Comune di Gibellina Scuola Normale Superiore di Pisa CESDAE Centro Studi e Documentazione sull’Area Elima Gibellina - - SECONDE GIORNATE INTERNAZIONALI DI STUDI SULL’AREA ELIMA (Gibellina, 22-26 ottobre 994) ATTI I Pisa Gibellina 1997 - UNA VILLA ELLENISTICO-ROMANA SULL’ACROPOLI SUD DI SEGESTA BABETTE BECHTOLD Uno degli obiettivi da affrontare nel corso della campagna di scavo del 1992 nell’ambito della ricerca condotta dalla Soprin tendenza BB.CC.AA. di Trapani’ era costituitoda una prima valutazione stratigrafica del deposito archeologico sull’acropoli S di Segesta. L’area in questione non era mai stata soggetta, fino a questo momento, a scavi sistematici ed era quindi ancora del tutto ignota la sua funzione urbanistica e topografica all’interno dell’antico abitato (tav. III, 1). La collina è solo di qualche metro più bassa rispetto all’acropoli N, ad essa opposta, e tra le due vette si estende una selletta dall’ andamento quasi pianeggiante. Nella primavera del 1992 si scelse su un ampio terrazzo alle pendici nord-occidentali dell’acropoli S la zona dove effettuare un primo intervento stratigrafico, denominato SAS 9. Il saggio delle dimensioni di m 5x8 portò alla luce notevoli resti di strutture abitative tra cui un primo lembo di un mosaico a tessere bianche 2 tanto ben conservati da decidere di estendere l’area ancora in situ da indagare nel seguente anno 1993 per poter restituire almeno la pianta del corrispettivo edificio. I due mesi di lavoro svoltosi nella primavera del 1993 ci permettono di presentare in questa sede per laprimavoftal’insieme delle strutture rinvenute, pertinenti a diverse abitazioni private. Per il momento è possibile distinguere tre grandi fasi costruttive all’interno dell’area del SAS 9, caratterizzate dagli edifici -III. 86 B.BECHTOLD La più antica fase insediativa finora accertata sull’acropoli 5 consiste nell’edificio I, sito lungo la fascia orientale dello scavo, al quale si possono per ora attribuire i due ambienti A e E (tav. IV). Sotto un potente strato di crollo relativo agli alzati, nel vano A si rinvengono due grossi strati di riempimento che coprono tutti i quattro muri perimetrali e contengono un nucleo di materiale ceramico datante, collocabile nella prima età impe riale (fase III). Asportando le suddette US 6063/6064 si mette in luce il crollo di una parte del rivestimento parietale dell’ambiente A, la US 6076, costituito da intonaci bianchi, nonché da cornici modanate in stucco bianco e decorate con motivi dipinti in rosso e nero. La US 6076, comprendente gli stucchi e l’intonaco, copre la US 6077, interpretabile come livello d’abbandono dell’am biente A; questo viene datato dal materiale ceramico, essenzial mente da orli di anfore Dressel 1, nonché da frammenti di lucerne Dressel 1 / lA ( Warzenlainpe), tra la fme del 11 e la metàdel I sec. a.C. Lo strato di abbandono US 6077 copre direttamente il pavi mento in opus signinum bianco, la US 6083 (tav. 111,2). L’ambiente si presenta a pianta trapezoidale, dalle dimensioni di m 5x3 Ca. Manca attualmente il suo perimetrale O, obliterato dalla messa in opera del muro US 6004 (ambiente B/edificio Il) la cui fossa di fondazione US 6080 taglia l’intero lato occidentale del vano A. I rimanenti tre muri perimetrali sono interamente o parzialmente ricavati dalla roccia (US 6003/6075/6 138) e rivestiti da uno strato di intonaco bianco, la US 6081, spesso cm 2. Sulla parete orientale si nota una nicchia, la US 6128, di forma pressoché quadrata, dalle dimensioni di m 0,78x0,7 e profonda m 0,1-0,26. La stanza ha conosciuto almeno due diverse fasi d’uso: la più antica, relativa verosimilmente all’intero impianto dell’edificio I (fase lA), pre senta un vano a pianta trapezoidale con un probabile accesso sul lato occidentale. il pavimento in opus signinum e le pareti intona cate ed incoronate in alto, in via d’ipotesi, da un cornicione in stucco policromo. In un secondo momento (fase IB) tutto il lato settentrionale dell’ambiente viene occupato da una struttura di cui oggi rimane testimonianza nello strato di cocciopesto US 6078 sulla parete del lato breve N, che copre il sottostante intonaco VILLA ELLENISTICO-ROMANA A SEGESTA 87 parietale della fase lA; sono da attribuire a questa fase inoltre 1’ alloggiamento US 6127, ricavato nella roccia nell’angolo NE del vano con l’ovvio intento di regolarizzare i suoi muri perimetrali non ortogonali tra di loro. Esattamente in corrispondenza del punto più basso di US 6127 si nota un taglio, relativo ad una piccola canaletta con profilo a V, che si segue dapprima verticalmente in parete e poi orizzontalmente nel cocciopesto: cone parallela alla parete orientale del vano, girando nell’angolo SE dove forma una vaschetta ovoidale per proseguire sul lato meridionale per altri m 1.6; a questo punto si addentra nella stanza, formando qui una sorta di incasso rettangolare dalle dimensioni m l,2x0,95, anch’esso ricavato dal pavimento in un secondo momento. Tutti questi elementi saranno pertinenti al medesimo impianto relativo ad un’attività domestica, legata ad una probabile prima vasca appog giata alla parete settentrionale dell’ambiente, nonché ad una secon da vasca (?) a quota più bassa con funzione di raccoglitore, collegata alla prima tramite una canaletta. A 5 del vano A si rinviene l’ambiente E, a pianta quadrata, dalle dimensioni di m 3x3 ca. (tav. V, 1); presenta i muri perimetrali Ne E parzialmente ricavati dalla roccia, mentre quelli O e 5 sono costituiti da muratura; quello meridionale è ancora in gran parte coperto da un sovrastante strato di crollo. Anche qui tutte le pareti sono rivestite di un intonaco bianco: questo consiste in un primo strato di preparazione di color grigio-rosa, spesso cm 2-2,5, che comprende numerosissime piccole particelle di cocciopesto; alla base si lega al pavimento dell’ambiente e la sua superficie appare ruvida per farvi aderire meglio lo strato d’into naco vero e proprio. Questo, di consistenza abbastanza compatta e di color biancastro, è spesso cm 5,5 e presenta uno scheletro di piccolissimi frammenti ceramici e ciottoli molto minuti; la sua superficie esterna è levigata e liscia al tatto. L’accesso all’ambiente è conservato sul lato O con la soglia in pietra calcarea US 6135 (tav. V, 2). La stratigrafia all’interno del vano E è gravemente compromessa dall’enorme fossa di spoliazione di età medievale US 6030 (fase VII); il suo riempi mento US 6032 comprende come elementi datanti frammenti 88 B.BECHTOLD ceramici databili tra la seconda metà del XII e la prima metà del XIII sec., benché il grosso del materiale ricordi sostanzialmente quello dei riempimenti US 6064/63 di vano A. La colmata della fossa, la US 6032, copre l’unica testimonianza rimasta della fase di abbandono del vano ovvero lo strato di crollo d’intonaco parietale bianco US 6093, purtroppo privo di materiale archeolo gico datante. Questo strato sigilla il pavimento costituito da un mosaico a tessere bianche di pietra calcarea, la US 6092. Le tessere, di cm 0,8-1 per lato, sono messe in opera in filari dall’andamento leggermente ondulante, divergenti di ca. 45° dai muri perimetrali; 87 tessere occupano una superficie dl lOxlO cm. Il tessellatum bianco risulta tagliato davanti al setto divisorio tra i vani A e E, US 6073, dalla US 6091, che corrisponde evidentemente alla parte bassa della fossa medievale US 6030. Grazie al taglio US 6091 si legge chiaramente in sezione la successione degli strati di preparazione (US 6134) sui quali è appoggiato il pavimento; questa US 6134 è composta dal basso verso l’alto da una massicciata di pietre informi di medio taglio, una lente costituita quasi interamente da schegge calcaree, non ché due straterelli di malta spessi rispettivamente cm 2 e 5 in cui sono infine allettate le tessere. L’esecuzione tecnica corrisponde bene alle direttive per la costruzione di tessellata quale la racco manda Plinio 4 nel suo trattato sui pavimenti antichi. E pertanto probabile che anche l’ambiente E sia stato quanto meno modificato in seguito alla messa in opera del muro US 6004. essendo sicuramente stata obliterata la sua porta US 6135. Una testimonianza di questa risistemazione dello spazio durante la nostra fase TI ci offrono le pietre disposte a mo’ di zeppa, la US 6139, tra le interfacce dei muri US 6004 e US 6035. Rimangono ancora problematiche sia la cronologia che la planimetria dell’edificio I del quale si conoscono finora solo due vani; il complesso architettonico doveva però in origine estendersi ulteriormente almeno nelle direzioni S ed O. I pochi frammenti ceramici rinvenuti nello strato US 6077 sul pavimento in cocciopesto del vano A sembrerebbero indicare per l’abbandono della struttura iir VILLA ELLENISTICO-ROMANA A SEGESTA 89 una datazione dopo la fine del 11 o piuttosto entro la prima metà del I sec. a.C. Il materiale archeologico dei grossi riempimenti US 6064/63 e US 6032, relativo alla prima metà del I sec. d.C., documenta una fase in cui l’edificio, ormai andato in disuso, fu intenzionalmente colmato di macerie (fase III). La presenza di un pavimento in tessellatum fornisce invece un terminus post quem, almeno per la sua messa in opera, della prima metà del III sec. a.C. o piuttosto dell’età ieroniana, durante la quale in Sicilia appaiono quadrangolari e non più in i primi mosaici realizzati in tessere 5 ciottoli. In ambito regionale, nell’antica Iaitas, è stato recentemente scoperto un mosaico a tessere bianche, riferibile alla prima età ellenistica, che costituiva il pavimento del più antico bouleuterion, che precede infatti quello più recente, eretto sul lato occidentale . 6 dell’agora verso la fine del 11 sec. a.C. L’uso dell’opus signinum nei pavimenti è attestato in Sicilia sino dalla prima età ellenistica come dimostrano i cocciopesti , e diventa particolarmente 7 rinvenuti in situ a Megara Iblea e Gela . 8 frequente durante il Il/I sec. a.C. Vediamo ora il rapporto stratigrafico tra gli edifici I e TI: la posteriorità di quest’ultimo è provata dalla posizione stratigrafica del suo muro perimetrale sud-orientale US 6004 il quale, come abbiamo visto sopra, taglia l’intero lato occidentale del vano A, chiudendo tra l’altro il suo accesso originale. L’edificio Il si estende ad O degli ambienti A ed E ed occupa tutta la parte centrale del grande terrazzo; se ne sono individuati finora quattro vani (B, C, D ed I) dei quali l’unico sufficientemente indagato nel corso della campagna del 1993 è comunque il vano B. Il grande ambiente a pianta rettangolare dalle dimensioni di m 13x8,5 appariva prima dello scavo su pressoché tutta la sua superficie ricoperto dalla US 6009, composta da grandi blocchi parzialmen te squadrati di pietra calcarea. Inglobate in questo monumentale crollo, a Ca. m 1,5-2,0 di distanza dai muri perimentrali NE e SE, si rinvengono tre mensole, realizzate nella stessa pietra calcarea usata per i blocchi, lungh. max. m 0,96, largh. max. m 0,38, h. m 0,36 (tav. VI, 1-2); presentano la loro parte anteriore, a vista, a 90 B.BECHTOLD forma di nave con la prua provvista di un rostro e con i diversi dettagli strutturali dello scafo resi a bassorilievo: così si possono identificare sulle fiancate dal basso verso l’alto lo zoster al quale era anche legato il rostrum (embolon) le due cinte che si uniscono con una delle estremità alle scalmiere relativamente schiacciate. La cinta inferiore doveva reggere con l’altra estremità il proeinbolion (rostro ausiliario) al quale allude nei nostri esempla ri un piccolo foro circolare dal diametro di cm 0,8, atto verosimil mente ad accogliere degli elementi lavorati separatamente in un altro materiale (bronzo ?). Altri due buchi, posizionati sopra quello relativo al rostro ausiliario, si riferiscono probabilmente al dritto di prua. La parte posteriore delle mensole invece, a forma di parallelepipedo e lunga m 0,42, è stata lasciata grezza e serviva evidentemente per incastrare l’elemento nella parete. In vari altri punti all’interno della US 6009 si sono trovati in seguito altri sei frammenti di sole prue con rostruin delle quali due attaccavano alle suddette mensole, rese quindi pressoché integre dal restauro. Ne consegue che le pareti del grande ambiente B erano decorate ad una altezza non più stimabile da almeno sette (oppure forse otto, ovvero due per ciascuna parete) mensole sporgenti e raffi guranti navi da guerra, caratterizzate come tali dai rostra. L’asportazione del crollo US 6009 mette in luce i muri perimetrali del vano, le US 6004. 6006/6027/6041. 6042 e due brevi tratti di US 6060 lungo il lato sud-occidentale; si tratta di muri costituiti da blocchi calcarei appena sbozzati di piccole e medie dimensioni, scaglie calcaree a mo’ di zeppa e frammenti di tegole, tutti messi per taglio e disposti in corsi irregolari, formando le facce lavorate i paramenti esterni. Gli spazi vuoti dell’emplecton che non venivano colmati dal materiale impiegato nelle facciate sono stati riempiti di schegge litiche più minute, di taglio irregolare (tav. VII, 1). La muratura si presenta sostanzialmente a secco, anche se è probabile l’uso di un sottile letto di argilla come legante tra i diversi corsi. Tutti i perimetrali del vano B (tranne la US 6004 la cui faccia occidentale chiude il vano A) recano su entrambe le facce a vista intonaci bianchi di buona fattura, più o meno ben conservati. Tale VILLA ELLENISTIC0R0MANA A SEGESTA 91 rivestimento consiste in uno strato di preparazione di color grigio chiaro con molti inclusi di quarzo e spesso cm 3,5. E coperto dall’intonaco a vista che si presenta di consistenza più compatta della sua preparazione, di color biancastro e spesso cm 4. Lo strato d’intonaco è stato applicato in due passate, delle quali l’ultima è stata accuratamente lisciata: ne risulta una superficie in origine . 9 perfettamente piana e brillante Una porta a doppio battente ci viene indicata dalla soglia US 6095 (tav. VII, 2), rinvenuta più o meno al centro del lato nord orientale. Immediatamente sotto il crollo US 6009 e nello spazio compreso tra i suddetti muri si rinviene lo strato US 6047 che si rivela di uno spessore maggiore di ca. m 0,15 nelle vicinanze dei muri, mentre si assottiglia sempre di più verso il centro dell’am biente. E di matrice limo-sabbiosa e di color giallo ocra e comprendeva una quarantina di cassette di frammenti di intonaco bianco, nonché di comici modanate di stucco policromo (tav. VIII, 1). La US è da interpretare come relativa al crollo della decorazione parietale dell’ambiente; copriva da un lato l’interfacciaUS 6156 ovvero il frutto della spoliazioneab antiquo della parte centrale del pavimento e sigillava dall’altra i lembi conservati dello stesso pavimento a mosaico lungo i muri perime trali, la US 6016. Il rinvenimento dello strato di preparazione al centro del vano B insieme ai brandelli del tessellatum ancora in situ lungo i suoi margini ha tuttavia permesso di ricostruire per intero la sua sintassi decorativa (tav. VIII, 2): il fastoso pavimento dell’ambiente B era costituito da un mosaico a sfondo bianco che presentava a m 1,36 di distanza dai quattro muri perimetrali una comice policroma realizzata anch’essa a mosaico. Si tratta di una treccia a doppio calice con orlo dritto ed occhielli nella quale sono stati adoperati tredici colori diversi (tav. IX, 1): mentre il rosso è costituito da tessere fittili ed il giallognolo da cubetti di pasta vitrea, i colori verde, giallo, viola, grigio, bianco e nero con varie ; tutti i piccoli 10 sfumature sono rese da tessere litiche parallelepipedi hanno dimensioni di cm 0,8-1,0 dilato; 90 tessere occupano una superficie di cm lOxlO. I campi di colore diverso sono separati tra di loro da una lamina di piombo. La treccia, larga 1_II 92 BBECHTOLD m 0,37, è internamente incorniciata da due fasce a mosaico di color bianco e rosso, mentre viene esternamente bordata da due filari di tessere rispettivamente bianche e nere ed una terza fascia, costituita da stretti listelli litici di color nero. La parte centrale del pavimento della quale si è appunto conservata solo la preparazio ne US 6108 con le relative impronte, era invece occupata da un opus sectile con decorazione a stelle, realizzata ciascuna da sei elementi romboidali di color bianco, violaceo e verde, lunghi cm 5 per lato (tav. IX, 2). Questo strato di preparazione US 6108, ben visibile in sezione soprattutto nell’angolo meridionale del vano, dove viene tagliato dalle fosse di spoliazione dei muri perimetrali US 6004 e 6060 di età medievale, consiste in due lenti di malte più o meno depurate, spesse rispettivamente cm 2 ed 8, il nucleus, nonché, sotto di queste, in una massicciata di scaglie calcaree, il rudus per usare la terminologia antica di Plinio . 11 Sicuramente in fase con l’ambiente B è la costruzione del l’ambiente I a NO della grande sala con la quale divide il muro perimetrale US 6042. Consiste in una sorta di corridoio a due bracci di cui uno si affianca a tutto il lato nord-occidentale dell’ ambiente B, mentre l’altro, perpendicolare al primo, risulta parallelo a N all’ambiente D. Il muro di chiusura nord-occidentale è stato forse individuato nella US 6084, mentre il suo limite sud-occidentale rimane finora ignoto. Il vano I presenta un pavimento a mattoni rettangolari dal modulo di m 0,33x0,35, disposti in filari regolari, ma dagli interstizi tra un mattone e l’altro sfalsati rispetto al filare confinante. I mattoni di buona fattura sono stati in parte asportati in un secondo momento soprattutto nella parte centrale dell’am biente dove è stata infatti individuata la fossa di spoliazione medievale US 6144 (fase VII). Almeno la parete SO US 6050 reca ancora tracce di intonaco bianco. A N degli ambienti B ed I si aprono i vani C e D, entrambi non ancora scavati, ma sicuramente pertinenti all’impianto del l’edificio TI. Vale comunque la pena accennare già in questa sede al grande ambiente D il cui lato SO misura almeno m 14 di lunghezza. Mettendo in luce il muro divisorio tra i vani B e D, la VILLA ELLENISTICO-ROMANA A SEGESTA 93 US 6027/6041, Si rinvenuto a soli m 0,3 dalF attuale piano di campagna e direttamente coperto dall’humus il pavimento del l’ambiente D, la US 6043: si tratta di un cocciopesto rosso, decorato alla rinfusa con scaglie litiche di forma irregolare, realizzate, a quanto pare, con gli stessi tipi di pietra dai colori verde, bianco e nero, usate anche nel contiguo opus sectile US 6016. In corrispondenza all’accesso al vano B, a m 0,5 dalla soglia ed orientato verso chi doveva entrare nella grande sala mosaicata si nota la scritta XAI PE, eseguita a mosaico in tessere bianche sul cocciopesto. La cronologia della messa in opera dell’edificio Il e quindi anche della fase TI dev’essere dedotta in prima linea dalle indica zioni fornite dagli stessi elementi architettonici, decorativi e costruttivi della struttura, visto che la spoliazione dei suoi pavi menti in fase IV ha distrutto tutte le evidenze stratigrafiche che potevano documentare le fasi d’uso e di abbandono della casa. Il complesso schema decorativo del pavimento del vano B trova una serie di stretti confronti in ambito regionale. Per cominciare con l’opus sectile, un pavimento decorato con un motivo a stella prospettica tricolore proviene dalla Casa B sco perta in Piazza della Vittoria a Palermo e datata tra la fine del TI . A Morgantina, nella Casa del Capitello Dorico, 12 ed il I sec. a.C. datata al Il sec. a.C., è stato rinvenuto nel vano 8 lo strato di preparazione del pavimento asportato in antico che attesta tutta 14 . La Morricone 3 via un opus sectile con motivo “a losanghe” prospettici policromi pavimenti per i il gusto che afferma inoltre non dura a lungo e si afferma soprattutto durante la fase iniziale del secondo stile pompeiano, anche se il fenomeno continua durante l’intera fase del secondo stile. Il motivo della treccia a doppio calice eseguita in tecnica musiva lo incontriamo a Palermo su un frammento rinvenuto ancora nell’ area dell’abitato repubblicano in Piazza della Vitto , purtroppo privo di un contesto archeologico sicuro. La 15 ria Boeselager tende ad attribuire il frammento in questione alla medesima Casa B dalla quale proviene anche il suddetto opus 94 B.BECHTOLD sectile a stelle prospettiche; l’edificio viene da lei stessa datato alla fine dell! oppure all’inizio del I sec. a. C. 1 6 A questo proposito può essere interessante anche il fatto che uno dei vani della casa B presenta inoltre uno scendiletto realizzato in un opus sectile raffi gurante dei cubi prospettici di color grigio, verde e bianco’ , un 7 motivo che appare nell’evoluzione deIl’opus sectile parallelamen te a quello a stella. Secondo l’autrice, l’uso delle lamine di piombo nel frammento palennitano fa propendere comunque per una sua collocazione ancora in età ellenistica. Strisce plumbee per contor nare le parti colorate del mosaico sono state rinvenute infatti anche nell’antica Iaitas in un contesto probabilmente ancora diii! sec. . Il loro inserimento nei mosaici d’età ellenistica avvicina la 8 a.C.’ Sicilia al mondo greco-orientale, mentre le lamine di piombo mancano nella penisola italiana’ . 9 Fuori della Sicilia la doppia treccia a calice si incontra ben due volte in una villa “romana” vicino Rabato a Malta ° dove costitu 2 isce la cornice in un caso per un emblema (vano C) e nell’altro per un mosaico figurato con la rappresentazione di Nettuno (in un ambiente a SO del vano C). Nella pubblicazione del 1915 non ci si azzarda a datare l’interessante complesso architettonico, ma Phillips, nella sua trattazione del mosaico di Ganimede di Morgantina, propone di alzare la cronologia convenzionale della villa dall al TI sec. a.C. . Trattandosi in ogni caso di un contesto evidentemente 21 tardo-ellenistico di II’I sec. a.C. ci colpisce qui la stretta analogia nell’esecuzione tecnica della cornice maltese con i nostri frustoli segestani. A Delo la chatnette appare come un motivo impiegato per lo più nella pittura parietale, tuttavia sono noti quattro esempi per l’uso della doppia treccia, due dei quali rinvenuti nell”Agora degli Italiani” e databili intorno al 100 a.C. . 2 Un pavimento indubbiamente più antico del nostro nel quale trova l’applicazione il motivo a doppia treccia è stato rinvenuto a Thmuis (Egitto): si tratta di un mosaico figurato al centro con la firma dell’artista, rinchiuso da una serie di cornici tra le quali anche quella a guilloche. Brown data il tessellatum intorno al 200 a.C., citando un buon numero di confronti per l’ambito ellenistico orientale, tutti collocabili tra il III e il I! sec. a.C. . 23 VILLA ELLENISTIC0R0MANA A SEGESTA 95 Ricordo a questo punto il rinvenimento a Segesta nel 1989 nell’area del SAS 2 (la chiesa medievale messa in luce alle spalle del teatro) di alcuni brandelli di un unico mosaico bianco ancora in situ tra cui un frammento con l’iscrizione del mosaicista verosimil mente di origine alessandrina. Nenci data la firma dell’artista su . Le scavatrici Pinna e Sfligiotti 24 basi epigrafiche nel TI-I sec. a.C. invece, pubblicando alcuni frammenti rinvenuti negli strati di distruzione dell’ edificio ellenistico, ma evidentemente pertinenti al suddetto tessellatum ancora in situ, citano per le indicazioni tecniche fornite dai propri frammenti confronti collocabili piutto sto tra la fine del TI e l’inizio del I sec. a.C. In particolare un frammento descritto come una «...rosetta, formata da un piccolo cerchio di tesserine nere contornate da una fila di tessere grigie. »2 mi sembra in tutte le sue caratteristiche tecniche e stilistiche assimilabile agli occhielli della nostra treccia di US 6016. Sarem mo in tal caso davanti ad un secondo tessellatum segestano decorato con il motivo a doppia treccia a calice e potrei confortare allora la cronologia proposta dalla Pinna per il suo mosaico, della fine del 110 del principio del I sec. a.C. Corrispondono infatti anche le piccole dimensioni delle tessere del frammento proveniente dal SAS 2 con quelle del pavimento 6016 del SAS 9! Rimane da segnalare che l’uso di listelli litici per contornare le cornici si incontra in ambito regionale anche a Solunto nella Casa di Leda in un contesto databile tra la seconda metà del TI e . 26 l’inizio dell sec. a.C. L’insieme dei confronti ed in particolare i contesti di Paler mo (Casa B) e Malta non lasciano dubbi su una collocazione cronologica della messa in opera del pavimento US 6016 del vano B tra la seconda metà del TI e l’inizio del I sec. a.C. Particolarmente interessanti si sono rivelate sino dal mo mento della loro scoperta le singolarissime mensole a forma di nave che hanno addirittura dato lo spunto per battezzare l’abita zione del SAS 9 la “Casa del Navarca”. E soprattutto la forma dei rostra che caratterizzano la parte anteriore delle mensole del vano B che può darci qualche indicazione sia cronologica che 96 B. BECHTOLD tipologica: si tratta di un rostruin trifldum, composto da tre lame orizzontali sovrapposte. Quella inferiore e quella superiore sono curvate verso l’esterno, quella intermedia è dritta, sono tutte e tre fissate ad una unica impugnatura. La dettagliata e relativamente recente pubblicazione del Mo numento Navale sull’agora di Cirene 27 fornisce unampia gamma di confronti per il rostro in questione: I ‘Ermeti osserva che la forma a tridente appare per la prima volta su una stele attica del V sec. a.C. Il tipo si diffonde in seguito soprattutto nel corso del IV sec. a.C. e diventa numeroso dal 300 a.C., risultando da allora particolar mente comune . Appartengono appunto all’età ellenistica gli 2 esempi —tutti litici— più vicini ai pezzi segestani e mi limito in questa sede a citarli solo brevemente, rimandando alla loro esau riente discussione nel citato lavoro delFErmeti. Su un pannello relativo alla balaustra della stoa del santuario di Athena Polias a Pergamo si distingue tra i vari trofei la parte anteriore di una nave con il rostro trifido; il rilievo ha un terininus ante que,n del 133 . Il monumento navale di Samotrace, datato all’inizio del 11 29 a.C. sec. a.C., presenta la prua di una nave da guerra resa in tutti i suoi dettagli che costituisce un ottimo confronto per la rappresentazione assai più semplificata del SAS 930 Una piccola base a forma di prua di nave insieme ad un’ara circolare, entrambe conservate nel Museo di Rodi facevano parte di un ignoto monumento funerario, collocabile per motivi stilistici intorno alla metà del III sec. a.C.. Sia il rostrurn che il proembolion saranno stati riprodotti in bronzo; lo suggeriscono infatti dei piccoli fori di aggancio nel marmo , 31 analoghi a quelli osservati sulle mensole segestane. Sul piano superiore rimangono inoltre degli incavi che sembrano aver costi tuito gli alloggiamenti per i piedi di una statua. Il monumentino funebre doveva conimemorare un capitano o alto ufficiale della marina. Ancora ad un sepolcro diii sec. a.C. apparteneva un’ altra prua marmorea rinvenuta a Renea (vicino a Delo); il blocco, h. m 0,42, e lungo m 0,98, presenta la parte posteriore di m 0,4 di lunghezza dalla superficie non lavorata che veniva evidentemente inserita nel corpo del monumento funerario. Anche in questo caso sembra probabile che la parte a vista, ovvero la nave, facesse da VILLA ELLENISTICO-ROMANA A SEGESTA 97 . Il rostrum trijìdurn si 32 base per la statua del personaggio defunto ritrova anche rappresentato su coni monetali di età ellenistica come . Un buon esempio per 33 prova una moneta di Demetrio Poliorcete la raffigurazione di un rostruin trifidurn tardo-ellenistico in ambito italico è rappresentato da un frammento pertinente al frontone . 34 meridionale del tempio di Talamonaccio, databile nel TI sec. a.C. Dal mare di Atlit (Israele) proviene infine un autentico rostro dall’anima lignea, rivestita di lamine bronzee provviste di una ricca decorazione a bassorilievo. Il pezzo si è staccato dalla nave ed è rimasto quindi privo di un contesto archeologico, ma viene . 35 per il momento datato da Raban al IV sec. a.C. L’Ermeti osserva che «...tutti i monumenti navali che ci sono conservati... (erano) intesi come basi monumentali sormontate da una statua ed eretti in seguito ad una vittoria navale.. .appartengono ad un periodo storico abbastanza ristretto, dalla metà del III sec. 36 e continua più avanti, a.C. alla prima metà del 11 sec. a.C.> riguardo agli elementi strutturali dei “trofei navali” «...che solo tra . Il gruppo 37 111-TI sec. a.C. assumono queste forme monumentali» di esempi raccolti dalla studiosa e tutti pertinenti all’ambito greco orientale «...ci testimonia l’uso diffuso nel III e nel TI sec. a.C. di dedicare monumenti navali in occasione di vittorie particolarmente . Mentre in alcuni 38 importanti o a conferma di un potere marittimo» casi le raffigurazioni di navi da guerra con Nikai erano evidente mente commissionati da istituzioni pubbliche, in altri —e qui ritorniamo a Segesta— ci appaiono dedicate da un cittadino privato, in qualche modo particolarmente legato a combattimenti navali, il quale esprime questo singolare legame nel suo monumento funerario, come a Renea o a Rodi. A Lindo, ancora sull’isola di Rodi, conosciamo inoltre un rilievo navale «...scolpito sulla roccia alla base dell’acropoli ed eretto in onore del navarca Haghesandros, . 39 databile all’inizio del lI sec. a.C.» I rostra trifidi dell’abitazione sull’acropoli S si riferiscono ad un tipo greco, particolarmente attestato in età ellenistica ed in uso probabilmente nell’intero Mediterraneo. Il rinvenimento dei nove frammenti del SAS 9 all’interno del crollo US 6009 non lascia molti dubbi circa la loro approssimativa collocazione in 98 BBECHTOLD origine: dovevano infatti essere stati incastrati ad una altezza non più stimabile nelle pareti dell’ambiente B, probabilmente senza assolvere una particolare funzione statica, ma apparendo come elemento decorativo dall’implicito messaggio “ideologico” al visitatore. Facevano parte di un grande ambiente mosaicato, ubicato in posizione centrale all’interno di una lussuosa dimora urbana in suggestiva posizione sull’acropoli S (tav. X, 1). Le strette analogie con i monumenti navali del mondo egeo di età ellenistica rendono a mio avviso probabile una simile interpreta zione anche per il nostro contesto segestano: propongo quindi di vedere nel proprietario della villa un altolocato personaggio il quale intendeva ricordare ai suoi ospiti la propria fama conquista ta in mare da navarca anche nella sua residenza terrestre . I due 40 fori sulla superficie piana potrebbero allora essere relativi o ad una balaustra oppure a perni che reggevano un oggetto (?) direttamente riferito al nostro personaggio ed alle sue imprese nautiche. Per un’ipotesi di identificazione del personaggio stori co rimando alla relazione di G. Nenci (cf. infra, 1196-1197). Lo studio sistematico della grande quantità di frammenti di cornici modanate che costituiva l’abbondante scheletro della US 6047, sigillando sia il pavimento musivo del vano B che le tracce della sua asportazione, rimane ancora tutto da affrontare. In questa sede mi limiterò ad accennare ad alcuni frammenti, a prima vista particolarmente significativi, che potranno aiutarci ad inquadrare meglio l’intero complesso architettonico dell’edificio IL Segnalo quindi un frammento alto cm 17 di una cornice caratterizzata da un geison con gocce bianche su fondo blu e sotto di esse un astragalo su fondo rosso, un kyma ieroniano con lancette rosse e blu ed infine un secondo astragalo su fondo nero. Nell’ap profondito studio di Von Sydow viene presentata una cornice molto simile che proviene da una casa rinvenuta in V. Sibilla a Marsala per la cui costruzione vale come terminus post quem il 200 . Lo studioso considera gli elementi compresi in questo 41 a.C. frammento come tipici per la composizione della maggior parte delle trabeazioni doriche in Sicilia. Lo stesso Von Sydow osserva VILLA ELLENTSTIC0R0MANA A SEGESTA 99 però, a riguardo di una seconda cornice ben confrontabile con la nostra e proveniente da Palermo, che le comici doriche non ; l’auto 42 sembrano essere state molto frequenti in ambito siciliano re data il pezzo palermitano nell’ultimo quarto del TI sec. a.C. Un altro frammento rinvenuto nella US 6047 presenta sotto un dentello un kvma lesbico dalle larghe palmette rosse dai petali e boccioli bianchi, intervallate da rombi celesti. Nel lavoro di Von Sydow si trovano tre possibili confronti tutti relativi all’abitato di Lilibeo e databili nell’avanzato Il sec. a.C., nonché una cornice pertinente alla Casa di Leda a Solunto e collocabile tra la fine del . Ancora da Solunto dalla terza casa in 43 TI e l’inizio dell sec. a.C. V. Ippodamo proviene una cornice con kyma ionico, scoperta in situ a m 2,13 di altezza in un vano con decorazione parietale di inizio secondo stile, e quindi databile al principio dell sec. a.C.. In occasione di scavi nell’antico abitato di Monte Riparato (Caltavuturo) è stato rinvenuto all’interno di uno strato di crollo un frammento di cornice con dentello ed astragalo che faceva parte . 45 della decorazione parietale di un vano databile tra fili sec. a.C. Pur trattandosi soltanto di una visione preliminare della ricca decorazione in stucco policromo che una volta doveva abbellire il grande ambiente B. appare da una serie di confronti una probabile datazione dei frammenti verso la fine del Il sec. a.C. Pavimenti in mattoni come quello del vano I non sono rari nelle case ellenistiche in Sicilia: i più antichi esempi, databili ancora nel III sec. a.C., si trovano a Morgantina e forse anche ad , il tipo è in seguito attestato anche per la tarda età 46 Adrano . 47 ellenistica a Siracusa e Monte Adranone Il cocciopesto ornato da scaglie litiche del vano D invece è . 48 da identificare con il cosiddetto opus scutulatum della Morricone Signini rossi con scaglie policrome (verde, nero, bianco) irrego lari disposte in maniera assai fitta molto simili alla nostra US 6043 si trovano a Roma nella casa repubblicana sotto 5. Pietro in Vincoli, databile tra la fine del TI e l’inizio del I sec. a.C., a Gabii nel portico del santuario dei la seconda metà dclii sec. a.C. ed a Palestrina nel santuario superiore ancora in un contesto pertinen 100 B.BECHTOLD te alla seconda metà del TI sec. a. C.. La tabella relativa alle associazioni tra i diversi tipi di pavimenti e le varie tecniche edilizie dimostra che gli scutulata da lei esaminati si incontrano in 16 casi in contesti di fine TI sec. a.C., solo tre volte apparten gono alla prima metà del I sec. a.C. ed in cinque casi la loro cronologia rimane incerta . La Morricone osserva infatti che in 50 genere «...scutulata su fondo di cocciopesto.. .si datano nella seconda metà e non oltre la fine del Il sec. a.C.», riferendosi qui ovviamente alla situazione da lei presa in considerazione e quindi relativa all’Italia centrale . In Sicilia, cocciopesti con scaglie 51 inserite sono attestati a Marsala e a Morgantina 52 e appartengono qui anche a edifici databili nel Il sec. a.C., in genere verso la fine del secolo. Il pavimento del vano D, pur essendo scavato per il momento solo in una minima parte, sembra doversi datare sulla base di un buon numero di confronti e anche considerando la cronologia del contemporaneo pavimento del vano B, nella seconda metà del 11, o piuttosto verso la fine di questo secolo. La formula di saluto sul cocciopesto US 6043, infine, che è indirizzata evidentemente a chi doveva entrare nell’ambiente B, trova una serie di confronti in ambito regionale. A Monte lato nella Casa a Peristilio una formula di benvenuto anche più complessa e realizzata in tessere bianche è stata trovata su un pavimento in signino in corrispondenza della soglia che dava accesso ad un ambiente interpretato dallo scavatore come sala da banchetto; la monumentale abitazione è datata al principio del III sec. a.C., e anche la forma delle lettere viene ritenuta da Isler come caratteri stica del III sec. a.C. . Anche da Salemi proviene una iscrizione 53 pavimentale con una formula di saluto, ora conservata nel Museo Regionale di Palermo e databile per motivi stilistici nel TI sec. . A Morgantina uno dei vani che si apre sul peristilio della 54 a.C. Casa del Capitello Dorico presenta un cocciopesto rosso con la scritta EY EI XEI eseguita in tessere bianche ; non mi risulta una 55 proposta cronologica per il contesto. Ad Adrano è stato scoperto nell’abitato ellenistico «...un frammento di mosaico pavimentale in opus signinuin con l’iscrizione XAI PE purtroppo rinvenuto sporadico, in un area già manomessa.» . Le case C e D, nelle 56 VILLA ELLENISTICO-ROMANA A SEGESTA 101 immediate vicinanze del luogo di rinvenimento di questo fram mento, recavano comunque intonaci parietali di primo stile, databili nel III sec. a.C. La già più volte menzionata casa B in Piazza Vittoria a Palermo si presta anche qui per un adeguato confronto: in corrispondenza della porta del vano 5 si nota ben due volte la scritta XAI PE ZT, disposta in direzioni opposte in maniera da essere leggibile sia entrando che uscendo e realizzata in lettere di dimensioni diverse; l’abitazione si colloca, come abbiamo visto, . 57 tra la fine del Il o l’inizio del I sec.a.C. Il più antico esempio sembra quindi quello della Casa a Peristilio ietina del principio del III sec. a.C., ma l’uso delle formule di saluto inserite nei pavimenti è attestato per l’intera area siciliana almeno fino alla fine del TI sec. a.C., arco cronologico quest’ultimo al quale sarà da attribuire anche la nuova iscrizione segestana, soprattutto con riguardo allo scutulatuin US 6043. Tutti gli elementi strutturali (ad eccezione naturalmente delle mensole a forma di nave) e decorativi dell’edificio Il presi in esame trovano buoni confronti in ambito siciliano, e sembrano indicare abbastanza uniformemente una datazione tra la seconda metà avanzata del TI e l’inizio del I sec. a.C. per la fase lI. Paralleli particolarmente numerosi si notano tra la Casa del Navarca a Segesta e la Casa B in Piazza della Vittoria a Palermo: abbiamo in ambedue un opus sectile a stelle, una iscrizione pavimentale e probabilmente anche un mosaico con cornice a doppia treccia a calice. Buoni termini di paragone forniscono però anche i corrispettivi abitati tardo-ellenistici di Solunto e Lilibeo, dove infatti nel corso del TI sec.a .C. si assiste ad un «rinnovamento edilizio radicale» ed ad «una trasformazione dell’abitato su model li ellenistici», caratterizzata da nuove costruzioni in blocchi squa drati, intonaci di grande finezza ed elementi in stucco ornati con . Simili fasi di incrementata attività edilizia 58 una vivace policromia nel settore privato tra la seconda metà del TI e E inizio dell sec. a.C. si segnalano anche per Morgantina e Solunto dove tessellati bianchi, embiemata, cornici con motivo ad onde correnti, l’opus sectile a cubi prospettici, resti di decorazioni parietali di primo stile 102 B.BECHTOLD e peristili a due piani con quello superiore provvisto di balaustre risultano tipici del periodo del primo stile (11 sec.a Lo scavo della villa sull’acropoli S è attualmente ancora in uno stadio troppo iniziale per poter avanzare confronti strutturali con altri complessi di abitazioni private della Sicilia ellenistica. Le strutture finora messe in luce mi permettono tuttavia di fare alcune osservazioni circa una parte della probabile pianta relativa all’edificio TI. Una funzione centrale sarà da attribuire al vano D: a nostro avviso ha tutte le possibilità di poter essere identificato con un cortile centrale, ovvero con un peristilio, ipotesi da corroborare subito con alcuni indizi già a nostra disposizione. A circa m 5 a NE della porta di comunicazione tra i vani B e D, in mezzo alla solita sterpaglia dell’acropoli S, si eleva al centro del terrazzo un albero di fico che affonda le radici evidentemente in una cavità nel terreno per ora non ben delimi tata, da interpretare comunque probabilmente con una cisterna oppure con un pozzo. Alcuni rocchi di colonna che sporgono dal piano agricolo intorno all’albero e che sembrano essere ancora in situ fanno pensare ai resti di un colonnato, parallelo ai muri perimetrali del presupposto peristilio. Un fusto di colonna scanalata solo all’estremità inferiore e provvista di due piccoli fori qua drangolari su due delle sue facce, rinvenuto nel crollo US 6009 nel vano B, ma nelle immediate vicinanze dell’accesso all’am biente D, potrebbe appartenere al portico del peristilio ed accen nare all’originale esistenza di una balaustra con travi lignee . 60 Infine, il cocciopesto decorato a scaglie policrome si addice bene alle esigenze richieste dal pavimento di un ipotetico ambulacro in uno spazio semiaperto ’ ed esistono, infatti, nelle abitazioni 6 ellenistiche siciliane, una serie di portici caratterizzati da pavi menti realizzati in vari tipi di signini . 62 Il grande ambiente rettangolare B che si apre con una larga porta a doppia anta, preceduta da un XA I PE scritto sul pavimento, ubicato a metà circa del braccio sud-occidentale del presupposto peristilio, è senza dubbio tra i vani più importanti dell’edificio. La sua fastosa decorazione sia pavimentale che parietale insieme VILLA ELLENISTICO-ROMANA A SEGESTA 103 alle singolarissime mensole a forma di prua di nave suggeriscono che siamo di fronte alla parte di rappresentanza della casa. Simili grandi ambienti di carattere lussuoso rinvenuti in abitazioni di età tabiiniuin ellenistica vengono denominati dai loro scavatori come 63 triclinium . oppure come 64 Il vano I, con il suo pavimento in cotto, sarà da considerare un ambiente di importanza secondaria, forse di servizio alla antistante sala B; la sua pianta a L lascia pensare ad un corridoio. Solo le prossime campagne di scavo potranno darci chiarezza circa la vera articolazione della grande villa urbana di età tardoellenistica sull’acropoli S di Segesta. Una buona parte della fascia sud-occidentale dell’area esplo rata viene occupata dall’edificio III di V fase, costituito pertanto dai muri permetrali US 6058-6057-6056-6049-6052, nonché dal setto divisorio tra due dei suoi ambienti, la US 6069. Tutti questi muri sono fondati o sullo strato agricolo o su strati pertinenti in qualche modo all’edificio TI. Le strutture sono caratterizzate da una messa in opera piuttosto frettolosa e poco curata, che compor ta la mancanza di rifinitura del filo dei muri, costituiti da diverso materiale litico di varie dimensioni disposto a secco in corsi irregolari. Sono stati individuati almeno i vani G e H, delimitati dai muri US 6056-6049-6069 e 6052. I loro piani d’uso sono indicati dai focolari US 6066 (vano G) e 6065 (vano H), entrambi collocati proprio negli angoli delle stanze. Lo strato di abbandono di questa fase insediativa, la US 6062 (fase VI), comprende un frammento di bacino di ceramica invetriata verde, nonché un frammento di orlo di anfora medievale, databili tra la fine del XII e la prima metà del XIII sec. L’unico degli ambienti “classici” relativi agli edifici I/Il che ha conosciuto una fase di vita medievale rimane per il momento il vano I: al muro perimetrale NE US 6042 viene ora addossato un piccolo fornetto da pane, la US 6118, coperto da uno strato di cenere US 6051, relativo alla distruzione dello spazio in fase VI, datata da una notevole quantità di materiale ceramico tra la seconda metà del XII e la prima metà del XIII sec. 104 B.BECHTOLD L’edificio III, di cui finora è impossibile ricostruire la pianta, insieme ad una serie di altre strutture mal conservate che si sono registrate un po’ sparse su tutta l’area di scavo, testimoniano l’intensa rioccupazione della zona in età sveva. La frequentazione medievale dell’acropoli S (fasi 1V-VI) non solo allo scopo di spoliare gli edifici antichi, ma legata evidentemente a qualche forma di abitato (rurale ?) si colloca quindi cronologicamente nel momento della massima estensione del villaggio svevo che occupa una buona parte dell’acropoli N del Monte Barbaro. Per concludere e riassumendo velocemente i risultati dello scavo del SAS 9: i lavori hanno accertato tre grosse fasi costruttive che si scaglionano nelle sette fasi di attività archeologica distinte nel niatrL(tav. X. 2): la più antica abitazione privata sull’acropoli S è costituita dall’edificio I, databile per il momento tra la prima metà del III e metà del TI sec. a.C. Ca. (fase IAIB): questa struttura viene in parte obliterata dall’impianto del monumentale edificio Il, la “Casa del Navarca”, costruita verso la fine del 11 sec. a.C. (fase TI). L’abbandono almeno della fascia a monte delle abitazio ni si colloca nella prima età imperiale. Una intensa rioccupazione dell’area è poi attestata per l’età sveva alla quale appartiene infatti l’edificio III (fase V). Un ultimo dato interessante per il momento soprattutto da un punto di vista topografico è costituito dalla scoperta, grazie alle forti piogge dell’inverno scorso, di un gruppo di tombe in vari punti dell’area del SAS 9. localizzate immediatamente ai bordi dello scavo. Le inumazioni entro tombe a lastroni si notano a pochi centimetri sotto l’attuale piano di campagna e intaccano in alcuni punti le strutture relative all’edi ficio TI. Si tratterà quindi di sepolture comunque databili dopo l’abbandono della “Casa del Navarca”. VILLA ELLENISTICO-ROMANA A SEGESTA 105 NOTE a La direzione scientifica di tutti i lavori archeologici eseguiti a Segest con zo, che Scovaz ata Camer da questa Soprintendenza è della Dott.ssa R. lo l’occasione ringrazio per avermi affidato con grande disponibilità e fiducia scavo del SAS 9. 2 rinvenimento di mosaici a Segesta, però di provenienza sconosciuta, messi è già stato segnalato da Fiorelli; Fraccia menziona mosaici ancora in situ e tessellatuin di lembi primi i in luce nell’abitato a poca distanza dal teatro, ma area relativi ad un preciso contesto archeologico sono stati trovati nel 1989 nell’ 2), (SAS 2000 ea dell’ar scavo Lo rri, 2000 del SAS 2, cf. A. PINNA P. SruGlo , logico archeo Museo e Parco , in AA.VV., Segesta. Storia della ricerca campa della inare prelim ne ricognizioni topografiche (1987-1988) e relazio gna di sca’.’o 1989, ASNP, S. III. XXI. 1991, 765-994. 897-915, 907-908 Le fasi alle quali si farà in seguito riferimento sono quelle individuate - nel matrix. n. h., 36, 186-187 n K. M. PHILLIPS, Subject and Technique in Hellenistique-Ronia , 24741-262 1960,2 XLII, ABu1I, Mosaics.A Ganimede Mosaicfrom Sicili3’. o 248, nonostante la molto discussa ipotesi dell’autore che la nascita del mosaic Sicilia, in proprio zare localiz da sia e a tessere quadrangolari di taglio regolar in orbita siracusana, sembra probabile che il diffondersi del tessellatum dalle suddette caratteristiche almeno per l’ambito siciliano sia da mettere in relazio fastosi ne con la costruzione della famosa Siracusia, la nave dotata tra l’altro di scavi Gli III. eo Tolem il a lerone da pavimenti a mosaico e data in dono i mosaic di serie una luce in messo caso americani a Morgantina hanno in ogni Iii del corso nel gio passag il Per C. sec, a. databili nel secondo quarto dcliii ngolari sec. a. C. dal mosaico a ciottoli a quello realizzato con tessere quadra IV al lI dal entale o pavim mosaic le e cf. anche I. BALDASSARE, Pittura parieta hi di Dialog di rni tica, Quade Ellenis sec. a.C, in AA.VV., Ricerche di Pittura tum in tessella di antichi i più esemp degli Archeologia. I. 1985, 210-211. Uno un di o all’impiuvium relativ nto pavime Sicilia sembra essere costituito da un ambiente pertinente ad una abitazione privata sul Capo Soprano (Gela); secondo lo scavatore Adamesteanu il complesso non si data oltre il 280 a. C., cf. D. ADAMESTEANU, Scoperte di una casa ellenistica a Capo Soprano, NSA, di 1956, 343-354, 346, fig. 5, mosaico bianco con pannello di meandro a mo’ tappeto. intorno cocciopesto rosso. 6 H. P. IsLER, Monte fato. La ventunesima campagna di scavo, SicA, XXV, 78-79, 1992, 7-44, 13-17, figg. 9. 10 G. VALLET F. VILLARD P. AUBERSON, Megara Iblea 3. Guida agli ti di Scavi, Roma 1983. 45-47, fig. 34. casa 49 dove 1’ androne le due ambien ANU, ADAMESTE sec. a.C.; 1V/lI servizio presentano i pavimenti in cocciopesto. PLIN., - - 106 B.BECHTOLD art. c., 346, casa al Capo Soprano; il suddetto ambiente con iinpluvium presenta inoltre un pavimento a cocciopesto. 8 A mo’ di esempio qui R. P. JONES E. A. GARDENER, Notes on a Recent Excai’atedHouse at Girgenti, JHS. XXVI, 1906.207-210,208, un pavimento a cocciopesto si trova nel vano V, forse interpretabile come cucina; R. STILLWELL E. SJÒQVIST, Excavations at Morgantina (Serra Orlando). Preleminar,’ Report I, AJA, LXI, 1957, 151-159. 156-157; pavimenti a cocciopesto sia rosso che bianco si trovano in quasi tutti gli ambienti della Casa del Capitello Dorico. databile al Il sec. a. C.; per la diffusione dei cocciopesti semplici cf. inoltre M. L. MORRICONE MATINI, Mosaici antichi in Italia. Pavimenti di signino repubblicani diRoma e dintorni, Roma 1971,23: si tratta di un tipo di pavimento diffuso durante tutto il periodo qui preso in conside razione, III-! sec. a. C. Per la lavorazione ed il trattamento dell’intonaco cf. C. GRATZIU D. DANIELE. Aspetti tecnologici e policromia negli stucchi della ‘‘asa del Navarca’ di Segesta [relazione non pervenuta: n. d. r.]. 10 Per la determinazione mineralogica delle tessere usate nel mosaico US 6016 cf. la relazione geologica di GRATZJU DANIELE. art. c. [ma vd. supra, n. 9]. 11 PLIN., n. h., 36, 186-187. Per quanto riguarda la US 6108 di prepara zione per il pavimento US 6016, non è visibile, attualmente, lo statumen ovvero lo strato più basso menzionato da Plinio e realizzato in un conglome rato di ciottoloni. È tuttavia possibile che questo si trovi ancora ad una quota più bassa, scendendo lateralmente nelle fosse di spoliazione. 2 D. VON BOESELAG ER. Antike Mosaiken in Si.ilien, Roma 1983. 49, fig. 20 13 STJLLWELL SJÒQVIST, Excavations...1957... cit.. 156-157. fig. 21, tav. 58, anche se non è ben chiaro se non si possa forse anche trattare del motivo a cubi prospettici. 14 M. L. MORRICON E, s. v. Mosaico, EAA, Suppl. 1970, 504-53 1, 505 VON BOESELAGER, o. c.. 53-54. fig. 28 16 VON BOE5ELAG ER, o. c., 53 17 VON BOESELAGER, o. c., 48-49, «..ihnliche Bòden sind zwischen der Mitte des 2. und dem ersten Viertel des 1. Jh. v.Ch. bekannt». 18 H. P. ISLER, Monte fato. La quindicesima campagna di scavo, SicA, XVIII. 59, 1985, 5-24, 15; i frammenti in questione provengono dal crollo rinvenuto nel vano 17 e relativo al pavimento del piano superiore. Inoltre ID.. Monte lato. La sedicesima campagna di scavo, SicA, XIX, 62, 1986, 29-48, 38. laminette di piombo rinvenute nel crollo in vano 5. relativo al pavimento del piano superiore. 19 PINNA SFUGI0Tr1, art. c., 908. L’uso di laminette di piombo per l’esecuzione di mosaici si conosce inoltre già dall’età di Alessandro Magno il cui sarcofago era ornato da un mosaico che presenta dei listelli plumbei, cf. D. - - - - - - —— 7 VILLA ELLENISTICO-ROMANA A SEGESTA 107 Mosaico, EAA, V (1963), 209-239, fig. 504 n. 6 T. ASHBY, Roinan Malta, JRS, V, ) 915, 23-86, 37-38, fig. 7 e tav. IV. La Morricone Matine afferma inoltre che il motivo della treccia a calice si di incontra in ambito romano comunemente a partire dal I sec. a. C. a mo’ n.6 504, fig. 504, c., art. MATINE, incorniciatura, cf. M0RRIc0NE 21 PHILLIPs, art. c., 249-250 22 p BRUNEAU, Exploration archéologique de Délos. Les Mosaiques, 25); Paris 1972, 53-54, 133, fig. 21.24 (per nr. 16) e 136, fig. 29 (per nr. o a rispett diversa assai appare Delos i di esemp degli a l’esecuzione stilistic 6016. quella della nostra US 23 B. R. BROWN, Ptolemaic Paintings and Mosaics and the Alexandrian è attual Slyle, Cambridge 1957, 67-68, nr. 8, tav. XXXVIII.XL, l’esemplare ne del la datazio nti e confro i Per ndria. Alessa di Museo al mente conservato 71.74 cf. ilos” mosaico di “Soph 24 G. NENCI, Iscrizioni elime, greche e latine, in AA.VV., Segesta. Storia della ricerca, Parco e Museo archeologico, ricognizioni topografiche (19871988) e relazione preliminare della campagna di scavo 1989, ASNP, S. III, XXI, 31. 1991,765-994,915-918,916-917,2.Cf.ancheNENcI,infra, 1192-1193en. 25 PINNA SFLIGI0TrI, art. c., 907, tav. CCLXXXIX; si tratta del o in basso tutto a sinistra. registr frammento nel e mosaico a Solunto, BABesch, L, 1975, 195-224, 197 Pitture Vos, M DE 26 presenta una cornice con motivo di onde correnti. lio peristi del dove l’emblema fiancheggiata da un listello di piastrelle di pietra grigio scura, largo cm 3. 27 A. L. Ea.rvmn, L ‘Agorà di Cirene. Monografie diArcheologia Libica 16, fiLi, Il Monumento Navale, Roma 1981, per la forma del rostrum in part. 53. LEvI, s. V. 20 - 28 ERMETI, o. c., 54. 29 ERMETI, o. c., 56, Iii. 22. 30 ERMETI, o. c., 64-65,111. 7-8, la prua della nave di Samotrace era la base per una statua, da identificare probabilmente con una Nike. 31 ERMETI, o. c.. 72, 111. 11-12, fig. 9. 32 ERMETI, o. c., 74-75; il tipo di rostro del monumento di Renea. vicino pubblicato con una vecchia foto su RA, XIX, 1912, 310, non è molto a. ai rostra di Segest L. BAsCH,AnotherPunic WreckinSicilv: Jts Ram, IJNA, IV, 2, 1975, 20 1-228, 206-207. La moneta di fig. 9 mostra un rostro molto simile a quello segestano, fissato allo scafo con tre grandi borchie metalliche. O. VON VACANO, La coroplastica remplare etrusca fra il 1V e il Il a.C. Atti secolo a. C.,in «La coroplastica templare etrusca fra il IV e il Il secolo e 1992, Firenz 1988». llo Orbete Italici, e hi Etrusc Studi di del XVI Convegno . tempio del ne datazio la per 61 e IVa, tav. 57-68, 65-66, fig. 4 1/2, A. RABAN, Mariti,ne Archaelogical Research in Israel, IJNA. X, 4, 1981, 287-308, 292, fig. 5. 108 B.BECHTOLD 36 ERMETI, “ ERMETI, 38 ERMETI, o. c., 60. o. c., 128. o. c., 67. ERMETI, o. e., 66-67: «L’esegesi del monumento è anche in 39 questo caso la stessa.. .la commemorazione e la glorificazione di un potere marittimo.., la glorificazione di un personaggio storico». 40 Per una ipotetica identificazione del personaggio storico sulla base dell’esame delle fonti letterarie rimando alla relazione del prof. G. Nenci. VON Syoow, art. e., 183-185, Abb. 2a.b. Taf. 43, 2-4. 42 VoN Synow, art. e., 217. per il frammento di Palermo nr, 27, Taf. 46, 3 per la sua cronologia 228, 231. VON Syoow, art. e., 185, 193,200, nrr. 3, 15,24, Abb, 3, Taf. 44,3 per le cornici di Marsala e 205-206,231, nr. 31, Abb. 31. Taf. 47.1 peri! frammento di Solunto. DE Vos, art. c., 196. D. PANCUCCI. Monte Riparato, in AA.VV.. Di Terra j Terra. Nuove scoperte archeologiche nella provincia di Palermo, Palermo 1993, 207-214, 212-213, fig. 12. vano 3. 46 Per Morgantina cf. R. STILLWELL. Excavations ar Morgantina (Serra Orlando) 1962. Preliminary Report VIII, AJA, LXVII, 1963, 163-171, 167, fig. 11. tav. 34. “House of the Official”. il peristilio “vano 17” presenta un pavimento a mattoni; la casa risale al III sec. a. C.. subendo dei restauri nel corso del Il sec. a .C.; 168, dopo il 21 a.C. anche il peristilio della “House of the Arched Cistern” riceve un pavimento a mattoni. Per Adrano U. SPIGO, Ricerche e rinvenimenti a Brucoli (c.da Gisira), Valsavoia (Lentini), nel territorio di Caltagirone, adAdrano e Francavilla di Sicilia, Kokalos, XXXXXXI. 1984-1985. 863-904, 891, fig. 5. all’interno di un isolato di abitazioni private uno dei vani della casa D presenta un pavimento a lastre fittili; nella vicina casa B sono stati rinvenuti dei frammenti di intonaco parietale di primo stile, probabilmente databile al III sec. a. C. Per Siracusa cf. G. V. GENTILI, Siracusa, NSA, 1951, 261-334, 287, V. Orsi, casa 6 con un cortile che presenta alcuni tratti di pavimento in cocciopesto, altri in opus testaceum; 293: l’abitazione era già esistente nel I sec. a.C.; per Monte Adranone cf. E. DE MIRO G. FIORENTINI, Relazione sull’attività della Soprintendenza alle Antichità di Agrigento (1972 -1976), Kokalos. XXII-XXIII, 1976-1977, 451-455, 453, grande edificio a due piani in cui si rinviene in posizione di crollo, ma appartenente al secondo piano, un pavimento in mattoni quadrati. Il contesto è privo di una sua cronologia. 48 M. L. MORRICONE, Scutulata Pavimenta, Roma 1980, 11-13. MORRICONE, Scutulata... cit., 28 n. li, 34 n. 18. 35-36 n. 22. 50 MORRICON E MATINE. Mosaici antichi... cit., osservazioni tratte dalla tabella delle associazioni in fondo al volume. , - VILLA ELLENISTICO-ROMANA A SEGESTA 109 51 MORRICONE, Scutulata... cit., 82 Per Marsala C. A. Di STEFANO ln AA.VV., Lilibeo. Testimonianze archeologiche dal iVsec. a. C. allVsec. d. C., Palermo 1984, 104, scavo dell 980 in Via Sibilla/Via delle Ninfe; in un edificio datato al Il sec, a. C. l’ambulacro per della casa presenta il pavimento “a scaglie policrome”; un ulteriore confronto pavimento il l’uso dello scutulatum a Marsala costituisce probabilmente anche a 107, nr. 114, descritto come «pavimento con scaglie policrome». Si tratta di un conglomerato bianco a piccole scaglie nel quale sono inserite a distanza di ca. cm 10 grosse scaglie policrome di taglio irregolare che misurano cm 3-7 di lunghezza. 11 contesto archeologico è databile tra Il e I sec, a. C. Un terzo esempio 52 si deve forse identificare con un pavimento rinvenuto a m 2,8 di profondità dal piano stradale in V. Camsnareri Scurti in un edificio datato tra la fine del TI e l’inizio dell sec. a. C. e definito come «tessellato di scaglie irregolari di pietra di Trapani con delle crustae policrome di varie dimensioni». Inserito nel presupposto scutulatum si trova un opus sectile, cf. Di STEFANO, Scoperte archeologiche... cit., 770, tav. LXXVII, 2-4; per Morgantina cf. STLLWELL SJÒQvIST, Excavations. .1957... cit., 156-157, fig. 21, tav. 58, Casa del Capitello in Dorico, vano 9: scutulatum di piccole tessere verdi, blu e rosse, disposte opus un stanza della maniera irregolare su un cocciopesto bianco; al centro sectile. Le pareti del pertinente ambiente presentano degli intonaci di primo stile o e la villa si data al 11 sec, a. C.; inoltre E. SJÒQvIsT. Excavations at Serra Orland Casa 160-161, (Morgantina). PreliminarvReport Il. AJA, LXII, 1958, 155-164, del Capitello Tuscanico relativa alla fine del TI sec, a. C., l’ambiente a SO del - peristilio presenta uno scutulatu,n. ione ISLER, Monte lato. La quindicesiina campagna... cit.. 14; l’iscriz che 17 vano del XAI PE KAI .1 AAPOZ EI ZY si trova davanti alla soglia la parte come etata porta al vano 16. La serie di ambienti 15-16-17 viene interpr di rappresentanza della lussuosa dimora ellenistica. ISLER, Monte lato. La quindicesima campagna... cit., 14-15 e n. 26; lo e di studioso sottolinea che l’uso delle iscrizioni pavimentali con delle formul però no appaio dove saluto è documentato finora solo per la Sicilia e la Spagna .. solo nel I sec. a. C. re SJÒQVIST, Excavations...1958 cit., 161, fig. 32, tav. 34, lo scavato non accenna alla cronologia del contesto. 56 SPTGO, art. c., 891. VON BOESELAGER. o. c., 53. s Di STEFANO, Lilibeo... cit., 104. DE Vos, art. c., 200-201. La nona campagna di scavo, SicA, XII, 41, 1979, 4 1-70, Casa a Peristilio, 50 e fig. 22:. i fusti inferiori delle colonne a tre 60 H. P. ISLER. Monte lato. elementi presentano due fori quadrangolari (le colonne d’angolo ne hanno quattro); un doppio peristilio con balaustre al piano elevato è tipico anche per 110 B.BECHTOLD le case di primo stile a Solunto, databili nella seconda metà del Il sec, a. C., cf. DE Vos, art. e., 200-201. E SJÒQvIsT, Excavations al Morganfina (Serra Orlando) 1963. Preliminary Report VIII, AJA, LXVIII, 1964, 163-171, 144, “House of the Official” con l’ambulacro del peristilio a cocciopesto. 62 Cf. per Marsala Di STEFANO. Lilibeo... cit.. 104: edificio in V. Sibilla il cui ambulacro presenta uno scutulatum del tipo della nostra US 6043; per Tindari, cf. L. BERNABÒ BREA M. CAVALIER, Tindari Area urbana. L ‘insula IVe le strade che la circondano, BA, L. 1965, 205-209, 206-207, fig. 19: il peristilio della casa B. databile nel I sec. a. C., presenta il peristilio quadrato a dodici colonne con compluvium e con un pavimento a OJrnS signinum; per Agrigento cf. JONES GARDEN. art. e., 208: il peristilio della villa ha un pavimento a cocciopesto decorato da un reticolato; per Solunto cf. DE Vos, art. e., 196. fig. 5: la terza casa in V. Ippodamo è caratterizzata da un cortile a cocciopesto decorato daun reticolato di losanghe. l’ambiente attiguo presenta una decorazione parietale di primo stile. 63 Si presta qui in particolare il confronto con le case B e C dell’insula IV di Tindari, cf. supra BERNABÒ BarA CAVALIER, art. c., fig. 19 dove i due grandi ambienti che si aprono sul peristilio e rimangono divisi da esso non tramite porte, bensì da colonne ovvero pilastri, sono stati interpretati dallo scavatore come tablinium. 64 E. SJÒQVIST. Excavations al Morgantina (Serra Orlando) 1961. Preliminari’ Report VI, AJA. LXVI, 1962,277-281, 139, “House oftheArched Cistern” dove il triclinio estivo si apre sul lato settentrionale del peristilio con una ampia porta pieghevole. A Monte lato, infine, la seguenza dei vani 15,16,17 (il vano 16, “l’esedra”, si apre con tutto il suo fronte meridionale e due colonne sul peristilio) sul lato settentrionale del peristilio viene interpre tata da Isler come la parte di rappresentazione della casa; per l’ambiente 17 viene proposta la funzione di sala da banchetto, cf. ISLER, Monte lato. La quindicesiina campagna... cit., 14. fig. 17. . - - - - TAV. III Cartografia deW area archeologica di Segeta con Findicazionc del SAS 9. ì 2. Segesta. SAS 9. 6083. Visione panoramica del vano A con il pa inìento in cocciopesto US > H TAV. 1. Segesta. SAS 9. Panorama del vano E con pa irnento a mosaico US 6092. I I 2. Segesta. SAS 9, Vano E, sogliaUS 6135. V TAV. VI €: .,. 1. Segesta. SAS 9. Mensola a forma di prua di nase (LS 6009). 2. Segesta. SAS 9. Mensola a forma di prua di nave (LTS 6009. TAV. L Segesta. SAS 9. Vano B, muro perimetrale US 6027. 2 Se gesta. SÀS 9. Vano B. accesso US 6095. VII :11 Cn e— Cn > rrc — --- -r — e- 4- Cn e) e) Cn Cn e) Cn (C _r —-4- - - -c : -‘a «z-. t’’3. i :-tj- --—--cr -a - ••- - - - a - - —- -- - —1 - a •- - —a -c - R$:j.c - H TAV, IX 1. Segesta. SAS 9. Vano B. particolare del mosaico US 6016. 2 .Segesta. SAS 9. Vano B, particolare del pavimento in opto ,secrile US 6016. TAV. X 1. Segesta. SAS 9. Visione panoramica dell’edificio 11 con il vano B al centro. x x r x • edificio edificio Il •edificio III 2. Segesta. SAS 9. Pianta schematica con gli edifici 1-111.