N.25 marzo / agosto 07 - Conservatorio della Svizzera Italiana

www.conservatorio.ch, marzo 2007, numero 25, anno VII
conservatorio della svizzera italiana
scuola universitaria di musica | musikhochschule | haute école de musique
il giornale del conservatorio
Editoriale
Importante decisione del Tribunale federale
È del 27 gennaio 2007 la sentenza del
Tribunale federale che mette fine, si spera,
alla discriminazione dei diplomi del Conservatorio nell’ambito delle assunzioni nella
Scuola pubblica del Canton Ticino.
presentati non erano elencati nel regolamento cantonale, fatto evidente e mai contestato: infatti il Tribunale federale parlerà
di “affermazioni per certi versi puramente
tautologiche”.
Grazie all’azione legale di una giovane
L. decide di ricorrere contro la decisione
ticinese diplomata al CSI, patrocinata dall’avvocato Felice Dafond, il reclamo è andato a buon fine, e questo con un ricorso di
diritto pubblico che presenta solitamente
un tasso di successo limitatissimo.
del Consiglio di Stato appellandosi al Tribunale federale, elencando i motivi già noti e
sottolineando inoltre che le è stato negato
il diritto di essere sentita.
Cos’è successo? La giovane musicista,
di fronte alle “puntuali, documentate e a
priori non irrilevanti obiezioni ricorsuali”
da parte della ricorrente, il fatto che il “Governo cantonale non ha risposto alle critiche della ricorrente con argomentazioni di
merito nemmeno in sede di osservazioni
al ricorso di diritto pubblico”. Il Tribunale
federale sottolinea la pertinenza della
perizia fatta dal Conservatorio e lamenta
l’assenza di “una presa di posizione dei
presunti esperti citati dal Dipartimento”
a proposito dei quali (cita la sentenza) si
è “poi dovuto constatare l’assenza di documenti in tal senso”. Giunge infine alla
conclusione che il ricorso è accolto e che
alla ricorrente andrà versata un’indennità
di 2‘000.- franchi.
chiamiamola L., si è candidata ai concorsi
per l’insegnamento presso le scuole medie
superiori, ma non è stata ammessa per
“titolo non specifico”. L. ricorre contro la
decisione, sottolineando e dimostrando
– tra l’altro con una perizia del Conservatorio - l’incompatibilità del regolamento cantonale con la legislazione svizzera (Legge
sulle Scuole universitarie professionali) ed il
valore dei suoi titoli, ritenuti equivalenti e
persino superiori a quelli indicati nel regolamento cantonale.
Il servizio ricorsi, per decisione formale del
Consiglio di Stato, respinge il ricorso, non
rispondendo minimamente agli argomenti della ricorrente (rispettivamente dei
ricorrenti, dato che i casi erano diversi),
ripetendo semplicemente che i diplomi
Per farla breve: il Tribunale federale mette
Il Tribunale federale non si è evidente-
mente potuto esprimere sugli altri ricorsi
in quanto gli stessi si sono fermati a livello
cantonale. Per quel che riguarda i due
ricorsi identici respinti siamo però fiduciosi che il Consiglio di Stato, alla luce della
decisione del Tribunale federale, deciderà
di restituire la tassa di ricorso di Frs. 500,
impropriamente imposta ai ricorrenti.
Nel frattempo è uscito il bando per le
prove d’assunzione 2007-2008 sulla base
del regolamento cantonale incriminato,
purtroppo rimasto fino ad oggi invariato.
Speriamo che l’applicazione del regolamento non dia nuovamente adito a ricorsi e che
lo stesso venga al più presto aggiornato e
reso compatibile con i disposti federali. Da
parte nostra c’è tutta la disponibilità alla
collaborazione in virtù di quella competenza che, da parte del Tribunale federale, ci è
stata esplicitamente e ampiamente riconosciuta.
Christoph Brenner, direttore
marzo 2007, numero 25, anno VII
conservatorio della svizzera italiana
scuola universitaria di musica | musikhochschule | haute école de musique
2007-2008
Corso di Studi in Liuto e
Basso continuo
per strumenti a pizzico
LUCA PIANCA
Iscrizioni entro il 15 aprile 2007
Agli studenti più meritevoli ed in grado di
soddisfare le esigenze del corso, verrà offerta
la possibilità di partecipare a varie attività
(concerti ed incisioni discografiche) con il
prestigioso ensemble internazionale
“IL GIARDINO ARMONICO”.
marzo 2007, numero 25, anno VII
SCUOLA DI MUSICA
PASSEGGIATA MUSICALE, LUGANO 2007
Sabato 28 aprile 2007 in Via Nassa a Luga-
no tornerà la “Passeggiata musicale”.
Dopo il successo avuto a Mendrisio, cercheremo di ricreare il bellissimo ambiente
della prima edizione e di andare persino un
po’ oltre.
Quest’anno l’evento verrà organizzato in
collaborazione con la Scuola di Musica Moderna, la Città di Lugano e Palco ai Giovani
proprio per veder potenziata l’esigenza
di abbattere barriere di genere e di contenuti. Altra novità molto importante il
coinvolgimento del Circo fortuna con uno
spettacolo e alcuni atéliers.
Percorso
• dalla Chiesa degli Angioli a piazza Dante
dalle 14.00 alle 18.30
• Postazioni musicali: Chiesa degli Angioli,
Istituto Leonardo Da Vinci, piazza Battaglini, piazza S. Carlo, piazza Maraini, piazza
Riforma, piazza Cioccaro, piazza Dante
• concerto di chiusura Piazza Cioccaro
Protagonisti
• allievi del Conservatorio della Svizzera
Italiana, soprattutto allievi della scuola di
musica (bambini e ragazzi)
• allievi di scuole di musica della FesMuT,
Federazione delle Scuole di Musica Ticinesi
• allievi della Federazione Bandistica TiciCaratteristiche della manifestazione
nese
• musica all’aperto in un clima festoso
• allievi di altre associazioni musicali ( tra
(nelle piazze e nelle strade) a rotazione nei seguenti centri Lugano, Mendrisio, cui Liceo musicale di Varese)
• allievi scuole artistiche (circo, danza, …)
Bellinzona e Locarno
• palco ai giovani
• animazione nelle strade
• festa popolare
• una manifestazione a favore dei giovani
Contenuti
• concerti (musica classica, rock, jazz, blues,
musica popolare, rap, hip hop, musica bandistica, opera, musical)
• musica da strada
• atéliers (in collaborazione la Scuola di
Musica Moderna)
• animazioni come mimi, jonglage, artisti
di strada (in collaborazione con il Circo
Fortuna)
• esposizione di strumenti musicali
• bancarelle a tema
• cena popolare
• concerto di chiusura
cale ticinese e diffondere di conseguenza
un messaggio creativo e propositivo ai
giovani.
L’idea che sta alla base di questa giornata
di festa è quella di riuscire a creare un’intesa tra le varie discipline artistiche, per sensibilizzare i giovani sull’importanza di una
componente culturale nella loro educazione e per trovare un clima più costruttivo e
meno settoriale tra i vari attori presenti su
questa scena.
Altro punto importante della manifestazione l’esigenza di poter coinvolgere il maggior numero di persone: non solo esecutori
e ascoltatori, bensì tutti hanno la possibilità di interagire con quanto si fa nella
giornata e provare qualcosa che li coinvolga senza delle competenze preliminari, in
maniera di creare l’occasione per scoprire
qualcosa di nuovo e stimolante, magari
anche per altri campi.
Concerto di chiusura
• una selezione dei migliori elementi ascoltati nelle ultime sessioni di palco ai giovani,
radunati in una All star band coordinata e
seguita da Vic Vergeat (personaggio molto
noto nel mondo della musica leggera)
• Mestrostars uno dei gruppi ticinesi
emergenti a livello cantonale e svizzero che
propone rap e hip hop
Alla base della ricetta della Passeggiata
musicale vi è l’esigenza di abbattere barriere che bloccano lo sviluppo di una cultura a
360 gradi, inserendo compartimenti stagni
a dipendenza del genere musicale e del
tipo di arte che si propone.
La Passeggiata vuole essere un punto d’incontro tra varie forme di cultura, tra varie
entità del panorama di formazione musi-
informazioni
agenda
news
www.conservatorio.ch
marzo 2007, numero 25, anno VII
NEWS – Scuola Universitaria
Lo scorso 16 febbraio al Palazzo dei Congressi si è tenuta la
festosa consegna dei Diplomi SUPSI con il Consigliere di Stato
On.Gabriele Gendotti. I nostri diplomati sono stati:
Corso di studio I
Diploma di pedagogia musicale
Studente
Materia
Docente
Branduardi Maddalena
Violoncello
Taisuke Yamashita
Michael Chiarappa
Longauerova Silvia
Violoncello
Robert Cohen
Michael Chiarappa
Prodigo Marlene
Violino
Carlo Chiarappa
Anna Modesti
Quattropani Lorenzo
Pianoforte
Alessandro D’Onofrio
Roberto Braccini
Vaccaro Lorenza
Violino
Carlo Chiarappa
Anna Modesti
Zampar Luciano
Percussioni
Mircea Ardeleanu
Il 30 e il 31 marzo avremo due splendidi concerti con il nostro en-
semble di archi formato dagli studenti della Scuola Universitaria.
Direttore e solista Robert Cohen che proporrà musiche di Haydn
(concerto nr 1 per violoncello) e Schubert (versione di G.Mahler
de “La Morte e la Fanciulla”). Venerdì 30 (ore 20.30) il concerto
sarà proposto in collaborazione con l’Associazione INSIEME PER LA
PACE, nell’ Aula Magna della nostra sede, e la sera successiva (ore
21.00) siamo invitati a suonare nella stagione concertistica che si
tiene nella Sala Medioevo al Palazzo Comunale di Olgiate Comasco (Como).
Corso di studio II
Diploma di perfezionamento
Studente
Materia
Docente
Baselli Angelo
Clarinetto
Milan Rericha
Bischof Andrea
Violoncello
Robert Cohen
Bruno Luca
Percussioni
Mircea Ardeleanu
Di Meco Marco
Flauto
Mario Ancillotti
Di Trapani Gregorio
Percussioni
Mircea Ardeleanu
Eusebio Alessandro
Clarinetto
Francois Benda/ Milan Rericha
Fabbiano Carmela
Canto
Luisa Castellani
Fani Rossana
Flauto
Mario Ancillotti
Frontini Gloria
Flauto
Mario Ancillotti
Gjezi Anthony
Violino
Massimo Quarta
Juhasz Orsolya
Fagotto
Gabor Meszaros
Magolati Lucia
Flauto
Mario Ancillotti
Mala Valbona
Violino
Massimo Quarta
Mihara Rie
Corno
David Johnson
Miliani Elena
Flauto
Mario Ancillotti
Naglieri Michele
Clarinetto
Francois Benda
Nicolini Cristiana
Pianoforte
Nora Doallo
Pancini Silvia
Clarinetto
Francois Benda/ Milan Rericha
Pangaro Laurence
Viola da gamba
Vittorio Ghielmi
Sato Sai
Pianoforte
Nora Doallo
Teqja Redjan
Pianoforte
Nora Doallo
Tihelka Jan
Clarinetto
Milan Rericka
Zumbrunn Julia
Flauto
Mario Ancillotti
Studente
Materia
Docente
Alvarez Laura Cecilia
Pianoforte
Nora Doallo
Daskalov Ivaylo
Violoncello
Robert Cohen
Sarmiento Carolina
Pianoforte
Nora Doallo
Studente
Materia
Docente
Angelico Francesco
Dir. ‘900
Giorgio Bernasconi
Ciceri Carlo
Dir. ‘900
Giorgio Bernasconi
De Stefani Davide
Dir. Fiati
Franco Cesarini
Maginzali Emanuele
Dir. Fiati
Franco Cesarini
Diploma di solista
Il Conservatorio ospita un concerto organizzato dalla
“Settimana
della Cultura francese e della francofonia”. Lunedì 19 marzo 2007,
ore 20.30, suoneranno un ex studente diplomato al nostro Conservatorio, il violinista Piotr Nikoforoff ,e la pianista Pinuccia Giarmanà. Musiche di Gabriel Fauré, Arthur Honegger, Maurice Ravel.
Formazione continua: pianificazione dell’insegnamento e obiet-
tivi d’apprendimento. Lo scorso febbraio si è tenuto un aggiornamento sui temi della pianificazione dell‘insegnamento e sulla
definizione degli obiettivi d‘apprendimento in funzione dei nuovi
criteri scaturiti con la „Dichiarazione di Bologna“. L’incontro, aperto a tutti i docenti del CSI, è stato possibile grazie alla collaborazione di Andreas Cincera (docente di contrabbasso), specialista in
questo settore.
Recentemente Stefano Parrino, assistente di Mario Ancillotti nella
classe di Flauto del Conservatorio della Svizzera italiana ha tenuto
un tour di lectures e Master Classes di Flauto e Respirazione Continua presso alcune tra le più prestigiose Università Britanniche,
Trinity College (Londra), Royal Welsh College of Music and Drama
(Cardiff), Royal Academy of Music (Londra) e Royal Northen College of Music (Manchester). Le Master Classes sono state seguite da
un grande numero di allievi e docenti tra i quali, William Bennett,
Wissam Boustany, Ian Clarke e Peter Lloyd. Le università hanno
ufficialmente invitato Stefano Parrino a future e più intense collaborazioni.
Corso di studio IV
Certificato Post-formazione
Studente
Materia
Docente
Moraru Luisa
Violino-peda
Anna Modesti
Il Premio dell’Economia Ticinese come miglior Diploma nell’ambito
musicale è andato al violoncellista Ivaylo Daskalov.
Nella foto:
Ian Clarke,William Bennett e Stefano Parrino dopo la Master Class
tenuta il 15 Gennaio alla Royal Academy.
Il nostro docente di percussioni Mircea Ardeleanu ha rassegnato
le dimissioni per motivi personali dal secondo semestre dell’anno
accademico 06-07. Dopo tanti anni di successi al fianco del Conservatorio ci congediamo da Mircea con i nostri ringraziamenti e
i migliori auguri per il suo futuro. Il nuovo docente di percussioni
della Scuola Universitaria è Bernhard Wulff, rinomato docente e
concertista già insegnante a Friburgo. La Metodica delle percussioni è stata affidata per questo semestre a Michael Quinn, che è
marzo 2007, numero 25, anno VII
NEWS – Scuola Universitaria
stato nel passato già un nostro apprezzato insegnante. A Wulff e
Quinn facciamo i nostri ringraziamenti per aver accettato l’incarico e gli auguri per l’inserimento nell’organico del corpo docenti.
Lo scorso dicembre la Banca Raiffeisen Lugano ha destinato una
generosa borsa di studio del valore di 12.000 Fr al nostro studente
di percussioni Luca Bruno. La Raiffeisen da anni è vicina al Conservatorio, ancor prima che divenisse Scuola Universitaria, sostenendo iniziative e favorendo borse di studio per i suoi studenti.
Grazie!
Durante il
1° semestre 2006-2007 hanno fatto richiesta per una
borsa di studio 12 nostri studenti, tutti provenienti dall‘estero,
di cui 8 hanno ricevuto riscontro positivo. Grazie all‘aiuto e alla
collaborazione con cinque fondazioni nella Svizzera tedesca e una
nella Svizzera francese abbiamo potuto raccogliere un importo
totale di Frs. 54‘000.—.
Per i festeggiamenti del suo 150° anniversario, il Credit Suisse ha
promosso una serie di iniziative sostenute dalla propria Fondazione del Giubileo. Tra queste figura anche la consegna, lo scorso
novembre, di un assegno del valore di cinquantamila franchi
al Conservatorio della Svizzera italiana. Con questa donazione
la Fondazione del Giubileo del Credit Suisse ha voluto favorire
“un‘istituzione ticinese che da anni promuove attivamente la
diffusione della musica tra i giovani, favorendo anche i nuovi
talenti”. Grazie a questo contributo, il Conservatorio ha potuto
acquistare un nuovo pianoforte Steinway.
La collaborazione con importanti istituzioni europee è in continua
crescita. Attualmente sono 4 gli studenti (2 in uscita e 2 in entrata)
che si stanno avvalendo degli scambi ERASMUS: Malmö/Svezia,
Leuven/Belgio, Roma/Italia, Brno/Repubblica Ceca.
Per gli scambi Erasmus dei docenti, Stefano Parrino (flauto) è a
Madrid. Al nostro Conservatorio arriveranno in aprile Per Öien
(flauto) e Jorunn Marie Bratlie (pianoforte), entrambi da Oslo.
Per la prima volta il Comitato dell’Association Européenne des
Conservatoires, Académies de Musique et Musikhochschulen
(AEC) vanta la presenza di un membro proveniente da un’area
italofona. Lo scorso sabato 11 novembre, durante l’assemblea
generale tenutasi a Salisburgo, il responsabile del Dipartimento
di Ricerca e sviluppo e vicedirettore della Scuola universitaria di
musica, Dr. Hubert Eiholzer, è stato eletto nel comitato dell’associazione che conta piú di 200 membri, tra i quali le scuole piú
importanti d’Europa, ma anche istituti prestigiosi d’oltre Oceano e
d’Asia.
Il Conservatorio si congratula con Hubert Eiholzer per questa
importante e prestigiosa nomina, che rafforzerà ulteriormente la
posizione del CSI nel quadro internazionale.
Nel quadro della collaborazione tra il CSI e l‘Institut für Musik
und Pädagogik (ZH), lo scorso gennaio si è tenuto nella nostra
scuola una sessione di studio nell‘ambito del Corso di Postformazione „Schulpraxisberater/-in (mit musikpädagogischem Schwerpunkt)“.
Il lavoro ha avuto come argomento centrale la pianificazione del
lavoro e la definizione degli obiettivi orientati alle competenze
personali e sociali, in relazione a quelli specialistici.
Pillole Scuola di Musica
• Periodo di grande fermento per alcuni allievi smus: dopo aver
suonato per il giuramento dei giudici del Tribunale Federale a
Bellinzona, alcuni nostri ragazzi hanno suonato per la nascita di
una nuova iniziativa del Maestro Bruno Amaducci, il club Musica
Ticinensis.
• Stiamo cercando assiduamente una nuova sede per la nostra
sezione Bellinzonese: purtroppo gli spazi che abbiamo nell’intera
sezione non sono più sufficienti nemmeno a svolgere l’attività ordinaria dei nostri oltre 200 allievi. Cerchiamo un appartamento in
stabile commerciale con almeno 150 mq oppure villette o casette
in cui poter svolgere il nostro lavoro. Stiamo cercando 5/6 locali,
più segreteria di preferenza a Bellinzona o Giubiasco. Interessati
e/o informati possono rivolgersi alla nostra sezione Bellinzonese
[email protected] oppure 091 825.12.41. Lo scopo
finale è di poter iniziare i nostri corsi in settembre 2007 presso la
futura nuova sede.
• Continuano i nostri incontri con i comuni per spiegare il tariffario differenziato: di sicuro rilievo il risultato del Comune di
Capriasca che è passato dal minimo al massimo sussidio procapite,
garantendo di fatto a tutti i suoi concittadini sotto i 25 anni di poter frequentare i corsi presso il Dipartimento Scuola di musica del
Conservatorio della Svizzera Italiana con uno sconto per il prossimo anno scolastico. Complimenti!
• Proseguono le animazioni che la nostra Scuola di musica promuove presso la Villa San Quirico a Minusio: in accordo con il
gruppo promotore si sono svolte alcune interessanti attività come
“L’ora dell’amicizia”, “La notte del racconto” e più recentemente
un seguitissimo workshop sull’improvvisazione con il docente di
pianoforte Lorenzo Erra.
• Non perdetevi prossimamente le porte aperte nelle varie sezioni
SMUS: dal 17 al 22 marzo a Bellinzona, dal 21 al 26 maggio nella
sezione Locarnese, dal 2 al 6 giugno a Lugano.
marzo 2007, numero 25, anno VII
Per una musica che non può essere filosofia
Percorsi storici ed improvvisazione nella Filosofia della musica di Massimo Donà
millenni nessuno ci abbia pensato: attraverso le parole sono state infatti attribuite
alla musica qualità e potenzialità politiche, sociali, numerologiche, terapeutiche,
pedagogiche, divine e divinatorie, mitiche
e mistiche senza che il suono se ne sia realmente e verificabilmente fatto portatore.
Proprio da questo punto di vista la Filoso-
Ogni filosofia della musica aspira ad
essere la quadratura del cerchio. È cioè il
tentativo di portare sullo stesso piano e
far combaciare due sistemi di significato
inconciliabili per la loro stessa natura: uno
è fondato sulla percezione sonora l’altro
sull’argomentazione logico-simbolica. Per
rendere l’idea di quanto siano distanti
questi due universi e di quanto siano reciprocamente irriducibili è sempre efficace
usare la similitudine, dai più attribuita a
Charles Mingus, per cui “parlare di musica
è come danzare di architettura”. Lo si può
fare, beninteso, ma nessuna danza potrà
aggiungere alcunché all’esperienza diretta
della cupola del Brunelleschi e tanto meno
sostituirsi ad essa; così come nessun testo
potrà farci vivere meglio o peggio l’esperienza musicale e nemmeno decretarne la
qualità.
Ma dunque a cosa può servire quell’arte
suprema della parola (intesa come logos, e
cioè intreccio di pensieri) che è la filosofia
quando viene applicata alla musica? Può
servire, fondamentalmente ed esclusivamente, ad affermare l’indicibilità della musica. E se questo può sembrare poca cosa ci
si stupirà nel constatare come negli ultimi
fia della musica che Massimo Donà ha da
poco pubblicato per Bompiani ha il grande
merito di offrire una rapida e contestualizzata panoramica su quelle che sono state
le filosofie della musica dai primordi mitici
alla contemporaneità, con tutti i rivolgimenti che la storia del pensiero occidentale
ha vissuto negli ultimi 2500 anni (basti pensare che all’inizio del periodo considerato
non esistevano né il concetto di “filosofia”
né quello di “musica” come oggi li intendiamo e che la disciplina filosofica “estetica
della musica” è nata solo nella seconda
metà del 1800).
In gran parte, quindi, si tratta di una Sto-
ria della filosofia musicale e perciò di un
lavoro, ancorché personale, di tipo compilatorio. L’introduzione e la parte conclusiva del libro offrono però spazio alla
pars construens dell’autore, al momento in
cui Donà traccia la propria “filosofia della
musica”. E in queste pagine, al di là di un
andamento argomentativo poetizzante al
limite dell’appiccicoso (da Baci Perugina
sono frasi come «mai la musica è per noi,
ma sempre e solamente noi per essa»),
trovano spazio concetti fondamentali e, in
relazione a quanto scritto sopra, finalmente nuovi.
né di religioni». O ancora l’osservazione
dell’essenza sonora, temporale ed effimera
dell’opera d’arte musicale (a dispetto di chi
continua a credere che tale opera si possa
ridurre ad una partitura).
Proprio la natura contingente ed effimera
del fenomeno musicale, estraneo quindi
alla possibilità di essere annotato su carta,
viene ripresa nella parte finale del libro,
dove l’autore ne celebra la sublimazione
nell’improvvisazione jazzistica relegando il
pentagramma a “gabbia da cui liberarsi”.
Aria nuova, sembrerebbe, nell’estetica
musicale italiana. Anche se nel lontanissimo 1950 un lungimirante Massimo Mila
già scriveva: «La provata insufficienza della
notazione musicale basta ad escludere la
tesi che l’interprete debba attenersi ad una
meccanica esecuzione di prescrizioni precise: queste prescrizioni precise non ci sono.
L’invito che talvolta si rivolge agli esecuto-
ri, di suonare quel che sta scritto, oppure
di attenersi all’opera qual è, alla cosa in sé,
alla verità dell’opera, non ha alcun senso
preciso. Quel che sta scritto si può suonare in mille maniere diverse, e la cosa in sé
non esiste: spetta proprio all’esecutore la
cosa in sé, che non è certo la pagina scritta,
mero segno convenzionale e semplice
possibilità o promessa di musica. La cosa
in sé si ebbe soltanto nel paradiso perduto
dei tempi antichi, quando la musica non si
scriveva, ma si creava nell’improvvisazione:
nasceva, allora, insieme alla propria esecuzione».
Zeno Gabaglio
Come il ricondurre la vera musica all’espe-
rienza del «puramente sonoro dal libero disegnarsi, mai schiavo né di fini, né di ideali,
né di individui, né di stati, né di partiti,
Sincopi
La cultura deve basarsi sulla responsabilità
individuale e non sullo Stato. Così l’UDC
svizzera esorta la Confederazione a star
lontana dalla cultura di Stato.
La molteplicità culturale è da sempre un
bene, una risorsa per la società. Certo, il
rischio politico di nascondersi dietro questa
responsabilità individuale per non fare
politica culturale, c’è, eccome!
Tutti (quasi) d’accordo sul tema del mecenatismo. Soprattutto in Ticino dobbiamo
stimolare e sensibilizzare, proporre agevolazioni fiscali per chi dona alla cultura. Si
tratta di instaurare una cultura del mecenatismo. Ci vorrebbe una bella strategia
di marketing (forum e convention, spot e
inserzioni… parlarne, parlarne e parlarne).
Perché il Cantone e i Comuni (più ricchi)
non investono per favorire il mecenatismo?
Dura la vita per la musica contempora-
nea in Ticino. L’associazione OggiMusica è
stata sul punto di morire, la RTSI e l’OSI da
anni hanno accettato che il grande pubblico non ama la musica contemporanea,
altre iniziative sono più uniche che rare e
la nostra stagione “Novecento e Presente” fa una fatica terribile per mantenersi
finanziariamente a galla. Meno male che ci
sono appassionati, studenti e docenti che
con fedeltà ed entusiasmo seguono questa
rassegna dedicata all’ascolto della musica
degli ultimi 100 anni. Grazie di cuore.
Diamo uno sguardo agli anniversari dei
musicisti 2007. Dalla lunghissima lista, vale
sicuramente la pena ricordare i compositori
più importanti:
• Scarlatti, Domenico (morto 250 anni fa)
• Rolla, Alessandro (nato 250 anni fa)
• Czerny, Carl (morto 150 anni fa)
• Glinka, Mikhael (morto 150 anni fa)
• Grieg, Edvard (morto 100 anni fa)
• Elgar, Edward (nato 150 anni fa)
• Leoncavallo, Ruggiero (nato 150 anni fa)
• Sibelius, Jean (morto 50 anni fa)
• Veress, Sandor (nato 100 anni fa)
Non è proprio l’anno mozartiano, ma me-
rita sottolineare l’opera di Veress (ungherese/svizzero), che ha ispirato come docente
a Berna intere generazioni di compositori
elvetici (Holliger, Marti, Wyttenbach).
Roberto Valtancoli, membro di direzione
marzo 2007, numero 25, anno VII
Claudio Caloiero si è laureato in musicologia ed ha ultimato un dottorato di ricerca
in psicologia della musica presso la Hochschule für Musik di Würzburg. Ha preso
parte a numerose conferenze internazionali presentando i risultati di ricerche scientifiche riguardanti la performance musicale.
Attualmente vive a Winterthur e collabora con il Dipartimento Ricerca e Sviluppo
del Conservatorio della Svizzera italiana a
Lugano.
della comunicazione tra solisti e pubblico,
nell’ambito di un concerto orchestrale di
“musica classica” e partendo dai dati già
disponibili da altre ricerche effettuate in
questo campo.
L’obiettivo era quello di capire quali informazioni erano trasmesse e che tipo di comunicazione, soprattutto a livello gestuale,
si instaurava tra i musicisti ed il pubblico.
I parametri e le variabili delle quali è necessario tenere conto sono numerose. Per
esempio, sarebbe necessario cominciare col
definire accuratamente il ruolo della ge-
Ricerca empirica e prassi musicale
Intervista a Claudio Caloiero
Da cosa nasce il suo interesse per la ricer-
ca in ambito musicale?
È stata soprattutto la mia curiosità di
musicista “pratico” (mi diletto a suonare il contrabbasso) a spingermi verso lo
studio dei processi dell’apprendimento e
della performance musicale. Il successivo
interesse per la ricerca scientifica è nato
dai numerosi interrogativi che rimanevano
senza risposta. Ho iniziato dapprima ad
interessarmi della psicologia della musica, per poi concentrare la mia attenzione
verso l’analisi delle metodologie usate per
formulare quelle ipotesi che sono poi da
verificare in quanto oggetto della ricerca.
Si tratta del metodo empirico, che oppone
il procedimento logico a quello intuitivo/
verbale.
È importante comunque sottolineare che
l’esperienza della musica pone interrogativi
ai quali la ricerca non sempre riesce a dare
risposta. La riflessione sulla musica non
può dirsi esaurita nell’analisi scientifica,
ma chiama in causa la dimensione della
riflessione filosofica mettendo in gioco
scelte metodologiche e di campo.
Quali sono gli ambiti della ricerca di cui si
occupa più in particolare?
Sono gli ambiti che riguardano soprattutto
i vari aspetti della performance musicale,
l’expertise in musica, ma anche la relazione
tra la musica e gli ambiti non uditivi, come
per esempio i rapporti tra musica e gestualità musicale.
La psicologia della musica ha giocato
un ruolo fondamentale in tutto questo
sviluppo, anche se è soltanto nell’ultimo
trentennio che si è registrato un aumento
significativo degli studi volti a migliorare la
nostra comprensione del “mondo” musicale.
Un testo fondamentale è ancor oggi The
Musical Mind, del 1985, dello psicologo
cognitivo e musicista John A. Sloboda. Il
suo successo è dipeso dal fatto che l’autore
ha saputo affrontare il fenomeno musicale
nella sua globalità. I temi indagati riguardano proprio l’ascolto musicale, il “vivere”
la musica, il “fare” musica ed il suo apprendimento.
In particolare, il modello dei processi psicologici cognitivi può offrire ai musicisti un
aiuto per la comprensione dei meccanismi
mentali che stanno a fondamento delle
proprie attività.
Ci può tracciare brevemente la nascita e lo Lei ha recentemente tenuto nel nostro
sviluppo della ricerca empirica in musica?
Se lasciamo da parte tutta l’indagine
filosofica che sin dall’antichità anima la
discussione intorno alla musica, la nascita della ricerca musicale, nell’accezione
moderna del termine ed in riferimento alla
sua dimensione psicologica, coincide con la
pubblicazione del trattato di Hermann von
Helmholtz Die Lehre von den Tonenempfindungen als psychologische Grundlage
für Teorie der Musik, del 1863, e con il lavoro di Carl Stumpf e il suo Tonpsychologie
(1883-1890).
conservatorio un seminario con il quale
intendeva contribuire ad introdurre alcuni
aspetti della ricerca in musica tra i nostri
studenti: ce ne vuole illustrare il contenuto?
Il seminario aveva come tema la dimensione del concerto pubblico. Se è vero che
l’emotività riveste un ruolo basilare per
l’esistenza stessa della musica, diventa
allora fondamentale chiedersi in che modo
il musicista riesca ad interagire con i suoi
ascoltatori. Gli studenti hanno esplorato,
nel senso più ampio del termine, i piani
stualità rispetto all’intero processo comunicativo ed in funzione di momenti puntuali della performance musicale (aspetti
fisiologici dovuti alle caratteristiche dello
strumento, gestualità legata al singolo
passaggio musicale, cadenze, gestualità
comportamentale socialmente acquisita,
gestualità intenzionalmente comunicativa
ecc.).
La comprensione della gestualità durante
un’interpretazione musicale costituisce
quindi una chiave di lettura fondamentale
per l’esecutore al fine di esplorare e poi
riflettere su concetti come quelli di produzione, di esecuzione, di ricezione e di
percezione musicale.
Quali sono gli obiettivi formativi di un
tale insegnamento?
Il seminario ha avuto un carattere esplorativo e costituisce un episodio assai
circoscritto rispetto alla complessità degli
argomenti chiamati in causa. Un primo
obiettivo è stato certamente quello di
definire i rapporti tra musica e psicologia
per poi chiarire la continuità tra lo studio
della musica e la ricerca empirica in ambito psicologico. In una prospettiva a lungo
termine, si dovrebbe poter rafforzare la
presenza di queste discipline in ambito
curriculare e, per quanto possibile, istituire
reti di collaborazione con istituti diversi, in
modo da poter attivare quelle competenze
che servirebbero ad un approccio concretamente multidisciplinare allo studio della
musica.
A cura di Massimo Zicari,
Dip. Ricerca e Sviluppo del CSI
marzo 2007, numero 25, anno VII
Diego Fratelli, docente presso la Scuola Universitaria di Musica del Conservatorio, ha
curato edizioni monografiche di musiche polifoniche sacre e profane di alcuni autori italiani quali Giovan Giacomo Gastoldi e Luca Marenzio. Collabora regolarmente con riviste
specializzate e con case discografiche. Per il Teatro Ponchielli di Cremona e il Teatro Regio di Torino ha collaborato per la messa in scena di significative pagine del XVII secolo.
Diego Fratelli insegna da anni discipline inerenti le teorie e le prassi musicali rinascimentali e barocche presso istituzioni musicali quali l’Accademia Internazionale della Musica
(ex civica di Milano) e nei Conservatori di Aosta, Brescia, Firenze, Lecce, Perugia.
Recentemente, per il Centro Studi di Grignasco, con Paolo Portoghesi e altri, ha pubblicato una propria ricerca sulla musica e sull‘architettura nei trattati settecenteschi di
Bernardo Antonio Vittone.
Un percorso anomalo
Intervista a Diego Fratelli
Tu hai una formazione anomala, non acca-
rali non avverto grandi ritardi da parte del
mondo accademico, ma nel campo della
performance artistica ci sono solo pochi
centri di eccellenza in Europa, che di certo
non riescono a soddisfare la domanda. La
performance è importante per raggiungere il pubblico, anche il grande pubblico. La
ricerca fornisce alla performance importanti elementi e strumenti di lavoro, ma
l’esecuzione ha bisogno in ultima istanza
di musicisti, tanti musicisti e sempre meglio
preparati.
demica tradizionale. Cosa ti ha portato in
questo mondo?
In effetti il mio è un percorso anomalo,
ho svolto (per 20 anni) attività di progettazione e realizzazione tecnico/finanziaria
in campo immobiliare. Da sempre ho però
nutrito una profonda passione per la
musica e in particolare per il rinascimento
ed il barocco, che impropriamente vengono accomunati nel’ambito della cosiddetta
“musica antica” (per uno storico in realtà
l’evo moderno inizia con la scoperta dell’America….).
La passione coltivata a lungo, e la fortuna,
mi hanno permesso di lavorare con importanti musicisti in occasione di eventi e
produzioni (concerti, CD, libri, …).
Non rientrava nei miei progetti di vita
lavorare in ambito accademico, ma con
l’interesse sempre maggiore per il repertorio antico, e il mercato in crescita, ad un
certo momento alcune istituzioni mi hanno
chiesto di tenere seminari e masterclass su
alcuni aspetti sia della ricerca che della produzione di eventi culturali. Forse era debole la correlazione tra il mondo accademico
e il mondo del teatro, il mondo del lavoro e
della produzione, ed è lì che mi sono state
chieste le prime collaborazioni. Da questi
lavori connessi alla “messa in scena” di alcune produzioni artistiche (tra gli altri per
il Teatro Ponchielli di Cremona e il Teatro
Regio di Torino) è iniziato un cammino che
mi ha portato ad insegnare in numerose
ed importanti Istituzioni (Fondazione Cini
di Venezia, conservatori di Perugia, Lecce,
Firenze, Accademia Internazionale della
Musica di Milano dove sono stato anche
coordinatore didattico dell’Istituto di Musica Antica per un triennio).
Ciò che mia appassiona è ormai diventato
la mia professione, e questo privilegio non
fa che alimentare ancora più la passione
stessa.
La richiesta di musicisti, storici, teorici,
docenti nell’ambito della musica antica è
ancora in crescita, come negli ultimi anni?
La musica antica è stata valorizzata mol-
tissimo negli ultimi decenni, ma rimane
sempre un’attività di nicchia. Ciò comporta
la necessità di una grande specializzazione,
ma per gli specialisti l’offerta lavorativa
è estremamente vasta e interessante. A
titolo di esempio basti pensare al Ticino,
che in questo ambito stimola e chiede un
gran numero di professionisti (le attività
di Rete2 e del Coro RTSI) . La capacità di
realizzare e promuovere eventi culturali è
di grande importanza per la vitalità, anche
economica, di ogni realtà territoriale (e
qui nel mio bizzarro curriculum ricordo
con piacere un ciclo di lezioni sul rinascimento milanese che tenni ai membri della
a.l.d.a.i.: associazione lombarda dirigenti
aziende industriali).
L’arte è un bisogno primario e l’assenza di
propri centri di produzione determina la
dipendenza di una comunità da altri centri
e da altre realtà di produzione artistica e
culturale. Ciò implica, oltre all’appiattimento sul piano dei contenuti, la contrazione
dell’indotto e la riduzione delle attività
economiche e lavorative connesse alla
produzione di eventi culturali e performances artistiche (purtroppo è luogo comune
diffuso che le attività culturali non inducano attività economiche degne di rilevanza:
non è così, soprattutto per le realtà territoriali di media dimensione).
Le peculiarità culturali con una forte
connotazione storica e artistica, se valorizzate da professionisti preparati, possono
costituire importanti occasioni di lavoro e
di crescita e inoltre possono dar luogo a
progetti che, se opportunamente ideati e
gestiti, possono anche accedere a canali di
finanziamento internazionali.
L’ente territoriale, il produttore, l’editore
devono quindi poter trovare il professionista a cui affidare incarichi anche attraverso
canali “ufficiali”, e non solo attraverso le
proprie reti di relazione.
C’è ancora un ricchissimo patrimonio
inesplorato da valorizzare, del ‘500, ‘600 e
‘700, e che ancora giace nelle biblioteche
e nelle collezioni private. Nel campo della
conservazione e nella tutela dei beni cultu-
La vita del Conservatorio?
Sono arrivato al CSI invitato da Luigi
Marzola e da Christoph Brenner, per un
corso sulle notazioni antiche nell’ambito
del percorso di formazione per direttori
di coro. In seguito l’attività si è sviluppata
perché la Scuola è in forte rinnovamento e
l’offerta formativa ha ampliato percorsi didattici e occasioni di studio per gli studenti.
Il nostro Conservatorio è in crescita, noto
un costante impegno nella razionalizzazione e nel coordinamento delle attività, un
riordino delle procedure che ormai si sono
uniformate agli standards europei. Inoltre
la dimensione della struttura didattica,
favorisce un incontro diretto con lo studente e questo è importante sul piano umano
ma anche sul piano didattico. Spero che nel
processo di crescita si rinsaldi sempre più
il rapporto tra scuola e società, tra conservatorio e istanze culturali e artistiche sia
ticinesi che internazionali: molti dei nostri
docenti e dei nostri allievi hanno le carte in
regola per questo.
A cura di Roberto Valtancoli
marzo 2007, numero 25, anno VII
La figura del Maestro, il rapporto con l’allievo
Negli articoli pubblicati nelle edizioni
precedenti del giornale del Conservatorio
sono state prese in considerazione le modalità con cui rapportarsi allo studio di uno
strumento nell’arte della ripetizione e le
strategie educative per favorire la motivazione allo studio da parte dello studente.
In realtà, il metodo Suzuki ha una più ampia prospettiva pedagogica, e in tal senso
si è ritenuto opportuno spostare in questo
paragrafo l’asse della riflessione sul nuovo
binomio allievo – insegnante, perché ci si
riferisce al periodo in cui il ragazzo sente la
necessità di staccarsi dalle figure genitoriali
e di assumere un nuovo modello di riferimento.
La condizione dei giovani e degli adole-
scenti nella società contemporanea manifesta l’assenza di una relazione significativa
con l’età adulta; difficoltà a comunicare
con l’adulto, ma anche difficoltà a comunicare come figlio. L’egemonia di un regime
materno e di un difficile rinnovamento del
ruolo paterno apre lo spazio per incontri
che da sempre contraddistinguono l’iniziazione all’età adulta. Qui il maestro non è
solo la “figura buona”, il facilitatore dell’apprendimento e il consigliere dei genitori, ma si pone in una prospettiva diversa,
anche come elemento di trasgressione e di
complicità per la realizzazione di un personale percorso che l’allievo deve compiere.
Suzuki ha più volte sottolineato come tutte
le intenzioni tecniche e musicali debbano
essere profondamente interiorizzate e
“sentite” dal giovane violinista per permetterne la sua crescita musicale, artistica e umana. La ricerca nella dimensione
del proprio sé non può essere affrontata
interamente da parte dello studente, e
nemmeno il solo genitore può bastare;
essa richiede uno scambio, fa appello ad
una pedagogia che sia adattata su misura all’allievo e necessita della presenza di
un insegnante, nei confronti del quale il
rapporto di autorità sia sostituito da uno
spirito di ricerca e di collaborazione fervente tra maestro e allievo.
lo entrando a far parte della cerchia famigliare, ma senza confondersi con essa; egli
è il portatore del desiderio di suonare, è la
guida per il fanciullo ed il consigliere per i
genitori e fa da filtro per il dialogo, stimola
un affiatamento e una maggiore unione
familiare attraverso la musica, ma è anche
colui che permette l’accesso del ragazzo
al nuovo stato di adulto, il passaggio dalla
condizione di adolescente a quella dell’uomo responsabile e capace di scegliere. Risulta quindi una figura di maestro-mèntore
poliedrica: di unificatore all’interno di una
famiglia quando il bambino è giovane, ma
anche di separazione dell’adolescente da
essa nel momento in cui diventa necessario
il distacco, il taglio, la rottura dal mondo
protetto dell’infanzia; il mentore ha anche
una funzione iniziatica, che aiuta il giovane a trasformare la sua adolescenza in età
adulta, a restituire al ragazzo la coscienza
delle proprie possibilità, delle proprie risorse e della propria grandezza. Il maestro,
infine, sarà anche il consigliere in grado
di garantire il passaggio dalla relazione
genitori-figli al mondo dei pari adulti; deve
perciò essere sufficientemente in sintonia
con il giovane per poter superare il salto
generazionale, poter stabilire un legame e
porsi come figura significativa di identificazione per il giovane adolescente.
È chiaro che per dare legittimazione a
A proposito della particolare relazione
questa nuova figura di insegnante è necessario porsi in una più ampia prospettiva di
ricerca educativa che sappia andare oltre i
percorsi istituzionali e i luoghi tradizionali
preposti all’esercizio di tale attività.
La figura di tale tipo di insegnante è quella
del mèntore: egli può apparire nell’ambito
dell’istituzione, ma non è un personaggio
tipicamente istituzionale; può comparire
nel clan familiare, ma non è un personaggio parentale.
Emerge dagli scritti di Suzuki la figura di un
insegnante gioioso, pieno di energia, positivo, interiormente ricco, che instaura una
relazione intima con il suo giovane discepo-
formativa che si viene a creare tra il maestro e gli allievi, si può fare un passo indietro e ricordare che la figura del mèntore è
stata una costante di molte culture del passato come quella greca, o di culture tribali
presso le popolazioni dell’Oceania e del
Giappone dei Samurai, oppure ancora all’interno di ambienti non necessariamente
pedagogici come l’educazione cavalleresca
o la pratica dell’apprendistato. Se nell’antichità il mèntore trovava un pieno riconoscimento della sua funzione all’interno della
società, nel corso dei secoli tale figura ha
perso il suo ruolo definito e accettato, per
sparire dallo scenario odierno, tanto che
in epoca contemporanea si pone l’accento
sulla scuola e sui fattori che determinano la valutazione delle prove scolastiche,
rischiando però di perdere di vista alcune
figure vitali come quelle del mèntore che
intervengono nel processo formativo come
figure di mediazione, ma anche di trasgressione pedagogica.
Nel nostro panorama didattico, quindi, nel
quale la scuola si sta qualificando sempre
più come “contenitore culturale” tra gli
altri, sopraffatta da agenzie educative che
fanno della rapidità del consumo – non
dell’esigenza di apprendimento – il loro
cardine principale e dove la moltiplicazione
dei luoghi di produzione della conoscenza
tende a relegare ai margini il ruolo dell’insegnante, la figura del mèntore potrebbe
essere ritrovata proprio nel maestro di
musica, che segue gradualmente l’evoluzione e le conquiste formative dei propri
studenti.
Nel pensiero di Suzuki il ruolo del maestro
non è solo quello di fornire i mezzi per
acquisire una tecnica, per quanto complessa essa sia, o di proporre i pezzi da studiare
e consigliare come interpretarli, ma tra i
suoi compiti vi è anche quello di trovare la
via che permette all’allievo di rivelarsi a se
stesso. “Educere”, ricordiamolo, significa
etimologicamente “condurre al di fuori”:
il compito del maestro è proprio quello di
credere nelle possibilità del proprio allievo,
restituendogli una buona immagine di sé;
se l’allievo non crede in sé, è dovere del
maestro infondergli fiducia; solo una reale
capacità di trasformazione, ben sentita dall’allievo, gli permetterà di portarsi al livello
al quale il maestro lo vede. La componente
della stima reciproca è indispensabile perché l’allievo possa accordare al maestro la
fiducia che è necessaria al proprio sviluppo e accettare liberamente le regole del
suonare che il maestro gli propone. Questa
docilità, lontano dall’essere un’attitudine
passiva, è la più feconda delle attività ed è
l’antidoto necessario contro l’angoscia.
Un vero scambio tra maestro e allievo
è una delle cose più soddisfacenti che
esistano; quando si realizza, la scelta dello
strumento di scambio comunicativo non si
pone più: la crescita del maestro si ritrova nell’allievo, e questa crescita comune
diventa rivelazione. Non si tratta più dell’istruzione di un allievo, ma della scoperta
di un’altra persona, nella quale il fenomeno di una nuova nascita condivisa diviene
possibile. Si tratta, in ultima analisi, di una
nuova maniera di pensare l’educazione in
modi più vicini all’esperienza vissuta e più
vicini all’intento di un autentico ritrovamento di sé che ogni orizzonte formativo
dovrebbe profilare.
Domenico Cutrì, docente CSI
10
marzo 2007, numero 25, anno VII
L’Orchestra giovanile del Conservatorio della Svizzera italiana,
dopo gli spettacoli in Ticino, si è recentemente esibita nella
splendida e prestigiosa cornice della Sala Santa Cecilia dell’Auditorium di Roma. L’orchestra, formata per gran parte dagli studenti
della sezione pre-professionale dello stesso Conservatorio e
diretta dal suo direttore stabile Anna Modesti, ha realizzato dal
vivo la musica di Sergej Prokofiev abbinata alla proiezione del
nuovo filmato animato di “Pierino e il lupo” della regista Suzie
Templeton e prodotto dalla BreakThru Films. Il cortometraggio
d’animazione è disponibile in DVD ed è in vendita presso diversi
negozi di dischi del Cantone e presso la Biblioteca del Conservatorio (091 9603051).
L’invito da parte di Archangel SA e Fondazione Musica per Roma
ha permesso all’orchestra dei nostri giovani di esibirsi in tre
occasioni a fine dicembre, in una delle sale da concerto piú
prestigiose d‘Europa, riscontrando l’interesse dei media italiani
nazionali, tra i quali la Rai e “Repubblica” che ne hanno parlato
in termini entusiastici.
Più di 4000 gli spettatori in sala alle tre rappresentazioni.
La preparazione di “Pierino e il Lupo”
Mi fu prospettato per la prima volta di eseguire “Pierino e il
Lupo” di Prokofiev sotto la proiezione di un film scritto sulla partitura nell’autunno 2005.
Nonostante in quel momento avessi giudicato l’idea senza dubbio impraticabile (l’orchestra d’archi giovanile del Conservatorio
della Svizzera Italiana non prevede strumenti a fiato, che invece la
partitura richiede), accettai comunque di incontrarmi con Roberto
Valtancoli ed il produttore del film per discutere sulla fattibilità
della proposta.
Dopo quel primo incontro, abbozzato rapidamente un preventivo
di spesa e resami conto che la questione fiati forse avrebbe potuto
essere risolta con il permesso di coinvolgere alcuni studenti della
sezione professionale, iniziai subito a riflettere su come avrei potuto organizzare al meglio il mio lavoro.
In particolare dovevo prendere atto che:
• Le difficoltà tecniche della partitura non erano cosa da poco per
un gruppo di ragazzi di età compresa tra i dodici e i diciotto anni.
• Avrei dovuto fronteggiare e gestire un numerosissimo gruppo di
nuove entrate (quasi la metà dell’orchestra!) che ancora non conoscevo, e che presumevo meno esperte e preparate dei componenti
preesistenti.
• Avrei dovuto gestire la preparazione del gruppo facendo fronte
nello stesso tempo agli impegni già precedentemente concordati
con la Scuola di Musica di Wintherthur: era stato infatti già previsto un campus estivo in collaborazione finalizzato alla preparazione di una serie di concerti che avrebbero occupato i ragazzi fino al
10 settembre, mentre “prima” del film era fissata per il 18 novembre! Inoltre non volevo affatto prendere in considerazione l’opportunità di intensificare il lavoro dei ragazzi pianificando ulteriori
prove oltre quelle già stabilite dal nostro normale programma
(tre ore una volta a settimana), dal momento che considero il loro
normale carico di lavoro settimanale già eccessivo.
• Avrei io stessa dovuto far i conti con la mia preparazione nell’ambito della direzione d’orchestra (che non ho mai seriamente considerato tra le mie attività principali) e con la mia totale mancanza
di esperienza nell’accompagnamento di film.
Il lavoro effettivo con gli archi iniziò alla fine di aprile, contem-
poraneamente al lavoro sulle partiture che i ragazzi avrebbero
eseguito durante il campus estivo (e che prevedevano, tra l’altro, il
Triplo concerto op. di Beethoven).
Jocelyne e Beat Helfenberger, responsabili dell’orchestra intermedia, molto gentilmente vennero incontro alle mie esigenze permettendo a coloro che sarebbero passati all’Orchestra Giovanile di
essere presenti alle mie prove con due mesi di anticipo.
Iniziai semplicemente ascoltando la registrazione con i ragazzi,
segnalando loro, sezione per sezione, le maggiori difficoltà e suggerendo nello stesso tempo diverse strategie di studio.
Mi preoccupai inoltre di favorire il processo di inserimento dei
nuovi componenti attraverso l’esecuzione di semplice materiale
musicale preparato per l’occasione e finalizzato a creare una certa
omogeneità nell’uso dell’arco - e dunque nella produzione sonora
– e una certa duttilità nel seguire i gesti del direttore – che durante l’esecuzione sotto il film non avrebbe certo potuto permettersi
di lasciarsi guidare dall’orchestra! - , che io stessa avevo avuto cura
di costruire basandomi su alcune delle caratteristiche salienti presenti nella partitura di Prokofiev.
L’ultima prova dell’anno scolastico si concluse con la visione insieme del trailer del film: quanta emozione!
Il filmato era di una qualità e di una bellezza straordinarie!
Questo contribuì senz’altro a darmi energia per affrontare lo
studio personale sistematico della partitura: ad agosto,alla vigilia
della nostra partenza per il campus estivo, l’intera partitura era
perfettamente memorizzata e regolata sui tempi della registrazione dell’Orchestra Philarmonia di Londra, la stessa sulla quale la
regista aveva costruito la sua sceneggiatura.
Nel frattempo avevo preparato ulteriori studi per orchestra (in
funzione dell’intonazione collettiva, del suono collettivo, della
quadratura ritmica collettiva etc…), questa volta basati sui frammenti più difficili della partitura stessa, e durante le ore pomeridiane del campus, tra una prova e l’altra, cercai di risolvere con i
ragazzi le parti tecnicamente più complesse.
Dal momento che non tutti i ragazzi avevano avuto modo di
presenziare al campus estivo, a fine agosto pianificai tre ulteriori
giorni di lavoro in conservatorio per colmare la preparazione degli
assenti.
Queste giornate si conclusero con un’esecuzione finalmente
completa dell’intero brano con tutti i componenti dell’orchestra
d’archi sulla la registrazione della parti dei fiati della Philarmonia
di Londra: certo l’idea di suonare con un registratore e delle casse
non mi entusiasmava per nulla, ma non credo che sarei riuscita a
limitare le prove con i fiati (in tutto 3, prima della prova generale)
in altro modo!
Nonostante in quel momento l’esecuzione fosse ancora certamente sommaria, grazie al lavoro svolto le sezioni più difficili erano già
sicure, ed anche il suono dell’orchestra iniziava a conquistare una
sua compattezza: eravamo dunque pronti per lavorare sui dettagli.
Solo in quel momento chiesi aiuto ai miei colleghi per lo studio
individuale delle parti ed organizzai le uniche due mezze prove a
sezione che sono state necessarie.
marzo 2007, numero 25, anno VII
Sempre in quei giorni avemmo modo di vedere una prima versione
provvisoria del film, ed una serie di documentari sulla sua lavorazione: sono certa che la consapevolezza di prender parte ad un
lavoro di grandissima qualità, costato tra l’altro più di cinque anni
di lavoro ad una troupe di più di 150 persone, abbia ulteriormente
contribuito all’impegno e alla motivazione dei ragazzi e miei.
A partire da quel periodo anch’io iniziai a lavorare personalmente
con le immagini del film.
Guardando e riguardando il filmato con molta attenzione mi ero
convinta che questo fosse stato costruito come la coreografia di
una danza, con moltissimi dettagli della scena esattamente a tempo sulla musica: per questo scartai quasi subito l’idea di utilizzare
il timer e cercai di calibrare le pulsazioni delle diverse sezioni della
partitura sui dettagli che potevano richiamarle, pulsazione per pulsazione, sezione per sezione, ricostruendo l’intera sceneggiatura
sulla partitura ormai solidamente memorizzata.
Le prove con i fiati iniziarono ad ottobre.
Il collega Gabor Meszaros li aveva gentilmente già preparati organizzando con loro una lettura preliminare così prima prova poté
essere una lettura praticamente globale dell’intero brano: anco-
11
ra una volta mi sembrava importante che tutti avessimo un’idea
complessiva di ciò che avrebbe dovuto succedere prima di andare a
lavorare sui dettagli.
Fu finalmente in quella occasione che, tirando un sospiro di sollie-
vo, mi resi conto che la cosa avrebbe funzionato…
Dalla prova successiva anche i percussionisti si aggiunsero e, direttamente sulle immagini, cercai di definire il carattere musicale
delle diverse scene e dei differenti personaggi.
Il resto è stato solo gioia: di poter conoscere il direttore della
Philarmonia di Londra e studiare con lui l’ultimo giorno prima della
prima esecuzione, di suonare sempre in sale colme di pubblico
entusiasta, di aver avuto l’opportunità di seguire il film a Roma
accompagnandolo nella bellissima e grandissima Sala Santa Cecilia
… Cosa avremmo potuto desiderare di più?
Anna Modesti, docente CSI
12
marzo 2007, numero 25, anno VII
Desidero aderire all‘Associazione
degli Amici del Conservatorio
della Svizzera Italiana
___ persone singole (per anno) fr. 50.-___ coniugi fr. 70.___ persone giuridiche e soci benemeriti da fr. 500.–
___ studenti e giovani sotto i 25 anni fr. 20.–
Gli AMICI del Conservatorio
Mantenere e migliorare il livello di eccellenza
raggiunto presuppone continui investimenti e
finanziamenti e grazie al sostegno di benefattori molti obiettivi si sono potuti realizzare.
L‘Associazione degli Amici del Conservatorio
della Svizzera Italiana sostiene moralmente
e finanziariamente le attività della Scuola
di musica, della sezione Pre-professionale e
della Scuola Universitaria. Conta circa 200
soci.
Diventare membro degli AMICI è un piccolo
gesto ma molto importante per gli studenti, i
docenti e i collaboratori del Conservatorio.
Chi è membro degli AMICI crede nella cultura, crede nella formazione dei giovani e vuole partecipare attivamente, e concretamente,
allo sviluppo del nostro Conservatorio.
Nome e Cognome
Promozioni per i membri
I soci sono aggiornati regolarmente sulle attività e sulla vita del Conservatorio e inoltre
ricevono inviti speciali per concerti, workshop,
seminari, conferenze...
I soci possono partecipare gratuitamente o
con riduzioni speciali alle manifestazioni organizzate dal Conservatorio (inclusi seminari e
workshop) e si avvalgono di particolari sconti
sugli articoli e sulle prestazioni di negozi ticinesi che sostengono il Conservatorio (libri,
musica, dischi, liuteria).
Comitato
Carlo Donadini, presidente
Felice Dafond,vice presidente
Marc Andreae
Efrem Beretta
Alfredo Gysi
Lucienne Rosset-Zoboli
Roberto Valtancoli
Indirizzo
NAP Domicilio
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manifestazioni del Conservatorio.
Prego inviare a (indirizzo Email)
data, firma
conservatorio della svizzera italiana
scuola universitaria di musica | musikhochschule | haute école de musique
www.conservatorio.ch
anno accademico 2007/2008
Master of Advanced Studies in Direzione
repertorio del XX secolo e contemporaneo
Docente: Giorgio Bernasconi
Compositori, direttori e interpreti ospiti
Ensemble in residenza
Termine delle iscrizioni: 15 maggio 2007
Una Scuola Universitaria di prestigio nella Svizzera italiana!
Conservatorio della Svizzera italiana
via Soldino 9, CH-6900 Lugano
+41 (0)91 9603040
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Il giornale del Conservatorio, organo semestrale d’informazione del
Conservatorio della Svizzera Italiana, Via Soldino 9, CH-6900 Lugano
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