ATTI I - Laboratorio di Scienze dell`Antichità

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Comune di Gibellina
Scuola Normale Superiore di Pisa
CESDAE
Centro Studi e Documentazione sull’Area Elima
Gibellina
-
-
SECONDE
GIORNATE INTERNAZIONALI DI
STUDI SULL’AREA ELIMA
(Gibellina, 22-26 ottobre 994)
ATTI
I
Pisa Gibellina 1997
-
UNA VILLA ELLENISTICO-ROMANA
SULL’ACROPOLI SUD DI SEGESTA
BABETTE BECHTOLD
Uno degli obiettivi da affrontare nel corso della campagna di
scavo del 1992 nell’ambito della ricerca condotta dalla Soprin
tendenza BB.CC.AA. di Trapani’ era costituitoda una prima
valutazione stratigrafica del deposito archeologico sull’acropoli
S di Segesta.
L’area in questione non era mai stata soggetta, fino a questo
momento, a scavi sistematici ed era quindi ancora del tutto ignota
la sua funzione urbanistica e topografica all’interno dell’antico
abitato (tav. III, 1).
La collina è solo di qualche metro più bassa rispetto
all’acropoli N, ad essa opposta, e tra le due vette si estende una
selletta dall’ andamento quasi pianeggiante.
Nella primavera del 1992 si scelse su un ampio terrazzo alle
pendici nord-occidentali dell’acropoli S la zona dove effettuare
un primo intervento stratigrafico, denominato SAS 9. Il saggio
delle dimensioni di m 5x8 portò alla luce notevoli resti di strutture
abitative tra cui un primo lembo di un mosaico a tessere bianche
2 tanto ben conservati da decidere di estendere l’area
ancora in situ
da indagare nel seguente anno 1993 per poter restituire almeno la
pianta del corrispettivo edificio.
I due mesi di lavoro svoltosi nella primavera del 1993 ci
permettono di presentare in questa sede per laprimavoftal’insieme
delle strutture rinvenute, pertinenti a diverse abitazioni private.
Per il momento è possibile distinguere tre grandi fasi
costruttive all’interno dell’area del SAS 9, caratterizzate dagli
edifici -III.
86
B.BECHTOLD
La più antica fase insediativa finora accertata sull’acropoli
5 consiste nell’edificio I, sito lungo la fascia orientale dello
scavo, al quale si possono per ora attribuire i due ambienti A e E
(tav. IV). Sotto un potente strato di crollo relativo agli alzati, nel
vano A si rinvengono due grossi strati di riempimento che
coprono tutti i quattro muri perimetrali e contengono un nucleo
di materiale ceramico datante, collocabile nella prima età impe
riale (fase III). Asportando le suddette US 6063/6064 si mette in
luce il crollo di una parte del rivestimento parietale dell’ambiente
A, la US 6076, costituito da intonaci bianchi, nonché da cornici
modanate in stucco bianco e decorate con motivi dipinti in rosso
e nero. La US 6076, comprendente gli stucchi e l’intonaco, copre
la US 6077, interpretabile come livello d’abbandono dell’am
biente A; questo viene datato dal materiale ceramico, essenzial
mente da orli di anfore Dressel 1, nonché da frammenti di lucerne
Dressel 1 / lA ( Warzenlainpe), tra la fme del 11 e la metàdel I sec. a.C.
Lo strato di abbandono US 6077 copre direttamente il pavi
mento in opus signinum bianco, la US 6083 (tav. 111,2). L’ambiente
si presenta a pianta trapezoidale, dalle dimensioni di m 5x3 Ca.
Manca attualmente il suo perimetrale O, obliterato dalla messa in
opera del muro US 6004 (ambiente B/edificio Il) la cui fossa di
fondazione US 6080 taglia l’intero lato occidentale del vano A. I
rimanenti tre muri perimetrali sono interamente o parzialmente
ricavati dalla roccia (US 6003/6075/6 138) e rivestiti da uno strato
di intonaco bianco, la US 6081, spesso cm 2. Sulla parete orientale
si nota una nicchia, la US 6128, di forma pressoché quadrata, dalle
dimensioni di m 0,78x0,7 e profonda m 0,1-0,26. La stanza ha
conosciuto almeno due diverse fasi d’uso: la più antica, relativa
verosimilmente all’intero impianto dell’edificio I (fase lA), pre
senta un vano a pianta trapezoidale con un probabile accesso sul
lato occidentale. il pavimento in opus signinum e le pareti intona
cate ed incoronate in alto, in via d’ipotesi, da un cornicione in
stucco policromo. In un secondo momento (fase IB) tutto il lato
settentrionale dell’ambiente viene occupato da una struttura di cui
oggi rimane testimonianza nello strato di cocciopesto US 6078
sulla parete del lato breve N, che copre il sottostante intonaco
VILLA ELLENISTICO-ROMANA A SEGESTA
87
parietale della fase lA; sono da attribuire a questa fase inoltre
1’ alloggiamento US 6127, ricavato nella roccia nell’angolo NE del
vano con l’ovvio intento di regolarizzare i suoi muri perimetrali
non ortogonali tra di loro. Esattamente in corrispondenza del punto
più basso di US 6127 si nota un taglio, relativo ad una piccola
canaletta con profilo a V, che si segue dapprima verticalmente in
parete e poi orizzontalmente nel cocciopesto: cone parallela alla
parete orientale del vano, girando nell’angolo SE dove forma una
vaschetta ovoidale per proseguire sul lato meridionale per altri m
1.6; a questo punto si addentra nella stanza, formando qui una sorta
di incasso rettangolare dalle dimensioni m l,2x0,95, anch’esso
ricavato dal pavimento in un secondo momento. Tutti questi
elementi saranno pertinenti al medesimo impianto relativo ad
un’attività domestica, legata ad una probabile prima vasca appog
giata alla parete settentrionale dell’ambiente, nonché ad una secon
da vasca (?) a quota più bassa con funzione di raccoglitore,
collegata alla prima tramite una canaletta.
A 5 del vano A si rinviene l’ambiente E, a pianta quadrata,
dalle dimensioni di m 3x3 ca. (tav. V, 1); presenta i muri
perimetrali Ne E parzialmente ricavati dalla roccia, mentre quelli
O e 5 sono costituiti da muratura; quello meridionale è ancora in
gran parte coperto da un sovrastante strato di crollo. Anche qui
tutte le pareti sono rivestite di un intonaco bianco: questo consiste
in un primo strato di preparazione di color grigio-rosa, spesso cm
2-2,5, che comprende numerosissime piccole particelle di
cocciopesto; alla base si lega al pavimento dell’ambiente e la sua
superficie appare ruvida per farvi aderire meglio lo strato d’into
naco vero e proprio. Questo, di consistenza abbastanza compatta
e di color biancastro, è spesso cm 5,5 e presenta uno scheletro di
piccolissimi frammenti ceramici e ciottoli molto minuti; la sua
superficie esterna è levigata e liscia al tatto.
L’accesso all’ambiente è conservato sul lato O con la soglia
in pietra calcarea US 6135 (tav. V, 2). La stratigrafia all’interno
del vano E è gravemente compromessa dall’enorme fossa di
spoliazione di età medievale US 6030 (fase VII); il suo riempi
mento US 6032 comprende come elementi datanti frammenti
88
B.BECHTOLD
ceramici databili tra la seconda metà del XII e la prima metà del
XIII sec., benché il grosso del materiale ricordi sostanzialmente
quello dei riempimenti US 6064/63 di vano A. La colmata della
fossa, la US 6032, copre l’unica testimonianza rimasta della fase
di abbandono del vano ovvero lo strato di crollo d’intonaco
parietale bianco US 6093, purtroppo privo di materiale archeolo
gico datante. Questo strato sigilla il pavimento costituito da un
mosaico a tessere bianche di pietra calcarea, la US 6092. Le
tessere, di cm 0,8-1 per lato, sono messe in opera in filari
dall’andamento leggermente ondulante, divergenti di ca. 45° dai
muri perimetrali; 87 tessere occupano una superficie dl lOxlO
cm. Il tessellatum bianco risulta tagliato davanti al setto divisorio
tra i vani A e E, US 6073, dalla US 6091, che corrisponde
evidentemente alla parte bassa della fossa medievale US 6030.
Grazie al taglio US 6091 si legge chiaramente in sezione la
successione degli strati di preparazione (US 6134) sui quali è
appoggiato il pavimento; questa US 6134 è composta dal basso
verso l’alto da una massicciata di pietre informi di medio taglio,
una lente costituita quasi interamente da schegge calcaree, non
ché due straterelli di malta spessi rispettivamente cm 2 e 5 in cui
sono infine allettate le tessere. L’esecuzione tecnica corrisponde
bene alle direttive per la costruzione di tessellata quale la racco
manda Plinio
4 nel suo trattato sui pavimenti antichi.
E pertanto probabile che anche l’ambiente E sia stato quanto
meno modificato in seguito alla messa in opera del muro US
6004. essendo sicuramente stata obliterata la sua porta US 6135.
Una testimonianza di questa risistemazione dello spazio durante
la nostra fase TI ci offrono le pietre disposte a mo’ di zeppa, la US
6139, tra le interfacce dei muri US 6004 e US 6035.
Rimangono ancora problematiche sia la cronologia che la
planimetria dell’edificio I del quale si conoscono finora solo due
vani; il complesso architettonico doveva però in origine estendersi
ulteriormente almeno nelle direzioni S ed O. I pochi frammenti
ceramici rinvenuti nello strato US 6077 sul pavimento in cocciopesto
del vano A sembrerebbero indicare per l’abbandono della struttura
iir
VILLA ELLENISTICO-ROMANA A SEGESTA
89
una datazione dopo la fine del 11 o piuttosto entro la prima metà del
I sec. a.C. Il materiale archeologico dei grossi riempimenti US
6064/63 e US 6032, relativo alla prima metà del I sec. d.C.,
documenta una fase in cui l’edificio, ormai andato in disuso, fu
intenzionalmente colmato di macerie (fase III). La presenza di un
pavimento in tessellatum fornisce invece un terminus post quem,
almeno per la sua messa in opera, della prima metà del III sec. a.C.
o piuttosto dell’età ieroniana, durante la quale in Sicilia appaiono
quadrangolari e non più in
i primi mosaici realizzati in tessere 5
ciottoli. In ambito regionale, nell’antica Iaitas, è stato recentemente
scoperto un mosaico a tessere bianche, riferibile alla prima età
ellenistica, che costituiva il pavimento del più antico bouleuterion,
che precede infatti quello più recente, eretto sul lato occidentale
.
6
dell’agora verso la fine del 11 sec. a.C.
L’uso dell’opus signinum nei pavimenti è attestato in Sicilia
sino dalla prima età ellenistica come dimostrano i cocciopesti
, e diventa particolarmente
7
rinvenuti in situ a Megara Iblea e Gela
.
8
frequente durante il Il/I sec. a.C.
Vediamo ora il rapporto stratigrafico tra gli edifici I e TI: la
posteriorità di quest’ultimo è provata dalla posizione stratigrafica
del suo muro perimetrale sud-orientale US 6004 il quale, come
abbiamo visto sopra, taglia l’intero lato occidentale del vano A,
chiudendo tra l’altro il suo accesso originale. L’edificio Il si
estende ad O degli ambienti A ed E ed occupa tutta la parte
centrale del grande terrazzo; se ne sono individuati finora quattro
vani (B, C, D ed I) dei quali l’unico sufficientemente indagato nel
corso della campagna del 1993 è comunque il vano B. Il grande
ambiente a pianta rettangolare dalle dimensioni di m 13x8,5
appariva prima dello scavo su pressoché tutta la sua superficie
ricoperto dalla US 6009, composta da grandi blocchi parzialmen
te squadrati di pietra calcarea. Inglobate in questo monumentale
crollo, a Ca. m 1,5-2,0 di distanza dai muri perimentrali NE e SE,
si rinvengono tre mensole, realizzate nella stessa pietra calcarea
usata per i blocchi, lungh. max. m 0,96, largh. max. m 0,38, h. m
0,36 (tav. VI, 1-2); presentano la loro parte anteriore, a vista, a
90
B.BECHTOLD
forma di nave con la prua provvista di un rostro e con i diversi
dettagli strutturali dello scafo resi a bassorilievo: così si possono
identificare sulle fiancate dal basso verso l’alto lo zoster al quale
era anche legato il rostrum (embolon) le due cinte che si uniscono
con una delle estremità alle scalmiere relativamente schiacciate.
La cinta inferiore doveva reggere con l’altra estremità il
proeinbolion (rostro ausiliario) al quale allude nei nostri esempla
ri un piccolo foro circolare dal diametro di cm 0,8, atto verosimil
mente ad accogliere degli elementi lavorati separatamente in un
altro materiale (bronzo ?). Altri due buchi, posizionati sopra
quello relativo al rostro ausiliario, si riferiscono probabilmente al
dritto di prua.
La parte posteriore delle mensole invece, a forma di
parallelepipedo e lunga m 0,42, è stata lasciata grezza e serviva
evidentemente per incastrare l’elemento nella parete. In vari altri
punti all’interno della US 6009 si sono trovati in seguito altri sei
frammenti di sole prue con rostruin delle quali due attaccavano
alle suddette mensole, rese quindi pressoché integre dal restauro.
Ne consegue che le pareti del grande ambiente B erano decorate
ad una altezza non più stimabile da almeno sette (oppure forse
otto, ovvero due per ciascuna parete) mensole sporgenti e raffi
guranti navi da guerra, caratterizzate come tali dai rostra.
L’asportazione del crollo US 6009 mette in luce i muri
perimetrali del vano, le US 6004. 6006/6027/6041. 6042 e due
brevi tratti di US 6060 lungo il lato sud-occidentale; si tratta di muri
costituiti da blocchi calcarei appena sbozzati di piccole e medie
dimensioni, scaglie calcaree a mo’ di zeppa e frammenti di tegole,
tutti messi per taglio e disposti in corsi irregolari, formando le facce
lavorate i paramenti esterni. Gli spazi vuoti dell’emplecton che non
venivano colmati dal materiale impiegato nelle facciate sono stati
riempiti di schegge litiche più minute, di taglio irregolare (tav. VII,
1). La muratura si presenta sostanzialmente a secco, anche se è
probabile l’uso di un sottile letto di argilla come legante tra i diversi
corsi. Tutti i perimetrali del vano B (tranne la US 6004 la cui faccia
occidentale chiude il vano A) recano su entrambe le facce a vista
intonaci bianchi di buona fattura, più o meno ben conservati. Tale
VILLA ELLENISTIC0R0MANA A SEGESTA
91
rivestimento consiste in uno strato di preparazione di color grigio
chiaro con molti inclusi di quarzo e spesso cm 3,5. E coperto
dall’intonaco a vista che si presenta di consistenza più compatta
della sua preparazione, di color biancastro e spesso cm 4. Lo strato
d’intonaco è stato applicato in due passate, delle quali l’ultima è
stata accuratamente lisciata: ne risulta una superficie in origine
.
9
perfettamente piana e brillante
Una porta a doppio battente ci viene indicata dalla soglia US
6095 (tav. VII, 2), rinvenuta più o meno al centro del lato nord
orientale. Immediatamente sotto il crollo US 6009 e nello spazio
compreso tra i suddetti muri si rinviene lo strato US 6047 che si
rivela di uno spessore maggiore di ca. m 0,15 nelle vicinanze dei
muri, mentre si assottiglia sempre di più verso il centro dell’am
biente. E di matrice limo-sabbiosa e di color giallo ocra e
comprendeva una quarantina di cassette di frammenti di intonaco
bianco, nonché di comici modanate di stucco policromo (tav.
VIII, 1). La US è da interpretare come relativa al crollo della
decorazione parietale dell’ambiente; copriva da un lato
l’interfacciaUS 6156 ovvero il frutto della spoliazioneab antiquo
della parte centrale del pavimento e sigillava dall’altra i lembi
conservati dello stesso pavimento a mosaico lungo i muri perime
trali, la US 6016. Il rinvenimento dello strato di preparazione al
centro del vano B insieme ai brandelli del tessellatum ancora in
situ lungo i suoi margini ha tuttavia permesso di ricostruire per
intero la sua sintassi decorativa (tav. VIII, 2): il fastoso pavimento
dell’ambiente B era costituito da un mosaico a sfondo bianco che
presentava a m 1,36 di distanza dai quattro muri perimetrali una
comice policroma realizzata anch’essa a mosaico. Si tratta di una
treccia a doppio calice con orlo dritto ed occhielli nella quale sono
stati adoperati tredici colori diversi (tav. IX, 1): mentre il rosso è
costituito da tessere fittili ed il giallognolo da cubetti di pasta
vitrea, i colori verde, giallo, viola, grigio, bianco e nero con varie
; tutti i piccoli
10
sfumature sono rese da tessere litiche
parallelepipedi hanno dimensioni di cm 0,8-1,0 dilato; 90 tessere
occupano una superficie di cm lOxlO. I campi di colore diverso
sono separati tra di loro da una lamina di piombo. La treccia, larga
1_II
92
BBECHTOLD
m 0,37, è internamente incorniciata da due fasce a mosaico di
color bianco e rosso, mentre viene esternamente bordata da due
filari di tessere rispettivamente bianche e nere ed una terza fascia,
costituita da stretti listelli litici di color nero. La parte centrale del
pavimento della quale si è appunto conservata solo la preparazio
ne US 6108 con le relative impronte, era invece occupata da un
opus sectile con decorazione a stelle, realizzata ciascuna da sei
elementi romboidali di color bianco, violaceo e verde, lunghi cm
5 per lato (tav. IX, 2). Questo strato di preparazione US 6108, ben
visibile in sezione soprattutto nell’angolo meridionale del vano,
dove viene tagliato dalle fosse di spoliazione dei muri perimetrali
US 6004 e 6060 di età medievale, consiste in due lenti di malte più
o meno depurate, spesse rispettivamente cm 2 ed 8, il nucleus,
nonché, sotto di queste, in una massicciata di scaglie calcaree, il
rudus per usare la terminologia antica di Plinio
.
11
Sicuramente in fase con l’ambiente B è la costruzione del
l’ambiente I a NO della grande sala con la quale divide il muro
perimetrale US 6042. Consiste in una sorta di corridoio a due bracci
di cui uno si affianca a tutto il lato nord-occidentale dell’ ambiente
B, mentre l’altro, perpendicolare al primo, risulta parallelo a N
all’ambiente D. Il muro di chiusura nord-occidentale è stato forse
individuato nella US 6084, mentre il suo limite sud-occidentale
rimane finora ignoto. Il vano I presenta un pavimento a mattoni
rettangolari dal modulo di m 0,33x0,35, disposti in filari regolari,
ma dagli interstizi tra un mattone e l’altro sfalsati rispetto al filare
confinante. I mattoni di buona fattura sono stati in parte asportati
in un secondo momento soprattutto nella parte centrale dell’am
biente dove è stata infatti individuata la fossa di spoliazione
medievale US 6144 (fase VII). Almeno la parete SO US 6050 reca
ancora tracce di intonaco bianco.
A N degli ambienti B ed I si aprono i vani C e D, entrambi
non ancora scavati, ma sicuramente pertinenti all’impianto del
l’edificio TI. Vale comunque la pena accennare già in questa sede
al grande ambiente D il cui lato SO misura almeno m 14 di
lunghezza. Mettendo in luce il muro divisorio tra i vani B e D, la
VILLA ELLENISTICO-ROMANA A SEGESTA
93
US 6027/6041, Si rinvenuto a soli m 0,3 dalF attuale piano di
campagna e direttamente coperto dall’humus il pavimento del
l’ambiente D, la US 6043: si tratta di un cocciopesto rosso,
decorato alla rinfusa con scaglie litiche di forma irregolare,
realizzate, a quanto pare, con gli stessi tipi di pietra dai colori
verde, bianco e nero, usate anche nel contiguo opus sectile US
6016. In corrispondenza all’accesso al vano B, a m 0,5 dalla
soglia ed orientato verso chi doveva entrare nella grande sala
mosaicata si nota la scritta XAI PE, eseguita a mosaico in tessere
bianche sul cocciopesto.
La cronologia della messa in opera dell’edificio Il e quindi
anche della fase TI dev’essere dedotta in prima linea dalle indica
zioni fornite dagli stessi elementi architettonici, decorativi e
costruttivi della struttura, visto che la spoliazione dei suoi pavi
menti in fase IV ha distrutto tutte le evidenze stratigrafiche che
potevano documentare le fasi d’uso e di abbandono della casa.
Il complesso schema decorativo del pavimento del vano B
trova una serie di stretti confronti in ambito regionale. Per
cominciare con l’opus sectile, un pavimento decorato con un
motivo a stella prospettica tricolore proviene dalla Casa B sco
perta in Piazza della Vittoria a Palermo e datata tra la fine del TI
. A Morgantina, nella Casa del Capitello Dorico,
12
ed il I sec. a.C.
datata al Il sec. a.C., è stato rinvenuto nel vano 8 lo strato di
preparazione del pavimento asportato in antico che attesta tutta
14
. La Morricone
3
via un opus sectile con motivo “a losanghe”
prospettici
policromi
pavimenti
per
i
il
gusto
che
afferma inoltre
non dura a lungo e si afferma soprattutto durante la fase iniziale
del secondo stile pompeiano, anche se il fenomeno continua
durante l’intera fase del secondo stile.
Il motivo della treccia a doppio calice eseguita in tecnica
musiva lo incontriamo a Palermo su un frammento rinvenuto
ancora nell’ area dell’abitato repubblicano in Piazza della Vitto
, purtroppo privo di un contesto archeologico sicuro. La
15
ria
Boeselager tende ad attribuire il frammento in questione alla
medesima Casa B dalla quale proviene anche il suddetto opus
94
B.BECHTOLD
sectile a stelle prospettiche; l’edificio viene da lei stessa datato alla
fine dell! oppure all’inizio del I sec. a. C.
1 6 A questo proposito può
essere interessante anche il fatto che uno dei vani della casa B
presenta inoltre uno scendiletto realizzato in un opus sectile raffi
gurante dei cubi prospettici di color grigio, verde e bianco’
, un
7
motivo che appare nell’evoluzione deIl’opus sectile parallelamen
te a quello a stella. Secondo l’autrice, l’uso delle lamine di piombo
nel frammento palennitano fa propendere comunque per una sua
collocazione ancora in età ellenistica. Strisce plumbee per contor
nare le parti colorate del mosaico sono state rinvenute infatti anche
nell’antica Iaitas in un contesto probabilmente ancora diii! sec.
. Il loro inserimento nei mosaici d’età ellenistica avvicina la
8
a.C.’
Sicilia al mondo greco-orientale, mentre le lamine di piombo
mancano nella penisola italiana’
.
9
Fuori della Sicilia la doppia treccia a calice si incontra ben due
volte in una villa “romana” vicino Rabato a Malta
° dove costitu
2
isce la cornice in un caso per un emblema (vano C) e nell’altro per
un mosaico figurato con la rappresentazione di Nettuno (in un
ambiente a SO del vano C). Nella pubblicazione del 1915 non ci si
azzarda a datare l’interessante complesso architettonico, ma Phillips,
nella sua trattazione del mosaico di Ganimede di Morgantina,
propone di alzare la cronologia convenzionale della villa dall al TI
sec. a.C.
. Trattandosi in ogni caso di un contesto evidentemente
21
tardo-ellenistico di II’I sec. a.C. ci colpisce qui la stretta analogia
nell’esecuzione tecnica della cornice maltese con i nostri frustoli
segestani. A Delo la chatnette appare come un motivo impiegato
per lo più nella pittura parietale, tuttavia sono noti quattro esempi
per l’uso della doppia treccia, due dei quali rinvenuti nell”Agora
degli Italiani” e databili intorno al 100 a.C.
.
2
Un pavimento indubbiamente più antico del nostro nel quale
trova l’applicazione il motivo a doppia treccia è stato rinvenuto
a Thmuis (Egitto): si tratta di un mosaico figurato al centro con
la firma dell’artista, rinchiuso da una serie di cornici tra le quali
anche quella a guilloche. Brown data il tessellatum intorno al 200
a.C., citando un buon numero di confronti per l’ambito ellenistico
orientale, tutti collocabili tra il III e il I! sec. a.C.
.
23
VILLA ELLENISTIC0R0MANA A SEGESTA
95
Ricordo a questo punto il rinvenimento a Segesta nel 1989
nell’area del SAS 2 (la chiesa medievale messa in luce alle spalle
del teatro) di alcuni brandelli di un unico mosaico bianco ancora in
situ tra cui un frammento con l’iscrizione del mosaicista verosimil
mente di origine alessandrina. Nenci data la firma dell’artista su
. Le scavatrici Pinna e Sfligiotti
24
basi epigrafiche nel TI-I sec. a.C.
invece, pubblicando alcuni frammenti rinvenuti negli strati di
distruzione dell’ edificio ellenistico, ma evidentemente pertinenti
al suddetto tessellatum ancora in situ, citano per le indicazioni
tecniche fornite dai propri frammenti confronti collocabili piutto
sto tra la fine del TI e l’inizio del I sec. a.C. In particolare un
frammento descritto come una «...rosetta, formata da un piccolo
cerchio di tesserine nere contornate da una fila di tessere grigie. »2
mi sembra in tutte le sue caratteristiche tecniche e stilistiche
assimilabile agli occhielli della nostra treccia di US 6016. Sarem
mo in tal caso davanti ad un secondo tessellatum segestano
decorato con il motivo a doppia treccia a calice e potrei confortare
allora la cronologia proposta dalla Pinna per il suo mosaico, della
fine del 110 del principio del I sec. a.C. Corrispondono infatti anche
le piccole dimensioni delle tessere del frammento proveniente dal
SAS 2 con quelle del pavimento 6016 del SAS 9!
Rimane da segnalare che l’uso di listelli litici per contornare
le cornici si incontra in ambito regionale anche a Solunto nella
Casa di Leda in un contesto databile tra la seconda metà del TI e
.
26
l’inizio dell sec. a.C.
L’insieme dei confronti ed in particolare i contesti di Paler
mo (Casa B) e Malta non lasciano dubbi su una collocazione
cronologica della messa in opera del pavimento US 6016 del vano
B tra la seconda metà del TI e l’inizio del I sec. a.C.
Particolarmente interessanti si sono rivelate sino dal mo
mento della loro scoperta le singolarissime mensole a forma di
nave che hanno addirittura dato lo spunto per battezzare l’abita
zione del SAS 9 la “Casa del Navarca”. E soprattutto la forma dei
rostra che caratterizzano la parte anteriore delle mensole del
vano B che può darci qualche indicazione sia cronologica che
96
B. BECHTOLD
tipologica: si tratta di un rostruin trifldum, composto da tre lame
orizzontali sovrapposte. Quella inferiore e quella superiore sono
curvate verso l’esterno, quella intermedia è dritta, sono tutte e tre
fissate ad una unica impugnatura.
La dettagliata e relativamente recente pubblicazione del Mo
numento Navale sull’agora di Cirene
27 fornisce unampia gamma
di confronti per il rostro in questione: I ‘Ermeti osserva che la forma
a tridente appare per la prima volta su una stele attica del V sec. a.C.
Il tipo si diffonde in seguito soprattutto nel corso del IV sec. a.C.
e diventa numeroso dal 300 a.C., risultando da allora particolar
mente comune
. Appartengono appunto all’età ellenistica gli
2
esempi —tutti litici— più vicini ai pezzi segestani e mi limito in
questa sede a citarli solo brevemente, rimandando alla loro esau
riente discussione nel citato lavoro delFErmeti. Su un pannello
relativo alla balaustra della stoa del santuario di Athena Polias a
Pergamo si distingue tra i vari trofei la parte anteriore di una nave
con il rostro trifido; il rilievo ha un terininus ante que,n del 133
. Il monumento navale di Samotrace, datato all’inizio del 11
29
a.C.
sec. a.C., presenta la prua di una nave da guerra resa in tutti i suoi
dettagli che costituisce un ottimo confronto per la rappresentazione
assai più semplificata del SAS 930 Una piccola base a forma di prua
di nave insieme ad un’ara circolare, entrambe conservate nel
Museo di Rodi facevano parte di un ignoto monumento funerario,
collocabile per motivi stilistici intorno alla metà del III sec. a.C.. Sia
il rostrurn che il proembolion saranno stati riprodotti in bronzo; lo
suggeriscono infatti dei piccoli fori di aggancio nel marmo
,
31
analoghi a quelli osservati sulle mensole segestane. Sul piano
superiore rimangono inoltre degli incavi che sembrano aver costi
tuito gli alloggiamenti per i piedi di una statua. Il monumentino
funebre doveva conimemorare un capitano o alto ufficiale della
marina. Ancora ad un sepolcro diii sec. a.C. apparteneva un’ altra
prua marmorea rinvenuta a Renea (vicino a Delo); il blocco, h. m
0,42, e lungo m 0,98, presenta la parte posteriore di m 0,4 di
lunghezza dalla superficie non lavorata che veniva evidentemente
inserita nel corpo del monumento funerario. Anche in questo caso
sembra probabile che la parte a vista, ovvero la nave, facesse da
VILLA ELLENISTICO-ROMANA A SEGESTA
97
. Il rostrum trijìdurn si
32
base per la statua del personaggio defunto
ritrova anche rappresentato su coni monetali di età ellenistica come
. Un buon esempio per
33
prova una moneta di Demetrio Poliorcete
la raffigurazione di un rostruin trifidurn tardo-ellenistico in ambito
italico è rappresentato da un frammento pertinente al frontone
.
34
meridionale del tempio di Talamonaccio, databile nel TI sec. a.C.
Dal mare di Atlit (Israele) proviene infine un autentico rostro
dall’anima lignea, rivestita di lamine bronzee provviste di una
ricca decorazione a bassorilievo. Il pezzo si è staccato dalla nave
ed è rimasto quindi privo di un contesto archeologico, ma viene
.
35
per il momento datato da Raban al IV sec. a.C.
L’Ermeti osserva che «...tutti i monumenti navali che ci sono
conservati... (erano) intesi come basi monumentali sormontate da
una statua ed eretti in seguito ad una vittoria navale.. .appartengono
ad un periodo storico abbastanza ristretto, dalla metà del III sec.
36 e continua più avanti,
a.C. alla prima metà del 11 sec. a.C.>
riguardo agli elementi strutturali dei “trofei navali” «...che solo tra
. Il gruppo
37
111-TI sec. a.C. assumono queste forme monumentali»
di esempi raccolti dalla studiosa e tutti pertinenti all’ambito greco
orientale «...ci testimonia l’uso diffuso nel III e nel TI sec. a.C. di
dedicare monumenti navali in occasione di vittorie particolarmente
. Mentre in alcuni
38
importanti o a conferma di un potere marittimo»
casi le raffigurazioni di navi da guerra con Nikai erano evidente
mente commissionati da istituzioni pubbliche, in altri —e qui
ritorniamo a Segesta— ci appaiono dedicate da un cittadino privato,
in qualche modo particolarmente legato a combattimenti navali, il
quale esprime questo singolare legame nel suo monumento
funerario, come a Renea o a Rodi. A Lindo, ancora sull’isola di
Rodi, conosciamo inoltre un rilievo navale «...scolpito sulla roccia
alla base dell’acropoli ed eretto in onore del navarca Haghesandros,
.
39
databile all’inizio del lI sec. a.C.»
I rostra trifidi dell’abitazione sull’acropoli S si riferiscono
ad un tipo greco, particolarmente attestato in età ellenistica ed in
uso probabilmente nell’intero Mediterraneo. Il rinvenimento dei
nove frammenti del SAS 9 all’interno del crollo US 6009 non
lascia molti dubbi circa la loro approssimativa collocazione in
98
BBECHTOLD
origine: dovevano infatti essere stati incastrati ad una altezza non
più stimabile nelle pareti dell’ambiente B, probabilmente senza
assolvere una particolare funzione statica, ma apparendo come
elemento decorativo dall’implicito messaggio “ideologico” al
visitatore. Facevano parte di un grande ambiente mosaicato,
ubicato in posizione centrale all’interno di una lussuosa dimora
urbana in suggestiva posizione sull’acropoli S (tav. X, 1). Le
strette analogie con i monumenti navali del mondo egeo di età
ellenistica rendono a mio avviso probabile una simile interpreta
zione anche per il nostro contesto segestano: propongo quindi di
vedere nel proprietario della villa un altolocato personaggio il
quale intendeva ricordare ai suoi ospiti la propria fama conquista
ta in mare da navarca anche nella sua residenza terrestre
. I due
40
fori sulla superficie piana potrebbero allora essere relativi o ad
una balaustra oppure a perni che reggevano un oggetto (?)
direttamente riferito al nostro personaggio ed alle sue imprese
nautiche. Per un’ipotesi di identificazione del personaggio stori
co rimando alla relazione di G. Nenci (cf. infra, 1196-1197).
Lo studio sistematico della grande quantità di frammenti di
cornici modanate che costituiva l’abbondante scheletro della US
6047, sigillando sia il pavimento musivo del vano B che le tracce
della sua asportazione, rimane ancora tutto da affrontare. In questa
sede mi limiterò ad accennare ad alcuni frammenti, a prima vista
particolarmente significativi, che potranno aiutarci ad inquadrare
meglio l’intero complesso architettonico dell’edificio IL
Segnalo quindi un frammento alto cm 17 di una cornice
caratterizzata da un geison con gocce bianche su fondo blu e sotto
di esse un astragalo su fondo rosso, un kyma ieroniano con lancette
rosse e blu ed infine un secondo astragalo su fondo nero. Nell’ap
profondito studio di Von Sydow viene presentata una cornice
molto simile che proviene da una casa rinvenuta in V. Sibilla a
Marsala per la cui costruzione vale come terminus post quem il 200
. Lo studioso considera gli elementi compresi in questo
41
a.C.
frammento come tipici per la composizione della maggior parte
delle trabeazioni doriche in Sicilia. Lo stesso Von Sydow osserva
VILLA ELLENTSTIC0R0MANA A SEGESTA
99
però, a riguardo di una seconda cornice ben confrontabile con la
nostra e proveniente da Palermo, che le comici doriche non
; l’auto
42
sembrano essere state molto frequenti in ambito siciliano
re data il pezzo palermitano nell’ultimo quarto del TI sec. a.C.
Un altro frammento rinvenuto nella US 6047 presenta sotto un
dentello un kvma lesbico dalle larghe palmette rosse dai petali e
boccioli bianchi, intervallate da rombi celesti. Nel lavoro di Von
Sydow si trovano tre possibili confronti tutti relativi all’abitato di
Lilibeo e databili nell’avanzato Il sec. a.C., nonché una cornice
pertinente alla Casa di Leda a Solunto e collocabile tra la fine del
. Ancora da Solunto dalla terza casa in
43
TI e l’inizio dell sec. a.C.
V. Ippodamo proviene una cornice con kyma ionico, scoperta in
situ a m 2,13 di altezza in un vano con decorazione parietale di
inizio secondo stile, e quindi databile al principio dell sec. a.C..
In occasione di scavi nell’antico abitato di Monte Riparato
(Caltavuturo) è stato rinvenuto all’interno di uno strato di crollo un
frammento di cornice con dentello ed astragalo che faceva parte
.
45
della decorazione parietale di un vano databile tra fili sec. a.C.
Pur trattandosi soltanto di una visione preliminare della ricca
decorazione in stucco policromo che una volta doveva abbellire
il grande ambiente B. appare da una serie di confronti una
probabile datazione dei frammenti verso la fine del Il sec. a.C.
Pavimenti in mattoni come quello del vano I non sono rari
nelle case ellenistiche in Sicilia: i più antichi esempi, databili
ancora nel III sec. a.C., si trovano a Morgantina e forse anche ad
, il tipo è in seguito attestato anche per la tarda età
46
Adrano
.
47
ellenistica a Siracusa e Monte Adranone
Il cocciopesto ornato da scaglie litiche del vano D invece è
.
48
da identificare con il cosiddetto opus scutulatum della Morricone
Signini rossi con scaglie policrome (verde, nero, bianco) irrego
lari disposte in maniera assai fitta molto simili alla nostra US
6043 si trovano a Roma nella casa repubblicana sotto 5. Pietro in
Vincoli, databile tra la fine del TI e l’inizio del I sec. a.C., a Gabii
nel portico del santuario dei la seconda metà dclii sec. a.C. ed a
Palestrina nel santuario superiore ancora in un contesto pertinen
100
B.BECHTOLD
te alla seconda metà del TI sec. a. C.. La tabella relativa alle
associazioni tra i diversi tipi di pavimenti e le varie tecniche
edilizie dimostra che gli scutulata da lei esaminati si incontrano
in 16 casi in contesti di fine TI sec. a.C., solo tre volte apparten
gono alla prima metà del I sec. a.C. ed in cinque casi la loro
cronologia rimane incerta
. La Morricone osserva infatti che in
50
genere «...scutulata su fondo di cocciopesto.. .si datano nella
seconda metà e non oltre la fine del Il sec. a.C.», riferendosi qui
ovviamente alla situazione da lei presa in considerazione e quindi
relativa all’Italia centrale
. In Sicilia, cocciopesti con scaglie
51
inserite sono attestati a Marsala e a Morgantina
52 e appartengono
qui
anche
a edifici databili nel Il sec. a.C., in genere verso la fine
del secolo. Il pavimento del vano D, pur essendo scavato per il
momento solo in una minima parte, sembra doversi datare sulla
base di un buon numero di confronti e anche considerando la
cronologia del contemporaneo pavimento del vano B, nella
seconda metà del 11, o piuttosto verso la fine di questo secolo.
La formula di saluto sul cocciopesto US 6043, infine, che è
indirizzata evidentemente a chi doveva entrare nell’ambiente B,
trova una serie di confronti in ambito regionale. A Monte lato nella
Casa a Peristilio una formula di benvenuto anche più complessa e
realizzata in tessere bianche è stata trovata su un pavimento in
signino in corrispondenza della soglia che dava accesso ad un
ambiente interpretato dallo scavatore come sala da banchetto; la
monumentale abitazione è datata al principio del III sec. a.C., e
anche la forma delle lettere viene ritenuta da Isler come caratteri
stica del III sec. a.C.
. Anche da Salemi proviene una iscrizione
53
pavimentale con una formula di saluto, ora conservata nel Museo
Regionale di Palermo e databile per motivi stilistici nel TI sec.
. A Morgantina uno dei vani che si apre sul peristilio della
54
a.C.
Casa del Capitello Dorico presenta un cocciopesto rosso con la
scritta EY EI XEI eseguita in tessere bianche
; non mi risulta una
55
proposta cronologica per il contesto. Ad Adrano è stato scoperto
nell’abitato ellenistico «...un frammento di mosaico pavimentale
in opus signinuin con l’iscrizione XAI PE purtroppo rinvenuto
sporadico, in un area già manomessa.»
. Le case C e D, nelle
56
VILLA ELLENISTICO-ROMANA A SEGESTA
101
immediate vicinanze del luogo di rinvenimento di questo fram
mento, recavano comunque intonaci parietali di primo stile, databili
nel III sec. a.C. La già più volte menzionata casa B in Piazza
Vittoria a Palermo si presta anche qui per un adeguato confronto:
in corrispondenza della porta del vano 5 si nota ben due volte la
scritta XAI PE ZT, disposta in direzioni opposte in maniera da
essere leggibile sia entrando che uscendo e realizzata in lettere di
dimensioni diverse; l’abitazione si colloca, come abbiamo visto,
.
57
tra la fine del Il o l’inizio del I sec.a.C.
Il più antico esempio sembra quindi quello della Casa a
Peristilio ietina del principio del III sec. a.C., ma l’uso delle formule
di saluto inserite nei pavimenti è attestato per l’intera area siciliana
almeno fino alla fine del TI sec. a.C., arco cronologico quest’ultimo
al quale sarà da attribuire anche la nuova iscrizione segestana,
soprattutto con riguardo allo scutulatuin US 6043.
Tutti gli elementi strutturali (ad eccezione naturalmente delle
mensole a forma di nave) e decorativi dell’edificio Il presi in esame
trovano buoni confronti in ambito siciliano, e sembrano indicare
abbastanza uniformemente una datazione tra la seconda metà
avanzata del TI e l’inizio del I sec. a.C. per la fase lI. Paralleli
particolarmente numerosi si notano tra la Casa del Navarca a
Segesta e la Casa B in Piazza della Vittoria a Palermo: abbiamo in
ambedue un opus sectile a stelle, una iscrizione pavimentale e
probabilmente anche un mosaico con cornice a doppia treccia a
calice. Buoni termini di paragone forniscono però anche i
corrispettivi abitati tardo-ellenistici di Solunto e Lilibeo, dove
infatti nel corso del TI sec.a .C. si assiste ad un «rinnovamento
edilizio radicale» ed ad «una trasformazione dell’abitato su model
li ellenistici», caratterizzata da nuove costruzioni in blocchi squa
drati, intonaci di grande finezza ed elementi in stucco ornati con
. Simili fasi di incrementata attività edilizia
58
una vivace policromia
nel settore privato tra la seconda metà del TI e E inizio dell sec. a.C.
si segnalano anche per Morgantina e Solunto dove tessellati
bianchi, embiemata, cornici con motivo ad onde correnti, l’opus
sectile a cubi prospettici, resti di decorazioni parietali di primo stile
102
B.BECHTOLD
e peristili a due piani con quello superiore provvisto di balaustre
risultano tipici del periodo del primo stile (11 sec.a
Lo scavo della villa sull’acropoli S è attualmente ancora in
uno stadio troppo iniziale per poter avanzare confronti strutturali
con altri complessi di abitazioni private della Sicilia ellenistica.
Le strutture finora messe in luce mi permettono tuttavia di
fare alcune osservazioni circa una parte della probabile pianta
relativa all’edificio TI. Una funzione centrale sarà da attribuire al
vano D: a nostro avviso ha tutte le possibilità di poter essere
identificato con un cortile centrale, ovvero con un peristilio,
ipotesi da corroborare subito con alcuni indizi già a nostra
disposizione. A circa m 5 a NE della porta di comunicazione tra
i vani B e D, in mezzo alla solita sterpaglia dell’acropoli S, si
eleva al centro del terrazzo un albero di fico che affonda le radici
evidentemente in una cavità nel terreno per ora non ben delimi
tata, da interpretare comunque probabilmente con una cisterna
oppure con un pozzo. Alcuni rocchi di colonna che sporgono dal
piano agricolo intorno all’albero e che sembrano essere ancora in
situ fanno pensare ai resti di un colonnato, parallelo ai muri
perimetrali del presupposto peristilio. Un fusto di colonna scanalata
solo all’estremità inferiore e provvista di due piccoli fori qua
drangolari su due delle sue facce, rinvenuto nel crollo US 6009
nel vano B, ma nelle immediate vicinanze dell’accesso all’am
biente D, potrebbe appartenere al portico del peristilio ed accen
nare all’originale esistenza di una balaustra con travi lignee
.
60
Infine, il cocciopesto decorato a scaglie policrome si addice bene
alle esigenze richieste dal pavimento di un ipotetico ambulacro in
uno spazio semiaperto
’ ed esistono, infatti, nelle abitazioni
6
ellenistiche siciliane, una serie di portici caratterizzati da pavi
menti realizzati in vari tipi di signini
.
62
Il grande ambiente rettangolare B che si apre con una larga
porta a doppia anta, preceduta da un XA I PE scritto sul pavimento,
ubicato a metà circa del braccio sud-occidentale del presupposto
peristilio, è senza dubbio tra i vani più importanti dell’edificio. La
sua fastosa decorazione sia pavimentale che parietale insieme
VILLA ELLENISTICO-ROMANA A SEGESTA
103
alle singolarissime mensole a forma di prua di nave suggeriscono
che siamo di fronte alla parte di rappresentanza della casa. Simili
grandi ambienti di carattere lussuoso rinvenuti in abitazioni di età
tabiiniuin
ellenistica vengono denominati dai loro scavatori come 63
triclinium
.
oppure come 64
Il vano I, con il suo pavimento in cotto, sarà da considerare
un ambiente di importanza secondaria, forse di servizio alla
antistante sala B; la sua pianta a L lascia pensare ad un corridoio.
Solo le prossime campagne di scavo potranno darci chiarezza
circa la vera articolazione della grande villa urbana di età tardoellenistica sull’acropoli S di Segesta.
Una buona parte della fascia sud-occidentale dell’area esplo
rata viene occupata dall’edificio III di V fase, costituito pertanto
dai muri permetrali US 6058-6057-6056-6049-6052, nonché dal
setto divisorio tra due dei suoi ambienti, la US 6069. Tutti questi
muri sono fondati o sullo strato agricolo o su strati pertinenti in
qualche modo all’edificio TI. Le strutture sono caratterizzate da
una messa in opera piuttosto frettolosa e poco curata, che compor
ta la mancanza di rifinitura del filo dei muri, costituiti da diverso
materiale litico di varie dimensioni disposto a secco in corsi
irregolari. Sono stati individuati almeno i vani G e H, delimitati
dai muri US 6056-6049-6069 e 6052. I loro piani d’uso sono
indicati dai focolari US 6066 (vano G) e 6065 (vano H), entrambi
collocati proprio negli angoli delle stanze. Lo strato di abbandono
di questa fase insediativa, la US 6062 (fase VI), comprende un
frammento di bacino di ceramica invetriata verde, nonché un
frammento di orlo di anfora medievale, databili tra la fine del XII
e la prima metà del XIII sec.
L’unico degli ambienti “classici” relativi agli edifici I/Il che
ha conosciuto una fase di vita medievale rimane per il momento
il vano I: al muro perimetrale NE US 6042 viene ora addossato un
piccolo fornetto da pane, la US 6118, coperto da uno strato di
cenere US 6051, relativo alla distruzione dello spazio in fase VI,
datata da una notevole quantità di materiale ceramico tra la
seconda metà del XII e la prima metà del XIII sec.
104
B.BECHTOLD
L’edificio III, di cui finora è impossibile ricostruire la pianta,
insieme ad una serie di altre strutture mal conservate che si sono
registrate un po’ sparse su tutta l’area di scavo, testimoniano
l’intensa rioccupazione della zona in età sveva. La frequentazione
medievale dell’acropoli S (fasi 1V-VI) non solo allo scopo di
spoliare gli edifici antichi, ma legata evidentemente a qualche
forma di abitato (rurale ?) si colloca quindi cronologicamente nel
momento della massima estensione del villaggio svevo che
occupa una buona parte dell’acropoli N del Monte Barbaro.
Per concludere e riassumendo velocemente i risultati dello
scavo del SAS 9: i lavori hanno accertato tre grosse fasi costruttive
che si scaglionano nelle sette fasi di attività archeologica distinte
nel niatrL(tav. X. 2): la più antica abitazione privata sull’acropoli
S è costituita dall’edificio I, databile per il momento tra la prima
metà del III e metà del TI sec. a.C. Ca. (fase IAIB): questa struttura
viene in parte obliterata dall’impianto del monumentale edificio
Il, la “Casa del Navarca”, costruita verso la fine del 11 sec. a.C.
(fase TI). L’abbandono almeno della fascia a monte delle abitazio
ni si colloca nella prima età imperiale. Una intensa rioccupazione
dell’area è poi attestata per l’età sveva alla quale appartiene infatti
l’edificio III (fase V). Un ultimo dato interessante per il momento
soprattutto da un punto di vista topografico è costituito dalla
scoperta, grazie alle forti piogge dell’inverno scorso, di un
gruppo di tombe in vari punti dell’area del SAS 9. localizzate
immediatamente ai bordi dello scavo. Le inumazioni entro tombe
a lastroni si notano a pochi centimetri sotto l’attuale piano di
campagna e intaccano in alcuni punti le strutture relative all’edi
ficio TI. Si tratterà quindi di sepolture comunque databili dopo
l’abbandono della “Casa del Navarca”.
VILLA ELLENISTICO-ROMANA A SEGESTA
105
NOTE
a
La direzione scientifica di tutti i lavori archeologici eseguiti a Segest
con
zo,
che
Scovaz
ata
Camer
da questa Soprintendenza è della Dott.ssa R.
lo
l’occasione ringrazio per avermi affidato con grande disponibilità e fiducia
scavo del SAS 9.
2
rinvenimento di mosaici a Segesta, però di provenienza sconosciuta,
messi
è già stato segnalato da Fiorelli; Fraccia menziona mosaici ancora in situ e
tessellatuin
di
lembi
primi
i
in luce nell’abitato a poca distanza dal teatro, ma
area
relativi ad un preciso contesto archeologico sono stati trovati nel 1989 nell’
2),
(SAS
2000
ea
dell’ar
scavo
Lo
rri,
2000 del SAS 2, cf. A. PINNA P. SruGlo
,
logico
archeo
Museo
e
Parco
,
in AA.VV., Segesta. Storia della ricerca
campa
della
inare
prelim
ne
ricognizioni topografiche (1987-1988) e relazio
gna di sca’.’o 1989, ASNP, S. III. XXI. 1991, 765-994. 897-915, 907-908
Le fasi alle quali si farà in seguito riferimento sono quelle individuate
-
nel matrix.
n. h., 36, 186-187
n
K. M. PHILLIPS, Subject and Technique in Hellenistique-Ronia
,
24741-262
1960,2
XLII,
ABu1I,
Mosaics.A Ganimede Mosaicfrom Sicili3’.
o
248, nonostante la molto discussa ipotesi dell’autore che la nascita del mosaic
Sicilia,
in
proprio
zare
localiz
da
sia
e
a tessere quadrangolari di taglio regolar
in orbita siracusana, sembra probabile che il diffondersi del tessellatum dalle
suddette caratteristiche almeno per l’ambito siciliano sia da mettere in relazio
fastosi
ne con la costruzione della famosa Siracusia, la nave dotata tra l’altro di
scavi
Gli
III.
eo
Tolem
il
a
lerone
da
pavimenti a mosaico e data in dono
i
mosaic
di
serie
una
luce
in
messo
caso
americani a Morgantina hanno in ogni
Iii
del
corso
nel
gio
passag
il
Per
C.
sec,
a.
databili nel secondo quarto dcliii
ngolari
sec. a. C. dal mosaico a ciottoli a quello realizzato con tessere quadra
IV al lI
dal
entale
o
pavim
mosaic
le
e
cf. anche I. BALDASSARE, Pittura parieta
hi di
Dialog
di
rni
tica,
Quade
Ellenis
sec. a.C, in AA.VV., Ricerche di Pittura
tum
in
tessella
di
antichi
i
più
esemp
degli
Archeologia. I. 1985, 210-211. Uno
un
di
o
all’impiuvium
relativ
nto
pavime
Sicilia sembra essere costituito da un
ambiente pertinente ad una abitazione privata sul Capo Soprano (Gela);
secondo lo scavatore Adamesteanu il complesso non si data oltre il 280 a. C.,
cf. D. ADAMESTEANU, Scoperte di una casa ellenistica a Capo Soprano, NSA,
di
1956, 343-354, 346, fig. 5, mosaico bianco con pannello di meandro a mo’
tappeto. intorno cocciopesto rosso.
6 H. P. IsLER, Monte fato. La ventunesima campagna di scavo, SicA,
XXV, 78-79, 1992, 7-44, 13-17, figg. 9. 10
G. VALLET F. VILLARD P. AUBERSON, Megara Iblea 3. Guida agli
ti di
Scavi, Roma 1983. 45-47, fig. 34. casa 49 dove 1’ androne le due ambien
ANU,
ADAMESTE
sec.
a.C.;
1V/lI
servizio presentano i pavimenti in cocciopesto.
PLIN.,
-
-
106
B.BECHTOLD
art. c., 346, casa al Capo Soprano; il suddetto ambiente con iinpluvium
presenta inoltre un pavimento a cocciopesto.
8 A mo’
di esempio qui R. P. JONES E. A. GARDENER, Notes on a Recent
Excai’atedHouse at Girgenti, JHS. XXVI, 1906.207-210,208, un pavimento
a cocciopesto si trova nel vano V, forse interpretabile come cucina; R.
STILLWELL
E. SJÒQVIST, Excavations at Morgantina (Serra Orlando).
Preleminar,’ Report I, AJA, LXI, 1957, 151-159. 156-157; pavimenti a
cocciopesto sia rosso che bianco si trovano in quasi tutti gli ambienti della Casa
del Capitello Dorico. databile al Il sec. a. C.; per la diffusione dei cocciopesti
semplici cf. inoltre M. L. MORRICONE MATINI, Mosaici antichi in Italia.
Pavimenti di signino repubblicani diRoma e dintorni, Roma 1971,23: si tratta
di un tipo di pavimento diffuso durante tutto il periodo qui preso in conside
razione, III-! sec. a. C.
Per la lavorazione ed il trattamento dell’intonaco cf. C. GRATZIU D.
DANIELE. Aspetti tecnologici e policromia negli stucchi della ‘‘asa
del
Navarca’ di Segesta [relazione non pervenuta: n. d. r.].
10 Per
la determinazione mineralogica delle tessere usate nel mosaico US
6016 cf. la relazione geologica di GRATZJU DANIELE. art. c. [ma vd. supra, n. 9].
11 PLIN.,
n. h., 36, 186-187. Per quanto riguarda la US 6108 di prepara
zione per il pavimento US 6016, non è visibile, attualmente, lo statumen
ovvero lo strato più basso menzionato da Plinio e realizzato in un conglome
rato di ciottoloni. È tuttavia possibile che questo si trovi ancora ad una quota
più bassa, scendendo lateralmente nelle fosse di spoliazione.
2 D. VON BOESELAG
ER. Antike Mosaiken in Si.ilien, Roma 1983. 49, fig.
20
13 STJLLWELL
SJÒQVIST, Excavations...1957... cit.. 156-157. fig. 21, tav.
58, anche se non è ben chiaro se non si possa forse anche trattare del motivo
a cubi prospettici.
14 M. L. MORRICON
E, s. v. Mosaico, EAA, Suppl. 1970, 504-53 1, 505
VON BOESELAGER, o. c.. 53-54. fig. 28
16 VON BOE5ELAG
ER, o. c., 53
17 VON
BOESELAGER, o. c., 48-49, «..ihnliche Bòden sind zwischen der
Mitte des 2. und dem ersten Viertel des 1. Jh. v.Ch. bekannt».
18
H. P. ISLER, Monte fato. La quindicesima campagna di scavo, SicA,
XVIII. 59, 1985, 5-24, 15; i frammenti in questione provengono dal crollo
rinvenuto nel vano 17 e relativo al pavimento del piano superiore. Inoltre ID..
Monte lato. La sedicesima campagna di scavo, SicA, XIX, 62, 1986, 29-48,
38. laminette di piombo rinvenute nel crollo in vano 5. relativo al pavimento
del piano superiore.
19 PINNA
SFUGI0Tr1, art. c., 908. L’uso di laminette di piombo per
l’esecuzione di mosaici si conosce inoltre già dall’età di Alessandro Magno il
cui sarcofago era ornato da un mosaico che presenta dei listelli plumbei, cf. D.
-
-
-
-
-
-
——
7
VILLA ELLENISTICO-ROMANA A SEGESTA
107
Mosaico, EAA, V (1963), 209-239, fig. 504 n. 6
T. ASHBY, Roinan Malta, JRS, V, ) 915, 23-86, 37-38, fig. 7 e tav. IV.
La Morricone Matine afferma inoltre che il motivo della treccia a calice si
di
incontra in ambito romano comunemente a partire dal I sec. a. C. a mo’
n.6
504,
fig.
504,
c.,
art.
MATINE,
incorniciatura, cf. M0RRIc0NE
21 PHILLIPs, art. c., 249-250
22 p BRUNEAU, Exploration archéologique de Délos. Les Mosaiques,
25);
Paris 1972, 53-54, 133, fig. 21.24 (per nr. 16) e 136, fig. 29 (per nr.
o a
rispett
diversa
assai
appare
Delos
i
di
esemp
degli
a
l’esecuzione stilistic
6016.
quella della nostra US
23 B. R. BROWN, Ptolemaic Paintings and Mosaics and the Alexandrian
è attual
Slyle, Cambridge 1957, 67-68, nr. 8, tav. XXXVIII.XL, l’esemplare
ne del
la
datazio
nti
e
confro
i
Per
ndria.
Alessa
di
Museo
al
mente conservato
71.74
cf.
ilos”
mosaico di “Soph
24 G. NENCI, Iscrizioni elime, greche e latine, in AA.VV., Segesta. Storia
della ricerca, Parco e Museo archeologico, ricognizioni topografiche (19871988) e relazione preliminare della campagna di scavo 1989, ASNP, S. III, XXI,
31.
1991,765-994,915-918,916-917,2.Cf.ancheNENcI,infra, 1192-1193en.
25 PINNA
SFLIGI0TrI, art. c., 907, tav. CCLXXXIX; si tratta del
o in basso tutto a sinistra.
registr
frammento nel
e mosaico a Solunto, BABesch, L, 1975, 195-224, 197
Pitture
Vos,
M DE
26
presenta una cornice con motivo di onde correnti.
lio
peristi
del
dove l’emblema
fiancheggiata da un listello di piastrelle di pietra grigio scura, largo cm 3.
27 A. L. Ea.rvmn, L ‘Agorà di Cirene. Monografie diArcheologia Libica 16,
fiLi, Il Monumento Navale, Roma 1981, per la forma del rostrum in part. 53.
LEvI, s.
V.
20
-
28 ERMETI, o. c.,
54.
29 ERMETI, o. c., 56, Iii. 22.
30 ERMETI, o. c., 64-65,111. 7-8, la prua della nave di Samotrace era la base
per una statua, da identificare probabilmente con una Nike.
31 ERMETI, o. c.. 72, 111. 11-12, fig. 9.
32 ERMETI, o. c., 74-75; il tipo di rostro del monumento di Renea.
vicino
pubblicato con una vecchia foto su RA, XIX, 1912, 310, non è molto
a.
ai rostra di Segest
L. BAsCH,AnotherPunic WreckinSicilv: Jts Ram, IJNA, IV, 2, 1975,
20 1-228, 206-207. La moneta di fig. 9 mostra un rostro molto simile a quello
segestano, fissato allo scafo con tre grandi borchie metalliche.
O. VON VACANO, La coroplastica remplare etrusca fra il 1V e il Il
a.C. Atti
secolo a. C.,in «La coroplastica templare etrusca fra il IV e il Il secolo
e 1992,
Firenz
1988».
llo
Orbete
Italici,
e
hi
Etrusc
Studi
di
del XVI Convegno
.
tempio
del
ne
datazio
la
per
61
e
IVa,
tav.
57-68, 65-66, fig. 4 1/2,
A. RABAN, Mariti,ne Archaelogical Research in Israel, IJNA. X, 4,
1981, 287-308, 292, fig. 5.
108
B.BECHTOLD
36 ERMETI,
“ ERMETI,
38 ERMETI,
o. c., 60.
o. c., 128.
o. c., 67.
ERMETI, o. e., 66-67: «L’esegesi del monumento è anche in
39
questo caso
la stessa.. .la commemorazione e la glorificazione di un potere marittimo..,
la
glorificazione di un personaggio storico».
40 Per
una ipotetica identificazione del personaggio storico sulla base
dell’esame delle fonti letterarie rimando alla relazione del prof. G. Nenci.
VON Syoow, art. e., 183-185, Abb. 2a.b. Taf. 43, 2-4.
42 VoN Synow,
art. e., 217. per il frammento di Palermo nr, 27, Taf. 46,
3 per la sua cronologia 228, 231.
VON Syoow, art. e., 185, 193,200, nrr. 3, 15,24, Abb, 3, Taf.
44,3 per
le cornici di Marsala e 205-206,231, nr. 31, Abb. 31. Taf. 47.1 peri! frammento
di Solunto.
DE Vos, art. c., 196.
D. PANCUCCI. Monte Riparato, in AA.VV.. Di Terra j Terra. Nuove
scoperte archeologiche nella provincia di Palermo, Palermo 1993, 207-214,
212-213, fig. 12. vano 3.
46 Per
Morgantina cf. R. STILLWELL. Excavations ar Morgantina (Serra
Orlando) 1962. Preliminary Report VIII, AJA, LXVII, 1963, 163-171, 167,
fig. 11. tav. 34. “House of the Official”. il peristilio “vano 17” presenta un
pavimento a mattoni; la casa risale al III sec. a. C.. subendo dei restauri nel
corso del Il sec. a .C.; 168, dopo il 21 a.C. anche il peristilio della “House of
the Arched Cistern” riceve un pavimento a mattoni. Per Adrano U. SPIGO,
Ricerche e rinvenimenti a Brucoli (c.da Gisira), Valsavoia (Lentini), nel
territorio di Caltagirone, adAdrano e Francavilla di Sicilia, Kokalos, XXXXXXI. 1984-1985. 863-904, 891, fig. 5. all’interno di un isolato di abitazioni
private uno dei vani della casa D presenta un pavimento a lastre fittili; nella
vicina casa B sono stati rinvenuti dei frammenti di intonaco parietale di primo
stile, probabilmente databile al III sec. a. C.
Per Siracusa cf. G. V. GENTILI, Siracusa, NSA, 1951, 261-334, 287,
V. Orsi, casa 6 con un cortile che presenta alcuni tratti di pavimento
in
cocciopesto, altri in opus testaceum; 293: l’abitazione era già esistente nel
I
sec. a.C.; per Monte Adranone cf. E. DE MIRO G. FIORENTINI, Relazione
sull’attività della Soprintendenza alle Antichità di Agrigento (1972 -1976),
Kokalos. XXII-XXIII, 1976-1977, 451-455, 453, grande edificio a due piani
in cui si rinviene in posizione di crollo, ma appartenente al secondo piano, un
pavimento in mattoni quadrati. Il contesto è privo di una sua cronologia.
48 M.
L. MORRICONE, Scutulata Pavimenta, Roma 1980, 11-13.
MORRICONE, Scutulata... cit., 28 n. li, 34 n. 18. 35-36 n. 22.
50 MORRICON
E MATINE. Mosaici antichi... cit., osservazioni tratte dalla
tabella delle associazioni in fondo al volume.
,
-
VILLA ELLENISTICO-ROMANA A SEGESTA
109
51
MORRICONE, Scutulata... cit., 82
Per Marsala C. A. Di STEFANO ln AA.VV., Lilibeo. Testimonianze
archeologiche dal iVsec. a. C. allVsec. d. C., Palermo 1984, 104, scavo dell 980
in Via Sibilla/Via delle Ninfe; in un edificio datato al Il sec, a. C. l’ambulacro
per
della casa presenta il pavimento “a scaglie policrome”; un ulteriore confronto
pavimento
il
l’uso dello scutulatum a Marsala costituisce probabilmente anche
a 107, nr. 114, descritto come «pavimento con scaglie policrome». Si tratta di un
conglomerato bianco a piccole scaglie nel quale sono inserite a distanza di ca.
cm 10 grosse scaglie policrome di taglio irregolare che misurano cm 3-7 di
lunghezza. 11 contesto archeologico è databile tra Il e I sec, a. C. Un terzo esempio
52
si deve forse identificare con un pavimento rinvenuto a m 2,8 di profondità dal
piano stradale in V. Camsnareri Scurti in un edificio datato tra la fine del TI e
l’inizio dell sec. a. C. e definito come «tessellato di scaglie irregolari di pietra
di Trapani con delle crustae policrome di varie dimensioni». Inserito nel
presupposto scutulatum si trova un opus sectile, cf. Di STEFANO, Scoperte
archeologiche... cit., 770, tav. LXXVII, 2-4; per Morgantina cf. STLLWELL
SJÒQvIST, Excavations. .1957... cit., 156-157, fig. 21, tav. 58, Casa del Capitello
in
Dorico, vano 9: scutulatum di piccole tessere verdi, blu e rosse, disposte
opus
un
stanza
della
maniera irregolare su un cocciopesto bianco; al centro
sectile. Le pareti del pertinente ambiente presentano degli intonaci di primo stile
o
e la villa si data al 11 sec, a. C.; inoltre E. SJÒQvIsT. Excavations at Serra Orland
Casa
160-161,
(Morgantina). PreliminarvReport Il. AJA, LXII, 1958, 155-164,
del Capitello Tuscanico relativa alla fine del TI sec, a. C., l’ambiente a SO del
-
peristilio presenta uno scutulatu,n.
ione
ISLER, Monte lato. La quindicesiina campagna... cit.. 14; l’iscriz
che
17
vano
del
XAI PE KAI .1 AAPOZ EI ZY si trova davanti alla soglia
la
parte
come
etata
porta al vano 16. La serie di ambienti 15-16-17 viene interpr
di rappresentanza della lussuosa dimora ellenistica.
ISLER, Monte lato. La quindicesima campagna... cit., 14-15 e n. 26; lo
e di
studioso sottolinea che l’uso delle iscrizioni pavimentali con delle formul
però
no
appaio
dove
saluto è documentato finora solo per la Sicilia e la Spagna
..
solo nel I sec. a. C.
re
SJÒQVIST, Excavations...1958 cit., 161, fig. 32, tav. 34, lo scavato
non accenna alla cronologia del contesto.
56 SPTGO, art. c., 891.
VON BOESELAGER. o. c., 53.
s Di STEFANO, Lilibeo... cit., 104.
DE Vos, art. c., 200-201.
La nona campagna di scavo, SicA, XII, 41,
1979, 4 1-70, Casa a Peristilio, 50 e fig. 22:. i fusti inferiori delle colonne a tre
60 H. P. ISLER. Monte lato.
elementi presentano due fori quadrangolari (le colonne d’angolo ne hanno
quattro); un doppio peristilio con balaustre al piano elevato è tipico anche per
110
B.BECHTOLD
le case di primo stile a Solunto, databili nella seconda metà del Il sec, a. C., cf.
DE Vos, art. e., 200-201.
E SJÒQvIsT, Excavations al Morganfina (Serra Orlando) 1963.
Preliminary Report VIII, AJA, LXVIII, 1964, 163-171, 144, “House of the
Official” con l’ambulacro del peristilio a cocciopesto.
62 Cf. per
Marsala Di STEFANO. Lilibeo... cit.. 104: edificio in V. Sibilla
il cui ambulacro presenta uno scutulatum del tipo della nostra US 6043; per
Tindari, cf. L. BERNABÒ BREA M. CAVALIER, Tindari Area urbana. L ‘insula
IVe le strade che la circondano, BA, L. 1965, 205-209, 206-207, fig. 19: il
peristilio della casa B. databile nel I sec. a. C., presenta il peristilio quadrato
a dodici colonne con compluvium e con un pavimento a OJrnS signinum; per
Agrigento cf. JONES GARDEN. art. e., 208: il peristilio della villa ha un
pavimento a cocciopesto decorato da un reticolato; per Solunto cf. DE Vos, art.
e., 196. fig. 5: la terza casa in V. Ippodamo è caratterizzata da un cortile a
cocciopesto decorato daun reticolato di losanghe. l’ambiente attiguo presenta
una decorazione parietale di primo stile.
63 Si presta
qui in particolare il confronto con le case B e C dell’insula
IV di Tindari, cf. supra BERNABÒ BarA CAVALIER, art. c., fig. 19 dove i due
grandi ambienti che si aprono sul peristilio e rimangono divisi da esso non
tramite porte, bensì da colonne ovvero pilastri, sono stati interpretati dallo
scavatore come tablinium.
64 E. SJÒQVIST.
Excavations al Morgantina (Serra Orlando) 1961.
Preliminari’ Report VI, AJA. LXVI, 1962,277-281, 139, “House oftheArched
Cistern” dove il triclinio estivo si apre sul lato settentrionale del peristilio con
una ampia porta pieghevole. A Monte lato, infine, la seguenza dei vani
15,16,17 (il vano 16, “l’esedra”, si apre con tutto il suo fronte meridionale e
due colonne sul peristilio) sul lato settentrionale del peristilio viene interpre
tata da Isler come la parte di rappresentazione della casa; per l’ambiente 17
viene proposta la funzione di sala da banchetto, cf. ISLER, Monte lato. La
quindicesiina campagna... cit., 14. fig. 17.
.
-
-
-
-
TAV.
III
Cartografia deW area archeologica di Segeta con Findicazionc del SAS 9.
ì
2. Segesta. SAS 9.
6083.
Visione panoramica
del vano A con il pa inìento in cocciopesto US
>
H
TAV.
1. Segesta. SAS 9. Panorama del vano E con pa irnento a mosaico US 6092.
I
I
2. Segesta. SAS 9, Vano E, sogliaUS 6135.
V
TAV. VI
€:
.,.
1. Segesta. SAS 9. Mensola a forma di prua di nase (LS 6009).
2. Segesta. SAS 9. Mensola a forma di prua di nave (LTS 6009.
TAV.
L Segesta. SAS 9. Vano B, muro perimetrale US 6027.
2 Se gesta. SÀS 9. Vano B. accesso US 6095.
VII
:11
Cn
e—
Cn
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R$:j.c
-
H
TAV, IX
1. Segesta. SAS 9. Vano B.
particolare
del mosaico US 6016.
2 .Segesta. SAS 9. Vano B, particolare del pavimento in opto ,secrile US 6016.
TAV.
X
1. Segesta. SAS 9. Visione panoramica dell’edificio 11 con il vano B al centro.
x
x
r
x
• edificio
edificio Il
•edificio III
2. Segesta. SAS 9. Pianta schematica con gli edifici 1-111.
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