Poesia di parole. Musica di poesia. Suggestioni udibili di città (in)visibili ...Le città invisibili hanno preso corpo. E colore. Fiabesca fisicità. Sì, con passi di Formica, sfiorando il lato leggero della luna sono apparse, tra collane e solletichii di pianoforte marcotulliano. Si era negli Sconfini Letterari del JazzOnTheRoad, giovedì. Isadora, Zora, Maurilia, Fedora, Ipazia, Dorotea, Clarice... Molte altre. Hanno tutte nome di donna, le “città in-visibili” create da Italo Calvino/ forse perché le donne sono (più) complesse, e affascinanti, e perché (come le donne), le città partoriscono: paesi che cresceranno, e diverranno città... Città-donne narrate da Marco Polo all’Imperatore dei Tartari, e ri-dipinte - per chi era in P.zza T. Brusato - dalla calda voce di Daniele Formica, su note piumate di Rita Marcotulli, raffinatissima pianista. E immagino un Calvino onorato, sognante, lieto (come noi si era, lì), di quel risultato. Sì, perché, se Daniele Formica è più che degno ambasciatore nel prestare le sue corde vocali alla levatura del testo, il tappeto musicale tessuto dalla Marcotulli (perlopiù l’album “The light side of the moon”) parrebbe nato dal desiderio di Calvino/ o questo è il risultato di quel sodalizio. Poesia di parole. Musica di poesia. Suggestioni... “...a Isadora... quando il forestiero è indeciso tra due donne ne incontra sempre una terza...”. Testo-capolavoro. Mistico, profetico, lapidante, poetico... Sostanzialmente, una riflessione sull’ordine invisibile che regge le città. Ordito, però, dallo sguardo trasversale e lungimirante di cui solo alcuni maestri sono dotati, tra cui Calvino, poeta senz’aver mai scritto un libro di poesie. E proprio la complessità delle immagini calviniane richiederebbe, in alcuni frammenti, il tempo necessario per assorbirle, rigirarle in bocca, palpeggiarle tra i neuroni – come appunto accade camminando i mondi della poesia. Quindi, alcune città – concepite per essere sganciate dal tempo... per andare e/o essere oltre, il tempo...) finisce che sfuggono per mancanza di tempo.../ metafora della vita, questa, accarezzata nel seguente concetto: “Isidora è dunque la città dei suoi sogni: con una differenza. La città sognata conteneva lui giovane; a Isidora arriva in tarda età..”. Quando “i desideri sono già ricordi.” Rita Marcotulli, poi, poggia una collana nella pancia del pianoforte, sui tendini interni, e il piano tintinna evocando tempi da clavicembalo/ le note fanno eco a se stesse/ si è come circondati/ o echeggiano nella testa di ognuno di noi, abitanti della magica città marcotulliana. A rammentare – in alcuni momenti - il segno dei tempi in cui viviamo, ci pensa il solito cellulare non spento, e un gruppo di motociclisti rombanti (sdrammatizzati dalla pronta battuta di Formica). E profetico e appropriato appare il finale (dello spettacolo e del libro), racchiuso nelle parole con cui Marco Polo si congeda dall’imperatore-lettore. Perla finale di rara bellezza, di saggezza, di... (che da solo vale l’acquisto del libro, e, quindi, appositamente non cito... ;-) Fabio Bix