INDUSTRIA 2015
PRESENTAZIONE PROGETTO DI INNOVAZIONE
INDUSTRIALE
“NUOVE TECNOLOGIE PER IL MADE IN ITALY”
Corte Ospitale di Rubiera (R.E.)
Intervento
A cura di
GIORDANO SANGIORGI - Ideatore e Organizzatore del Mei-Meeting delle Etichette Indipendenti.
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INDUSTRIA 2015: PER LO SVILUPPO DEL MADE IN ITALY MUSICALE SI CREI IL PROGETTO
"VOLARE " UNPORTALE PUBBLICO-PRIVATO CON TUTTO IL PATRIMONIO MUSICALE
ITALIANO, VECCHIO E NUOVO CHE DIVENTA PUNTO D IRIFERIMENTO PER I CONSUMATORI
NEL MONDO - SI LAVORI A UNA RAI SATELLITARE SIA IN RADIO CHE IN TV AL SERVIZIO PER
24 ORE DELLA PROMOZIONE DELLA MUSICA ITALIANA ATTRAVERSO LE SUE CANZONI E I
SUOI VIDEOCLIP.
Intanto ringrazio per l'invito e per questa riflessione che tra l'altro è molto utile, soprattutto perché si
coniuga la voce dell'economia con quella della cultura e della musica. Perché mai come in questo momento
di transizione credo che pochi, veramente pochi, sappiano realmente che cosa possa accadere non fra
qualche anno ma dico già domani o dopodomani. Le cose hanno una accelerazione su alcuni versanti
assolutamente incredibile, magari proprio dove non ce l'aspettiamo, mentre magari da altre parti dove
pensiamo che arrivi l'accelerazione in realtà le cose si fermano. Quindi credo che su questo nessuno
realmente sappia quale possa essere un futuro. Però sicuramente si possono fare attivare alcune
sensibilizzazioni, realizzare alcuni interventi e fare alcune politiche che possono in qualche modo sostenere
quello che ormai -parlo in questo caso del settore della musica prodotta in Italia- deve assolutamente far
parte del bagaglio culturale del nostro paese. Il Made in Italy e il suo sviluppo sono per il MEI e per
AudioCoop, l'associazione di discografici indipendenti che presiedo, ogni giorno impegnati sul versante
dello sviluppo della nuova musica italiana di fronte a una globalizzazione sempre più massiccia, elementi
strategici per la sopravvivenza stessa del settore. Una globalizzazione, lo dico, che se prima era solo sul
versante della produzione culturale oggi è su tutti i versanti. Il mercato multinazionale con radici
all'estero ha in mano il contenitore, il contenuto e lo stesso diffusore oltre alla declinazioni dei prodotti
musicali in altri prodotti dell'intrattenimento (cinema, video, playstation,e tc.). Quindi grandi portali
(l'iTunes), la grande telefonia (3 , Nokia, etc.) , le major straniere che producono la musica e gli oggetti che
in qualche modo ci permettono di ascoltarla (iPod, etc). Quindi c'è una concentrazione negli stessi marchi
che è micidiale, che una volta era frammentata fra fra produttori musicali , negozianti di dischi , industrie di
impianti hi-fi, insomma tra i diversi soggetti che permettevano in qualche modo di incunearsi, entrare e far
arrivare anche la produzione indipendente autonoma, fulcro vitale del rinnovamento musicale da oramai 50
anni. Oggi quello che si rischia di poter prefigurare è quello di una cancellazione di tutta la ricchissima
nuova produzione musicale italiana dai grandi portali e dai grandi strumenti della nuova distribuzione
liquida , ma non solo, alla fine, in questo infermale circuito mass-mediatico promozionale, anche dai
processi di tutte quelle che sono le trasformazioni in atto nel settore della distribuzione musicale. Non si
trovano piu' i disci nei negozi di dischi visto che sempre meno gente va nei negozi di dischi, causa un
mancato totale rinnovamento del punto vendita dischi nonostante si sapessi da 10 anni di questi grandi
cambiamenti in atto - qualche colpa ce l'hanno anche le associazioni di categoria che non aggiornano le
professionalità- , però intanto non li trova neanche nel digitale perché non sono commerciali, cioè non
sono i 10 grandi titoli internazionali che si vendono in tutto il mondo: così si rischia di far scomparire tutta
la ricerca e l'innovazione innestata nella tradizione musicale del nostro paese.
Quindi è una situazione veramente grave e urgente.
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Su questo dico bisogna aggiungere qualche elemento, mi permetto di suggerirlo in termini assolutamente
propositivi e non definitivi, perché su questo argomento le verità credo siano veramente difficili da poter
avere e si può arrivare a una sintesi solo con l'incontro e il confronto anche tra diverse sensibilità e punti di
vista.
Ad esempio: una educazione alla musica legale va fatta in qualche modo, nel senso che ovviamente profitti si
realizzano quando dietro a filosofie di condivisione sociale giustissime in realtà si nascondono profitti
sconosciuti che venivano citati prima. Inoltre, abbiamo società illegali o grandi società legali che riescono a
fare fatturati grazie all'utilizzo seduttivo dell'elemento musicale: non è possibile che questi continuino a
percepire diritti economici, e quindi soldi sulle commissioni, sugli abbonamenti, sulle pubblicità che
inseriscono, sulla vendita di mailing list, sulla vendita di profili , etc. senza dare alcunché a quelli che sono
non dico solo gli autori, ma anche gli editori, i produttori, gli artisti, gli interpreti e gli esecutori della
colonna sonora di quanto realizzano e che contribuisce a partare lì gli utenti. Qui, da questo punto di vista
un intervento va fatto subito, perché nell'incrocio fra grande ideale della piazza virtuale libera che ci
permette di incontrarci tutti, ma dall'altro lato il massimo sfruttamento economico di questa idea
bellissima, è necessario porre una barriera: cioè , in qualche modo far ritornare una parte di fonte di
questi introiti a chi produce tutta questa creatività, senza bloccare alcunché, esclusa la pirateria criminale
organizzata, quella va sanzionata, va colpita, e anche durissimamente, facendo in modo di far pagare il
singolo attraverso chi gli permette questo tipo di accesso: penso a una quota sugli abbonamenti (da
suddividere poi tra tutti gli operatori della filiera musicale) dei grandi distributori di contenuti on line e di
altro genere che ti permette poi di scaricare musica gratuitamente una volta abbonato, oltre agli altri
modelli già esistenti che tra l'altro stanno aumentando il fatturato della musica on line in maniera
interessante.
Dall'altro lato penso che una Legge sulla Musica sia urgente e necessaria. Il Tavolo della Musica ha già
presentato una sua bozza di testo di legge condivisa d a tutto il settore (le quattro assocazioni discografici
Afi, AudioCoop, Fimi, Pmi), le quattro di promoter musicali (Arci, Assoartisti, Assomusica , Superclub)
, fino a tutte le associazioni di editori , da quelle piu' piccole a quelle piu' grandi che ha consegnato nelle
mani del Presidente della Commissione Cultura, l'on. Pietro Folena che nei nostri confronti si è dimostrato
molto attento e molto sensibile, Relatore di questa legge per la Camera, che dopo averla illustrata, ci
auspichiamo parta nel suo iter nel più breve tempo possibile perché questo è importante.
Anche lì abbiamo inserito alcune norme legate alla necessità di una regolarizzazione del mondo del lavoro,
che è un mondo del lavoro però difficile, che ovviamente va prefigurato in modo nuovo e non tradizionale
con una apposita legge.
Prima di me , qualcuno citava la Francia, qualcun'altro citava l'America: devo dire che, e non lo scopriamo
adesso, lo scopriamo in tanti altri settori, l'Italia anche in questo settore vive un ritardo culturale molto
grave, anche devo dire di progettualità legata allo sviluppo delle sue tipicità straordinarie nel
grande mondo "artigianale di qualità" quale puo' essere considerata la nostra musica, in qualche modo
(siamo ancora i terzi esportatori al mondo di musica) .
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Siamo dei grandi consumatori di telefonini, come sappiamo tutti, ma non abbiamo nessuna industria che li
realizza. Non abbiamo nessuno che è riuscito ad essere incentivato per fare in modo che in questo settore
potessimo avere, come è stato negli anni 60 con l'epoca del boom dell'innovazione industriale dell'epoca,
con grandi marchi e grandi industrie, diventate poi note in tutto il mondo, nel nostro paese dei leader,
almeno nel nostro paese, in questo settore, per non parlare dell'on line. Questo sicuramente sta a
significare che è un paese questo che è vecchio, che non permette l'innovazione delle imprese, perché ci
sono state tante imprese giovani che si sono affacciate in questo mercato ma sono rimaste tagliate fuori. E
non hanno avuto quell'attenzione e quei sostegni, non dico solo economici, ma almeno di "sistema paese"
che gli permettessero di svilupparsi. Vitamic in Italia è stato il primo a intuirlo, una sorta di iTunes che
partiva dal basso, che è nata a Torino, ma si è poi direzionata in altro modo precocemente, integrata a
Buongiorno, perché non è riuscita ad avere quei sostegni da un sistema magari non solo italiano che gli
permettesse di svilupparsi a fondo e competere a lungo sui mercati globali dei nuovi modelli di distribuzione
musicale. Oggi avremmo un grande portale mondiale , tra virgolette in stile iTunes, di tipo italiano ed
europeo, formidabile e invincibile. Dall'altro abbiamo avuto delle multinazionali che hanno spinto
indirettamente alla pirateria, sai per l'alto costo dei cd negli anni '90 con una politica di cartello e sia perché
quando nella seconda metà degli anni 90 si sono affacciati i primi pionieri dei siti legali in cui si scaricavano
30 secondi di musica, le multinazionali come hanno fatto nell'epoca delle radio libere, come stanno facendo
forse con le web radio, (lo segnalo: le web radio e le web tv sono un altro elemento di sviluppo da
incentivare, da sostenere, perché stanno diffondendo oggi un mercato di nicchia, ma che sarà sempre più
ampio, quelle musiche che non ascoltiamo più nelle grandi radio e tv omologate dal punto di vista musicale)
hanno subito cercato, attraverso interventi della finanza, della pretura, di altri organismi di disincentivare
questi giovani con delle richieste pazzesche, facendo chiudere dei siti che invece educavano i giovani
ventenni dalla seconda metà degli anni 90 a utilizzare subito dei siti legali. Questo cosa ha portato? Fra
virgolette, nella clandestinità bonaria un sacco di giovani che cercavano della musica nuova, quella
indipendente, quella autoprodotta; dall'altro però facendoli incontrare con questi mercati illegali di cui si
diceva prima. Infine, oltre a cercare di chiudere questo tipo di canali, hanno attivato una politica di cartello
di prezzi altri, di bassa qualità (scomparsa di foto e testi dalle copertine dei cd , etc.) e di un'altra serie di
cose negativissime sul cd (compilation truffa con una sola canzone di successo come richiamo, album fatti su
due piedi per tenere vivo il busuness di un singolo estivo, etc.) che piano piano ha allontanato il pubblico
affezionato al cd che veniva sempre piu' trattato come una sapoentta usa-e-getta butatndoli in braccio ,
questi ragazzi, alla pirateria on line alla ricerca dell'ultimo brano di successo.
Bene questi grandi strateghi della musica che hanno fatto questa sciaguratissima politica di filiera, sono
ancora in gran parte lì. Quindi immaginiamo che tipo di mercato ci potrà essere, che tipo di futuro ci potrà
essere per la musica, se non quello di un'unica musica omologata. E' uscito un romanzo che si chiama
Musica unica, che prefigura uno scenario di un unico grande diffusore di musica in tutto il mondo. Ahimè,
dico, sarà così, sarà così se noi non interveniamo a fare un nuovo mercato.
Ma con chi? Con i nuovi consumatori. Un nuovo mercato sano, un nuovo mercato che valorizza quella che
è la nostra nuova scena musicale italiana, con i nuovi consumatori che sono quelli che oggi hanno un'età
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media di 14 anni. Io invito a fare un convegno con i quattordicenni che consumano musica - è necessario
farlo - perché ci accorgeremmo, e noi lo guardiamo con stupore, di come sia cambiata la fruizione della
musica. Oggi i quattordicenni, trovano nella canzone sul telefonino la stessa qualità che noi trovavamo
quando ascoltavamo i nostri dischi su cd e i nostri fratelli maggiori quelli in vinile, pensando ognuno di
avere trovato la qualità massima. Quindi il discorso di qualità si sta spostando, non è sul ragionamento con
un quattordicenne sulla qualità sonora che si puo' vincere, perché per lui quella è la massima qualità di oggi,
e c'è il massimo entusiasmo ad ascoltare queste canzoni sul telefonino, che però quali sono? Sono i dieci
grandi hit internazionali del momento, sono quelle canzonette che cancellano definitivamente la nostra
produzione non solo indipendente, ma rischiano di cancellare la produzione italiana tout court, se c'è
qualche nome c'è Laura Pausini, c'è Tiziano Ferro, poi abbiamo finito con le proposte nei menu principali, il
resto bisogna andarselo a cercare con un lavoro lunghissimo. Ecco, la nuova musica italiana, esclusi alcuni
pochissimi grandi nomi, rischia così di finire negi sgabuzzini dell'on line e della telefonia, senza che nessuno
la trovi piu': un po' come se dieci anni fa il 90% dei dischi prodotti in Italia si trovasse nel retrobottega dei
negozi di dischi e non a far bella mostra di sè negli scaffali o in vetrina. Quale futuro avrebbe avuto in
questo caso? Nessuno, è evidente.
Quindi bisogna sostenere dei nuovi progetti di grande visibilità della nostra tradizione musicale.
Oltre a una partecipazione unitaria all'estero di tutto il sistema musica italiano per farsi conoscere nelle
fiere piu' significative e in altri momenti istituzionali mondiali di grande rilievo, allora pubblico e privato
insieme, questa è un utopia, potrebbero fare un altro grande lavoro: c'è la Discoteca di Stato,
digitalizziamola tutta subito, so che in gran parte è già stato fatto- e facciamo un grande portale del
patrimonio della musica italiana, lo chiamiamo Volare, diventa un riferimento in tutto il mondo
immediatamente, perché l'Italia, nonostante cifre bassissime, è ancora il terzo paese esportatore di musica
nel mondo, anche se è una cifra infinitesimale. Però un portale di questo genere attira l'attenzione di tutti i
grandi amanti dell'Italia, del suo patrimonio culturale, il suo patrimonio turistico e anche del suo patrimonio
musicale.
Aggiungiamoci
tutto
il
ricco
patrimonio
digitale
delle
grandi
case
discografiche
italiane, multinazionali e non. E poi ogni giorno aggiungiamo le novità musicali che escono dal nostro paese.
Bene, tutto questo, facciamolo linkare nei siti della Rai, della Siae, dei Ministeri dei Beni Culturali,
delle Comunicazioni, del Turismo, del Commercio con l'Estero e quanto altro, e inseriamo lì dentro in un
rapporto virtuoso
pubblico-privato tutte le novità della nostra produzione musicale. Ecco un
ostraordinario progetto innovativo di "Made in Italy musicale" che potremmo chiamare "Volare" (per rifarci
a quella straordinaria epoca di esportazione di musica italiana nuova nel mondo) attraverso i progetti di
Industria 2015 (mettendo in sinergia pubblico e privato, Discoteca di Stato e discografia etc) potranno
darci l'opportunità di un volano straordinario verso tutto il mondo di poter fare conoscere la storia del
nostro patrimonio musicale che fra un po' - nella corsa alla digitalizzazione e distribuzione liquida- rischia di
non esserci più, o di andare disperso in migliaia di siti, comunque di non riuscire a reperirlo proprio, e
dall'altro di poter fare le proposte nuove che arrivano, che ci sono, che sono di grande qualità ma non
hanno accesso né nei grandi canali televisivi né in quelli radiofonici e ancora meno in quelli significativi e
con visibilità della nuova distribuzione li quida. Capisco che è un progetto che non è che si fa in pochi
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giorni, però questo sarebbe un grande strumento basato sulla grande attrazione che ha il made in Italy
musicale all'estero, che potrebbe sicuramente segnare una svolta se non altro per quanto riguarda una
postazione visibile, forte, del nostro patrimonio musicale sul grande mercato digitiale. Allo stesso tempo, e
qui c'è un ritardo complessivo in questi nuovi mercati della discografia, la discografia indipendente che ha
fatto il boom della metà degli anni 90, quella che ha fatto vendere i dischi, cito nomi a voi noti, come i CSI, i
99 Posse, i Modena City Ramblers, i Subsonica, e tanti altri , non si è trovata attrezzata adeguatamente di
fronte a questo cambiamento di mercato; non ha avuto la stessa lungimiranza e quindi non si è unita, non ha
fatto un grande progetto di musica indipendente italiano sui nuovi mercati liquidi, che in qualche modo
contrastasse l'avvento di queste forte concentrazioni globalizzate, quindi si trova abbastanza in difficoltà;
oggi vive molto di concerti e vendendo i cd ai concerti e in alcuni circuiti alternativi di nicchia, riesce ad
arrivare -visti i bassi numeri- anche prima in classifica con nuove produzioni che comunque gli permettono
di fare ancora dei numeri interessanti ma che però piano piano scemeranno. Sostenere un progetto di
questo genere nel'on line -che diventi poi un soggetto che puo' poi trattare con la telefonia- , segnalo che
ci sono aziende italiane che lo stanno facendo, che uniscono tutte le produzioni italiane nuove, e
permettono loro di fare attività nell'on line e con la telefonia.
Ecco, incentivare queste nuove proposte di impresa culturale è fondamentale, indispensabile, altrimenti nel
2010 saremo obbligati a cantare alcune canzoni della nuova scena musicale italiana nelle aie come oggi si
cantano le canzoni di tradizione regionale, perché stiamo diventando un mercato locale regionale nel più
ampio mercato globale unico.
Concludo, segnalanco che su queste problematiche abbiamo trovato anche una attenzione, anche se questa
poi capisco che è difficile da concretizzare, con tutte le altre priorità che ci sono nel Governo,
sicuramente, su un piano politico da parte dell'attuale formazione di centro sinistra, ma con un'attenzione
trasversale a favore della produzione italiana che interessa tutti.
Questo significa, è un argomento che è tema di dibattito in questi giorni, attenzione alle future generazioni,
attenzione ai giovani, fondamentalmente, perché proprio questo è il cambiamento rivoluzionario di questa
epoca, che noi dobbiamo assolutamente comprendere, col quale dobbiamo confrontarci, col quale
dobbiamo fare dei nuovi progetti, ascoltando come dicevo prima, quelli che sono i nuovi consumatori.
UN'altra necessità, infine, credo sia quella di dare in mano a questi produttori la possibilità di potersi fare
vedere all'interno di quelli che sono i nuovi canali di visibilità televisiva. Allora, abbiamo una tv musicale in
Italia che dà sempre meno spazio alle produzioni musicali in videoclip della produzione italiana: il 99% dei
videoclip fatica a passare attraverso i due canali telvisivi ufficiali in chiaro.
Credo che proporre di poter avere un canale Raisat Musica in cui tutti i giovani artisti del nostro paese, i
giovani produttori, possono sperimentare e fare conoscere in tutto il mondo la musica che viene prodotta,
sia un'altra cosa assolutamente obbligatoria. Sia un po' come proporre – mi rifaccio agli anni 70 – le sale
prove per le band giovanili in tutti i comuni. Cosa che ormai più o meno è assodata, oggi i nuovi mercati, i
nuovi canali ci obbligano a pensarla in questi termini. Io penso che una Raisat Musica potrebbe sicuramente
anche questo diventare elemento di contrasto alla globalizzazione della musica, che è assolutamente
imperante, diventando una serra di sperimentazione di giovani autori che non si possono sentire
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rappresentati solo da trasmissioni di giovani mediasettizzati e endemollizzati. C'è un'altra generazione di
giovani altrettanto importante, forse anche maggiore quantitativamente, che partecipa alle centinaia di
festival musicali del nostro Paese: diamogli un canale di visibilità e di concretizzazione del progetto e
troveremo
anche
una
forte
utenza
con
investimenti
credo
veramente
irrisori,
attivando
contemporaneamente anche un canale web Radio Rai.
Inoltre, su questo versante non va dimenticata la necessità di fare battaglie di sensibilizzazione verso i
grandi network radio e tv musicali italiani a incentivare -grazie anche a sostegni del Governo e della Siae ad
esempio- la presenza di nuova musica italiana nei palinsesti se non si vuole correre il rischio di costruire un
target di ascoltatori radiofonici che possa diventare rete appetibile per grandi netword radio e tv globali ,
che trasmetteranno solo hit vecchi e nuove internazionali, come in parte sta già accadendo.
Concludo dicendo che secondo noi le risorse ci sono intorno a questo mercato, non stanno diminuendo
così drasticamente -anche se il mercato del cd in caduta libera potrà forse essere rimpiazzato come
fatturato solo tra qualche anno- , sono però in mano a queste grandi concentrazioni, bisogna iniziare a fare
in modo che anche loro paghino la quota agli autori, agli editori , ai produttori , agli artisti e agli interpreti e
a tutti quei creativi che gli permettono di fare grandi affari in tutti gli altri settori grazie all'elemento
seduttivo e fondamentale della musica .
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