Lezione 22

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Blanchard,
Macroeconomia
Una prospettiva europea,
Il Mulino di
2011
Prof.ssa
Maria Laura
Parisi, PhD; –[email protected];
DEM Università
Brescia
Capitolo I. Un Viaggio intorno al mondo
Corso di
Economia Politica
a.a. 2012/2013
LEZIONE 22
Laurea Magistrale in Giurisprudenza, UNIBS
La risposta di politica
economica alla crisi
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia – Una prospettiva europea, Il Mulino 2011
Capitolo XX. La crisi del 2007-2010
4. La domanda di investimento,
quando le banche agiscono da intermediari
Quando il capitale delle banche diminuisce perché le banche
riducono i prestiti alle imprese, aumenta il costo di equilibrio dei
prestiti bancari. Che ha un effetto negativo sugli Investimenti. Il
risultato è che la curva IS si sposta a sinistra e il nuovo equilibrio
del reddito diminuisce.
FIG. 20.6 Equilibrio sui mercati reali e finanziari in seguito
a una riduzione del capitale delle banche.
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Capitolo XX. La crisi del 2007-2010
6. La risposta di politica economica
Stimoli all’economia
Le banche centrali hanno usato la politica monetaria per tagliare i
tassi di interesse a zero, mentre i governi hanno utilizzato la
politica fiscale per compensare la riduzione del consumo privato,
cercando di sostituire la caduta del consumo e degli investimenti
privati con una maggiore spesa pubblica.
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Capitolo XX. La crisi del 2007-2010
6. La risposta di politica economica
Politica monetaria in presenza di una trappola della liquidità: le
banche centrali hanno ridotto il tasso di interesse nominale a zero,
non potendo ulteriormente abbassare i tassi di interesse.
FIG. 20.11 La politica monetaria in
presenza di una trappola della liquidità.
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Capitolo XX. La crisi del 2007-2010
6. La risposta di politica economica
La politica monetaria tradizionale non funziona più.
C’è qualcos’altro che la politica monetaria può fare? Quantitative
Easing: offrendosi di acquistare beni o titoli dalle banche
commerciali, la banca centrale può annullare o ridurre l’aumento
originale del rischio di credito ed evitare una contrazione dei
prestiti.
La curva LM si sposta a destra, ma questo sposta anche la IS verso
destra (perché il credito viene di nuovo erogato).
Gli interventi di politica economica hanno funzionato.
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Capitolo XX. La crisi del 2007-2010
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Capitolo XXI. La crisi del 2007-2010
Ultimo atto della crisi: i debiti sovrani
1.
I governi dall’autunno del 2008 incominciano a fare politiche economiche
non convenzionali.
2.
Non più solo spesa pubblica espansiva (aiuti economici, tagli alle tasse)
3.
Ma anche interventi diretti sulle banche: iniettano liquidità nella struttura
delle banche
4.
Nazionalizzano le banche (Northern Rock, Royal Bank of Scotland,
Commerzbank)
5.
Si assumono su di sé i debiti, convertendo i titoli “tossici” in pancia alle
banche con titoli più sani, come i titoli di debito pubblico
6.
Stati si indebitano per salvare le banche: debito e crisi passano agli Stati
(bail-out)
7.
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Deficit pubblico, debito pubblico in aumento!
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Capitolo XXI. La crisi del 2007-2010
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Capitolo XX. La crisi del 2007-2010
7. L’eredità della crisi
L’eredità principale deriva dal ricorso alla politica fiscale che ha
portato a un forte aumento del debito pubblico.
Inoltre spesso l’elevato debito pubblico va di pari passo con
un’elevata inflazione, in quanto l’inflazione è un modo per ridurre
il valore reale del debito. La preoccupazione per l’inflazione
deriva anche dal modo in cui la politica monetaria è stata
utilizzata: non solo tagliando i tassi di interesse, ma rivolgendosi
anche al quantitative easing.
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Capitolo XX. La crisi del 2007-2010
La crisi dei debiti sovrani
• La crisi dei debiti sovrani Europei (anche
chiamata “crisi dell’Eurozona”) è una crisi
finanziaria che ha reso difficile o impossibile
per alcuni paesi nell’area Euro ripagare o
rifinanziare il proprio debito pubblico, senza
l’aiuto di terze parti.
• Essa è avvenuta in seguito alla crisi finanziaria,
e per alcuni, è ancora in corso.
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Capitolo XX. La crisi del 2007-2010
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Capitolo XX. La crisi del 2007-2010
• La causa principale risiede nel tentativo di salvare il
sistema bancario, acquistando il debito privato
esistente nei bilanci delle banche (anche il Congresso
americano ha approvato $700 miliardi per le banche
americane nel 2008!)
• Essa è stata causata anche da una serie di riduzioni
della valutazione del debito da parte delle agenzie di
rating (“downgrading”).
• In Grecia, il debito è cresciuto inoltre per gli alti salari e
pensioni pagati al settore pubblico.
• Le banche Europee possiedono un ammontare
significativo del debito sovrano.
• Preoccupazioni riguardanti l’insolvenza del sistema
bancario o il rischio default dei governi, si autoalimentano negativamente!
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Capitolo XX. La crisi del 2007-2010
• Visco ha affermato che “se in Europa gli
interventi pubblici sono stati pari al 37% del
Pil, in Italia le operazioni sul capitale, pari a 4,1
miliardi nell’autunno 2011, arrivano a
malapena allo 0,3% della ricchezza nazionale.
Considerati i Tremonti Bond sottoscritti da Mps
e le garanzie usate per le obbligazioni portate
alle Bce si arriva soltanto al 5,5% del Pil”.
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Capitolo XX. La crisi del 2007-2010
Miliardi €
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Capitolo XX. La crisi del 2007-2010
• Agli inizi del 2010 le preoccupazioni si sono
intensificate in Europa, così le nazioni europee hanno
deciso di implementare una serie di misure di
supporto: European Financial Stability Facility (EFSF) e
European Stability Mechanism (ESM).
• EFSF è stato autorizzato a prendere a prestito €440
miliardi, di cui €250 miliardi sono rimasti disponibili
dopo il salvataggio Irlandese e Portoghese.
• Inoltre, la BCE ha fatto la sua parte abbassando i tassi
d’interesse e fornendo prestiti a basso costo per più di
1trilione di euro per mantenere flussi di liquidità tra le
banche europee.
• Il 6 Settembre 2012, la BCE ha calmato i mercati
finanziari con l’annuncio di supporto illimitato a tutti i
paesi dell’eurozona bisognosi di salvataggio con EFSF
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Tassi del 6%
o più alti
indicano che i
mercati
finanziari
hanno seri
dubbi
sull’affidabilità
della
restituzione
del debito
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• Grecia e Portogallo hanno gran parte del loro debito in
mano a investitori esteri, i quali chiedono tassi sempre
più elevati per sottoscrivere il loro debito
• A metà 2012, a causa del “fiscal consolidation” e alcune
riforme strutturali nei paesi più a rischio, e varie
misure di politica prese dai leaders UE e dalla BCE,
finalmente la stabilità finanziaria nell’Eurozona è
decisamente migliorata
• I tassi d’interesse hanno iniziato a scendere
• Ciò ha anche ridotto il rischio di contagio per altri paesi
dell’Eurozona.
• In Ottobre 2012, solo 3 su 17 paesi (Grecia, Portogallo e
Cipro) ancora combattevano con tassi d’interesse a
lungo termine sopra il 6%
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Capitolo XX. La crisi del 2007-2010
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Capitolo XX. La crisi del 2007-2010
Come si esce da questa crisi?
• Come si riduce un debito pubblico:
• Generando continui “avanzi primari” (meccanismo più
efficace ma lento e doloroso)*
• Ricorrere al finanziamento monetario della Banca
Centrale (genera inflazione)
• Ripudiando il debito pubblico (i.e. dichiarare
fallimento!...vedi Argentina 2002)
• L’Europa sul debito greco ha deciso diverse misure:
taglio del valore del debito del 50%, riduzione
retroattiva del tasso d’interesse corrisposto sui titoli
pubblici greci, restituzione del reddito futuro derivante
dai rendimenti dei titoli.
• Inoltre, ESM e IMF hanno concesso prestiti a lungo
termine
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Capitolo XX. La crisi del 2007-2010
• Fiscal compact e riforme strutturali
• Le misure di austerità europee danneggiano
l’economia? O sono buone?
• Ci sono alternative meno dolorose per attivare
la crescita della produzione (PIL) e quindi
ridurre il rapporto del Debito/PIL e ridurre il
deficit (attraverso un aumento automatico delle
entrate fiscali)?
• * Ci vorranno 20 anni consecutivi di surplus
sopra il 2% di crescita del PIL – a partire da ora
– solo per riportare il livello Debito/PIL al
valore pre-crisi!
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Per raggiungere livelli sostenibili l’Eurozona deve ridurre il suo debito complessivo di €6.1 trilioni. Secondo Boston
Consulting Group, ciò potrebbe essere fatto con una tassa sulla “salute” tra 11 e 30%, Un tale piano sarebbe “drastico”,
impopolare e richiederebbe ampio coordinamento politico, ma più i politici e i banchieri centrali aspettano, più alta sarà la
probabilità di introdurre questa tassa
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