di alto e medio spessore Lamiere sottili, medie e di grosso spessore in posizioni vincolate h = posizione orizzontale Posizioni h e w Posizioni Lamiere di medio vincolate, lamiere e grosso spessore sottili con grossi elettrodi a filo di elevato diametro W = posizione a bacino 51 Forme del materiale in trasferimento Forma dell'arco Arco lungo Arco corto Arco a proiezione Arco a impulsi Ricca di Argon MIG o MAG Principio Gas protettivo CO2 Miscela di gas Argon o Argon + CO2 Argon o miscela di gas Processo MAG MAG MIG o MAG Fini in cortocircuito Finissime senza cortocircuito Trasferimento delle gocce Grossolane con cortocircuito intensità di da 180 A a 250 A da 70 A a 160 A corrente per d = da 24 V fino a 30 da 16 V fino a 1 mm V 19V Impiego posizione h e w Lamiere di alto e medio spessore Lamiere sottili, medie e di grosso spessore in posizioni vincolate da 180 A a 250 A da 24 V fino a 30 V Il passaggio delle gocce è regolato dagli impulsi - Posizioni h e w Posizioni Lamiere di medio vincolate, lamiere e grosso spessore sottili con grossi elettrodi a filo di elevato diametro 52 9 – Igiene e sicurezza connessi con le operazioni di saldatura 1. Introduzione. La presente relazione ha lo scopo di esporre i principali temi tecnici riguardanti l’impiego in sicurezza delle principali tecnologie di saldatura. 2. Aspetti legislativi in tema di igiene e sicurezza in saldatura. Dal punto di vista tecnico l’avvento della Legge 626/94 non ha apportato sostanziali modifiche ai contenuti delle preesistenti disposizioni, riassunte principalmente dai ben noti DPR 547/55 e 303/56. In particolare, per quanto riguarda i due Decreti sopra citati, se ne riassumono sinteticamente nei paragrafi seguenti gli aspetti maggiormente significativi: 2.1 Macchine ed attrezzature di saldatura. Uno dei principali riferimenti in ambito italiano è costituito dal DPR 547, del quale si riportano di seguito i punti maggiormente significativi. ? Il circuito primario di derivazione della corrente elettrica delle macchine impiegate deve essere provvisto di interruttore onnipolare (DPR 547, artt. 255, 311); inoltre, l’avvolgimento secondario del trasformatore deve essere isolato dal primario; ? gli elementi metallici delle apparecchiature devono essere collegate a terra (DPR 547, art. 271); ? è vietata l’installazione di saldatrici in luoghi che presentino pericoli di esplosione (DPR 547, art. 329 e segg.); ? occorre proteggere le pinze porta elettrodi dai contatti accidentali con parti in tensione (DPR 547, art. 257); ? i cavi impiegati per la saldatura devono avere caratteristiche adeguate alla tensione ed alla corrente impiegate; il loro rivestimento deve - in particolare 53 risultare adeguato alle condizioni di temperatura, umidità ed acidità dell’ambiente (DPR 547, art. 281); ? è necessaria l’installazione di un interruttore differenziale di protezione delle persone contro i contatti indiretti nell’impianto di alimentazione elettrica (norme CEI); ? nel caso in cui gli elettrodi siano accessibili sotto tensione, le saldatrici devono avere la tensione a vuoto minore possibile; Particolarmente importante è anche il riferimento costituito dalla norma CEI 26.13: "Prescrizioni di sicurezza per le apparecchiature di saldatura ad arco (parte 1 - sorgenti di corrente di saldatura). Tale norma, ispirata alle raccomandazioni della Direttiva CEE n. 73/23, in vigore dal 1979, è il principale criterio di riferimento per la progettazione e la costruzione dei generatori di corrente per la saldatura elettrica ad arco; essa specifica le prescrizioni di sicurezza per la costruzione e descrive i metodi di prova per la verifica della loro conformità. Essa è applicabile alle sorgenti di corrente per la saldatura ad arco e procedimenti affini destinati ad usi industriali e professionali ed alimentate entro i limiti di bassa tensione (specificati nella pubblicazione IEC 38) od alimentate da mezzi meccanici. Non si applica pertanto a sorgenti di corrente per saldatura manuale per uso limitato che sono dedicate all’uso da parte di persone non addestrate (hobbistica). Si segnala che l’Istituto Italiano della Saldatura: 1. è designato dal Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato (di concerto con il Ministero degli Affari Esteri ed il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale) quale Organismo incaricato di rilasciare Attestati di conformità per la certificazione di saldatrici elettriche ai sensi della Direttiva di Bassa Tensione n. 73//23; 54 2. è autorizzato dal Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato al rilascio della Certificazione CEE per taluni tipi di macchine ai sensi delle Direttive 89/392 CEE e 91/368 CEE ed al rilascio di Certificazioni di rispondenza della conformità ai requisiti essenziali di sicurezza per le macchine per la saldatura di materiali metallici e di materie plastiche e tecnologie affini e connesse. 2.2 Posti di lavoro. E’ vietato eseguire operazioni di saldatura in condizioni di pericolo (DPR 547, art. 250); in particolare: ? su recipienti o tubi chiusi; ? su recipienti o tubi aperti che contengano materie le quali, sotto l’azione del calore, possano dar luogo ad esplosioni o reazioni pericolose; ? su recipienti o tubi aperti che abbiano contenuto materie le quali, nel passaggio in fase gassosa, possano dar luogo ad esplosioni o reazioni pericolose; I cavi di saldatura devono essere posizionati in modo tale da non costituire pericolo o intralciare i passaggi (DPR 547, art. 283). Occorre predisporre adeguati mezzi di estinzione; le manichette impiegate per l’estrazione localizzata dei fumi ed i cavi per l’illuminazione ottenuta con lampade portatili devono essere fabbricati con materiale autoestinguente (DPR 547, art. 33, 34). E’ necessario provvedere ad un efficace ricambio dell’aria nei locali chiusi (DPR 303, art. 9). La captazione di gas e polveri deve avvenire immediatamente vicino alla fonte e in modo da non dover spostare continuamente la bocca della manichetta (DPR 303, artt. 20, 21). Le radiazioni elettromagnetiche prodotte devono essere schermate con idonei dispositivi (DPR 547, art. 259; DPR 303, art. 22). Qualora si eseguano operazioni di saldatura a bordo di navi o galleggianti, devono essere rispettati i Regolamenti emanati dalle Capitanerie di Porto. 55 2.3 Lavoratori interessati ad operazioni di saldatura e/o affini. I lavoratori, in generale, devono usare e conservare con cura i dispositivi di sicurezza messi a loro disposizione o comunque forniti dal Datore di lavoro (DPR 547, art. 6); inoltre: ? è necessario l’impiego dei mezzi individuali di protezione; ? tutto il corpo deve essere protetto con indumenti idonei e comunque non leggeri ne consumati; ? occorre proteggere gli occhi con dispositivi adeguati all’intensità delle radiazioni prodotte e al possibile rischio dovuto a schegge; ? non lasciare sotto tensione la saldatrice durante le pause o alla fine della giornata o dei turni lavorativi né lasciare incustodita la pinza portaelettrodi sotto tensione (DPR 547, art. 37); ? non appoggiare sul terreno la pinza portaelettrodi non isolata o su parti metalliche; ? effettuare le regolazioni dei parametri elettrici in funzione delle istruzioni ricevute; ? verificare la correttezza dei collegamenti, l’integrità dei cavi e l’adeguatezza della manichetta estrazione fumi; ? utilizzare lampade elettriche portatili che posseggano i requisiti minimi (DPR 547, art. 317, 318). Il lavoratore, prima dell’inizio delle operazioni di saldatura, deve comunque essere sicuro di conoscere le norme di sicurezza da osservare ed è tenuto successivamente al loro scrupoloso rispetto. Qualora le operazioni di saldatura siano effettuate in locali o spazi stretti o angusti è necessario garantire (DPR 547, art. 250 e segg.) le seguenti condizioni: ? illuminazione adeguata; ? ventilazione efficiente; ? isolamento di pinza e cavo; 56 ? impiego dei dispositivi di protezione; ? evitare gli affollamenti; ? predisporre assistenza all’esterno del locale; ? valutare la necessità dell’isolamento (pedane, calzature). 2.4 Visite mediche. La tutela della salute dei lavoratori è considerata nell’ambito dell’art. 33 del DPR 303; il datore di lavoro, a questo proposito, deve sottoporre a visite mediche preventive e periodiche i lavoratori addetti a lavorazioni particolari; essi, d’altra parte sono tenuti a sottoporsi a tali visite, come peraltro ribadito dal DL 277/91. 3. Rischi connessi con l’impiego dei principali processi di saldatura 3.1 Aspetti generali. Le operazioni di saldatura e affini e quelle ad esse eventualmente collegate presentano la possibilità di generare un ampio spettro di pericoli per quanti effettuino le operazioni stesse o si trovino nelle immediate vicinanze; per quanto gli aspetti generali legati a tali operazioni siano largamente noti, si riportano di seguito alcune osservazioni di carattere introduttivo per facilitare l’approccio alla materia a chi non la conosca a fondo. Alle operazioni di saldatura sono comunque associabili: ? elevatissime temperature localizzate; ? sviluppo di vapori metallici; ? sviluppo di fumi (particellato con dimensioni nell’ordine del mm); ? emissione di radiazioni elettromagnetiche (raggi UV bassa lunghezza d’onda/alta frequenza ed infrarossi); ? presenza di agenti fisici (rumore, campi elettromagnetici); ? proiezione di particelle solide fuse ad altissima temperatura; ? impiego di correnti elettriche di elevata intensità; ? pericoli derivanti da operazioni "complementari". 57 3.2 Rischi da agenti chimici. L’esposizione ad agenti chimici risulta fortemente legata al tipo di processo di saldatura impiegato, al materiale base e d’apporto utilizzato, all’ambiente nel quale si effettuano le operazioni; l’apparato respiratorio è indubbiamente la via d’accesso preferenziale nell’organismo umano per gli agenti chimici, i quali possono successivamente distribuirsi all’intero organismo, determinando pertanto stati di intossicazione generalizzati. Possono manifestarsi in generale: ? effetti sull’apparato respiratorio derivanti da agenti gassosi (ozono, biossido di azoto) o aerodispersi (fumi metallici, e loro composti: ossido di zinco, piombo, alluminio, manganese; fluoruri, combustione di prodotti ricoprenti); ? elevato potere irritante (bronchite cronica, enfisema polmonare) solo per procedure operative non corrette o poco sperimentate; ? rischi (raramente) da combustione di idrocarburi clorurati usati per operazioni di sgrassaggio, con possibile formazione di fosgene; ? rischi per l’apparato digerente (gastroduodenite cronica) e l’occhio, unitamente all’effetto delle radiazioni UV/IR (congiuntivite, cataratta); ? non sono presenti pericoli di silicosi o asbestosi, quanto quello di siderosi, ossia accumulo di polvere di ferro nei polmoni senza reazioni con il tessuto polmonare; ? non è ancora dimostrata la cancerogenità di metalli quali Cr, Ni (apparato respiratorio); ? fenomeno della "febbre da fumi metallici" quali Zn Cu: si manifesta in modo acuto ma breve, con irritazione alle mucose e sintomi di bronchite acuta. In relazione alla rapidità e all’intensità dei fenomeni si possono distinguere: ? intossicazione acuta, se causata da assorbimento rapido di agenti tossici, in elevate quantità; è spesso di tipo reversibile ed improvvisa; 58 ? intossicazione cronica, con assorbimento lento di dosi basse, con effetti sotto forma di malattia. Sono comunque forme rare ma da non trascurare, essendo comunque presenti nei soggetti interessati livelli superiori (rispetto alla popolazione) di tracce di sostanze inalate (cromo urinario nel caso di saldatori di acciai speciali); in particolare: ? Il Pb può essere causa di saturnismo (e quindi anemia, ipertensione); ? il Cr può causare lesioni delle mucose di carattere cancerogeno; ? il Mn può causare sindromi analoghe al morbo di Parkinson; ? composti del F possono causare danni al sistema scheletrico; ? l’ossido di C, in % elevata, determina il tipico avvelenamento (cefalea, malessere generale); ? il cadmio contenuto in vari tipi di leghe per brasatura è tossico, ed è preferibile impiegare leghe che non lo contengono; ? il rame (MIG/MAG) determina irritazione alle vie respiratorie, tosse e sintomi di febbre da fumi metallici; ? il torio, talvolta contenuto negli elettrodi infusibili (TIG), è un elemento radioattivo; durante il comune impiego, comunque, è accertato che tali elettrodi non comportano significativi rischi di irradiazione esterna, mentre potrebbero insorgere problemi di irradiazione interna, dovuta ad inalazione di polveri, nel caso "si rifacesse la punta" senza le adeguate misure protettive; ? i solventi e loro vapori risultano irritanti, tossici per fegato e reni. Particolarmente critiche risultano di conseguenza le operazioni relative a lamiere verniciate (pitture epossidiche o allo zinco). Non si hanno segnalazioni di pericolo per W, Ti, Si, Sn, Mg. A titolo di curiosità, si ricorda che l’uso del latte come mezzo di protezione dalle intossicazioni dovute ai fumi di saldatura non ha alcun fondamento di 59 carattere scientifico, trattandosi di un problema di inalazione più che di ingestione di agenti nocivi. 3.3 Rischi connessi con l’impiego di specifici processi di saldatura. Come si è già avuto modo di osservare, dal punto di vista dell’igiene e della sicurezza del lavoro le operazioni di saldatura risultano fortemente legate alla tipologia di processo e, nell’ambito del processo stesso, alle particolari condizioni con cui questo è impiegato; è pertanto indispensabile fornire indicazioni specifiche, fermo restando il fatto che nella pratica industriale sono contemporaneamente applicati, nella stessa realtà produttiva, solo alcuni dei processi sotto descritti. 3.3.1 Saldatura all’arco elettrico ? Sono generate elevatissime temperature massime con sviluppo immediato di vapori metallici; la temperatura influisce anche sulle dimensioni del particellato e sulla sua tossicità; ? si ha formazione di radiazioni UV ad alta energia, con possibilità di scissione dei legami molecolari di O2 ed N2 e formazione di composti tossici (biossido d’azoto, ozono). 3.3.2 Elettrodo rivestito (SMAW) ? La composizione dei fumi è influenzata dal metallo d’apporto e dal tipo di rivestimento (acido, basico, cellulosico etc.). Biossido di titanio (rutilici) e fluorite (basici) sono sostanze presenti; ? la quantità dei fumi dipende dal diametro dell’elettrodo, dall’intensità di corrente e dall’eventuale preriscaldo; particolarmente elevate risultano le quantità di fumi per gli elettrodi cellulosici. 3.3.3 Saldatura sotto protezione gassosa (MIG/MAG) ? Si ha, a parità di corrente, una maggiore emissione di radiazioni UV; 60 ? le torce ed i relativi cavi richiedono maggiore attenzione nell’uso rispetto al caso dell’elettrodo rivestito; ? presenta maggiori temperature massime (più vapori metallici), con radiazioni UV più energetiche (più rischi di ozono e biossido d’azoto); ? l’assenza del rivestimento limita la formazione del particellato; ? la captazione dei fumi risulta più difficoltosa a causa del flusso di protezione dell’arco; ? è impiegata su leghe al alte % di Cr, Ni con conseguente necessità di maggiore ventilazione ed aspirazione dei fumi. 3.3.4 Saldatura ad elettrodo infusibile (TIG) ? Genera minori quantità totali di fumi; ? è impiegata su leghe ad alte % di Cr, Ni; ? l’impiego di scintilla pilota ad alta frequenza può danneggiare cavi di gomma posti nelle immediate vicinanze, a causa dell’ozono rilasciato 3.3.5 Saldatura con fili animati (FCAW) ? Presenta caratteristiche analoghe all’elettrodo rivestito, con un minore sviluppo totale di fumi. 4. Settori di intervento per la bonifica ed il miglioramento delle condizioni di lavoro In considerazione di quanto esposto nei paragrafi precedenti risulta evidente la complessità della materia per chi debba affrontarla dal punto di vista dell’ottimizzazione delle condizioni di lavoro in termini di igiene e sicurezza; per conferire alla trattazione l’organicità necessaria si riportano in questo paragrafo le principali azioni da intraprendere, in relazione ai potenziali rischi presenti durante le operazioni. 61 4.1 Aspirazione ed abbattimento dei fumi in saldatura. Le azioni specifiche devono essere di tipo preventivo (minimizzazione della quantità e della tossicità dei fumi) e di tipo protettivo. Le possibili forme di protezione assumono carattere: ? individuale (indumenti, maschere, schermature); ? ambientale (bonifica ambientale). La bonifica dell’ambiente si attua attraverso le fasi: ? di captazione o diluizione; ? di espulsione, con eventuale depurazione dei fumi. Gli impianti di ventilazione sono fondamentalmente di tipo localizzato o generale. La ventilazione localizzata deve essere per legge effettuata il più vicino possibile alla sorgente; presenta una notevole efficacia, con minori volumi di aria movimentata rispetto alla ventilazione generale. Sono invece di norma superiori i costi di primo impianto per il piping e la captazione. La corretta progettazione dell’impianto parte dalla completa conoscenza delle fasi lavorative; possibili riferimenti sono la letteratura tecnica, indagini sperimentali, impianti già realizzati. In generale, la velocità di captazione non deve essere inferiore a 0,5 m/s, in funzione della tipologia dei fumi emessi. La ventilazione generale (bonifica ambientale) prevede la diluizione delle sostanze inquinanti, con notevoli quantità d’aria movimentate; si può impiegare questa tecnica per bassi livelli di tossicità degli inquinanti oppure in modo complementare alla ventilazione localizzata. Attraverso il DM 12/07/1990 si hanno i limiti per le concentrazioni dei singoli inquinanti espressi in funzione del flusso di massa emesso: ? Cr esavalente, Cb, Ni: 1 mg/m 3 per flusso > 5 g/h; 62 ? Cr trivalente, Mn, Pb, Cu, silice cristallina: 5 mg/m 3 per flusso > 25 g/h; ? Ossidi di azoto: 500 mg/m 3 per flusso > 5 kg/h. L’attuale tecnologia consente di ottemperare tali limiti con l’impiego di sistemi di filtrazione a umido (scrubber) o a secco (filtri a maniche, elettrostatici) per il particellato, abbinati a sistemi di assorbimento o adsorbimento di gas e vapori. 4.2 Uso dispositivi di protezione individuali (DPI). Come previsto dalla vigente legge italiana e da quella europea, il DPI deve essere messo a disposizione del lavoratore per la tutela della sua salute e deve possedere tutti i requisiti necessari allo scopo. E’ d’altra parte dovere del lavoratore provvedere all’impiego corretto del DPI. La legislazione vigente, in ambito europeo, si basa sulla direttiva 89/391/CEE (salute e sicurezza dei lavoratori) e sulla direttiva 89/656/CEE (uso dei DPI sul luogo di lavoro). In Italia l’argomento è trattato dal DPR 547 del 27.04.1955 (Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro), in relazione al quale si riportano gli articoli che riguardano la materia. I possibili rischi, come già osservato, riguardano i saldatori o gli operatori e quanti concorrano indirettamente alle operazioni di saldatura. Oltre ai rischi direttamente o indirettamente collegati alle operazioni di saldatura esistono anche quelli legati al luogo e alle condizioni di lavoro (caduta di oggetti, schiacciamento degli arti, impigliamento degli arti in parti in movimento, lavori in quota etc.) ed al tipo di attrezzatura impiegata (elettricità, bombole di gas, tubazioni etc.). Le operazioni di saldatura, brasatura, ossitaglio richiedono sostanzialmente gli stessi tipi di dispositivo per la protezione del corpo ad eccezione degli occhi (grado di protezione in funzione del processo di saldatura). La dotazione personale si compone generalmente di: 1. occhiali dotati di protezioni laterali e filtri colorati inattinici, con grado di protezione scelto in funzione dell’intensità della radiazione; 63 2. schermo facciale con filtro colorato inattinico per saldatura ad arco elettrico o sopratesta; si ricorda, a questo proposito, che sono in commercio da alcuni anni maschere a caso a cristalli liquidi che si adattano in tempi brevissimi alle attuali condizioni di intensità luminosa evitando, di conseguenza, che il saldatore inneschi l’arco a maschera alzata e i frequenti movimenti normalmente compiuti con il collo per alzare od abbassare la maschera stessa; 3. guanti di cuoio o materiale di caratteristiche equivalenti, resistenti alle particelle incandescenti, con protezione del polso e dell’avambraccio; 4. scarpe di sicurezza con puntale protettivo e suola gommata per protezione di tipo elettrico; 5. indumenti da lavoro di tipo ignifugo; 6. grembiule e ghette di cuoio o materiale di caratteristiche equivalenti, resistenti alle particelle incandescenti; 7. gambali; 8. mezzi protettivi delle vie respiratorie (maschera o semimaschera con adeguato filtro), nel caso in cui non sia realizzabile un’adeguata eliminazione dei fumi di saldatura. Per quanto concerne inoltre i rischi relativi al luogo ed alle condizioni di lavoro: ? Elmetto protettivo in caso di caduta di oggetti o di possibile urto della testa contro oggetti ad altezza d’uomo; ? scarpe dotate di lamina antiperforazione, in caso di pericolo di perforazione del piede; ? cuffie o inserti auricolari in presenza di fonti di rumore (D. Lgs. 277); ? cinture di sicurezza per lavorazioni in quota o sulle navi; ? autorespiratori o mezzi idonei per operazioni in ambienti inquinati. 64 I nuovi DPI devono recare il marchio CE (D. Lgs. 475) a partire dal 30.06.1995; è consentito l’uso di eventuali giacenze a magazzino di prodotti che ne siano sprovvisti. I DPI impiegati per la saldatura rientrano nelle categorie II e (in alcuni casi ) nella III. 4.3 L’automazione come mezzo di miglioramento delle condizioni di sicurezza. Gli importanti sviluppi nella direzione di una sempre più spinta automazione, oltre a modificare profondamente i principali parametri legati alla qualità ed alla quantità della produzione, hanno consentito consistenti progressi anche nel campo dell’igiene e della sicurezza in saldatura; in funzione della complessità degli impianti realizzati è stato possibile: 1. limitare l’esposizione degli operatori ad aggressioni e/o pericoli ambientali, consentendogli di conseguenza di lavorare in condizioni di maggior sicurezza e comfort; 2. minimizzare l’intervento umano per l’esecuzione di attività ripetitive e monotone, che comportano inevitabilmente una diminuzione della soglia di attenzione nei confronti delle prescrizioni di sicurezza da rispettare. Si ricorda, a questo proposito, che il datore di lavoro è tenuto per legge a valutare con la giusta considerazione le condizioni di lavoro dei propri dipendenti anche dal punto di vista della ripetitività e della monotonia delle fasi operative; 3. diminuire il numero di saldatori specializzati in funzione del minor numero di turni giornalieri e della possibilità di affidare a semplici operatori la conduzione di impianti di saldatura automatizzati. 4.4 Caratteristiche del posto di lavoro ed aspetti ergonomici. In tema di progettazione del posto di lavoro ha ormai raggiunto una certa notorietà il documento VIII-1565-91 presentato dallo svedese Roland Kadefors alla Commissione VIII dell’IIW nel 1991 dal titolo "Reference Workplace for Manual Welding". Il Documento presenta varie soluzioni di posti di lavoro realizzati tutti con apparecchiature ed equipaggiamenti esistenti in commercio e 65 reperibili sul mercato. Per quanto concerne gli aspetti strettamente ergonomici, così come avviene per altre tipologie di lavorazione, è possibile individuare alcune caratteristiche fondamentali che sono di seguito sintetizzate: ? definizione di un’area di lavoro ottimale, intesa come spazio teorico nel quale il lavoratore può operare senza sforzi o movimenti inutili; la valutazione di tale spazio è fondamentalmente basata sulle misure antropometriche umane (per l’uomo e per la donna); nelle situazioni operative in cui non siano possibile creare condizioni ottimali è comunque necessario avvicinarvisi con provvedimenti mirati ai singoli elementi; ? considerazione dei principali parametri fisiologici; il saldatore si trova spesso ad operare sotto ad un elevato carico termico, con elevati livelli di temperatura ed umidità relativa; risulta di fondamentale importanza quindi predisporre opportune turnazioni del personale e fornire un supplemento nell’apporto alimentare di acqua minerale e sali; ? valutazione dei carichi e dei pesi gravanti sul saldatore in funzione delle posizioni assunte dagli arti e dalla colonna vertebrale durante le operazioni di lavoro; è possibile reperire nella letteratura tecnica interessanti indicazioni in materia; ? scelta di strumenti ed apparecchiature di lavoro che risultino di facile impiego, senza costringere il loro utilizzatore a supplementi di fatica; si segnala, da questo punto di vista, l’opportunità di impiegare strumenti (analogici o digitali) di immediata e facile lettura ed organi di regolazione di semplice utilizzo. 4.5 Azioni informative e formative. Il D. Lgs. 626, così come accadeva peraltro anche in precedenza, prevede che il datore di lavoro provveda (art. 21) a compiere un'adeguata attività informativa nei confronti di ogni lavoratore in relazione ai rischi connessi con lo svolgimento delle sue attività in tema di salute e sicurezza. Ad integrazione di quanto sopra, il datore di lavoro deve 66 assicurare che i lavoratori ricevano anche una formazione sufficiente (art. 22) ed adeguata in materia di sicurezza e di salute, con particolare riferimento al proprio posto di lavoro e alle proprie mansioni. Le prime pubblicazioni nel campo dell’igiene e della sicurezza in saldatura che consentano una visione sufficientemente esaustiva risalgono agli anni ‘50, nei quali il Welding Institute definì una pubblicazione intitolata "Health and safety in welding and in allied processes", della quale è stata ultimata nel 1991 la quarta edizione a cura della Abington Publishing. L'Istituto Italiano della Saldatura, secondo quanto previsto dal proprio Statuto e nell'intento di ampliare ulteriormente lo spettro dei servizi offerti all'Industria, ha definito recentemente, in collaborazione con L'Istituto di Medicina Legale dell'Università di Genova, una specifica attività di formazione ed addestramento nel campo della sicurezza del lavoro e dell’Igiene industriale. Tale attività, cui entrambi gli Istituti contribuiranno secondo le proprie specifiche competenze, maturate nel corso di un’esperienza ormai pluridecennale, si propone a quanti intendano avvalersi di strutture esterne di formazione ed addestramento del personale e/o dei propri Rappresentanti per la sicurezza. 67 10 - Sistema ISO 9001 L’azienda PRO.TE.CO è certificata secondo le norme UNI EN ISO 9000. Questa norma prevede tre diversi modelli di sistemi di qualità, definiti in base ai criteri stabiliti dalle norme di riferimento, come indicato nei punti seguenti: ? UNI EN ISO 9001. Cui fare riferimento quando la conformità ai requisiti specificati deve essere assicurata dall’Azienda nel corso di diverse fasi che possono comprendere la progettazione / sviluppo, produzione, l’istallazione e l’assistenza dopo la vendita; ? UNI EN ISO 9002. Cui fare riferimento quando la conformità requisiti specificati ai deve essere assicurata dall’Azienda nel corso delle fasi di produzione, l’istallazione e l’assistenza dopo la vendita; ? UNI EN ISO 9003. Cui fare riferimento quando la conformità ai requisiti specificati deve essere assicurata dall’Azienda soltanto mediante controlli, collaudi e prove finali. La scelta del modello di Sistema di Qualità, è fatta dall’Azienda in relazione alle proprie esigenze. La norma alla quale si riferisce la certificazione di Qualità della Pro.Te.Co. è la ISO 9001. Il “Sistema Qualità” è costituito dalla struttura organizzativa, dalle procedure, dai processi e dalle risorse necessarie a definire e conseguire gli obiettivi di qualità dell’azienda e che servono per dare luogo alla gestione per la qualità di una organizzazione. Per diversi aspetti, l’azienda è spinta a realizzare un efficace Sistema di Qualità, infatti, se ben strutturato, oltre che migliorarne l’immagine e ad aumentare il potere contrattuale, risulta un valido strumento manageriale per l’ottimizzazione e il controllo della qualità che in base a considerazioni su 68 benefici, costi e rischi, permette all’organizzazione un tempestivo e ottimale controllo di tutti i parametri delle normali attività svolte dall’organizzazione stessa. Le norme richiedono che il Sistema Qualità sia descritto in un sistema coerente e ben determinato di documenti, costituito dal Manuale di Garanzia di Qualità, l’elenco delle procedure operative più eventuali altri documenti, per il dettaglio o il progetto. Il Manuale di garanzia di Qualità, è il principale documento di riferimento del Sistema Qualità. Esso rappresenta lo strumento adottato per descrivere il Sistema di Qualità e per verificarne l’applicazione e l’efficacia. Nelle prime pagine è riportato un documento firmato dalla Direzione dell’azienda che attesta la chiara volontà aziendale di perseguire obiettivi finalizzati alla qualità. Fa seguito la descrizione delle azioni intraprese e programmate nei vari settori per raggiungere concretamente gli obbiettivi prefissati. In sede di certificazione della Qualità, la prima verifica consiste nell’accertamento che gli impegni presi dall’azienda siano adeguati e che ad essi abbiano fatto seguito le azioni efficaci programmate. Nell’elenco delle procedure operative, si specificano, i criteri e le modalità di esecuzione delle attività che influenzano la qualità, cioè le attività aziendali per cui la UNI EN ISO 9001 fornisce prescrizioni. Sono redatte in modo semplice ed inequivocabile. La direzione ha disposto che siano preparati e mantenuti attivi altri documenti per il dettaglio (standard e istruzioni di lavoro) e il progetto di ogni prodotto o processo, definiti piani di qualità. Tali piani sono coerenti con tutti gli altri requisiti del Sistema di Qualità dell’organizzazione e assicurano il soddisfacimento dei requisiti specificati per il prodotto. Un piano della qualità può costituire parte di un nuovo prodotto o processo più amplio, ed è particolarmente importante quando vi sono cambiamenti significativi. 69 Due rappresentanti dell’azienda l’Ing. Lo Presti Antonio e l’Ing. Leu Andrei (responsabile dell’uff. tecnico), hanno il compito di verificare costantemente che il lavori siano coerenti con gli impegni presi dall’azienda con il Manuale di Qualità, infatti, l’attività dell’azienda deve essere sottoposta periodicamente a verifiche ispettive interne. Gli obiettivi prefissati dall’azienda seguono una precisa gerarchia. Questa è stata stabilita considerando un elenco di azioni elementari da compiere e associando ad ognuna di esse un responsabile, tempo di esecuzione, risorse umane, mezzi necessari e l’investimento previsto. La norma fornisce una serie di indicazioni riguardanti la fase di approvvigionamento dell’azienda. Quest’ ultima ha infatti predisposto una lista di fornitori selezionati e qualificati, che sono controllati continuamente. La norma pone particolare attenzione ai documenti d’acquisto, che devono descrivere dettagliatamente e inequivocabilmente le specifiche tecniche del prodotto ordinato; devono inoltre, fornire le dovute precisazioni circa le verifiche sperimentali o le prove di laboratorio eventualmente richieste. Fa seguito la verifica del prodotto acquistato. Garantita la conformità del materiale in ingresso, l’azienda predispone le procedure affinché i processi di produzione, installazione ed assistenza siano eseguiti in condizioni di preciso controllo, per assicurare la conformità del prodotto ai requisiti richiesti dal committente. Tutti i prodotti finiti vengono sottoposti a collaudo dagli Enti di Classifica prima della consegna. 70 Bibliografia 1. La saldatura – Procedimenti tradizionali. Vol.1°, Istituto nazionale della saldatura,1982 2. La saldatura e i suoi problemi – A.Vallini. Vol. 2° - Metallurgia e resistenza dei giunti saldati, Del Bianco editore 3. http://www.iis.it 4. http://www.eurolab.it 5. http://www.cisp.it 6. http://www.aspirmig.it 71