Wienerplatz 7, 78048 VS-Villingen Tel.: 07721-56283 Fax: 07721/9929654 Handy 01607811631 E-mail: [email protected] Webseite: www.mci-villingen.de 2 Cari Amici, la Missione ha organizzato nei giorni 6-7-8 Marzo 2015 un Ritiro Spirituale a Bad Peterstal, guidato molto bene da Alda Gravina, la nostra brava Gemeindereferentin e dal titolo affascinante: “Che cercate?”. Hanno partecipato 25 persone che alla fine sono tornate a casa molto soddisfatte e spiritualmente arricchite per il bellissimo fine-settimana trascorso in mezzo alla bianchissima e accecante neve, sotto un sole luminosissimo e spendente, nel cuore della Foresta Nera. “Che cercate?” Ecco una bella domanda! È la domanda che Gesú, voltatosi, pose ai 2 che lo pedinavano, senza avere il coraggio di fermarlo: “Che cercate?”. Questa domanda, oggi, Gesú la pone a tutti in generale e a ciascuno in particolare: “Cosa stai cercando?”. In tutto quello che fai, cosa cerchi? Da tutte le persone con cui vivi, cosa vuoi veramente? Dai genitori, dai figli, dal marito. dalla moglie, cosa ti aspetti? In una relazione affettiva cosa cerchi? Da un rapporto di amicizia cosa vuoi? Da Dio cosa desideri? Da te stesso cosa vuoi veramente? Cosa stai rincorrendo? Ti dai da fare, ti affanni, ti agiti…, ma cosa vuoi? I tuoi pensieri, che a volta non ti fanno dormire, dove vagano, cosa cercano? La domanda è seria. Tutto nella vita dipende dalla risposta che si dá alla domanda: “Cosa cerchi?”. Perché dalla risposta a questa domanda, dipende il tuo comportamento e tutto il resto! Cerchi la salute, la ricchezza? Cerchi la lode, il riconoscimento, l’essere tenuto in grande conto? Cerchi amore? Cerchi benessere, comodità, piacere, possesso? Cerchi di far felice la gente? Cos’è che cerchi disperatamente? Soldi? Perché diventi cosí furibondo quando non te la danno per vinta? Perché ti abbatti o ti deprimi davanti ad un insuccesso? Cos’è che ti manca? Cos’è che, pur cercando tanto, non trovi? Perché certe volte sei soddisfatto e certe volte sei scontento? Perché certe volte ti arrabbi tanto? Perché a volte hai invidia? Perché spesso ti paragoni con gli altri? Cosa vuoi? Purtroppo nel nostro sistema educativo e nella nostra educazione spirituale non ci poniamo mai certe domande, non ci chiariamo mai che cosa vogliamo da noi stessi, cosa vogliamo dalla vita, cosa vogliamo dagli altri, cosa vogliamo da Dio! 3 Noi siamo discepoli di Cristo! E va bene! Ma perché lo siamo? Che cosa vogliamo veramente da Gesú? Un risveglio dell’anima? Una conversione del cuore? Un impegno a collaborazione con Lui per diffondere nell’ambiente in cui viviamo e operiamo il Regno di Dio? Oppure vogliamo miracoli per i nostri guai? E magari anche che ci aiuti a realizzare i nostri meschini e materiali obiettivi? Vogliamo una fede in lui, solo a chiacchiere? O vogliamo veramente fidarci di lui? Vogliamo sentirci emotivamente protetti o vogliamo un cambiamento del nostro modo di pensare e di vivere, piuttosto meschino e terra terra? Perché andiamo dietro a Gesú? Perché é Dio? Perché siamo convinti? Perché tutto ció che dice è verità e degno di essere ascoltato e accettato senza discussioni, senza “se” e senza “ma”, senza “bisogna distinguere”? Oppure per abitudine? Oppure non sappiamo nemmeno noi perché? Allora, chiariamoci davanti a noi stessi e alla vita: che cosa vogliamo veramente? Chiariamoci anche davanti a Gesú: che cosa vogliamo veramente da Lui? Un caro saluto 4 Qual è l’immagine di donna che emerge realmente dal Corano? Qual è il ruolo e la dignità della donna nell’Islam? Rispondere a queste domande è molto complesso poiché il tema del ruolo della donna nell’Islam è al centro di accesi dibattiti e di opinioni estremamente contrastanti. L'attuale realtà dell'Islam è difficile e differenziata, poiche' si esprime in paesi, ambienti, etnie e culture molto diverse. Si va dalla Repubblica turca (nazione a livello europeo) al regno dell'Arabia Saudita o dello Yemen, ancora con una mentalitá arretrata. La condizione della donna è una delle realtà dell’Islam che più sconcertano l’Occidente, poiché dal punto di vista religioso non sembrano esserci problemi; nella legge islamica per la donna non c’è alcuna discriminazione nella vita eterna che l’attende dopo la morte, infatti nel Corano si legge: "Per i musulmani e le musulmane, per i credenti e le credenti, Dio ha riservato loro perdono e una ricompensa magnifica“ (Sûra 33. Versetto 35) Eppure ancora oggi, le donne islamiche non vivono una condizione di libertà uguale in tutti i Paesi, per cui per parlare dei diritti delle donne occorre fare delle distinzioni. In alcuni Stati esse hanno ormai ottenuto parecchi privilegi una volta destinati quasi esclusivamente agli uomini; mentre negli Stati più tradizionalisti e in quelli che mirano alla reintroduzione a pieno titolo della sharia dove le norme del Corano sono interpretate ed applicate in maniera più rigida ed estrema, le donne non vivono una situazione egualitaria in termini di libertà, e sono considerate ad un livello inferiore rispetto all’uomo. Negli Stati tradizionalisti che si rifanno alla sharia le donne islamiche sono obbligate ad indossare il burqa o vengono uccise dai loro padri per il semplice fatto che vogliono “vestire all’occidentale”. Con la parola burqa si indica un capo d'abbigliamento tradizionale delle donne di alcuni paesi di religione islamica, principalmente l'Afghanistan. Il termine burqa individua due tipi di vestiti diversi: il primo è una sorta di velo fissato sulla testa, che copre l'intera testa permettendo di vedere solamente attraverso una finestra all'altezza degli occhi e che lascia gli occhi stessi scoperti. L'altra forma, chiamata anche burqa “completo” o burqa afghano, è un abito, solitamente di colore blu, che copre sia la testa sia il corpo. 5 All'altezza degli occhi può anche essere posta una retina che permette di vedere senza scoprire gli occhi della donna. L'obbligo di indossare il burqa completo appare conseguenza di tradizioni locali, indipendenti dalle prescrizioni religiose dell'Islam; infatti, nelle norme coraniche, ci si limita ad imporre l'obbligatorietà del velo: «... e di' alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti» (verso 31 della sura XXIV). La sharia, comunque, accettando di dare in spose a uomini adulti, fanciulle minorenni ammette di fatto la pedofilia, sancisce la schiavitù infantile ed adulta, la violenza sulle donne e il delitto d’onore anche solo per sospetto. Legittima le pene corporali come la fustigazione in pubblico, le mutilazioni degli arti, le mutilazioni genitali femminili come l'asportazione del clitoride, e l’infibulazione, pratica che consiste nel chiudere parzialmente la vagina. Nella tradizione, le mutilazioni genitali femminili non sono considerate un atto di violenza sul minore, ma un segno di attenzione e cura della famiglia verso la bambina: la donna a cui non è stato tolto il clitoride è ritenuta come una che da bambina nessuno si è preso cura di lei. Una donna con la vagina intatta, anche se vergine, difficilmente può trovare marito. Inoltre è negata la parità in caso di eredità, il che significa, in una società basata sulla proprietà, contare zero! E’ negato il valore della sua parola nelle testimonianze legali: la sua parola vale solo la metà di quella di un uomo; la donna, infine, viene "allevata" nella convinzione che è inferiore al maschio in quanto il maschio è il prediletto di Allah. Secondo la pakistana Riffat Hassan, docente presso l'Università di Louisville, negli Stati Uniti: “ tutte le fonti su cui si basa la tradizione islamica, (Corano, Sunna, Hadith (i detti del Profeta), Fiqh (il diritto canonico) sono stati interpretati soltanto da uomini musulmani. Burqa completo Burqa semplice 6 Nell’Islam, stando ad alcune pagine del Corano, la donna in teoria, è innalzata rispetto all’uomo; in pratica, la donna è ritenuta inferiore all’uomo. Una ragazza che si innamora di un islamico dovrebbe tenere a mente le 7 differenze giuridiche che priveranno della libertà lei e i suoi figli (anche se abitano in Occidente). di Gianfranco Trabuio E' opportuno illustrare, anche se brevemente, cosa si trova nei testi sacri dell'Islam, per esempio, nelle sentenze del profeta. Il Profeta chiese alla donna: "Non è forse vero che la testimonianza di una donna equivalga alla metà di quella di un uomo?". La donna rispose: "Sì". Lui disse: "Il perché sta nella scarsezza di cervello della donna". L’affermazione sulla inferioritá della donna rispetto all’uomo ha conseguenze importanti per la vita di tutti i giorni. Ecco le conseguenze per chi sposa un musulmano: 1. La donna ha solo il ruolo di oggetto di piacere e di riproduzione. C'è anzitutto una disparità nella possibilità di contrarre il matrimonio. All'uomo viene riconosciuta la possibilità di avere contemporaneamente fino a quattro mogli (poligamia), mentre alla donna viene negata la facoltà di sposare più di un uomo (poliandria). La poligamia legalmente riconosciuta significa una differenza gravissima tra uomo e donna. All'uomo dà la sensazione che la donna è fatta per il suo piacere e, al limite, che è una sua proprietà che può "arare" come vuole, come afferma letteralmente il Corano (Sura della Vacca II, 223). Se l’uomo se lo puó permettere, puó "acquistare" un'altra donna. La donna si trova in una condizione di sottomissione nel ruolo di oggetto di piacere e di riproduzione; questo ruolo è confermato dal fatto che non viene mai chiamata con il suo nome, ma sempre in relazione a un uomo: figlia di…, moglie di…, 2. I figli nati da un musulmano sono automaticamente musulmani (la religione della moglie non conta). Mentre un musulmano puó sposare una donna cristiana o ebrea, la donna musulmana non può sposare un uomo di un'altra fede, a meno che questi non si converta prima all'Islam. Il divieto è dovuto al fatto che i figli devono prendere sempre la religione del padre. Ma è anche giustificato dal fatto che il padre è il garante dell'educazione religiosa dei figli e quindi solo se è musulmano, può assicurare la loro crescita secondo i principi islamici. 7 A questo proposito bisogna sapere che i figli nati da un musulmano sono considerati a tutti gli effetti musulmani, anche se battezzati. 3. L’uomo puó ripudiare la moglie come e quando vuole (la donna no!). Il marito ha la facoltà di ripudiare la moglie ripetendo tre volte la frase «sei ripudiata» in presenza di due testimoni musulmani maschi, adulti e sani di mente, anche senza ricorrere a un tribunale. La cosa più assurda è che se il marito dovesse in seguito pentirsi della sua decisione e intendesse "recuperare" nuovamente sua moglie, quest'ultima dovrebbe prima sposarsi con un altro uomo che dovrà a sua volta ripudiarla. La donna passa in tal caso di mano in mano per rispettare la Legge del Corano. Il ripudio è comunque vissuto come un'umiliazione per la donna e si presume sempre che lei abbia qualche problema a livello fisico o morale. Infine, la facilità con la quale il marito può ripudiare la moglie senza dover giustificare la decisione, la rende totalmente dipendente dal suo stato d'animo, con il costante timore di essere allontanata. È come una spada di Damocle che pende sulla sua testa: se non si comporta secondo il desiderio del marito potrebbe essere ripudiata, e allora dovrà cercarne un altro che accetti di prenderla con sé. La moglie invece non può ripudiare il marito. Potrebbe chiedere il divorzio, che però diviene per lei motivo di vergogna e la mette in una condizione sociale molto fragile. 4. Divorzio facile senza tribunale per il marito. In quarto luogo c'è da considerare la facilità con cui l’uomo ottiene il divorzio, che avviene quasi sempre su una semplice richiesta dell'uomo. Tradizionalmente, non c'è neppure bisogno di andare in tribunale. È vero che un detto del Profeta, dice che «il divorzio è la più odiosa delle cose lecite», ma comunque è permesso. 5. I figli sono considerati proprietá del padre (anche in caso di divorzio). L'affidamento dei figli, in seguito al divorzio, è un altro esempio di disuguaglianza. I figli "appartengono" al padre, che decide della loro educazione, anche se sono provvisoriamente affidati alla madre fino all' età di sette anni. Solo il padre ha la potestà genitoriale. 6. Anche nell’ereditá, la donna è considerata inferiore. C'è poi la questione dell'eredità. Alla donna ne spetta la metà dell’uomo, perché, secondo il Corano, è l'uomo che ha l'obbligo di mantenere la donna e l'intera famiglia. 8 Anche in questo caso una disuguaglianza fissata dalla legge divina aumenta la dipendenza della donna dall'uomo. 7. La testimonianza di un uomo vale come quella di sue donne. Una settima differenza a livello giuridico è che la testimonianza del maschio vale come quella di due femmine. Questo si basa su un detto di Maometto, molto diffuso negli ambienti musulmani, in cui si afferma che «la donna è imperfetta nella fede e nell'intelligenza». Quando si chiede ai giudici e agli avvocati islamici di spiegare il motivo di questo diverso trattamento, rispondono che la donna è imperfetta quanto alla fede perché, in certe situazioni, ad esempio durante le mestruazioni, la sua preghiera e il suo digiuno non sono validi e la sua pratica religiosa è dunque imperfetta. Riguardo la seconda parte dell'affermazione, cioè l'"imperfezione" nell'intelligenza, forse un tempo questo poteva essere spiegato sociologicamente tenendo presente che le donne studiavano di meno, che erano meno coinvolte nella vita sociale e dedite soltanto ai lavori domestici, ma da tempo tutto ciò non vale più. Eppure nella maggioranza dei tribunali dei Paesi islamici esiste ancora questo principio nonostante le proteste delle associazioni femministe. In alcuni Paesi i fondamentalisti musulmani chiedono anche che alle donne sia vietato di fare da testimoni nei processi penali. Infine il Corano prevede esplicitamente che le mogli non ubbidienti vadano picchiate. Si potrebbe obiettare che ci sono anche cristiani che picchiano la moglie, ma il paragone non regge. Infatti il Nuovo Testamento prevede che non si possa mai picchiare la moglie. La lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini (Ef 5,25.28) nei rapporti tra moglie e marito afferma: "E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso". Dunque il cristiano che picchia la moglie è un cattivo cristiano, mentre un musulmano che picchia la moglie è un buon musulmano. Anzi il musulmano che non picchiasse la moglie ribelle sarebbe un cattivo musulmano che non vive secondo il Corano. Infatti, dice l’Islam, Allah ha onorato le donne istituendo la punizione delle bastonate. Il Profeta Maometto ha detto: Regola numero uno: “non colpitele in faccia e non sfiguratele” Per andar d’accordo con il Corano insomma basta far attenzione, colpire con metodo e precisione. Potete riempirla di calci nel sedere, scudisciarla sulla pancia o farle nera la 9 schiena. L’importante è che non si veda. La poveretta il giorno dopo potrà anche camminar piegata in due, ma dovrà esibire una faccia bella e pulita. La regola numero due del pestaggio familiare è altrettanto fondamentale. «Anche quando la sta colpendo, il marito non deve mai insultarla, mai maledirla perché – dicono gli esperti - non la batte per farle del male, ma per regalarle disciplina». «Mi raccomando non potete mai andar oltre i dieci colpi e non potete nemmeno rompergli le ossa, spaccargli i denti, insultarla o ficcarle le dita negli occhi», Anche perché «esiste un galateo persino per le percosse...Se il marito bastona la moglie per renderla più disciplinata dovrà sempre ricordarsi di non calcar troppo la mano e di colpirla dal petto in giù... queste son le uniche botte che onorano le donne». In conclusione, picchiare e bastonare sí, ma secondo regole precise: senza lasciar segni visibili (cioè senza fare in modo che gli altri se ne accorgano che la moglie è stata picchiata, quindi senza lasciare segni in faccia, dal momento che solo la faccia è visibile) e solo per una buona causa (ad esempio se lei si nega a letto). Quindi la moglie onorata è quella prima bastonata e poi violentata. 10 2 Ceravolo Giuseppe Arzt 1978 St. Georgen Di Rosa Rosetta Arbeiterin 1956 St. Georgen 2 Colucci Lucio Elektroingenieur 1977 St. Georgen Fazio Filomena Hausfrau 1964 St. Georgen Di Rosa Massimo Rentner 1951 St. Georgen Fazio Sabrina Studentin 1997 St. Georgen 11 12 Fusillo A. Maria Lagerlogistikerin 1964 Schwenningen Verratti Anna Rentnerin 1944 Schwenningen Fusillo Franco Maschineneinricht. 1958 Schewenningen Zollo Antonio Schreiner 1979 St. Georgen Rinaldi Italo Gärtner 1972 Villingen Zollo Gina Bankkauffrau 1977 St. Georgen 12 2 13 14 Chi è Maria Valtorta? Maria Valtorta è una mistica italiana morta nel 1961. In seguito ad una aggressione da parte di un giovane deviato fu colpita con una mazza di ferro dietro la schiena e fu costretta a stare a letto paralizzata dalla vita in giú dal 1934 fino alla sua morte. Nel 1943 mentre pensava che la sua vita fosse giunta ormai al termine, il Venerdí Santo ebbe delle rivelazioni celesti: Gesú stesso le parló e le disse di mettere per iscritto tutto ció che le avrebbe rivelato in visione. Fu cosí che scrisse i numerosi volumi di profonda dettagliatissima vita di Gesú in 10 volumi, che la Chiesa ha riconosciuto come ricchi di spiritualitá, anche se a livello di rivelazione privata. Tra le altre cose rivelate da Gesú a Maria Valtorta c’è questa meravigliosa e illuminante pagina sul Purgatorio. Sentiamo direttamente cosa dice Maria Valtorta. 15 “Gesú mi disse: Ti voglio spiegare cosa è e in cosa consiste il Purgatorio. E te lo spiego Io, con forma che urterà tanti che si credono depositari della conoscenza dell'al di là e non lo sono. Le anime immerse in quelle fiamme non soffrono che per amore. Esse da una parte hanno meritato di possedere la Luce, ma dall’altra parte non sono degne di entrarvi subito, nel Regno di Luce. Esse, al loro presentarsi a Dio, vengono investite dalla Luce. È una breve, anticipata beatitudine, che le rende certe della loro salvezza, fa loro conoscere come sarà la loro eternità, ma nello stesso tempo le rende consapevoli del male che commisero verso la loro anima, defraudandola di anni di beata possessione di Dio. Immerse poi nel luogo della purificazione e del perfezionamento, sono investite dalle fiamme espiatrici. In questo, coloro che parlano del Purgatorio dicono la veritá. Ma dove non dicono la veritá è nella spiegazione di che cosa sono quelle fiamme. Esse sono incendio d'Amore. Esse purificano, accendendo le anime d'amore verso Dio. Quelle fiamme danno l'Amore fino a quando l'anima raggiungerà quell'amore che non raggiunse in terra. Poi ne viene liberata e si congiunge all'Amore in Cielo. Ti pare una dottrina diversa da quella che conoscevi, vero? Ma rifletti. Cosa vuole il Dio Uno a Trino per le anime da Lui create? Il Bene. Chi vuole il Bene per una creatura, che sentimenti ha per la creatura? Sentimenti d'amore. Quale è il comandamento primo e secondo, i due più importanti, quelli che Io ho detto non esservene più grandi ed essere in quelli la chiave per raggiungere la vita eterna? È il comandamento d'amore: Ama Dio con tutte le tue forze, ama il prossimo come te stesso. Per bocca mia e dei profeti e dei santi, cosa vi ho detto infinite volte? Che l’amore è il mezzo migliore per essere assolto dai peccati. L’amore consuma le colpe e le debolezze dell'uomo, perché chi ama vive in Dio, e vivendo in Dio poco pecca, e se pecca, subito si pente, e per chi si pente vi è il perdono dell'Altissimo. A cosa mancarono le anime sulla terra? All'Amore. Se avessero molto amato, avrebbero commesso pochi e lievi peccati, legati alla debolezza e alla imperfezione vostra. Ma non avrebbero mai raggiunto la cocciutaggine cosciente di vivere nella colpa anche veniale. Si sarebbero impegnate a non addolorare il loro Amore, e l'Amore, vedendo la loro buona volontà, le avrebbe assolte anche dalle venialità commesse. Come si ripara, anche sulla terra, una colpa? Espiandola e, se si può, 16 attraverso il mezzo con cui si è commessa. Chi ha danneggiato qualcuno, restituendo quanto ha tolto con prepotenza. Chi ha calunniato, ritrattando la calunnia, chiedendo scusa e così via. Ora, se questo vuole la povera giustizia umana, non lo vorrà la Giustizia santa di Dio? E quale mezzo userà Dio per ottenere riparazione? Se stesso, ossia l'Amore: esigendo amore. Questo Dio che avete offeso, e che vi ama paternamente, e che vuole congiungersi con le sue creature, vi porta ad ottenere questo congiungimento attraverso Se stesso. Tutto deve girare attorno all’Amore, fuorché per i morti veri: i dannati. Per i dannati (cioè per i veri morti) è morto anche l'Amore. Ma per i tre regni, cioè 1) quello più pesante: la Terra; 2) quello in cui è abolito il peso della materia ma non dell'anima gravata dal peccato: il Purgatorio; 3) e infine quello dove gli abitatori di esso, cioè il Paradiso, condividono con il Padre loro la natura spirituale che li libera da ogni peso e da ogni sofferenza, il motore è l'Amore. È amando sulla terra che lavorate per il Cielo. È amando nel Purgatorio che conquistate il Cielo che in vita non avete saputo meritare. È amando in Paradiso che godete il Cielo. Quando un'anima è nel Purgatorio non fa che amare, riflettere, pentirsi alla luce dell'Amore che per lei ha acceso quelle fiamme, che già sono Dio, ma le nascondono Dio per poterlo sempre piú amare e cosí purificarsi. Ecco il tormento. L'anima ricorda la visione di Dio avuta nel giudizio particolare. Si porta con sé quel ricordo e, poiché avere anche solo intravisto Dio è felicitá e gioia che supera ogni cosa creata, l'anima è ansiosa di rigodere di quella felicitá e gioia. Quel ricordo di Dio e quel raggio di luce che l'ha investita al suo comparire davanti a Dio, fanno sì che l'anima veda nella loro vera entità le mancanze commesse contro il suo Bene, e questo vedere costituisce, insieme al pensiero che per quelle mancanze si è volontariamente interdetto il possesso del Cielo e l'unione con Dio per anni o secoli, costituisce la sua sofferenza purificatrice. È l'amore, e la certezza di avere offeso l'Amore, il tormento delle anime del Purgatorio. Più un'anima nella vita ha mancato e più è come accecata da spirituali cataratte, che le rendono più difficile il conoscere e raggiungere quel perfetto pentimento d'amore che è il motivo primo della sua purificazione e della sua entrata nel Regno di Dio. Man mano che per il potere dell'Amore l’anima del Purgatorio si purifica, si accelera la sua risurrezione all'amore e, di conseguenza, la sua conquista dell'Amore, che si completa nel momento in 17 cui, finita l'espiazione e raggiunta la perfezione dell'amore, essa viene ammessa nella Città di Dio. Bisogna molto pregare perché queste anime, che soffrono per raggiungere la Gioia, siano veloci nel raggiungere l'amore perfetto che le assolve e le unisce a Me. Le vostre preghiere, i vostri suffragi, sono altrettanti aumenti di fuoco d'amore. Aumentano l'ardore e aumentano anche la capacità di amare. Accelerano il processo di purificazione. Innalzano a gradi sempre più alti le anime immerse in quel fuoco. Le portano alle soglie della Luce. E poi, alla fine, aprono le porte della Luce, e introducono l'anima in Cielo. Ad ognuna di queste operazioni, provocate dal vostro amore per chi vi ha preceduto nella vita eterna, corrisponde un soprassalto di amore per voi. Amore di Dio che vi ringrazia di provvedere ai suoi figli sofferenti, amore delle anime sofferenti che vi ringraziano del vostro impegno per farle entrare nella gioia di Dio. I vostri cari defunti, dopo la morte, vi amano molto di piú di quanto vi amavano sulla terra, perché il loro amore è ormai pieno della Luce di Dio e grazie a questa Luce essi capiscono come voi li amate e come avrebbero dovuto amarvi. Non possono più dirvi parole che chiedono perdono e danno amore. Ma le dicono a Me per voi, ed Io ve le porto, queste parole dei vostri Morti, che ora vi sanno vedere e amare come si deve. Ve le porto insieme alla loro richiesta di amore e alla loro benedizione. Già valida sin dal Purgatorio, perché già infusa dell'acceso Amore che li brucia e li purifica. Perfettamente valida, poi, dal momento in cui, liberati, verranno incontro a voi sulle soglie della Vita o si riuniranno a voi nella stessa, se già voi li avete preceduti nel Regno d'Amore. Confida in Me. Io lavoro per te e per i tuoi più cari. Solleva il tuo spirito. Vengo per darti la gioia. Fidati di Me”. 18 Sapevate che la posizione che ognuno di noi assume quando si va a letto, prima di addormentarsi, può essere rivelatrice del nostro carattere? Ognuno di noi durante il giorno tende ad assumere comportamenti più o meno finti, dettati dalle circostanze, qualche volta un po’ forzati. Mentre dormiamo, invece, la nostra personalità viene fuori, ci abbandoniamo e facciamo venire fuori la nostra parte più vera. Gli esperti ritengono quindi che la notte sia il momento della nostra vita in cui siamo tutti più sinceri e onesti. E voi come dormite, quale posizione assumete con il vostro marito o moglie? Uno studio scientifico, fatto in Inghilterra, analizza come dormono le coppie sposate: e scopre che per stare bene bisogna essere vicini durante il sonno A che distanza dormiamo dal partner? La risposta a questa semplice domanda può farci capire qual è lo stato di salute del nostro rapporto di coppia. Dallo studio emerge che le coppie che dormono a poca distanza l'uno dall'altra sono più felici e soddisfatte rispetto a quelle che si addormentano distanti o peggio ancora non hanno nessun contatto fisico durante la notte. Stando agli studi di psicologia, ogni posizione che si assume nel sonno esprime un tratto della propria personalità. Così, per esempio, chi dorme completamente rannicchiato in posizione fetale è indeciso, ansioso e facilmente suscettibile alle critiche. Chi invece dorme girato sul lato ma con le ginocchia quasi tutte stese, allora si è più concilianti, disposti al compromesso e poco inclini a prendere posizioni estreme. Chi dorme nella cosiddetta "posizione reale", cioè supino, sulla schiena e con la pancia e la faccia in alto, è invece una persona aperta, socievole ed espansiva; al contrario di chi passa la notte in posizione prona cioè con la pancia e la faccia in giú, e che ha un carattere rigido e perfezionista. Il sonno di coppia. La nuova ricerca esamina le posizioni del sonno nelle coppie e i risultati possono fornire informazioni interessanti sia sulla 19 personalità dei partner che sullo stato della relazione. Dai dati emerge che circa il 42% delle coppie dorme schiena contro schiena, il 31% si posiziona nella stessa direzione e solo il 4% faccia a faccia. Circa il 34% ha un contatto mentre dorme e il 12% passa la notte a pochi centimetri di distanza, mentre il 2% dorme ad una distanza di oltre 70 centimetri. Tra le coppie che dormono a contatto tra loro, sono più felici quelle che si posizionano faccia a faccia rispetto a quelle in cui si assume la posizione a cucchiaio (cioè, girati nella stessa direzione) o se ci si mette nella direzione opposta, spalla a spalla. Tra coloro che dormono senza toccarsi, la maggior parte delle coppie che si dichiara comunque soddisfatta del proprio rapporto, dorme nella stessa direzione. Il 94% delle coppie che trascorre la notte restando a contatto, sono felici della loro relazione, rispetto ad appena il 68% di coloro che invece restano a distanza. Si dichiarano soddisfatte anche l'86% delle coppie che sul materasso resta a meno di tre centimetri dal partner rispetto al 66% di chi mette tra sé e il compagno più di 70 centimetri. In conclusione Si dichiara soddisfatto del proprio rapporto: Il 91% di chi dorme "a cucchiaio" cioé volgendo lo sguardo nella stessa direzione del partner, ma toccandosi. L’ 81% di chi dorme spalla a spalla ma toccandosi. Il 76% di chi dorme nella stessa direzione ma senza contatto. Il 74% di chi dorme spalla a spalla senza contatto. Il 55% di chi dorme faccia a faccia ma non si tocca. 20 Chi non sa tenere a freno la rabbia rischia davvero di avere un infarto Quando uno si arrabbia, il suo cuore batte più veloce, la pressione sanguigna sale, le coronarie si stringono, e così cresce la probabilità di avere un infarto Una lite in famiglia, un’incomprensione sul lavoro, un litigio nel traffico. E la rabbia sale a livelli di guardia: viso contratto, sangue che va alla testa, sensazione di essere sul punto di esplodere. Stiamo rischiando un infarto. Secondo uno studio australiano, infatti, nelle ore dopo uno scoppio d’ira la probabilità di un attacco di cuore sale di oltre 8 volte rispetto al normale. E pure le «crisi d’ansia» fanno male, perché nel giro di 2 ore il pericolo di infarto cresce di circa 9 volte. Il fenomeno è simile a quello di un avvenimento scatenato da uno sforzo fisico troppo intenso: negli eccessi di collera il cuore batte più veloce, la pressione sale, le coronarie si stringono e cresce la probabilità che si rompano pezzi di arterie giá infiammate, piene di colesterolo, una delle cause classiche di infarto. In alcuni succede tutto entro brevissimo tempo; nei pazienti in cui il cuore “cede” dopo un paio di giorni dal momento di rabbia è possibile che le arterie si chiudano lentamente fino ad un paio di giorni successivi. Anche l’ansia e lo stress cronici compromettono la salute del cuore: nelle donne giovani, ancora più in tensione rispetto agli uomini per la necessità di far quadrare il cerchio fra famiglia, figli e lavoro, sarebbero responsabili di infarti e di un recupero più complicato dopo gli eventi cardiaci. 21 In caso di ansia e stress “continui” la pressione sanguigna è in genere più alta e modifica la quantità di ormoni in circolo (come il cortisolo) tanto da alterare la funzionalitá delle arterie e l’aggregazione delle piastrine: tutto ciò favorisce l’attacco di cuore, perfino nelle donne giovani parzialmente protette dagli estrogeni. Lo stress continuo favorisce la formazione improvvisa di un trombo (coagulo di sangue) che poi chiude un’arteria cardiaca, senza fare passare piú il sangue. Nelle donne un grosso dispiacere o un forte stress comportano una produzione esagerata di adrenalina che manda “in tilt” il cuore. Perciò, meglio imparare a gestire ira e nervosismo ed evitare per quanto possibile situazioni che ci fanno saltare la mosca al naso, anche perché secondo un altro studio dell’Universitá di New York, alti livelli di stress uniti alla depressione sono per il cuore una vera «tempesta perfetta», che aumenta del 48% il rischio di morte e infarto nel breve periodo. “Non è facile tenere sotto controllo stress e reazioni dovute alla collera, ma è bene ricordarsi che possono provocarci un attacco cardiaco” direbbe ogni cardiologo. La gelosia è un’emozione molto complessa, Essa é in grado di smuovere sentimenti profondi come paura, abbandono, perdita, dolore, rabbia. Spesso la gelosia é un modo per attirare l'attenzione del partner e verificare la forza del legame; una tendenza che, secondo diversi studi, coinvolge più le donne che gli uomini. Essere gelosi aumenta la probabilità che il partner si allontani, o che venga attratto da altri, o che si distragga da noi. Più si è gelosi, tanto più si soffoca l’altro, più l’altro vuole scappare, piú l’altro si sente legittimato all’inganno. Purtroppo la gelosia gode di una certa forza in ambito sentimentale. Riesce a spacciarsi come espressione di “vero amore”. Sa rendersi attraente, soprattutto nelle fasi iniziali del legame. Atteggiamenti come sommergere l’altra persona di attenzioni, di telefonate, di messaggi, di regali, ecc., in realtà, sono solo tentativi di controllare il partner, perché si sospetta di lui o di lei. 22 La gelosia è anche associata a nevrosi, instabilità emotiva, rabbia, ansia e depressione. Più siamo instabili, più si è inclini a essere gelosi. È diversa tra i sessi. Il sospetto di infedeltà sessuale suscita più gelosia negli uomini. Per le donne invece a insospettire maggiormente è un atteggiamento amichevole, disponibile, solidale del proprio uomo, verso un’altra donna, giocando sul piano emotivo. La gelosia, non a caso, è uno dei motivi principali di insoddisfazione e anche di aggressioni e violenza. Tutto sommato, la gelosia, è spreco di energie ed é del tutto inutile a risolvere i problemi. 23 L'uovo fin dai tempi antichi è stato il simbolo della vita in sé, ma anche il simbolo di ció che era sacro. Secondo alcune credenze del passato, il cielo e la terra erano considerati due mezze sfere che andavano a creare un unico uovo; mentre gli antichi consideravano l'uovo come centro dei quattro elementi dell'universo (acqua, aria, terra e fuoco). La tradizione del dono di uova nelle feste è documentata già fra i Persiani, dove era diffusa la tradizione dello scambio di semplici uova di gallina all’inizio della stagione primaverile; questa usanza fu seguita nel tempo da altri popoli antichi a cominciare dagli Egiziani, i quali consideravano il cambio di stagione una specie di primo dell'anno, e poi dai Greci e dai Cinesi. Spesso le uova venivano dipinte a mano. L'uovo, come simbolo del mondo, è comune all'India antica, all'Indonesia, all'Iran, alla Grecia, alla Fenicia, alla Lettonia, all'Estonia, alla Finlandia, all'Africa occidentale, all'America centrale e alla Costa occidentale dell'America del Sud. In Russia ed in Svezia sono state trovate uova di creta in molti sepolcri. Certe statue trovate nelle tombe portano un uovo in mano, segno del ritorno alla vita. Il Cristianesimo ha ripreso le tradizioni che vedevano nell'uovo un simbolo della vita, ma le ha dato un altro significato: il simbolo del Cristo risorto. L'uovo infatti somiglia a un sasso e appare privo di vita, così come il sepolcro di pietra nel quale era stato sepolto Gesù. Dentro l'uovo, però, c’è una nuova vita pronta a sbocciare da ciò che sembrava morto. In questo modo, l'uovo diventa quindi un simbolo di risurrezione e simbolo della rinascita dell'uomo in Cristo. L'usanza dello scambio di uova decorate si sviluppò, nel Medioevo come regalo alla servitú. La diffusione dell'uovo come regalo pasquale sorse probabilmente in Germania, dove si diffuse la tradizione di donare semplici uova in occasione di questa festività. Servizio Pastorale a cura della Missione Cattolica Italiana Villingen n. 56 * Aprile 2015