dossier - Feniarco

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n. 25
2008
gennaio-aprile
Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali
Rivista quadrimestrale della FENIARCO
Dossier
Rivista
quadrimestrale
della FENIARCO
TOCCATA E FUGA
3
di Fabrizio Barchi
Federazione Nazionale Italiana
Associazioni Regionali Corali
dossier
INTERVISTA A
VYTAUTAS MIŠKINIS
6
a cura di Mauro Zuccante
Presidente: Sante Fornasier
Nova et vetera
Foto di copertina:
Renzo Kollmann,“Grande composizione musicale”
RENZO ROSSELLINI 12
di Piero Caraba
attività
dell’associazione
Attività dell’Associazione
NUOVE PROPOSTE PER UNA
CORALITÀ IN RINNOVAMENTO 14
di Sandro Bergamo
Cronaca
notizie
dalle regioni
GIORGIO VACCHI 18
Notizie dalle Regioni 20
Rubriche
Direttore responsabile:
Sandro Bergamo
Comitato di redazione:
Giorgio Morandi
Puccio Pucci
Alvaro Vatri
Mauro Zuccante
Segretario di redazione:
Pier Filippo Rendina
Hanno collaborato:
Fabrizio Barchi
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Redazione:
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DISCOGRAFIA 26
a cura di Alvaro Vatri
rubriche
SCAFFALE 27
a cura di Alvaro Vatri
MONDOCORO 28
a cura di Giorgio Morandi
CONCORSI 32
CORSI 33
dossier
TOCCATA E FUGA:
UNA PANORAMICA SULLA MUSICA CORALE CONTEMPORANEA DI AUTORI
APPARTENENTI ALL’AREA BALTICO-SCANDINAVA (…E NON SOLO)
di Fabrizio Barchi
Q
uando si parla di musica corale ci si imbatte in un repertorio che, per nostra fortuna,
può vantare la più vasta letteratura
musicale; operare però la scelta del
brano adeguato al nostro coro non è
sempre facile. Se migliorare è l’obiettivo che ogni ensemble vocale si
prefigge e la prova è il luogo privilegiato per compiere l’ambizioso passo
in avanti, la “sfida” con la musica
contemporanea rimane il più audace
modo per allenare la propria voce e il
proprio orecchio a sonorità poco
usuali: ma quale brano scegliere? Per
il direttore non è sempre facile trovare la partitura giusta da proporre al
proprio coro, in cui il grado di difficoltà risulti stimolante ma adeguato
alle reali possibilità del gruppo, difficile ma naturalmente interessante,
dove complicazione ritmico-armoniche non siano fini a se stesse ma sortiscano in una gratificante soddisfazione esecutiva.
Il XX secolo con la sua proposta
compositiva si mostra estremamente
interessante per quanto concerne il
repertorio corale; lo sperimentalismo
di inizio secolo porta però a produzioni destinate a cori professionali: le
composizioni di Schönberg, Webern,
Kagel, Ligeti, Zimmermann,
Killmayer, Messiaen, Petrassi, Berio,
Nono delineano nuove tendenze
compositive autorevolmente rappresentate da personaggi d’ingegno che
mostrano però il limite di tracciare un
percorso che sembra portare ad un vicolo cieco incontinuabile. La strada
della dodecafonia e dell’arduo sperimentalismo rischiava di creare autentici steccati fra compositore, esecutore e pubblico: musica difficile, affrontabile solo da pochi selezionatissimi esecutori e quasi inaccessibile
per un pubblico medio.
Il coro è un modo per fare musica anche con pochi e non specialistici
mezzi, è il più efficace metodo per
educare il proprio paese, per ritrovare le propie radici, per riconoscere la
propria identità nazionale; in questa
direzione fondamentale è l’interesse
per il canto popolare da parte di
Mahler ma didatticamente più effica-
ce e molto significativa è l’opera di
ricerca e di elaborazione di Kodály,
di Orff, di Hindemith. Se la coralità si
avvia, nei primi decenni del XX secolo, ad una vera e definitiva rinascita, lo deve soprattutto a questi autori.
Nacquero delle nuove tecniche esecutive: il coro parlato (Sprechchor),
dove il compositore si limita a indicare il ritmo della recitazione, lasciando ampi margini di libertà agli
esecutori; il cantare a bocca chiusa,
usato anche a fini didattici ma specialmente come suggestivo espediente coloristico; l’emissione vocalizzata senza testo, di effetto strumentale,
tipica dell'impressionismo.
Autori facenti parte del novecento
storico come Debussy, Ravel,
Poulenc, Martin, Pizzetti, Stravinskij,
oltre ai già menzionati Hindemith e
Kodály, ci offrono delle pagine suggestive che, fatte le dovute differenze, vengono eseguite con discreta disinvoltura e con sempre maggiore
frequenza anche da cori non professionali e ne è testimonianza la vasta
discografia tratta dai concorsi corali
internazionali.
Rispetto alla produzione corale della
prima metà del XX secolo si nota, in
questi ultimi decenni, una maggiore
attenzione, da parte dei compositori,
verso la eseguibilità; si sfruttano meglio le risorse espressive “naturali”
nella voce umana, senza assimilarla
ai virtuosismi possibili quasi esclusivamente sugli strumenti; interessante
anche il lavoro di quegli autori che
hanno rivestito di modernità il canto
gregoriano e la modalità in genere
(l’esempio più evidente sono le affascinanti composizioni sacre di
Maurice Duruflé).
Nel contempo c’è da sottolineare il
confortante progresso compiuto dalla
coralità non professionale, e ciò ha
favorito una virtuosa sinergia tra cori
e compositori da cui sono scaturite
fattive collaborazioni.
Gli anni ’80 decreteranno l’affermazione, nell’ambito dei concorsi corali
internazionali, dei gruppi ungheresi,
forti della loro tradizione musicale e
della formazione scolastica divulgatasi sulla scia dell’impronta data da
Kodály; accanto alle composizioni
dello stesso Kodály abbiamo per la
prima volta, conosciuto autori quali
Bardos, Orban, Kocsár.
Se inizialmente “disturbava” l’impronta linguistica magiara, sicuramente non agevole per noi ovest-europei, nel tempo il repertorio di questi autori si è sempre più arricchito di
pagine in latino o addirittura in italiano: non è inconsueto ormai ascoltare
cori tedeschi, inglesi, italiani eseguire musiche di questi compositori dove elementi di tradizione popolare ed
armonie tendenzialmente modali,
convivono con spigliate figurazioni
ritmiche o accordalità ardue.
Nonostante i limiti oggettivi che la
natura impone alla voce umana, ad
esempio l’estensione – il coro misto
copre a fatica quattro ottave complete – rimane strumento di incomparabile bellezza e i motivi di questo fascino risiedono nella “qualità intrinsecamente emotiva che sa esprimere
la voce umana rispetto agli strumenti”; questa valutazione è di Meredith
Monk, raffinata compositrice statunitense che in una sua intervista ribadisce “…la voce è una forza molto
profonda e molto potente; può davvero dare emozioni che non abbiamo
parole per descrivere…”.
La Monk è poco eseguita dai nostri
cori anche se la sua scrittura è molto
effettistica, tendente fortemente al
minimalismo e non particolarmente
complessa. Molto eseguiti invece sono altri due compositori statunitensi
ormai puntualmente nei programmi
dei cori: Morten Lauridsen (i suoi
mottetti e le Chansons de roses sono
molto belli) e Eric Whitacre, divenuto in pochi anni una autentica “star”
della coralità: Lux aurumque, Water
night e Sleep sono brani di grande effetto e molto eseguiti (ma non semplicissimi!)
Ad affascinare dello strumento coro è
anche l’estrema flessibilità timbrica:
si pensi ad esempio a quanti effetti
coloristici si possono ottenere giocando semplicemente intorno alla
emissione di una vocale. La voce
dunque quale primordiale mezzo di
comunicazione artistico-espressiva,
3
dossier
ma anche strumento estremamente
duttile e coerentemente moderno. È
sicuramente questo il merito di compositori di ultima generazione, aver
trovato le sonorità giuste che si calzano perfettamente sul coro.
Un intervallo di seconda suona sulle
voci in maniera estremamente fascinosa, specialmente se eseguito con
vocalità naturale, ferma e non impostata liricamente; molto suggestivi nel
coro risultano anche quei modelli ritmico-melodici iterati alla maniera minimalista.
È ciò che spesso abbiamo apprezzato
nei gruppi provenienti dal nord Europa, Svezia, Danimarca, Norvegia,
Finlandia.
Cori svedesi, magistralmente guidati
da Matt Nilsson, Anders Eby, Gary
Graden, ci hanno fatto conoscere
compositori quali Jan Sandström (sua
la famosa composizione sul corale di
Praetorius Det är en ros utsprungen),
Sven-David Sandström (uno dei suoi
brani più eseguiti in concorso è la rielaborazione del bellissimo Hear my
prayer o Lord di Purcell), Thomas
Jennefelt (le sue partiture, tendenti al
minimalismo, sono di grande effetto e
abbastanza accessibili), Lars Edlund,
autore anche di opere didattiche rivolte al coro.
Parimenti gli eccellenti cori e direttori norvegesi hanno sponsorizzato, nelle loro frequenti sortite ai concorsi corali, autori quali Arne Nordheim,
Trond Kverno (Ave Maris Stella e
Corpus Christi Carol i suoi brani più
eseguiti), Knut Nystedt, autore che
non disdegna la sperimentazione
come nel suo interessantissimo
Immortal Bach.
Grande fermento riscontriamo anche
in Danimarca, nazione che se non può
vantare le tradizioni musicali storiche
di paesi come l’Italia o la Germania,
può però sfoggiare, in questi ultimi 30
anni, un probabile primato di produzione di musica corale. Vasta la letteratura di autori quali: Jørgen
Jersild, Per Nørgård, o ancora di
Bernard Lewktovich, Bo Holten,
Michael Bojesen che oltre alla composizione si dedicano con pregevoli
risultati alla direzione.
Per coloro che volessero saperne di
più sulla vasta letteratura per coro
Per saperne di più...
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Urmas Sisask (1960), compositore e direttore di coro
estone, ha conseguito il diploma di composizione al conservatorio di Tallinn nel 1985 sotto la guida di René Eespere. Autore stilisticamente ecclettico, ama permeare la
sua musica di significati simbolici, ma è soprattutto la sua
grande passione per l’astronomia ad indirizzare la sua arte
compositiva verso un continuo parallellismo tra armonia cosmica e armonia musicale, egli stesso si definisce un «astromusicista». Vive e compone
nel piccolo villaggio di Jäneda. Numerosissime le sue collaborazioni con
case editrici e discografiche come Harmonia Mundi, Fennica Gehrman,
Finlandia music, ecc., e le collaborazioni con Radio France, Philharmonic
Chamber Choir diretto da Paul Hiller, The Chamber Choir Eesti diretto da
Anne-Liis Treimann, l’Orchestra di stato dell’Estonia, ecc. Gran parte della sua produzione è rivolta alla musica corale a cappella per coro a voci miste, ma interessante è anche la sua produzione per bambini e per coro di
voci bianche.
Sven-David Sandström (1942), compositore svedese noto per le sue opere corali oltre che sinfoniche, insegna
composizione presso il Royal College of Music di Stoccolma e presso l’Indiana University Bloomington’s Jacobs
School of Music. Tra i suoi lavori si ricordano The High
Mass, un Requiem, concerti per flauto, chitarra, pianoforte
e violoncello e l’opera Jeppe: The Cruel Comedy. Il suo stile coniuga influssi provenienti dal minimalismo, dal modernismo, dal jazz e dalla popular music.
della Danimarca, consiglio di vedere
il sito della Danacord http://www.
danacord.dk/frmsets/dk-comp.html.
Interessante e molto utile può risultare lo studio di quegli autori, sempre
provenienti dall’area geografica scandinava, che adottano nelle loro composizioni uno stile ibrido, un po’ a
metà tra pop e contemporaneo, una
musica corale non intellettuale ma
estremamente gradevole e di qualità:
se si inizia a lavorare con dei giovani
e l’intento è quello di avvicinarli
“gradualmente” al repertorio contemporaneo, può essere strategicamente
intelligente iniziare con le partiture di
Bo Hansson, di Fredrick Sixten, di
John Høybye; molto interessanti sono
i lavori dell’americano (ma svedese di
adozione) Steve Dobrogosz, autore
che riversa nella sua musica tutta la
cultura jazzistica che riesce ad esprimere in maniera dirompente quando
si siede al pianoforte (un autentico
virtuoso della improvvisazione): molto bella la sua messa per coro pianoforte e orchestra d’archi – detta
messa jazz – ed estremamente gradevoli i suoi spiritual.
Questo genere “contaminato”, un crocevia di stili tra pop, jazz e spiritual è
molto piacevole da cantare ed è un
aspetto della produzione corale di oggi che non si può trascurare: si pensi a
quel fortunato esempio del CD realizzato da Garbarek con gli Hilliard ensemble nel quale alla raffinata polifonia ispanica cinquecentesca si sovrappongono le evoluzioni improvvisative
del sassofono.
Quando ad Helsinki chiesi di poter
visitare un negozio di musica per acquistare partiture, mi accompagnarono al 1° piano di un condominio dove
c’era la sede dei cori della città, all’interno del quale ho trovato un negozio fornito esclusivamente di musica corale: si potevano visionare ed
acquistare partiture e CD dagli scaffali ricolmi di proposte per tutti i gusti e le esigenze. L’euforia per questi
“incontri” con realtà così evolute –
mi era accaduto di provare lo stesso
fervore a Copenaghen nel negozio
della Wilhelm Hansen, a Stoccolma
nella sede della Gehrmans o a Londra
nel negozio della Boosey & Hawkes
– si scontrava con la triste constatazione di quando, rientrando in Italia,
avrei al massimo potuto sfogliare con
molta tranquillità i pochi cassetti dedicati al coro della Ricordi (ma adesso ci hanno tolto anche questo piccolo orgoglio nazionale!).
dossier
Molti sono i brani pubblicati dalla casa finlandese Sulasol di Einojuhani
Rautavaara – la sua Suite de Lorca la
ricordo eseguita almeno un paio di
volte ad Arezzo – Pekka Kostiainen,
che è anche elaboratore di antichi brani di tradizione finnico-latina dette
Piae Cantiones e Jaakko Mäntyjärvi,
autore interessantissimo ma non facile da eseguire.
Grande fermento compositivo anima
gli autori di area Baltica: la sinergia
alla quale si faceva riferimento precedentemente, tra cori e compositori,
si realizza compiutamente in queste
nazioni, Lettonia, Lituania ed Estonia, nelle quali la percentuale tra densità abitativa, produzione musicale e
livello artistico dei cori rende assolutamente sfavorevole il confronto con
l’Italia.
Fu proprio grazie a Gary Graden ed
al suo bel gruppo di giovani, il coro
del Musikgimnasium di Stoccolma
che ascoltai per la prima volta le originali composizioni di Urmas Sisask,
autore che condivide, con il conterraneo Arvo Pärt, entrambe estoni, uno
spiccato gusto per l’utilizzo di pochi
elementi ma sapientemente dosati. La
sua raccolta Gloria Patri è un florilegio di brani, alcuni molto belli, altri
un po’ ripetitivi ma in tutti c’è una azzeccata mescolanza di originalità e di
tradizione.
La letteratura di Sisask trova rinnovato impulso in brani nei quali
espressioni arcaicizzanti (gregoriano
e uso della modalità) si alternano a
pagine nelle quali si coglie una dimensione meditativa di ascendenza
orientale come nella tecnica del canto armonicale o nei glissando non
tonali.
Ancora dall’Estonia proviene un altro compositore molto prolifico nella
composizione corale: Veljo Tormis; i
richiami alla musica popolare nei
suoi brani sono frequenti ma a volte i
ritmi serratissimi che la contraddistinguono, la tessitura impegnativa
richiesta alle voci e la lingua adottata
non rendono la sua musica facilmente accessibile anche se di indubbio
fascino. Vorrei però sottolineare come tanta musica “importante” per coro l’abbiamo conosciuta grazie a
quella sinergia a cui facevo accenno
prima; in questo caso va citata la figura di significativo interprete di un
altro musicista estone, il direttore di
coro Tõnu Kaljuste, il primo ad eseguire – e in modo eccellente – musica dei suoi conterranei.
Molto conosciuta è ormai la musica
del lituano Vytautas Miškinis: i suoi
brani Cantate Domino, Regina Coeli,
O salutaris hostia, sono caratterizzati da brillantezza ritmica ed elegante
contabilità; non eccedono in complessità e sono estremamente godibili sia da cantare che da “seguire”
(parlo del pubblico) ma sono comunque destinati a cori dotati di buona
tecnica.
In questa panoramica, inevitabilmente incompleta, mancano molti autori:
spero che, per quanto concerne la zona baltica e scandinava possa risultare parzialmente esaustiva; non tutto è
accessibile, alcune partiture appartengono al repertorio corale più esigente, ma l’esecuzione della musica
di questi autori è di grande suggestione ed ormai frequente trovarli nei
programmi di concerto anche di molti cori italiani.
Per saperne di più...
Morten Lauridsen (1943) di origini danesi, ha studiato e si è perfezionato negli Stati Uniti frequentando il rinomato Whitman College e la University of Southern California dove si è specializzato in
composizione. Attualmente è docente e direttore del Dipartimento di Composizione della Thornton
School of Music presso l’Università della California. Ha dedicato la maggior parte della sua attività
compositiva alla produzione corale divenendo uno dei più rilevanti compositori statunitensi del settore; particolarmente interessante la sua produzione sacra. Il fascino della sua musica è dovuto ad una
grande proprietà di linguaggio tecnico compositivo e ad una profonda conoscenza dello “strumento” coro. Tra i suoi
brani più famosi va citato il Lux Aeterna (1997) per coro e orchestra.
Veljo Tormis (1930), compositore estone tra i più importanti del XX secolo, vanta un corpus di opere di musica corale che supera le 500 composizioni, principalmente a cappella. I suoi brani sono basati per la maggior parte sul repertorio folcorico estone (regilaulud), traendone di volta in volta testi,
melodie o tratti stilistici. Parlando del proprio lavoro, lo stesso Tormis ha dichiarato: “Non sono io ad
utilizzare la musica popolare, ma è la musica popolare ad utilizzare me”. Tra le sue composizioni più
eseguite si cita Curse Upon Iron (Raua needmine); recentemente suoi lavori sono stati incisi da Tõnu
Kaljuste e l’Estonian Philarmonic Chamber Choir, mentre diverse composizioni gli sono state commissionate da parte di importanti formazioni corali quali i King’s Singers e lo Hilliard Ensemble.
Arvo Pärt (1935), compositore estone, ha seguito gli studi di composizione e pianoforte al conservatorio di Tallinn. Attratto inizialmente dalle tecniche seriali, trovò successivamente nella monodia gregoriana le premesse della sua poetica. Tra le sue opere ricordiamo il De Profundis per coro maschile,
organo e percussioni, la Passio per soli, coro, organo e orchestra, il Te Deum per tre cori e archi, il Miserere per soli, coro e strumenti, tutti attraversati da una profonda luce religiosa e da un’atmosfera
spesso definita ascetica.
Fonti: Enciclopedia della Musica Garzanti; www.wikipedia.org
5
dossier
INTERVISTA A
VYTAUTAS MIŠKINIS
a cura di Mauro Zuccante
M
aestro Miškinis, perdoni la
mia ignoranza, ma fino a
qualche anno fa i miei
riferimenti musicali relativi alla
Lituania non andavano oltre il dato
della celebre melodia popolare che
Stravinsky cita in apertura al Sacre
du Printemps. Ora, invece, mi rendo
conto che esiste una ricchezza musicale tutta da scoprire, che appartiene alla sua nazione. Potrebbe esporre in sintesi quali sono le caratteristiche che valorizzano la musica
lituana, soprattutto nel settore della
musica corale, che presso di voi è
sostenuto e vissuto con grande
partecipazione e che è quello che ci
interessa sviluppare più direttamente in questa conversazione?
6
Nel 2009 la Lituania festeggerà il
millesimo anniversario del suo stato.
La Lituania pagana divenne cristiana
solo nel 1387 in conseguenza delle
scelte politiche dei governanti del
paese.
Fiorito nel medioevo come uno dei
più potenti e grandi stati europei, i cui
confini si estendevano dal mar Baltico, a Occidente, e la cui costa sudorientale era bagnata dalle onde del
mar Nero, il paese venne via via
spezzettato dagli intrighi orditi dai vicini. Si trattava di uno stato potente,
che impedì l’invasione delle orde tartaro-mongole verso l’Europa occidentale e la diffusione dei Cavalieri
Portaspada a Oriente, e che varie volte venne a sua volta occupato dai bellicosi vicini. Fu questo il destino delle sue grandiose ambizioni.
In pochi, vivendo nel mondo attuale,
possono immaginare un retaggio storico tanto doloroso, in cui gli occupanti proibirono non solo di scrivere,
ma anche di parlare nella lingua madre. L’intero retaggio culturale è basato sui molteplici sforzi per far sopravvivere la lingua. Ed essa si diffuse nella cultura etnografica tramandata di bocca in bocca, nei preziosi canti popolari, nella letteratura orale,
nelle fiabe, nei proverbi e nei balli
popolari.
Gli elementi del paganesimo si mescolarono a un’infinità di nuove tradizioni cristiane. Il folclore musicale
godeva di un’esistenza molto vivace
nelle campagne, lontano dalle maggiori città e spesso diventava la base
della musica utilizzata durante le celebrazioni liturgiche. Nelle chiese
vennero sistemati gli organi, in servizio presso i quali venivano invitati
musicisti dall’estero. Questi ultimi
diventarono gli organizzatori di diversi poli culturali, promotori e diffusori dell’alfabetizzazione. Tuttavia,
la musica colta e professionale si diffuse solamente nei saloni dei palazzi
di re e signori. Vennero organizzati
orchestre, cori e addirittura spettacoli
d’opera. Si trattava, certo, di cultura
importata. Gli esecutori stranieri venivano invitati da Italia, Cechia, Polonia, Germania, Francia e Ungheria.
Non esisteva alcuna istituzione nazionale né per la formazione dei musicisti, né per quella dei compositori.
Una vera e propria rivoluzione avvenne nel 1579, quando a Vilnius fu
fondata un’università di livello europeo. Al suo interno veniva insegnata
anche musica e i musicisti venivano
preparati non solo per i bisogni della
Chiesa, ma anche per più ampie finalità di educazione musicale.
Nel XVI secolo un forte impulso alla
diffusione delle lettere lituane arrivò
dagli allievi dell’Università di
Königsberg. E assieme al primo libro
lituano apparve anche un testo musicale. Nel Catechismo delle semplici
parole (1547) di M. Mažvydas, il primo libro lituano a stampa, molto spazio venne dedicato ai canti (vennero
inseriti 11 canti con le rispettive partiture). Anche alcune altre opere di
carattere religioso di M. Mažvydas in
seguito pubblicate vennero completate con delle partiture.
In tema di scuola nazionale, nelle
fonti storiche la prima citazione risale al 1397, allorché una scuola venne
fondata presso la cattedrale di Vilnius. La secolarizzazione delle scuole
ebbe inizio dopo l’abolizione dell’Ordine dei Gesuiti e la fondazione della
Commissione educativa nel 1773, il
primo organo secolare di un sistema
educativo in Europa, un caso unico
nel contesto del tempo. Più tardi, dopo la terza spartizione della Repubblica delle due nazioni (1795), Vilnius
venne assegnata alla Russia. Successivamente, in conseguenza dell’opposizione al nuovo regime, l’università
venne chiusa, venne proibito l’utilizzo dei caratteri latini nella scrittura
del lituano e, successivamente, anche
l’uso della lingua. Il divieto di stampa
venne revocato solamente nel 1905,
vennero organizzati seminari pedagogici e associazioni. Tuttavia questo
processo venne interrotto dalla Prima
guerra mondiale. Dopo la proclamazione dell’indipendenza (16 febbraio
1918), per l’istruzione e la cultura lituani si presentò nuovamente l’occasione di restaurare i valori intellettuali perduti e rafforzare il proprio stato.
Tornando nuovamente al XVI-XVII
secolo, bisognerebbe ricordare che il
canto corale veniva insegnato nelle
scuole fondate dai Gesuiti. Erano
questi i centri di diffusione delle idee
dell’Umanesimo e della cultura rinascimentale, una particolare forma di
lotta contro la Riforma. Vennero creati collegi, all’interno dei quali esistevano teatri, cori e orchestre: in quegli
dossier
anni erano in attività ben 11 teatri gestiti dai Gesuiti. Una particolare fioritura di cori e orchestre ebbe luogo nelle corti del XVIII e XIX secolo. La
musica veniva insegnata all’interno
delle scuole. Ampia diffusione ebbero
anche i cori nelle chiese. Un particolare sviluppo della musica professionale
segnò la seconda metà del XIX secolo, quando i primi compositori lituani
– M. K. Čiurlionis, J. Naujalis, J.
Gruodis, St. Šimkus, M. Petrauskas –
completarono i loro studi all’estero.
Proprio per opera loro vennero creati
cori, teatri e scuole di musica. Sempre
maggiore attenzione iniziò a venire
dedicata al canto corale, sia di carattere sacro che mondano. L’attività dei
cori nazionali acquistò vigore all’inizio del XX secolo come risultato della reazione alle precedenti limitazioni
imposte dalla Russia zarista. Si formarono associazioni di canto, vennero
organizzate serate-concerto e festival
canori, ebbero luogo riunioni di direttori di cori e corsi di aggiornamento
per direttori d’orchestra e organisti.
Furono inoltre organizzati concorsi
per cori studenteschi e creati grossi
componimenti per voci e orchestra. La
più imponente espressione della vita
culturale della riconquistata indipendenza fu il primo Festival della canzone lituana organizzato a Kaunas nel
1924. Da allora, l’organizzazione di
questi festival è diventata una tradizione che si ripete a intervalli regolari ed
è stata brevemente interrotta solo negli anni del secondo conflitto mondiale. Nel dopoguerra, il regime di occupazione sovietico cambiò il volto di
questi festival, politicizzandoli. Tuttavia non ne distrusse l’essenza: esprimere attraverso il canto la nostalgia
per l’indipendenza, per il passato storico e la fiducia nel futuro, conservare
i valori della cultura etnografica e, in
particolare, rafforzare il legame con la
lingua. Il dato positivo di questo periodo fu la costituzione e il mantenimento da parte dello stato di una rete
di scuole di musica per bambini (75
scuole distribuite nelle varie città lituane per una popolazione totale di
3,5 milioni di abitanti). Di massima
importanza fu, tuttavia, la richiesta del
Ministero dell’Istruzione lituano di
istituire cori e stimolare il canto durante le lezioni di musica in tutte le
scuole dell’obbligo. Dal 1991, l’anno
del riottenimento dell’indipendenza,
la tradizione dei festival canori conti-
nua con cadenza quadriennale e raduna, nella arena appositamente costruita per queste occasioni al Parco Vingis di Vilnius, 20.000 cantori, che intonano un repertorio comune, 15.000
danzatori impegnati in balli all’interno dell’arena, 5.000 artisti intenti a
suonare musica folclorica,…e nel
corso delle quattro stagioni dell’anno
festival canori dedicati a studenti e
giovani raccolgono cantanti, danzatori e giovani artisti di vario tipo da tutta la Lituania. In tutto circa 20.000
artisti! Questa, che abbiamo passato
in rassegna, è, in un breve schizzo, la
storia della Lituania e della sua cultura corale.
Fin da bambino Lei ha ricevuto la
Sua formazione musicale presso la
scuola Ažuoliukas, un’istituzione
decisamente fuori dal comune,
dove il canto è alla base dell’istruzione musicale. Ci vuole descrivere su quali principi pedagogici e metodologici si fondano le attività didattiche della scuola?
Il coro “Ažuoliukas” è stato fondato
nel 1959. Il suo primo direttore,
Hermann Perelstein, lo creò ispirandosi alla radicata tradizione dei cori
di voci bianche esistente in Europa,
sull’esempio della scuola del cori di
voci bianche di Vienna, in Austria, del
Tomannerchor di Lipsia e del Kreuzchor di Dresda, in Germania, e sul
modello dei cori delle cattedrali inglesi e del loro legame con la tradizione antica.
Innanzitutto, c’è la convinzione, condivisa da G. F. Haendel, che la musica renda l’uomo migliore. E che, in
secondo luogo, il mondo della musica
sia un modo per narrare gli ideali della vita in forma figurata e, in terzo
luogo, che sia una maniera per educare non solamente il gusto musicale,
ma, per mezzo suo, educare ugualmente al bello, all’arte e ai valori
estetici. Ma senza ombra di dubbio,
uno dei più importanti obiettivi nel
contesto della vita di quegli anni era
lo sviluppo della capacità di distinguere la verità dalla menzogna, il bene dal male, il vero valore artistico
dall’ingannevole kitsch ideologico. E,
di ancor maggior importanza, strappare i bambini alla cattiva influenza
della strada, caratterizzata in quegli
anni da una sensibile crescita della
delinquenza. Non dimentichiamo che
quel periodo era contrassegnato dalla
rete dell’ideologia sovietica che condizionava non solamente la vita politica lituana, ma anche il suo sistema
educativo e i fini dell’educazione musicale: creare con qualsiasi mezzo dei
cittadini obbedienti all’ideologia co-
Vytautas Miškinis
Nella sua prestigiosa carriera di direttore di coro ha diretto numerose formazioni vocali polifoniche e attualmente è docente di direzione corale all’accademia musicale lituana, presidente dell’Unione dei cori lituani e direttore artistico del prestigioso All-Lithuanian Choir Festival. Dopo la
laurea in direzione di coro nel 1976 ha diretto l’Ažuoliukas Boys’ and
Men Choir, il Kaunas State Choir e l’ensemble vocale Museum Musicum, cori con cui ha vinto i più prestigiosi concorsi corali internazionali.
Come compositore ha composto altre 100 mottetti per coro a cappella,
tredici messe, un magnificat e circa 300 canzoni di genere profano vincendo praticamente tutti i più prestigiosi concorsi di composizione corale del mondo ed è per questo considerato uno dei massimi esponenti viventi di questo settore avendo pubblicato la sua musica in tutti i paesi
d’Europa e negli Stati Uniti.
Attualmente oltre all’attività di compositore, Miškinis persegue un importante lavoro di divulgazione del canto corale partecipando a convegni
e seminari e collaborando con numerose associazioni corali; in Italia recentemente ha effettuato un’importante seminario sul canto corale collaborando con la Corale “Renato Portelli” di Mariano del Friuli. È membro
di giuria a concorsi corali e di composizione.
7
dossier
Il maestro Miškinis mentre dirige la Corale “Renato Portelli”
8
munista. Tuttavia, il coro rimase un
specie di oasi, al cui interno si parlava
di alti valori umani e venivano infuse
delle categorie estetiche.
Io ho ufficialmente assunto la direzione del coro nel 1979, dopo che il primo direttore si era definitivamente trasferito negli Stati Uniti. Nello stesso
anno istituii una scuola di musica, il
cui obiettivo era fornire una più elevata formazione musicale ai ragazzi,
poiché fino a quel momento le lezioni
di solfeggio non erano sempre state
condotte secondo criteri di qualità e
quelle di strumento (pianoforte, violino e fisarmonica) non venivano frequentate da tutti i cantori. Si era trattato, inoltre, di lezioni private, e questo comportava spese non indifferenti
per i genitori. Tutti gli aiutanti del precedente direttore erano studenti che
svolgevano il loro tirocinio nel coro.
Lavoravano uno, due anni e poi venivano sostituiti da altri e questo non era
di certo d’aiuto alla qualità.
La nascita della scuola ha significato
un salto di qualità nella formazione
musicale dei ragazzi. Accanto al solfeggio si insegnano storia della musica e fondamenti di direzione d’orchestra. Si sono ampliate le possibilità di
scelta dello strumento – pianoforte,
violino, flauto dolce e traverso, clarinetto, fisarmonica, chitarra e basso tuba. Il corso di studi all’interno della
scuola dura 8 anni. Dopo aver finito il
percorso, i giovani entrano a far parte
del coro degli uomini o, volendosi dedicare alla musica professionistica,
possono continuare con degli studi facoltativi durante i quali viene fornita
loro una preparazione individuale in
base alle discipline scelte. Alla scuola
i ragazzi vengono ammessi dopo un
anno preparatorio nel cosiddetto Coro
dei piccoli, dove i bambini entrano all’età di 5-6 anni. La disciplina fondamentale sono le lezioni di coro. Solo
all’interno di questo grande sistema
funzionano autonomamente 8 cori di
diverse età! Il principale coro, un coro misto di voci bianche (12-16 anni)
e giovani (dopo la mutazione della
voce), si compone di 120 elementi.
Personalmente, io lavoro con i ragazzi e gli uomini di questo gruppo. Essendo comunque il responsabile di
tutto questo complesso artistico, sono
io a organizzare i concerti per tutti i
gruppi e a discutere con i loro direttori i piani generali delle singole formazioni e il repertorio. Lavoro con altri
10 colleghi direttori, ma in tutto il sistema cantano circa 450 tra ragazzi e
giovani. Si tratta del più grande complesso corale di tutta la Lituania.
E forse di simili non se ne trovano
nemmeno nel resto d’Europa. Di questo ci compiacciamo, perché nel nostro lavoro ci proponiamo come
obiettivo principale di far crescere attraverso gli strumenti della musica
degli onesti cittadini del nostro stato e
di trasmettere loro la gioia di comunicare per mezzo della musica. Mi piace dire che siamo più un sistema che
funziona a fini pedagogici, che non
un gruppo intenzionato a stabilire dei
record. La differenza tra la prima tappa della vita del coro e la seconda,
quando la scuola è stata istituita, è
grande. Possiamo contare su di un re-
pertorio nettamente maggiore e prepararlo molto più velocemente. Siamo certamente il solo coro a organizzare ogni anno dei campi estivi ricreativi e di lavoro, in cui i bambini
vengono educati alla creatività, fanno
sport e più facilmente socializzano.
Per noi è un’occasione per conoscere
i ragazzi. I campi sono immensamente utili per far crescere il sentimento
collettivo e alcune settimane di vita
comune ci permettono di farlo.
La tipologia dominante nel nostro repertorio è quella delle grandi opere
per coro e orchestra, la preparazione
di opere mai sentite in Lituania. Con
gli sforzi di tutti i gruppi del coro
ogni anno organizziamo più di 80
concerti!
Oltre alla guida dell’Ažuoliukas
Choir (con il quale ha ottenuto significative affermazioni in campo
internazionale), lei ha lavorato con
altre formazioni corali di prestigio.
Quale considera la sua attività
principale, quella di direttore di
coro, o quella di compositore? E in
quale misura l’una ha un’influenza
positiva sull’altra?
Ho iniziato a lavorare come maestro
del coro “Ažuoliukas” nel 1971, mentre stavo ancora studiando direzione
all’allora Conservatorio (oggi Accademia di Musica e Teatro). A partire
dall’ultimo anno di studi (1975) ho
lavorato come direttore del Coro statale di Kaunas. Si tratta di un coro
professionista della Filarmonia lituana, che è stato di grande aiuto per la
mia carriera. Essendo molto giovane
ho avuto modo di entrare nel grande
mondo della musica corale. Ho acquisito anche quell’esperienza concertistica, che mi ha aiutato una volta diventato direttore di “Ažuoliukas”.
Non è stato facile, perché il gruppo
aveva delle profonde tradizioni che
bisognava non solo continuare, ma
anche sviluppare. Dare continuità ai
risultati artistici di una formazione
già da tempo famosa e animare una
scuola di musica da poco istituita a
soli 25 anni è un lavoro difficile e di
grande responsabilità. Ma in qualche
modo ce l’ho fatta, specialmente con
l’aiuto dei miei coetanei, che hanno
continuato a cantare nel coro, e i colleghi direttori, che ho invitato a collaborare. Hanno compreso gli obiettivi
del coro e la particolarità del lavoro
con i ragazzi. Era un gruppo forte-
dossier
mente unito al quale sono ancora oggi infinitamente grato. L’esperienza
con le altre formazioni si è basata
sull’esperienza maturata con
“Ažuoliukas” e un altro coro professionista. Un importante momento
della mia vita artistica è stato il lavoro con l’ensemble vocale “Museum
musicum”, composto da sole 12 persone, ma tutte innamorate della musica. Solo una piccola parte era formata da musicisti professionisti. All’inizio mi fu chiesto di scrivere loro della musica, in relazione alla loro partecipazione a vari festival e concorsi
per letteratura corale lituana contemporanea, specialmente religiosa. La
produzione era tuttavia minima, perché a quei tempi la richiesta era limitata dalla distanza della chiesa dallo
stato.
Divenni il compositore di quell’ensemble e scrissi un bel po’ di musica
sacra. Altri cori impegnati in concorsi all’estero cominciarono ad eseguire
i miei brani. Così le mie opere iniziarono un po’alla volta a diffondersi attraverso le copie dei manoscritti e
vennero notate da alcune case editrici
straniere che proposero di pubblicarle. Ad oggi, più di 150 composizioni
sono state pubblicate da editori spagnoli, tedeschi, francesi, statunitensi,
giapponesi e sloveni. Questi brani
vengono indicati come obbligatori in
molti concorsi corali internazionali. Il
mio nome iniziò lentamente a diffondersi senza che io lo volessi. I cori
stranieri potevano eseguire le opere
direttamente poiché esse non erano
repertori sperimentali o calibrati in
base a qualche ricercata ambizione
artistica che non riesce a trovare esecutori o, ancora, scritti secondo una
tecnica di componimento esclusivamente musicale-strumentale. Erano
opere scritte secondo le possibilità
vocali degli esecutori.
Entrambi i settori – composizione e
direzione – mi sono ugualmente vicini e importanti. Oltre alla musica sacra (mottetti, messe, cantate) ho scritto circa 400 composizioni di carattere
profano. Si tratta di opere per bambini, cori di adulti, gruppi strumentali e
orchestre. Vengo spesso descritto come un compositore che sa dirigere le
sue creazioni. E grazie a una composizione molto diffusa tra i cori sono
stato etichettato come “Mr. Cantate
Domino”. Questi ambiti dell’espressione artistica sono molto simili, non
riesco a separarli: morirei, se un giorno non potessi dirigere; ma, allo stesso modo, non passa giorno senza che
metta mano a un pentagramma. Inoltre, sto ancora insegnando all’Accademia musicale. E sono poi il presidente della Lega dei Cori Lituani, un
impegno che occupa tutto il tempo libero in organizzazione di incontri
conviviali, seminari, concorsi, festival, selezionare cori, e via discorrendo. E poi, certe volte bisogna trovare
spazio per far parte delle giurie di vari concorsi per cori, composizioni o
direttori d’orchestra e per tenere dei
corsi all’estero. Ogni anno se ne organizzano parecchi. Tutti i settori del lavoro sono di uguale importanza,
quando si vuole realizzare o raggiungere qualcosa di importante.
Contestualmente alla raggiunta indipendenza della Lituania e all’abbattimento delle barriere politiche
ed economiche, intorno agli anni
novanta, sono emerse interessanti
figure di compositori, la cui arte
era precedentemente sconosciuta, a
causa dell’isolamento culturale imposto nelle nazioni dell’Est europeo. In quale misura Lei ha vissuto questa fase di apertura?
Dopo che la Lituania ha riottenuto
l’indipendenza, la vita del compositore non si è fatta più facile.
Mi sento di affermare, che si è verificato il processo opposto. I compositori sono diventati indipendenti non solo dal punto di vista delle ambizioni
artistiche o delle creazioni, ma in parte anche indipendenti dai finanziatori.
Persino durante gli anni del regime
sovietico le avanguardie musicali si
sono sviluppate indipendentemente
dalla congiuntura politica. Certo, questo vale specialmente per la musica
strumentale, che non presentava alcun
legame testuale con le richieste dell’ideologia. E all’ideologia venivano destinati molti soldi, a un’ideologia che
veniva diffusa attraverso i vari canali
dell’arte.
Ecco, ora i soldi destinati alle attività
artistiche sono molti meno. Inoltre,
non esistono più concorsi artistici destinati ai compositori, simili a quelli
che un tempo stimolavano splendidamente la creazione di nuove opere. Di
ciò ha sofferto specialmente la letteratura corale.
Poiché in Lituania avevamo un grosso numero di appassionati, avevamo
anche la necessità di recuperare costantemente e in grande quantità nuove composizioni per i cori. A tal fine
venivano stanziati non pochi fondi
statali.
Ora è cambiato il modo di intendere
gli aiuti statali. Vengono finanziati solo i progetti destinati a musicisti professionisti, nonché la composizione e
l’acquisizione di nuove opere loro destinate. Quello dei cori viene considerato un ambito artistico amatoriale e
non rientra nell’ambito dell’arte professionistica.
Solo alcuni compositori ottengono
commissioni statali per particolari occasioni o nell’ambito dei festival. Conosco solamente un paio di autori che
scrivono musica non occupandosi di
null’altro. Per procurarsi il pane, tutti
gli altri devono arrotondare con l’insegnamento o addirittura lavorando al
di fuori della sfera artistica.
È diminuito il numero di autori che
scrivono per i cori, perché l’attività
non ha un ritorno economico. I cori e
i direttori non hanno la possibilità di
commissionare e comprare delle nuove partiture.
L’unica oasi è quella della composizione di opere destinate ai festival di
canti popolari. Si tratta di un settore
per il quale un tempo venivano indetti concorsi corali ogni anno. Le opere
non premiate venivano ugualmente
comprate dal Ministero della Cultura
o da quello dell’Istruzione, dalle radio e dalla televisione. Oggi, gli organizzatori dei festival sono inclini a
scegliere di persona a quali autori assegnare la scrittura di nuove opere. E,
va da sé, non tutti gli autori di talento
possono usufruire di questa possibilità. Tra l’altro, la difficoltà di queste
opere è adattata alle capacità medie di
un coro. Sono rari gli autori che compongono per il loro personale piacere,
senza chiedere alcuna ricompensa.
Altri non vogliono o addirittura non
sono in grado di adattare le proprie
invenzioni artistiche in modo semplice e accessibile ai più. Scrivere in
modo semplice è cosa complicata.
Uno dei grandi problemi dei nostri
giorni è l’assenza di case editrici specializzate in ambito musicale. La letteratura corale viene solitamente pubblicata solamente dal Centro di Cultura Popolare Lituana, un’istituzione
che si occupa dell’organizzazione di
festival di canti popolari e del sostegno alle attività artistiche amatoriali.
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dossier
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Negli anni successivi all’indipendenza sono uscite solo poche pubblicazioni di composizioni per coro non
specificamente dedicate ai festival di
canti popolari. Si deve scrivere e pubblicare molto di più.
Alcuni autori pubblicano autonomamente le loro opere. Come entrare nel
giro degli editori stranieri? A tal proposito, non ho ricette pronte. Bisogna
captare qualcosa, osservare. Ma non
saprei rispondere in che modo. Dopo
l’invasione sovietica siamo spariti
non solo dalla carta geografica dell’Europa occidentale, ma anche dalla
loro mappa culturale. Allora eravamo
una creazione dell’Unione Sovietica
senza alcuna traccia di identità nazionale, culturale ed etnica. Semplicemente un denso conglomerato di nazioni e gruppi etnici. Se anche qualcuno rappresentava l’arte, si trattava
solo di frammenti selezionati dal severo apparato di censura o da quegli
“artisti di fiducia” che rappresentavano l’ideologia sovietica.
I confini non solo limitavano gli spostamenti del pensiero creativo: i confini limitavano qualsiasi informazione. Il mondo non solo non sapeva di
noi... il mondo ci ha di fatto dimenticati, perché pensava che noi fossimo
simili ai russi, ai georgiani, agli armeni... Ma noi siamo molto diversi per
lingua e per cultura.
La Lituania ha un nutrito gruppo di
compositori di talento che non sanno
in che maniera farsi strada nel mondo.
Per la verità, alcuni editori negli Stati
Uniti, in Germania hanno volto lo
sguardo alla musica dei Paesi baltici
sforzandosi di presentare al mondo
una regione da poco rinata. Ma è ancora una goccia nel mare.
Le attività di studio e i ruoli
manageriali che Lei ha ricoperto
nell’ambito della coralità in Lituania e in Europa, Le hanno consentito di entrare in contatto con altre
realtà musicali al di fuori della Sua
nazione. Ha avuto modo, pertanto,
di apprezzare il lavoro di qualche
compositore straniero, la cui arte
trova affine alla Sua sensibilità?
Probabilmente sono uno dei pochi
rappresentanti del canto corale in Lituania ad avere l’insostituibile opportunità di viaggiare molto, di conoscere e raccogliere informazioni sulla vita internazionale dei cori, di partecipare a concorsi, festival, corsi e con-
ferenze. Tutta l’esperienza così maturata aiuta a capirsi meglio nella vorticosa complessità dell’odierno mondo
della cultura, così differente a seconda dei paesi.
Probabilmente, diventando man mano
più noto, il mio nome mi aiuta a trovare dei contatti con i professionisti
del settore. E, chissà, forse anche i
miei pensieri aiutano a far nascere alcune loro idee.
Sono felice di poter condividere questa esperienza con colleghi, direttori e
studenti. Posso consigliare, indirizzare, aiutare, dare informazioni dettagliate su varie manifestazioni per cori
all’estero proprio perché sono io il
primo a essere curioso. Non mi lascio
sfuggire occasione di partecipare a
vari incontri sia in Lituania, che all’estero.
Non mi lascio sfuggire l’occasione di
portare in Lituania dall’estero nuove
composizioni che possono soddisfare
le necessità non solo del mio coro, ma
anche delle altre formazioni. La conoscenza di nuove opere stimola la ricerca di nuove formule espressive
nelle proprie opere. Non nego, che
molti autori mi sono stati di stimolo
nella creazione di nuove opere.
Nel contesto della composizione corale contemporanea io tengo in altissima considerazione lo sforzo di sostenere l’organicità delle possibilità
vocali, senza violentare la natura della voce. La fattura di un’opera può essere anche molto complessa, ma deve
essere specialmente comoda per chi
canta. Il miglior compositore è proprio quello capace di eseguire quanto
ha scritto. Secondo me, nella sfera
delle opere per coro gli autori che lavorano con maggior successo sono
proprio quelli che hanno a loro volta
cantano in un coro.
Ammiro gli autori che discutono della struttura delle composizioni con il
direttore e si attengono ai consigli di
chi si intende di voce. Non è possibile violentare la voce. Non si tratta di
uno strumento meccanico che una
volta rotto può venir riparato. Il vero
compositore per voce o coro è una rarità e un bene prezioso. Per la natura
della loro opera sento vicini autori come J. Busto, B. Chilcott, E. Whitacre,
J. Rutter e R. Dubra. Tuttavia, trovo
non meno interessanti U. Sisask, A.
Pärt, T. Jennefelt, S. Leek, G. Orban,
V. Tormis, T. Kverno e K. Nystedt.
Tra gli autori contemporanei lituani,
la cui opera potrebbe essere accostata
a quella delle celebrità appena elencate, vi sono A. Martinaitis, B. Kutavičius, J. Tamulionis, V. Augustinas,
G. Svilainis, N. Sinkevičiu- tò, V.
Bartulis, O. Narbutaitò e molti altri.
Un bene ancora più prezioso è rappresentato dalla possibilità di gli appassionati dell’arte corale, che nei loro paesi o a livello internazionale si
adoperano per diffondere e stimolare
il progresso di questo genere d’arte.
Questo dà vigore a nuove idee, aiuta
a capire cosa di positivo abbiamo
creato. Spero di far parte anch’io di
questo gruppo di persone.
Risale al 2005 la Sua partecipazione ad un atelier presso la
Corale “Renato Portelli” di Mariano del Friuli. Quelle giornate
l’hanno vista per la prima volta
protagonista in Italia nella veste di
direttore di coro e di compositore.
Cosa ricorda di quell’esperienza?
Ricordo molto bene il periodo passato con il coro “Renato Portelli” e i
suoi cordiali cantori. Capirsi con loro
non è stato difficile, perché sono stato invitato per lavorare con la mia
musica. In generale, mi sento riconoscente per l’attenzione mostrata nei
confronti della mia opera e della mia
persona. Quando si lavora con la musica di altri autori c’è sempre il pericolo che l’interpretazione possa contrastare con la concezione del direttore del coro. In quei momenti bisogna
argomentare molto attentamente la
correttezza della propria interpretazione, bisogna essere suggestivi e
convincenti. Ma qui fu tutto molto
più facile.
Con Fabio Pettarin, direttore della
corale, trovammo subito un linguaggio comune in quanto preparò un ciclo della mia musica come progetto
da presentare a un concorso. Sono
contento che il mio lavoro con il coro
li abbia aiutati a realizzare questa
idea e che i cantori abbiano reagito
positivamente alla mia “invasione”.
Parlando in generale dello status di
protagonista con cui io arrivai la prima volta in Italia, voglio ringraziare
Fabio, che rischiò personalmente
ideando questo progetto. Ma in Italia
ero venuto altre volte anche prima:
con “Ažuoliukas” a Gorizia e con
l’ensemble vocale “Museum Musicum” sempre in provincia di Gorizia.
Lì diressi anche musica del mio re-
dossier
pertorio. Con entrambi i gruppi terminammo il concorso con la vittoria.
Inoltre, molti anni prima La Cartellina aveva inserito in una sua pubblicazione anche la mia opera per coro misto Ave Regina Coelorum, mentre diverse volte ho fatto parte della giuria
del Concorso di Arezzo.
Con questo voglio dire che non sono
un novellino in terra italiana.
Ad Arezzo ero stato invitato per lavorare con direttori d’orchestra, un ensemble musicale e un coro da camera.
Indispensabile per la riuscita dei nostri incontri è stato il coro “Vox Cordis” del maestro e compositore Lorenzo Donati.
Voglio esprimere tutta la mia riconoscenza ai direttori italiani per aver
avuto la possibilità di dirigere e perfezionarmi con questo ottimo e sensibile coro, che, in modo particolare, esegue opere di epoca rinascimentale, interpretandole in maniera estremamente organica.
Dopo tutte le mie visite mi sono fatto
l’impressione che in Italia manchino
istituzioni per la preparazione di direttori di coro professionisti. Di questo c’è grande necessità. Mi fa piacere che, dal punto di vista del metodo,
il mio aiuto, anche se limitato, possa
servire a soddisfare queste necessità.
Ci può parlare delle motivazioni
che animano la Sua vena creativa?
In seguito, cioè, a quali sollecitazioni Lei intraprende la progettazione e la stesura di una nuova
composizione: su invito di altri direttori di coro, per integrare il
repertorio del Suo coro, su commissione di qualche istituzione, stimolato da qualche spunto letterario,
per rispondere ad una intima e
pressante esigenza interiore, o
quant’altro?
Ai fattori che stimolano e influenzano
la composizione ho già accennato, ma
voglio ripetere che questa è una domanda infinitamente interessante anche per me.
Perché scrivo, perché non posso non
scrivere, per chi scrivo: sono domande che non mi danno pace.
Herman Perelstein mi disse una volta:
“Vytas, se scrivi qualcosa, fammelo
vedere”. Io ho scritto “qualcosa”, varie volte mi sono avvicinato alla porta del suo studio e mi sono subito voltato per andarmene. Lo facevo spesso.
Ho scritto un bel po’ di “farneticazio-
ni infantili”che non ho mai osato mostrargli.
Esistono due fattori in grado di stimolare la vena creativa. Il primo è la voce interiore che continuamente mi
sussurrava: “Non dimenticare, realizza quello che di te non puoi esprimere come direttore”. L’altro diceva:
“Realizza nella direzione quello che
non puoi raggiungere essendo un
creatore di musica”.
Ho scritto soprattutto per me stesso,
non avendo in mente nessun esecutore o referente. Se un testo poetico mi
accende, dà le ali per le mie fantasie
creative, compongo spontaneamente.
A volte lo faccio fidandomi solamente delle ispirazioni che mi derivano
dall’ascolto interiore.
Ma vi deve sempre essere un testo che
ispiri l’esplosione creativa, che altrimenti rimane solamente una composizione strumentale.
Amo scrivere anche su commissione.
Ma in quel caso devo conoscere precisamente le caratteristiche del cliente: livello di complessità, carattere del
testo, durata, numero di voci, stile
musicale desiderato e via dicendo.
Scrivo molto velocemente, perché in
quei casi c’è per qualche motivo un
qualcosa che mi stimola.
A volte una registrazione del coro
committente può aiutare a capire che
tipo di musica esso potrà eseguire.
Questo di solito mi infiamma, perché
mi ci sento legato.
Ma il vero fattore stimolante della
composizione è l’amore. In tutte le
sue espressioni, in qualsiasi strumento di stimolo e, in generale, nell’essenza dell’esistenza stessa.
Dall’analisi di alcune Sue partiture, si evince che il Suo stile si ispira maggiormente al linguaggio della tradizione, piuttosto che a quello
dell’avanguardia. Se si escludono i
passaggi in cui prevale la ricerca di
un determinato effetto sonoro
(canoni stretti, lunghi pedali che
formano cluster di vario spessore,
reiterazioni di brevi formule
melodiche di sapore minimalista),
il Suo linguaggio risulta lineare e
ancorato all’ambito diatonico. Si
tratta di una consapevole scelta di
opposizione allo sperimentalismo
più radicale, o di una propensione
stilistica motivata da principi estetici personali? Ce ne parli.
In realtà, io sono una vittima della tra-
dizione. Sono stato particolarmente
influenzato dalle opere di M. Duruflé,
F. Poulenc ed E. Elgar. Tra i compositori lituani, E. Balsys, B. Kutavičius e
V. Budrevičius sono stati quelli che
hanno maggiormente stimolato il bisogno di cercare me stesso attraverso
la composizione. Tanto più che anche
nella mia attività concertistica sono
stato legato alle opere di questi autori. In gioventù scolpivo il legno, dipingevo, modellavo la creta. Il mio
spirito creativo è sempre stato molto
vivace.
Ho cominciato presto a lavorare coi
bambini durante i campi estivi di
“Ažuoliukas”, dove all’attività creativa dei bambini veniva prestata molta
attenzione. Ho lavorato con loro e sono rimasto contagiato.
Scrivendo, ho sempre pensato alle
voci come organico, alla comodità
del canto, a ogni riga dello spartito e
a come rendere ognuna di esse più interessante, senza che si riducessero a
un semplice accompagnamento della
melodia principale. Per questo nelle
mie composizioni c’è grande linearità, elementi di imitazione, ricerca di
armonia e, a volte, un ritmo variabile.
Ho scritto anche composizioni più
complesse che non si conoscono.
Non sono state pubblicate perché sono gli editori stessi a scegliere quali
pubblicare.
Lei ha dedicato molte opere al
genere sacro. Nella stesura di
queste composizioni ha tenuto presente le odierne indicazioni della
Chiesa in merito al ruolo della musica nella liturgia e, più in generale,
alla natura e alla collocazione del
canto sacro, o si è più autonomamente ispirato alla tradizione passata?
La musica liturgica e religiosa in genere occupa uno spazio non indifferente nella mia opera.
Allo stesso tempo si tratta di una continuazione e di un’interruzione della
tradizione, poiché né io personalmente, né il mio coro apparteniamo
alla chiesa. Ma la Lituania, si capisce, è un paese cattolico.
Dopo la restituzione dell’indipendenza, quando l’appartenenza a una chiesa è diventata un diritto di ogni cittadino, la domanda di composizioni liturgiche è aumentata. Si sono ricomposti i cori nelle chiese e sono state
aperte delle scuole di musica sacra.
11
dossier
La richiesta di nuove opere si è fatta enorme.
Inoltre, come ho detto in precedenza, io avevo un piccolo laboratorio
corale: l’ensemble vocale “Museum
Musicum”. Su richiesta di quest’ultimo ho composto quelle opere che
hanno poi avuto maggiore diffusione. Erano di carattere religioso, ma
non rispecchiano il mio legame con
la chiesa. I Salmi, il Vangelo e il
Vecchio Testamento sono la fonte
delle mie ideazioni poetiche. Sono
testi in cui ritrovo molta saggezza e
filosofia. Sono così universali, che
io li percepisco come un vero e proprio linguaggio simbolico-poetico,
una fonte di pensiero filosofico.
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Oltre alla ragguardevole produzione sacra, il catalogo delle Sue
opere contiene un notevole numero di composizioni ed arrangiamenti ispirati alle forme del folklore lituano. Attraverso quali
tratti del linguaggio musicale i
dainos (le tipiche canzoni popolari lituane) sono penetrati nelle
Sue opere e ne hanno influenzato
lo stile, in particolare nella dimensione ritmica e melodica?
Il folclore lituano è un patrimonio
etno-culturale al quale non tutti i
compositori si appoggiano. Si tratta
di una scelta individuale, che concretamente dipende dalla formazione dell’autore e dai fattori che influenzano la sua ispirazione creativa. Non posso dire che la mia melodia, il mio ritmo o la mia base armonica si basino su elementi del
folclore. Ho scritto alcuni brani utilizzando principi di tecniche minimaliste di composizione prese in
prestito dalla musica popolare, da
quel particolare tipo di canto polifonico chiamato “suatrtinò”.
Nel patrimonio folcloristico lituano
esso occupa un posto un posto particolare. Ci si potrebbe trattenere a
lungo parlandone, perché di questa
musica esistono ben 24 modalità
esecutive.
I suoi principi fondamentali sono il
bitonalismo e il politonalismo, una
particolare ritmica sincopata, linee
melodiche indipendenti. Ascoltando
l’esecuzione di questa musica si nota subito il netto dominio degli accordi secondari, un fatto insolito ed
esotico, se si considera il panorama
dei canti popolari dei paesi europei.
RENZO ROSSELLINI
ROMA
Cori Vespertini per quattro (e più) voci miste
di Piero Caraba
R
enzo Rossellini, fratello del
più popolare regista Roberto, non conta certo una copiosa produzione di musica corale.
Anche nelle sue opere liriche il coro è raramente impiegato, e pochissime sono le composizioni per coro
e orchestra. Cori Vespertini (Ed.
Ricordi n° 131446, Milano, 1969) è
il solo titolo per coro a cappella
presente nel suo catalogo, quasi
mai preso in considerazione dai nostri cori1.
Sarebbe questo già un discreto motivo per parlarne e diffonderne la
curiosità, ma l’analisi di questa
composizione può offrirci anche altri spunti di pensiero.
Tre sono i brani che costituiscono i
Cori Vespertini; in nota alla pubblicazione l’editore scrive che «I Cori
Vespertini possono completarsi con
il IV Coro Vespertino per voci miste, orchestra di viole, violoncelli,
contrabbassi e percussione».
Prenderemo qui in esame il primo
dei tre Cori, riservando ad altra occasione l’analisi dei restanti due.
Il testo, dello stesso Rossellini2, è il
seguente:
Come le ombre della sera si annullano
nel buio,
così si va verso la notte eterna
che è mistero.
Mistero tutto
dal momento che l’anima
si apre alla vita
fino al momento in cui
si affida a Dio per sempre.
O come vorrei ritrovare
certe cose di cui ho memoria,
per non sperderle, come ho fatto,
in disinganni inutili.
E ritrovare vorrei
la forza per cantare
la poesia della vita.
Invece ora attendo altra cosa.
Che sia perdono, redenzione:
ma non è più speranza.
Sola certezza che l’animo mio
s’aprirà tra breve all’eterno mistero:
nel silenzio rassegnato
e perfetto della morte.
Siamo dunque in presenza di una
composizione profana, e, nel titolo,
l’aggettivo “vespertino”, di liturgica memoria, suona come intonazione a ciò che segue, anticipando da
subito il carattere del testo e l’intendimento della musica, discretamente serva della poesia.
La composizione si apre con una linea melodica dei soprani cui, in terza misura, fa riscontro, con il medesimo testo, la risposta dei tenori,
con una linea che presenta una inversione degli intervalli rispetto alla proposta dei soprani. Le quattro
voci sono complete a misura 6, con
un moto contrario tra le parti estreme e linee con preminente funzione
armonica dei tenori e contralti, questi ultimi riprendendo il testo dal
suo inizio.
L’esordio si conclude in cadenza
omoritmica su di una triade maggiore di mi. Di qui la composizione
si snoda molto liberamente intorno
al testo, sciogliendone i versi in altrettanti brevi episodi, ora prediligendo una scrittura accordale delle
parti che esalta apertamente la parola, ora utilizzando dei semplici
sostegni armonici a note lunghe su
vocalizzi da cui emerge una melodia che da una voce ha origine, si
tronca, e in altra voce trova la sua
conclusione (vedi misure da 21 a
26 e misure da 30 a 34). Le voci
tornano a presentarsi in entrate successive dalla misura 38, ma si tratta di entrate isolate, nel senso che
ciascuna voce tace poco dopo l’entrata della successiva; è la solitudine del testo, e anche il suo punto di
volta, con il verso «invece ora attendo altra cosa», che porta l’atmosfera dal malinconico rimpianto ad
una più cupa rassegnazione, pur
animata dal desiderio di un perdono metafisico.
Poi è la certezza del mistero, del si-
nova et vetera
02/02/1908 – MONTECARLO 13/05/1982
lenzio rassegnato e perfetto della
morte. Qui le quattro voci si ritrovano sovrapposte in accordi omoritmici che scandiscono la sillabazione e
la rallentano passando da 2 crome, a
2 semiminime, a 2 minime, a 2 semibrevi, l’ultima delle quali in unisono
e ottava sulla nota mi, da cui l’intera
composizione aveva tratto origine.
Dal punto di vista armonico l’assenza di armatura in chiave sta a dichiarare un libero atteggiamento nei confronti della tonalità, sebbene la nota
mi risulti senza dubbio il principale
polo di attrazione.
Osserviamo poi che l’unica nota alterata presente in tutto il pezzo, se si
esclude il sol diesis della prima cadenza a misura 11, è il fa diesis. Ciò
ancor più va a determinare la regione
di mi minore come luogo armonico
caratterizzante del brano. Una sola la
modulazione inequivocabilmente tonale, in la minore, a misura 47; per il
resto l’Autore muove le linee melodiche su di una armonia costituita da
accordi non complessi, che utilizzano settime, none, e soprattutto il fa
diesis come strumento per connotare
quanto basta la modernità della composizione.
Come dicevamo, i Cori Vespertini
sono del 1969; tantissima strada è
stata da allora compiuta riguardo allo scrivere per coro a cappella. Una
delle considerazioni che sorgono
spontanee è che oggi le quattro voci
non sarebbero più sufficienti a generare le armonie complesse che ci attendiamo e che spesso vengono utilizzate non tanto a scopi costruttivi
quanto coloristici.
Oggi si ha necessità di almeno 6 voci, se non 8, se non di un doppio o triplo coro, magari a parti reali. Vorrei
però sottolineare che quella di Rossellini, nonostante la sua incontrovertibile “datazione”, è una vera
composizione, ovvero siamo in presenza di un discorso musicale che
fluisce, che procede sintatticamente
per antecedenti e conseguenti, che
segue una coerente logica di germinazioni e sviluppi.
È una composizione per coro, non
uno studio per coro. Spesso nella
musica contemporanea si cade in
questo equivoco, e si passano per
“composizioni” brani che in realtà
sono “studi”, magari interessanti,
piacevoli da ascoltarsi o a volte
estremamente noiosi, ove per intere
pagine vengono reiterati intervalli,
sillabe, lallazioni o altri simili stratagemmi. Comporre è altra cosa, e con
molta semplicità ma con altrettanta
efficacia l’Autore qui ci indica cosa
ciò significhi.
Ultima considerazione: data la media
difficoltà del pezzo e per gli spunti
interpretativi che offre, affrontabili a
diversi livelli di approfondimento e
capacità tecniche, questo primo Coro
Vespertino risulta a nostro avviso
particolarmente indicato per quei cori che vogliano iniziare ad aprirsi all’esecuzione di musica moderna e
contemporanea.
1 Considerando il quinquennio 20032007, dalle dichiarazioni ufficiali di
esecuzione presentate alla Società Autori ed Editori, risulta che un solo coro italiano, e per una sola volta, abbia eseguito i Cori Vespertini.
2 Nell’edizione non è indicato alcun autore del testo. È il bollettino di deposito alla SIAE che ne chiarisce la paternità.
Renzo Rossellini
Composizioni per coro
Pagine Romane III
Roma Cristiana
(Preludio e Alleluia)
per coro e orchestra (1940)
Cori Vespertini, per quattro
(e più) voci miste (1966)
Una poesia di Natale per coro
e orchestra (1973)
Prière de Saint François d’Assise
per coro e orchestra (1974).
Renzo Rossellini
Compì gli studi musicali di composizione al Conservatorio di S.
Cecilia a Roma e si perfezionò poi
in direzione d’orchestra presso l’omonima Accademia.
Fu direttore del Liceo musicale di
Varese per espressa volontà di Riccardo Zandonai; insegnò composizione al Conservatorio di Pesaro,
fu accademico di S. Cecilia e direttore artistico del Teatro dell’Opera
di Montecarlo.
La storia della musica lo ricorda
per la sua produzione operistica (9
titoli), dal linguaggio saldamente
assicurato alla tradizione; il suo
nome è però indissolubilmente legato alle colonne sonore realizzate
per quasi tutti i film del fratello
Roberto, da Roma città aperta a
Paisà, capolavori ed emblemi assoluti del cinema verista.
13
attività dell’Associazione
NUOVE PROPOSTE PER UNA CORALITÀ
IN RINNOVAMENTO
di Sandro Bergamo
Q
14
uella che emerge dall’Assemblea Nazionale di Bergamo è una coralità che sceglie
definitivamente di essere un momento
culturale importante, non un ricreatorio o un circolo dopolavoristico, che
intraprende la via della responsabilità,
anziché quella della lamentazione sull’iniquità dei tempi. Feniarco ha già
da anni scelto di essere l’associazione
di quanti rifiutano di rassegnarsi ad
essere marginali e vogliono farsi carico di proposte e progetti in grado di rivoluzionare la percezione che, in Italia, molti hanno della musica corale.
Risultati, in questi anni, se ne sono già
avuti e un primo positivo bilancio si
può fare scorrendo alcune tappe degli
ultimi tempi.
Alcuni prodotti editoriali, Giro Giro
Canto per primo, hanno riscosso un
importante successo, che si presta ad
essere ripetuto dai due nuovi volumi
della collana. Il Festival di Primavera
è diventato un appuntamento atteso,
con un numero crescente di presenze
(oltre ottocento, quest’anno). Sono
elementi che possono far parlare di un
nuovo clima nella scuola, anche grazie al lavoro di Feniarco che ha messo
la coralità scolastica e giovanile tra i
primi punti della propria azione. Un
invito all’impegno che è stato raccolto anche da numerose associazioni
regionali, col risultato di veder fiorire
in molte parti d’Italia iniziative per lo
sviluppo della coralità infantile e per
l’aggiornamento degli insegnanti e
dei direttori.
Sono dati che emergono dai primi
passi del censimento in corso, realizzato nel quadro del progetto APS “Feniarco: Solo Coralità…”, presentato
al teatro Donizetti di Bergamo, nel
corso del Convegno tenutosi il giorno
precedente l’assemblea: un progetto
che si avvia proprio in questi mesi,
con una sensibilizzazione di tutte le
realtà, associazioni corali e singoli
cori, oggetto del censimento e che
metterà alla fine a disposizione di tutta la coralità una banca dati consultabile nel portale presentato da Alessandro Pisano, amministratore delegato
di LiberaMente, che ne ha curato la
realizzazione. Un portale nel quale
sarà possibile trovare dati reali e aggiornati su tutti i cori iscritti alle nostre associazioni regionali. Si tratta di
una banca dati sulla coralità italiana
Il Convegno "Feniarco: Solo Coralità..."
strutturata per acquisire in maniera
semplice e veloce le informazioni, facilmente accessibile, sulla quale i cori, direttamente, potranno caricare gli
aggiornamenti che li interessano. Una
banca dati completa, accessibile in
maniera diversificata, in modo da
porre certi dati a disposizione di
chiunque, certi altri solo tramite accesso riservato. Una banca dati sicura
da accessi estranei, in modo da evitare l’uso improprio dei dati raccolti.
La lettura statistica di questi dati - pur
non costituendo l'obiettivo primario
del progetto - evidenzia tuttavia alcuni elementi interessanti: dati che ci
parlano di una coralità sicuramente
più diffusa nel Nord, ma in crescita
nelle regioni del Sud, di una presenza
interessante di cori di voci bianche e
di cori giovanili, di una percentuale
ancora minoritaria, ma non trascurabile di donne sia come direttori (25%
circa) che come presidenti (40%). E
saremo facili profeti se immaginiamo
che, alla fine, i dati raccolti cancelleranno tanti pregiudizi sulla coralità
italiana, dandone un quadro molto
più diversificato, ricco e dinamico di
quanto noi stessi, per non parlare dei
attività dell’Associazione
media e dei gestori della cosa pubblica, stimiamo.
***
È nel quadro di questa coralità, interpretato dinamicamente, che si colloca
il progetto con cui ridisegnare tutta la
comunicazione Feniarco. Un progetto
che, partendo dal rinnovamento grafico della rivista, vuole andare molto
più in là, e pertanto per essere realizzato necessita del sostegno di tutti (v.
pag. 34). Di seguito, una sintesi delle
novità che si intende perseguire a partire dal 2009.
Quello grafico sarà l’aspetto più immediato.
Interamente a colori, con una grafica
meno densa, una qualità di immagini
migliore, un maggior numero di pagine, darà fin dal suo primo apparire il
segnale di un nuovo corso.
Ma quelle grafiche annunciano novità
molto più profonde, che investono i
contenuti della rivista. Più spazio alle
notizie, più spazio alla musica, anche
con un CD allegato ogni anno, dossier
e rubriche più concentrate su temi affrontati quotidianamente da direttori e
coristi (didattica del coro, della voce,
studio del repertorio…). Si allarga,
I presenti al Convegno di Bergamo
Il nuovo Consiglio di Presidenza
per la rivista, l’orizzonte, per arrivare
dai direttori e dai presidenti ai coristi,
offrendo a loro uno strumento di
informazione e di identificazione con
l’associazione. Più in là, oltre il corista, si profila il pubblico più vasto,
l’appassionato di musica, quello che
in edicola compra la rivista con CD,
al quale offrire un prodotto particolare, dedicato tutto alla musica corale.
A fianco della rivista, che rimane
il luogo dell’approfondimento, è
in cantiere un nuovo strumento,
ITALIACORI.IT, un magazine
d’informazione attraverso cui veicolare le notizie riguardanti le iniziative
di Feniarco e le informazioni sui più
importanti eventi corali. Uno strumento agile, veloce, per un’informazione tempestiva e capillare.
***
L’Assemblea nazionale riunitasi a
Bergamo il 30 marzo ha chiuso un
triennio di attività, rinnovando gli organismi statutari in scadenza. Riconfermato alla presidenza Sante Fornasier, che dopo nove anni consegna
15
attività dell’Associazione
Il tavolo della Presidenza all'Assemblea di Bergamo
16
agli associati un organismo rafforzato
e sviluppato. Lo affiancano per il
prossimo triennio i vicepresidenti Alvaro Vatri (Arcl), alla sua prima esperienza in questo ruolo e il riconfermato Pierfranco Semeraro (Arcopu).
Novità e conferme anche negli altri
organismi eletti dall’assemblea (vd.
riquadro), chiamati a gestire numerosi impegni discussi nell’assemblea o
avviati nei mesi precedenti.
Spazi amplissimi attendono l’operato
di tutti noi, ad ogni livello.
Qualche volta ne possiamo essere
spaventati, ma non sono solo impegni
faticosi quelli che attendono Feniarco
e le associazioni corali regionali: sono spazi di creatività, sogni che sta a
noi rendere concreti.
Si è già dimostrato in questi anni che
una strategia attenta, una volontà decisa, possono far diventare realtà proposte intelligenti. Se anziché soffermarci a lamentare il poco spazio dato
dalla cultura italiana alla musica corale ci impegniamo ad allargarlo, se
sappiamo vedere al di là dell’immediato, si potrà dire che abbiamo saputo, come il poeta di cui canta Emily
Dickinson,
…distillare
un senso sorprendente
da ordinari significati,
essenze così immense
da specie familiari.
Presidente
Sante Fornasier
Vicepresidenti
Pierfranco Semeraro
Alvaro Vatri
Segretario
Lorenzo Benedet
Commissione Artistica
Sante Fornasier, presidente
Alessandra Barbaro
Giovanni Bonato
Nicola Campogrande
Lorenzo Donati
Piero Monti
Silvana Noschese
Dario Tabbia
Paola Versetti
Comitato di redazione
Sandro Bergamo, direttore
Efisio Blanc
Walter Marzilli
Giorgio Morandi
Puccio Pucci
Mauro Zuccante
Revisori
Roberto Ciucchetti, presidente
Maurizio Biscotti
Gino Prezzi
Presidenti e Delegati Feniarco all'Assemblea di Bergamo
Probiviri
Armando Corso
Angelo Filippini
Nevio Stefanutti
attività dell’Associazione
17
cronaca
GIORGIO VACCHI
IN MEMORIAM
di Gianni Sofri, Presidente del Consiglio Comunale di Bologna
N
ato a Bologna nel 1932, e qui scomparso il 24
gennaio scorso, Giorgio Vacchi fu avviato agli
studi musicali giovanissimo.
Conseguito il diploma in pianoforte e composizione
presso il Conservatorio
di Parma, iniziò già nel
’47 l’attività di direttore di coro con un piccolo gruppo di amici
legato ai canti di montagna.
Questo spiega il nome
di Coro Stelutis assunto pochi anni dopo: è
l’inizio di un’impresa
che Vacchi ha personalmente curato e fatto
crescere con grande
amore fin quasi ai giorGiorgio Vacchi
ni nostri, solo di recen-
te affiancando a sé la figlia (e allieva) Silvia, che ne
sarà anche l’erede.
Negli anni sessanta, Vacchi inizia, accanto alla sua opera di direttore, un’altra attività non meno intensa, e destinata ad essere anch’essa duratura. È la ricerca sul
campo dei canti popolari, regionali e non solo, di cui
saranno nel tempo prodotto e testimonianza l’edizione
di migliaia di canti, la fondazione di associazioni e di
archivi.
Avvalendosi di modernissime tecniche informatiche, e
del lavoro sapientemente organizzato di numerosi collaboratori, Vacchi svolge così per anni un lavoro prezioso di etnologo e filologo musicale, che lo porta a
grande notorietà nazionale e internazionale. Gli studi di
etnomusicologia, peraltro, non gli fanno mai abbandonare l’attività di compositore (testimoniata a sua volta
da numerose pubblicazioni e incisioni discografiche),
né quella didattica, di formazione e sostegno tecnico di
molti giovani direttori di Cori. È soprattutto per suo
merito che si assiste a un importante rinnovamento dei
18
Anche Giorgio ci ha lasciati e me lo immagino lassù già a cantare con i fratelli Pedrotti, Noliani, Casagrande, Bregani e altri che, come Lui e noi, hanno creduto nelle voci della tradizione; nella cultura dei poveri che hanno tramandato le situazioni, le storie, i personaggi della loro vita attraverso sgangherate rime piene di humour raramente
gioioso (avevano ben poco di allegro allora!) per mantenere vive le radici della propria terra. Loro inconsciamente. Giorgio e i “noi” impegnati invece a capire, studiare, interpretare modi di dire, modi di vivere nascosti nei
testi in parlata indigena. Coscienti di accostarsi a una cultura oggi difficilmente comprensibile e/o giustificabile
per chi “deve” imparare la lingua straniera del “progresso universale e omologante” fatta di sintesi, decisamente
poco sentimentale, per sentirsi inserito nell’attualità.
Giorgio è stato uno dei musicisti della Gente. Della sua Gente che gli ha confidato la propria musicalità.
Le canzoni che Lui ha poi riproposto con il prezioso Coro Stelutis – ma non dimentichiamo la Sua AERCIP poi
AERCO con il materiale grazie a Lui raccolto e coscienziosamente archiviato dai fedeli collaboratori – portano
ben evidente il gusto musicale vicinissimo alle sonorità della Sua terra.
Le voci aperte al suono più naturale possibile, benché curato per una armonia che sovente ricorda i suoni degli
strumenti popolari, l’armonia totale che fascia l’ascoltatore riportandolo facilmente a quelle tavolate di cantori
delle feste rituali come dei raduni familiari; delle cantate durante i lavori manifatturieri agricoli: vendemmia,
spannocchiatura del granturco, manualità della filanda fino ai battipali delle lagune.
Giorgio se n’è andato e così perdiamo un altro di quei compagnoni che, sin dal primo momento ti sembrava d’aver conosciuto… da sempre. Col quale, ri-incontrandoci per problemi di coralità “alta”, riprendevo il discorso interrotto all’ultimo incontro. Come se ci fossimo lasciati il giorno prima.
La Grangia voleva offrirgli ancora una scelta di canti del vecchio Piemonte che sapevamo interessarlo.
Ci è mancato due settimane prima e mi/ci ha lasciato comunque il duraturo ricordo d’una telefonata, come sempre affettuosa e dotta, scambiataci per le feste di fine anno 2007.
Al Coro Stelutis, a Silvia, sua figlia - che lo ha sostituito con competenza nella direzione e che sicuramente potrà mettere a frutto, non ne dubito, la continua “ritrasmissione” di informazioni, di esperienze e conoscenze avute in eredità, utili alla continuità di un impegno del quale questa nostra esterofila nazione ha bisogno - la gratitudine di noi cantori della cultura tradizionale piemontese.
Grazie Giorgio.
Angelo Agazzani per la Camerata Corale La Grangia
cronaca
repertori tradizionali di molti gruppi corali. E
l’importanza della sua continua, generosa
operosità di decenni gli ottiene riconoscimenti non solo italiani, come i più significativi
premi nazionali riservati a personalità del
mondo corale, o come l’invito a dirigere il
Coro Stelutis in prestigiosi teatri italiani, ma
anche in alcune tournée negli Stati Uniti.
Chi vi parla, pur conoscendo Giorgio Vacchi
di fama, non aveva avuto modo di conoscerlo
di persona fino a tempi recenti, quando per
ben due volte aveva avuto l’onore di partecipare, in rappresentanza del Comune, a manifestazioni celebrative dei sessant’anni di attività sua e dello Stelutis. Mi impressionarono,
in quelle occasioni, la simpatia dell’uomo, e
soprattutto l’affetto e la gratitudine che palesemente lo circondavano, ad opera di una vera folla che aveva riempito all’inverosimile
Santa Cristina e di un numero incredibile di
cori che si riferivano a lui come al “Maestro”
per antonomasia, e quasi a un Patriarca. Dissi
in quell’occasione poche parole, ma sentite
come non mai, e che non mi vergogno di ripetere oggi. E cioè che Vacchi aveva saputo
contribuire come pochi (in un Paese noto nel
mondo per i suoi tenori e i suoi mandolini, ma
tradizionalmente privo di vera cultura musicale) un’educazione alla musica “pratica”, al
“fare musica”.
Con mezzi apparentemente limitati, se si pensa all’abitudine di altri Paesi europei di formare quartetti o piccole orchestre di serissimi
dilettanti. In assenza di violini e violoncelli,
Vacchi aveva scelto, e usato al meglio, lo
strumento più povero, ma insieme più straordinario e più ricco di possibilità: la voce umana. Aveva insegnato a migliaia di persone, di
più generazioni, a usarla al meglio. E, soprattutto, a farlo insieme ad altri, come in una forma popolare e sociale di cultura e di festa:
quali sono i cori, per l’appunto.
La fedeltà a questo grande insegnamento ha
segnato tutta la vita di Giorgio Vacchi, che
oggi rimpiangiamo unendoci ai suoi cari e ai
suoi molti amici. Ci consola pensare che Silvia, assieme ai molti allievi e collaboratori di
suo padre, ne proseguirà l’opera.
“….chiedono che uno del Coro scriva qualcosa…” Che fare? Davanti al foglio che si ostina a rimanere bianco, misuro ancora una volta, accanto alla mia inadeguatezza, l’enormità di ciò che è successo e, contemporaneamente, il rischio di cedere all’ovvio e al banale. Ma tant’è: Giorgio se
n’è andato e nello smarrimento di questi giorni, forse per
esorcizzarne il malessere, tutti cerchiamo un rifugio sicuro
nelle tracce di ciò che è stato, nei ricordi, anche lontani, di
una vita che pure abbiamo avuto e che, per una parte importante, lui ha condiviso con tutti noi.
E siamo in tanti, molti più di quelli che l’elenco ufficiale esibisce, perché ci sono anche quelli di cui ricordiamo a malapena il nome, quelli che non hanno resistito o che non hanno voluto continuare e c’è Giordano e Domenico, Aldo e Lucio, Carlo e Franco e Rino e Arnaldo. Con tutti, proprio con
tutti, anche con i più distratti e lontani, Giorgio ha rinnovato, per ogni occasione che gli è stata offerta dall’attività del
Coro, semplice prova o concerto importante che fosse, la
“magia” che caratterizza nella sostanza il rapporto privilegiato che, quando si canta, si instaura tra chi dirige e chi
esegue, tra chi cerca di rendere chiaro ciò che ha dentro e
chi tenta di assecondarne l’espressione più significativa.
Tutto ciò è avvenuto, sembra incredibile, per un tempo che
basterebbe da solo a riempire una vita ed ha coinvolto un
numero incalcolabile di persone, la stragrande maggioranza
delle quali non era titolare né di particolari doti musicali né
di mezzi vocali fuori dalla media: a tutti, proprio a tutti, è
stata offerta l’occasione di partecipare a questo autentico
processo creativo.
Mi torna di colpo alla mente quello che, a pochi giorni dalla fine, Giorgio confidò pacatamente a chi era andato a trovarlo: “…forse, è ora di tirare i remi in barca. Io, qualcosa
ho fatto…”
Per noi che vogliamo continuare, pur rivendicando per lui
anche il riconoscimento dei suoi meriti di straordinario musicista e di appassionato cultore del mondo popolare, il
“qualcosa” più importante, quello che ha veramente segnato la vita di quanti, poco o molto, hanno avuto la ventura di
gravitare nell’orbita del suo Coro, credo proprio che stia soprattutto lì, nel patrimonio di intimità spirituale che grazie a
lui s’è consolidato, gesto dopo gesto, canzone dopo canzone,
anno dopo anno, sì che ciascuno, affinando la propria sensibilità, ha potuto affacciarsi ad una dimensione che per Giorgio era la vita, quella di tutti giorni.
Claudio corista dello Stelutis
19
notizie dalle Regioni
L
A.E.R.CO
Associazione
Emiliano-Romagnola Cori
Via San Carlo, 25/F
40121 Bologna
Presidente:
Fedele Fantuzzi
20
’AERCO, riunendo il Consiglio Direttivo a Bologna, ha programmato il ventaglio di attività previste nell’arco della primavera. Oltre a stabilire per il 6 aprile
la data dell’Assemblea annuale e della Giornata del Direttore di Coro, sono stati definiti i corsi musicali programmati nelle varie province emiliano-romagnole:
1) Corso di orientamento musicale – Parma
Il Corso, diretto da Giacomo Monica, si terrà a Parma con un calendario di dodici lezioni da aprile a maggio 2008 con l’obiettivo di sviluppare la pratica della lettura cantata attraverso melodie anche complesse nella ritmica e negli intervalli. e-mail: [email protected]
2) Corso di alfabetizzazione musicale – Marzabotto (Bo)
Il tema del corso, articolato da gennaio a marzo, è “Voce, Emozione, Pensiero”
e intende proseguire il lavoro biennale per migliorare le capacità di lettura e
comprensione del fatto musicale. Due i temi principali affrontati: l’approccio alla notazione musicale e l’acquisizione di competenze attive rispetto ad ascolto e
utilizzo della voce. Docenti: Elide Melchioni e Giovanna Giovannini.
e-mail: [email protected]
3) Corso di formazione musicale e di direzione di coro – Bologna
I corsi, rivolti da un lato alla formazione musicale riguardante la pratica e la produzione corale, dall’altro alla propedeutica per materie compositive e direzione
di coro, si tengono a Bologna con articolazione trimestrale (gennaio-marzo e settembre-novembre). Direttore dei corsi: Pier Paolo Scattolin; docenti: Fedele
Fantuzzi, Giorgio Mazzuccato, Mino Monica, Michele Peguri, Pier Paolo Scattolin, Angela Troilo, Sergio Tura. Assistenti: Angela Beghelli, Cristian Gentilini, Michele Napolitano. e-mail: [email protected]
4) Corso internazionale di musica corale – Rimini
Il corso ha assunto in questi anni una vocazione internazionale ed ha visto la partecipazione di coristi provenienti da tutte le regioni d’Italia e dall’estero. È diretto da Andrea Angelini in collaborazione coi maestri Peter Philips, Ghislaine
Morgan, Walter Marzilli. Il corso, che si terrà a Rimini al 31 agosto al 7 settembre 2008, sarà rivolto in modo particolare allo studio della musica corale del Rinascimento. Le attività di studio principali saranno: indagini sul funzionamento
della voce; esplorazione della tecnica vocale; prove corali del repertorio; lezioni individuali di canto; lezioni di direzione di Coro. e-mail: [email protected]
5) Corso di canto corale nelle scuole della provincia di Ravenna
Il corso, diretto da Matteo Unich, è riservato a venti classi delle scuole della provincia di Ravenna per l’anno scolastico 2007/2008 e si propone in modo privilegiato di diffondere il canto e la cultura romagnola. Il corso si svolgerà durante l’anno scolastico e prevede ore dedicate al canto corale e altre riservate all’approfondimento di temi storici e linguistici. e-mail: [email protected]
6) Corso base di canto corale. Anno II – Crevalcore (Bo)
Il corso, diretto da Gian Marco Grimandi, si svolge a Crevalcore dal 17 gennaio
al 22 maggio 2008 ed è aperto a chiunque sia interessato al canto ed alla formazione musicale, indipendentemente dalle sue competenze. Gli obiettivi del Corso sono: alfabetizzazione musicale; conoscenza del repertorio; esecuzioni pubbliche. e-mail: [email protected]
7) Corso corale Gospel – Piacenza
Il corso, diretto da Marcello Valentini, si svolge a Piacenza dal 1 settembre 2007
al 16 giugno 2008. Gli obiettivi del corso nascono dall’esigenza di creare opportunità di studio del canto corale per tutti gli interessati attraverso l’insegnamento delle tecniche corali e vocali Gospel e la creazione di nuovi soggetti corali. e-mail: [email protected]
8) Corso Black - Bologna Gospel African Music Kermesse – III ediz. – Bologna
Il corso è organizzato dai Cori Spirituals Ensemble, On The Chariot e Rhytm ’n’
Sound di Bologna. Docenti: Nehemiah Brown, Cheryl Portel, Carla Baldini. Il
corso si svolgerà nei giorni 10, 17 e 24 maggio 2008, con lo scopo di approfondire l’origine dei canti, i ritmi, le tecniche vocali, le armonizzazioni, il significato delle parole. Il corso è aperto a tutti, dai semplici appassionati, a coristi,
gruppi musicali, insegnanti e a chi per la prima volta vuole accostarsi a questo
genere musicale. e-mail: [email protected]
9) Corso di orientamento musicale – Bologna
Il corso prevede lo studio del solfeggio di base ed è rivolto a coristi o aspiranti
tali, senza limiti di età, con l’obiettivo di sviluppare la capacità di lettura ed in-
notizie dalle Regioni
terpretazione della divisione ritmica. Gli incontri si svolgono a Bologna, nelle
serate del lunedì, dal mese di gennaio a fine maggio 2008. Direttore Artistico:
Rosalise Gentile; docente del corso: Sante Zanotti.
10) Corso di base di canto corale per direttori di cori, cantanti, coristi e insegnanti - Provincia di Modena
Gli obiettivi del corso sono approfondire argomenti come “la respirazione”, “la
lettura musicale”, “l’intonazione”, anche attraverso l’uso di molti esempi e videoproiezioni. Il corso si svolge a Palanzano di Castelfranco Emilia da gennaio
a maggio 2008. Il corso, oltre che ai diversi cori della provincia, è aperto a tutti
gli interessati e in particolare agli insegnati delle scuole primarie. Direttore artistico e docente: Giovanni Torre. e-mail: [email protected]
11) Corso per coristi su tre livelli: voci bianche, ragazzi e adulti – Piacenza
Diretto dal Maestro Pigazzini con l’ausilio di alcuni collaboratori, si tiene a Piacenza un corso di alfabetizzazione musicale rivolto a tre differenti fasce di utenze ed incentrato sull’applicazione del metodo Goitre.
21
ra le attività organizzate dall’A.R.C.C. nei mesi di marzo e aprile 2008 prende
il via il Corso di Vocalità per coristi e direttori a Salerno, presso la sede Auser
oriente. Il laboratorio, che si avvale della presenza della docente Antonella Tatulli, è
rivolto con particolare attenzione al repertorio antico ed intende rafforzare le competenze musicali dei partecipanti in merito alla tecnica e alla pratica del canto a cappella.
Particolare cura viene dedicata al repertorio gregoriano, dal punto di vista neumatico e della prassi quattro-cinquecentesca, ed agli aspetti legati alle esecuzioni filologiche.
I moduli proposti sono i seguenti: Tecnica vocale (Respirazione diaframmatica Cenni di dizione e gestione logopedica della voce cantata – Fonazione – Impostazione della voce e problematiche legate ai registri); Fraseggio e musicalità (Vocalizzi con tutte le vocali – Sillabe e esercizi di intonazione, ritmo, dinamiche,
legato/puntato, attacco, agilità – Passaggio di registro e controllo dell’emissione);
Semiografia gregoriana (Analisi della notazione neumatica – Notazione adiastematica, diastematica e quadrata – Cenni storici di canto liturgico – Repertorio ed esecuzione).
Nel corso del 2008 si terranno inoltre le rassegne regionali dell’ARCC, giunte alla
XII edizione, che come di consueto coinvolgeranno i cori associati ed alcuni cori
ospiti da fuori regione, interessando tutte le province della Campania. L’ultima edizione ha visto la partecipazione di 10 corali e di un folto e competente pubblico.
Ricordiamo infine che il 30 aprile scade il bando di partecipazione al Concorso per
compositori “La musica napoletana in Polifonia”. Ulteriori informazioni in merito
sono disponibili sul sito www.coricampani.it
T
A.R.C.C.
Associazione Regionale
Cori Campani
Via Trento, 170
84131 Salerno
Presidente:
Vicente Pepe
notizie dalle Regioni
L
U.S.C.I.
unione Società Corali
del Friuli Venezia Giulia
Via Altan, 39
33078 S. Vito al Tagl. (PN)
Presidente:
Sante Fornasier
22
’Assemblea annuale di un’associazione costituisce un importante momento di riflessione sulle attività svolte e da svolgere; un momento di sintesi dei traguardi raggiunti
e di nuove proposte per il futuro. Con questi presupposti il 15 marzo scorso, presso il Museo Cjase Cocèl di Fagagna (Ud), si è riunita l’Assemblea dell’USCI Friuli Venezia Giulia, nella cui occasione, il Presidente Fornasier ha avuto modo di illustrare ai presenti la
ricca attività artistica, formativa ed editoriale dell’associazione.
Tra le iniziative appena conclusesi, Nativitas ha rappresentato e rappresenta uno degli appuntamenti più attesi, per il suo raccontare un Natale diverso da quello che troppo spesso vediamo, un Natale che si ricollega alle tradizioni popolari e alla cultura delle molte
comunità che costituiscono la regione Friuli Venezia Giulia (friulana, slovena, veneta,
giuliana…). Proprio dinanzi a tale ricchezza, è sorto ormai sette anni fa il progetto Nativitas: una serie di eventi, promossi ed organizzati dai singoli cori, selezionati in base alla coerenza a degli obiettivi comuni e riuniti in un’unica grande rete dall’USCI regionale con la collaborazione delle Associazioni territoriali. È così che Nativitas nel corso degli anni si è affermato quale progetto solido e di ampio respiro, riconosciuto come tale
dalle istituzioni e confermato dalle preziose collaborazioni con enti ed associazioni e dalla crescente risonanza di pubblico. Significativa la presenza sul territorio: 63 concerti, a
testimonianza dell’ampiezza di una rete che varca i confini regionali, aprendosi verso il
Veneto, il Trentino Alto Adige, l’Austria e la Slovenia, fino a toccare quest’anno anche
la Baviera. L’allestimento del calendario si è avvalso della collaborazione di USCI Gorizia, USCI Pordenone, USCF Udine, USCI Trieste e UCCS-ZSKD Unione dei Circoli
Culturali Sloveni. Il calendario degli appuntamenti - frutto del coordinamento delle varie proposte - ha interessato tutto il mese di dicembre fino all’Epifania.
Si è tenuta il 21 ottobre scorso a Trieste, presso il centro congressi Stazione Marittima,
in collaborazione con USCI Trieste, la undicesima edizione di Corovivo – Confronti corali itineranti del Friuli Venezia Giulia: ben 18 sono stati i progetti presentati, testimonianza del consenso che quest’iniziativa continua a suscitare, per l’originalità della sua
formula e per la costruttiva modalità di confronto che essa propone. È anche dimostrazione della vivacità dei cori, della loro sana curiosità verso nuovi stimoli, del “coraggio”
che li spinge a confrontarsi su palcoscenici importanti e della sana ambizione che li porta ad uno studio sempre più cosciente e mirato. Corovivo è un progetto originale, un
evento itinerante a cadenza biennale che permette di avvicinare concretamente il mondo
corale ad ognuna delle province della regione. La partecipazione è stata come sempre riservata alla coralità della nostra regione, rivolgendosi a tutti i cori del Friuli Venezia Giulia (anche a quelli non iscritti all’USCI). Come da regolamento, ogni formazione corale
ha curato due momenti di pari importanza: da una parte la vera e propria esecuzione musicale – valutata dalla giuria in base a tre fasce di livello, eccellenza, merito e distinzione – dall’altra la stesura di un “progetto” che ne indaga il contenuto a livello storico e
analitico, il migliore dei quali è stato premiato con uno speciale riconoscimento. I progetti presentati, così come nelle precedenti edizioni, sono stati raccolti e pubblicati in un
apposito volume che, oltre ad essere la più significativa testimonianza dell’evento, si rivela un utile strumento di conoscenza della realtà corale e musicale nonché una pratica
antologia contenente approfondimenti musicologici sui temi più diversi.
Altro importante evento del 2007 è stato il Festival Europeo per Cori Giovanili, svoltosi a Lignano Sabbiadoro dal 25 al 27 maggio ed organizzato da USCI Friuli Venezia Giulia, USCF - Unione Società Corali Friulane della Provincia di Udine, AGACH - Arbeitsgemeinschaft Alpenländischer Chorverbände (Unione delle Federazioni Corali Alpine),
in collaborazione con e con il patrocinio di FENIARCO. A partecipare sono stati 18 cori giovanili provenienti dalle regioni aderenti all’AGACH, all’USCI Friuli Venezia Giulia ed alla FENIARCO, con una presenza di oltre 500 giovani coristi. Numeri quantitativamente imponenti, cui si coniuga la qualità musicale di ciascuno dei cori coinvolti, molti dei quali sono ormai assidui frequentatori delle principali rassegne e dei concorsi nazionali ed internazionali. Nella serata di venerdì 25 maggio si sono tenuti sei concerti sul
territorio della Regione Friuli Venezia Giulia, coinvolgendo tutte e quattro le Province,
evidenziando l’elevato livello dei cori partecipanti e suscitando ampi consensi da parte
del pubblico. Nella giornata di sabato 26 sono stati attivati 4 ateliers di canto, incentrati
su differenti repertori di musica corale e guidati da docenti di fama internazionale. Nella
serata di sabato 26, a conclusione della giornata di studio, si è tenuto il grande Concerto
di Gala, nel quale i diciotto cori partecipanti hanno presentato brani del proprio repertorio e i brani studiati in ciascun atelier, riunendosi in un gran finale a cori riuniti. Il Festival ha offerto dunque una preziosa occasione di incontro tra realtà giovanili provenienti
da diverse Nazioni, distinte per tradizioni e abitudini ma profondamente unite dalla me-
notizie dalle Regioni
desima matrice culturale. Coinvolgere in un unico grande evento centinaia di giovani coristi tra i 14 e i 30 anni ha significato aprirsi a prospettive di positivo sviluppo non solo
per la coralità regionale, nazionale ed europea, ma anche per la formazione e la crescita
personale di ciascuno.
L’Assemblea riunita a Fagagna ha inoltre approvato le proposte progettuali per il 2008,
tra le quali si confermano importanti iniziative ormai consolidate quali, nel mese di luglio, Verbum Resonans – Seminari Internazionali di Canto Gregoriano, cui si affiancherà un ricco cartellone di Concerti e Messe e gli Incontri gregoriani tenuti dal prof.
Nino Albarosa nel corso dell’anno; Primavera di Voci – Progetto per i cori di voci bianche e cori scolastici, con quattro appuntamenti provinciali ed un grande Concerto di Gala che si terrà domenica 1 giugno presso il Teatro Verdi di Pordenone; Nativitas – Canti e tradizioni natalizie in Alpe Adria; i corsi di formazione per direttori e coristi, tra cui
i Corsi di Direzione nelle province di Udine e Pordenone, il Corso superiore per direttori di coro, nel mese di ottobre, i tre seminari Voce e consapevolezza corporea. Proseguirà inoltre l’attività editoriale, con la pubblicazione e la presentazione del volume degli Atti del Convegno su Alessandro Orologio, a completamento dell’opera omnia del
maggiore compositore friulano del Rinascimento, e la pubblicazione di volumi (Il çant
dal Friûl e Cjantutis pai fruts) dedicati alla tradizione corale regionale.
I
l 13 gennaio scorso, a Biella, l’ACP ha rinnovato il proprio direttivo per il quadriennio 2008/2011. Al termine di una assemblea molto partecipata sia per numero di presenze che per gli interventi nella discussione, sono stati eletti i nuovi organismi direttivi, così costituiti:
A.C.P. Associazione
Cori Piemontesi
Via Monte Mucrone, 3
13190 Biella
Presidente:
Sandro Coda Luchina
Presidente: Sandro Coda Luchina
Vice Presidente: Silvio Vuillermoz
Segretario: Giorgio Coda Luchina
Consiglieri: Giorgio Scaltriti, Livio Blessent, Roberto Bertaina, Roberto Alciati,
Luigi Gherlone, Claudio Alberti, Giorgio Tiberini, Romano Beggino, Paola Brizio,
Attilio Sartirani
Commissione Artistica: Giulio Monaco (presidente), Dario Tabbia, Alessandro Ruo
Rui, Fausto Fenice e Marco Santi.
Molto articolato il programma di attività che l’assemblea ha affidato al nuovo direttivo. Al primo punto figura la valorizzazione della coralità di base, con manifestazioni come la rassegna regionale itinerante Cantiamo a… e Piemonte in…Canto, che
prevede l’organizzazione di ateliers che stimolino la crescita dei cori. Iniziative per
la coralità emergente sono invece il Concorso regionale di Alba, che prevede anche
una borsa di studio finalizzata a favorire la partecipazione di uno o più gruppi a Concorsi Nazionali e il Gran Galà Corale, riservato a gruppi segnalati per particolari
meriti artistici. È prevista anche la realizzazione di un CD dedicato al repertorio popolare regionale.
Intensa l’attività editoriale, che prevede tra l’altro la collaborazione con Feniarco per
la pubblicazione del volume di Voci e tradizione dedicato al Piemonte. Sul fronte didattico sarà curata la pubblicazione dei materiali di Cantincoro, mentre per il repertorio verrà dato sempre spazio alla diffuzione del materiale prodotto per il concorso
di composizione.
Anche per la rivista regionale Voglia di Coro, già rinnovata nella grafica, è prevista
una nuova strategia editoriale che la trasformi in una vera rivista di aggiornamento
ed attualità corale.
La formazione verterà su due pilastri: quello della didattica, con l’iniziativa
Cantincoro e quello della vocalità., con laboratori strutturati per ogni provincia. Saranno inoltre messe a disposizione borse di studio per la qualificazione dei direttori
dei cori iscritti.
E infine il grande impegno di Europa Cantat 2012 a Torino, che vedrà l’ACP a fianco di Feniarco nell’organizzazione e impegnerà il direttivo appena eletto a gestire nei
prossimi quatro anni tutte le fasi preparatorie.
23
notizie dalle Regioni
’ASAC propone diverse iniziative per l’anno in corso, proseguendo e affinando manifestazioni ormai affermate e attivandone di nuove. La XXXII edizione di “Venezia
in coro”, manifestazione ormai conosciuta e apprezzata per l’opportunità che offre ai cori
di vivere una giornata di canti e amicizia nella splendida cornice della città lagunare, si
terrà domenica 8 giugno ed è possibile partecipare aderendo ai tre diversi programmi previsti. Il programma di Concerti nelle Chiese si svolgerà d’intesa con la Curia Patriarcale di
Venezia ed avrà luogo in dieci/dodici chiese, tra le più centrali della città e dotate di buona acustica. Vi prenderanno parte i complessi con repertorio polifonico sacro. I “Concerti
di solidarietà” prevedono l’esecuzione di canti e musiche della tradizione popolare in una
decina di ambienti assistenziali tra ospedali e case di riposo per anziani. Al programma di
animazione musicale-corale prenderanno parte i cori con qualsiasi organico e repertorio
che si esibiranno in un programma di animazione musicale itinerante tra calli e campielli.
La città sarà suddivisa in una trentina di “quadranti” che delimiteranno una precisa area
cittadina; ad ogni coro sarà riservato un quadrante, nelle cui strutture urbane si svolgerà
una parte del programma di animazione musicale. L’altra parte sarà realizzata durante un
percorso itinerante nella città. Anche i cori che partecipano ai primi due programmi, prima
o dopo l’impegno concertistico previsto, animeranno la città con le loro esibizioni. Tutte
le formazioni aderenti alla manifestazione si alterneranno durante l’arco della giornata in
una esecuzione corale in una importante e centrale piazza di Venezia. Il momento conclusivo di “Venezia in Coro”, nel tardo pomeriggio, vedrà l’esecuzione a cori riuniti di alcuni brani d’assieme.
Nel primo pomeriggio di domenica 20 aprile, al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto (Treviso), si terrà l’Assemblea Generale dell’ASAC, massimo organo dell'Associazione, alla presenza del Presidente, dei componenti il Consiglio Direttivo, del Collegio dei
Sindaci, della Commissione Artistica e del rappresentante delegato di ciascun complesso
associato. Durante l’Assemblea saranno discusse e sottoposte all’approvazione dei delegati intervenuti le relazioni morale e finanziaria e la gestione sociale dell’associazione. Al
termine dell’Assemblea verrà dato spazio ad un breve concerto corale, degna conclusione
in “musica” di una giornata così significativa.
Si svolgerà a Mel (BL) dal 26 al 31 agosto il corso residenziale per direttori di coro. Guidati dalla sapiente mano del M° Stojan Kuret sono istituiti due corsi: Corso A, propedeutico (26/28 agosto, massimo 30 iscritti, dedicato a coloro che desiderano avviarsi alla direzione non avendo mai diretto un coro o, pur avendo una certa esperienza di direzione e
una certa conoscenza della musica, volessero rafforzare l’apprendimento delle basi della
direzione corale ed apprendere elementi di vocalità), e Corso B, avanzato (29/31 agosto,
massimo 15 iscritti, per i direttori di consolidata esperienza interessati ad affrontare ed analizzare nuovi repertori, vocalità e metodologie di gestione delle prove ed esecutive). Le lezioni e le esercitazioni si svolgeranno sia in forma individuale che collettiva ed i corsisti
avranno la possibilità di avvicendarsi anche nella direzione del coro-laboratorio, con un
concerto aperto al pubblico domenica 31 agosto alle 21.00. I corsi saranno condotti dal M°
Stojan Kuret, supportato da lezioni anche individuali tenute da un’esperta di vocalità, la
Prof.ssa Nina Kompare. Il corso A si avvarrà dell’intervento del M° Alessandro Kirschner
per la direzione e gestualità, con lezioni individuali, parallele al corso centrale. In ciascuno dei due corsi sarà riservata una serata di approfondimento del repertorio e incontro con
importanti compositori.
L’ASAC Veneto, con il patrocinio della Regione Veneto ed il contributo della Fondazione
di Venezia, si è fatta promotrice di una nuova e innovativa iniziativa, nata da un idea di
Paolo Bon, organizzando un concorso riservato alle classi e agli studenti delle Scuole Primarie e delle Scuole Secondarie di Primo Grado del Veneto ed ai Cori associati all’ASAC
denominata “Pontus”, Integrazione ed interazione culturale attraverso la musica. Il concorso prevede la raccolta di materiale musicale proveniente da diverse tradizioni culturali
relative alle aree di provenienza dei bambini o coristi immigrati (presenti nelle sedi scolastiche e nei cori) e dei familiari degli stessi attraverso registrazioni su qualsiasi tipo di supporto e compilazione di schede appositamente predisposte. Particolare attenzione dovrà esser posta nel ricercare materiale proveniente dalla tradizione popolare e folklorica dei va-
L
A.S.A.C.
Associazione
per lo Sviluppo
delle Attività Corali
Via Castellana, 44
30174 Mestre (Ve)
Presidente:
Alessandro Raschi
24
notizie dalle Regioni
ri paesi (canti, filastrocche, ninna nanna, ecc…), evitando la presentazione di brani provenienti dalla produzione musicale di consumo. Il materiale raccolto potrà essere presentato o elaborato dalle classi, dai cori o dai singoli allievi (italiani e/o immigrati e/o italiani di origine straniera) attraverso diverse forme artistiche, realizzando opere di carattere
letterario, grafico, musicale o musical-teatrale per le scuole, di carattere musicale per i cori, oggetto di valutazione e premiazione da apposita giuria. Il materiale ottenuto sarà successivamente esaminato da commissioni di esperti che selezioneranno le tracce di rilevante interesse etnomusicologico, che verrà quindi sottoposto all’attenzione dei compositori che saranno chiamati a realizzare delle opere di carattere corale. Gli obiettivi di questa iniziativa sono l’apertura degli orizzonti culturali a favore di tutti gli studenti e coristi
per un’integrazione condivisa, aperta e reciprocamente tollerante a favore di ospitanti ed
ospiti e la raccolta di materiale musicale nuovo ed inedito per una futura elaborazione e
diffusione a livello nazionale ad uso del mondo corale e della scuola.
L’ASAC avrà il piacere e l’onore di organizzare ed ospitare il Convegno Nazionale delle
Commissioni Artistiche previsto per il 17-18 maggio 2008 a Bassano del Grappa. A margine dei lavori, sarà proposta ai maestri intervenuti, l’esibizione di alcune formazioni corali venete e la vista della bella cittadina vicentina, reduce dall’Adunata Nazionale dell’Associazione Nazionale Alpini che si terrà proprio a Bassano la settimana precedente.
Nella prima metà di luglio si terrà la seconda edizione di “Cantiamo i monti”, un fine settimana dedicato al canto di ispirazione popolare e di montagna con il patrocinio dei comuni e la collaborazione dei nostri cori cadorini. La manifestazione prevede alcuni concerti il sabato sera nei centri più importanti del Cadore e domenica una giornata di esibizioni canore e amicizia sulla cima del Monte Rite, nel Comune di Cibiana di Cadore in
provincia di Belluno.
È in fase di organizzazione la V edizione del Festival della Coralità veneta, manifestazione biennale a carattere competitivo, che anche in questa edizione si proporrà alla coralità
veneta con interessanti novità allo scopo di favorire la crescita e l’affermazione dei cori e
stimolare e valorizzare nuove esperienze e repertori nell’ambito dell’esecuzione corale,
della composizione, dell’arrangiamento e dell’elaborazione. Numerose le iniziative che le
consulte provinciali organizzano sul territorio, sia di carattere concertistico che di approfondimento per coristi e direttori e intensissima l’attività concertistica e organizzativa
di tutti in nostri cori a testimonianza di una realtà corale viva e propositiva, attenta alla
tradizione ma anche aperta al rinnovamento e alla crescita artistica e associativa.
L
U.S.C.I. Lombardia
Unione Società Corali
Italiane della Lombardia
Via S. Marta, 5
23807 Merate (LC)
Presidente:
Tonino Chiodo
’Associazione regionale lombarda terrà la sua Assemblea sociale ordinaria sabato 19 aprile 2008 a Bergamo, nella Casa del Giovane.
Nel corso dell’assemblea saranno presentati i bilanci preventivo e consuntivo e il programma di attività 2008.
Per il 3 maggio è comunque già stato fissato (in sede da definire, nel momento in cui
scriviamo) il concerto di gala che concluderà il concorso corale Progetto Coro. Durante la serata canteranno i tre cori meglio classificati alla fase finale del concorso:
- Coro da Camera del Civico Liceo Musicale di Varese
direttore, Gabriele Conti
- Coro Fonte Gaia di Rovagnate (LC)
direttore, Flora Anna Spreafico
- Convivia Musica di Arcellasco d’Erba (CO)
direttore, Marco Testori
Nel corso della manifestazione sarà presentato ufficialmente il volume che raccoglie
l’antologia delle composizioni di Angelo Mazza.
25
rubriche
DISCOGRAFIA
a cura di Alvaro Vatri
I
l fascino di un coro amatoriale
è la sua eterogeneità, sotto tutti
i punti di vista: dall’età, alla
cultura, alle motivazioni personali. Ma
c’è un elemento unificante: la passione
per il canto corale, o, più genericamente, per “cantare insieme con gli altri”.
L’eterogeneità è sicuramente una ricchezza, che però pone problematiche di
leadership impegnative e affascinanti.
Al tema la FENIARCO ha dedicato un
convegno, in questa sede ne vogliamo
evidenziare un aspetto che ci porta poi
a introdurre il CD oggetto della nostra
segnalazione. Dicevamo dell’eterogeneità anche dei talenti e della preparazione musicale che si riscontra nei cori
amatoriali. Molte volte questo aspetto
suscita insofferenza tra chi vorrebbe
progredire più in fretta e chi “arranca”
per tutta una serie di legittimi motivi.
La forbice che si apre all’interno di un
gruppo in cui si verifichi una tale situazione può portare ad una scissione, con
il distacco dei “più bravi”, o di quelli
“che hanno più tempo per studiare”, da
cui si originano gruppi “madrigalistici”
e/o (più recentemente) “gruppi vocali”,
le “vocal band” che attingono dal repertorio jazz-pop. Che un gruppo di coristi decida di dare vita ad un ensemble
madrigalistico è un evento salutato con
molto favore, più tiepida invece è l’accoglienza della seconda evenienza. Ep-
“
26
pure quello delle “vocal band” è un fenomeno “corale” in espansione, che sta
facendo emergere prodotti musicali di
qualità, rivelandosi anche un ottimo
veicolo per la diffusione del piacere del
“cantare insieme” e che mantiene con
la coralità amatoriale, diciamo così,
“tradizionale” un legame profondo soprattutto nello spirito della gratuità e
della passione per il canto corale che lo
anima. Nelle nostre Associazioni Regionali sono molte le realtà di questo tipo e sicuramente sarà nostro compito
capitalizzare anche queste risorse in
forme innovative ed evolutive.
Questa premessa per presentare il CD
di una “vocal band”, o, come si legge
nel curriculum, showchoir Vocalists
“Le Pleiadi”. Il titolo del disco è
Shadow of Stars II , inciso nel 2006. Si
tratta della seconda fatica discografica
– la prima risale al 1992 – del gruppo,
fondato nel 1984 dalla Maestra Lucia
Targa già conosciuta come creatrice del
“Piccolo Coro Bolzano” e all’epoca
una delle poche, se non l’unica donna a
dirigere un coro tanto ambizioso. Riportiamo dal curriculum:
“Questo “ensemble spettacolare” rappresenta certamente un aspetto atipico
nel panorama europeo, composto per
lo più da Cori di Musica Sacra, di
Montagna o Popolari e ha perseguito,
sin dalla fondazione, l’intento di pro-
muovere una coralità ed un repertorio
diversi rispetto a quelli tradizionali,
allargando gli orizzonti per avvicinarsi
sempre più, attraverso la sperimentazione vocale e sulle armonie, allo spirito ed alla complessità anche culturale
della musica pop americana e del jazz.
Interpretare solo con le voci brani propri di un repertorio tanto lontano dalle
nostre tradizioni, brani creati per gruppi strumentali o per orchestre, quindi
estremamente ricchi, particolari nei
ritmi, nelle armonie, nelle scelte timbriche, negli impasti sonori, è certamente una scelta ambiziosa. Significa
infatti per ogni singolo corista affrontare un lavoro notevole di preparazione
teorica, musicale e vocale.
L’attuale repertorio attinge dagli standards del jazz, del blues, dell’american
pop, della musica latino-americana e
dagli spirituals.
I brani sono per lo più elaborati e personalizzati con armonizzazioni proprie.
Composizioni di musicisti contemporanei, quali Desmond, Ellington, Gershwin, Jobim, Waller ed altri ancora,
divengono così nelle esecuzioni delle
Pleiadi, qualcosa di veramente proprio, esaltando lo spirito musicale della maestra e l’originalità del gruppo.
Le esecuzioni vengono inoltre impreziosite da scherzose coreografie ed
estrose citazioni non solo musicali”.
Per informazioni:
Vocalists Le Pleiadi
Associazione Musica
e Canto Corale Bolzano
Viale Europa, 53 f
39100 Bolzano
[email protected]
www.lepleiadi.it
rubriche
SCAFFALE
a cura di Alvaro Vatri
“
Q
uidquid recipitur ad modum
recipientis recipitur”, diceva
San Tommaso, cioè, parafrasando per l’ambito musicale: “ciò che
si ascolta dipende dalle capacità di chi
ascolta”. Questa evidente realtà, intrinseca nell’essere umano, ha stimolato,
nel corso della storia, ricerche e costruzioni teoriche complesse, spingendo a
frugare nelle varie discipline scientifiche per cercare di trovare quelle leggi
che potessero spiegare come viene a
generarsi un giudizio estetico, qual famoso “mi piace/non mi piace”.
“Mi piace PERCHÈ?” Bella domanda!
E risposte belle e stimolanti sono state
date, ma anche tragiche e disumanizzanti, a questo quesito fondamentale,
come ci racconta la storia dell’estetica
musicale.
Recentemente è molto in voga attingere alle “neuroscienze”, che indagano
gli affascinanti e misteriosi meccanismi
del nostro cervello, per trovarvi le spiegazioni, o almeno alcune spiegazioni,
delle nostre reazioni emotive all’ascolto musicale. Abbiamo già dato conto di
un recente volume del prof. Andrea
Frova, dell’interessante dibattito che ha
suscitato. Vorrei proporre la lettura di
un altro volumetto “di base”, che inserisce ulteriori stimoli e spunti di riflessione per l’approfondimento di questo
tema così intrigante: Psicologia della
musica di Daniele Schön, Lilach
Akiva-Kabiri, Tomaso Vecchi, ed. Carocci (febbraio 2007). Si legge nella
quarta di copertina: “Che cosa succede
nella nostra mente quando ascoltiamo
una Sonata di Bach o la nostra canzone preferita? Come elabora il cervello
l’informazione musicale? A che cosa è
dovuto il successo della musicoterapia? Il testo risponde a queste e altre
domande, presentando le diverse teorie
sulla psicologia della musica e gli sviluppi più recenti nell’ambito delle neuroscienze cognitive”. Curiosità irresistibili, che aumentano a scorrere l’indice. Citiamo a caso: “Musica e mente
musicale”, “La musica materna”, “I disturbi nell’ambito della musica”, “La
musica e le capacità non musicali”,
“Pratica musicale e plasticità cerebrale”, “La memoria musicale”, “Le emozioni nella musica”, “Le basi cerebrali
della musica”… Sicuramente l’approccio è divulgativo, quale si addice ad un
volume “di base”, appunto, ma l’orizzonte che viene tracciato è estremamente stimolante e rappresenta sicuramente un buon inizio per ulteriori approfondimenti.
Se si vuole ricercare già qualche risposta, a sua volta generatrice di ulteriori
domande e curiosità, ci si può avvicinare ad un volume dal taglio più accademico, che richiede un certo impegno
nella lettura: Silvia Vizzardelli, Filosofia della musica, Laterza 2007. In particolare i capitolo che rientra nel nostro
discorso è il Terzo: Musica e tecnica, di
cui citiamo alcuni paragrafi: “Tecnica
ed emozione”, “Salute e malattia della
mimesis”, “Musica e scienze: una associazione a delinquere?”… Il volume
della Vizzardelli (Docente di Estetica
Musicale e Filosofia della Musica nella
Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria) riscontra un
grande successo editoriale e, per dovere di completezza, ne riportiamo la sintetica scheda di presentazione:
“I rapporti tra musica e filosofia sono
sempre stati complessi e insidiosi. Da
un lato, la filosofia ha visto nella musica un semplice allettamento dei sensi,
fonte di piacere e di soddisfazione più
che occasione di riflessione, dall’altro
l’ha considerata come un’esperienza
privilegiata di contatto con l’assoluto e
con il divino, al punto da volerne quasi
imitare forme e ritmi. Il primo capitolo
del volume ripercorre gli snodi fondamentali della storia del pensiero musicale e si sofferma sullo scarto di consapevolezza che, a partire dal romanticismo, ha fatto sì che la riflessione filosofica sulla musica prendesse uno sviluppo e un’importanza prima sconosciute. Il secondo capitolo rilegge la
tradizionale questione del ruolo del
sentimento nell’arte dei suoni, inserendosi così in una discussione che è oggi
tornata di attualità e occupa gran par-
te della riflessione dedicata alla musica dall’estetica analitica angloamericana. Il terzo capitolo prende in esame
la questione della tecnica, richiamandosi alle elaborazioni critiche e teoriche proposte dai grandi autori dell’estetica musicale novecentesca - da
Adorno a Dahlhaus - e confrontandosi
con le tesi emergenti nell’ambito delle
poetiche musicali contemporanee, da
Xenakis a Boulez”.
Buona lettura
MONDOCORO
MONDOCORO
Curiosità, navigazioni, spigolature su Internet, riviste, libri
a cura di Giorgio Morandi
S
e guardo il calendario… decisamente è inverno ancora; se guardo il mio (micro)giardino… la primavera
avanza. Non primule, rose di natale e viole soltanto, ma narcisi bianchi e gialli, belle azalee e melo cotogno
bianco soffuso di rosa. Stamane con sorpresa ho scoperto che il bizzarro pruno che seguo da venti primavere sta per scoppiare in fiore. Se penso a quando i miei 24 lettori leggeranno questo “Mondocoro”, non posso che vedermi alle porte dell’estate. È questa la bellezza della vita dai mille paralleli possibili: lo studio di canti nuovi, il recupero di alcuni momentaneamente lasciati, i primi risultati in aula prove e con l’avanzare della primavera verso l’estate lo fioritura delle esecuzioni… Mille concerti, rassegne, servizi civici e liturgici per il nostro pubblico, per la nostra società, per noi stessi (perché no? Incommensurabile il piacere di far musica insieme. Perché non
goderne?). E per qualcuno una esperienza importante fuori regione, all’estero. Impegnati nel canto noi sempre più
ci rendiamo conto, ci identifichiamo nelle parole di Shakespeare richiamate anche da William Vaughan:
“L’uomo che dentro di se non ha musica e non si commuove all’accordo di dolci suoni, è predisposto ai tradimenti, agli stratagemmi e agli sprechi. A simile uomo non si dia fiducia”.
L’originale:
"The man that hath no music in himself, Nor is not moved with concord of sweet sounds, Is fit
for treasons, stratagems and spoils... Let no such man be trusted."
(Shakespeare, The Merchant of Venice [and Vaughan William’s Serenade to Music])
Nel ricordarvi che è sempre possibile richiedere maggiori informazioni o gli articoli completi a [email protected] oppure
fax 02.700440733 eccovi la venticinquesima proposta di una dozzina di notizie e spunti “flash” da tutto il mondo. CORdiALITÀ.
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OH, L’EMOZIONE DEL CANTO…!
“…Proponi un concerto in cui i cantori debbano
memorizzare la loro musica – le partiture che
essi tengono in mano durante le prove costituiscono una barriera verso il pubblico… Secondo
me non può esserci un vero contatto coro-pubblico quando si hanno in mano le partiture. Naturalmente devi scegliere un programma di brani molto significativi e perfettamente comprensibili per i cantori – così che l’emozione non si
perda nello sforzo della traduzione…. Brani in
cui la musica non sia solo fine a se stessa… Per
i cantori di chiesa, per esempio, è più facile. Naturalmente devono sapere e sono convinti di ciò
che cantano… giusto? Tu Direttore sai come si
fa questo!…” (Brad Olesen, Dipartimento di
Educazione Musicale dell’Università di Miami,
presentando il libro con video DVD di Tim
Seelig "The Perfect Blend" (“La Fusione perfetta”).
“CARISMA CORALE”
“Il libro Choral Carisma: Singing with expression (Carisma Corale: Cantare con espressione)
di Tom Carter è un eccellente libro altamente
raccomandato” dice il direttore di coro americano Dr. Philip L. Copeland, Direttore di Attività
Corali dell’Università di Alabama a Birmingham. E continua dicendo: “Sei un direttore di
coro a cui piacerebbe avere cantori più espressivi? Sei un cantore che vuole cantare con passione ed autenticità? O sei un insegnante di
canto che vorrebbe aiutare i suoi studenti a
cantare con maggior presenza? Questo libro offre un avvicinamento comprensivo proponendo
tecnica ed esercizi per esecutori, direttori ed insegnanti a qualsiasi livello.
Questa abilità e questa introspezione aiuta a
portare ancor più umanità nel cantare, nell’insegnare e nel dirigere. Cuore, mente, corpo e
spirito lavorano insieme per rendere il cantare
ancor più appagante”.
E l’autore stesso del volume così si presenta:
“Per 25 anni ho aiutato cantori ed attori a farsi
esperienze interessanti con il loro pubblico. Poi
sono passato a fare questo con i Cori ottenendo
risultati molto soddisfacenti. Quando i cantori
compenetrano profondamente e specificamente
musica e testo, le loro facce ed i loro corpi diventano dinamicamente espressivi, il loro canto diventa vibrante e ricco di sfumature e – cosa molto significativa – questa loro coscienza
porta il pubblico direttamente nel cuore e nell’anima della musica. Il successo di questo mio
operare coi cori mi ha portato a scrivere, sull’argomento, un libro di cui è disponibile ora
una seconda edizione”.
MONDOCORO
INSEGNARE AI BAMBINI
IL CANTO
Il libro di Ken Phillips Teaching Kids to sing
esplora la storia che si cela dietro la cura della
vocalità in America descrivendo come attitudini
diverse verso il canto nella scuola hanno influito sul suono come lo conosciamo oggi. L’autore è
anche sostenitore dell’idea che cantare è un processo psicomotorio che non sempre è facile da
insegnare o da apprendere.
Egli passa in rassegna i parametri vocali delle
voci dei giovani e dei ragazzi spiegando la difficoltà dovuta al cambio della voce soprattutto nei
maschi.
Ken Phillips incoraggia gli insegnanti a considerare il canto alla stregua di uno sport che richiede il coinvolgimento fisico del corpo. La seconda
parte del libro, invece, è riservata a 90 esercizi
metodologici specifici riservati agli insegnanti
per lo sviluppo del proprio coro. Divisi per tre fasce di età gli esercizi sviluppano la respirazione,
la fonazione, la risonanza, la dizione e l’espressione del coro. È sicuramente un eccellente libro
di riferimento per ogni insegnante di musica che
sia impegnato nell’insegnamento del canto a
cantori di qualsiasi età.
ASSOCIAZIONISMO CORALE
IN AFRICA
Lo scorso mese di Settembre 2007 a pointe Noire
inCongo (ex-Belga) è stata costituita la Federazione Nazionale Per la Musica Corale, presieduta dal signor Laurent N’Tassani. Questa Federazione organizzerà il suo primo Festival Corale
dall’11 al 13 Luglio 2008.
Per contatti: [email protected].
INTERNATIONAL
MUSIC COUNCIL
(Consiglio Internazionale per la Musica)
La 32ª assemblea Generale del Consiglio Internazionale per la Musica tenutasi a Pechino dal 14
al 16 ottobre 2007 ha adottato una serie di decisioni chiave che prepareranno la strada alla costruzione di una più grande capacità dell’Organizzazione e dei suoi membri di lavorare andando verso il raggiungimento dello scopo di diventare la principale organizzazione professionale
mondiale che si dedica allo sviluppo e alla promozione della musica.
Attirando l’attenzione sulla Mission dell’IMC di
dare al suo associazionismo un valore eccezionale costruendo conoscenze, creando opportunità di rete, sostenendo ed incrementando la visibilità del soggetto che aiuta a sostenere la partecipazione della gente alla vita musicale, IMC
porterà avanti le sue azioni future secondo un
nuovo piano strategico. In aggiunta al normale
lavoro delle ammissioni, ma anche delle sospensioni ed esclusioni, delle finanze e del budget,
l’Assemblea Generale ha adottato una nuova
struttura societaria che permetterà ad ogni organizzazione nel campo delle arti e della cultura
che sottoscriverà la missione e gli obiettivi di
IMC, di diventare membro con diritto di voto di
IMC. In accordo con questa nuova struttura si è
avuto un accordo anche sulla nuova scala delle
quote associative applicabili.
Per un secondo biennio l’assemblea Generale ha
eletto presidente l’australiano signor Richard
Letts. Nel consiglio Direttivo è stata eletta anche
la signora Sonia Greiner, già segretaria di Europa Cantat, la Federazione Europea dei Cori.
APPUNTI... DI VIAGGIO
Quale è il coro che non ama poter proporre il
frutto del suo gioioso lavoro anche fuori della
propria sede, in località della propria regione o
del resto del paese o addirittura all’estero? Dunque l’argomento che sto per proporre pur non essendo originalissimo a qualcuno può essere di
interesse. Nasce da una semplicissima domanda
che in molti si sono posti o si pongono ogni giorno: “Siamo un piccolo coro; vorremmo fare un
viaggio… Da che parte si comincia?”
Telegraficamente:
• Il gruppo deve chiedersi a quale scopo vuol
viaggiare. Deve aver chiaro in mente quale tipo di esperienze musicali e culturali vuole vivere: partecipare a un festival? Fare concerto
con una orchestra? Dare al viaggio un taglio
più turistico con lo scopo di rafforzare il gruppo come tale? Curare reciprocità di rapporti e
scambio di culture?…
• Dalla risposta a questa indagine deve scaturire la decisione per un viaggio all’interno del
paese o all’estero;
• Bisognerà, poi, decidere esattamente dove e
quando realizzare il viaggio, allo scopo di…
• contattare per tempo una buona Agenzia
Viaggi ed ottenere le proposte migliori ai prezzi migliori con le migliori modalità di pagamento…
I costi di viaggio sono sempre importanti. Perché
non…
• cercare di abbattere i costi, per es. riempiendo
il pullman di accompagnatori…
• pensare a uno scambio con un coro che dia alloggio in famiglia o a prezzi convenienti e porti al concerto il proprio pubblico?
• Un coro piccolo potrebbe scegliere di viaggiare con mezzi pubblici (treni e metropolitane…
vedi a Parigi o Londra, per esempio);
• Bisognerà definire al più presto il numero dei
partecipanti… quanti concerti… quanti giorni
29
MONDOCORO
durerà complessivamente il viaggio… definire
un preventivo di spesa procapite… le forme di
copertura finanziaria… le forme di copertura
assicurativa…
• Viaggiando con bambini sarà bene che tutto
sia previsto, organizzato, prepagato e/o gestito
come gruppo…
CORI IN CHIESA…
PREGANO O CANTANO?
30
Julian Bryson, musicista americano coinvolto nel
servizio musicale in molte piccole chiese della
Congregazione Battista del sud dice di aver sempre osservato con particolare attenzione i cantori durante il canto di Inni, Antifone, Cori, Gospel
urbano e Gospel del sud, ecc… e dice di aver scoperto – al di là della musica in sè – che alcune
persone pregano mentre altre no! Egli dice: “Credo che il problema maggiore con la musica da
chiesa non sia la musica, ma la gente.
Sia in concerto, sia in chiesa i cantori sono così
presi dalla “produzione” che dimenticano di pregare. Parafrasando un po’ io vedo e sento cose del
tipo: “A me non piace questa musica, quindi per
esprimere il mio non-piacere oggi io non partecipo alla preghiera!” oppure “Quel cantore è davvero orribile!” o ancora “Quella musica a me piace!”.
Tutte e tre queste posizioni/citazioni mancano il
bersaglio principale della musica da chiesa: Dio.
Non dico che non dovremmo riconoscere per il loro duro lavoro i musicisti o trovare e vedere la
musica in diretta e stretta correlazione con la
Congregazione, ma se questi sono il centro della
nostra attenzione, il centro di quello che facciamo, allora la chiesa non diventa altro che una comune sala da concerto ed il servizio musicale liturgico non resta che un altro concerto…”.
Non vi è nessuna intenzione di generalizzare, ma
il discorso sembra essere proprio lo stesso di
tanti nostri cori “profani” prestati al servizio liturgico, di tanti cori parrocchiali e molti canti
“propinati” (anche da Reverendi) nelle Sante Messe cattoliche attuali di qualsiasi rito. Nonostante
la frequente citazione del santagostiniano “Chi
canta prega due volte” tutti cantano, ma c’è chi
prega e chi no!
GIORNATA INTERNAZIONALE
DEL CANTO CORALE 2007 E 2008
Il 9 dicembre scorso il mondo corale (in 58 paesi
diversi) ha cantato ad una voce sola, con un cuore solo per celebrare la Giornata Internazionale
del Canto Corale. In tutto il mondo sono stati realizzati eventi corali di genere diverso, dal canto
all’aperto di studenti a trasmissioni Radio e Tv
specificamente riservate al canto corale. Il Pro-
clama della giornata è stato letto in oltre 14 lingue diverse. Un resoconto più dettagliato e completo della giornata verrà presentato in un prossimo futuro. Grazie – dice IFCM organizzatrice
della giornata – a tutti coloro che hanno partecipato, e ricorda fin da ora che la prossima Giornata Mondiale del Canto Corale cadrà in data 14
dicembre 2008.
GESTIRE L’ASPETTO
FINANZIARIO DEL CORO
Essere responsabile delle finanze del coro è un
ruolo delicato e con molte sfaccettature, ma
quante sfide e quante soddisfazioni!
Responsabile del finanziamento di una associazione corale è di solito il Tesoriere che opera in
stretto contatto con il Presidente del Consiglio
Direttivo.
I suoi compiti – peraltro spesso precisati nello
Statuto associativo – possono essere molto diversi, da un ruolo di pura supervisione quando praticamente le transazioni sono gestite direttamente dallo staff che gestisce il coro, fino a un coinvolgimento totale ed ampio in una organizzazione più rigida, anche se è suggeribile, in tal caso,
un “Comitato per le finanze del Coro” con partecipazione di esperti esterni all’associazione.
Un interessante e dettagliato sguardo/analisi
dell’argomento è esposto nell’articolo “Charing
the Financial Committee” (“Presiedere il Comitato Finanziario”) in The Voice of Chorusamerica,
n. 2 – Winter 2007/2008 pag. 31).
LABAN MOVEMENT ANALYSIS
e DIRETTORI DI CORO
L’argomento che è stato proposto nella precedente edizione di Mondocoro viene brevissimamente
ripreso solo per segnalare che da ottobre scorso
ad oggi oltre 500 direttori di Coro hanno scaricato il saggio di Charles Gambetta “Conducting
outside the box…” cioè “Dirigere creando un fresco approccio alla gestualità della direzione corale attraverso i principi dell’analisi del movimento di Laban".
Lo fa presente lo stesso signor Gambetta che ritiene ci possa essere qualcuno interessato a lavorare con lui la prossima estate quando in Romania condurrà un seminario di due settimane nel
mese di giugno. Dettagli si possono trovare in
http://choralnet.org/classifieds/viewAd.phtml?
id=4774&lang=en . Il signor Gambetta, inoltre,
invita quanti desiderino avere sia notizie sull’Analisi del Movimento di Laban, sia notizie circa il
Seminario estivo in Romania a contattarlo via email al seguente indirizzo:
[email protected]
MONDOCORO
SOFTWARE PER GESTIRE
UN CORO
APPLAUSI…
AD OGNI PIE’ SOSPINTO?
Anche per i cori italiani è sempre più una necessità impellente poter gestire informaticamente la grande quantità di dati necessari per
la vita del coro. Si pensi anche solo alla gestione dei dati anagrafici di cantori, dirigenti, amici, benefattori… alla gestione delle partiture e
più in generale dell’archivio di segreteria… dalla gestione delle comunicazioni (mailing list) al
monitoraggio e alla raccolta dei fondi.
Non risulta che sia mai stata fatta una indagine
specifica su questo aspetto corale, ma è ben noto che alcuni cori risono organizzati con sistemi
personalizzati che rispondono alle loro esigenze. Altri stanno ancora cercando il sistema migliore per gestire la miriade di dati che sono la
loro storia, la loro attività, la loro vita.
Cosa esiste “sul mercato”? Un po’ di tutto. Come
sempre forse manca proprio soltanto il “pacchetto perfetto per il nostro coro”.
Ci sono programmi che gestiscono solo i contatti; altri che gestiscono i contatti, gli associati e
la raccolta fondi; altri ancora la raccolta fondi,
l’inventario musicale, avvenimenti, quote associative e pagamenti diversi; altri gestiscono la
contabilità e le informazioni finanziarie; altri
ancora considerano donatori, soci, impiegati,
raccolta fondi, emissione fatture; e poi quelli
che gestiscono le vendite ondine di biglietti per
i concerti; …e così via.
Il fattore umano: Chi sa o può usare questi programmi? Chi, in quante persone in un coro (in
una associazione) devono essere in grado di
usare questi strumenti?
Come va affrontato il problema?: Sicuramente
bisogna trattare l’acquisto di tale software come un progetto estremamente serio e delicato,
come se si stesse cercando un nuovo direttore!
Sicuramente bisogna fare un’indagine dettagliata, fare molte domande, contattare qualcuno che
già usa tale programma, confrontare più programmi, imparare ad usare il programma stesso
prima di acquistarlo. Si pensi a un sistema convertibile o espandibile secondo le necessità che
potrebbero presentarsi in futuro. Si preparino
più persone che siano esperte nell’uso di questo
programma.
Una – forse non completa ma già ben dettagliata analisi del problema – è disponibile in Biting
the Bullet – choosing the best Management
software for your Chorus (Colpire nel segno –
scegliere il miglior software manageriale per il
vostro Coro). Ecco qualche utile link:
www.allianceonline.org – www.TechSoup.org
www.compasspoint.org – www.technews.org
(The voice of Chorusamerica, n. 2 – Winter
2007/2008).
La risposta fornita dall’indagine di Chorus America negli USA può valere anche da noi?
Ricordate in “Mondocoro” [precedente edizione] la
domanda: “Inflazione di ovazioni, applausi opprimenti... Cosa ne pensate?”. Questo è il riferimento
corretto.
Cantore di importante coro di ragazzi negli anni
’60, organizzatore di concerti, membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione dei Cori Giovanili
del Commonwealth, Larry Passmore sostiene che
40/50 anni fa una “standing ovation” era una rarità, premio speciale riservato ai protagonisti di
esecuzioni davvero eccezionali ed avvincenti. Oggi
sempre più frequentemente il pubblico balza in
piedi dopo una esecuzione, soprattutto se conclusa con un finale forte ed intenso.
“Ho l’impressione – dice l’articolista – che una eccitazione viscerale suscitata da un repertorio ‘tuonante’ e da una concomitante teatralità porti a
queste ovazioni molto più delle considerazioni di
quanto la musica sia stata ben eseguita”.
L’inflazione di ovazioni è reale ed è probabilmente
dovuta a qualcosa che manca nel pubblico, sparare sul quale è comunque come sparare al messaggero.
“Ma non dobbiamo gioire per un pubblico che viene coinvolto a tal grado? Una standing ovation non
può essere una conferma che il pubblico ritiene di
aver vissuto una esperienza speciale? Eppure io
credo che la propensione alla standing ovation sia
radicata in una vuotezza di percezione che fa presagire poco di buono ed è un risultato dilazionato
di 40 anni di programmi musicali che nelle scuole
USA sono andati indebolendosi, diventando in effettivi, inconsistenti. (E in Italia? Ndr) Senza l’arricchimento di una più completa esposizione alla
musica i membri del pubblico giovani probabilmente mancano di strumenti per un ascolto cosciente e motivato. Non parlerei, quindi, di “pubblico cattivo” ma di educazione musicale inadeguata. L’inflazione di ovazioni risulta da ciò che il
pubblico è incapace di portare nella sala da concerto: la capacità di connettersi più profondamente alla musica”.
Dobbiamo guardare all’abuso di applausi non come problema in se stesso da risolvere ma come
sintomo di un problema più grave, quello della
musica classica negli USA. Il senso di meraviglia,
di curiosità e di gioia non vengono imbrigliate nella comprensione e nella sperimentazione della ricchezza che la musica ha da offrire.
“Mancando da ragazzi queste esperienze con la
musica, il pubblico cresce senza la ricca base su
cui dovrebbe poggiare l’ascolto da adulto. Cominciamo a pagarne il prezzo; l’abuso di applausi ne è
solo una manifestazione”. (The Voice of Chorus
America n. 2 – Winter 2007/2008)
31
concorsi
Fondazione Guido d’Arezzo
Regione Toscana
Provincia di Arezzo
Comune di Arezzo
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Comunità Europea
56° CONCORSO POLIFONICO
INTERNAZIONALE “GUIDO D’AREZZO”
DEDICATO A PAOLO ANTONIO DEL BIVI DETTO PAOLO ARETINO
Arezzo, 17 – 21 settembre 2008
iscrizioni entro il 5 aprile 2008
scarica il bando su www.polifonico.org
25° CONCORSO POLIFONICO
NAZIONALE “GUIDO D’AREZZO”
Arezzo, 19 settembre 2008
iscrizioni entro il 5 aprile 2008
scarica il bando su www.polifonico.org
32
35° CONCORSO INTERNAZIONALE
DI COMPOSIZIONE “GUIDO D’AREZZO”
iscrizioni entro il 15 maggio 2008
primo premio € 5.000,00 – secondo premio € 2.500,00
scarica il bando su www.polifonico.org
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IL POLIFONICO CAMBIA DATA:
L’EDIZIONE 2008
SI SVOLGERÀ DAL 17 AL 21 SETTEMBRE!
Le iscrizioni ai concorsi scadono il 5 Aprile
La prossima edizione del Polifonico si svolgerà dal 17 al 21 settembre 2008. Dopo più di 50 anni di
vita lo storico concorso aretino slitta la data della manifestazione di due settimane e si colloca nel mese di settembre. La settimana del Polifonico sarà dedicata al compositore di Arezzo Paolo Antonio
del Bivi detto Paolo Aretino, nel V° centenario della sua nascita, al quale sarà dedicato un convegno
internazionale.
I cori possono iscriversi al concorso polifonico nazionale e internazionale entro il 5 aprile 2008, mentre la scadenza per il concorso internazionale di composizione è fissato per il 15 maggio. Tutti i bandi sono scaricabili da: http://www.polifonico.org/index.php/polifonico_ita_it/concorsi__1
corsi
AIKEM – Associazione Italiana Kodály per l’Educazione Musicale
III SEMINARIO
LA PEDAGOGIA DELLA MUSICA SECONDO
ZOLTÁN KODÁLY
CORSO DI AGGIORNAMENTO RICONOSCIUTO DAL MINISTERO DELLA ISTRUZIONE
Firenze, 25-30 agosto 2008
c/o scuola Guicciardini - Poliziano
viale G.B. Morgagni 32
docenti: Erszébet Hegyi, Andrea Basevi, Giovanni Cucci, Paolo Bon, Giusi Barbieri
Il corso è destinato a tutti coloro che operano nel campo didattico-musicale, qualunque sia il livello di
cultura musicale posseduto. Per alcune lezioni è prevista la divisione in due gruppi: corso di base e corso avanzato. Le lezioni verteranno su chironomia, solmisazione, analisi, armonia, metodologia della didattica musicale, sviluppo dell’orecchio interiore, tecniche di memorizzazione e concentrazione, composizione per l’infanzia, esercitazioni corali, direzione corale e linguistica musicale.
La commissione assegnerà all’allievo che si distinguerà per merito la
III Borsa di studio “Giovanni Mangione”
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1° CORSO DI LETTURA MUSICALE
IN SOLMISAZIONE
Firenze, 25-30 agosto 2008
c/o scuola Guicciardini - Poliziano
viale G.B. Morgagni 32
docenti: Giovanni Cucci, Andrea Basevi, Paolo Bon
Le lezioni verteranno su chironomia, solmisazione, lettura ritmica,
lettura sul pentagramma con do mobile, elementi teorici di base.
Per informazioni ed iscrizioni:
Aikem - c/o Giusi Barbieri
20060 Cassina de’ Pecchi (Mi) - via Venezia, 1/L
tel. e fax 02 9520962
www.aikem.it - [email protected]
34
Interattiva, Spilimbergo
in collaboration with
FENIARCO
Via Altan, 39
S.Vito al Tagliamento (Pn) - Italy
Tel +39 0434 876724
Fax +39 0434 877554
www.feniarco.it
[email protected]
Con il contributo del
Ministero della Solidarietà Sociale
REGIONE AUTONOMA
DELLA VALLE D’AOSTA
Assessorato all’Istruzione e Cultura
COMUNE DI AOSTA
FONDAZIONE ISTITUTO MUSICALE
DELLA VALLE D’AOSTA
SEMINARIO
COMPORRE
EUROPEO
PER GIOVANI PER CORO
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COMPOSITORI GGI
DOCENTI
Vic Neesˆ
Jonathan Rathboneˆ
Bruno Zanoliniˆ
Carlo Paveseˆ
Bottega di Composizione
LABORATORIO DI
COMPOSIZIONE CORALE ORIGINALE
Bottega di Elaborazione
LABORATORIO DI ELABORAZIONE
E ARRANGIAMENTO SU MATERIALI DATI
AOSTA
13-19
luglio 2008
Bottega di Arrangiamento Vocal Jazz
LABORATORIO DI
ARRANGIAMENTO VOCAL-JAZZ
Bottega di Sperimentazione
LABORATORIO COLLETTIVO
DI SPERIMENTAZIONE-ESECUZIONE
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Via Altan, 39
S.Vito al Tagliamento (Pn) Italy
Tel +39 0434 876724
Fax +39 0434 877554
www.feniarco.it
[email protected]
USCI FRIULI VENEZIA GIULIA
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REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA
Interattiva, Spilimbergo
CON IL CONTRIBUTO DEL
MINISTERO DELLA SOLIDARIETÀ SOCIALE
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31 AGOSTO»7 SETTEMBRE
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