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MARTEDÌ
4 GIUGNO 2013
Don Chisciotte apre il Napoli Teatro Festival
Canti sacri inglesi
in Santa Maria
inAracoeli a Roma
ROMA. Al via il quarto
Italia Loves Emilia,i grillini attaccano:
«2 milioni di costi,il doppio del normale»
BOLOGNA. Il Movimento Cinque Stelle attacca il
concertone di beneficenza di Campovolo dello
scorso settembre, a favore delle terre colpite dal
sisma. «Osservando il resoconto generale di “Italia
Loves Emilia” ci è balzata agli occhi una cifra strana: i
quasi due milioni di costi di produzione», scrive in
un’interrogazione il consigliere regionale Andrea
Defranceschi. Il ricavo complessivo dell’iniziativa era
stato di cinque milioni, inclusi i due per la produzione.
CINEMA
CON L’ANIMA
DA NAPOLI
Festival internazionale di
Canto sacro nella basilica
romana di Santa Maria in
Aracoeli. Questa
edizione si articolerà in
tre giornate (7-9 giugno)
ed è dedicata alla Gran
Bretagna e a uno dei suoi
più noti compositori,
Benjamin Britten, del
quale quest’anno ricorre
il centenario della nascita.
Da venerdì a domenica si
succederanno il Vocalia
Consort diretto da Philip
Lawson, il quartetto
Gothic Voices e il coro di
voci bianche del Teatro
dell’Opera di Roma,
diretto da Josè Maria
Sciutto.
n tono con la veste internazionale
Iindossa
che il Napoli Teatro Festival Italia
per la sua sesta edizione, la
Le illusioni di «Don Quichotte
du Trocadéro» di José
Montalvo danno il via oggi alla
sesta edizione della rassegna
terza firmata da Luca De Fusco,
stasera al Teatro San Carlo va in
scena in prima italiana il balletto Don
Quichotte du Trocadéro nella
produzione del Théâtre National de
Chaillot firmata dal francese José
Montalvo. Lo spettacolo inaugura la
kermesse che fino al 23 giugno
propone 20 debutti assoluti, 3 prime
italiane e 30 spettacoli del nuovo
Fringe. Il coreografo francese rivisita
il romanzo e il personaggio di
Cervantes secondo la sua
personalissima visione ironica,
farsesca, beffarda. Don Chisciotte,
per Montalvo, è infatti «il primo
grande romanzo moderno che
intinge la penna nell’inchiostro del
burlesque». Sul palco nei panni del
prode ci sarà pertanto l’attore
comico Patrice Thibaud, «un poeta,
un acrobata, un trapezista della
risata», che rappresenta in maniera
eccellente il lato comico di Don
Chisciotte. Clownerie che fa parte
della creatività di Montalvo il quale si
è ispirato all’opera di Cervantes e al
balletto classico di Petipa per
montare una coreografica «che
mette a confronto la grammatica del
gesto della commedia dell’arte con le
pratiche corporali della danza urbana
contemporanea». La sua scrittura
coreografica mescola danza classica,
contemporanea, africana, hip hop,
flamenco, teatro e appunto circo
amalgamando reale e virtuale con
scene di grande impatto visivo. I
ballerini difatti danzano assieme a
Valeria Chianese
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il film è girato tra Arezzo
e San Miniato, terra dei fratelli
registi, in paesaggi ma
anche in prigioni storiche
«Dal carcere
al set per capire
cos’è la libertà»
DI EMANUELA GENOVESE
atti non foste a viver come bruti ma per seguire
virtute e canoscenza».
Con Il Riscatto Giovanna Taviani, figlia di Vittorio e nipote di Paolo, centra una domanda carica di senso.
Può l’uomo condannato dalla società e dalle sue stesse mani, prigioniero dei suoi delitti, trovare un riscatto nell’arte? Da anni il cinema e
il teatro si fanno portatori di questa
realtà. Basta pensare al lavoro svolto dalle compagnie teatrali, nel silenzio e nel dolore delle carceri: le
più "famose", capaci anche di dare
un’altra vita a questi uomini, la Compagnia Teatrale di Volterra (fondata
da Armando Punzo nel 1988) e la
Compagnia dell’Alta sicurezza di Rebibbia (voluta da Fabio Cavalli). Viaggio metaforico alla ricerca della redenzione, Il riscatto è interpretato da
Salvatore Striano, il
protagonista di Cesare deve morire, nei
panni di se stesso.
Un uomo rinato grazie all’arte che si ritrova nei vicoli di San
Miniato (il paese natale dei Taviani) a
contatto con persone che ricordano la
Resistenza e Pier
Delle Vigne. Presentato nella sezione
Short film corner del
Festival di Cannes Il
riscatto, dopo la partecipazione all’Open Roads - New Italian Cinema,
sarà proiettato nell’ambito del festival Libero Cinema in Libera Terra,
organizzato da Libera, l’unica Ong italiana tra le prime 100 nel mondo
nella classifica internazionale di The
Global Journal, che promuove la lotta alle mafie e la legalità e la giustizia. Giovanna Taviani, regista e scrit-
«F
proiezioni video confondendo lo
spettatore, nel dubbio tra realtà e
inganno tecnologico. Luca De Fusco
ha dato all’edizione 2013 un’impronta
eclettica, ispirandosi «alla mescolanza
di lingue, stili e culture per un festival
meticcio», che includa «grande teatro,
grande regia, grandi classici, ma anche
teatro sperimentale e tanta danza».
Sono 30 gli spettacoli in programma
al Festival realizzati da grandi maestri
della scena teatrale mondiale, opere
nate su suolo napoletano. Grande
attesa per la messa in scena, dal 6
giugno, de Lo spopolatore di Samuel
Beckett, regia di Peter Brook; dal 7
giugno de La bisbetica domata, con la
regia di Andrej Koncalovskij; dal 21
giugno, di Circo equestre Sgueglia di
Viviani, regia di Alfredo Arias.
Giovanna Taviani, figlia di Vittorio,
ha girato il corto «Il riscatto»
con Salvatore Striano, protagonista
di «Cesare deve morire»: «Apologo
di un uomo in lotta con se stesso,
tra colpa, rimorso e perdono»
trice, racconta ad Avvenire la genesi
del film.
Da dove nasce l’idea de «Il riscatto»?
Ho incontrato Salvatore Striano per
la prima volta alla proiezione ufficiale di Cesare deve morire, durante
il Festival di Berlino. Mio padre e mio
zio mi avevano parlato a lungo di Salvatore, un talento eccezionale. Mi
raccontarono un aneddoto che mi
colpì: Striano, durante le riprese del
film, confidò che non riusciva ad addormentarsi quando arrivava la notte. E l’unica soluzione era quella di
leggere il teatro e
Shakespeare. Si addormentava sognando di vivere quelle
storie e di diventare
quei
personaggi.
Con la speranza di
non risvegliarsi nella
sua grigia cella.
Colpa. Perdono. Una
vita nuova. Su cosa
ha focalizzato il racconto del film?
Striano una volta mi
disse: «Solo quando
recito riesco a perdonarmi». Ora è un uomo nuovo, anche se pesa ancora la condanna di 17
anni per i reati di camorra. Gli applausi, che lui ha ricevuto e riceve,
sono per quell’uomo nuovo, che con
il suo talento si è allontanato dal passato. Durante il festival di Berlino una spettatrice italiana, da anni trasferita in Germania, ha fermato
Striano per dirgli: «Sono fiera di es-
BOX OFFICE
SORRENTINO
SI CONFERMA,
EXPLOIT LUBITSCH
Il box office dello scorso
weekend, vinto da «Una
notte da leoni 3» con
6.117.926 euro di incasso
nel primi quattro giorni di
programmazione, vede la
conferma al terzo posto
de «La grande bellezza»
di Paolo Sorrentino con
1.354.776 di euro che
dopo due weekend in
sala arriva a 4.225.821.
Da segnalare poi la
performance di «To be or
not to be», il capolavoro
di Lubitsch del 1942, che
ha realizzato la seconda
media copia più alta
(euro 3.759,00) dopo
«Una notte da leoni 3».
Salvatore Striano ne «Il riscatto» di Giovanna Taviani (nella foto piccola, la regista)
sere italiana perché ci sono persone
come te». La vita di Striano dimostra
che un uomo, attraverso l’interpretazione di ruoli universali e di opere
che raccontano tradimento, bugia,
pentimento e vendetta, può davvero diventare un’altra persona.
Nel film il mondo di Striano si unisce alla storia di San Miniato, il paese dove è ambientato «La notte di
San Lorenzo» dei fratelli Taviani.
La vera scintilla che ha messo in moto Il riscatto è stata quella di mettere a confronto due mondi diversi, lo
squallore del carcere e della camorra contro i paesaggi artistici e naturali di San Miniato. Dalla cella di Arezzo, dove furono uccisi tre partigiani, nasce un dialogo immaginario
sul senso della morte per la libertà e
sull’inferno della cella. Dialogo che
ha il suo culmine nell’ascesa dei 120
scalini della rocca di San Miniato, il
punto più alto della città e luogo leggendario dove fu rinchiuso Pier Delle Vigne, che si tolse la vita per non
aver sopportato l’onta del carcere.
Ho scritto cinque finali in sceneggiatura perché cercavo la fine adatta per il film che considero un apologo di un uomo in lotta con se stesso: la salita verso il futuro, piena di
rimorsi e di ricordi. Ho potuto realizzare questo film con un’operazione a basso budget, grazie all’impegno costante di tutta la troupe, e specialmente grazie al direttore della fotografia Duccio Cimatti e al montatore Benni Atria.
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Dopo la Croisette «Salvo» trova la via delle sale
«Cannes ci ha premiato, l’Italia ci scopre solo ora»
all’indomani della proiezione a Cannes siamo
stati battezzati il capolavoro del festival dal
quotidiano Libération, che ci ha dedicato due
annes, le buone notizie ci sono. Salvo, il
pagine, con un richiamo in prima pagina. I premi,
film vincitore del Gran Prix della Semaine
dopo una lunga attesa, ci hanno portato la
de la Critique e il Prix Révélation, sarà
distribuzione italiana». Giustamente polemico il
distribuito non solo in Francia, ma anche nelle
sale italiane dal 27 giugno da Good Films, la casa
produttore Massimo Cristaldi: «Salvo è stato un
di distribuzione guidata da Ginevra Elkann, in –
concepimento lungo, partito dalla vittoria del
almeno all’inizio – 30 copie. Un
Premio Solinas. Produrlo per me e
meritato percorso per l’opera
Fabrizio Mosca è stata
prima di Fabio Grassadonia e
un’occasione così rara. Era ed è un
Antonio Piazza, dopo il successo
film indispensabile che non ha
alla Semaine, la sezione autonoma
avuto il sostegno privato di
della Croisette che ha avuto come
network. Spero che il percorso di
presidente di giuria la regista Mia
Salvo possa servire ad aprire gli
Hansen-Løve. Ne hanno discusso
occhi di chi ha le leve del potere
ieri alla Casa del Cinema di Roma,
economico, per pluralizzare
i registi e i produttori nell’ambito
l’offerta cinematografica. Quando
di "A proposito di Cannes",
il progetto è valido i risultati
Trenta copie dal 27
convegno voluto dal Sindacato dei
arrivano». E nell’ambito di "A
Critici Cinematografici per creare
proposito di Cannes» è
giugno. Il regista Piazza:
un’occasione di discussione e di
intervenuto anche Fabio Ferzetti,
«5 anni per realizzarlo,
confronto sulle novità e i risultati
critico de Il Messaggero: «Cannes è
del mercato dell’edizione 2013 del
un festival che ha dato
distribuzione convinta
Festival. «Le emozioni sono state
straordinarie conferme (basta
solo dal Grand Prix»
tante e positive» esordisce il
pensare a Paolo Sorrentino, il cui
coregista Antonio Piazza. «Il
esordio L’uomo in più fu
nostro film ha compiuto un
selezionato nel 2001 nella sezione
percorso lungo cinque anni. Grazie alla solidità
Orizzonti della Croisette, n.d.r.), ma tengo a
della coproduzione si è creato in Francia un
sottolineare che i grandi autori di ora e del
interesse vero nei confronti di questo film, che
passato sono stati spesso scoperti in altri festival
era stato preceduto dalla realizzazione di un corto
come Venezia, Locarno e Karlovy Vary».
che ha girato cento festival e vinto numerosi
Emanuela Genovese
premi. La Semaine de la Critique ci ha scoperto e
©
DA ROMA
C
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La nuova televisione? È (quasi) uguale alla “vecchia”
DI GIACOMO GAMBASSI
ossono moltiplicarsi i
canali; possono
proliferare le
piattaforme; possono arrivare
le smart tv o internet sul
piccolo schermo. Ma alla fine
vince sempre la cara vecchia
tv generalista: non solo
continua a conquistare due
terzi del pubblico televisivo
italiano, ma con il suo stile
influenza i palinsesti dei
canali tematici e a pagamento.
Insomma, tutto cambia per
non cambiare nulla (o quasi).
Almeno se si guarda alle
abitudini degli spettatori.
Ecco perché siamo di fronte a
una platea “gattopardiana”,
sostiene l’indagine “I dieci
P
Una ricerca fa il punto sugli ultimi
dieci anni di tv, caratterizzati
dall’avvento del digitale. E scopre
che i gusti degli spettatori
non sono cambiati: i più visti
sono sempre canali generalisti
anni che hanno rivoluzionato
la televisione”. Firmata dal
Politecnico di Milano e dallo
studio Frasi, la ricerca passa in
rassegna l’ultimo decennio tv
sul quale la tecnologia ha
inciso in modo straordinario.
Da sei canali rilevati
dall’Auditel si è arrivati agli
attuali 197. E oggi sono ben 52
le reti presenti su più di una
delle sei piattaforme attive in
Italia: dal digitale terrestre
gratuito a quello a pagamento
passando per il satellite e la tv
via web. «È evidente che ci
troviamo di fronte a una
convergenza tra mezzi di
comunicazione», spiega
Francesco Siliato, ricercatore
di Sociologia dei processi
culturali al Politecnico.
Eppure i programmi più visti
restano quelli tipici della
televisione per tutti: nel 2003
la finale di Champions League
Juventus-Milan, la F1 negli
Stati Uniti, Affari tuoi o
Striscia la notizia; oggi la
partita degli Europei 2012
Germania-Italia, il Festival di
Sanremo e ancora Striscia la
notizia. «Vince la tv
generalista e contagia anche
Sky, che abbraccia questa
impostazione come
dimostrano X Factor o
MasterChef», commenta Carlo
Freccero, direttore di Rai4. Ma
anche fra le grandi reti
qualcosa cambia. «Il modello
di oggi ha meno cinema e
sport. E punta più su
trasmissioni autoprodotte che
fidelizzano il pubblico»,
dichiara Federico Di Chio,
direttore operativo della tv
digitale Mediaset. È l’effetto
dell’esplosione dell’offerta,
conseguenza del digitale, che
ha solo in parte frammentato
la platea televisiva. Certo, in
Italia sono sbarcati editori
stranieri che hanno portato
nuovi palinsesti globalizzati.
«Il pubblico chiede che la tv
sia una finestra sul mondo»,
sottolinea Marinella Soldi,
amministratore delegato di
Discovery Italia, che manda in
onda soprattutto prodotti
internazionali. I canali
tematici che in numero sono
più cresciuti sono quelli per
bambini, seguiti dalle reti
legate all’intrattenimento e a
fiction e cinema. Però, se si
analizzano gli ascolti Rai nel
decennio, sono rimasti quasi
identici sommando il
pubblico dei canali generalisti
con quello dei canali tematici.
Proprio sulla rilevazione degli
ascolti è battaglia. «L’Auditel
va rivisto – accusa Paolo
Agostinelli, direttore
responsabile canali di altre
piattaforme e pay-per-view –.
Di fatto scompare dai dati chi
guarda la tv sul computer o sul
tablet». E qui la ricerca del
Politecnico fotografa una
tendenza che può anticipare il
futuro. Un italiano su tre vede
già le trasmissioni in differita
sul web. «È il passaggio da un
palinsesto pensato dai
network a un’agenda
personalizzata – afferma
Siliato –. Nasce il “my time”,
guidato dalle caratteristiche di
ciascun spettatore, che
subentra al “prime time”». I
programmi più guardati sulla
Rete vanno dall’Isola dei
famosi al Commissario
Montalbano, da Grey’s
Anatomy a Csi. A tutto ciò si
aggiungono i social network.
Piace commentare le
trasmissioni su Twitter. E i
picchi si hanno con Amici di
Maria De Filippi o la satira di
Crozza. Allora accade che
dalle reti sociali si torni alla tv:
magari per vedersi la
trasmissione persa quando è
andata in onda ma criticata
dagli amici sulla Rete.
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