27 MARTEDÌ 4 GIUGNO 2013 Don Chisciotte apre il Napoli Teatro Festival Canti sacri inglesi in Santa Maria inAracoeli a Roma ROMA. Al via il quarto Italia Loves Emilia,i grillini attaccano: «2 milioni di costi,il doppio del normale» BOLOGNA. Il Movimento Cinque Stelle attacca il concertone di beneficenza di Campovolo dello scorso settembre, a favore delle terre colpite dal sisma. «Osservando il resoconto generale di “Italia Loves Emilia” ci è balzata agli occhi una cifra strana: i quasi due milioni di costi di produzione», scrive in un’interrogazione il consigliere regionale Andrea Defranceschi. Il ricavo complessivo dell’iniziativa era stato di cinque milioni, inclusi i due per la produzione. CINEMA CON L’ANIMA DA NAPOLI Festival internazionale di Canto sacro nella basilica romana di Santa Maria in Aracoeli. Questa edizione si articolerà in tre giornate (7-9 giugno) ed è dedicata alla Gran Bretagna e a uno dei suoi più noti compositori, Benjamin Britten, del quale quest’anno ricorre il centenario della nascita. Da venerdì a domenica si succederanno il Vocalia Consort diretto da Philip Lawson, il quartetto Gothic Voices e il coro di voci bianche del Teatro dell’Opera di Roma, diretto da Josè Maria Sciutto. n tono con la veste internazionale Iindossa che il Napoli Teatro Festival Italia per la sua sesta edizione, la Le illusioni di «Don Quichotte du Trocadéro» di José Montalvo danno il via oggi alla sesta edizione della rassegna terza firmata da Luca De Fusco, stasera al Teatro San Carlo va in scena in prima italiana il balletto Don Quichotte du Trocadéro nella produzione del Théâtre National de Chaillot firmata dal francese José Montalvo. Lo spettacolo inaugura la kermesse che fino al 23 giugno propone 20 debutti assoluti, 3 prime italiane e 30 spettacoli del nuovo Fringe. Il coreografo francese rivisita il romanzo e il personaggio di Cervantes secondo la sua personalissima visione ironica, farsesca, beffarda. Don Chisciotte, per Montalvo, è infatti «il primo grande romanzo moderno che intinge la penna nell’inchiostro del burlesque». Sul palco nei panni del prode ci sarà pertanto l’attore comico Patrice Thibaud, «un poeta, un acrobata, un trapezista della risata», che rappresenta in maniera eccellente il lato comico di Don Chisciotte. Clownerie che fa parte della creatività di Montalvo il quale si è ispirato all’opera di Cervantes e al balletto classico di Petipa per montare una coreografica «che mette a confronto la grammatica del gesto della commedia dell’arte con le pratiche corporali della danza urbana contemporanea». La sua scrittura coreografica mescola danza classica, contemporanea, africana, hip hop, flamenco, teatro e appunto circo amalgamando reale e virtuale con scene di grande impatto visivo. I ballerini difatti danzano assieme a Valeria Chianese © RIPRODUZIONE RISERVATA Il film è girato tra Arezzo e San Miniato, terra dei fratelli registi, in paesaggi ma anche in prigioni storiche «Dal carcere al set per capire cos’è la libertà» DI EMANUELA GENOVESE atti non foste a viver come bruti ma per seguire virtute e canoscenza». Con Il Riscatto Giovanna Taviani, figlia di Vittorio e nipote di Paolo, centra una domanda carica di senso. Può l’uomo condannato dalla società e dalle sue stesse mani, prigioniero dei suoi delitti, trovare un riscatto nell’arte? Da anni il cinema e il teatro si fanno portatori di questa realtà. Basta pensare al lavoro svolto dalle compagnie teatrali, nel silenzio e nel dolore delle carceri: le più "famose", capaci anche di dare un’altra vita a questi uomini, la Compagnia Teatrale di Volterra (fondata da Armando Punzo nel 1988) e la Compagnia dell’Alta sicurezza di Rebibbia (voluta da Fabio Cavalli). Viaggio metaforico alla ricerca della redenzione, Il riscatto è interpretato da Salvatore Striano, il protagonista di Cesare deve morire, nei panni di se stesso. Un uomo rinato grazie all’arte che si ritrova nei vicoli di San Miniato (il paese natale dei Taviani) a contatto con persone che ricordano la Resistenza e Pier Delle Vigne. Presentato nella sezione Short film corner del Festival di Cannes Il riscatto, dopo la partecipazione all’Open Roads - New Italian Cinema, sarà proiettato nell’ambito del festival Libero Cinema in Libera Terra, organizzato da Libera, l’unica Ong italiana tra le prime 100 nel mondo nella classifica internazionale di The Global Journal, che promuove la lotta alle mafie e la legalità e la giustizia. Giovanna Taviani, regista e scrit- «F proiezioni video confondendo lo spettatore, nel dubbio tra realtà e inganno tecnologico. Luca De Fusco ha dato all’edizione 2013 un’impronta eclettica, ispirandosi «alla mescolanza di lingue, stili e culture per un festival meticcio», che includa «grande teatro, grande regia, grandi classici, ma anche teatro sperimentale e tanta danza». Sono 30 gli spettacoli in programma al Festival realizzati da grandi maestri della scena teatrale mondiale, opere nate su suolo napoletano. Grande attesa per la messa in scena, dal 6 giugno, de Lo spopolatore di Samuel Beckett, regia di Peter Brook; dal 7 giugno de La bisbetica domata, con la regia di Andrej Koncalovskij; dal 21 giugno, di Circo equestre Sgueglia di Viviani, regia di Alfredo Arias. Giovanna Taviani, figlia di Vittorio, ha girato il corto «Il riscatto» con Salvatore Striano, protagonista di «Cesare deve morire»: «Apologo di un uomo in lotta con se stesso, tra colpa, rimorso e perdono» trice, racconta ad Avvenire la genesi del film. Da dove nasce l’idea de «Il riscatto»? Ho incontrato Salvatore Striano per la prima volta alla proiezione ufficiale di Cesare deve morire, durante il Festival di Berlino. Mio padre e mio zio mi avevano parlato a lungo di Salvatore, un talento eccezionale. Mi raccontarono un aneddoto che mi colpì: Striano, durante le riprese del film, confidò che non riusciva ad addormentarsi quando arrivava la notte. E l’unica soluzione era quella di leggere il teatro e Shakespeare. Si addormentava sognando di vivere quelle storie e di diventare quei personaggi. Con la speranza di non risvegliarsi nella sua grigia cella. Colpa. Perdono. Una vita nuova. Su cosa ha focalizzato il racconto del film? Striano una volta mi disse: «Solo quando recito riesco a perdonarmi». Ora è un uomo nuovo, anche se pesa ancora la condanna di 17 anni per i reati di camorra. Gli applausi, che lui ha ricevuto e riceve, sono per quell’uomo nuovo, che con il suo talento si è allontanato dal passato. Durante il festival di Berlino una spettatrice italiana, da anni trasferita in Germania, ha fermato Striano per dirgli: «Sono fiera di es- BOX OFFICE SORRENTINO SI CONFERMA, EXPLOIT LUBITSCH Il box office dello scorso weekend, vinto da «Una notte da leoni 3» con 6.117.926 euro di incasso nel primi quattro giorni di programmazione, vede la conferma al terzo posto de «La grande bellezza» di Paolo Sorrentino con 1.354.776 di euro che dopo due weekend in sala arriva a 4.225.821. Da segnalare poi la performance di «To be or not to be», il capolavoro di Lubitsch del 1942, che ha realizzato la seconda media copia più alta (euro 3.759,00) dopo «Una notte da leoni 3». Salvatore Striano ne «Il riscatto» di Giovanna Taviani (nella foto piccola, la regista) sere italiana perché ci sono persone come te». La vita di Striano dimostra che un uomo, attraverso l’interpretazione di ruoli universali e di opere che raccontano tradimento, bugia, pentimento e vendetta, può davvero diventare un’altra persona. Nel film il mondo di Striano si unisce alla storia di San Miniato, il paese dove è ambientato «La notte di San Lorenzo» dei fratelli Taviani. La vera scintilla che ha messo in moto Il riscatto è stata quella di mettere a confronto due mondi diversi, lo squallore del carcere e della camorra contro i paesaggi artistici e naturali di San Miniato. Dalla cella di Arezzo, dove furono uccisi tre partigiani, nasce un dialogo immaginario sul senso della morte per la libertà e sull’inferno della cella. Dialogo che ha il suo culmine nell’ascesa dei 120 scalini della rocca di San Miniato, il punto più alto della città e luogo leggendario dove fu rinchiuso Pier Delle Vigne, che si tolse la vita per non aver sopportato l’onta del carcere. Ho scritto cinque finali in sceneggiatura perché cercavo la fine adatta per il film che considero un apologo di un uomo in lotta con se stesso: la salita verso il futuro, piena di rimorsi e di ricordi. Ho potuto realizzare questo film con un’operazione a basso budget, grazie all’impegno costante di tutta la troupe, e specialmente grazie al direttore della fotografia Duccio Cimatti e al montatore Benni Atria. ' RIPRODUZIONE RISERVATA Dopo la Croisette «Salvo» trova la via delle sale «Cannes ci ha premiato, l’Italia ci scopre solo ora» all’indomani della proiezione a Cannes siamo stati battezzati il capolavoro del festival dal quotidiano Libération, che ci ha dedicato due annes, le buone notizie ci sono. Salvo, il pagine, con un richiamo in prima pagina. I premi, film vincitore del Gran Prix della Semaine dopo una lunga attesa, ci hanno portato la de la Critique e il Prix Révélation, sarà distribuzione italiana». Giustamente polemico il distribuito non solo in Francia, ma anche nelle sale italiane dal 27 giugno da Good Films, la casa produttore Massimo Cristaldi: «Salvo è stato un di distribuzione guidata da Ginevra Elkann, in – concepimento lungo, partito dalla vittoria del almeno all’inizio – 30 copie. Un Premio Solinas. Produrlo per me e meritato percorso per l’opera Fabrizio Mosca è stata prima di Fabio Grassadonia e un’occasione così rara. Era ed è un Antonio Piazza, dopo il successo film indispensabile che non ha alla Semaine, la sezione autonoma avuto il sostegno privato di della Croisette che ha avuto come network. Spero che il percorso di presidente di giuria la regista Mia Salvo possa servire ad aprire gli Hansen-Løve. Ne hanno discusso occhi di chi ha le leve del potere ieri alla Casa del Cinema di Roma, economico, per pluralizzare i registi e i produttori nell’ambito l’offerta cinematografica. Quando di "A proposito di Cannes", il progetto è valido i risultati Trenta copie dal 27 convegno voluto dal Sindacato dei arrivano». E nell’ambito di "A Critici Cinematografici per creare proposito di Cannes» è giugno. Il regista Piazza: un’occasione di discussione e di intervenuto anche Fabio Ferzetti, «5 anni per realizzarlo, confronto sulle novità e i risultati critico de Il Messaggero: «Cannes è del mercato dell’edizione 2013 del un festival che ha dato distribuzione convinta Festival. «Le emozioni sono state straordinarie conferme (basta solo dal Grand Prix» tante e positive» esordisce il pensare a Paolo Sorrentino, il cui coregista Antonio Piazza. «Il esordio L’uomo in più fu nostro film ha compiuto un selezionato nel 2001 nella sezione percorso lungo cinque anni. Grazie alla solidità Orizzonti della Croisette, n.d.r.), ma tengo a della coproduzione si è creato in Francia un sottolineare che i grandi autori di ora e del interesse vero nei confronti di questo film, che passato sono stati spesso scoperti in altri festival era stato preceduto dalla realizzazione di un corto come Venezia, Locarno e Karlovy Vary». che ha girato cento festival e vinto numerosi Emanuela Genovese premi. La Semaine de la Critique ci ha scoperto e © DA ROMA C RIPRODUZIONE RISERVATA La nuova televisione? È (quasi) uguale alla “vecchia” DI GIACOMO GAMBASSI ossono moltiplicarsi i canali; possono proliferare le piattaforme; possono arrivare le smart tv o internet sul piccolo schermo. Ma alla fine vince sempre la cara vecchia tv generalista: non solo continua a conquistare due terzi del pubblico televisivo italiano, ma con il suo stile influenza i palinsesti dei canali tematici e a pagamento. Insomma, tutto cambia per non cambiare nulla (o quasi). Almeno se si guarda alle abitudini degli spettatori. Ecco perché siamo di fronte a una platea “gattopardiana”, sostiene l’indagine “I dieci P Una ricerca fa il punto sugli ultimi dieci anni di tv, caratterizzati dall’avvento del digitale. E scopre che i gusti degli spettatori non sono cambiati: i più visti sono sempre canali generalisti anni che hanno rivoluzionato la televisione”. Firmata dal Politecnico di Milano e dallo studio Frasi, la ricerca passa in rassegna l’ultimo decennio tv sul quale la tecnologia ha inciso in modo straordinario. Da sei canali rilevati dall’Auditel si è arrivati agli attuali 197. E oggi sono ben 52 le reti presenti su più di una delle sei piattaforme attive in Italia: dal digitale terrestre gratuito a quello a pagamento passando per il satellite e la tv via web. «È evidente che ci troviamo di fronte a una convergenza tra mezzi di comunicazione», spiega Francesco Siliato, ricercatore di Sociologia dei processi culturali al Politecnico. Eppure i programmi più visti restano quelli tipici della televisione per tutti: nel 2003 la finale di Champions League Juventus-Milan, la F1 negli Stati Uniti, Affari tuoi o Striscia la notizia; oggi la partita degli Europei 2012 Germania-Italia, il Festival di Sanremo e ancora Striscia la notizia. «Vince la tv generalista e contagia anche Sky, che abbraccia questa impostazione come dimostrano X Factor o MasterChef», commenta Carlo Freccero, direttore di Rai4. Ma anche fra le grandi reti qualcosa cambia. «Il modello di oggi ha meno cinema e sport. E punta più su trasmissioni autoprodotte che fidelizzano il pubblico», dichiara Federico Di Chio, direttore operativo della tv digitale Mediaset. È l’effetto dell’esplosione dell’offerta, conseguenza del digitale, che ha solo in parte frammentato la platea televisiva. Certo, in Italia sono sbarcati editori stranieri che hanno portato nuovi palinsesti globalizzati. «Il pubblico chiede che la tv sia una finestra sul mondo», sottolinea Marinella Soldi, amministratore delegato di Discovery Italia, che manda in onda soprattutto prodotti internazionali. I canali tematici che in numero sono più cresciuti sono quelli per bambini, seguiti dalle reti legate all’intrattenimento e a fiction e cinema. Però, se si analizzano gli ascolti Rai nel decennio, sono rimasti quasi identici sommando il pubblico dei canali generalisti con quello dei canali tematici. Proprio sulla rilevazione degli ascolti è battaglia. «L’Auditel va rivisto – accusa Paolo Agostinelli, direttore responsabile canali di altre piattaforme e pay-per-view –. Di fatto scompare dai dati chi guarda la tv sul computer o sul tablet». E qui la ricerca del Politecnico fotografa una tendenza che può anticipare il futuro. Un italiano su tre vede già le trasmissioni in differita sul web. «È il passaggio da un palinsesto pensato dai network a un’agenda personalizzata – afferma Siliato –. Nasce il “my time”, guidato dalle caratteristiche di ciascun spettatore, che subentra al “prime time”». I programmi più guardati sulla Rete vanno dall’Isola dei famosi al Commissario Montalbano, da Grey’s Anatomy a Csi. A tutto ciò si aggiungono i social network. Piace commentare le trasmissioni su Twitter. E i picchi si hanno con Amici di Maria De Filippi o la satira di Crozza. Allora accade che dalle reti sociali si torni alla tv: magari per vedersi la trasmissione persa quando è andata in onda ma criticata dagli amici sulla Rete. © RIPRODUZIONE RISERVATA