Piccoli passi – bisogni educativi e territorio

Un progetto “inclusivo” di ricerca – azione:
Piccoli passi – bisogni educativi e territorio
a cura di Sara Castello
“Di cosa hai bisogno?” Molte volte ripetiamo o ci sentiamo rivolgere questa domanda
nella vita di tutti i giorni, ma in poche occasioni ci soffermiamo ad approfondirne il
significato. Ognuno di noi è portatore di bisogni differenti, legati alla persona in sé, al
ruolo che riveste nei vari contestiche frequenta, al momento che sta attraversando e
al compito che sta svolgendo.
Fin dall’infanzia esprimiamo delle necessità e il modo in cui riceviamo risposta
influenza il resto della nostra vita e della nostra crescita.
I bambini, in particolare, hanno bisogni che noi adulti dobbiamo in qualche modo
soddisfare perché possano “diventare grandi” serenamente, ma quali sono questi
bisogni?
Piccoli passi: bisogni educativi e
territorio, ricerca-azione attiva
sul
territorio
cuneese
(realizzata dalla cooperativa
sociale “Insieme a voi” nella
persona di Sara Castello in
collaborazione con Alberto
Parola dell’Università degli
studi di Torino) si è posta
come obiettivo quello di realizzare una mappatura delle esigenze educative nei
bambini tra i 3 e gli 8 anni ed individuare, di conseguenza, strategie efficaci e buone
pratiche per rispondere ai bisogni emersi.
L’indagine iniziale ha coinvolto diverse realtà del territorio, dalla scuola con gli
insegnanti e i dirigenti fino ai consorzi socio assistenziali e alle ASL, passando dai
doposcuola e dalle associazioni di genitori.
I dati raccolti parlano chiaro: i bisogni dei bambini sono quelli di sempre ma non
vengono più sufficientemente soddisfatti. Come si nota dalle figure 1 e 2, un
bambino chiede attenzione, pazienza, tempo per annoiarsi, spazi adatti a lui,
occasioni in cui poter esprimere la sua essenza; ha diritto a una famiglia e a sentirsi
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parte di un gruppo in cui potersi riconoscere, deve poter essere ascoltato, curato,
accettato per quello che è; ha bisogno di sentirsi amato e rispettato.
Al contrario, la fretta, gli impegni, il lavoro travolgono noi adulti che ci dimentichiamo
di fermarci a guardare i nostri figli negli occhi; creiamo relazioni che rimangono
superficiali e deleghiamo ad altri il difficile compito di educare, per poi arrabbiarci se
non viene svolto come pensavamo.
Il “villaggio”, che è indispensabile per crescere un cucciolo d’uomo, sta
scomparendo.
La collaborazione e il confronto a più livelli, in coppia, in un gruppo di amici, tra
istituzioni e realtà territoriali rappresentano i pezzi mancanti (si veda figura 3).
“Disorientamento” diventa una parola chiave determinante; piccoli e grandi si
ritrovano senza una bussola che li guidi lungo la strada. I genitori sono smarriti e
confusi, hanno anch’essi bisogno di sostegno.
La scuola, dal canto suo, lamenta un aumento spropositato di bisogni educativi
speciali, tra cui le difficoltà e i disturbi del comportamento e dell’apprendimento, i
ritardi di linguaggio e l’intolleranza alle frustrazioni (figura 4); emerge il desiderio di
evolversi, di informarsi e di formarsi.
Gli insegnanti si trovano seriamente in difficoltà nel rispondere alle esigenze di ogni
alunno, poiché tutti, anche se in situazioni diverse tra loro, possono presentare, in un
momento più o meno transitorio, la necessità di una didattica “speciale”.
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A complicare ulteriormente la situazione è la mancanza di risorse sia economiche che
umane; i servizi assistenziali così come quello sanitario lavorano sull’emergenza e sul
disagio già conclamato, non riescono a proporre progetti educativi e di
socializzazione mirati alla prevenzione.
In questo quadro, che può sembrare piuttosto problematico, ecco apparire una
speranza; attraverso Piccoli passi, che propone incontri di confronto periodici, le
persone condividono idee e pratiche, diversi professionisti mettono in campo la loro
knowhow, si percepisce voglia di fare e di procedere insieme.
Prendono forma alcuni gruppi di lavoro (relazione scuola-famiglia, bisogni educativi
speciali, comunicazione, etc.) che desiderano condividere le esperienze e costruire
percorsi adattabili a diversi contesti e fruibili da più soggetti.
Nasce il progetto “Anche a scuola si può: comprendere ed agire sui disturbi
dell’apprendimento” avente come obiettivo la prevenzione: un educatore
professionale propone un percorso osservativo e conoscitivo di alcuni incontri
laboratoriali nelle classi prime e seconde della scuola primaria, mentre la logopedista
approfondisce attraverso uno screening specifico.
La ricchezza della multi-professionalità e del confronto, il non sentirsi soli ad
affrontare situazioni difficili e la necessità di nuove strategie alternative alla didattica
rendono la proposta interessante e indispensabile per molte scuole. La collaborazione
stretta con la Neuropsichiatria infantile dell’ASL zonale pone l’accento sull’aspetto di
promozione alla salute del progetto stesso, esprimendo la necessità di ampliare
l’intervento anche alla scuola dell’infanzia.
Alcuni dirigenti, dietro consiglio degli insegnanti partecipanti al progetto “Piccoli
passi”, stimolano proposte di percorsi formativi che vengono strutturati in base alle
loro esigenze, su tematiche specifiche e con indicazioni pratiche e spendibili in
classe.
Inoltre, famiglie e associazioni di genitori sottolineano l’esigenza di attuare serate
informative e di approfondimento nella scuola dell’infanzia volti e restituire
competenza educativa alle famiglie stesse, aumentando in loro la consapevolezza di
essere soggetti capaci e attivi nell’educazione dei figli.Il gruppo di lavoro specifico se
ne prende carico e, anche qui, prepara incontri aperti a tutta la cittadinanza.
Nel frattempo per i bambini e i ragazzi con bisogni educativi speciali si strutturano
incontri di potenziamento e affiancamento allo studio in piccolo gruppo seguiti da
educatori specializzati; il bisogno è tanto e alcuni operatori dei doposcuola
richiedono una formazione specifica per avviarne di ulteriori.
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In parallelo, nella sede universitaria del Dipartimento di Filosofia e Scienze
dell’Educazione di Savigliano si inaugura un M@kerLab (a disposizione del territorio),
“laboratorio del fare” in cui sperimentare la pianificazione e il problemsolving
attraverso l’utilizzo intrecciato di materiali analogici (carta, pongo, sabbia, tempere
etc.) e digitali al servizio di capacità sviluppate nell’ambito del coding e del
montaggio audiovisivo.
Ad oggi, l’obiettivo è riuscire ad avvicinare realtà rimaste ancora ai margini, ma che
necessitano di sensibilizzazione e accompagnamento rispetto all’inclusione e
all’accettazione della diversità; creare una rete di volti e di competenze resta
l’obiettivo principale.
Risulta ormai tangibile che da un’indagine puramente conoscitiva è rinato il desiderio
di lavorare insieme; il villaggio si sta ricostituendo e la comunità sta tornando viva. A
tanti interessa il futuro e con esso i bambini; il cammino sarà ancora lungo ma non
c’è fretta, ormai si è partiti. E si procede, a Piccoli passi.
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