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Cari Amici,
la Missione ha organizzato nei giorni 6-7-8 Marzo 2015 un Ritiro Spirituale a
Bad
Peterstal, guidato molto bene da Alda Gravina, la nostra brava
Gemeindereferentin e dal titolo affascinante: “Che cercate?”. Hanno
partecipato 25 persone che alla fine sono tornate a casa molto soddisfatte e
spiritualmente arricchite per il bellissimo fine-settimana trascorso in mezzo
alla bianchissima e accecante neve, sotto un sole luminosissimo e spendente,
nel cuore della Foresta Nera. “Che cercate?” Ecco una bella domanda! È la
domanda che Gesú, voltatosi, pose ai 2 che lo pedinavano, senza avere il
coraggio di fermarlo: “Che cercate?”. Questa domanda, oggi, Gesú la pone a
tutti in generale e a ciascuno in particolare: “Cosa stai cercando?”. In tutto
quello che fai, cosa cerchi? Da tutte le persone con cui vivi, cosa vuoi
veramente? Dai genitori, dai figli, dal marito. dalla moglie, cosa ti aspetti? In
una relazione affettiva cosa cerchi? Da un rapporto di amicizia cosa vuoi? Da
Dio cosa desideri? Da te stesso cosa vuoi veramente? Cosa stai rincorrendo?
Ti dai da fare, ti affanni, ti agiti…, ma cosa vuoi? I tuoi pensieri, che a volta
non ti fanno dormire, dove vagano, cosa cercano? La domanda è seria. Tutto
nella vita dipende dalla risposta che si dá alla domanda: “Cosa cerchi?”.
Perché dalla risposta a questa domanda, dipende il tuo comportamento e
tutto il resto! Cerchi la salute, la ricchezza? Cerchi la lode, il riconoscimento,
l’essere tenuto in grande conto? Cerchi amore? Cerchi benessere, comodità,
piacere, possesso? Cerchi di far felice la gente? Cos’è che cerchi
disperatamente? Soldi? Perché diventi cosí furibondo quando non te la
danno per vinta? Perché ti abbatti o ti deprimi davanti ad un insuccesso?
Cos’è che ti manca? Cos’è che, pur cercando tanto, non trovi? Perché certe
volte sei soddisfatto e certe volte sei scontento? Perché certe volte ti arrabbi
tanto? Perché a volte hai invidia? Perché spesso ti paragoni con gli altri? Cosa
vuoi? Purtroppo nel nostro sistema educativo e nella nostra educazione
spirituale non ci poniamo mai certe domande, non ci chiariamo mai che cosa
vogliamo da noi stessi, cosa vogliamo dalla vita, cosa vogliamo dagli altri,
cosa vogliamo da Dio!
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Noi siamo discepoli di Cristo! E va bene! Ma perché lo siamo? Che cosa
vogliamo veramente da Gesú? Un risveglio dell’anima? Una conversione del
cuore? Un impegno a collaborazione con Lui per diffondere nell’ambiente in
cui viviamo e operiamo il Regno di Dio? Oppure vogliamo miracoli per i
nostri guai? E magari anche che ci aiuti a realizzare i nostri meschini e
materiali obiettivi? Vogliamo una fede in lui, solo a chiacchiere? O vogliamo
veramente fidarci di lui? Vogliamo sentirci emotivamente protetti o vogliamo
un cambiamento del nostro modo di pensare e di vivere, piuttosto meschino
e terra terra? Perché andiamo dietro a Gesú? Perché é Dio? Perché siamo
convinti? Perché tutto ció che dice è verità e degno di essere ascoltato e
accettato senza discussioni, senza “se” e senza “ma”, senza “bisogna
distinguere”? Oppure per abitudine? Oppure non sappiamo nemmeno noi
perché? Allora, chiariamoci davanti a noi stessi e alla vita: che cosa vogliamo
veramente? Chiariamoci anche davanti a Gesú: che cosa vogliamo veramente
da Lui?
Un caro saluto
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Qual è l’immagine di donna che emerge realmente dal Corano? Qual è il
ruolo e la dignità della donna nell’Islam? Rispondere a queste domande è
molto complesso poiché il tema del ruolo della donna nell’Islam è al centro di
accesi dibattiti e di opinioni estremamente contrastanti. L'attuale realtà
dell'Islam è difficile e differenziata, poiche' si esprime in paesi, ambienti, etnie
e culture molto diverse. Si va dalla Repubblica turca (nazione a livello
europeo) al regno dell'Arabia Saudita o dello Yemen, ancora con una
mentalitá arretrata.
La condizione della donna è una delle realtà dell’Islam che più sconcertano
l’Occidente, poiché dal punto di vista religioso non sembrano esserci
problemi; nella legge islamica per la donna non c’è alcuna discriminazione
nella vita eterna che l’attende dopo la morte, infatti nel Corano si legge: "Per i
musulmani e le musulmane, per i credenti e le credenti, Dio ha riservato loro
perdono e una ricompensa magnifica“ (Sûra 33. Versetto 35) Eppure ancora
oggi, le donne islamiche non vivono una condizione di libertà uguale in tutti i
Paesi, per cui per parlare dei diritti delle donne occorre fare delle distinzioni.
In alcuni Stati esse hanno ormai ottenuto parecchi privilegi una volta
destinati quasi esclusivamente agli uomini; mentre negli Stati più
tradizionalisti e in quelli che mirano alla reintroduzione a pieno titolo della
sharia dove le norme del Corano sono interpretate ed applicate in maniera
più rigida ed estrema, le donne non vivono una situazione egualitaria in
termini di libertà, e sono considerate ad un livello inferiore rispetto all’uomo.
Negli Stati tradizionalisti che si rifanno alla sharia le donne islamiche sono
obbligate ad indossare il burqa o vengono uccise dai loro padri per il
semplice fatto che vogliono “vestire all’occidentale”. Con la parola burqa si
indica un capo d'abbigliamento tradizionale delle donne di alcuni paesi di
religione islamica, principalmente l'Afghanistan. Il termine burqa individua
due tipi di vestiti diversi: il primo è una sorta di velo fissato sulla testa, che
copre l'intera testa permettendo di vedere solamente attraverso una finestra
all'altezza degli occhi e che lascia gli occhi stessi scoperti. L'altra forma,
chiamata anche burqa “completo” o burqa afghano, è un abito, solitamente
di colore blu, che copre sia la testa sia il corpo.
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All'altezza degli occhi può anche essere posta una retina che permette di
vedere senza scoprire gli occhi della donna. L'obbligo di indossare il burqa
completo appare conseguenza di tradizioni locali, indipendenti dalle
prescrizioni religiose dell'Islam; infatti, nelle norme coraniche, ci si limita ad
imporre l'obbligatorietà del velo: «... e di' alle credenti di abbassare i loro
sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello
che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro
ornamenti ad altri che ai loro mariti» (verso 31 della sura XXIV). La sharia,
comunque, accettando di dare in spose a uomini adulti, fanciulle minorenni
ammette di fatto la pedofilia, sancisce la schiavitù infantile ed adulta, la
violenza sulle donne e il delitto d’onore anche solo per sospetto. Legittima le
pene corporali come la fustigazione in pubblico, le mutilazioni degli arti, le
mutilazioni genitali femminili come l'asportazione del clitoride, e
l’infibulazione, pratica che consiste nel chiudere parzialmente la vagina. Nella
tradizione, le mutilazioni genitali femminili non sono considerate un atto di
violenza sul minore, ma un segno di attenzione e cura della famiglia verso la
bambina: la donna a cui non è stato tolto il clitoride è ritenuta come una che
da bambina nessuno si è preso cura di lei. Una donna con la vagina intatta,
anche se vergine, difficilmente può trovare marito. Inoltre è negata la parità
in caso di eredità, il che significa, in una società basata sulla proprietà,
contare zero! E’ negato il valore della sua parola nelle testimonianze legali: la
sua parola vale solo la metà di quella di un uomo; la donna, infine, viene
"allevata" nella convinzione che è inferiore al maschio in quanto il maschio è
il prediletto di Allah. Secondo la pakistana Riffat Hassan, docente presso
l'Università di Louisville, negli Stati Uniti: “ tutte le fonti su cui si basa la
tradizione islamica, (Corano, Sunna, Hadith (i detti del Profeta), Fiqh (il diritto
canonico) sono stati interpretati soltanto da uomini musulmani.
Burqa completo
Burqa semplice
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Nell’Islam, stando ad alcune pagine del Corano, la donna in teoria, è innalzata
rispetto all’uomo; in pratica, la donna è ritenuta inferiore all’uomo. Una
ragazza che si innamora di un islamico dovrebbe tenere a mente le 7
differenze giuridiche che priveranno della libertà lei e i suoi figli (anche se
abitano in Occidente).
di Gianfranco Trabuio
E' opportuno illustrare, anche se brevemente, cosa si trova nei testi sacri
dell'Islam, per esempio, nelle sentenze del profeta.
Il Profeta chiese alla donna: "Non è forse vero che la testimonianza di una
donna equivalga alla metà di quella di un uomo?". La donna rispose: "Sì". Lui
disse: "Il perché sta nella scarsezza di cervello della donna".
L’affermazione sulla inferioritá della donna rispetto all’uomo ha conseguenze
importanti per la vita di tutti i giorni. Ecco le conseguenze per chi sposa un
musulmano:
1. La donna ha solo il ruolo di oggetto di piacere e di riproduzione.
C'è anzitutto una disparità nella possibilità di contrarre il matrimonio.
All'uomo viene riconosciuta la possibilità di avere contemporaneamente fino
a quattro mogli (poligamia), mentre alla donna viene negata la facoltà di
sposare più di un uomo (poliandria). La poligamia legalmente riconosciuta
significa una differenza gravissima tra uomo e donna. All'uomo dà la
sensazione che la donna è fatta per il suo piacere e, al limite, che è una sua
proprietà che può "arare" come vuole, come afferma letteralmente il Corano
(Sura della Vacca II, 223).
Se l’uomo se lo puó permettere, puó "acquistare" un'altra donna. La donna si
trova in una condizione di sottomissione nel ruolo di oggetto di piacere e di
riproduzione; questo ruolo è confermato dal fatto che non viene mai
chiamata con il suo nome, ma sempre in relazione a un uomo: figlia di…,
moglie di…,
2. I figli nati da un musulmano sono automaticamente musulmani (la
religione della moglie non conta).
Mentre un musulmano puó sposare una donna cristiana o ebrea, la donna
musulmana non può sposare un uomo di un'altra fede, a meno che questi
non si converta prima all'Islam. Il divieto è dovuto al fatto che i figli devono
prendere sempre la religione del padre. Ma è anche giustificato dal fatto che
il padre è il garante dell'educazione religiosa dei figli e quindi solo se è
musulmano, può assicurare la loro crescita secondo i principi islamici.
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A questo proposito bisogna sapere che i figli nati da un musulmano sono
considerati a tutti gli effetti musulmani, anche se battezzati.
3. L’uomo puó ripudiare la moglie come e quando vuole (la donna no!).
Il marito ha la facoltà di ripudiare la moglie ripetendo tre volte la frase «sei
ripudiata» in presenza di due testimoni musulmani maschi, adulti e sani di
mente, anche senza ricorrere a un tribunale. La cosa più assurda è che se il
marito dovesse in seguito pentirsi della sua decisione e intendesse
"recuperare" nuovamente sua moglie, quest'ultima dovrebbe prima sposarsi
con un altro uomo che dovrà a sua volta ripudiarla. La donna passa in tal
caso di mano in mano per rispettare la Legge del Corano. Il ripudio è
comunque vissuto come un'umiliazione per la donna e si presume sempre
che lei abbia qualche problema a livello fisico o morale. Infine, la facilità con
la quale il marito può ripudiare la moglie senza dover giustificare la
decisione, la rende totalmente dipendente dal suo stato d'animo, con il
costante timore di essere allontanata. È come una spada di Damocle che
pende sulla sua testa: se non si comporta secondo il desiderio del marito
potrebbe essere ripudiata, e allora dovrà cercarne un altro che accetti di
prenderla con sé. La moglie invece non può ripudiare il marito. Potrebbe
chiedere il divorzio, che però diviene per lei motivo di vergogna e la mette in
una condizione sociale molto fragile.
4. Divorzio facile senza tribunale per il marito.
In quarto luogo c'è da considerare la facilità con cui l’uomo ottiene il
divorzio, che avviene quasi sempre su una semplice richiesta dell'uomo.
Tradizionalmente, non c'è neppure bisogno di andare in tribunale. È vero che
un detto del Profeta, dice che «il divorzio è la più odiosa delle cose lecite»,
ma comunque è permesso.
5. I figli sono considerati proprietá del padre (anche in caso di divorzio).
L'affidamento dei figli, in seguito al divorzio, è un altro esempio di
disuguaglianza.
I figli "appartengono" al padre, che decide della loro educazione, anche se
sono provvisoriamente affidati alla madre fino all' età di sette anni. Solo il
padre ha la potestà genitoriale.
6. Anche nell’ereditá, la donna è considerata inferiore.
C'è poi la questione dell'eredità. Alla donna ne spetta la metà dell’uomo,
perché, secondo il Corano, è l'uomo che ha l'obbligo di mantenere la donna
e l'intera famiglia.
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Anche in questo caso una disuguaglianza fissata dalla legge divina aumenta
la dipendenza della donna dall'uomo.
7. La testimonianza di un uomo vale come quella di sue donne.
Una settima differenza a livello giuridico è che la testimonianza del maschio
vale come quella di due femmine. Questo si basa su un detto di Maometto,
molto diffuso negli ambienti musulmani, in cui si afferma che «la donna è
imperfetta nella fede e nell'intelligenza».
Quando si chiede ai giudici e agli avvocati islamici di spiegare il motivo di
questo diverso trattamento, rispondono che la donna è imperfetta quanto
alla fede perché, in certe situazioni, ad esempio durante le mestruazioni, la
sua preghiera e il suo digiuno non sono validi e la sua pratica religiosa è
dunque imperfetta. Riguardo la seconda parte dell'affermazione, cioè
l'"imperfezione" nell'intelligenza, forse un tempo questo poteva essere
spiegato sociologicamente tenendo presente che le donne studiavano di
meno, che erano meno coinvolte nella vita sociale e dedite soltanto ai lavori
domestici, ma da tempo tutto ciò non vale più. Eppure nella maggioranza dei
tribunali dei Paesi islamici esiste ancora questo principio nonostante le
proteste delle associazioni femministe. In alcuni Paesi i fondamentalisti
musulmani chiedono anche che alle donne sia vietato di fare da testimoni nei
processi penali.
Infine il Corano prevede esplicitamente che le mogli non ubbidienti vadano
picchiate. Si potrebbe obiettare che ci sono anche cristiani che picchiano la
moglie, ma il paragone non regge. Infatti il Nuovo Testamento prevede che
non si possa mai picchiare la moglie. La lettera di San Paolo Apostolo agli
Efesini (Ef 5,25.28) nei rapporti tra moglie e marito afferma: "E voi, mariti,
amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso
per lei. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio
corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso". Dunque il cristiano
che picchia la moglie è un cattivo cristiano, mentre un musulmano che
picchia la moglie è un buon musulmano. Anzi il musulmano che non
picchiasse la moglie ribelle sarebbe un cattivo musulmano che non vive
secondo il Corano. Infatti, dice l’Islam, Allah ha onorato le donne istituendo la
punizione delle bastonate. Il Profeta Maometto ha detto: Regola numero
uno: “non colpitele in faccia e non sfiguratele” Per andar d’accordo con il
Corano insomma basta far attenzione, colpire con metodo e precisione.
Potete riempirla di calci nel sedere, scudisciarla sulla pancia o farle nera la
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schiena. L’importante è che non si veda. La poveretta il giorno dopo potrà
anche camminar piegata in due, ma dovrà esibire una faccia bella e pulita. La
regola numero due del pestaggio familiare è altrettanto fondamentale.
«Anche quando la sta colpendo, il marito non deve mai insultarla, mai
maledirla perché – dicono gli esperti - non la batte per farle del male, ma per
regalarle disciplina». «Mi raccomando non potete mai andar oltre i dieci colpi
e non potete nemmeno rompergli le ossa, spaccargli i denti, insultarla o
ficcarle le dita negli occhi», Anche perché «esiste un galateo persino per le
percosse...Se il marito bastona la moglie per renderla più disciplinata dovrà
sempre ricordarsi di non calcar troppo la mano e di colpirla dal petto in giù...
queste son le uniche botte che onorano le donne». In conclusione, picchiare
e bastonare sí, ma secondo regole precise: senza lasciar segni visibili (cioè
senza fare in modo che gli altri se ne accorgano che la moglie è stata
picchiata, quindi senza lasciare segni in faccia, dal momento che solo la faccia
è visibile) e solo per una buona causa (ad esempio se lei si nega a letto).
Quindi la moglie onorata è quella prima bastonata e poi violentata.
10
2
Ceravolo Giuseppe
Arzt
1978
St. Georgen
Di Rosa Rosetta
Arbeiterin
1956
St. Georgen
2
Colucci Lucio
Elektroingenieur
1977
St. Georgen
Fazio Filomena
Hausfrau
1964
St. Georgen
Di Rosa Massimo
Rentner
1951
St. Georgen
Fazio Sabrina
Studentin
1997
St. Georgen
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12
Fusillo A. Maria
Lagerlogistikerin
1964
Schwenningen
Verratti Anna
Rentnerin
1944
Schwenningen
Fusillo Franco
Maschineneinricht.
1958
Schewenningen
Zollo Antonio
Schreiner
1979
St. Georgen
Rinaldi Italo
Gärtner
1972
Villingen
Zollo Gina
Bankkauffrau
1977
St. Georgen
12
2
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Chi è Maria Valtorta?
Maria Valtorta è una mistica italiana morta nel 1961.
In seguito ad una aggressione da parte di un giovane deviato fu colpita con
una mazza di ferro dietro la schiena e fu costretta a stare a letto paralizzata
dalla vita in giú dal 1934 fino alla sua morte. Nel 1943 mentre pensava che la
sua vita fosse giunta ormai al termine, il Venerdí Santo ebbe delle rivelazioni
celesti: Gesú stesso le parló e le disse di mettere per iscritto tutto ció che le
avrebbe rivelato in visione. Fu cosí che scrisse i numerosi volumi di profonda
dettagliatissima vita di Gesú in 10 volumi, che la Chiesa ha riconosciuto come
ricchi di spiritualitá, anche se a livello di rivelazione privata.
Tra le altre cose rivelate da Gesú a Maria Valtorta c’è questa meravigliosa e
illuminante pagina sul Purgatorio. Sentiamo direttamente cosa dice Maria
Valtorta.
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“Gesú mi disse: Ti voglio spiegare cosa è e in cosa consiste il Purgatorio. E te
lo spiego Io, con forma che urterà tanti che si credono depositari della
conoscenza dell'al di là e non lo sono.
Le anime immerse in quelle fiamme non soffrono che per amore. Esse da
una parte hanno meritato di possedere la Luce, ma dall’altra parte non sono
degne di entrarvi subito, nel Regno di Luce. Esse, al loro presentarsi a Dio,
vengono investite dalla Luce. È una breve, anticipata beatitudine, che le rende
certe della loro salvezza, fa loro conoscere come sarà la loro eternità, ma
nello stesso tempo le rende consapevoli del male che commisero verso la
loro anima, defraudandola di anni di beata possessione di Dio. Immerse poi
nel luogo della purificazione e del perfezionamento, sono investite dalle
fiamme espiatrici. In questo, coloro che parlano del Purgatorio dicono la
veritá. Ma dove non dicono la veritá è nella spiegazione di che cosa sono
quelle fiamme. Esse sono incendio d'Amore. Esse purificano, accendendo le
anime d'amore verso Dio. Quelle fiamme danno l'Amore fino a quando
l'anima raggiungerà quell'amore che non raggiunse in terra. Poi ne viene
liberata e si congiunge all'Amore in Cielo. Ti pare una dottrina diversa da
quella che conoscevi, vero? Ma rifletti. Cosa vuole il Dio Uno a Trino per le
anime da Lui create? Il Bene. Chi vuole il Bene per una creatura, che
sentimenti ha per la creatura? Sentimenti d'amore. Quale è il comandamento
primo e secondo, i due più importanti, quelli che Io ho detto non esservene
più grandi ed essere in quelli la chiave per raggiungere la vita eterna? È il
comandamento d'amore: Ama Dio con tutte le tue forze, ama il prossimo
come te stesso. Per bocca mia e dei profeti e dei santi, cosa vi ho detto
infinite volte? Che l’amore è il mezzo migliore per essere assolto dai peccati.
L’amore consuma le colpe e le debolezze dell'uomo, perché chi ama vive in
Dio, e vivendo in Dio poco pecca, e se pecca, subito si pente, e per chi si
pente vi è il perdono dell'Altissimo. A cosa mancarono le anime sulla terra?
All'Amore. Se avessero molto amato, avrebbero commesso pochi e lievi
peccati, legati alla debolezza e alla imperfezione vostra. Ma non avrebbero
mai raggiunto la cocciutaggine cosciente di vivere nella colpa anche veniale.
Si sarebbero impegnate a non addolorare il loro Amore, e l'Amore, vedendo
la loro buona volontà, le avrebbe assolte anche dalle venialità commesse.
Come si ripara, anche sulla terra, una colpa? Espiandola e, se si può,
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attraverso il mezzo con cui si è commessa. Chi ha danneggiato qualcuno,
restituendo quanto ha tolto con prepotenza. Chi ha calunniato, ritrattando la
calunnia, chiedendo scusa e così via. Ora, se questo vuole la povera giustizia
umana, non lo vorrà la Giustizia santa di Dio? E quale mezzo userà Dio per
ottenere riparazione? Se stesso, ossia l'Amore: esigendo amore. Questo Dio
che avete offeso, e che vi ama paternamente, e che vuole congiungersi con le
sue creature, vi porta ad ottenere questo congiungimento attraverso Se
stesso. Tutto deve girare attorno all’Amore, fuorché per i morti veri: i
dannati. Per i dannati (cioè per i veri morti) è morto anche l'Amore. Ma per i
tre regni, cioè 1) quello più pesante: la Terra; 2) quello in cui è abolito il peso
della materia ma non dell'anima gravata dal peccato: il Purgatorio; 3) e infine
quello dove gli abitatori di esso, cioè il Paradiso, condividono con il Padre
loro la natura spirituale che li libera da ogni peso e da ogni sofferenza, il
motore è l'Amore. È amando sulla terra che lavorate per il Cielo. È amando
nel Purgatorio che conquistate il Cielo che in vita non avete saputo meritare.
È amando in Paradiso che godete il Cielo. Quando un'anima è nel Purgatorio
non fa che amare, riflettere, pentirsi alla luce dell'Amore che per lei ha acceso
quelle fiamme, che già sono Dio, ma le nascondono Dio per poterlo sempre
piú amare e cosí purificarsi. Ecco il tormento. L'anima ricorda la visione di Dio
avuta nel giudizio particolare. Si porta con sé quel ricordo e, poiché avere
anche solo intravisto Dio è felicitá e gioia che supera ogni cosa creata,
l'anima è ansiosa di rigodere di quella felicitá e gioia. Quel ricordo di Dio e
quel raggio di luce che l'ha investita al suo comparire davanti a Dio, fanno sì
che l'anima veda nella loro vera entità le mancanze commesse contro il suo
Bene, e questo vedere costituisce, insieme al pensiero che per quelle
mancanze si è volontariamente interdetto il possesso del Cielo e l'unione con
Dio per anni o secoli, costituisce la sua sofferenza purificatrice. È l'amore, e la
certezza di avere offeso l'Amore, il tormento delle anime del Purgatorio. Più
un'anima nella vita ha mancato e più è come accecata da spirituali cataratte,
che le rendono più difficile il conoscere e raggiungere quel perfetto
pentimento d'amore che è il motivo primo della sua purificazione e della sua
entrata nel Regno di Dio. Man mano che per il potere dell'Amore l’anima del
Purgatorio si purifica, si accelera la sua risurrezione all'amore e, di
conseguenza, la sua conquista dell'Amore, che si completa nel momento in
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cui, finita l'espiazione e raggiunta la perfezione dell'amore, essa viene
ammessa nella Città di Dio. Bisogna molto pregare perché queste anime, che
soffrono per raggiungere la Gioia, siano veloci nel raggiungere l'amore
perfetto che le assolve e le unisce a Me. Le vostre preghiere, i vostri suffragi,
sono altrettanti aumenti di fuoco d'amore. Aumentano l'ardore e aumentano
anche la capacità di amare. Accelerano il processo di purificazione. Innalzano
a gradi sempre più alti le anime immerse in quel fuoco. Le portano alle soglie
della Luce. E poi, alla fine, aprono le porte della Luce, e introducono l'anima
in Cielo. Ad ognuna di queste operazioni, provocate dal vostro amore per chi
vi ha preceduto nella vita eterna, corrisponde un soprassalto di amore per
voi. Amore di Dio che vi ringrazia di provvedere ai suoi figli sofferenti, amore
delle anime sofferenti che vi ringraziano del vostro impegno per farle entrare
nella gioia di Dio. I vostri cari defunti, dopo la morte, vi amano molto di piú
di quanto vi amavano sulla terra, perché il loro amore è ormai pieno della
Luce di Dio e grazie a questa Luce essi capiscono come voi li amate e come
avrebbero dovuto amarvi. Non possono più dirvi parole che chiedono
perdono e danno amore. Ma le dicono a Me per voi, ed Io ve le porto, queste
parole dei vostri Morti, che ora vi sanno vedere e amare come si deve. Ve le
porto insieme alla loro richiesta di amore e alla loro benedizione. Già valida
sin dal Purgatorio, perché già infusa dell'acceso Amore che li brucia e li
purifica. Perfettamente valida, poi, dal momento in cui, liberati, verranno
incontro a voi sulle soglie della Vita o si riuniranno a voi nella stessa, se già
voi li avete preceduti nel Regno d'Amore. Confida in Me. Io lavoro per te e
per i tuoi più cari. Solleva il tuo spirito. Vengo per darti la gioia. Fidati di Me”.
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Sapevate che la posizione che ognuno di noi assume quando si va a letto,
prima di addormentarsi, può essere rivelatrice del nostro carattere? Ognuno
di noi durante il giorno tende ad assumere comportamenti più o meno finti,
dettati dalle circostanze, qualche volta un po’ forzati. Mentre dormiamo,
invece, la nostra personalità viene fuori, ci abbandoniamo e facciamo venire
fuori la nostra parte più vera. Gli esperti ritengono quindi che la notte sia il
momento della nostra vita in cui siamo tutti più sinceri e onesti. E voi come
dormite, quale posizione assumete con il vostro marito o moglie?
Uno studio scientifico, fatto in Inghilterra, analizza come dormono le coppie
sposate: e scopre che per stare bene bisogna essere vicini durante il sonno
A che distanza dormiamo dal partner? La risposta a questa semplice
domanda può farci capire qual è lo stato di salute del nostro rapporto di
coppia. Dallo studio emerge che le coppie che dormono a poca distanza
l'uno dall'altra sono più felici e soddisfatte rispetto a quelle che si
addormentano distanti o peggio ancora non hanno nessun contatto fisico
durante la notte.
Stando agli studi di psicologia, ogni posizione che si assume nel sonno
esprime un tratto della propria personalità. Così, per esempio, chi dorme
completamente rannicchiato in posizione fetale è indeciso, ansioso e
facilmente suscettibile alle critiche.
Chi invece dorme girato sul lato ma con le ginocchia quasi tutte stese, allora
si è più concilianti, disposti al compromesso e poco inclini a prendere
posizioni estreme.
Chi dorme nella cosiddetta "posizione reale", cioè supino, sulla schiena e con
la pancia e la faccia in alto, è invece una persona aperta, socievole ed
espansiva; al contrario di chi passa la notte in posizione prona cioè con la
pancia e la faccia in giú, e che ha un carattere rigido e perfezionista.
Il sonno di coppia. La nuova ricerca esamina le posizioni del sonno nelle
coppie e i risultati possono fornire informazioni interessanti sia sulla
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personalità dei partner che sullo stato della relazione. Dai dati emerge che
circa il 42% delle coppie dorme schiena contro schiena, il 31% si posiziona
nella stessa direzione e solo il 4% faccia a faccia. Circa il 34% ha un contatto
mentre dorme e il 12% passa la notte a pochi centimetri di distanza, mentre il
2% dorme ad una distanza di oltre 70 centimetri.
Tra le coppie che dormono a contatto tra loro, sono più felici quelle che si
posizionano faccia a faccia rispetto a quelle in cui si assume la posizione a
cucchiaio (cioè, girati nella stessa direzione) o se ci si mette nella direzione
opposta, spalla a spalla.
Tra coloro che dormono senza toccarsi, la maggior parte delle coppie che si
dichiara comunque soddisfatta del proprio rapporto, dorme nella stessa
direzione. Il 94% delle coppie che trascorre la notte restando a contatto, sono
felici della loro relazione, rispetto ad appena il 68% di coloro che invece
restano a distanza. Si dichiarano soddisfatte anche l'86% delle coppie che sul
materasso resta a meno di tre centimetri dal partner rispetto al 66% di chi
mette tra sé e il compagno più di 70 centimetri.
In conclusione
Si dichiara soddisfatto del proprio rapporto:
Il 91% di chi dorme "a cucchiaio" cioé volgendo lo sguardo nella stessa
direzione del partner, ma toccandosi.
L’ 81% di chi dorme spalla a spalla ma toccandosi.
Il 76% di chi dorme nella stessa direzione ma senza contatto.
Il 74% di chi dorme spalla a spalla senza contatto.
Il 55% di chi dorme faccia a faccia ma non si tocca.
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Chi non sa tenere a freno la rabbia
rischia davvero di avere un infarto
Quando uno si arrabbia,
il suo cuore batte più veloce,
la pressione sanguigna sale,
le coronarie si stringono,
e così cresce la probabilità
di avere un infarto
Una lite in famiglia, un’incomprensione sul lavoro, un litigio nel traffico. E la
rabbia sale a livelli di guardia: viso contratto, sangue che va alla testa,
sensazione di essere sul punto di esplodere. Stiamo rischiando un infarto.
Secondo uno studio australiano, infatti, nelle ore dopo uno scoppio d’ira la
probabilità di un attacco di cuore sale di oltre 8 volte rispetto al normale. E
pure le «crisi d’ansia» fanno male, perché nel giro di 2 ore il pericolo di
infarto cresce di circa 9 volte. Il fenomeno è simile a quello di un
avvenimento scatenato da uno sforzo fisico troppo intenso: negli eccessi di
collera il cuore batte più veloce, la pressione sale, le coronarie si stringono e
cresce la probabilità che si rompano pezzi di arterie giá infiammate, piene di
colesterolo, una delle cause classiche di infarto. In alcuni succede tutto entro
brevissimo tempo; nei pazienti in cui il cuore “cede” dopo un paio di giorni
dal momento di rabbia è possibile che le arterie si chiudano lentamente fino
ad un paio di giorni successivi. Anche l’ansia e lo stress cronici
compromettono la salute del cuore: nelle donne giovani, ancora più in
tensione rispetto agli uomini per la necessità di far quadrare il cerchio fra
famiglia, figli e lavoro, sarebbero responsabili di infarti e di un recupero più
complicato dopo gli eventi cardiaci.
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In caso di ansia e stress “continui” la pressione sanguigna è in genere più alta
e modifica la quantità di ormoni in circolo (come il cortisolo) tanto da alterare
la funzionalitá delle arterie e l’aggregazione delle piastrine: tutto ciò favorisce
l’attacco di cuore, perfino nelle donne giovani parzialmente protette dagli
estrogeni. Lo stress continuo favorisce la formazione improvvisa di un
trombo (coagulo di sangue) che poi chiude un’arteria cardiaca, senza fare
passare piú il sangue. Nelle donne un grosso dispiacere o un forte stress
comportano una produzione esagerata di adrenalina che manda “in tilt” il
cuore. Perciò, meglio imparare a gestire ira e nervosismo ed evitare per
quanto possibile situazioni che ci fanno saltare la mosca al naso, anche
perché secondo un altro studio dell’Universitá di New York, alti livelli di stress
uniti alla depressione sono per il cuore una vera «tempesta perfetta», che
aumenta del 48% il rischio di morte e infarto nel breve periodo. “Non è facile
tenere sotto controllo stress e reazioni dovute alla collera, ma è bene
ricordarsi che possono provocarci un attacco cardiaco” direbbe ogni
cardiologo.
La gelosia è un’emozione molto complessa, Essa é in grado di smuovere
sentimenti profondi come paura, abbandono, perdita, dolore, rabbia. Spesso
la gelosia é un modo per attirare l'attenzione del partner e verificare la forza
del legame; una tendenza che, secondo diversi studi, coinvolge più le donne
che gli uomini. Essere gelosi aumenta la probabilità che il partner si allontani,
o che venga attratto da altri, o che si distragga da noi. Più si è gelosi, tanto
più si soffoca l’altro, più l’altro vuole scappare, piú l’altro si sente legittimato
all’inganno. Purtroppo la gelosia gode di una certa forza in ambito
sentimentale. Riesce a spacciarsi come espressione di “vero amore”. Sa
rendersi attraente, soprattutto nelle fasi iniziali del legame. Atteggiamenti
come sommergere l’altra persona di attenzioni, di telefonate, di messaggi, di
regali, ecc., in realtà, sono solo tentativi di controllare il partner, perché si
sospetta di lui o di lei.
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La gelosia è anche associata a nevrosi, instabilità emotiva, rabbia, ansia e
depressione. Più siamo instabili, più si è inclini a essere gelosi. È diversa tra i
sessi. Il sospetto di infedeltà sessuale suscita più gelosia negli uomini. Per le
donne invece a insospettire maggiormente è un atteggiamento amichevole,
disponibile, solidale del proprio uomo, verso un’altra donna, giocando sul
piano emotivo.
La gelosia, non a caso, è uno dei motivi principali di insoddisfazione e anche
di aggressioni e violenza. Tutto sommato, la gelosia, è spreco di energie ed é
del tutto inutile a risolvere i problemi.
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L'uovo fin dai tempi antichi è stato il simbolo della vita in sé, ma anche il
simbolo di ció che era sacro. Secondo alcune credenze del passato, il cielo e
la terra erano considerati due mezze sfere che andavano a creare un unico
uovo; mentre gli antichi consideravano l'uovo come centro dei quattro
elementi dell'universo (acqua, aria, terra e fuoco). La tradizione del dono di
uova nelle feste è documentata già fra i Persiani, dove era diffusa la
tradizione dello scambio di semplici uova di gallina all’inizio della stagione
primaverile; questa usanza fu seguita nel tempo da altri popoli antichi a
cominciare dagli Egiziani, i quali consideravano il cambio di stagione una
specie di primo dell'anno, e poi dai Greci e dai Cinesi. Spesso le uova
venivano dipinte a mano. L'uovo, come simbolo del mondo, è comune
all'India antica, all'Indonesia, all'Iran, alla Grecia, alla Fenicia, alla Lettonia,
all'Estonia, alla Finlandia, all'Africa occidentale, all'America centrale e alla
Costa occidentale dell'America del Sud. In Russia ed in Svezia sono state
trovate uova di creta in molti sepolcri. Certe statue trovate nelle
tombe portano un uovo in mano, segno del ritorno alla vita. Il Cristianesimo
ha ripreso le tradizioni che vedevano nell'uovo un simbolo della vita, ma le ha
dato un altro significato: il simbolo del Cristo risorto. L'uovo infatti somiglia a
un sasso e appare privo di vita, così come il sepolcro di pietra nel quale era
stato sepolto Gesù. Dentro l'uovo, però, c’è una nuova vita pronta a sbocciare
da ciò che sembrava morto. In questo modo, l'uovo diventa quindi un
simbolo di risurrezione e simbolo della rinascita dell'uomo in Cristo. L'usanza
dello scambio di uova decorate si sviluppò, nel Medioevo come regalo alla
servitú. La diffusione dell'uovo come regalo pasquale sorse probabilmente
in Germania, dove si diffuse la tradizione di donare semplici uova in
occasione di questa festività.
Servizio Pastorale a cura della
Missione Cattolica Italiana Villingen
n. 56 * Aprile 2015
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