Fitoterapia – principi generali

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Fitoterapia – principi generali
In ambito fitoterapico è importante ricordare che l’azione della pianta deriva dalla azione del
“fitocomplesso” più che dalla azione dei singoli principi attivi.
La ricerca ha, nel corso del tempo, isolato numerosi principi attivi di derivazione vegetale,
intendendo come principi attivi i prodotti , primari o secondari, del metabolismo delle piante che
hanno una azione farmacologica una volta introdotti nell’organismo umano, l’attività biologica dei
principi attivi è però quantitativamente, talora anche qualitativamente, diversa da quella del
fitocomplesso..
Il fitocomplesso è una entità biochimica “complessa” nella quale il prodotto appare superiore o
comunque diverso dalla somma delle parti. Data la sostanziale importanza del fitocomplesso
questo deve rimanere il più possibile intatto nelle varie manipolazioni che la pianta subisce dal
momento della raccolta al momento in cui arriva , sotto varie forme , al paziente.
Per effettuare un trattamento fitoterapico che non sia già in partenza destinato al fallimento
bisogna quindi non solo scegliere la pianta o le piante giuste per ciò che si vuole trattare, ma
anche la forma di estrazione ed il veicolo più adatti. Entra qui il concetto di biodisponibilità, che
indica quella quantità di principi ancora attivo che riesce a raggiungere i recettori ai quali è
destinata senza essere inattivata durante il percorso, un esempio tipico è il passaggio epatico che
può portare talora alla inattivazione per metabolizzazione di una parte del principio attivo ( è
proprio per questo che in genere si consiglia l’assunzione per via sublinguale)
Poiché molti fattori sia esogeni che endogeni agiscono sulla possibile azione farmacologica del
fitofarmaco la cui via di assunzione principale è quella orale la dose , la frequenza di
somministrazione e la forma fitoterapica assumono una importanza fondamentale nel
raggiungimento dell’effetto voluto.
Dato che non andiamo personalmente a cogliere le piante che utilizziamo e non presidiamo
personalmente alla loro preparazione è molto importante la scelta del produttore al quale ci
affidiamo.
Ogni pianta deve essere raccolta in quello che è definito tempo balsamico.
Il tempo balsamico è periodo dell’anno ,nonché dello sviluppo vegetativo, nel quale le sostanze
attive raggiungono lo sviluppo massimo.
Il tempo balsamico dipende dalla zona di raccolta, ma anche dalla parte della pianta che si vuole
utilizzare ad esempio la corteccia va raccolta in primavera, le radici vanno raccolte mentre la
pianta è in riposo vegetativo etc.
Altrettanto importante è la zona di provenienza della pianta perché fattori climatici e/o ambientali
hanno azione sui principi contenuti nelle piante medicinali.
Importante è, inoltre, la data di raccolta della pianta per la possibilità di alterazione della pianta
stessa durante la conservazione ; le piante non dovrebbero essere conservate per più di un anno
(ad eccezione della corteccia di frangola ).
Metodo di disidratazione , metodo di conservazione e metodo di estrazione completano questo
quadro.
Tutte queste variabili che agiscono sul prodotto finito fanno comprendere quanto sia importante
affidarsi ad un produttore di fiducia per evitare fallimenti terapeutici o comunque risposte
terapeutiche inadeguate.
Per quanto riguarda la conservazione bisogna ricordare che è importante anche la conservazione
del prodotto finito in particolare quando questo è affidato al paziente per cui attenzione la calore,
alla luce, alla umidità alle contaminazioni in particolari per quei prodotti che sono dotati di un
contagocce non inscindibilmente unito alla bottiglia ma asportabile .
Personalmente ritengo, benché non sia codificato,che anche i campi magnetici e le radiazioni
possano essere implicati nel deterioramento del prodotto fitoterapico per cui consiglio di tenere i
prodotto lontani da televisori, telefoni cellulari e simili .
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Azione antinfiammatoria/antidolorofica
Diverse piante possono avere una azione antinfiammatoria ed antidolorifica più o meno spiccata,
purtroppo gli studi clinici in questo ambito riguardano principalmente la terapia delle forme
artrosiche in senso lato e dimenticano completamente l’odontoiatria.
Per esperienza diretta , nonché per la composizione ed attività del fitocomplesso, ritengo che
l’associazione di Harpagophytum procumbens, Salix alba e Spirea ulmaria sia quella che dà i
migliori risultati come azione antinfiammatoria ed effetto antidolorifico nelle forme odontoiatriche
acute nelle quali predominino l’infiammazione ed il sintomo dolore.
Harpagophytum procumbens (artiglio del diavolo): ha una azione antinfiammatoria che può essere
paragonata a quella del fenilbutazone, tale azione è determinata dalla azione inibente la sintesi
delle prostaglandine dei suoi principi attivi.
Ha anche attività analgesica.
L’utilizzo dell’artiglio del diavolo è stato studiato principalmente nelle forme artrosiche e in questo
ambito di applicazione esistono studi clinici e sperimentali, ma la dinamica e la formulazione del
suo fitocomplesso permettono di allargare il suo utilizzo in ambito odontoiatrico dove viene
sfruttata sia la sua azione antinfiammatoria sia la sua azione analgesica.
Effetti secondari: non usare in gravidanza perché possiede una azione ossitocica
Salix Alba (salice bianco) :ha azione una azione antinfiammatoria aspecifica alla quale si uniscono
una azione antipiretica ed antinevralgica. L’azione di inibizione della sintesi delle prostaglandine
(blocco della cicloossigenasi) è dovuta principalmente all’acido salicilico derivante dalla salicilina
dopo la sua idrolisi a livello dell’intestino e la successiva metabolizzazione dei prodotti della idrolisi
stessa. A fianco di queste azioni principali va segnalata anche una azione di inibizione della
aggregazione piastrinica.
Il salice bianco ha una azione anche di tipo sedativo e , principalmente, ansiolitico, azione che
risulta particolarmente importante nel trattamento degli stati di “nervosismo” che spesso
accompagnano le sindrome dolorose.
Effetti secondari: la cortecia di salix alba è ,in effetti, il precursore dell’aspirina e benché non siano
segnalati effetti secondari riconducibili ai salicilati in essa contenuti è buona norma non usare
questo prodotto in quei soggetti che abbiano una dichiarata ipersensibilità ai salicilati .
Non esistono al momento dati sicuri sulle possibili interazioni di questo prodotto, ma data la sua
azione di inibizione della aggregazione piastrinica si consiglia prudenza nei soggetti in terapia con
prodotti che possono avere effetti similari.
Spirea Ulmaria (Olearia): la pianta contiene salicilati e di questi si sfrutta l’effetto antinfiammatorio
dovuto anche in questo caso al blocco della cicloossigenasi, ha anche una azione analgesica
grazie alla produzione di PGE1. L’uso nelle sindromi dolorose a livello odontoiatrico per il suo
effetto antalgico è comune.
Effetti secondari: non sono segnalati effetti secondari , contiene , comunque ,salicilati.
Note: l’acqua bollente inattiva il suo effetto .
L’utilizzo di queste sostanze in estrazione idroalcolica fa sì che si che esse perdano buona parte
dei tannini e degli amari che sono responsabili della gastrolesività che viene in letteratura ad esse
associata rendendole quindi più facilmente utilizzabili.
In commercio sono reperibili prodotti che contengono queste tre piante unite insieme.
Note per l’assunzione: buona norma è tenere il prodotto per qualche minuto sotto la lingua. La via
sublinguale si utilizza onde a far evitare il passaggio epatico e la possibile disattivazione o
alterazione dovute a questo passaggio.
Si tratta di formulazioni alcoliche, volendo diminuire la quantità di alcool presente si può utilizzare
acqua calda ,assolutamente da evitare ,l’acqua bollente.
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Un certo interesse ha destato ultimamente l’utilizzo come antinfiammatorio del Perna canaliculus
(Mitilo dalle labbra verdi) , accreditato per il trattamento delle forme artrosiche, ma che possiede
una notevole azione antiflogistica aspecifica dovuta all’azione di inibizione degli ormoni tissutali
che agiscono sulle prostaglandine proinfiammatorie della serie PGE2. Il prodotto potrebbe avere
anche una certa azione ormonale che determina nei pazienti nei quali è stato sperimentato una
sensazione di benessere e di accrescimento della attività
.Il prodotto è da evitare nei soggetti allergici a pesce e crostacei.
Azione antimicrobica
La plantago lanceolata ha azione antimicrobica dimostrata sperimentalmente , l’azione è
comunque limitata ad alcuni ceppi in particolare la plantago lanceolata inibisce lo Staphylococcus
Aureus.
Esistono soggetti allergici a questa pianta, ma l’allergia è da ascriversi al polline e non alla pianta
(di cui si utilizzano le parti aeree) la allergia al polline della plantago si associa in genere alla
allergia alle graminacee , non sono segnalati in letteratura effetti secondari
L’echinacea ha proprietà imunostimolante, antibiotica a spettro ampio e antiflogistica (aspecifica).
L’azione antibatterica ed antifungina si evidenzia nei confronti dello Staphylococcus Aureus,
Escherichia Coli, Pseudomona aeruginosa, Trichomonas vaginalis , Epidrmophytun interdigitale
Importante nell sua azione è anche l’effetto di stimolazione aspecifica del sistema immunitario.
Il vantaggio del suo utilizzo risiede quindi nella componente antibiotica in associazione alla azione
di stimolo delle difese organiche
In genere se si utilizza non la pianta fresca ma , come avviene di solito, la TM è preferibile
l’impiego di una forma diluita (D2-D3)
L’uso è sconsigliato in caso di allergia alle Asteracee
Interessante è l’utilizzo dell’estratto di semi di pompelmo. Questo estratto annovera tra i suoi
principi attivi composti polifenoli quaternari,acido ascorbico , aminoacidi.
E’ usualmente considerato un antimicrobico ad spettro di azione abbastanza ampio (in particolare
staphilococchi e streptococchi) , possiede azione antibatterica,antivirale, antiprotozoaria ed
antimicrobica anche se c’è chi sostiene che queste proprietà antimicrobiche siano inesistenti e
dovute solo ai conservanti presenti nei semi.
Scoperto da Harich nel 1979 l’estratto è ricavato dai semi della pianta disidratata, poiché il
composto è acido si ha intolleranza alla sua acidità in circa il 3-5% dei casi, in questa circostanza è
consigliabile l’assunzione a stomaco pieno.
E’ possibile utilizzare il prodotto anche per sciacqui orali a funzione antibatterica in genere con un
dosaggio di 5 gocce per un bicchiere di acqua.
Non va utilizzato in caso di allergia agli agrumi.
Bisogna inoltre ricordare che il pompelmo agisce con azione di inibizione enzimatica sul
Citocromo P450 e sono quindi possibili interazioni farmacologiche talvolta anche importanti.
Molto più interessanti sono gli oli essenziali.
L’olio essenziale che si ricava dalla Melaleuca Artenifolia (Tea Tree) ha una azione
imunostimolante ed è attivo contro batteri,funghi, virus. Per il suo indice aromatico è inserito tra gli
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oli essenziali maggiori, ha azione sia sui batteri Gram positivi che Gram negativi nonché su alcuni
funghi come la Candida Albicans.
Non si conoscono al momento effetti secondari tossici,ma non è il massimo come gradevolezza.
Associato all’olio essenziale di limone e di lavanda si può usare a livello del cavo orale anche per
uso topico (3 gocce per toccature) .
L’olio essenziale di limone (citrus medica L. ssp Limonum) ha infatti proprietà battericide ,
antinfiammatorie, cicatrizzanti e di attivazione delle difese organiche .
L’uso prolungato è sconsigliato negli ipotesi.
L’olio essenziale di lavanda (lavandula angustifolia) è in questo caso associato per la sua azione
cicatrizzante ed antinfiammatoria
L’olio essenziale di origano ha mostrato in vitro notevoli qualità antifungine ed antibatteriche ,
queste qualità hanno , almeno al momento avuto un riscontro solo nell’uso topico su affezioni
cutanee , vaginali etc ma non hanno avuto riscontro nell’utilizzo per via sistemica, può inoltre
essere irritante per le mucose e non può essere usato , data la presenza di fenoli, in caso di
gastriti od ulcere gastriche .Analogamente l’olio essenziale di santoreggia che ha notevoli azioni
antibatteriche ed antifungine ma è difficilmente gestibile nella pratica e l’olio di Cannella di Ceylon
che ha proprietà antimicrobiche notevoli ma necessita di altrettante accortezze nel suo utilizzo.
Efficacia indiscussa come antimicrobico ha l’olio essenziale di Timo , l’attività antimicrobica si
evidenzia sia contro batteri che contro funghi , talora anche contro batteri resistenti agli antibiotici,
a fronte di questo va detto che la composizione di questo olio varia notevolmente a seconda della
zona di origine , al periodo nel quale viene raccolta la pianta ed al chemiotipo e già questo può
portare a qualche delusione, inoltre non è molto ben tollerato da cute e mucose, non può essere
utilizzato nei sofferenti di patologie gastriche etc, richiede quindi , per la sua prescrizione, una
conoscenza tecnica adeguata.
L’olio di arancio amaro estratto dai fiori e detto comunemente neroli ha uno spettro antibatterico
piuttosto ampio ed è anche ben tollerato, il petit grain è invece l’olio estratto dalle foglie ed ha una
attività antinfiammatoria.
Una citazione ,probabilmente non necessaria , anche per i notissimi chiodi di garofano che
contengono circa il 90% di eugenolo che ha azione sia antimicrobica (funghi e batteri) che
antinfiammatoria ed analgesica, ricordare sempre che è irritante per cute e mucose e che sarebbe
meglio non usarlo in gravidanza e comunque mai per tempi prolungati.
Si può quindi concludere affermando che l’uso degli oli essenziali dà in genere molte soddisfazioni
ma , a parte , l’eugenolo, che tutti ovviamente conoscono, se si è ai primi utilizzi degli oli essenziali
o comunque non ci si sente sicuri conviene limitarsi all’uso topico della associazione melaleuca ,
lavanda , limone descritta in precedenza ( e che dovrebbe essere reperibile già pronta in dosaggi
equilibrati) e rimandare al futuro terapie più impegnative.
Simonetta Albi
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