Intervento del prof. Claudio Quintano all’incontro‐Studio “Comunicazione e nuove tecnologie: New Media, Social Network e tutela dei diritti”, 14 maggio 2010, Villa Doria D’Angri, Napoli. A nome della Facoltà di Economia sono lieto di porgere il saluto agli illustri relatori di questo Incontro di studio, che tocca un tema, proprio delle società dell’informazione e della comunicazione destinato, a mio avviso, ad assumere in futuro una crescente rilevanza per i numerosi profili di sviluppo e per le indubbie problematiche che presenta. Se la comunicazione è centrale nella vita di ciascun individuo e di ciascuna comunità, la diffusione che le nuove tecnologie le consente sono destinate ad accrescerne la rilevanza. Prima di soffermarmi molto brevemente su un aspetto del tema di oggi, voglio felicitarmi con il Dipartimento Giuridico-economico e dell’Impresa, e in particolare con la prof.ssa Fernandez che qui lo rappresenta (insieme ai molti colleghi presenti) per la decisione di dar vita ad una Collana di pubblicazioni del Dipartimento, della quale certamente si sentiva l’esigenza per consentire al gruppo di studiosi che lo compongono di poter pubblicare “identificandosi” come appartenenti ad una specifica comunità scientifica e per aprire a giovani studiosi una referenziata sede di pubblicazione. Vengo al mio breve contributo sul tema della “Comunicazione e nuove tecnologie” prendendo spunto da un aspetto trattato nel libro di Anna Papa, cioè l’attendibilità e la tracciabilità delle informazioni rinvenibili in internet. Su questo punto si accentra da sempre l’attenzione del mio Dipartimento e mi è noto che l’Autrice si è confrontata, già durante la stesura del testo, con il mio collega Romano su alcuni temi che legano gli aspetti giuridici della questione alla struttura logica e fisica che interconnette i giacimenti informativi distribuiti lungo la rete. Un confronto di competenze che costituisce la radice stessa della ricerca scientifica universitaria. Internet rappresenta ormai, appare quasi ripetitivo dirlo, una fonte importante di informazioni, acquisite per finalità diverse, tra le quali non ultima risulta la ricerca scientifica. Peraltro Internet agevola un’esigenza umana fondamentale che è quella dello scambio delle informazioni che ha contrassegnato l’esistenza sociale, culturale, economica dell’uomo e lo ha Intervento del prof. Claudio Quintano all’incontro‐Studio “Comunicazione e nuove tecnologie: New Media, Social Network e tutela dei diritti”, 14 maggio 2010, Villa Doria D’Angri, Napoli. spinto a trovare mezzi e soluzioni per la sua trasmissione, comunicazione e conservazione. Mediante internet è possibile diffondere le proprie opinioni ma è anche possibile immettere informazioni che si ritiene possano essere interessanti o utili ad altri. Quest’ultimo aspetto si presenta importante perché da un lato evidenzia la tendenza ad acquisire visibilità in un luogo – la Rete – sempre più frequentata e affollata. Dall’altro pone il problema dell’attendibilità attribuibile a queste informazioni da chi le riceve. Su questo versante, l’informazione distribuita lungo la rete è per molti versi atipica rispetto alla concezione di qualità con la quale noi statistici abbiamo usualmente a che fare. Infatti, solo in parte tale informazione è quella quali-quantitativa, considerabile statisticamente classica, per la quale l’attendibilità dei dati coincide in buona parte con l’attendibilità della fonte che li gestisce e li dissemina. Ritengo che questa parte dell’informazione su cui, per altro, esiste una letteratura poderosa, sia marginale rispetto al tema di questo convegno. Le dimensioni della qualità di questo tipo di informazione (Accuratezza e Tempestività, soprattutto) sono già da tempo individuate e misurabili e su di esse non vale la pena di soffermarsi oltre. La sfida di Internet è invece legata ad un concetto di qualità più ampio e problematico. Paradossalmente, la variabilità di una “misura” (forse dovrei dire opinione?) proveniente da una miriade fonti diverse è la vera ricchezza dell’informazione moderna che, non per questo, può rinunciare al concetto stesso di qualità, anzi deve vederlo rafforzato. Su questa linea si dispiegano nuove dimensioni della qualità delle informazioni e tra queste vorrei citare solo: • l’accessibilità: sia nel senso tecnico di percorso finito di navigazione per il reperimento dell’informazione, ma sia e soprattutto nel senso ben definito da Habermas e da Castoriadis di possibilità di comprensione degli individui dei contenuti reali dell’informazione stessa. Si tratta, in questo caso di accesso critico e mediato dei contenuti provenienti da fonti diverse; • la trasparenza: nel senso dell’individuazione certa dell’area culturale, tecnica e politica della fonte in modo tale che l’utente possa Intervento del prof. Claudio Quintano all’incontro‐Studio “Comunicazione e nuove tecnologie: New Media, Social Network e tutela dei diritti”, 14 maggio 2010, Villa Doria D’Angri, Napoli. valutarne l’attendibilità, necessariamente soggettiva, ma proprio per questo ricca, con il metro della propria sensibilità e formazione culturale; • la consistenza delle “misure”: nel senso che l’informazione estratta dalla fonti possa essere valutatata ceteris paribus, cioè a parità di basi definitorie dei fenomeni sociali ed economici e dei dati che sono alla loro base. Personalmente sono convinto che il mezzo tecnologico sia molto più efficiente e potenzialmente più accessibile, nel senso prima precisato, se potessimo prescindere dal problema del digital divide tra regioni e all’interno delle stesse regioni. Non vedo granché di nuovo sul versante della qualità dell’informazione rispetto ai supporti classici del suo trasporto, né credo ci sia bisogno di strumenti speciali. Forse, occorrerebbe solo incrementare di un ordine di grandezza le analisi e gli interventi correttivi con una attenzione, oserei dire, più maniacale verso la salvaguardia dei veri principi democratici che informano, o che dovrebbero informare, la nostra società. A mio parere, la transizione verso la condivisione della conoscenza caratterizzata dai supporti immateriali non deve spaventare né deve costituire la scusa per un restringimento delle potenzialità espressive dei singoli ma deve, invece, costituire l’opportunità per una nuova “certificazione” di qualità che sia generalmente condivisa da chi dell’informazione è utente finale.