Franco Simeone
Il denaro dell’Inferno
L’antisemitismo nelle vicende monetarie
durante la seconda guerra mondiale
Collana: I quaderni
Il denaro dell’Inferno
di Franco Simeone
® www.comunedipignataro editore Gennaio 2009
via Gramsci, Pignataro Maggiore (CE)
PREMESSA
IL DENARO DELL'INFERNO
L'antisemitismo nelle vicende monetarie durante la Seconda Guerra Mondiale
Con “Il Denaro dell'Inferno” Franco Simeone, prendendo spunto da recenti episodi
d'intolleranza antisemita, ricostruisce la storia dei “buoni cartacei” con la stella di
David che vide la luce il I gennaio 1943 nel lager di Therezin, dove oltre
trentatremila ebrei persero la vita. Ripercorriamo, a sessantasesi anni di distanza
dell'emissione dei buoni cartacei e in occasione della Giornata della Memoria,
attraverso questo studio di Franco Simeone che, peraltro, espone anche particolare
riguardo ai ghetti ebraici ed ai campi di concentramento, le vicissitudini monetarie
che accompagnarono lo sterminio di sei milioni di ebrei.
P/R
La caccia all'ebreo, riscatenata dalla guerra in Medio - Oriente, definiti da uno dei
“boss” di Hamas (Yunis al - Astal) “fratelli delle scimmie e dei maiali”; ma, anche,
la ri-comparsa delle croci uncinate tracciate sui muri di Roma, i cori antisemiti
“Hamas, Hamas, tutti gli ebrei nelle camere a gas “ di Amsterdam, e il milieu
culturale anti-ebraico che cresce nella sinistra benpensante, ecc... fa rievocare la
crudele persecuzione hitleriana, rimandandoci ai ghetti ed ai lager di triste memoria,
nei quali gli aspetti sociali ed economici sono stati caratterizzati da emissioni di
cartamoneta e di buoni cartacei.
Per certo, la storia dell'antisemitismo è millenaria e si perde nella notte dei tempi, e
se riteniamo anacronistico dopo la Seconda Guerra Mondiale e lo Stato d'Israele,
dobbiamo, purtroppo, ricrederci dacchè l'antisemita - sostiene Jean Paul Sartre in
l'“Ebreo“ - ha scelto l'ebreo per oggetto del suo odio a causa dell'orrore religioso che
costui da sempre ispira .
Quest'orrore - sempre secondo Sartre - ha avuto, per conseguenza, un curioso
fenomeno economico: se la Chiesa del medioevo ha tollerato gli ebrei quando poteva
assimilarli con la forza o farli massacrare, lo si deve al fatto che essi compivano una
funzione economica di prima necessità: maledetti, essi esercitavano un mestiere
maledetto, ma indispensabile: praticavano il commercio del denaro, che un cristiano
non poteva avvicinare senza imbrattarsi. Così, alla maledizione originaria si è
aggiunta ben presto una maledizione economica ed è soprattutto quest'ultima, quella
che ha persistito.
Ciò rimanda alla memoria quanto Carlo Cattaneo, nel lontano 1859, in un suo studio
sugli ebrei si chiedeva:
“Domando: è vero o no che l'opinione dei popoli attribuisce agli ebrei una eccessiva
avidità di lucro, congiunta all'astuzia, alla bassezza e, persino, all'inservibilità ?...
L'ebreo viene accusato d'essere usuraio. L'idea fondamentale dell'usura sta nel
prestito del nummario o d'altro surrogato circolante".
Perseguitati ed emigrati in ogni angolo della terra, negli anni che precedettero la
Seconda Guerra Mondiale, gli ebrei che venivano in Polonia - Stato delle cento
sinacoghe - erano non solo un popolo, ma un grande agglomerato ebraico trapiantato
in Europa, tanto che le zecche della più antica dinastia ebraica dei Re Piasti (IX
Secolo) battevano sulle prime monete polacche solo i caratteri ebraici e nient'altro;
monete che sono state riprodotte nella prima serie di francobolli emessa dalla
Repubblica d'Israele.
Invasa la Polonia nel 1939
dalle armate tedesche e
sovietica, gli ebrei subirono
la più grande persecuzione
della storia. Nella zona
tedesca, la Repubblica di
Polonia era stata trasformata
in Governatorato Generale
(lo fu anche durante la Prima
Guerra
Mondiale)
comprendente le province di
Varsavia,
Lublino,
100 sloti sovrastampati dai tedeschi con la scritta Czestochova e Cracovia (le
trasversale: “Generalgouvernment fur die desetzen altre province erano occupate
pollinscken Gebiete”
dai russi) ove, con la
costituzione del primo ghetto di Varsavia, la popolazione locale era separata da
quella ebraica; successivamente furono creati altri ghetti a Trawinki, a Poniatow
(presso Varsavia) ed a Prokocin (presso Cracovia) col pretesto di evitare ... epidemie.
Ma, allorchè, con la limitazione dei contatti con il restante territorio, persino ogni
forma di vettovagliamento venne meno, fu chiaro come si volessero sterminare gli
ebrei per fame. Finchè, con le deportazioni nei lager, non venne adottata la
“soluzione finale“.
Nel Governatorato i tedeschi imposero la propria valuta d'occupazione ed il clearing
che penalizzava qualsiasi valuta straniera. Inizialmente era stata introdotta la serie
(non datata) emessa dalla Reichskreditkassenscheine costituita da tagli di rpf. 50,
reichmarks 1, 2, 5, 20 e 50. Delle tipologie di 1, 2 e 5 reichmarkes esistono due
emissioni, di cui la prima ha una piccola svastica a stampa, la seconda a rilievo.
Con questa cartamoneta d'occupazione i tedeschi riuscivano ad acquisire beni e
servizi, ma anche a gravare le proprie spese d'occupazione a carico dell'erario
polacco, che dovette consegnare valuta pregiata in cambio del marco svalutato. Nel
1940, dopo aver razziato nelle banche polacche contingenti di biglietti di 100 zloty
(emissioni del 2 giugno 1932 e 9 settembre 1934), i tedeschi provvidero a
sovrastamparli tipograficamente (su matrici di rame) con scritta trasversale rossa
“Generalgouvernment für die besetzen polnischen Gebiete“ (ossia, trad. it.:
Governatorato Generale per il territorio polacco occupato). Creata, nel contempo, la
Bank Emisyjny W Polsche, furono emesse due serie a Cracovia: la prima è datata 10
marzo 1940 ed è costituita di zloty 1, 2, 5, 10, 20; 50, 100 e 500; la seconda è datata
10 settembre 1941 ed è costituita da tagli di zloty 1, 2, 5, 50 e 100. Le due serie sono
identiche, ad eccezione di una “testina“ posta sulla filigrana che manca nei tagli di
500 zl. (Prima serie) e di 50 e 100 (Seconda serie).
L'ammontare delle emissioni,
secondo i calcoli svolti da M.
Kowalscki, è stato di 7.328.000
zloty, mentre nel 1935 era stato
di 27 milioni di zloty.
Il cambio della vecchia valuta
aveva fatto conoscere ai
tedeschi
quanto
denaro
possedevano gli ebrei, sicchè fu
imposto a costoro un'imposta di
tassazione che, nel gennaio
1943, aveva raggiunto la 1 Reichmark emesso dai tedeschi per il
ragguardevole cifra di un Governatorato generale della Polonia
milione di zloty al giorno: da qui ebbe origine la rivolta del ghetto di Varsavia e,
successivamente, degli altri ghetti.
Qual era la vita sociale ed economica entro i ghetti?
Rileviamo in un breve brano, dello studio di Errera, immagini e passaggi molto
significativi:
“Nelle piazzuole c'è mercato d'ogni specie per uso degli stessi ebrei. Molti vengono
anche di fuori, a comprare per sé‚ ed anche per i signori che non si farebbero certo
vedere nel ghetto: gioielli, merce straniera, bottino di guerra, oggetti lasciati in
pegno, pelli di coniglio e di lepre, che i carretti vanno a cercare in città e fra le quali
cose è possibile càpiti anche il quadro o il mobile di gran prezzo; vesti usate,
soprattutto, che le donne ebree sono tanto abili, con stirature e rammendi, a far
tornare nuove ( tanto più preziose allora, che non esisteva il commercio delle vesti
fatte su misura, buone pressappoco per tutti) .
Il negoziante, astuto psicologo, si dà già da fare, si contenta d'un guadagno piccolo
perchè i clienti siano molti, e così arriva a contentare tutti ed a scoraggiare la
concorrenza. E c'è il poveretto che arriva nel ghetto tremante, col pegno da dare in
garanzia del denaro che l'ebreo presterà nell'interesse che vorrà lui; ed anche l'alto
personaggio che viene talora a trattare grossi affari nei retrobottega tenebrosi”.
La vita, nel 1942, cominciò a
cambiare e ciscun ghetto fu
isolato dalla rimanente parte
della città ed anche dagli altri
ghetti, rendendo impossibili i
contatti umani; pur tuttavia
esistevano collegamenti segreti
tenuti dai contrabbandieri o da
staffette di piccoli ebrei che,
20 Korone emesse nel 1943 per il lager di Therezin sino a 7 anni, non portavano al
braccio la stella ebraica di
riconoscimento (ordinanza di Hans Frank, Commissario del Reich per la Giustizia e
governatore generale della Polonia, del 23 novembre 1942). A molti ebrei era negata
la licenza di espletare il proprio lavoro in qualsiasi settore; le tariffe del gas e della
luce furono quadruplicate rispetto a quelle della popolazione locale, finchè, dai
ghetti, gli ebrei furono fatti affluire nei campi di concentramento o di “lavoro”, nei
quali stazionavano anche i prigionieri politici non ebrei (quali, per esempio, il Dr.
Schact, ex presidente della Reichbankonote, il Dr. Leon Blum, la principessa
Mafalda di Savoia, ecc...). Tali lager erano in Germania: Buchenwald, Dachau,
Flossenburg, Haselhorst, Lichtenburg, Neuengamme, Nordhausen, Oranienburg,
Ravensbruck, Sachsenhausen, Herzogenbush, Gross - Rosen; in Polonia: Auschwitz,
Bielsr, Bluma, Litzmann, Sokolka, Varsavia; in Olanda: Amerfoot, Westerbork,
Herzogenbush; in Norvegia: Grine; in Lettonia: Kaiserwald; in Boemia e Moravia:
Thresienstadt, Jachymovsche; in Austria: Mathausen; nelle Colonie francesi d'Africa:
località non conosciute.
In quei lagers i nazisti pagavano i collaboratori con buoni cartacei spendibili
all'interno, finchè l'Judenrat (il capo della comunità ebraica) di Litzmann fu
autorizzato dai nazisti ad emettere speciale cartamoneta con la stella di David,
circolante solo entro il lager polacco. Si conoscono, come osserviamo a pag. 81 del
catalogo di M. Kowalschi del 1966, due emissioni (anche con falsificazioni nel
numerario): la prima, datata 15 maggio 1940, è costituita da tagli di pfg. 10, mark 1,
2, 5, 10, 20 e 50 (senza filigrana), la seconda emissione è costituita da tagli di 10 e 20
marks (con filigrana). In data 17 aprile 1942 vi fu un'ulteriore emissione divisionaria
cartacea costituita da un trittico di rpf. 20 + 10 + 20, con numerario, spendibile anche
in tagli separati.
Ad imitare Litzmann fu pure l'Judenrat di Theresienstadt con un'emissione, mai citata
dal Kowalschi, datata il 10 gennaio 1943, firmata da Jacob Edelstein, costituita da
una serie di corone 1, 2, 5, 10, 20, 50 e 100. Detta serie, secondo G. Sollner, sarebbe
stata emessa in ben 14 milioni di esemplari e posta in commercio per i cartanummari,
in assoluto fior di stampa (mai catalogata dal Kowalscki).
Questi biglietti, il “Denaro
dell'Inferno” (e l'inferno lo era
veramente il campo di Therezin
per gli ebrei: di 160.000 che ne
varcarono l'ingresso 83.934
finirono in altri campi di
sterminio e 33.419 vi lasciarono
la vita), sono insieme a quelli di
Litzmann gli unici buoni fra
quelli emessi per i campi di
prigionia ad avere l'aspetto di
veri e propri biglietti di banca.
Anche questo rientrava nella
Biglietto da 1 zlori emesso nel 1940 a Cracovia
ben orchestrata propaganda
dalla nuova Bank Emisyjny W Polsce
nazista di Josef Goebbels
(Ministro della Propaganda del Reich e Gualeiter di Berlino; dal luglio 1944
Commissario del Reich per la guerra totale) diretta ad ingannare il mondo e la Croce
Rossa sulle condizioni dei prigionieri. Che dovevano sembrare uomini come tutti gli
altri e come tali trattati, a cominciare dal compenso per il lavoro prestato. Mentre in
realtà questi biglietti non avevano alcun potere di acquisto dato che nel campo non
c'era assolutamente nulla da acquistare. Singolare il biglietto da 100 corone che
mostrava in un ovale a sinistra una tematica tipicamente ebraica: Mosè con le tavole
della legge. Singolare se non assurdo, considerato che per i nazisti era un punto
d'onore distruggere tutto ciò che sapeva d'ebraico. In un primo tempo, a Berlino,
questi biglietti vennero considerati “poco ebraici“. Si dovette così correggerli
nell'effigie di Mosè il cui naso fu incurvato quel tanto che desideravano i gerarchi
nazisti. Da qui il sospetto che la tematica ebraica fosse stata scelta apposta per
ridicolizzarla. Tanto più che nei 10 Comandamenti incisi sulle tavole che Mosè tiene
in braccio si legge tra l'altro - amara ironia - “Non uccidere”.
Il perchè di tali emissioni sembra scaturire da un brano di Jean Paul Sartre nell'opera
che abbiamo già citata :
“Si vedono così tutti i piani segreti che confortano il gusto dell'ebreo per il denaro; se
il denaro definisce il valore, questo è universale e razionale, ma emana dunque da
oscure fonti sociali, è accessibile a tutti: da quel momento l'ebreo non potrebbe essere
escluso dalla società; vi si integra come acquirente e come consumatore anonimo. Il
denaro è fattore d'integrazione. E alle belle formule dell'antisemita "il denaro non può
tutto", oppure "ci sono delle cose che non si possono comperare", egli risponde a
volte affermando l'onnipotenza del denaro: "Si possono comperare tutte le coscienze,
basta dare loro un prezzo" ... Così si spiega ad un tempo la "avidità di guadagno"
dell'ebreo e la sua effettiva generosità. Il suo "amore del denaro" manifesta solamente
la sua decisione deliberata di considerare valevoli soltanto i rapporti razionali
universali e astratti che l'uomo ha con le cose”.
Ma con quel denaro della stella di David ben pochi si salvarono dalle camere a gas.
Pochi, purtroppo, riuscirono a salvarsi e, per rimanere nei ghetti piuttosto che essere
reclusi nei lager della morte, dovevano comperare la “coscienza“ degli agenti delle
SS.
E' raccapricciante, in proposito, rilevare l'annotazione di un sopravvissuto, A.
Nierenstein, che così ricorda, nel mese di luglio 1942, con angoscia e dolore:
“Nei primi giorni il prezzo di una "testa" era di 50 fino a 100 zloty. Più tardi a 500
zloty, poi a 1.000 zloty e oggi, mentre scrivo queste righe, una "testa" vale più di
5.000 zloty. Una parte dei poliziotti non vogliono denaro, vogliono brillanti, dollari,
oro, ecc. Questi ricchi figli di papà hanno saccheggiato già tanto che per loro non
contano le banconote inferiori a 5.000 zloty”.
Una nota del testo
Nierestein precisa:
di
Bibliografia.
J. P. Sartre, l' Ebreo, Milano, 1948
H. Krausnik, Wermacht und Nationalsoxilisms, Bonn, 1955
E. Kratschmer, Die Ritterkreuztreager der Waffen - SS, Gottinga, 1955
E. Kagon, Der SS - Staadt, Berlin, 1947
G. Reitlenger, Storia delle SS, ed. Longanesi, Milano, 1969
J. Goebbels, The Goebbels Diaries, London, 1948
H. Frank, Im Angesicht des Galgens, Graefelfing, 1953
R. Overy, Interrogatori, ed. Mondadori, Milano, 2002
F. Bayle, Psychologie et ‚tique du nazional - socialisme, Paris, 1953
Government pubblication, Germann crimes in Poland, Varsavia, 1946
“Un
impiegato
medio
guadagnava allora in Polonia
circa 300 - 400 zloty al mese,
questo dà al lettore l'idea del
valore di questa moneta”.
L'Judenrat, il sabato festivo
ebraico (l'Onet Sabat), nel
1 Mark, prima emissione (1940) per il lager polacco
tentativo di salvare qualche
di Litzmann
vita, era pur riuscito a
raccogliere qualcosa, ma ciò non impedì l'olocausto di milioni di ebrei.
L. Zdenek, Ghetto Theresienstadt, London, 1953
Red Cross Committee, Documents sur l'activit‚ de la Croix Rouge: Sèries II, camps du
concentration, Ginevra, 1942
S.A. Belloni, Sulle interdizioni israelitiche di Carlo Cattaneo, ed. Il Sestante, Roma, 1944
A. Errera, Vita del popolo ebraico, ed. Garzanti, Vause, 1947
M. Kowalschi, Catalogo, Varsavia, 1966
A. Nierestein, Ricorda cosa ti ha fatto Amulek, ed. Einaudi, Torino, 1950
E. Peterson, Il mistero degli Ebrei e dei Gentili nella Chiesa, ed. Comunità, Roma, 1946
Dinanzi a tali atroci sofferenze degli ebrei, cos'è l'antisemitismo se non - per dirla
con Jean Paul Sartre in una parola - la “paura“ di fronte alla condizione umana?
Anche se il filosofo Friedrich Wilhelm Nietzsche disse maliziosamente: “Certamente
Gesù Cristo, crocefisso quale Re dei Giudei, divenne uomo non ebreo per richiamare
Adamo in paradiso” dobbiamo tutti aver rispetto per la condizione umana dei semiti,
che, per certo, non disonora nessuno.
F.W. Nietzsche, Opere, ed. Adelphi, Milano, 1964