Indice - Dipartimento di Economia, Finanza e Statistica

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Indice
1 Concetti introduttivi
1.1 Studi sperimentali e studi osservazionali . . . . . . . . . .
1.2 Concetti iniziali: indipendenza fra eventi . . . . . . . . . .
1.3 Indipendenza fra variabili casuali . . . . . . . . . . . . . .
1.4 Notazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.5 Misure teoriche di associazione fra due v.c. binarie . . . .
1.6 Il cross-product ratio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.7 Misure empiriche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.8 Il caso di due variabili a più livelli . . . . . . . . . . . . .
1.9 Il caso di tre variabili binarie: odds di tabelle condizionate
1.10 Il caso di tre variabili generiche . . . . . . . . . . . . . . .
1.11 In generale... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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3
3
6
9
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11
13
17
19
20
22
23
2 Il modello logistico
2.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.2 La matrice dei dati . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.3 Il modello di regressione lineare . . . . . . . . . . .
2.4 Il modello logistico semplice . . . . . . . . . . . . .
2.4.1 La forma matriciale . . . . . . . . . . . . .
2.5 Il modello logistico con due variabili esplicative . .
2.6 In generale: il modello logistico multiplo . . . . . .
2.6.1 La forma matriciale . . . . . . . . . . . . .
2.7 La stima mediante massima verosimiglianza . . . .
2.7.1 Matrice di varianze e covarianza asintotica .
2.8 Verifica d’ipotesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.8.1 Verifica di ipotesi sul modello . . . . . . . .
2.8.2 Verifica d’ipotesi sull’effetto di una variabile
2.8.3 Test sul singolo coefficiente . . . . . . . . .
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31
32
37
39
39
42
42
43
45
45
1
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Capitolo 1
Concetti introduttivi
1.1
Studi sperimentali e studi osservazionali
Gli studi statistici si possono suddividere in due grandi gruppi: gli studi
sperimentali e quelli osservazionali.
Nei primi, l’analista controlla alcuni dei fattori che ritiene rilevanti,
attraverso ad esempio dosaggi successivi, e può minimizzare gli errori
su quelli che non può controllare, attraverso ad esempio assegnazione
randomizzata dei dosaggi alle unità.
Nei secondi, invece, lo sperimentatore si limita ad osservare i fenomeni
cosı̀ come si manifestano.
Il seguente esempio tratta di un esperimento sulla resistenza alla tossicità delle tarme del tabacco. Gruppi di 20 maschi e 20 femmine di tarma
sono stati esposti per tre giorni ad un tossico a cui le tarme hanno cominciato a mostrare resistenza. La seguente tabella riporta quanti di essi
sono morti.
Esempio 1.1
Dose
Sesso
1 2 4 8 16 32
Maschio 1 4 9 13 18 20
Femmina 0 2 6 10 12 16
L’obbiettivo di questo studio è quantificare gli effetti del tossico, e
verificare se questi effetti sono diversi a seconda del sesso.
2
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
3
Negli studi puramente osservazionali, non si può controllare nessuna
delle variabili in studio.
La seguente tabella di contingenza è relativa a 661 bambini nati in
Scozia dal 1981 al 1988 e seguiti per almeno un anno dalla nascita. La
variabile Problemi cardiaci vale Sı̀ se la madre ha avuto problemi di
cuore durante la gravidanza. La variabile Complicazioni vale Sı̀ se la
madre ha avuto altri problemi ginecologici, la variabile Fumo vale Sı̀ se
la madre ha fumato almeno una sigaretta al giorno nei primi sei mesi
di gravidanza.
Esempio 1.2
Problemi Cardiaci
Si
No
Complicazioni
Si
No
Si
No
Peso \ Fumo
Si No Si No Si No Si No
≤ 1250 gr.
10 25 12 15 18 12 42 45
> 1250 gr.
7 5 22 19 10 12 202 205
Vi sono vari aspetti che non possono essere tenuti sotto controllo. Ad
esempio è possibile che la popolazione di coloro che fumano sia diversa anche per altre caratteristiche rilevanti da quella di coloro che non
fumano.
In tal caso, l’effetto del fumo viene mascherato da questi ulteriori fattori
non misurati.
4
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
La distinzione fra i due tipi di studio tuttavia può non essere netta.
Il seguente esempio tratta di uno studio a carattere sperimentale ma
con componenti di natura osservazionale.
Si vuole studiare la relazione fra lo screening con la mammografia e
il cancro al seno. Il seguente studio è relativo a 62.000 donne di cui
31.000 assegnate a caso allo screening e 31.000 controlli. Queste sono
state seguite per 5 anni, registrando le morti per cancro o per altre
cause. Solo una parte di coloro assegnate allo screening accetta di farlo
(vi sono 10.800 rifiuti).
Esempio 1.3
Dimensioni gruppo
Trattamento
Screening
Rifiuti
Totali
Controlli
20.200
10.800
31.000
31.000
Cancro
Altre cause
Num. Tasso Num. Tasso
23
1.1
428
21
16
1.5
409
38
39
1.3
837
27
63
2.0
879
28
Quali tassi debbono essere presi in considerazione?
Se i rifiuti fossero stati casuali, il tasso di mortalità per cancro dei rifiuti
(1.5) dovrebbe essere simile a quello dei controlli (2.0). Invece è molto
inferiore.
Questo fa ritenere che la popolazione dei rifiuti (e di conseguenza dei
non rifiuti, ovvero degli screening) sia ”diversa” per caratteristiche non
misurate (istruzione, tipo di lavoro ecc. ) da quella degli screening.
A conferma di questo, il tasso di mortalità per altre cause è molto di
verso nel gruppo dei rifiuti (e nel gruppo dei controlli, questa volta
molto superiore).
Un’analisi statistica ben fatta deve tenere conto di questi effetti.
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
1.2
5
Concetti iniziali: indipendenza fra eventi
Sia P la probabilità definita sullo spazio degli eventi associato ad un
esperimento casuale e siano A, B,C, . . ., eventi definiti in quello spazio.
Si indichi con Ā,B̄, . . . l’evento che si verifica se, in ordine, A, B non
si verifica. La probabilità condizionata di A dato B è P (A | B) =
P (A ∩ B)/P (B) ed è definita solo se P (B) > 0.
Definizione.
indipendenti se:
Indipendenza fra eventi.
Due eventi A e B sono
→ P (A ∩ B) = P (A)P (B).
Una definizione alternativa di eventi indipendenti è la seguente:
→ P (A | B) = P (A).
Nel seguito, due eventi A e B indipendenti verrano denotati con
A⊥⊥B. Si noti che se A⊥⊥B allora A⊥⊥B̄. Di conseguenza, la definizione
di indipendenza fra due eventi si estende anche alla negazione degli
eventi su cui è definita, come si dimostra dal seguente esercizio.
ESERCIZIO 1.1 Si verifichi che se A e B sono due eventi indipendenti allora anche A e B̄ sono due eventi indipendenti.
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E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
Definizione. Indipendenza condizionata fra eventi.
Siano A, B e C tre eventi con P (C) > 0. A e B sono indipendenti
condizionatamente a C se e solo se:
→ P (A ∩ B|C) = P (A|C)P (B|C).
→ P (A|BC) = P (A|C)
Nel seguito due eventi A e B indipendenti condizionatamente a C sono
denotati con A⊥⊥B | C. Questa definizione è una riscrittura della
indipendenza fra eventi con le probabilità condizionate al posto delle
probabilità marginali. Di conseguenza, se A⊥⊥B | C allora A⊥⊥B̄ | C.
Tuttavia, A⊥⊥B | C non implica nè è implicato da A⊥⊥B | C̄. Il
seguente esempio dà un’idea di un fenomeno chepuò generare una tale
situazione. L’esempio è tratto dal credit scoring.
Esempio 1.4 Sia A l’evento {il cliente è solvibilie} B l’evento {il cliente
ha almeno un figlio} e C l’evento {il cliente ha un’età inferiore a 45 anni}. E’ plausibile che per clienti con età superiore a 45 anni, l’essere
solvibili sia indipendente dall’avere figli o meno, mentre tale indipendenza non valga in clienti con età inferiore a 45 anni.
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
7
Si noti, inoltre, che l’indipendenza fra A e C condizionatamente a
B non implica l’indipendenza marginale fra A e C. Questo fatto ha
una spiegazione intuitiva nel caso in cui, ad esempio, C sia una causa
comune di A e B, oppure B sia un evento che influenza C che a sua
volta influenza A, come nel seguente esempio.
Esempio 1.5 Sia A l’evento {il cliente è solvibile} C l’evento {il cliente
ha una fascia di reddito elevata} e B l’evento il cliente {il cliente è libero
professionista}. Si supponga che un libero professionista ha una probabilità più elevata di posizionarsi su fasce alte di reddito di chi non lo è e,
di conseguenza, di essere un buon cliente. Trascurando l’informazione
sul reddito, si può concludere che i liberi professionisti sono migliori
clienti degli altri. Tuttavia, il fattore determinante della solvibilità è il
reddito.
8
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
1.3
Indipendenza fra variabili casuali
Come si estende il concetto di indipendenza fra due eventi a quello di
indipendenza fra due variabili casuali?
Siano X1 , X2 , due variabili casuali qualsiasi. Nel seguito, indicheremo
genericamente con f12 (x1 , x2 ) la funzione di densità o di massa di probabilità congiunta. Inoltre, indicheremo con, ad esempio, f12|3 (x1 , x2 | x3 )
la funzione di densità o di massa di probabilità di X1 e X2 condizionata
a X3 (definita solo se f3 (x3 ) > 0).
Nel caso in cui sia specificato dal contesto che le variabili casuali sono
categoriche, allora indicheremo con p12 (x1 , x2 ) la funzione di massa di
probabilità congiunta e con, ad esempio, p12|3 (x1 , x2 | x3 ) la funzione di
massa di probabilità di X1 e X2 condizionata a X3 .
Definizione Indipendenza marginale fra variabili casuali. Due variabili casuali X1 e X2 sono indipendenti se e solo se:
→ f12 (x1 , x2 ) = f1 (x1 )f2 (x2 ) per ogni x1 e x2 .
Una definizione equivalente è la seguente:
→ f1|2 (x1 | x2 ) = f1 (x1 ) per ogni x1 e x2 t.c. f2 (x2 ) > 0
Nel seguito due v.c. indipendenti saranno indicate con X1 ⊥⊥X2 .
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
9
Definizione Indipendenza condizionale fra variabili casuali. Due
variabili casuali X1 e X2 sono indipendenti condizionatamente a X3 se
e solo se:
→ f12|3 (x1 , x2 | x3 ) = f1|3 (x1 | x3 )f2|3 (x2 | x3 ) per ogni x1 , x2 e per
ogni x3 t.c. f3 (x3 ) > 0.
Equivalenti formulazioni della definizione di indipendenza condizionata
sono le seguenti:
→ f123 (x1 , x2 , x3 ) = f13 (x1 , x3 )f23 (x2 x3 )/f (x3 )
→ f1|23 (x1 , x2 | x3 ) = f1|3 (x1 | x3 )
1.4
Notazione
Siano X1 e X2 due variabili casuale categoriche con livelli I1 e I2 . La loro
distribuzione congiunta può essere sintetizzata attraverso una tabella di
contingenza rettangolare che ha I1 righe e I2 colonne. In questo corso
utilizzeremo la convezione di numerare i livelli delle variabili categoriche
a partire da 0. Ad esempio, se I1 = 2 e I2 = 3 la tabella di contingenza
è la seguente:
X2
Totale
X1
0
1
2
0
p12 (0, 0) p12 (0, 1) p12 (0, 2) p1 (0)
1
p12 (1, 0) p12 (1, 1) p12 (1, 2) p1 (1)
Totale p2 (0)
p2 (1)
p2 (2)
1
in cui, come detto, p12 (0, 0) sta ad indicare P (X1 = 0, X2 = 0), p12 (0, 1)
sta ad indicare P (X1 = 0, X2 = 1) e cosı̀ via. Inoltre, p1 (0) sta ad
indicare P (X1 = 0).
10
1.5
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
Misure teoriche di associazione fra due v.c. binarie
Sia X1 una variabile casuale binaria con valori {0, 1} e p1 (0) = P (X1 =
0) e p1 (1) = P (X1 = 1). Si definisce odds di X1 il seguente rapporto:
odds(X1 ) =
p1 (1)
p1 (0)
Non è difficile verificare che esso assume valori fra 0 e +∞. Inoltre,
cresce al crescere della p1 (0) e assume valore 1 se gli eventi sono equiprobabili.
In seguito lavoreremo anche sul logaritmo naturale dell’odds, il logit,
che è una trasformazione monotona dell’odds e varia fra −∞ e +∞.
Inoltre, assume inoltre valore 0 se i due eventi sono equiprobabili.
Importante Se l’odds è maggiore di 1, vuole dire che l’evento al numeratore ha probabilità maggiore di 0.5 di verificarsi. Se l’odds è minore
di 1 vuol dire che l’evento al numeratore ha probabilità minore di 0.5
di verificarsi.
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
11
Siano X1 e X2 due variabili casuali binarie. La distribuzione congiunta
può essere rappresentata dalla seguente tabella:
X2
X1
0
1
0
p12 (0, 0) p12 (0, 1)
1
p12 (1, 0) p12 (1, 1)
Totale p2 (0)
p2 (1)
Totale
p1 (0)
p1 (1)
1
Si definisca adesso l’odds di X1 condizionato a X2 = 0. Ovvero,
odds(X1 | X2 = 0) =
p1|2 (1 | 0)
p1|2 (0 | 0)
Moltiplicando numeratore e denominatore per p2 (0) si può verificare
che:
odds(X1 | X2 = 0) =
p12 (1, 0)
.
p12 (0, 0)
In maniera analoga se definisca adesso l’odds di X1 condizionato a X2 =
1:
odds(X1 | X2 = 1) =
p12 (1, 1)
p12 (0, 1)
12
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
1.6
Il cross-product ratio
Un confronto interessante è fra i due odds condizionati. Se sono uguali
l’odds di X1 non varia al variare di X2 . Inoltre, se sono uguali, allora
anche gli odds di X2 condizionati a X1 sono uguali. Infatti, se
p12 (1, 0) p12 (1, 1)
=
p12 (0, 0) p12 (0, 1)
allora:
p12 (0, 1)p12 (1, 0) = p12 (0, 0)p12 (1, 1)
da cui
p12 (0, 1)
p12 (1, 1)
=
p1 2(0, 0) p12 (1, 0)
ovvero odds(X2 | X1 = 0) = odds(X2 | X1 = 1). Definiamo il rapporto
degli odds, noto come odds ratio o rapporto dei prodotti incrociati che
indicheremo talvolta anche con cpr dall’inglese cross product ratio:
cpr(X1 , X2 ) =
odds(X1 | X2 = 1) p12 (1, 1)p12 (0, 0)
=
odds(X1 | X2 = 0) p12 (0, 1)p12 (1, 0)
Invertiamo ora il ruolo delle variabili X1 e X2 . Come avviamo visto:
odds(X1 |midX2 = x2 ) =
p12 (1, x2)
.
p12 (0, x2)
Ne segue che se i due odds condizionati sono uguali, allora
p12 (1, 0) p12 (1, 1)
=
,
p12 (0, 0) p12 (0, 1)
e il loro rapporto è pari ad 1. Ma quanto il loro rapporto??? Esso
è esattamente il cpr(X1 , X2 ) scritto sopra.
Da quanto detto, il cpr è una misura non direzionale di associazione.
Essa è anche detta di interazione fra due variabili.
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
13
Importante Se il cpr è maggiore di 1 vuol dire che l’odds di X1 condizionatamente a X2 = 1 è maggiore dell’odds di X1 condizionatamente
a X2 = 0. Dal momento che X1 e X2 si possono scambiare di ruolo,
allora se il cpr è maggiore di 1 vuol dire che l’odds di X2 condizionatamente a X1 = 1 è maggiore dell’odds di X2 condizionatamente a X1 = 0.
Questo si sintetizza con il dire che vi è una associazione positiva fra le
due variabili casuali binarie.
14
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
Esempio 1.6 Consideriamo la seguente distribuzione ipotetica di probabilità.
X2
X1
0
1
0
0.05 0.15
1
0.20 0.60
Totale 0.25 0.75
Totale
0.2
0.8
1
Il rapporto degli odds è pari a:
0.05 × 0.6
=1
0.15 × 0.2
Di conseguenza, la probabilità condizionata che X1 sia uguale ad uno
non varia al variare di X2 . Analogamente, la probabilità condizionata
che X2 sia uguale a 1 non varia al variare di X1 . Si può dimostrare,
infatti, che X1 e X2 sono indipendenti.
Teorema 1.1 Siano X1 e X2 due variabili casuali binarie. Se odds(X1 |
X2 = x2 ) = a, x2 = {0, 1}, allora odds(X1 ) = a.
Dimostrazione. Essendo odds(X1 | X2 = 0) = odds(X1 | X2 = 1) = a
allora
p12 (1, 0) = ap12 (0, 0)
p12 (1, 1) = ap12 (0, 1)
Sommando termine a termine le due uguaglianze si ottiene
p1 (1) = ap1 (0)
e il risultato segue.
(1.1)
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
15
Teorema 1.2 Siano X1 e X2 due variabili casuali binarie. Allora,
cpr(X1 , X2 ) = 1 se e solo se X1 e X2 sono indipendenti.
Dimostrazione. Se sono indipendenti p12 (x1 , x2 ) = p1 (x1 )p2 (x2 ) per
ogni valore di x1 e x2 . Per cui:
cpr =
p12 (0, 0)p12 (1, 1) p1 (0)p2 (0)p1 (1)p2 (1)
=
=1
p12 (0, 1)p12 (1, 0) p1 (0)p2 (1)p1 (1)p2 (0)
Viceversa, se cpr(X1 , X2 ) = 1 allora p(x1 | X2 = 0) = p(x1 | X2 = 1)
per ogni x1 . Infatti:
1 − p(x1 | X2 = 0) 1 − p(x1 | X2 = 1)
=
p(x1 | X2 = 0)
p(x1 | X2 = 1)
da cui
1
1
=
p(x1 | X2 = 0) p(x1 | X2 = 1)
Pertanto:
p(x1 ) =
X
p(x1 | x2 )p(x2 ) = p(x1 | x2 )
x2
per ogni valore di x1 e x2 .
X
x2
p(x2 ) = p(x1 | x2 )
16
1.7
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
Misure empiriche
Il rapporto degli odds è definito su probabilità . Tuttavia, esso può
essere usato come misura descrittiva della associazione fra due variabili, quando si dispone di un campione di osservazioni. Si consideri la
seguente tabella a doppia entrata, con due righe e tre colonne:
X2
Totale
X1
0
1
2
0
n12 (0, 0) n12 (0, 1) n12 (0, 2) n1 (0)
1
n12 (1, 0) n12 (1, 1) n12 (1, 2) n1 (1)
Totale n2 (0)
n2 (1)
n2 (2)
n
Si ricordi che il rapporto n12 (0, 0)/n1 (0) indica la frequenza relativa delle
unità che hanno X1 = 0 nel gruppo di unità che hanno X2 = 0. Invece,
il rapporto n12 (0, 0)/n2 (0) indica la frequenza relativa delle unità che
hanno X2 = 0 nel gruppo di unità che hanno X1 = 0.
Domanda: Che interpretazione ha la frequenza relativa n12 (0, 2)/n1 (0)?
E la frequenza relativa n12 (0, 2)/n2 (0)?
Il rapporto dei prodotti incrociati si calcola su una tabella di contingenza di dimensioni due per due, come la seguente:
X2
Totale
X1
0
1
0
n12 (0, 0) n12 (0, 1)
1
n12 (1, 0) n12 (1, 1)
Totale n2 (0)
n2 (1)
n1 (0)
n1 (1)
n
Con un ragionamento analogo al precedente possiamo vedere il rapporto
dei prodotti incrociati come un rapporto di frequenze relative, di riga o
di colonna. Tuttavia, data la sua struttura, esso si può calcolare anche
sulle frequenze assolute. Ovvero:
cpr =
n12 (0, 0)n12 (0, 1)
n12 (0, 1)n12 (1, 0)
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
17
Esempio 1.7 (segue da 1.2) Si calcoli il cpr della tabella a doppia
entrata secondo Problemi cardiaci e Peso. Essa sarà :
Problemi
Peso
No
≤ 1250 gr. 117
> 1250 gr. 429
Totale
546
cardiaci Totale
Sı̀
62
179
53
482
115
661
Il rapporto degli odds in questa tabella, ottenuta come marginale rispetto
alla precedente è pari a:
53 ∗ 117
= 0.233
62 ∗ 429
che denota una elevata associazione fra le due variabili. Come la possiamo interpretare? L’odds osservato che un bambino nasca con un peso
superiore a 1250 gr. dato che la madre ha problemi cardiaci è pari a 0.85
(ovvero 53/62). Questo vuol dire che la frequenza relativa dei nati sottopeso in questo sottogruppo è maggiore della frequenza relativa dei nati
normali. L’odds che un bambino nasca con un peso superiore a 1250
gr. dato che la madre non ha problemi cardiaci è pari a 3.67 (ovvero
429/117). Pertanto il primo odds è 0.233 volte inferiore al secondo.
Questo valore è il rapporto degli odds.
Si noti che la interpretazione direzionale della associazione nell’esempio precedente deriva dalle nostre informazioni a priori sui fenomeni in
studio, secondo cui il fatto che la madre abbia problemi cardiaci è una
variabile potenzialmente esplicativa del peso alla nascita del figlio e non
il viceversa. Vi sono studi che hanno come scopo fare inferenza anche
sulla direzione della associazione. Noi però faremo riferimento solo a
situazioni in cui tal direzione è implicita nel fenomeno di studio.
18
1.8
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
Il caso di due variabili a più livelli
In questa sezione si estendono le misure di associazione viste in precedenza alla situazione in cui X1 è binaria e e X2 e assume un numero
generico k di livelli.
Siano X1 e X2 due variabili casuali categoriche, con X1 binaria e X2
che assume I2 > 2 valori. Ad esempio, se I2 = 3 la distribuzione doppia
può essere sintetizzata attraverso la seguente tabella a doppia entrata:
X2
Totale
X1
0
1
2
0
p12 (0, 0) p12 (0, 1) p12 (0, 2) p1 (0)
p12 (1, 0) p12 (1, 1) p12 (1, 2) p1 (1)
1
Totale p2 (0)
p2 (1)
p2 (2)
1
Un modo naturale di procedere è quello di scegliere un livello di X2
come riferimento e confrontare gli odds condizionati degli altri livelli
con il livello di riferimento. La convenzione adottata in questo lavoro
è che il livello di riferimento è il livello 0. Questo implica il calcolo di
un odds condizionato e di I2 − 1 oddsratio nelle corrispondenti I2 − 1
sottotabelle 2 × 2 cosı̀ evidenziate:
X2
X1
0
r
0 p12 (0, 0) p12 (0, r)
1 p12 (1, 0) p12 (1, r)
E’ possibile mostrare, in estensione del teorema 1.2, il seguente:
Teorema 1.3 Sia X1 una v.c. binaria e X2 una v.c. categorica con I2
livelli. Se tutti gli I2 − 1 odds ratio sono uguali ad 1, le due variabili
sono indipendenti, e viceversa.
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
1.9
19
Il caso di tre variabili binarie: odds di tabelle condizionate
Siano X1 , X2 e X3 tre variabili casuali binarie. La distribuzione congiunta può essere sintetizzata attraverso una tabella di contingenza a
tre entrate, come quella seguente:
X2
Totale
X3 = 0
X1
0
1
0
p123 (0, 0, 0) p123 (0, 1, 0) p13 (0, 0)
1
p123 (1, 0, 0) p123 (1, 1, 0) p13 (1, 0)
Totale
p23 (0, 3)
p23 (10)
p3 (0)
X3 =1
X2
Totale
X1
0
1
0
p123 (0, 0, 1) p123 (0, 1, 1) p13 (0, 1)
1
p123 (1, 0, 1) p123 (1, 1, 1) p13 (1, 1)
Totale p23 (0, 1)
p23 (1, 1)
p3 (1)
Si può calcolare per la tabella condizionata, ad esempio ad X3 = 0,
il cross product ratio fra X1 e X2 . Esso sarà cpr(X1 , X2 | X3 = 0).
Analogamente, si può calcolare il cross product ratio fra X1 e X2 per
la tabella con X3 = 1. Esso sarà cpr(X1 , X2 | X3 = 1). In generale, si
indichi con cpr(X1 , X2 | X3 = x3 ) il generico cpr. Esso è cosı̀ dato:
cpr(X1 , X2 | X3 = x3 ) =
p12|3 (1, 1 | x3 )p12|3 (0, 0 | x3 )
p12|3 (0, 1 | x3 )p12|3 (1, 0 | x3 )
ma anche
cpr(X1 , X2 | X3 = x3 ) =
p123 (1, 1, x3 )p123 (0, 0, x3 )
p123 (0, 1, x3 )p123 (1, 0, x3 )
20
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
Di conseguenza, una naturale estensione della misura di associazione fra
due variabili binarie al caso di tre variabili binarie è il seguente rapporto
di cpr:
cpr(X1 , X2 | X3 = 1) p123 (1, 1, 1)p123 (0, 0, 1)p123 (0, 1, 0)p123 (1, 0, 0)
=
cpr(X1 , X2 | X3 = 0) p123 (0, 1, 1)p123 (1, 0, 1)p123 (1, 1, 0)p123 (0, 0, 0)
Esso è uguale ad 1 se l’odds ratio fra X1 e X2 nella tabella condizionata
di X3 = 0 è uguale all’odds ratio fra X1 e X2 nella tabella condizionata
di X3 = 1. Dalla formulazione precedente, è possibile verificare che:
cpr(X1 , X2 | X3 = 1) cpr(X1 , X3 | X2 = 1) cpr(X2 , X3 | X1 = 1)
=
=
cpr(X1 , X2 | X3 = 0) cpr(X1 , X3 | X2 = 0) cpr(X2 , X3 | X1 = 0)
ovvero anche questa misura è una misura di associazione che considera le
tre variabili sullo stesso piano. Per questo, è detta misura di interazione
del terzo ordine. Si noti che se rapporto odds ratio è pari ad uno, questo
implica che l’interazione fra due delle tre variabili non variabili non varia
al variare della terza.
Si può verificare agevolmente che se cpr(X1 , X2 | X3 = 0) = 1 =
cpr(X1 , X2 | X3 = 1) e allora X1 ⊥⊥X2 | X3 e viceversa.
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
21
Esempio 1.8 (segue da 1.2). Si calcoli il rapporto degli odds fra Complicazione cardiache e Peso nelle due sottotabelle individuate dai livelli
di Complicazioni.
Complicazioni =No
Problemi cardiaci Totale
Peso
No
Sı̀
≤ 1250 gr.
87
27
114
407
41
448
> 1250 gr.
Totale
494
68
562
Complicazioni =Sı̀
Problemi cardiaci Totale
Peso
No
Sı̀
≤ 1250 gr.
30
35
65
> 1250 gr.
22
12
34
Totale
52
47
99
Il rapporto degli odds nella prima tabella è pari a 0.32, denotando
una maggiore frequenza di nati sottopeso nella popolazione delle madri
con problemi cardiaci anche nel sottogruppo di madri che non hanno
avuto complicazioni. Il rapporto degli odds nella seconda tabella è pari
a 0.47, denotando anche qui una maggiore frequenza di nati sottopeso
da madri con problemi cardiaci anche nel caso di madri che hanno avuto
complicazioni.
Ci possiamo adesso chiedere se vi è una differenza significativa fra i
due valori (0.32 e 0.47). Se non vi è vuol dire che l’effetto dell’avere
problemi cardiaci non varia al variare del quadro delle altre complicazioni. Altrimenti, se vi è , vuol dire che l’effetto varia a seconda del
quadro delle complicazioni. In questo secondo caso si dice che vi è una
interazione.
1.10
Il caso di tre variabili generiche
Siano X1 , X2 , X3 variabili casuali categoriche, con X1 binaria X2 e X3
categoriche con livelli, rispettivamente, I2 > 2 e I3 > 2. In questo caso
si sceglie un livello di riferimento per X3 , per convenzione indicato con
0 (si veda la tabella successiva si è posto I2 = 3).
22
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
X3 = 0
X2
Totale
X1
0
1
2
0
p123 (0, 0, 0) p123 (0, 1, 0) p123 (0, 2, 0) p13 (0, 0)
1
p123 (1, 0, 0) p123 (1, 1, 0) p123 (1, 2, 0) p13 (1, 0)
Totale
p23 (0, 0)
p23 (1, 0)
p23 (2, 0)
p3 (0)
In questo livello di riferimento si calcola l’odds di X1 condizionato al
livello di riferimento di X2 , ovvero l’odds(X1 | X2 = 0X3 = 0). Inoltre,
si calcolano gli I2 − 1 odds ratio nel modo visto in precedenza. Successivamente si raffrontano queste grandezze, mediante rapporto, con le
analoghe grandezze valutate negli I3 − 1 livelli della terza variabile. I
raffronti non ridondanti da effettuare saranno pertanto (I2 − 1)(I3 − 1).
1.11
In generale...
Nel caso in cui vi siano più di tre variabili causali, la costruzione delle
misure di associazione segue le linee adesso delineate. Nel caso ad
esempio di p = 4 con X1 binaria, i raffronti non ridondanti saranno (I2 − 1)(I3 − 1)(I4 − 1). Relazioni di indipendenza condizionata e
marginale fra variabili potranno essere delineate qualora ad esempio si
trovino determinate configurazioni di sottoinsiemi odds ratio pari ad
uno.
Tuttavia in questo corso lavoreremo sempre con modelli con una risposta binaria. Non considereremo mai il caso di più di tre variabili esplicative.
SOLUZIONE ES. 1.1. Se A e B sono indipendenti, allora P (A∩B) =
P (A)P (B). Essendo A = (A ∩ B̄) ∪ (A ∩ B) con A ∩ B̄ e A ∩ B
incompatibili, avremo P (A) = P (A ∩ B̄) + P (A ∩ B) = P (A ∩ B̄) +
P (A)P (B). Pertanto, P (A ∩ B̄) = P (A)[1 − P (B)] e il risultato segue.
ESERCIZIO 1.2 Siano X1 e X2 due variabili casuali binarie. Si dica
come cambia il cpr(X1 , X2 ) se invertiamo le categorie di X1 .
ESERCIZIO 1.3 Siano X1 e X2 due variabili casuali con X1 binaria
e X2 categorica con più di due livelli. Se gli odds(X1 | X2 = i) sono
uguali fra loro e uguali ad a, quanto vale il odds(X1 ) della marginale di
X1 ?
Capitolo 2
Il modello logistico
2.1
Introduzione
In questo capitolo studieremo modelli in cui una variabile casuale è
considerata dipendente, o di risposta, da altre variabili casuali, dette
esplicative. Utilizzeremo la convenzione di indicare con Y la v.c. dipendente e con X1 , . . . , Xk le variabili esplicative. Le distribuzioni di interesse per la variabile casuale di risposta Y nei modelli che considereremo
sono tipicamente la distribuzione di Bernoulli, la distribuzione binomiale relativa e, per raffronti con il modello di regressione lineare, la
distribuzione normale o di Gauss.
2.2
La matrice dei dati
Si consideri la seguente rappresentazione dei dati dell’esempio 1.1.
23
24
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
Sesso. Dose Successi Num. totale
0
1
1
20
0
2
4
20
0
4
9
20
13
20
0
8
0
16
18
20
0
32
20
20
0
20
1
1
1
2
2
20
6
20
1
4
1
8
10
20
12
20
1
16
1
32
16
20
Questo secondo modo di rappresentare i dati ci avvicina alla logica
del modello logistico. Infatti, possiamo vedere ogni riga della tabella
precedente formata da configurazioni diverse delle esplicative. Sia X1
la v.c. che descrive il sesso e X2 la v.c. che descrive il dosaggio. Ogni
riga è una configurazione diversa (x1 , x2 ). Inoltre, in ogni riga si sono
effettuate tante ripetizioni di un esperimento di Bernoulliano (in questo
caso il num. delle ripetizioni è costante e pari a 20) e si sono contati i
successi.
L’obiettivo dello studio è vedere come cambia la probabilità di successo
in ogni riga della tabella precedente. Sia Y la v.c. di Bernoulli. Si vuole
mettere in relazione la P (Y = 1 | X1 = x1 , X2 = x2 ) con x1 e x2 .
In modo del tutto analogo, possiamo vedere le righe della tabella precedente come un unico esperimento di una binomiale relativa. Il valore
atteso della binomiale relativa è ancora P (Y = 1 | X1 = x1 , X2 = x2 ).
Possiamo rappresentare i dati dell’esempio 1.2 con la stessa logica. Nella seguente rappresentazione si pone come successo la nascita di un
bambino con peso superiore a 1250gr. Inoltre, si pone ’Fumo’=0 se la
madre non ha fumato e 1 altrimenti; ’Complicazioni’ =0 se la madre
non ha avuto complicazioni e 1 altrimenti; ’Problemi cardiaci’=0 se la
madre non ha avuto problemi cardiaci e 1 altrimenti.
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
25
Fumo Complicazioni Problemi Successi Num. totale
0
0
0
205
250
1
0
0
202
244
0
1
0
12
24
10
28
1
1
0
0
0
1
19
34
1
0
1
22
34
5
30
0
1
1
1
1
1
7
17
2.3
Il modello di regressione lineare
In questo paragrafo si richiamano alcune nozioni della regressione lineare, necessarie alla comprensione del modello logistico. Sia Y una
variabile di risposta continua e X una variabile continua esplicativa. Il
modello di regressione lineare assume che:
Y = a + bx + ε
in cui ε è una variabile casuale continua che esprime l’effetto di fattori
non osservati che concorrono alla formazione del valore di Y in maniera
additiva. Si suppone inoltre E(ε) = 0 e V ar(ε) = σ 2 . La prima ipotesi
implica che il valore atteso della distribuzione di Y condizionato a X =
x è dato da:
E(Y | X = x) = a + bx.
(2.1)
La seconda ipotesi implica che la varianza di ogni distribuzione condizionata è costante. I coefficienti a e b sono detti coefficienti di regressione. In particolare, il coefficiente b esprime la variazione sul valore
atteso dovuta ad un incremento unitario di x. Il modello di regressione
lineare si estende al caso generico di variabili esplicative. Sia adesso x
il vettore di variabili esplicative continue con valori x = (x1 , x2 , . . . , xp ).
Il modello di regressione lineare può estendersi al caso multiplo come:
E(Y | X = x) = a + b1 x1 + . . . + br xr .
26
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
Sia y il vettore N ×1 delle osservazioni della variabile casuale risposta
Y e X la matrice N ×p delle variabili esplicative comprensiva dell’intercetta, come descritta in precedenza. Indicando con b = (a, b1 , b2 , . . . , bp )T
il vettore dei parametri, le stime mediante metodo dei minimi quadrati
di b possono derivarsi come quel vettore b̂ che minimizza la somma dei
quadrati:
(y − Xb)T (y − Xb).
Ponendo ŷ = Xb̂, si verifica agevolmente che la stima b̂ soddisfa
simultaneamente le equazioni:
XT y = XT ŷ
(2.2)
da cui
b̂ = (XT X)−1 XT y.
Sotto le ipotesi del modello di regressione, le stime mediante metodo dei
minimi quadrati hanno proprietà ottimali. Inoltre, se la distribuzione
della variabile casuale Y condizionata alle esplicative è normale, lo stimatore b̂ coincide con quello ottenuto con il metodo della massima
verosimiglianza.
Nel contesto in studio, la v.c. di risposta è binaria. Se codifichiamo i
valori che essa assume in 0 e 1, la Y ha una distribuzioni di Bernoulli. In
tal caso, volendo mantenere il parallelismo con il modello di regressione
semplice (2.1, sorgono alcuni problemi:
⇒ Il valore atteso condizionato E(Y | X = x) = π(x) = P (Y = 1 |
X = x) è una probabilità, pertanto compresa fra 0 e 1. Se non introduciamo vincoli sui parametri a e b, il modello di regressione lineare non
assicura che il valore atteso sia compreso in questo intervallo, anzi per
valori x sufficientemente grandi, o sufficientemente piccoli, può verificarsi che π(x) < 0 oppure π(x) > 1. Di conseguenza, il modello può
essere valido in un intervallo ristretto di valori della esplicativa x in cui
π(x) è compreso fra 0 e 1. Anche in questo caso, tuttavia, l’ipotesi di
linearità nell’andamento di π(x) può non essere rispettata per valori di
π(x) vicini a 0 e 1. In molti fenomeni, in particolare quelli economici,
infatti, l’incremento di π(x) varia con x e tende a diminuire nei dintorni
dei valori limite.
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
27
⇒ La varianza condizionata dipende da x, essendo V ar(Y | X =
x) = π(x)[1 − π(x)]. Essa tende a zero nei valori di X in cui π(x) tende
a zero e ad uno. Inoltre è massima nei valori di x in cui π(x) = 0.5.
Questo fatto comporta che le stime del modello di regressione lineare
ottenute mediante il metodo dei minimi quadrati ordinari non hanno
proprietà ottimali. Per tutti questi motivi nell’ambito del credit scoring
il modello di regressione lineare non può essere utilizzato, ed occorre
considerare una classe di modelli diversa.
2.4
Il modello logistico semplice
Sia Y una variabile risposta con distribuzione Bernoulli e X una variabile esplicativa. Si indichi con π(x) = P (Y = 1 | X = x) = 1 − P (Y =
0 | X = x). Pertanto: π(0) = P (Y = 1 | X = 0) e π(1) = P (Y = 1 |
X = 1). Si indichi con logit[π(x)] la grandezza:
P (Y = 1 | X = x)
.
P (Y = 0 | X = x)
Essa è il logaritmo dell’odds di Y condizionato a X e varia fra −∞
e +∞; vale 0 quanto la probabilità condizionata di successo è 0.5. Il
modello logistico semplice è il seguente:
logit[π(x)] = log
logit[π(x)] = log
π(x)
= α + βx.
1 − π(x)
Come si può agevolmente verificare, se β > 0 allora π(x) tende ad 1
al crescere di x. Altrimenti, se β < 0 allora π(x) tende ad 0 al crescere
di x. Se β = 0 allora π(x) è costante rispetto a x, ovvero Y e X sono
indipendenti. Risolvendo rispetto a π(x):
π(x) =
exp(α + βx)
.
1 + exp(α + βx)
Questo modello è detto di regressione logistica, o anche modello logistico. L’interpretazione di α e β varia a seconda della natura di
X.
⇒ (a) Se X è continua possiamo calcolare dπ(x)/dx = βπ(x)(1 −
π(x)) che esprime la velocità con cui la π(x) tende a 0 o ad 1. Si può
28
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
1
0.9
0.8
0.7
π (x)
0.6
0.5
0.4
0.3
0.2
0.1
0
−20
−15
−10
−5
0
x
5
10
15
20
Figura 2.1: Un esempio di funzione logistica con α = 0.7 e β = 0.5.
osservare che la velocità con cui tende a 0 è la stessa con cui tende a 1.
Inoltre, il punto più ripido della curva è in corrispondenza della x t.c.
π(x) = 0.5. Questo punto è dato da −α/β.
In Figura 2.1 è riportato il grafico di una funzione logistica con α = 0.7
e β = 0.5.
⇒ (b) Supponiamo adesso che X sia binaria. Si codifichino i livello
della X con 0 e 1. Avremo:
π(x)
= α + βx.
1 − π(x)
Questo è in realtà un modo sintetico di scrivere le due equazioni:
logit[π(x)] = log
logit[π(0)] = log
logit[π(1)] = log
π(0)
=α
1 − π(0)
π(1)
= α + β.
1 − π(1)
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
29
Il parametro α è il logaritmo dell’odds di Y nel livello 0 di X, inoltre β
è il log dell’cpr della tabella 2 × 2 di Y contro X, ovvero cpr(Y, X) = eβ .
Infatti sottraendo la prima equazione dalla seconda, si ottiene:
logit[π(1)] − logit[π(0)] = β.
Infatti, ricordando che
logit[π(1)] = log
P (Y = 1 | X = 1)
P (Y = 1, X = 1)
= log
P (Y = 0 | X = 1)
P (Y = 0, X = 0)
logit[π(0)] = log
P (Y = 1 | X = 0)
P (Y = 1, X = 0)
= log
P (Y = 0 | X = 0)
P (Y = 0, X = 0)
e che
il risultato segue. Se β è positivo (negativo), la probabilità P (Y = 1 |
X) nel passare dal valore X = 0 al valore X = 1 aumenta (diminuisce).
Si noti che il modello precedente ricostruisce perfettamente le probabilità della distribuzione congiunta di Y e X. Questo pertanto è un
modello saturo, ovvero non impone nessuna semplificazione. Se β = 0,
allora cpr(Y, X) = 0 e, come visto nel capitolo precedente, Y e X sono
indipendenti, ovvero non vi è in X nessuna informazione sulla v.c. Y .
⇒ (c) Il modello di regressione logistico si estende al caso in cui
la variabile esplicativa è categorica con I livelli, che codifichiamo con
{0, 1, . . . , r, . . . I − 1}. Si indichi, per semplicità, con π(r) = P (Y = 1 |
X = r). Il modello può pertanto scriversi nel modo seguente:
π(0)
logit[π(0)] = log 1−π(0)
=α
π(r)
= α + βr r ∈ {1, . . . , I − 1}
logit[π(r)] = log 1−π(r)
con βr il log del cpr della sottotabella:
X
Y
0
1
0
pY X (0, 0)
pY X (1, 0)
r
pY X (0, r)
pY X (1, r)
(2.3)
30
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
Una espressione equivalente del modello (2.3) usa le variabili dummy. Sia Xr una variabile casuale binaria che assume valore 1 se la v.c.
categorica assume valore r e 0 altrimenti, r ∈ {1, . . . , I − 1}. Il modello
è
logit[π(x1 , x2 , . . . , xI−1 )] = α + β1 x1 + β2 x2 + . . . + βI−1 xI−1 .
La scelta della parametrizzazione del modello logistico non è unica.
Quella qui presentata, detta d’angolo, è quella maggiormente utilizzata
dai software statistici che stimano il modello logistico. Il nome deriva
dal fatto che una modalità viene presa come riferimento, e i parametri
relativi alle altre modalità rappresentano la distanza da questa.
Si osservi che esiste sempre un modello che ricostruisce perfettamente
le probabilità della distribuzione congiunta di (Y, X). Questo modello è
detto saturo ed ha tutti i parametri diversi da zero. Tuttavia l’obiettivo
dell’analisi statistica è trovare delle regolarità nella descrizione delle
associazioni verificando se alcuni parametri possono essere posti uguale
a zero senza perdita di informazione. Ad esempio, se tutti i βr sono
uguali a zero, allora logit[π(r)] = α per ogni r ∈ {1, . . . , I−1} e pertanto
Y e X sono indipendenti. Di conseguenza, la classificazione delle unità
secondo la variabile X è ridondante e non aggiunge informazioni sulla
variabile Y .
2.4.1
La forma matriciale
Il modello logistico semplice può essere scritto in forma matriciale, attraverso la costruzione della matrice del disegno X. Nel caso in cui la la
variabile esplicativa sia continua, questa coincide con quella del modello
di regressione classico. Illustriamo con un esempio il caso in cui questa
è categorica.
Esempio 2.1 Si abbia la seguente tabella di contingenza doppia:
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
31
X
Totale
Y
0
1
2
0
pY X (0, 0) pY X (0, 1) pY X (0, 2) pY (0)
1
pY X (1, 0) pY X (1, 1) pY X (1, 2) pY (1)
Totale
pX (0)
pX (1)
pX (2)
1
Si indichino i livelli della X attraverso due variabili dummy e si crei il
vettore dei logit in ogni livello della X, come la seguente tabella mette
in evidenza.
logit[π(i)] logit[π(x2 , x3 )]
logit[π(1)] logit[π(0, 0)]
logit[π(2)] logit[π(1, 0)]
logit[π(3)] logit[π(0, 1)]
Parametri
α
α + β1
α + β2
La configurazione precedente suggerisce una forma matriciale. Si
ponga:

logit[π(0, 0)]
η =  logit[π(1, 0)]  .
logit[π(0, 1)]

Vi si associ la matrice X del disegno cosı̀ costruita:


1 0 0
X =  1 1 0 .
1 0 1
Sia β T = {α, β1 , β2 }. Il modello si può riscrivere come:
η = X β.
2.5
Il modello logistico con due variabili esplicative
Si distinguono i casi a seconda della natura delle variabili esplicative.
Si hanno due casi di interesse.
32
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
⇒ (a) Le Xj sono una v.c. continua e una v.c. binaria.
Sia X1 la variabile binaria. Un primo modello è il seguente:
logit[π(x1 , x2 )] = α + β1 x1 + β2 x2
che implica, nel caso in cui X1 = 0,
logit[π(0, x2 )] = α + β2 x2
e, nel caso in cui X1 = 1:
logit[π(1, x2 )] = α + β1 + β2 x2 .
L’interpretazione del modello è la seguente: vi è un effetto della v.c. X1
e un effetto della v.c. X2 . L’effetto della prima ha come conseguenza
quella di innalzare (se β1 è positivo, abbassare altrimenti) la retta che
spiega l’andamento del logit. Infatti:
logit[π(1, x2 )] − logit[π(0, x2 )] = β1 .
La pendenza della retta, tuttavia, che descrive la dipendenza del
logit rispetto a X2 è costante e pari a β2 nei due valori X1 . Questo
modello contiene solo gli effetti principali delle variabili esplicative. In
Figura 2.2 è presentato il grafico delle due rette per α = 0.2, β1 = 0.4
e β2 = 0.02.
Un modello più complesso del precedente contiene anche le interazioni ed è costruito nel seguente modo. Si crei una variabile x3 data
dal prodotto della x1 ∗ x2 . Cosı̀ costruita, x3 vale 0 se X1 = 0 e x2 se
X1 = 1. Il modello sarà allora:
logit[π(x1 , x2 )] = α + β1 x1 + β2 x2 + β3 x3 .
Esso è un modo sintetico di scrivere le due equazioni:
logit[π(0, x2 )] = α + β2 x2
nel caso in cui X1 = 0, e:
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
33
2
1.8
1.6
logit π(1,x )=α+β +β x
logit π(x1,x2)
1.4
2
1
2 2
1.2
1
logit π(0,x )=α+β x
2
2 2
0.5
x2
0.6
0.8
0.6
0.4
0.2
0
0
0.1
0.2
0.3
0.4
0.7
0.8
0.9
1
Figura 2.2: Un esempio di modello logistico con α = 0.2, β1 = 0.4 e β2 = 0.02.
logit[π(1, x2 )] = α + β1 + β2 x2 + β3 x2
altrimenti. La pendenza della retta che descrive l’andamento del logit
rispetto a X2 nella popolazione con X1 = 1 è pertanto β2 + β3 . L’interpretazione del modello è la seguente: vi è un effetto di X1 e un effetto
di X2 . L’effetto di X1 ha come conseguenza sia quella di innalzare (se
β1 è positivo, abbassare altrimenti) la retta che spiega l’andamento del
logit, sia quella di aumentarne la pendenza (se β3 è positivo, diminuirne
altrimenti). Infatti:
logit[π(1, x2 )] − logit[π(0, x2 )] = β1 + β3 x2 .
Nel grafico del modello, a differenza di quello in Figura 2.2, le due rette
che descrivono l’andamento del logit rispetto alla x2 non sono parallele.
Quando l’effetto di una variabile sulla variabili risposta si modifica in
conseguenza del variare di una seconda variabile si dice che vi è una
34
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
interazione di primo ordine. Il coefficiente β3 è detto coefficiente di
interazione.
⇒ (b) Le Xj sono due v.c. binarie.
Nel caso di due variabili esplicative binarie X1 e X2 , i dati possono
essere sintetizzati da una tabella 2 × 2 × 2. Il modello logistico con solo
gli effetti principali può scriversi anche nel modo seguente:
logit[π(x1 , x2 )] = α + β X1 x1 + β X2 x2 .
(2.4)
Per l’interpretazione dei coefficienti si seguono le linee già delineate.
Avremo:
logit[π(1, m)] − logit[π(0, m)] = β X1 per ogni m = {0, 1}
ovvero, β X1 è il logaritmo del rapporto dei prodotti incrociati nelle due
tabelle individuate dai valori di X2 . Infatti, supponiamo m = 0:
β X1 = logit[π(1, 0)] − logit[π(0, 0)]
e pertanto
β X1 = log
P (Y = 1 | X1 = 0, X2 = 0)
P (Y = 1 | X1 = 1, X2 = 0)
− log
.
P (Y = 0 | X1 = 1, X2 = 0)
P (Y = 0 | X1 = 0, X2 = 0)
Moltiplicando per P (X1 = 1 | X2 = 0) il numeratore e il denominatore della prima frazione e per P (X1 = 0 | X2 = 0) il numeratore e il
denominatore della seconda, si ottiene:
β X1 = log
P (Y = 1, X1 = 1 | X2 = 0)P (Y = 0, X1 = 0 | X2 = 0)
P (Y = 0, X1 = 1 | X2 = 0)P (Y = 1, X1 = 0 | X2 = 0)
da cui
β X1 = log cpr(Y, X1 | X2 = 0).
Come la precedente equazione mette in evidenza, β X1 è il logaritmo
del cpr nella sottotabella in cui X2 = 0. Ponendo m = 1 si arriva,
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
35
attraverso analoghi passaggi, a verificare che β X1 è il logaritmo del cpr
nella sottotabella in cui X2 = 1. Per simmetria, il coefficiente β X2 si
presta alll interpretazione analoga, di logaritmo del cpr nella sottotabella in cui X1 = 0 e, anche, di logaritmo del cpr nella sottotabella in
cui X1 = 1.
Da quanto detto, il modello precedente implica che l’effetto di X1
su Y non varia al variare della X2 e, analogamente, l’effetto di X2 su
Y non varia al variare di X1 . Questa ipotesi è spesso irrealistica. Per
fare questo occorre inserire un ulteriore coefficiente nel modello, come
spiega il prossimo esempio.
Esempio 2.2 Si consideri il seguente modello logistico con due variabili
esplicative binarie X1 e X2 :
logit[π(x1 , x2 )] = α + β X1 x1 + β X2 x2 + β X1 X2 x1 × x2 .
(2.5)
Come la seguente tabella mette in evidenza, il modello è saturo.
logit[π(x1 , x2 )]
logit[π(0, 0)]
logit[π(1, 0)]
logit[π(0, 1)]
logit[π(1, 1)]
Parametri
α
α + β X1
α + 0 + β X2
α + β X1 + β X2 + β X1 X2
In questo modello:
logit[π(1, 0)] − logit[π(0, 0)] = β X1
da cui deriva che β X1 è il logaritmo del cpr(Y, X1 | X2 = 0). Inoltre,
logit[π(1, 1)] − logit[π(0, 1)] = β X1 + β X1 X2 = log cpr(Y, X1 | X2 = 1)
Di conseguenza:
log
cpr(Y, X1 | X2 = 1)
= β X1 X2 .
cpr(Y, X1 | X2 = 0)
36
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
Ma, per simmetria,
log
cpr(Y, X2 | X1 = 0)
= β X1 X2 .
cpr(Y, X2 | X1 = 1)
Pertanto, β X1 X2 è il parametro che esprime l’effetto su Y dovuto all’interazione di X1 e X2 .
2.6
In generale: il modello logistico multiplo
Analogamente al modello di regressione lineare, il modello di regressione
logistico si estende al caso multiplo.
Sia X un vettore di v.c. p-dimensionale che assume valori x =
(x1 , x2 , . . . , xp )T . Sia π(x) = P (Y = 1 | x). Il modello logistico multiplo
ha la seguente espressione:
logit[π(x)] = log
π(x)
= α + β 1 x1 + . . . + β p xp
1 − π(x)
da cui:
P (Y = 1 | x) = π | x) =
exp(α + β1 x1 + . . . + βp xp )
1 + exp(α + β1 x1 + . . . + βp xp )
e anche:
P (Y = 0 | x) =
1
.
1 + exp(α + β1 x1 + . . . + βp xp )
Anche in questo caso, l’interpretazione dei coefficienti varia a seconda della natura delle variabili in X. Nel caso in cui le variabili in
X siano continue, il coefficiente βj esprime come varia il logit di Y ad
una variazione unitaria di Xj , mantenendo costanti le altre variabili.
Più difficile invece è l’interpretazione dei coefficienti nel caso in cui le
variabile esplicative sono categoriche. Allo scopo di introdurre gradualmente il lettore, si inizia dalla situazione più semplice, in cui si hanno
variabili esplicative binarie.
⇒ (c) Le Xj sono p variabili casuali binarie con p > 2.
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
37
Supponiamo di avere tre v.c. variabili binarie X1 , X2 , X3 . Un possibile modello è il seguente:
logit[π(x1 , x2 , x3 )] = α + β X1 x1 + β X2 x2 + β X3 x3 + β X1 X2 x1 x2 . (2.6)
Questo modello implica che:
logit[π(x1 , x2 , 1)] − logit[π(x1 , x2 , 0)] = β X3
ovvero, il rapporto dei prodotti incrociati fra Y e X3 è costante in tutte
le 2 × 2 tabelle condizionate congiuntamente a X1 e X2 . Inoltre:
log
cpr(Y, X1 | X2 = 1, X3 = 0)
cpr(Y, X1 | X2 = 1, X3 = 1)
= β X1 X2 =
cpr(Y, X1 | X2 = 0, X3 = 0)
cpr(Y, X1 | X2 = 0, X3 = 1)
ovvero, il rapporto dei prodotti incrociati fra Y e X1 varia al variare
di X2 ma è costante rispetto a X3 . Pertanto, β X1 X2 è il parametro
che esprime l’effetto su Y dovuto alla interazione fra X1 e X2 . Tale
parametro non dipende dai livelli di X3 , ovvero non varia se X3 assume
valore 0 o 1.
Il modello saturo con tre variabili esplicative binarie avrà
¡3un
¢ parametro
Xj
α; 3 parametri β che esprimono gli effetti principali; 2 parametri
di interazione doppia e un parametro di interazione tripla. In tal caso, ogni combinazione (x1 , x2 , x3 ) delle variabili esplicative esprime un
diverso valore atteso della variabile casuale Y .
Con un generico numero p di v.c. binarie la determinazione dei
parametri di un modello saturo può farsi di conseguenza.
⇒ (d) Caso in cui le Xj sono p variabili sono categoriche.
La teoria precedente permette di estendere abbastanza agevolmente
l’interpretazione del modello logistico multiplo al caso generico di p
variabili esplicative categoriche. Il modello 2.6 può scriversi alternativamente:
X1 X2
X2
logitπ(k, m, r) = α + βkX1 + βm
+ βrX3 + βkm
in cui, per evitare la ridondanza fra parametri, si impone che β0X1 =
X1 X2
β0X2 + β0X3 = 0 e anche βkm
= 0 in ogni configurazione (k, m) in cui
38
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
k = 0 oppure m = 0. Questo permette di scrivere l’equazione di un
modello con un numero generico di variabili esplicative categoriche.
Ad esempio, si consideri il seguente modello con quattro variabili
esplicative:
X1 X2
X1 X4
X2
+ βkl
.
logit[π(k, m, r, l)] = α + βkX1 + βm
+ βrX3 + βlX4 + βkm
Esso implica che tutte le variabili hanno un effetto sulla Y ; l’effetto della
variabile X1 varia con X2 ; l’effetto della variabile X1 varia con X4 ; infine
l’effetto di X3 non varia al variare delle altre variabili. Per convenzione
si assegna valore zero a tutti i parametri relativi a configurazioni delle
X che coinvolgono le modalità 0 di riferimento.
2.6.1
La forma matriciale
Anche il modello logistico multiplo può essere scritto in forma matriciale, attraverso la costruzione della matrice del disegno X. Sia η
il vettore dei logit nella tabella ottenuta attraverso la classificazione
congiunta delle variabili esplicative. Avremo:
η = Xβ
in cui X è la matrice del disegno. Si comprende quindi che il numero di
parametri del modello coincide con il rango della matrice X, ovvero con
il numero di colonne linearmente indipendenti nella matrice del disegno.
Si veda l’Esercizio 2.5 per la forma matriciale del modello (2.5).
2.7
La stima mediante massima verosimiglianza
Si indichi con xi il vettore riga delle variabili esplicative associato alla
i-esima cella della tabella di contingenza ottenuta dalla classificazione
congiunta delle unità secondo le variabili esplicative. Le variabili in xi ,
xij , sono continue o variabili dummy di variabili categoriche e delle loro
interazioni. Siano N le celle della tabella cosı̀ ottenuta. Per ogni cella i
si hanno ni osservazioni di cui wi sono successi. Si scriva il modello di
regressione logistico nella seguente forma:
logitπ(xi ) =
p
X
j=1
βj xij
(2.7)
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
39
in cui si è posto α = β1 e xi1 = 1. Si assume che ogni cella sia una
estrazione di una v.c. binomiale relativa Wi di dimensione ni e valore
atteso π(xi ). La funzione di probabilità nella cella i-esima è pertanto
pari a
µ ¶
ni
π(xi )wi [1 − π(xi )]ni −wi
wi
con
P
exp( pj=1 βj xij )
P
π(xi ) =
.
(2.8)
1 + exp( pj=1 βj xij )
e
1
Pp
1 − π(xi ) =
.
1 + exp( j=1 βj xij )
Si indichi con li (β) la log-verosimiglianza della i-esima estrazione.
Questa è proporzionale alla seguente espressione:
li (β) = wi log π(xi ) + (ni − wi ) log[1 − π(xi )]
(2.9)
in cui wi è la somma dei successi in ogni cella i. Per N
P estrazioni
indipendenti, la log-verosimiglianza del campione L =
i li è proporzionale alla seguente:
X
{wi log π(xi ) + (ni − wi ) log[1 − π(xi )]}
L(β) =
i
da cui:
L(β) =
X
i
X
π(xi )
wi log
ni log [1 − π(xi )] .
+
1 − π(xi )
i
(2.10)
Notando che
X
X
X
X X
π(xi )
wi log
=
wi (
βj xij ) =
βj (
wi xij )
1
−
π(x
)
i
i
i
j
j
i
avremo
L(β) =
X
j
βj
Ã
X
i
!
wi xij
−
X
i
"
ni log 1 + exp
Ã
X
j
!#
βj xij
.
40
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
La stima di massima verosimiglianza si ottiene uguagliando a zero le
derivate parziali ∂L(β)/∂βj . Essendo
P
X
∂L(β) X
exp( k βk xik )
P
wi xij −
ni xij
=
∂βj
1
+
exp(
k βk xik )
i
i
il sistema di equazioni di verosimiglianza è pertanto
X
X
wi xij −
xij ni π̂(xi ) = 0 , j = {1, . . . , p}
i
(2.11)
i
in cui π̂(xi ) è la probabilità di successo stimata, ottenuta sostituendo in
(2.8) le stime β̂j e ni π̂(xi ) sono le frequenze teoriche, ovvero stimate dal
modello. Se con X indichiamo adesso la matrice di dimensioni N × p
con righe xi e con w indichiamo il vettore N × 1 di elementi wi e con
ŵ il vettore N × 1 di elementi ni π̂(xi ), possiamo riscrivere le equazioni
di verosimiglianza in forma matriciale:
XT w = XT ŵ.
Si noti l’analogia con la (2.2). Tuttavia, a differenza del modello
di regressione lineare, in questo caso il sistema non ha soluzione esplicita, tranne nel caso non interessante in cui il modello è un modello saturo. In tutti gli altri casi, la massimizzazione della funzione
di verosimiglianza si ottiene attraverso algoritmi iterativi. Gli algoritmi di massimizzazione della funzione di verosimiglianza maggiormente
utilizzati nei software statistici sono il Newton-Raphson o il Fisher scoring (si veda, ad esempio, Tanner, 1996, cap. 2). Le stime di massima
verosimiglianza esistono e sono uniche, ad eccezione di alcuni casi in cui
vi è una relazione deterministica fra Y e le esplicative. Si osservi che,
al crescere del numero N di righe della matrice, diminuisce il numero
dei successi osservati wi per ogni cella i sui quali si basano le equazioni
di verosimiglianza. Di conseguenza, le stime diventano meno accurate.
Si noti infine che un modo alternativo di scrivere il modello è quello di vedere il campione nel seguente modo. Per ogni cella i si hanno
ni estrazioni di una v.c. Yi con distribuzione di Bernoulli. Si verifica agevolmente che la funzione di verosimiglianza in questo secondo
modello è proporzionale a quella scritta precedentemente a meno di un
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
41
fattore costante e, pertanto, le stime di massima verosimiglianza dei
due modelli coincidono.
La massima verosimiglianza non è l’unica tecnica di stima dei parametri
del modello logistico. Tecniche alternative sono il metodo dei minimi
quadrati ponderati o le stime attraverso metodi bayesiani.
2.7.1
Matrice di varianze e covarianza asintotica
Gli stimatori β̂ ottenuti attraverso il metodo di stima della massima
verosimiglianza hanno una distribuzione asintotica normale con matrice di varianza e covarianza data dalla inversa della matrice di informazione. La stima della matrice delle varianze e covarianze degli
stimatori di massima verosimiglianza si ottiene invertendo la matrice di
informazione osservata, il cui generico elemento è, pertanto:
∂ 2 L(β)
−
=
∂βa ∂βb
P
P
X
x
x
n
exp(
ia
ib
i
i
j βj xij )
P
=−
xia xib ni π(xi )[1 − π(xi )].
[1 + exp( j βj xij )]2
i
Di conseguenza:
ˆ
cov(β)
= {XT diag[ni π̂(xi )(1 − π̂(xi )]X}−1
in cui diag[ni π̂(xi )(1 − π̂(xi )] è una matrice diagonale di dimensioni
ˆ
N × N . La radice quadrata degli elementi sulla diagonale di cov(β)
fornisce gli errori standard degli stimatori β̂. Come vedremo, queste
informazioni, ed altre che adesso andiamo ad introdurre, sono fornite
nell’ output di ogni software statistico per la stima del modello di regressione. Questi risultati permettono, oltre che di verificare ipotesi
sui coefficienti del modello di cui parleremo un seguito, la costruzione
di intervalli di confidenza per i parametri β del modello. Dal punto
di vista teorico, la costruzione segue da vicino quella degli intervalli di
confidenza dei parametri di un modello di regressione.
2.8
Verifica d’ipotesi
Come abbiamo detto, ogni analisi statistica mira a evidenziare il modello o i modelli più parsimoniosi nella classe dei modelli che spiegano
42
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
bene i dati osservati. Il modello che meglio spiega i dati osservati è il
modello saturo che ha tanti parametri quante le celle i della tabella di
contingenza e ricostruisce perfettamente le osservazioni. La funzione di
verosimiglianza del modello saturo è la massima possibile. Tuttavia,
il modello saturo non distingue gli effetti dovuti al campionamento da
quelli presenti nella popolazione e come tale non può essere considerato
un modello soddisfacente. La teoria che andiamo ad esporre permette di valutare mediante un test statistico se un modello ridotto possa
essere considerato adeguato.
2.8.1
Verifica di ipotesi sul modello
I test G2 che qui presentiamo consente di effettuare un confronto fra un
modello ridotto e il modello saturo. Sia M1 il modello saturo e M0 un
secondo modello con M0 contenuto in M1 , ovvero ottenuto ponendo a
zero alcuni parametri di M1 . Si vuole verificare l’ipotesi che il campione
osservato è stato estratto dal modello M0 , contro l’ipotesi alternativa
che il campione osservato è stato estratto dal modello M1 . In simboli,
sia H0 : il modello vero è M0 e H1 : il modello vero è M1 .
Un primo test è basato sulla distanza dei logaritmi della funzione
di verosimiglianza dei due modelli ed è noto come test del rapporto di
verosimiglianze. Sia L0 il logaritmo della verosimiglianza sotto H0 e L1
il logaritmo della verosimiglianza sotto H1 . La seguente statistica, nota
come devianza,:
X·
¸
w
(n
−
w
)
i
i
i
G2 = −2(L0 − L1 ) = 2
wi log
+ (ni − wi )log
n
π̂(x
)
ni − ni π̂(xi )
i
i
i
(2.12)
è piccola se le due verosimiglianze sono vicine e grande altrimenti. L’espressione deriva dalla (2.9) e dal fatto che nel modello saturo, in ogni riga i, le frequenze teoriche di successo, ni π̂(xi ), e di insuccesso,
ni − ni π̂(xi ) coincidono con quelle osservate. Indicando con
¸
·
(ni − wi )
wi
+ (ni − wi )log
di = 2 wi log
ni π̂(xi )
ni − ni π̂(xi )
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
43
la devianza può anche riscriversi come
X
2
G =
di .
i
√
I termini di sign[wi −ni π̂(xi )] sono detti residui della devianza. Essi
saranno tanto più piccoli tanto più le frequenze teoriche si avvicinano
a quelle osservate.
Se le variabili in X sono tutte categoriche, al tendere di ni all’infinito in ogni cella i della tabella di contingenza, la grandezza tende a
distribuirsi, sotto H0 , come una χ2 con gradi di libertà pari alla differenza fra il numero dei parametri in M1 e il numero dei parametri
in M0 . Molti software statistici stampano il valore della devianza del
modello e il p-value associato a questo test, ovvero la probabilità di
ottenere, sotto l’ipotesi H0 , un valore maggiore o uguale della statistica
test osservata. Se questo è elevato (ad esempio ≥ 0.05) la statistica
test cade nella zona di accettazione di H0 e pertanto si può accettare il
modello ridotto M0 .
Nel caso in cui, invece, alcune delle variabili in X siano continue, il
numero delle celle della tabella di contingenza ottenuta dalla classificazione congiunta delle variabili esplicative cresce con la numerosità del
campione e la distribuzione distribuzione asintotica della statistica non
è più una χ2 . In tale caso, è preferibile utilizzare altri test (quale ad
esempio il test di Hosmer e Lemeshow che qui non trattiamo).
⇒ In molti casi, si vuole effettuare in confronto fra due modelli, M1 e
M2 entrambi diversi dal modello saturo e tali che M2 è ottenuto da M1
ponendo a zero alcuni dei parametri. Tale confronto viene effettuato
utilizzando come statistica test la differenza delle devianze fra i due
modelli. Indicando con L1 e G21 rispettivamente la log-verosimiglianza
e la devianza del modello M1 e con L2 e G22 le analoghe grandezze del
modello M2 , la statistica test è data dalla differenza:
G22 − G21 = −2(L2 − L1 ).
Anche questo test è basato sul rapporto delle verosimiglianze. La distribuzione asintotica della statistica è una χ2 con gradi di libertà pari
alla differenza dei parametri dei due modelli o, analogamente, alla differenza dei gradi di libertà delle rispettive devianze. In questo caso,
44
E.Stanghellini – Dispense di Statistica IV
l’approssimazione risulta buona anche per tabelle sparse e per dati
continui.
Una situazione di interesse è quella in cui il modello postulato nell’H0
contiene solo l’intercetta ovvero postula la indipendenza della risposta Y
dalle variabili esplicative. Si noti che, a differenza dei test precedenti, in
cui l’obiettivo è quello di accettare il modello ridotto e quindi accettare
l’ipotesi nulla, in questo caso l’obiettivo è rifiutare l’ipotesi nulla a favore
di un modello più sofisticato.
2.8.2
Verifica d’ipotesi sull’effetto di una variabile
Il test del rapporto di verosimiglianza viene utilizzato in situazioni in
cui si vuole valutare se un termine di interazione fra due o più variabili
ha un’influenza significativa sulla probabilità π(xi ) oppure può essere
trascurato. Inoltre, si utilizza anche per valutare se gli effetti principali di una variabile esplicativa sono significativi. In questa situazione
il modello postulato nell’H0 è derivato da quello dell’ H1 imponendo
uguale a zero il vettore dei parametri che rappresentano gli effetti in
studio. Si noti che un modello in cui la esplicativa Xj non ha effetti
principali, ma tuttavia ha interazioni con le altre esplicative è poco interpretabile. Pertanto, è buona prassi imporre inizialmente a zero gli
effetti di interazione di una variabile Xj con le altre. Se questi non sono
significativi, allora si procede a valutare la significatività dei parametri
X
βr j che esprimono gli effetti principali. Ad ogni passo, la statistica test
basata sulla differenza delle devianze ha distribuzione asintotica χ2 con
gradi di libertà pari al numero dei parametri posti uguali a zero.
2.8.3
Test sul singolo coefficiente
In alcuni casi, specialmente se le variabili esplicative sono continue, può
essere di interesse sottoporre a verifica l’ipotesi che un unico parametro
sia pari a zero contro l’ipotesi alternativa che esso sia diverso da zero.
In tale caso si pone H0 : βj = 0 e H1 : βj 6= 0.
La teoria illustrata in precedenza può essere utilizzata anche in questo
caso particolare. Un secondo test è invece basato sulla statistica test
βˆj /SE(β̂j )
dove SE(β̂i ) è l’errore standard ovvero la radice quadrata del j-esimo
ˆ
elemento della matrice di varianze e covarianze stimata cov(β).
Sotto
H0 , la statistica test è asintoticamente distribuita come una N (0, 1).
Molti software statistici calcolano il p-value associato. Se il p-value è
alto (ad esempio ≥ 0.05) si accetta l’ipotesi nulla.
ESERCIZIO 2.1 . Si costruisca la matrice del disegno del modello
(2.5) e si scriva il modello in forma matriciale.
SOLUZIONE ES. 2.1 Si ordinino in forma vettoriale le celle della
tabella di contingenza ottenuta dalla classificazione di X1 e X2 , in modo
che X1 ruota più rapidamente. Si crei il vettore R dei logit associati ad
ogni cella. Ovvero:

logit[π(0, 0)]
 logit[π(1, 0)] 

η=
 logit[π(0, 1)]  .
logit[π(1, 1)]

Il modello saturo può pertanto essere riscritto:
η = Xβ
cui β = (α, β1X , β2X , β X1 X2 ) e:

1
1
X=
1
1
0
1
0
1
0
0
1
1

0
0
.
0
1
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