Mercoledì 28 ottobre 2015 36° Congresso della nostra Società Scientifica è pronto a dare inizio ai lavori, anche quest’anno nella splendida cornice del Porto Antico di Genova. Trentasei anni di storia e di cultura cardiologica della nostra società scientifica, uno straordinario milieu di esperienza e professionalità che per la prima volta ha ottenuto l’endorsement di EAPCI. Il Il programma sarà articolato in quattro giorni a partire dal primo pomeriggio del 27 fino alla tarda mattinata del 30 Ottobre. Il coinvolgimento attivo dei partecipanti e l’ampio spazio al dibattito e alla discussione sarà lo strumento per portare all’attenzione di tutti noi gli argomenti più dibattuti, controversi ed innovativi della cardiologia interventistica. Anche quest’anno abbiamo deciso di dare molto spazio all’interventistica coronarica, a quella periferica e strutturale ed inoltre alla farmacologia di interesse interventistico creando quattro sessioni e relativi percorsi dedicati a queste quattro sub-specialità in aule differenti. Una serie di sessioni pratiche e interattive - “How to treat” , “Clinical crossroads”, “Upgrade your technique”, “Start up e Innovation”, “Great save and complications”, “Intensive course”con esperti nazionali e internazionali consentiranno l’approfondimento delle tematiche più innovative nel campo della Cardiologia Invasiva . Nell’ambito del Congresso sarà presentata anche l’application POST-PCI che consente di identificare il percorso di follow-up diagnostico strumentale ideale del paziente sottoposto a angioplastica coronarica che scaturisce dal Documento di Consenso intersocietario promosso da GISE, che ha coinvolto l’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO), la Società Italiana di Cardiologia Riabilitativa (GIRC) e la Società Italiana dei Medici di Medicina Generale (SIMMG). Tra chi utilizzerà l’application durante il Congresso (durante due sessioni dedicate: sessioni i-Watch) sarà sorteggiato il vincitore di un i-Watch. I quotidiani collegamenti delle sessioni live saranno il filo conduttore dell’attività del mattino, eccellente opportunità di confronto e crescita professionale. I quattro centri coinvolti (Catania, Cotignola, Siena e Milano) trasmetteranno in diretta sessioni di interventistica su cardiopatie strutturali, valvolari, chiusura di auricola sinistra e del forame ovale pervio, di patologie del sistema vascolare periferico ed arteriopatia coronarica. Le sessioni “live” saranno rivolte non solo ai medici, ma anche ad infermieri e tecnici, nell’ottica di creare una piattaforma di esperienza comune tra tutto il personale coinvolto nella sala di cateterismo, il vero lavoro di team. Per il primo anno avremo la possibilità di discutere in main arena le ultime novità in tema di angioplastica primaria e interventistica strutturale sulla valvola aortica durante due “ROUNDTABLE CONSENSUS” dedicate a TAVI e angioplastica primaria che ci porteranno a condividere lo stato dell’arte delle rispettive tematiche e tracciarne le linee operative. La grande partecipazione e il grande successo dei “Great Debate” dello scorso anno ci hanno spinti a ripeterne l’esperienza con due edizioni in due giornate diverse. Le sessioni in main arena vedranno fronteggiarsi culturalmente cardiologi interventisti e cardiochirurghi di prestigio ed riconosciuta esperienza intorno alla discussione di due casi clinici, uno di interventistica coronarica e uno di interventistica strutturale. La sessione “Clinical case awards” che quest’anno ha registrato un clamoroso successo in termini di partecipazione con 107 casi sottomessi ed avrà un ampio spazio il martedi pomeriggio. La nostra partecipazione è fondamentale perchè saremo tutti noi, votando, a decidere il vincitore. Inoltre durante il Congresso saranno presentati i casi clinici sottomessi, con una innovativa ed originale formula saranno progressivamente selezionati i migliori, fino ad arrivare ad una sessione conclusiva che vedrà premiati i tre casi clinici migliori in assoluto. La partnership con il Giornale Italiano di Cardiologia, offrirà la possibilità di sottomettere alla rivista i primi 25 casi selezionati come “Case report”, garantendo una revisione fast-track dedicata. Due sessioni di carattere internazionale , “Joint meeting “GISE Euro PCR – EAPCI” e “Joint Meeting GISE – TCT”, completeranno il vasto programma del 36° Congresso GISE, momento di condivisione e confronto con la comunità scientifica mondiale sulle prospettive future e sullo stato dell’arte della cardiologia interventistica. Benvenuti alla 36° edizione per vivere un Congresso a 360 gradi! Sergio Berti Presidente Sici-Gise SOMMARIO Live cases dall’Azienda Ospedaliera Vittorio Emanuele Ferrarotto di Catania .................................pag. 3 TAVI: una rivoluzione della Medicina, non solo della Cardiologia Interventistica ...........................pag. 5 STEMI: ma quanto ancora possiamo migliorare? ...............................pag. 6 Joint Meeting GISE-EuroPCR-EAPCI...............pag. 7 Critical limb ischemia: dall’accesso, alle tecniche, ai materiali. Cosa c’è di nuovo .....................pag. 8 Bioresorbable scaffold: ma per voi stessi lo vorreste? ...pag. 9 Cosa fare nello STEMI con malattia multivasale. E soprattutto, quando? ............pag. 10 Leak paravalvolari: come capirne la rilevanza clinica e come trattarli ..........................pag. 11 I nuovi orizzonti professionali e le competenze infermieristiche avanzate alla luce del comma 566 della L. 190/2014: come cambieranno i percorsi formativi....................pag. 12 IVUS, OCT e FFR: perché ci servono tutti e tre ....pag. 15 Direttore Responsabile Alberto Ranieri de Caterina Comitato di Redazione Alberto Polimeni Valeria Paradies Simone Calcagno Carmen Spaccarotella Roberto Nerla Layout Giovanni Mattioli Edwards SAPIEN 3 Transcatheter Heart Valve DESIGNING THE FUTURE OF TAVI TRANSFORMATIONAL DESIGN THAT DELIVERS UNPRECEDENTED OUTCOMES L E A R N M O R E AT S A P I E N 3 . C O M For professional use. See instructions for use for full prescribing information, including indications, contraindications, warnings, precautions, and adverse events. Edwards Lifesciences devices placed on the European market meeting the essential requirements referred to in Article 3 of the Medical Device Directive 93/42/EEC bear the CE marking of conformity. Material for distribution only in countries with applicable health authority product registrations. Material not intended for distribution in USA or Japan. Indications, contraindications, warnings, and instructions for use can be found in the product labeling supplied with each device. Edwards, Edwards Lifesciences, the stylized E logo, Edwards SAPIEN, Edwards SAPIEN 3, SAPIEN, and SAPIEN 3 are trademarks of Edwards Lifesciences Corporation. © 2015 Edwards Lifesciences Corporation. All rights reserved. E5689/08-15/THV Edwards Lifesciences I edwards.com Route de l’Etraz 70, 1260 I Nyon, Switzerland USA I Japan I China I Brazil I Australia I India 3 Mercoledì 28 ottobre 2015 Live cases dall’Azienda Ospedaliera Vittorio Emanuele Ferrarotto di Catania Sala Grecale - 8.00-9.30 / 10.00-11.30 emodinamica dell’Ospedale Ferrarotto, Università di Catania, è guidata dal professore Corrado Tamburino da ormai 12 anni, che, grazie al suo spirito innovativo è riuscito in questi anni a portare la Cardiologia universitaria catanese ai vertici del panorama mondiale. Il centro è nato negli anni ‘70 come unità di interventistica cardiologica coronarica e, a partire dal 2003, ha iniziato ad occuparsi di cardiologia strutturale, dapprima con la chiusura percutanea del forame ovale, del difetto interatriale e dell’auricola sinistra e in seguito, nel 2007, il Ferrarotto è stato il primo centro in Italia ad eseguire una procedura di impianto percutaneo di valvola aortica: TAVI. L’anno successivo, il 2008 è stato dedicato invece all’intervento di riparazione percutanea della valvola mitralica, il primo in Italia ed il secondo in Europa. Infine, dal 2011, è stata la volta dell’impianto di dispositivi di esclusione dell’aneurisma dell’apice ventricolare sinistro post-ischemico. Allo stato attuale il centro è coinvolto di diversi studi clinici tra cui: riparazione percutanea di valvola tricuspide, anuloplastica mitralica percutanea diretta ed indiretta ed impianto di protesi mitralica percutanea. Nel corso di questi anni il centro ha impiantato più di 700 valvole aortiche percutanee con una prospettiva che per il solo 2015 è di circa 180- L’ 200 procedure di TAVI; per quanto riguarda le riparazioni di valvola mitralica, ne sono state effettuate circa 300 con una media attuale di 70 procedure anno. Nel corso dell’edizione 2015 del congresso GISE il nostro centro avrà l’onore di poter eseguire diversi casi dal vivo, nello specifico saranno due i casi di TAVI, un caso di riparazione percutanea della valvola mitralica con MitraClip e un caso di angioplastica coronarica. In entrambi i casi TAVI useremo delle protesi self expandable in nitinolo che sono caratterizzate da alcune peculiarità costruttive e di impianto diverse dalle consuete protesi self-expandable. La valvola aortica Portico, St. Jude, ha come punti di forza il suo disegno a celle larghe che permette l’inglobamento delle grosse calcificazioni senza compromettere il sealing oltra al sistema di rilascio che permette di ricatturare la valvola fino a circa l’80 % di espansione; la protesi viene impiantata in posizione valvolare anulare che non modifica in alcuna maniera l’anatomia della radice aortica. Al contrario la valvola Acurate, Symetis, presenta un innovativo sistema di rilascio in due fasi che permette in primo luogo l’espansione della parte prossimale della protesi e quindi l’ancoraggio della protesi in aorta ascendente; solo successivamente viene rilasciata la parte anulare della valvola contenente i lembi. La localizzazione di questi ultimi è marcatamente sovranulare, ciò rappresenta un meccanismo di sicurezza soprattutto nei confronti di pazienti con bassa origine delle coronarie, contribuisce a fornire un ottimo sealing della protesi e ai bassi gradienti anche in caso di anulus fortemente calcifici e stretti. Il caso di riparazione percutanea di valvola mitralica sarà eseguito su un paziente affetto da insufficienza mitralica funzionale con tethering di entrambi i lembi, prevalentemente del lembo posteriore. L’approccio prevederà la cattura (grasp) del lembo posteriore, marcatamente dislocato, con un inclinazione in senso antero-posteriore del dispositivo (aorta hug). I casi coronarici vedono protagonista prima un paziente con sindrome coronarica acuta NSTEMI con dominanza sinistra che presenta una stenosi critica del tronco comune coinvolgente l’ostio del discendente anteriore. Il paziente presenta inoltre lesioni critiche a carico di entrambi i rami marginali. Il caso verrà trattato mediante impianto di stent coronarico autoespandibile Stentys DES, date le grandi dimensioni del tronco comune. Il secondo caso invece prevede l’utilizzo di stent medicato biofreedom, utile per la possibile brevità di doppia terapia antiaggregante in caso di rischio emorragico elevato. Using a unique mechanism of crystalline drug delivery, that provides controlled and sustainedNazionale elution to limit disease progression, MiStent SES avoids the TLR catch up Congresso Società Italiana di Cardiologia Invasiva phenomenon seenItalian in conventional Find out more at stentys.com National Congress Society DES. of Invasive Cardiology 4 Genova, 27-30 Ottobre/October 2015 Commercialised by 2 % T L R AT 3 Y E A R S THE DIFFERENCE IS CRYSTALLINE SIROLIMUS Ischemia Driven TLR at 3 years 12.3% 12% 10% P=0.004 8% 6% 4% 2.0% 2% 0% XienceTM MiStent A. Lansky et al, A Matched Comparison of an Absorbable Polymer Sirolimus Eluting Stent to a Durable Polymer Everolimus Eluting Stent; presented on May 19th at EuroPCR 2015 MST-TLRAD-20150909 MiStent SES is a registered trademark of Micell Technologies, Inc. XIENCE is a trademark of Abbott Cardiovascular Systems Inc. 5 Mercoledì 28 ottobre 2015 TAVI: una rivoluzione della Medicina, non solo della Cardiologia Interventistica Sala Grecale - 11.30-12.00 a stenosi valvolare aortica (SA) è attualmente la patologia valvolare più comune nei paesi sviluppati. Si stima che in Italia ne sia affetto quasi il 4% della popolazione oltre i 75 anni, tre su quattro dei quali - vale a dire oltre 150 mila persone - della forma più grave e sintomatica. L’incremento della prevalenza della SA è soprattutto conseguenza del significativo aumento della vita media della popolazione e si manifesta principalmente come SA calcifica in età avanzata (2-7% della popolazione di età > 65 anni). L’intervento chirurgico di sostituzione della valvola aortica (SAVR) è attualmente il gold-standard per i pazienti con SA severa sintomatica. Senza un intervento chirurgico, la prognosi è estremamente sfavorevole, con un tasso di sopravvivenza a 3 anni < 30%. Tuttavia, il 33% di tutti i pazienti di età ≥ 75 anni sono rifiutati dalla chirurgia per le coesistenti comorbidità. Oltre alle comorbidità, sono ineligibili per la chirurgia i pazienti che presentano gravi patologie polmonari od epatiche, aorta a porcellana, pregresso intervento di by-pass. La mortalità per i pazienti non trattati è fino al 50-60% a 2 anni nei pazienti ad alto rischio e, tra questi pazienti, quelli che in ultima analisi sono sottoposti a sostituzione valvolare chirurgica, molti (a causa delle numerose comorbidità) sono ad alto rischio di mortalità intra e post-operatoria (Figura). L Fino a pochi anni fa nessuno avrebbe pensato che questi pazienti a rischio chirurgico proibitivo o estremamente elevato avrebbero avuto una chance alternativa. È del 2001 il primo impianto di valvola aortica percutanea, eseguito da Cribier. Da allora l’incredibile evoluzione della tecnologia della Sopravvivenza in soggetti con stenosi valvolare aortica sottoposti a terapia chirurgica (AVR) o a terapia medica (No AVR). Modificata da Varadarajan P. Euro J Cardiothorac Surg 2006. TAVI ha portato ad un’esplosione di tali procedure, ormai comuni in molti laboratori di Emodinamica. La scelta di procedere per via chirurgica o transcatetere alla sostituzione/impianto valvolare aortico dipende da multipli parametri: il rischio dell’intervento, la fragilità del paziente e la presenza di eventuali comorbidità. Infatti, rispetto al passato in cui la decisione di effettuare un intervento di tipo chirurgico e/o percutaneo veniva presa in base a degli score di rischio (Euroscore; STS score), oggi questa decisione viene intrapresa dall’Heart Team che valuta il singolo paziente nella sua globali- Raccomandazioni tà. Le indicazioni consigliate dalle linee guida sono riassunte nella Tabella. Negli ultimi anni la tecnologia e l’innovazione delle valvole protesiche hanno portato sul mercato numerosi tipi di protesi e hanno rinnovato la tecnologia dei primi devices. Durante il Congresso Nazionale, e in particolare questa mattina in Sala Grecale, saranno discusse le novità riguardo le nuove protesi tra cui la Medtronic CoreValve Evolut R e la Edwards Sapien 3 oltre che alle valvole di nuova generazione Lotus (Boston Scientific), Direct Flow Medical valve, Symetis Acurate, Portico (St. Jude Medical) e molte altre ancora. In conclusione, la TAVI è una procedura che ha oltrepassato la fase sperimentale con ottimi risultati negli studi clinici randomizzati per quanto riguarda efficacia e sicurezza. Probabilmente appena saranno disponibili i risultati degli studi clinici randomizzati in corso, le indicazioni che abbiamo visto nelle ultime Linee Guida AHA ACC 2014 in un prossimo futuro saranno sicuramente ampliate. Alberto Polimeni Carmen Spaccarotella Classe Livello di Evidenza La chirurgia è raccomandata in pazienti che devono essere sottoposti a sostituzione valvolare aortica con basso o intermedio rischio chirurgico I A Per i pazienti ad alto rischio chirurgico che sono candidati per la procedura transcatetere (TAVI), un Heart Valve Team formato da un gruppo di esperti in patologia valvolare (cardiologo esperto in imaging, cardiologo interventista, cardioanestesista e cardiochirurgo) dovrebbe collaborare per decidere la terapia ottimale del paziente I C La procedura transcatetere (TAVI) è raccomandata in pazienti che necessitano AVR per SA severa che hanno rischio chirurgico proibitivo e la previsione di una sopravvivenza post-TAVI > 12 mesi I B La TAVI è una ragionevole alternativa alla chirurgia in pazienti con indicazione ad AVR con alto rischio chirurgico IIa B La valvuloplastica dovrebbe essere considerata come bridge alla chirurgia o alla TAVI in pazienti con severa SA sintomatici IIb C III: no benefici B La TAVI non è raccomandata in pazienti in cui coesistono comorbidità che a priori precludono i benefici aspettati dalla correzione della SA Riassunto delle raccomandazioni AHA/ACC per la stenosi aortica: scelta tra trattamento chirurgico o transcatetere. Modificato da linee Guida AHA/ACC 2014. C Congresso Nazionale Società Italiana di Cardiologia Invasiva National Congress Italian Society of Invasive Cardiology N GGenova, 27-30 Ottobre/October 2015 6 STEMI: ma quanto ancora possiamo migliorare? Sala Grecale - 12.00-12.30 trattamento farmacologico dei pazienti con SCA-STEMI rimane un importante argomento di dibattito nel panorama scientifico internazionale. L’expert consensus che si occuperà di affrontare le ormai consolidate certezze, così come le nuove frontiere di questo “Hot topic”, sarà guidato dal Prof. Ribichini di Verona. Nuove prospettive sia in ambito farmacologico che interventistico si sono fatte strada nei più recenti trials con il fine di ottenere massima riperfusione e salvataggio di miocardio a rischio. Anche in caso di completa ricanalizzazione del vaso epicardico rimane alta, infatti, l’incidenza di “impaired reperfusion”, “no-reflow phenomenon” e “stent thrombosis”. In ambito farmacologico gli inibitori GP IIb/IIIa hanno mantenuto una loro dignità in particolari subsets di pazienti. Dopo gli innumerevoli studi di farmacodinamica sui nuovi P2Y12 e sul ritardo nell’insorgenza dell’effetto, soprattutto nei pazienti con STEMI, ancora più in quelli con shock cardiogeno, lo studio dall’originalissimo nome “Mojito” ci ha dato qualche certezza sul Ticagrelor “crushato”. In questo panorama di incertezze aspettiamo ansiosi nuove evidenze sul Cangrelor, che potrebbe diventare il nuovo candidato alla terapia farmacologica periprocedurale. Tanto rimane ancora da chiarire sui pazienti ad alto rischio di sanguinamenti, anziani o in terapia anticoagulante orale. In particolare in questi ultimi il clopidogrel rimane ancora l’unico farmaco utilizzabile ma nuove prospettive emergeranno dagli studi ongoing Pioneer-AF trial e RE-DUAL PCI. Al di là della terapia farmacologica “new insights of STEMI” derivano dall’utilizzo di metodiche di imaging intravascolare, quali l’OCT, per l’individuazione della morfologia della placca e la presenza di trombo residuo dopo la PCI. Oltre all’utilizzo di una terapia antitrombotica aggressiva e di nuovi sistemi meccanici di rimozione del trombo, l’OCT utilizzato post-PCI potrebbe fornire nuove prospettive sul “residual thrombus burden” ed in questo modo guidare la terapia farmacologica peri-procedurale. Un sottostudio del Matrix valuterà il beneficio nell’utilizzo della bivalirudina nel post-PCI proprio sulla base delle analisi con OCT! Tra i protagonisti dell’expert consensus Marco Valgimigli di Berna, fra gli autori del già citato MATRIX trial; David Antonucci di Firenze, tra i maggiori esperti di terapia antitrombotica; Giulio Guagliumi di Bergamo che ci illustrerà le nuove frontiere dell’utilizzo dell’OCT in questi pazienti. Ancora Fabrizio Tomai di Roma e Ciro Indolfi di Catanzaro, con la loro esperienza, ci guideranno attraverso la navigazione in questo dibattito particolarmente caro alla comunità dei cardiologi interventisti. Argomento nel quale, nonostante le salde certezze, nuove frontiere emergono costantemente nel panorama scientifico internazionale. La necessità di un aggiornamento in linea con le nuove evidenze rimane una tra le più grandi sfide dell’emodinamista. Il THINK BIGGER: PORTICO 27 AND 29 MM VALVE SIZES TM Thee Next BBig i Th Thingg iss Here. H re We’rre pleeased to offer yoou ou a comp pllete po ortffoli o o of Portico™ valve siz ize es. Rx Only Brief Summary: Please review the Instructions for Use prior to using these devices for a complete listing of indications, contraindications, warnings, precautions, potential adverse events and directions for use. Unless otherwise noted, ™ indicates that the name is a trademark of, or licensed to, St. Jude Medical or one of its subsidiaries. SJM and the nine-squares symbol are trademarks and service marks of St. Jude Medical, Inc. and its related companies. © 2015 St. Jude Medical, Inc. All Rights Reserved. EM-EACTS-0915-0015 | Item approved for international use only. Valeria Paradies 7 Mercoledì 28 ottobre 2015 Joint Meeting GISE-EuroPCR-EAPCI Sala Libeccio - 15.00-16.30 GISE si confronta con l’Europa! Vi sarà un parterre di primissimo ordine in sala Libeccio questo pomeriggio per il simposio congiunto del GISE con l’EAPCI (European Association of Percutaneous Coronary Interventions). A fare gli onori di casa sarà il nostro Presidente Sergio Berti che modererà la sessione insieme a Stephan Windecker (Berna). Il prof. Windecker non ha bisogno di molte presentazioni: è responsabile di una struttura da cui, da anni, escono fra i principali studi in tema di Cardiologia interventistica, ovvero trial di confronto fra i vari DES, studi sui predittori di trombosi di stent, trattamento della restenosi intrastent, impianto di scaffold riassorbibili fino ad arrivare all’Interventistica strutturale, TAVI in testa. Al centro del Simposio, appositamente centrale nell’ambito dell’intero programma del 36esimo Congresso GISE, ci sarà la Cardiologia Interventistica del presente e del futuro, caratterizzata da un salto verso procedure di maggiore complessità, ad “alto rischio”. Nella prima parte si parlerà prevalentemente di interventistica coronarica. Andreas Baumbach ci darà dapprima i dati sul trend europeo delle procedure coronariche, focalizzandosi sui punti in cui c’è ancora spazio per migliorare. È innegabile che, al contrario di 10 anni fa, eseguiamo la maggior parte delle procedure in pazienti con sindrome coronarica acuta e non più con angina cronica stabile. Michael Haude ci fornirà poi una rappresentazione del Cardiologio Interventista moderno: non serve più essere “solo” bravi con le mani, ci è richiesto di essere poliedrici, saper fondere e far proprie le varie tecniche di imaging. Siamo ormai di fronte a procedure in cui la parte di pianificazione pre-procedurale rappresenta oltre il 50% di tutto il lavoro. Julinda Mehilli poi ci porta l’attenzione su un tema che ciclicamente si ripresenta alla nostra attenzione: ci sono delle differenze di trattamento tra pazienti uomini e donne? Infine Stephan Windecker ci introduce l’argomento TAVI: quali sono i punti solidi da non mettere più in discussione e quali i prossimi target. Patrizia Presbitero ci presenta quindi un caso interattivo di TAVI, da discutere nei vari step di pianificazione ed impianto con un panel di superesperti: Alberto Cremonesi, Michael Haude, Gennaro Sardella, Julinda Mehilli, Ghada Mikhail e Anna Sonia Petronio. Nella seconda parte del Simposio si entra nello specifico dell’argomento TAVI: Flavio Ribichini introduce l’argomento, descrivendo la complessità di tutta la fase pre-procedurale, dalla selezione del paziente alla serie di esami a cui deve essere sottoposto. Andreas Baumbach ci illustra poi quanto l’evoluzione tecnologica ci ha semplificato la vita negli ultimi anni, in particolare nel ridurre le complicanze vascolari, grazie alla riduzione delle dimensioni di device e introduttori, e i leak paravalvolari, con le modifiche tecnologiche apportate alle valvole di nuova generazione. Da ultimo Ghada Mikhail ci parla della fase immediatamente successive all’impianto fino alla dimissione (quanto “early”?). Sala Libeccio, dalle ore 15: difficile mancare! Il Alberto De Caterina SIMPOSI SPONSORIZZATI MERCOLEDÌ 27 OTTOBRE SALA LEVANTE 16.30-18.00 Drug-coated balloon advanced users. What you have to know about drug-coated balloon AB MEDICA, BIOTRONIK, HEXACATH and MOVI SALA PONENTE 16.30-17.45 BiOSS® stent - Step forward in optimal treatment of coronary bifurcation BALTON GIOVEDÌ 28 OTTOBRE SALA PONENTE 13.30-15.00 The BIOFREEDOM™ drug coated stent: a new era IN THE TREATMENT OF HIGH BLEEDING RISK PATIENTS BIOSENSORS SALA SCIROCCO 13.30-15.00 Diving into the mitral space ABBOTT-VASCULAR DIVISION SALA MELTEMI 13.30-15.00 Toward new horizons in valvular treatments after surgery SORIN SALA LEVANTE 14.00-14.30 Treatment Of Functional Mr, What Is The Gold Standard? VALTECH SALA LIBECCIO 14.00-15.00 Optimized medical treatment in cardiopathic patient DAIICHI-SANKYO SALA TRAMONTANA 15.00-18.00 CT imaging for transcatheter aortic valve implantation (TAVI) Hands-on training course With an unrestricted grant of EDWARDS LIFESCIENCES VENERDÌ 29 OTTOBRE SALA LEVANTE 13.30-15.00 Clinical crossroads about oral antiplatelets therapy optimization in primary PCI ASTRAZENECA SALA PONENTE 13.30-15.00 Innovation In Structural Heart Disease INNOVA HTS SALA SCIROCCO 13.30-15.00 “www.shareyourcase.it”: The 6 best DES ONYX & TAVI corevalve Evolut R clinical case MEDTRONIC SALA LIBECCIO 13.30-15.00 TCT Lunch Symposium With an unrestricted grant of BIO VASCULAR GROUP SALA MARIN 13.30-15.00 InnOvation in Evar TRIVASCULAR SALA TRAMONTANA 15.00-18.00 CT imaging for transcatheter aortic valve implantation (TAVI) Hands-on training course With an unrestricted grant of EDWARDS LIFESCIENCES C Congresso Nazionale Società Italiana di Cardiologia Invasiva National Congress Italian Society of Invasive Cardiology N GGenova, 27-30 Ottobre/October 2015 8 Critical limb ischemia: dall’accesso, alle tecniche, ai materiali. Cosa c’è di nuovo Sala Levante - 15.00-16.15 uando Fontaine pubblicò la sua classificazione in quattro stadi delle manifestazioni cliniche dell’arteriopatia periferica nel 1954 la prevalenza di diabete nel mondo era inferiore all’1%. Quando Rutherford nel 1991 perfezionò questa classificazione, aggiungendo due gradi di claudicatio e due di lesioni tissutali la prevalenza di diabete nel mondo era salita al 3%. Nel secolo scorso, il maggior carico di malattia ostruttiva dei vasi periferici era legato a fattori di rischio più “tradizionali” quali il fumo e l’ipercolesterolemia che colpiscono selettivamente i grandi vasi arteriosi, ovvero i vasi dei distretti aorto-iliaco e femoro-popliteo. Oggi la situazione è molto diversa. Il mondo fronteggia una vera e propria epidemia di diabete che, in alcune aree quali il Sudamerica, il Nord Africa, i Paesi Arabi e l’India, sta raggiungendo valori di prevalenza superiori al 15% della popolazione. L’ischemia critica d’arto colpisce circa il 10% dei pazienti con arteriopatia periferica. L’incidenza d’ischemia critica è però molto più alta nei pa- Q zienti diabetici. Il diabete e la vecchiaia si associano ad un pattern di malattia ostruttiva arteriosa più distale, con un coinvolgimento esteso dei vasi infrapoplitei e con manifestazioni cliniche di ischemia critica con dolore a riposo e/o lesioni cutanee più o meno estese (figura 1) che spesso portano ad amputazioni anche maggiori. Pertanto ischemia critica d’arto, arteriopatia infrapoplitea e piede diabetico sono spesso termini e condizioni coesistenti. L’importanza di questa patologia è sottolineata dall’aggiornamento della classificazione TASC, con l’inclusione del segmento infrapopliteo, non considerato nelle precedenti edizioni. È interessante notare come, mentre alcuni distretti “classici” dell’endovascolare (coronarico, carotideo, iliaco e femotropopliteo) restino ormai fermi, essendosi raggiunta la saturazione del mercato occidentale, l’interventistica infrapoplitea rappresenti, più o meno ovunque, un settore ancora in grande espansione, con investimenti culturali e tecnici. Le sfide che l’interventistica per ischemia critica d’arto pone sono numerose e formidabili: 1. L’accesso anterogrado, 2. L’estrema lunghezza delle lesioni da trattare, spesso occlusioni croniche, che impone la conoscenza della tecnica subintimale e degli approcci retrogradi 3. La calcificazione dei vasi distali, che richiede spesso l’uso di dispositivi di debulking 4. La necessità di costituire un “multidisciplinary team” dedicato al trattamento globale del piede diabetico. Per quanto riguarda l’atteggiamento terapeutico, per il trattamento dell’ischemia critica d’arto si preferisce quasi sempre l’approccio “endovascular first”. Per quanto riguarda l’accesso, per il trattamento endovascolare infrapopliteo è invariabilmente femorale anterogrado che rappresenta l’unico approccio in grado di consentire l’estensione del trattamento sino ai vasi del piede. Peraltro, ormai la maggior parte dei dispositivi da utilizzare (palloni ma anche alcuni stent) sono 4F compatibili, salvo quelli di debulking che invece necessitano di un lume maggiore. Per quanto riguarda il trattamento, la maggior parte delle lesioni può essere trattata con efficacia clinica con il solo pallone e l’uso di stent limitato ai casi di dissezione limitante il flusso. Novità in campo terapeutico sono rappresentate dall’uso di stent e di palloni medicati. I trial e le metanalisi hanno dimostrato una maggiore patency con l’uso di stent medicati rispetto al solo pallone e agli stent non medicati. Purtroppo la maggiore pervietà non si è sempre accompagnata da una minore incidenza di amputazioni maggiori e ad una minore mortalità. Risultati contrastanti sono stati ottenuti invece con i palloni medicati. Infatti, mentre alcuni trial hanno riportato risultati positivi, altri hanno avuto risultati sfavorevoli tali da far ritirare dal mercato i palloni medicati più utilizzati sino ad allora. Infine, il paziente con ischemia critica, soprattutto se diabetico, è un paziente ad elevato rischio di eventi cardiovascolari per cui questi pazienti dovrebbero essere comunque valutati anche per il rischio coronarico. Ecco perché, a nostro parere, i cardiologi sono gli specialisti più adatti a prendere in carico i pazienti con ischemia critica d’arto. Ed ecco perché se ne parla oggi al GISE, in Sala Levante, dalle ore 15 alle ore 16.15. Roberto Lorenzoni e Roberto Ferraresi 9 Mercoledì 28 ottobre 2015 Bioresorbable scaffold: ma per voi stessi lo vorreste? Sala Scirocco - 15.00-16.15 o scaffold riassorbibile (BVS) rappresenta l’ultima frontiera nella cardiologia interventistica coronarica. Molti si domandano se sia realmente utile e quali vantaggi porti. I DES rappresentano ormai il nostro standard in tema di rivascolarizzazione coronarica, ma presentano alcuni limiti legati proprio al fatto di essere una struttura metallica che rimane a permanenza. Questi limiti sono rappresentati: a) dalla trombosi tardiva, che seppur con un’incidenza sempre più bassa, diventa di rilevanza in rapporto all’enorme numero di impianti; b) dalla perdita di vasomotilità del vaso nel punto trattato, che diventa importante soprattutto negli “stenting” molto lunghi e c) dall’ostacolo che le maglie metalliche determinano agli osti dei rami collaterali, fenomeno questo di rilevanza soprattutto negli stenting dei tratti prossimali dei vasi. Per cercare di superare questi limiti sono stati sviluppati gli scaffold, che grazie al riassorbimento delle maglie evitano i potenziali eventi avversi dei DES tradizionali. Questa caratteristica viene però pagata a caro prezzo al momento del loro impianto in quanto, essendo degli stent con maglie spesse circa il doppio dei comuni DES, presentato dei profili di navigabilità abbastanza limitati. Risulta quindi fondamentale preparare adeguatamente la lesione mediante predilatazioni aggressive anche 1:1 e con postdilatazioni, da eseguire praticamente sempre, prestando attenzione a non aumentare molto il diametro luminale dello stent. Nei registri multicentrici (GHOST, GARY, REPARA, ABSORB FIRST) è stato riportato un tasso di trombosi precoce in alcuni casi intorno all’1-2% malgrado la postdilatazione fosse quasi sempre intorno al 50%. Altro elemento fondamentale è l’utilizzo dell’imaging, data la natura dello stent che risulta non visualizzabile mediante fluoroscopia. È da considerare infine la durata della DAPT. Sebbene non abbiamo ancora dei dati certi, può apparire ragionevole pensare a un prolungamento della durata della DAPT oltre i canonici 12 mesi, in quanto la grandezza delle maglie, nei casi di non ottimale endotelizzazione, può essere un elemento favorente la trombosi. Attualmente sono stati impiantati oltre 60 mila BVS. Con il crescere del loro impiego, gli operatori si spingono ad utilizzarli in casi sempre più complessi, come le CTO, le gravi malattie calcifiche, le biforcazioni e le malattie diffuse. Il fatto di non avere una struttura metallica crea, almeno in via teorica, un particolare vantaggio nelle ultime due situazioni. La malattia diffusa, e di conseguenza i lunghi stenting o le cosiddette ricostruzioni, sono oggetto attualmente del registro IT DISAPPEARS promosso dal GISE. I dati di letteratura, che sono già comunque molto incoraggianti in termini di confronto con gli attuali DES, fanno riferimento quasi esclusivamente agli stent in PLLA. Esistono tuttavia altre categorie di scaffold riassorbibile, in particolare quelli in lega di magnesio e quelli derivati da alcune sostanze come la tirosina, che sono attualmente in fase di sviluppo e test. I BVS rappresentano forse il futuro dell’angioplastica coronarica, anche se probabilmente ci vorranno ancora diversi anni per sostituire del tutto i DES. Ma allora li vorreste per voi stessi? Ci siamo già fatti questa domanda oltre 10 anni fa durante la transizione da BMS a DES e la risposta ci appare scontata. Magari tra qualche anno lo sarà anche per i BVS. Fig.1 Coronaria destra pre PCI Fig.2 Follow up a 2 anni dopo impianto di BVS Fig.3 OCT a 2 anni L Dott. Marco Angelillis C Congresso Nazionale Società Italiana di Cardiologia Invasiva National Congress Italian Society of Invasive Cardiology N GGenova, 27-30 Ottobre/October 2015 10 Cosa fare nello STEMI con malattia multivasale. E soprattutto, quando? Sala Scirocco - 16.15-17.15 a malattia coronarica multivasale è un quadro sempre più presente nei pazienti sottoposti a coronarografia in urgenza per un infarto miocardico acuto associato a sopraslivellamento del tratto ST (STEMI). Il trattamento ottimale delle lesioni coronariche “non culprit” rimane da tempo motivo di discussione senza un reale consenso tra i cardiologi interventisti. La mancanza di chiarezza è dovuta all’assenza di dati in letteratura sufficientemente validi e conclusivi, comportando un’eterogeneità di trattamento che lascia all’operatore la decisione finale. Anche le recenti Linee Guida della Società Europea di Cardiologia della rivascolarizzazione miocardica percutanea non ci indicano un percorso terapeutico chiaro visto che sia la rivascolarizzazione della sola lesione culprit nella prima procedura (PCI multi-staged) che quella completa di tutte le lesioni in una unica procedura (PCI L one-staged) hanno una simile classe di indicazione (IIa e IIb rispettivamente), supportate entrambe da un livello di evidenza B. I risultati a sostegno del trattamento differito delle lesioni non culprit derivano dall’ormai datato studio HELP-AMI e confermati più recentemente dal trial HORIZON-AMI oltre che da successivi registri e metanalisi. Il trattamento della sola lesione culprit nella prima procedura, guidato dall’evoluzione clinica del paziente è, secondo questi dati, il trattamento di scelta in caso di paziente STEMI con malattia coronarica multivasale ed emodinamicamente stabile. A sostenere l’indicazione opposta vi è il trial randomizzato PRAMI, che sembra suggerire come un approccio completo one-staged possa ridurre il rischio di eventi avversi al follow-up. I risultati del recente trial randomizzato DANAMI-3-PRIMULTI sostengono che nei pazienti con STEMI e malattia multi vasale la completa rivascolarizzazione FFR guidata riduce significativamente il rischio di eventi avversi al follow-up rispetto al trattamento della sola lesione culprit durante il ricovero index. Per contro, in caso di instabilità emodinamica, l’orientamento terapeutico suggerito dalle linee guida è molto più chiaro, prevedendo una rivascolarizzazione completa preventiva di tutte le lesioni coronariche (classe di indicazione IIa). Anche in questo setting è comunque doveroso ricordare come i risultati riportati da diversi trial randomizzati e registri all comers siano ancora dibattuti. Nonostante i risultati dei trials siano contrastanti, i dati in letteratura riconoscono che l’approccio one-stage presenta comunque alcuni vantaggi teorici. Ad esempio, limita l’infarct-size preservando la funzione ventricolare sinistra; previene l’ischemia derivante dalla progressione di malattia dei vasi non cluprit che porterebbe ad ulteriori PCI con la riduzione della degenza globale e del costo totale delle cure. D’altra parte, il trattamento one-staged comporta un maggiore uso di mdc e quindi un aumentato rischio di nefropatia; un aumentato rischio di infarto miocardico periprocedurale, di trombosi e di restenosi degli stent impiantati nelle lesioni non colpevoli. Il corretto orientamento terapeutico in caso di infarto miocardico acuto e malattia multivasale rimane ancora del tutto aperto a nuove indicazioni. Il simposio verterà su queste tematiche, confrontando le due strategie attualmente suggerite con relatori di pareri opposti che serviranno ad aiutarci nella decisione se trattare o meno le lesioni non culprit e in che tempistiche nella nostra pratica clinica quotidiana. Simone Calcagno 11 Mercoledì 28 ottobre 2015 Leak paravalvolari: come capirne la rilevanza clinica e come trattarli Sala Ponente - 17.15-18.30 leak paravalvolari sono una complicanza relativamente frequente della fase post impianto delle protesi valvolari. Comprendendo anche tutti i pazienti trattati mediante impianto percutaneo di bioprotesi aortiche, la prevalenza di tale complicanza è compresa tra il 5 ed il 20%. Per quanto riguarda la TAVI, il PARTNER-IA ha dimostrato come la presenza di questa complicanza determini un aumento della mortalità statisticamente significativo, e la mortalità aumenta all’aumentare del grado di insufficienza. Per quello che riguarda la patogenesi, nelle bioprotesi chirurgiche il leak si determina su valvole che hanno avuto manifestazioni endocarditiche oppure quando l’anello valvolare presenta un’anatomia particolare, soprattutto calcificazioni, che diminuiscono la tenuta dei punti chirurgici. Invece nel caso della TAVI, il principale fattore non modificabile, indipendente dalla tipologia di bioprotesi e dalla tecnica di impianto, è il grado di calcificazione della valvola aortica. Nello specifico la calcificazione della commissura tra cuspide coronarica destra e non coronarica è un fattore indipendente di sviluppo di leak post impianto di TAVI. Le manifestazioni cliniche della presenza dei leak sono molteplici, variando da minimi segni e sintomi, non emodinamicamente significativi, fino all’emolisi severa e lo scompenso cardiaco. Un ruolo centrale nella diagnosi precoce e nell’iter diagnostico è svolto dall’ecografia transtoracica e transesofagea, che permette di identificare il tipo e l’entità dei leak. Un recente studio propone un nuovo schema per stabilire il grado di severità del leak mediante ecocardiografia, tenendo in considerazione parametri morfologici, quantitativi e color Doppler (figura). L’angiografia I identifica invece eventuali leak immediatamente post-procedurali e rappresenta l’inizio di un eventuale iter diagnostico terapeutico per la correzione di tale complicanza. Il trattamento di prima scelta è senza dubbio quello chirurgico. Molto spesso la valvola viene sostituita, altre volte si riesce a risuturare la protesi già impiantata. Purtroppo il rischio operatorio è quasi sempre aumentato, essendo fondamentalmente un intervento “redo”. Per non parlare poi dei pazienti sottoposti ad impianto di TAVI che di per sé presentano un rischio operatorio alto per le numerose comorbidità. Studiare un’alternativa alla chirurgia è diventato uno degli stimoli più importanti e negli ultimi anni si è cominciata a configurare la possibilità di chiudere i leak con dei device percutanei. La prima fu descritta nel 2004 da Kort et al. e fu effettuata su protesi in posizione mitralica. Ad oggi sono state sviluppate diverse tecniche percutanee per la chiusura dei leak offrendo una possibilità a pazienti altrimenti inoperabili. Esistono vari tipi di sistemi occlusori tra cui Amplatzer Septal occluder, Duct Occluder, Muscolar ventricular Septal defect occluder ed il più comune degli ultimi anni, ovvero il Vascular Plug II. L’indicazione al trattamento, la scelta del corretto device e la scelta della corretta tecnica di posizionamento dello stesso sono i cardini per una buona riuscita dell’intervento. La chiusura percutanea di leak paravalvolare è una valida opzione per i pazienti che si presentano con sintomi di grave insufficienza cardiaca o significativa emolisi e sono allo stesso tempo ad alto rischio di reintervento o rifiutano lo stesso. Tale procedura inoltre ha bisogno di operatori esperti la cui curva di appredimento prevede una scrupolosa pianificazione procedurale ed un approccio di tutto l’Heart team (ecografisti, anestesisti, cardiologo interventista). Tali prerequisiti sono necessari per massimizzare le possibilità di successo di una delle più difficili e impegnativi procedure di interventistica strutturale. Il simposio in Sala Ponente, ore 17.15-18.30, ci permetterà di prendere spunto dall’esperienza clinica e tecnica di operatori che normalmente eseguono nei loro laboratori di emodinamica la procedura, discutendo insieme le indicazioni e i risultati della correzione percutanea dei leak paravalvolari. Carmen Spaccarotella Figura 1: Algoritmo per il management dei leak paravalvolari intraprocedurali Modificata da Pibarot et al. * Assenza di insufficienza aortica preprocedurale, severa ipertrofia ventricolare sinistra con cavità piccola, moderata o severa disfunzione sistolica del ventricolo sinistro. ** Segni di alto rischio: marcate calcificazioni dei seni del Valsalva o dell’anulus che possono alterare l’integrità dell’anulus o dell’aorta o del tronco comune. *** Severa malapposizione della valvola, calcio massivo adiacente allo skirt più basso che impedisce la corretta apposizione dello stent sulla valvola nativa. C Congresso Nazionale Società Italiana di Cardiologia Invasiva National Congress Italian Society of Invasive Cardiology N GGenova, 27-30 Ottobre/October 2015 12 I nuovi orizzonti professionali e le competenze infermieristiche avanzate alla luce del comma 566 della L. 190/2014: come cambieranno i percorsi formativi. In Italia il concetto di competenza infermieristica avanzata viene introdotto a partire dagli inizi degli anni 2000, periodo in cui si sente la necessità di approfondire i diversi livelli di pratica infermieristica, in seguito all’approvazione della legge di riforma universitaria che stabilisce la possibilità di attivare percorsi di formazione post base anche in ambito infermieristico. Tale legge consente di perseguire quanto già previsto dal Profilo Professionale dell’Infermiere (1994) e dalla successiva Legge n. 42 del 1999. Da qui nasce la necessità di definire le competenze che un infermiere sviluppa in questi percorsi, per identificare il profilo di competenza nei diversi ambiti (clinico, organizzativo e formativo). Negli anni successivi si susseguiranno una serie di norme atte a delineare sia l’evoluzione del percorso formativo dell’infermiere in ambito accademico che il riconoscimento dell’autonomia e della responsabilità professionale. Tali norme ancora oggi alimentano il confronto intra ed interprofessionale insieme ad un interessante dibattito sul piano politico e sindacale, ancorché ancora lontani dal pieno riconoscimento istituzionale e contrattuale dell’infermiere con competenze specialistiche. In Italia, di pari passo con i Paesi occidentali, il crescente aumento della complessità assistenziale, associato al progressivo aumento dell’incidenza di malattie cronico-degenerative, determina la necessità di investire nelle competenze avanzate dei professionisti sanitari, in modo da rispondere in maniera efficace alle richieste dei cittadini che necessitano di una risposta assistenziale sempre più complessa e prolungata nel tempo. Oggi la formazione infermieristica di base (180 CFU) si avvalora della opportunità di aprire la strada verso una formazione complementare rappresentata dai master clinici o mangeriali di primo livello (60 CFU) e dai corsi di perfezionamento, oppure della possibilità di proseguire il percorso “verticale” verso la Laurea Magistrale (120 CFU); il conseguimento di quest’ultimo titolo apre le possibilità di accesso ai master clinici o manageriali di secondo livello, ai corsi di perfezionamento di secondo livello e al Dottorato di Ricerca (180 CFU). Sul piano del riconoscimento professionale, oltre che con la legge n. 42/99, che sancisce l’importante passaggio da “professione sanitaria ausiliaria” a “professione sanitaria”, è con la legge n° 43/2006 che vengono apportate novità importanti sul panorama della professione infermieristica ed in particolare per la formazione post-base. La competenza generalista è offerta pertanto dall’infermiere neolaureato: costituisce, per definizione, la posizione infermieristica iniziale. La competenza infermieristica avanzata costituisce qualcosa di diverso: si sviluppa attraverso la pratica clinica a cui si aggiunge una formazione accademica realizzata tramite un master. L’infermiere con competenze avanzate è in grado di realizzare un accertamento complessivo dei bisogni di salute, dimostrare un elevato livello di autonomia e abilità nella diagnosi e nel trattamento delle risposte individuali, collettive o famigliari ai problemi da salute; è in grado di integrare nel suo ruolo funzioni di educazione, ricerca, management, leadership e consulenza agendo anche da collegamento con il gruppo degli infermieri e gli altri professionisti; dimostra elevate capacità di pensiero critico, innovazione e cre- I vantaggi dell’iniezione automatizzata del mezzo di contrasto L.IT.07.2013.0126 13 Mercoledì 28 ottobre 2015 atività. Mentre l’esperto è dunque colui che offre soluzioni di elevata qualità ma basate su modelli tradizionali, l’infermiere con competenze avanzate dovrebbe possedere inoltre un formazione accademica ad hoc e una elevata capacità propositiva ed innovativa. Nel 2014 con la Legge n. 190 (legge di stabilità 2015) viene emanato il comma n. 566 che ripropone con particolare vigore l’attenzione sulle competenze specialistiche in quanto decreta come “ferme restando le competenze dei laureati in medicina e chirurgia in materia di atti complessi e specialistici di Prevenzione, diagnosi, cura e terapia, con accordo tra Governo e Regioni, previa concertazione con le rappresentanze scientifiche, professionali e sindacali dei profili sanitari interessati, sono definiti i ruoli, le competenze, le relazioni professionali e le responsabilità individuali e di equipe su compiti, funzioni e obiettivi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione, anche attraverso percorsi formativi complementari. Dall’attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza Pubblica”. Nel 2015 la FNC costituisce un gruppo di lavoro sulla tematica “competenze infermieristiche” a seguito dell’ approvazione della legge 190/14 – comma 566, con la finalità di arrivare alla definizione di un “documento quadro” con annesse “note definitorie e metodologiche”. Il documento quadro indica la tipologia funzionale, il percorso formativo e l’agibilità nell’organizzazione del percorso e della progressione delle competenze dell’Infermiere. L’ipotesi del percorso formativo evidenzia la manifestazione della simmetria tra linea gestionale e linea clinica mediante ipotesi dimostrativa del posizionamento degli infermieri con livelli diversi di competenza sia nella clinica sia nella gestione e l’ipotesi di organigramma. Il documento prevede l’importante novità dello sviluppo simmetrico di una formazione clinica fino al livello magistrale, di pari passo con ciò che avviene oggi riguardo alla formazione manageriale dell’infermiere. Tale atto si propone come la base per riflessioni, integrazioni e modifiche, con la finalità di definire la posizione e gli obiettivi del gruppo professionale sulle competenze infermieristiche; il documento si prefigge inoltre la finalità di porsi come base concreta per dare inizio e portare a buon fine il confronto con le altre professioni, con le forze sociali, con il MIUR e Ministero della Salute, con le Regioni. Un recente studio pubblicato da Linda Aiken su Lancet nel 2014, “Nursing staffing education and hospital mortality in nine European countries: a retrospective ostervational study”, ha evidenziato come migliori livelli formativi per gli infermieri potrebbero ridurre le morti evitabili in ospedale. Questo dimostra che non solo è necessario avere chiaro e condiviso il ruolo e la funzione dell’infermiere per essere responsabili a tutti i livelli della gestione della presa in carico della persona assistita, ma che oltre alle conoscenze disciplinari di base è importante approfondire le conoscenze specifiche in modo da pos- sedere un insieme di competenze generali, specifiche, specialistiche ed ancora più avanzate. La competenza avanzata e specialistica sono pertanto il risultato di conoscenza, capacità di elaborazione, comprensione e giudizio, un insieme di abilità psicomotorie, interpersonali, cognitive e tecniche, un insieme di attributi e di attitudini personali. Il profilo unico dell’infermiere ha dunque affermato una base comune e l’infinita possibilità di successive differenziazioni: imprescindibile è che le competenze acquisite con la formazione post base vengano acquisite in moduli formativi attivati in università per raggiungere il titolo di specializzazione, come previsto dalla L. 43/06 o di Laurea Magistrale, come recentemente ipotizzati dalla Federazione Nazionale Collegi Ipasvi; pertanto la formazione specialistica deve essere strutturata, riconoscibile e omogenea su tutto il territorio nazionale. Maurizio Rivera Di Renzo e Lorenzo Ciarma 15 Mercoledì 28 ottobre 2015 IVUS, OCT e FFR: perché ci servono tutti e tre eterno dilemma: anatomia o fisiologia? Placca ulcerata o ridotta perfusione durante sforzo? Velina bionda o velina mora? Forse stavolta è anche peggio, perché da dicotomica la scelta è diventata “a tre”… La straordinaria evoluzione tecnologica nell’ambito della cardiologia interventistica ha, di fatto, messo in mano ai singoli operatori una quantità straordinaria di informazioni per facilitare la comprensione della fisiopatologia coronarica e migliorare l’impatto prognostico dell’angioplastica coronarica. Ma non sempre è facile scegliere. La maggior parte degli operatori tende a prediligere un approccio rispetto agli altri generalmente in relazione al livello di expertise raggiunto in quella tecnica e al background culturale in cui si è sviluppata la propria formazione interventistica, sebbene una serie di considerazioni di carattere economico, che spesso condannano all’impossibilità di scegliere fra tutte le opzioni possibili, giochino un ruolo cruciale nell’anno di grazia 2015. Ma è davvero indifferente usare una tecnica piuttosto che un’altra? “Qual è meglio?” (direbbe il sempre sottovalutato paziente…) Gli studi FAME hanno indubbiamente attribuito alla Fractional Flow Reserve (FFR) il ruolo preminente nella disputa per la capacità di discernere quando un intervento di rivascolarizzazione abbia rilevanza prognostica e quando, invece, altro non sia che il braccio efferente di un riflesso oculomotore… Ma se è in grado di dirci QUANDO agire, la FFR non ci dice nulla su COME farlo. Né tantomeno è in grado di prevedere con che rapidità un dato quadro coronarico possa modificarsi e dar vita a un evento acuto. In questo ambito entrano in gioco l’IntraVascular UltraSound (IVUS) e l’Optical Coherence Tomography (OCT), in grado di fornire informazioni sulle caratteristiche della placca coronarica e sul conseguente rischio di eventi acuti: il loro apporto, sebbene ancora non corroborato dalle medesime evidenze in termini prognostici, segnerà le tappe future della cardiologia interventistica coronarica. L’IVUS è già entrato da tempo nella pratica clinica e appare insostituibile per le lesioni ostiali di tronco comune e coronaria destra e per la definizione della parete vasale in tutto il suo spessore. Ma è l’OCT a offrire gli spunti più interessanti per il futuro grazie alla sua straordinaria capacità di definire la parete intima del vaso e la qualità delle immagini acquisite per guidare la scelta e il posizionamento dello stent all’interno della coronaria, così come per giudicarne il risultato finale. L’evoluzione tecnologica lo renderà sempre più disponibile e di uti- L’ lizzo sempre più rapido, chi potrà più farne a meno? Tre strumenti in grado di aggredire la patologia coronarica con una strategia diversa, tre ar mi diverse ma con il medesimo obiettivo. Perché rinunciare a usarle tutte? D’altronde, chi rinuncerebbe a un tridente del genere? Sì, costano molto. Ma sognare in fondo non costa nulla… Roberto Nerla C Congresso Nazionale Società Italiana di Cardiologia Invasiva National Congress Italian Society of Invasive Cardiology N GGenova, 27-30 Ottobre/October 2015 Chairperson: Gennaro Sardella (Roma) 16 Case Presenter: Giuseppe Tarantini (Padova) INTERVENTIONALISTS TEAM Fabrizio Tomai (Roma) Lorenzo Menicanti (San Donato Milanese) Alfredo Marchese (Bari) Massimo Massetti (Roma) Daniela Trabattoni (Milano) Lucia Torracca (Ancona) Antonio Colombo (Milano) Alfredo Giuseppe Cerillo (Massa) SURGEONS TEAM Orsiro Ultrathin Hybrid DES Clinical Evidence in IMA patients 3,3% TLF a 12 Mesi 5% TLF a 12 mesi (vs 8,7 % TLF di Xience Prime) 211 Pazienti del sottogruppo STEMI T Pilgrim, D Heg, M Roffi, et al. (BIOSCIENCE): a randomised, single-blind, non-inferiority trial. The Lancet - Published Online September 1 442 Pazienti del sottogruppo STEMI Real-world experience with a novel biodegradable polymer sirolimus-eluting stent: twelve-month results of the BIOFLOW-III registry EuroIntervention Journal C Congresso Nazionale Società Italiana di Cardiologia Invasiva National Congress Italian Society of Invasive Cardiology N GGenova, enovva, 27 27-30 7 30 Ottobre/October 2015 L’iniziativa app POST-PCI è disponibile nelle seguenti sessioni di giovedì 29 ottobre: Scarica l’applicazione POST-PCI SALA SCIROCCO 15.00 PARALLEL SYMPOSIUM CORONARY 16.15 DAPT DURATION AFTER PCI: CHALLENGING THE COMPLEXITY SALA LEVANTE 16.15 CLINICAL CROSSROADS CORONARY/PHARMACOLOGY 17.15 HOW TO DEAL WITH INCOMPLETE PCI REVASCULARIZATION Fra tutti coloro che utilizzeranno l’app POST-PCI ed invieranno la soluzione corretta entro le ore 18.00 del 29 ottobre all’indirizzo [email protected] verrà estratto un iWatch durante la sessione CLOSING REMARKS di venerdì 30 ottobre alle ore 13.15 SEND A MESSAGE IN SALA GRECALE Invia le tue domande tramite la APP GISE2015 Clicca sul programma “ON AIR” e sulla sessione per visualizzare i dettagli e sull’icona Poni una domanda per inviare il tuo messaggio Le migliori domande saranno premiate con 3 app PCR Valve Atlas 18 28-29 ottobre, Sala Tramontana (15.00-18.00) LA TC COME METODICA DI IMAGING NELLA PIANIFICAZIONE DELL’IMPIANTO DI VALVOLE AORTICHE TRANSCATETERE Corso teorico-pratico CT IMAGING FOR TRANSCATHETER AORTIC VALVE IMPLANTATION (TAVI) Hands-on Training Course Il Corso sarà realizzato grazie ad un contributo educazionale incondizionato di F CTO Summit WAITING FOR YOU... Turin April 14th - 15th 2016 A.S.L. TO2 Ospedale San Giovanni Bosco di Torino A.S.L. TO3 Ospedali Riuniti di Rivoli (Torino) dream-adv.it T he program will be available also on the following web­site: www.educazioneprevenzionesalute.it For information and registration contact: Emanuela Trecci, TERUMO [email protected] Tel. +39 335.632.44.66