Guida al rilevamento dei Giardini Fenologici Italiani. - Cra-Cma

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M.I.P.A.
Progetto finalizzato “Phenagri: Fenologia per l’Agricoltura”
Coordinatore generale dott. A.Brunetti
GUIDA AL RILEVAMENTO DEI
GIARDINI FENOLOGICI ITALIANI
Sottoprogetto 2: Fenologia delle piante arboree
Ricerca 2.3: Studio dello sviluppo fenologico di specie guida nei giardini fenologici.
Responsabile scientifico: prof. Bruno Romano
0
INDICE
I Parte
Studio dello sviluppo fenologico di specie guida nei Giardini Fenologici
Bruno Romano
Pg.
2
Una rete di Giardini fenologici in Italia: finalità e criteri
Paolo Mandrioli
Pg.
5
Pg.
9
Pg.
14
Pg.
16
Guida ai rilievi fenologici
Giovanna Puppi Branzi Anna Letizia Zanotti
Indicazioni per la costituzione di un giardino fenologico.
Andrea Malossini
II Parte
Le specie guida dei giardini fenologici.
Lucio Botarelli, Valeria Sacchetti
Foto di A.Malossini R.E.R.
A cura di Lucio Botarelli e Valeria Sacchetti
Servizio meteorologico ARPA Emilia-Romagna
1
I Parte
STUDIO DELLO SVILUPPO FENOLOGICO DI SPECIE GUIDA NEI GIARDINI
FENOLOGICI
Bruno Romano
Facoltà di Agraria. Università degli Studi di Perugia
Descrizione della ricerca
La ricerca in oggetto si prefigge di studiare il comportamento fenologico di alcune specie
arboree ed arbustive della flora spontanea, collocate nei Giardini fenologici italiani, che
possono fungere come specie guida delle fenofasi critiche di altre specie di interesse
agricolo.
Per fenofasi critiche delle specie di interesse agricolo si intendono quelle fasi in
concomitanza delle quali, a causa di un particolare andamento meteorologico, si
manifestano fenomeni avversi e/o che rendano necessario un intervento da parte degli
operatori agricoli. Fenomeni ad esempio come lo sviluppo di insetti nocivi alle colture, o
interventi vincolati da particolari fasi come la fioritura e la maturazione (raccolta).
Le unità sperimentali (Giardini fenologici italiani) interessati al progetto di ricerca sono
nove la cui superficie totale interessata è di circa 5.000 mq ciascuna:
− Giardino Fenologico di Fontanella - S.Apollinare di Marsciano (Perugia)
− Giardino Fenologico dell’Orecchiella - Garfagnana, Corfino (Lucca)
− Giardino Fenologico presso i Campi Sperimentali dell’Istituto di Coltivazioni Arboree
(Sassari)
− Giardino Fenologico presso l’Arboreto di Arco (Trento)
− Giardino Fenologico di Bonisiolo di Mogliano Veneto (Treviso)
− Giardino Fenologico della Facoltà di Agraria dell’Università Federico II - Portici (Napoli)
− Giardino Fenologico di San Pietro Capofiume - Molinella, Bologna
− Giardino Fenologico “Pantanello” di Bernalda (Matera)
− Giardino Fenologico di Montepaldi (Firenze)
L'attività va ad inserirsi quale integrazione e naturale sviluppo della già avviata attività dei
Giardini fenologici italiani. Dal 1992 il Gruppo di lavoro nazionale per i Giardini fenologici,
al quale fanno parte i rappresentanti degli Enti impegnati nella costituzione e conduzione
dei Giardini (Università, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Regioni, ecc.), si è
preoccupato di dare una linea comune alle diverse realtà locali, facendo in modo che la
gestione degli stessi seguisse un'unica regia.
Attualmente i Giardini seguono le medesime procedure su tutto il territorio italiano e, nel
corso del periodo di ricerca in oggetto, ogni Giardino sarà provvisto di materiale vegetativo
con la stessa origine (clonato dalle piante madri presenti a San Pietro Capofiume).
Le specie prescelte sono diffusamente distribuite sul territorio nazionale, presentano cicli
produttivi diversi e, in particolare, fioriture scaglionate dall’inverno alla tarda primavera. In
particolare gli individui sono geneticamente uguali in tutti i Giardini perché cloni di una
stessa pianta madre; questi dati saranno di particolare interesse in quanto le variazioni
nelle risposte fenologiche saranno ascrivibili essenzialmente ai fattori ambientali
(andamento meteorologico e terreno).
I rilievi saranno estesi successivamente anche alle specie arbustive e arboree della flora
mediterranea presenti già nel Giardino fenologico.
2
Si è previsto un triennio di rilevazioni fenologiche (che andranno ad aggiungersi, per i
Giardini già in attività, a quelle già effettuate negli anni passati), da effettuare in
contemporanea nei sopracitati Giardini, la cui dislocazione, in luoghi climaticamente
diversi del territorio italiano, permetterà di avere risposte fenologiche differenziate.
Le osservazioni fenologiche delle specie frutticole verranno eseguite su campi limitrofi ai
Giardini fenologici.
Le specie scelte per questa ricerca sono arbusti e alberi della flora spontanea: Salix
acutifolia, Salix smithiana, Salix viminalis, Sambucus nigra, Ligustrum vulgare, Robinia
pseudoacacia, Corylus avellana, Crataegus monogyna, Cornus mas, coltivati già da
tempo in tutti i Giardini fenologici sopra citati. Si tratta di specie comuni, diffusamente
distribuite sul territorio, che presentano cicli riproduttivi diversi e in particolare fioriture
scaglionate dall'inverno alla tarda primavera, requisiti questi ottimali per la successiva
utilizzazione come specie guida.
Il programma di lavoro si affianca sia per finalità che per procedure agli altri programmi
riguardanti la fenologia delle specie spontanee.
Presso la sede di Perugia è stato propagato il materiale vegetale prelevato a San Pietro
Capofiume da distribuire ai vari Giardini fenologici.
I dati fenologici e meteorologici raccolti nel triennio, insieme ai dati già disponibili, possono
costituire una consistente base informativa per la messa a punto di modelli di simulazione
dello sviluppo fenologico.
Fasi di sviluppo della ricerca
1° Anno
In questa fase iniziale verrà completata la distribuzione dei cloni delle piante spontanee a
tutti i Giardini che non ne sono ancora provvisti. Andranno poi definite le scale fenologiche
e le fasi da rilevare nelle specie frutticole. Tale scelta verrà fatta in accordo con il
coordinatore del sottoprogetto "Fenologia delle specie arboree coltivate", nonché con il
coordinatore del programma "Studio dello sviluppo fenologico di specie guida nei Giardini
italiani". Per le metodologie di rilevazione delle specie spontanee e la realizzazione di
materiale didattico si farà riferimento a quanto già stabilito e predisposto dal Gruppo di
lavoro nazionale per i Giardini fenologici;
A.
B.
C.
D.
campagna di rilevazione
acquisizione e organizzazione dei dati fenologici
acquisizione e organizzazione dei dati meteorologici
produzione di elaborati
Sempre durante il primo anno dovrà essere completata la già avviata realizzazione di un
manuale in cui siano descritte le metodologie di rilevazione ed illustrate le fasi fenologiche
delle diverse specie spontanee allevate nei Giardini.
2° Anno
A.
campagna di rilevazione
B.
acquisizione e organizzazione dei dati fenologici
C.
acquisizione e organizzazione dei dati meteorologici
D.
produzione di elaborati
Relazione dell'attività svolta nei primi due anni.
3
3° Anno
A.
B.
C.
campagna di rilevazione
acquisizione e organizzazione dei dati fenologici
acquisizione e organizzazione dei dati meteorologici
Relazione sull'esito dell'attività del triennio con produzione di un elaborato conclusivo sui
risultati raggiunti.
Risultati attesi
Lo studio dello sviluppo fenologico di specie guida nei Giardini fenologici, dovrebbe
consentire l'individuazione delle fenofasi critiche di alcune colture frutticole.
La realizzazione di prove sperimentali effettuate in diversi ambienti climatici e geografici
d'Italia consentirà di raccogliere una serie di dati specifici sullo sviluppo delle specie
spontanee influenzati dai principali parametri meteorologici che condizionano l'evoluzione
delle fasi fenologiche.
I dati raccolti, le metodologie di rilevazione e il materiale didattico realizzato nella fase
propedeutica alle rilevazioni sarà oggetto di interesse per le U.O. del P.F. che
svilupperanno le aree di ricerca relative alle tecniche di documentazione e alla costituzione
di banche dati fenologici.
L'esperienza maturata nella ricerca costituirà la base metodologica per eventuali futuri
studi o ricerche in ambito nazionale sulla raccolta di dati a campo per la verifica di nuovi
modelli matematici o lo studio di relazioni clima-vegetale per nuove colture.
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UNA RETE DI GIARDINI FENOLOGICI IN ITALIA: FINALITA’ E CRITERI
Paolo Mandrioli
FISBAT, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Bologna
Da "Procedure per il rilevamento fenologico nei Giardini fenologici" R.E.R. 1993.
Introduzione
Quando anni fa, nel 1982, nell’ambito di una collaborazione con il Dipartimento Attività
Produttive, Agricoltura e Alimentazione della Regione Emilia-Romagna, demmo inizio al
progetto di realizzazione di un Giardino fenologico presso la Base Meteorologica di San
Pietro Capofiume (BO), l’obiettivo primario fu di preparare una stazione di osservazione
fenologica che potesse rappresentare l’Italia, del tutto assente, nella rete europea dei
Giardini Fenologici Internazionali (IPG, Fig.1) coordinati dal Servizio Meteorologico
Tedesco.
Dopo un avvio non facile durato alcuni anni per consentire l’attecchimento di piante
provenienti da ambienti climaticamente molto differenti da quello padano orientale,
decidemmo di affiancare alla lista delle piante suggerite dalla rete IPG, un certo numero di
piante indicatrici, diffuse comunemente nel nord Italia, scelte fra quelle di maggior
interesse agrario e forestale, creando così una “sezione italiana” accanto a quella
“internazionale”.
Grazie all’interessamento ed alla tenacia di coloro che hanno collaborato in questa
impresa in tutti questi anni, il Giardino Fenologico di San Pietro Capofiume, al quale è
stato assegnato il codice internazionale 80, ha già prodotto diversi anni di dati e,
altrettanto importante ed ancor più significativo, ha giocato concretamente il ruolo di punto
di riferimento e di stimolo per il progetto e la realizzazione nel nostro Paese di altri Giardini
fenologici (Fig.2).
Si sono così create, quasi naturalmente, le condizioni per la costituzione di un Gruppo di
Lavoro nazionale avente la funzione di coordinare l’attività delle singole stazioni ( gestite
autonomamente) e, soprattutto, di definire un protocollo comune delle osservazioni
fenologiche e del trattamento dei dati. A questo Gruppo collaborano Enti appartenenti alle
Amministrazioni di alcune Regioni, la Società Botanica Italiana, l’Associazione di
Aerobiologia ed alcuni Istituti Universitari.
L’attività di ciascun Giardino fenologico e l’attività di Rete, debbono poter rispondere alle
domande poste qui di seguito.
Quali sono le caratteristiche principali di un Giardino fenologico rispetto ad un Orto
Botanico o ad una stazione di osservazione? Il Giardino fenologico svolge la propria
attività attraverso personale preparato alla osservazione fenologica su piante scelte ad
hoc, a seconda del programma di lavoro, e messe a dimora con precisi criteri.
Parallelamente alla raccolta delle osservazioni fenologiche vengono eseguite, nello stesso
sito, le misure microclimatiche riguardanti come minimo le misure dei parametri
meteorologici di base.
Una rete di Giardini fenologici coordina l’attività di più punti di osservazione attraverso un
protocollo comune riguardante le modalità di impianto, l’elenco delle piante da
considerare, la metodologia di osservazione, l’archiviazione ed il trattamento dei dati.
Obiettivi di una rete fenologica
Oltre all'interesse legato più strettamente allo studio dei ritmi stagionali, caratteristici della
attività vegetativa e riproduttiva delle piante, vi sono obiettivi che possono essere raggiunti
attraverso le informazioni fornite da una rete fenologica partendo dal concetto che le
5
risposte ritmiche della vegetazione sono determinate sia dalle caratteristiche genetiche di
ogni pianta, sia dall'impatto di numerosi parametri ambientali (terreno, clima, pratiche
colturali, inquinamento del suolo e dell'aria, fitopatogeni) sulla vegetazione stessa.
Potremmo suddividere le finalità di una rete fenologica in finalità scientifiche e finalità
applicative: le prime sono soprattutto centrate verso una migliore conoscenza dei processi
connessi alle fenofasi ed alla individuazione di piante potenzialmente interessanti come
indicatori biologici; le seconde concernono l'utilizzo di piante indicatrici, non solo come
sensori delle variazioni climatiche, ma anche come sensori della qualità dell'ambiente
soprattutto dell'aria, nei riguardi di sostanze inquinanti.
Per meglio esemplificare questo ultimo aspetto, sottolineando ancora che la pianta in
questo caso viene considerata come uno strumento in grado di integrare risposte
complesse derivate dall'impatto con l'ambiente in cui vive e si sviluppa, possiamo
evidenziare alcune applicazioni in agricoltura, nel monitoraggio ambientale e nei riguardi
della salute dell'uomo.
In agricoltura e selvicoltura: la valutazione dell'impatto delle variazioni del clima e del tipo
di suolo sugli eventi fenologici, in piante di importanza agricola o forestale, per ricavarne
indicazioni utilizzabili nella programmazione della gestione delle colture. In questo settore
vengono utilizzate piante, predittori stagionali dell'andamento climatico.
Nel monitoraggio ambientale: le risposte della pianta sottoposta all'azione di agenti chimici
e fisici di origine non naturale, come gas, particelle inquinanti e radiazioni, osservando non
solo le modificazioni dei ritmi biologici ma anche quelle, almeno a livello macroscopico, di
tipo patologico. Ovviamente la scelta dei bioindicatori sarà rivolta particolarmente a quelle
piante più sensibili agli agenti inquinanti.
Riguardo alla salute dell'uomo, le osservazioni fenologiche si affiancano a quelle sui
fitoallergeni aerodispersi, responsabili di patologie respiratorie che oggi interessano il 1215% della popolazione che vive nelle grandi città. La previsione di date di fioritura di una
specie allergenica, permette a medici e pazienti di meglio programmare terapie ed attività
fisica.
Così dicendo abbiamo ampliato il concetto e la funzione canonica del Giardino fenologico
suggerendo un possibile programma di lavoro che permetterebbe di produrre dati ed
informazioni utili ed interessanti, non solo a livello strettamente scientifico, fin dai primi
momenti di costituzione del giardino stesso, in attesa di raggiungere l'equilibrio, necessario
al nuovo impianto, per poter effettuare osservazioni affidabili.
BIBLIOGRAFIA
Arboreta Phaenologica. Information of the working group of International Phenological
Gardens, Hann.Munden and Offenbach.
Mandrioli P., Malossini A., Negrini M.G., Ventre A., 1982. Fenologia e Agricoltura – La
stazione fenologica di S.Pietro Capofiume, Bologna, Regione Emilia-Romagna.
Schnelle F.,1955. Plant phenology – Problems in Bioclimatology, Vol.3 Leipzig,
E.Germany.
Schnelle F.,Volkert E.,1964. Internationale Phaenologische Garten, Agric.Met.1:22-29.
6
Fig.1
7
8
GUIDA AI RILIEVI FENOLOGICI
Giovanna Puppi e Anna Letizia Zanotti
Ist.di Botanica Dip.di Biologia - Università di Bologna
Terminologia
Poiché in fenologia si fa uso in certi casi di una terminologia specifica, per rendere agevole
la comprensione del testo e delle figure elenchiamo qui brevemente i principali termini
tecnici con il loro significato.
Stazione fenologica: è il luogo dove si effettuano le osservazioni.
Fenoide: è una singola pianta oggetto delle osservazioni.
Fenofase: è lo stadio di sviluppo o fase fenologica di una pianta (fenoide).
Unità di osservazione: rappresenta ciò che viene osservato dal rilevatore per giungere alla
attribuzione dello stadio fenologico o fenofase; l’unità di osservazione può coincidere con il
fenoide (la pianta in toto) oppure con parti di essa (singoli rami, infiorescenze, ecc).
Chiave fenologica: è una guida per il riconoscimento delle diverse fenofasi.
Criteri informatori del rilevamento
I rilievi fenologici devono essere effettuati nel rispetto dei seguenti criteri informatori:
A)Il rilevamento deve essere rappresentativo dello sviluppo fenologico di ciascuna specie
e cioè deve permettere di descrivere la sequenza degli eventi fenologici nei suoi tratti
essenziali.
B)Il rilevamento deve essere obbiettivo, per permettere il confronto dei dati provenienti da
diversi rilevatori: si deve fare attenzione che la metodologia adottata per effettuare i rilievi
lasci poco spazio a interpretazioni soggettive del rilevatore.
C)Il rilevamento deve permettere di valutare la variabilità fenologica tra piante della stessa
specie, in modo da poter sottoporre i dati rilevati a confronti statistici: per questa ragione
nei Giardini Fenologici vengono coltivati e osservati più esemplari di ogni specie ( di norma
da 3 a 5 piante).
Metodo di rilievo
I rilievi fenologici nei Giardini Fenologici si svolgono sia sullo sviluppo vegetativo, dalla
ripresa vegetativa alla senescenza e caduta delle foglie, sia sulle fasi riproduttive: fioritura,
fruttificazione e disseminazione.
Il metodo di rilevamento qui adottato si basa innanzitutto sulle esperienze della rete dei
Giardini Fenologici Internazionali (Schnelle F. e Volkert E., 1964), da noi integrate e
approfondite per ottenere rilievi il più possibile obbiettivi e accurati.
L’oggetto del rilevamento fenologico è la singola pianta (fenoide), che nel metodo qui
adottato coincide con l’unità di osservazione.
I rilievi si effettuano mediante chiavi e schede di rilevamento appositamente preparate,
accluse qui in figura.
9
Periodicità dei rilievi
La periodicità dei rilievi dovrebbe seguire la velocità di sviluppo fenologico delle specie da
osservare, in modo da avere almeno una osservazione per ogni fenofase; per motivi di
ordine pratico però si è convenuto di effettuare rilievi con periodicità fissa settimanale
durante tutto il periodo vegetativo: i rilievi settimanali infatti garantiscono un monitoraggio
pressoché completo delle fenofasi di tutte le specie.
Nei casi in cui il passaggio da una fenofase all’altra sia più rapido della periodicità di
rilievo, è sempre possibile ottenere una stima della data di comparsa delle fenofasi
mancanti mediante interpolazione dei dati.
Chiavi fenologiche
Per effettuare i rilievi ci si serve di chiavi fenologiche e schede di rilevamento, che sono
state redatte appositamente e via via perfezionate da una commissione di esperti
(composta da L.Botarelli, A.Malossini, G.Puppi, V.Sacchetti e P.Grossoni) appartenenti al
Gruppo di Lavoro per i Giardini Fenologici Italiani (vedi anche Malossini, 1993).
Le chiavi adottate sono di tipo sequenziale con fenofasi consecutive: cioè tutto il ciclo
fenologico viene suddiviso in intervalli, e a ciascun intervallo corrisponde una fenofase; ne
consegue che in qualunque momento dell’anno è possibile attribuire una fenofase alla
pianta osservata e quindi si possono effettuare rilevamenti a cadenza regolare
(settimanale).
Nella preparazione delle chiavi si è tenuto conto della variabilità fenologica all’interno delle
singole piante, affinché la scalarità delle manifestazioni fenologiche entro gli individui non
crei dubbi e diversità di interpretazione nei rilevatori.
La obbiettività del metodo di rilevamento, requisito indispensabile per poter confrontare i
dati, è stata conseguita con una opportuna scelta delle fenofasi da osservare, corredate
da una descrizione precisa e dettagliata e da immagini fotografiche che facilitino il
rilevamento.
Schede di rilevamento
Le schede di rilevamento (fig.3 e 4) sono predisposte per effettuare le osservazioni
fenologiche sui singoli individui (fenoidi).
Ciascuna scheda quindi si riferisce ad una particolare pianta del Giardino Fenologico, di
cui deve essere indicata la specie, la sigla di riconoscimento (posizione) e l’anno di rilievo.
In testa alla scheda è riportata la chiave di rilevamento con le diverse fenofasi
sinteticamente descritte: le fenofasi vegetative sono contrassegnate da sigle composte
dalla lettera V seguita da un numero intero che va da 1 a 14, mentre le fenofasi
riproduttive hanno sigle precedute dalla lettera R con numeri che vanno da 1 a 12.
Segue una tabella da compilare durante i rilievi, composta da 36 righe che corrispondono
alle diverse fenofasi e da 52 colonne che corrispondono alle diverse settimane dell’anno.
La compilazione della tabella di rilievo consiste nel registrare la data di rilievo nella
apposita casella in testa alla colonna della rispettiva settimana e nell’apporre un simbolo
(generalmente una X) nella casella individuata dalla colonna della data di rilievo e dalla
riga che rappresenta la fenofase presente nella pianta in quella data.
Solitamente il simbolo di rilievo è X , tuttavia in casi particolari, come nelle specie con fiori
unisessuali, si usano simboli diversi ( I per le fasi di fioritura dei fiori e infiorescenze
maschili, O per la fioritura di fiori e infiorescenze femminili).
Per una stessa data di rilievo si possono registrare una o più fenofasi diverse: ad esempio
l’una riguardante lo sviluppo vegetativo e l’altra quello riproduttivo. In qualche caso accade
10
di dover registrare anche due fenofasi dello stesso tipo: ad esempio può accadere che una
pianta presenti l’inizio della fioritura (R02) e contemporaneamente i frutti residui dell’anno
precedente (R12).
La scheda di rilevamento così strutturata si è dimostrata di agevole uso e anche di
immediata lettura: infatti in pratica viene visualizzato l’andamento dello sviluppo della
pianta fino al momento dell’ultimo rilievo effettuato, come in un grafico fenofasi-tempo;
questo metodo di rilievo permette inoltre di individuare facilmente eventuali errori di
registrazione.
Nel retro della scheda è riportata una sintesi di tutte le informazioni relative alla pianta
osservata, tra cui anche: provenienza, età e altre eventuali osservazioni (fitopatie e
operazioni colturali). Vi si trova inoltre una sintesi del metodo di rilevamento e una
versione estesa della chiave fenologica con la spiegazione del significato delle varie
fenofasi .
BIBLIOGRAFIA
Malossini A. ed. 1993. Procedure per il rilevamento fenologico nei Giardini Italiani. Gruppo
di Lavoro nazionale per i Giardini fenologici. Assessorato Agricoltura, R.E.R.
Schnelle F., Volkert E., 1964. Internationale Phanologische Garten. Agric. Met. 1:2229.
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Fig.3
SPECIE
SCHEDA OSSERVAZIONI FENOLOGICHE
Angiosperme legnose
POSIZIONE
ANNO
FASI FENOLOGICHE
VO1 Gemme in riposo
V10 Inizio disseccamento foglie
V02 Gemme rigonfie prossime alla schiusura
V03Gemme rigonfie insieme a gemme aperte, con foglioline ripiegate
V04 Gemme appena aperte insieme a foglioline giovani con lembo disteso
V05 Foglie giovani a lembo disteso
V06 Foglie giovani insieme a foglie adulte
V07 Foglie adulte
V11 Foglie prevalentemente disseccate
V12 Inizio caduta foglie
V13 Foglie prevalentemente cadute
V14 Pianta completamente spoglia
R01 Boccioli o amenti presenti ma poco sviluppati
R02 Boccioli prossimi alla schiusura, rigonfi, con petali visibili; amenti
sviluppati ma immaturi
R03 Boccioli rigonfi e fiori aperti; amenti immaturi e amenti maturi
R04 Piena fioritura: boccioli, fiori aperti, fiori sfioriti, amenti maturi
V08 Inizio della decolorazione fogliare
V09 Foglie prevalentemente decolorate
Data
Set.
V01
V02
V03
V04
V05
V06
V07
V08
V09
V10
V11
V12
V13
V14
R01
R02
R03
R04
R05
R06
R07
R08
R09
R10
R11
R12
1
2
3
4
5
6
7
8
R05 Inizio sfioritura: fiori aperti e fiori appassiti; amenti maturi e amenti
sfioriti
R06 Completa sfioritura: fiori appassiti; amenti sfioriti
R07 Allegagione: inizio ingrossamenti ovari
R08 Inizio fruttificazione
R09 Frutti evidenti ma in prevalenza immaturi
R10 Culmine della fruttificazione
R11 Frutti in parte caduti, degenerati o secchi
R12 Presenza di soli frutti residui
Data
9
10
11
Indicare con:
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
I= fenofasi relative ai fiori e amenti maschili
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
O= fenofasi relative ai fiori e amenti femminili
41
42
43
44
45
46
47
48
49
50
51
52
Set.
V01
V02
V03
V04
V05
V06
V07
V08
V09
V10
V11
V12
V13
V14
R01
R02
R03
R04
R05
R06
R07
R08
R09
R10
R11
R12
X= altre fenofasi
12
Fig.4
Scheda osservazioni fenologiche – Angiosperme legnose - parte II
Giardino fenologico di……………………………………………………………..…………………………………...…………………………………………………..……….
Specie……………………………….…………….…Varietà……………………………..…………………….Nome comune……………………….…………………..………
Famiglia……………………………………..…………..…………..Posizione…………………………Età………………….…….Provenienza………………………..….……
Osservazioni_____________________________________________________________________________________________________________________
Norme di rilevamento e note
Le rilevazioni fenologiche vanno effettuate sui singoli individui di ciascuna specie con cadenza settimanale. Il rilevamento consiste nell’identificazione della fase fenologica (talore si verifica la
compresenza di più fasi) in cui si trova l’individuo. Le fasi fenologiche (fenofasi) da rilevare sono indicate nella relativa chiave di rilevamento. Osservazioni: spazio riservato alle osservazioni che non
rientrano nelle tipologie previste dagli altri settori della scheda: fitopatie (malattie fungine, attacchi di insetti, virosi, batteriosi, danni provocati dalla grandine, dal gelo, dal vento, dalle lepri, danni
accidentali,ecc.), operazioni colturali (potatura, trattamenti antiparassitari, concimazioni, irrigazioni, diradamento, spollonatura, ecc.). Non vanno segnalate le normali cure del giardino come fresatura,
zappatura, rasatura erba, ecc..
Chiave di rilevamento
V01 Gemme in riposo: le gemme non hanno ancora iniziato ad ingrossarsi
V02 Gemme rigonfie prossime alla schiusura: le gemme sono rigonfie ma non lasciano ancora
vedere le foglioline sottostanti.
V03 Gemme rigonfie insieme a gemme aperte, con foglioline ripiegate: sono visibili le foglioline
nelle prime gemme aperte, le foglioline non hanno ancora disteso il lembo.
V04 Gemme appena aperte insieme a foglioline con lembo disteso:le gemme sono quasi tutte
aperte e hanno già emesso le prime foglioline; parte di esse hanno il lembo disteso.
V05 Foglie giovani a lembo disteso: le giovani foglie hanno spianato il lembo che inizialmente era
ripiegato dentro le gemme.
V06 Foglie giovani insieme a foglie adulte:alle giovani foglie col lembo aperto si accompagnano
foglie completamente sviluppate.
V07 Foglie adulte: le foglie sono completamente sviluppate.
V08 Inizio della decolorazione fogliare:le foglie assumono colorazioni diverse dal verde (es. virano
dal rosso al giallo), per fenomeni di senescenza.
V09 Foglie prevalentemente decolorate: la maggior parte delle foglie ha cambiato colore.
V10 Inizio disseccamento foglie: le foglie, dopo aver mutato colore, iniziano a disseccarsi.
V11 Foglie prevalentemente disseccate: la maggior parte delle foglie è disseccata.
V12 Inizio caduta foglie: alcune foglie sono cadute, la chioma è ancora folta.
V13 Foglie prevalentemente cadute:. la maggior parte delle foglie è caduta e la chioma è
visibilmente diradata.
V14 Pianta completamente spoglia: tutte le foglie sono cadute e la pianta è spoglia.
R01 Boccioli o amenti presenti ma poco sviluppati: i boccioli o gli amenti sono ben visibili ma
non hanno ancora completato il proprio sviluppo.
R02 Boccioli prossimi alla schiusura, rigonfi, con petali visibili; amenti sviluppati ma
immaturi: i boccioli sono prossimi alla schiusura: è visibile il colore dei petali; gli amenti sono
completamente sviluppati: quelli maschili hanno stami con antere intatte che non emettono
polline.
R03 Boccioli rigonfi e fiori aperti; amenti immaturi e amenti maturi:compresenza di boccioli
nei quali è visibile il colore dei petali e fiori aperti; gli amenti sono completamente sviluppati: quelli
maschili, in parte, emettono polline.
R04 Piena fioritura: boccioli, fiori aperti, fiori sfioriti, amenti maturi: fiori sbocciati, pistlli e
stami pronti per l’impollinazione; amenti maturi: quelli maschili hanno antere aperte che emettono
polline.
R05 Inizio sfioritura: fiori aperti e fiori appassiti; amenti maturi e amenti sfioriti: i fiori e gli
amenti hanno quasi completato la fioritura.
R06 Completa sfioritura: fiori appassiti; amenti sfioriti: la fioritura è stata completata e sulla
pianta rimangono solo fiori appassiti o amenti sfioriti.
R07 Allegagione: inizio ingrossamento ovari: gli ovari fecondati sono visibili e hanno iniziato a
trasformarsi in frutti.
R08 Inizio fruttificazione: sono visibili sia ovari ingrossati che frutti in fase di accrescimento
R09 Frutti evidenti ma in prevalenza immaturi: i frutti sono ben visibili, ma immaturi.
R10 Culmine della fruttificazione: i frutti sono maturi e cambiano consistenza (intenerimento
dei carnosi e indurimento nei secchi).
R11 Frutti in parte caduti, degenerati o secchi: completata la maturazione i frutti sono in parte
caduti, degenerati o secchi.
R12 Presenza di soli frutti residui: i frutti sono tutti caduti, degenerati o secchi.
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INDICAZIONI PER LA COSTITUZIONE E LA GESTIONE DI UN GIARDINO
FENOLOGICO
Andrea Malossini.
Regione Emilia-Romagna
Scelta del sito
La scelta del sito nel quale costituire un Giardino fenologico è spesso trascurata, vuoi per
mancanza di alternative, vuoi per mancanza di elementi conoscitivi. Questo fatto è di per
sé abbastanza negativo, visto che tra le finalità dei Giardini esiste anche quella di dover
rappresentare una determinata zona.
Per poter far questo, come avviene per le stazioni meteorologiche, è necessario far
precedere, alla scelta del sito, un'accurata indagine climatologica. Questa delicata
operazione, comunque necessaria per poter collocare l'indispensabile stazione
meteorologica, è bene che accada prima ancora dell'analisi delle caratteristiche del
terreno, altro elemento importante, affinchè le scelte avvengano in modo ordinato e
corretto.
Le caratteristiche fisiche e chimiche del terreno sono, come detto, l'altro elemento
fondamentale e, di conseguenza, la scelta del sito deve essere fatta tenendone conto. Può
infatti capitare che, ad esempio, in terreni con eccesso di calcare o con pH anormale,
alcune piante non riescano ad attecchire. Oppure che terreni troppo sciolti o al contrario
fortemente argillosi, creino problemi molto simili a quelli provocati dalla scarsità di acqua o
da un suo eccesso. Poter evitare questi intoppi può voler dire riuscire o meno nell'impresa,
o per lo meno, risparmiarsi costosi interventi correttivi.
Oltre alla scelta del sito in senso generale, che come abbiamo visto va fatta ccon
oculatezza, prima di procedere alla messa a dimora delle piante bisigna considerare
l'esposizione delle stesse (intesa come orientamento nei siti collinari), e la disponibilità di
acqua per l'irrigazione.
Per l'esposizione valgono le considerazioni fatte per la climatologia, (mettere una pianta su
un versante esposto a nord non è la stessa cosa che metterla in uno esposto a sud).
Per l'acqua invece, anche se in condizioni normali le piante non andrebbero irrigate, è
bene prevedere un sistema in grado di fornirne la quantità necessaria a far attecchire le
giovani piantine.
Gestione del Giardino fenologico
La gestione del Giardino fenologico è in apparenza molto semplice, considerato il fatto che
le piante indicatrici devono essere lasciate crescere il più possibile in modo naturale.
Resta però il fatto che sempre di un Giardino si tratta, ed alcune operazioni, specialmente
se ci si trova in un ambiente dove l'agricoltura intensiva è molto sviluppata, devono essere
compiute.
Cure colturali
Il terreno dei Giardini fenologici a regime va tenuto inerbito tra le file e lavorato lungo la
fila, mentre è consigliata la lavorazione di tutta la superficie nel periodo dell'affrancamento
(i primi 2 o 3 anni). L'irrigazione, dal momento che le piante sono affrancate, non va più
eseguita. Stesso discorso anche per le concimazioni.
Discorso diverso per la potatura ed i trattamenti antiparassitari. Nel primo caso, anche se
non è consigliata, è bene procedere alla spollonatura (per circa un metro in altezza), e al
taglio delle parti secche o fonte di inoculo di malattie.
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Per i trattamenti antiparassitari il discorso è invece molto più complicato. Di norma anche
questo intervento non dovrebbe essere eseguito, ma vista la situazione nazionale, dove le
aree incontaminate sono rare, e i Giardini sono spesso inseriti in ambienti fortemente
urbanizzati o contigui a colture intensive, il farlo diventa una scelta quasi obbligatoria.
Le avversità che colpiscono le specie comunemente utilizzate nei Giardini fenologici sono
principalmente di tipo animale. Insetti ed acari in particolare. Le avversità di natura
vegetale, come le crittogame, seppur frequenti, difficilmente pregiudicano il regolare
sviluppo delle piante.
Di marginale importanza le malattie prodotte da batteri e virus, sia perché scarsamente
diffuse, ma pure perché, nel caso che l'infezione si diffonda, non esistono validi metodi di
lotta. La presenza di batteriosi o di virosi sulla vegetazione nei primi anni di vita delle
piante, dovrebbe prevedere l'abbattimento e la sostituzione delle stesse, in quanto
difficilmente, col tempo, la situazione andrà a migliorare. Stesso discorso in caso di
accertamento di malattie di natura vascolare o di marciumi radicali.
Gli interventi consigliati per contrastare infestazioni di insetti sono principalmente di natura
meccanica. Anche se di difficile esecuzione, sarebbe meglio intervenire, ad esempio, con
spazzolature per eliminare le cocciniglie, con irrorazioni per afidi, acari o ripulire le piante
da residui vari tipo melata, oppure con raccolta manuale di nidi, ricoveri, galle, ovature e
quant'altro sia ricettacolo o prodotto di queste avversità. Altrettanto utile è l'utilizzo di
trappole alimentari o sessuali per catturare gli insetti adulti.
Quando comunque le infestazioni provocate da insetti non sono altrimenti controllabili, è
indispensabile intervenire con prodotti di natura chimica.
15
II Parte
LE SPECIE GUIDA DEI GIARDINI FENOLOGICI
Lucio Botarelli, Valeria Sacchetti
Servizio Meteorologico Regionale. ARPA Emilia Romagna
Nel 1993 si è costituito il Gruppo di lavoro nazionale per i Giardini fenologici avente il
compito di coordinare l’attività di più punti di osservazione attraverso un protocollo comune
riguardante le modalità di impianto, l’elenco delle piante da considerare, la metodologia di
osservazione, l’archiviazione ed il trattamento dei dati fenologici.
Il Gruppo ha predisposto un elenco di specie indicatrici comuni a tutti i giardini ottenute per
propagazione vegetativa da piante madri presenti nel Giardino di San Pietro Capofiume:
Crataegus monogyna, Corylus avellana, Ligustrum vulgare, Robinia pseudoacacia,
Sambucus nigra.
Per conservare un legame con la rete internazionale dei Giardini fenologici (I.P.G.) il
Gruppo ha incluso in questo elenco anche le tre diverse specie di Salix (S. acutifolia,
viminalis e smithiana), inviate nel 1986 dall’I.P.G. al Giardino di San Pietro Capofiume.
La clonazione è effettuata presso il Dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università di
Perugia. La distribuzione del materiale vegetale ai Giardini della rete italiana è iniziata
nella primavera del 1994 e prosegue tuttora per integrare le specie mancanti o non
attecchite.
Vengono qui riportate le schede descrittive inerenti le specie guida presenti in ogni
Giardino fenologico della rete italiana. Ciascuna scheda è corredata da immagini
fotografiche delle principali fasi fenologiche da rilevarsi sulle singole specie.
Le foto sono di A.Malossini (RER)
BIBLIOGRAFIA
AA.VV. 1983. Alberi e arbusti dell’Emilia-Romagna, Bologna, Azienda Regionale delle
Foreste dell’Emilia-Romagna
AA.VV.1964. Flora Europaea, Cambridge, Cambridge University Press.
Fiori A.1969. Nuova Flora Analitica d’Italia, Bologna, Edagricole.
Martini F.; Paiero P.1988. I salici d’Italia, Trieste, Lint Ed.
Pignatti S.1982. Flora d’Italia, Bologna, Edagricole.
Puppi Branzi G. 1989. Rilevamenti fenologici su piante della flora spontanea, Quaderni
metodologici n.12 – Metodi di rilievo e di rappresentazione degli stadi fenologici,
Roma,CNR – IPRA.
Polunin O.1977. Guida agli alberi e arbusti d’Europa. Zanichelli.
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Cornus mas L.
Famiglia: Cornaceae
Nome comune: Corniolo maschio
Arbusto o piccolo albero caducifolio, alto sino ad 8 m. Corteccia grigia con crepe
rossastre. Rami giovani quadrangolari. Fiorisce da febbraio ad aprile e fruttifica da agosto
a settembre.
Descrizione
Le gemme sono avvolte da 2 squame acute, carenate, pubescenti. Le foglie sono opposte,
da ovali ad ellittiche-acuminate, con margini interi e 3-5 paia di nervature vistose.
I fiori compaiono prima delle foglie; sono piccoli, gialli, raggruppati in numero di 10-25 in
ombrelle semplici di 1 cm di diametro; l’infiorescenza è brevemente peduncolata e con 4
brattee giallastre alla base. I fiori hanno 4 sepali minuti, 4 petali, 4 stami, ed 1 ovario infero
con 1 lungo stilo costituito di 2 carpelli.
Il frutto è una drupa ovoidale, lunga 1,5 cm, pendula, carnosa, sanguigna, che diventa di
color rosso vivo a maturità o raramente gialla; contiene 1 seme.
Diffusione, habitat ed uso
Ampiamente distribuito allo stato spontaneo nell’Europa centrale e sud-orientale. Diffuso in
tutto il territorio nazionale, ma soprattutto nell’Italia settentrionale e centrale, nei boschi
della collina e submontani. Si trova sulle rive, nelle boscaglie e ai margini dei boschi,
generalmente su terreni calcarei. Non ha importanza forestale.
Il legno è durissimo, usato per lavori di tornio e per la costruzione di attrezzi agricoli.
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Foto fasi fenologiche del Cornus mas L.
R1:gemma a fiore poco sviluppata
V.2: gemme vegetative prossime alla schiusura;
R2: apertura dell’ombrella, boccioli prossimi
all’apertura
R3: boccioli prossimi alla schiusura
e boccioli aperti
V.3: apertura della gemma con foglioline ripiegate;
R5: inizio sfioritura
V5: foglie giovani a lembo disteso;
R6/7: completa sfioritura e allegagione
V7: foglie adulte;
R8: ingrossamento frutti
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Foto fasi fenologiche del Cornus mas L.
V7: foglie adulte;
R9/1: frutti ancora immaturi e nuove
gemme riproduttive poco sviluppati
V7: foglie adulte
R10/1: culmine della fruttificazione e
nuove gemme riproduttive poco sviluppate
V9/12: foglie prevalentemente decolorate e inizio caduta foglie;
R12/1: frutti caduti e gemme riproduttive poco sviluppate.
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Cornus sanguinea L.
Famiglia: Cornaceae
Nome comune: Sanguinello
Arbusto deciduo, alto sino a 4 metri, che produce molti polloni con esili rami allungati e
flessibili di colore rosso scuro, molto vistosi in inverno; rami giovani sparsamente
pubescenti, con due angoli appena accennati. Fiorisce da aprile a giugno e fruttifica in
agosto-settembre.
Descrizione
Le gemme sono senza squame. Le foglie sono opposte, di color verde intenso, ed in
autunno diventano rosso sanguigno scuro; largamente ovali, acuminate, con margine
intero, di 4-10 cm, con vistose nervature laterali ricurve e confluenti all’apice. Glabre di
sopra, pubescenti di sotto. Stipule nulle.
I fiori sono numerosi, raccolti in cime corimbiformi peduncolate senza involucro, di 4-5 cm
di diametro, portate all’estremità dei rami. I fiori hanno calici a 4 denticini e corolla
composta di 4 petali bianchi lanceolato-acuti e patenti. Gli stami sono in numero di 4.
Ovario infero, biloculare con 1 stilo.
I frutti sono drupe globose di 5-7 mm di diametro, zigrinate, riunite in dense infruttescenze;
di colore nero lucido a maturità, di sapore amaro.
Diffusione, habitat ed uso
Diffuso in tutto il territorio nazionale dal mare fino a 1200 m. Presente in tutta Europa,
eccetto, nell’estremo Nord, ed Asia occidentale. Cresce in suoli profondi e fertili, di
preferenza calcarei, nelle boscaglie, ai margini dei boschi, nel sottobosco e nelle siepi;
forma spesso macchie. Si presta per il cespugliamento di pendici argillose, specialmente
su terreni alcalini e neutri.
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Foto fasi fenologiche del Cornus sanguinea L.
V3: gemme appena aperte con foglioline ripiegate;
V4: gemme aperte con foglioline con lembo
appena disteso;
R1: boccioli presenti ma poco sviluppati;
V5: foglie giovani a lembo disteso;
R1: boccioli poco sviluppati
V7: foglie adulte;
R2: boccioli prossimi alla schiusura
V7: foglie adulte;
R3: boccioli rigonfi e fiori aperti
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Foto fasi fenologiche del Cornus sanguinea L.
V7: foglie adulte;
R6/7: completa sfioritura ed allegagione
V7: foglie adulte:
R8: ingrossamento frutti
V8: inizio decolorazione fogliare;
R10: culmine della fruttificazione
V9/12:foglie prevalentemente decolorate e inizio caduta;
R12: frutti caduti.
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Crataegus monogyna Jacq.
Famiglia: Rosaceae
Nome comune: Biancospino
Arbusto spinoso o piccolo albero, alto fino a 6m, di forma molto variabile, con chioma
espansa ed intricata. Fusto a corteccia compatta grigio aranciata; rami giovani scuri,
glabri, con spine acute alla base dei rami abbreviati (brachiblasti). Fiorisce tra maggio e
giugno e fruttifica in estate.
Descrizione
I rami dell’annata sono privi di fiori ed hanno foglie sparse con grandi (1-2 cm) stipole
persistenti; i rami fioriferi portano le foglie riunite a 3-6 sui rami laterali abbreviati e le
stipole sono piccole, caduche, in estate generalmente scomparse.
Le foglie sono alterne (o quasi opposte), su esile picciolo lungo 2-3 cm, a lamina coriacea
lunga 3-5 cm, chiara al di sotto; di forma ovale o romboidale e profondamente lobata a 3-5
(7) lobi, con bordi paralleli e senza dentelli almeno nella parte inferiore; dentelli 2-4 presso
l’apice, base tronca o cuneata; stipole a ventaglio. Le foglie giovani sono assai pubescenti.
Le infiorescenze sono corimbi multiflori con assi lanosi o pubescenti, dritti, verdi; calice
campanulato con 5 brevi e sottili denti; corolla con 5 petali bianchi e subrotondi; 20 stami
ed 1 stilo.
Frutto ovale o globoso, di 6-9 mm di diametro, rosso e ceroso, con polpa farinosa ed un
solo seme giallo.
Diffusione, habitat ed uso
Specie frugale, eliofila e moderatamente xerofila, è comune al margine dei boschi e
colonizza i pendii erbosi; si trova in siepi e boschi luminosi; prende parte ai cespuglieti di
ricostruzione dei boschi a Querce caducifoglie; è diffuso in tutto il territorio nazionale sia in
pianura che in collina. Il legno è duro, a grana fine.
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Foto fasi fenologiche del Crataegus monogyna Jacq.
V02: gemme rigonfie prossime alla schiusura
V03: apertura delle gemme
V05: foglie giovani a lembo disteso
R01: boccioli poco sviluppati
V05: foglie giovani a lembo disteso
R02: boccioli rigonfi prossimi alla schiusura, con
petali visibili
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Foto fasi fenologiche del Crataegus monogyna Jacq.
V06: foglie giovani insieme a foglie adulte
R04: piena fioritura
V07: foglie adulte
R06/7: completa sfioritura e allegagione (inizio
ingrossamento ovari)
V08: inizio della decolorazione fogliare
R10: culmine della fruttificazione
V09/12: foglie prevalentemente decolorate e inizio
caduta foglie
R12: caduta frutti, presenza di soli frutti residui.
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Corylus avellana L.
Famiglia: Corylaceae
Nome comune: Nocciolo
Arbusto o alberello caducifolio, pollonifero, raggiunge i 6-8 m. Fusto cilindrico quasi dritto o
leggermente inclinato, con corteccia di colore cinereo scuro, liscia e cosparsa da macchie
più chiare. Rametti giovani e tomentosi con radi grossi peli glandoliferi rossastri e corteccia
bruno rossastra.
Fiorisce nel periodo gennaio-marzo e fruttifica da agosto a settembre.
Descrizione
Le foglie sono quasi orbicolari, brevemente acuminate, con margine doppiamente
seghettato, cordate alla base, a volte vagamente lobate, pubescenti e brevemente
picciolate. I piccioli hanno peli ghiandolari e gemme ottuse.
I fiori sono monoici: quelli maschili sono raggruppati in amenti penduli, lunghi fino a 9 cm,
con due bratteole perigonali entro ogni squama. I fiori femminili sono piccoli, raccolti in
capolini gemmiformi, di cui solo le squame superiori portano ciascuno due fiori, ognuno
con due stimmi, che sono simili a peluzzi rossi o violacei. Gli amenti maschili sono in
boccio fin dall’autunno precedente e fioriscono assieme ai fiori femminili.
I frutti sono noci, solitari od aggregati a 2-3. Verdi prima e poi di colore bruno più o meno
intenso, quasi completamente rivestiti da un involucro verde aperto all’apice e suddiviso in
lobi irregolarmente seghettati. La lunghezza dell’involucro è più o meno come quella dei
frutti. Si propaga per seme o per polloni radicati.
Diffusione, habitat ed uso
Specie mediamente lucivaga, abbastanza frugale; adattabile al substrato, preferisce
comunque terreni profondi e sciolti, rifuggendo da quelli troppo compatti. E’ presente in
tutto il territorio nazionale, Europa, Asia occidentale, Africa settentrionale Si trova al
margine o dentro boschi di diverso tipo della fascia collinare, submontana e montana. Si
presta per la colonizzazione delle radure dei boschi dall’orizzonte mediterraneo superiore
a quello del faggio. E’ buona specie per il consolidamento di pendici e di scarpate stradali.
Il legno è tenero, adatto per piccoli lavori di artigianato, buon combustibile. Il frutto è edule
e viene destinato all’industria dolciaria o al consumo diretto.
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Foto fasi fenologiche del Corylus avellana L.
o
Amento maschile
R4: piena fioritura
V4: gemma appena aperta insieme
a foglioline giovani con lembo disteso.
fiore femminile
V5: giovani foglie a lembo disteso.
V6: foglie giovani insieme a foglie adulte
R8: inizio della fruttificazione.
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Foto fasi fenologiche del Corylus avellana L.
V7: foglie adulte
R9: frutti ingrossati ma ancora immaturi.
V8: inizio della decolorazione fogliare
R10: culmine della fruttificazione.
V9: foglie prevalentemente decolorate
R12: frutti caduti; R1: amenti maschili poco sviluppati
V13: foglie prevalentemente cadute
R1: amenti maschili poco sviluppati.
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Ligustrum vulgare L.
Famiglia: Oleaceae
Nome comune: Ligustro
E’ un arbusto cadicifoglio alto 2-3 m, con corteccia bruno-verdastra, liscia con lenticelle
subrotonde o ellittiche, trasverse; rami espansi e flessibili, quelli giovani minutamente
pubescenti. Fiorisce in maggio e giugno e fruttifica in settembre.
Descrizione
Le foglie sono intere, opposte, lanceolate, di 3-6 cm, spesso persistenti anche d’inverno
nelle zone a clima mediterraneo; picciolo di 2 mm e lamina ellittica nelle foglie basali dei
rami o lanceolata nelle foglie apicali.
I fiori sono bianchi, pesantemente odorosi, raccolti in pannocchie terminali, ovate, dense
ed erette; hanno un piccolo calice a 4 denticini, caduco; la corolla è imbutiforme, a tubo
breve e quattro lacinie ovali; 2 stami e 1 ovario supero.
I frutti sono bacche globose, nere a maturità, grosse come piselli di 6-8 mm, lucide, con
polpa violetta, persistenti tutto l’inverno.
Diffusione, habitat ed uso
Ampiamente diffuso nell’Europa occidentale, centrale e meridionale, arriva a Nord sino alla
Scandinavia meridionale, in Asia occidentale. Diffuso su tutto il territorio nazionale escluso
le isole. Si trova in boschi caducifogli termofili, soprattutto al margine, nei boschi degradati
e nei cespuglieti, siepi e rive, specialmente su terreni alcalini.
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Foto fasi fenologiche del Ligustrum vulgare L.
V3: gemme rigonfie insieme a gemme aperte, con V4: gemme aperte insieme a foglioline giovani con
foglioline ripiegate
lembo disteso
V5: foglie giovani;
R1: boccioli presenti ma poco sviluppati
V6: foglie giovani insieme a foglie adulte;
R2: boccioli sviluppati prossimi alla schiusura
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Foto fasi fenologiche del Ligustrum vulgare L.
V6: foglie giovani insieme a foglie adulte
R3: boccioli rigonfi e fiori aperti
V7: foglie adulte;
R5: inizio sfioritura; R7: allegagione
V7: foglie adulte;
R9: frutti ingrossati ma immaturi
V12: inizio caduta foglie;
R10: culmine della fruttificazione
V11: foglie decolorate;V12 inizio caduta foglie
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Robinia pseudacacia L.
Famiglia: Leguminoseae
Nome Comune: Robinia, Acacia.
Albero alto sino a 25 m, armato di robusti spini originati dalle stipole fogliari. Il tronco è
eretto con corteccia rugosa, bruna e profondamente fessurata longitudinalmente. I rami
sono fragili, contorti e lisci, i rametti angolosi e bruno-rossastri. Fiorisce da maggio a luglio
e fruttifica in estate.
Descrizione
Le foglie sono alterne, imparipennate con 4-10 paia di foglioline opposte, glabre,
brevemente picciolate, ovali, ellittiche o bislunghe, a margine intero, arrotondate all’apice,
sono verdi superiormente e grigio-verdi inferiormente. Spesso dotate di spine alla base.
Fiori odorosi raggruppati in racemi, ascellari e penduli con asse subglabro; il calice è
campanulato, verde chiaro e peloso, a brevi denti triangolari; la corolla è papilionacea,
bianca, precocemente caduca, con vessillo giallo alla base, ampio ad apice da arrotondato
a debolmente rostrato.
Il legume è coriaceo, lineare, appiattito, deiscente, rosso bruno a maturità, lungo cm 5-10;
i semi da 3 a 10, sono piccoli, duri e bruno-nerastri, oblungo-reniformi, aventi un alto
potere germinativo.
Diffusione, habitat ed uso
La Robinia è specie eliofila, ampiamente adattabile e spontanea sia in stazioni calde ed
assolate sia in luoghi più o meno freschi ed umidi: E’ originaria dell’America centrale e
settentrionale ed è stata introdotta in Europa nel XVII secolo. La sua diffusione è stata,
anche eccessivamente, favorita dalla attività umane. È ampiamente naturalizzata su tutto il
territorio nazionale ed in particolare nei luoghi abbandonati, siepi, argini, però sempre
sinantropica, ed assume spesso il carattere di vera e propria infestante. Può formare
consorzi misti con castagno, querce, pino silvestre, etc.: in genere mostra nei confronti
delle specie associate una eccessiva invadenza, quindi deve essere usata con cautela
nelle formazioni forestali naturali.. Trova impiego nelle consolidazioni di pendici franose o
nel rivestimento di terreni degradati e sterili.
Si propaga facilmente per seme, per talea, e per polloni radicati.
Il legno è duro, ricco in tannini, brucia anche da fresco, resiste bene all’aperto e risulta
quindi adatto a molti usi agricoli; viene impiegato come combustibile, per paleria di vario
utilizzo, parti di piccole imbarcazioni, attrezzi vari.
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Foto fasi fenologiche della Robinia pseudacacia L.
V2: gemme prossime alla schiusura
V3: gemme aperte con foglioline ripiegate
V4: gemme appena aperte insieme a
foglioline giovani con lembo disteso
V6: foglie giovani insieme a foglie adulte;
R4: piena fioritura
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Foto fasi fenologiche della Robinia pseudacacia L.
V7: foglie adulte;
R6/7: sfioritura ed allegagione
V7: foglie adulte;
R8: fruttificazione
V7: foglie adulte;
R10: culmine delle fruttificazione
V8: inizio della decolorazione fogliare;
R11: frutti secchi
V11/13: foglie completamente decolorate e prevalentemente cadute;
R12: presenza di soli frutti residui.
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I SALICI
Famiglia: Salicaceae
Sono alberi o arbusti più o meno alti, raramente con aspetto erbaceo, con foglie alterne,
semplici, caduche e picciolate.
Le gemme hanno una sola squama. I fiori sono nudi (aclamidati), unisessuali, su piante
diverse (dioiche), disposti in amenti rigidi, portanti nettare. I fiori maschili sono costituiti di 1
brattea squamosa e di 2 stami. I fiori femminili possiedono 1 brattea e 1 ovario supero, con
1 loggia, con numerosi ovuli anatropi, e placentazione parietale. Gli stimmi sono 2;
l’impollinazione è entomofila.
Il frutto è una capsula unicolare, che si apre in 2-4 valve lasciando uscire numerosi semi,
pelosi, senza albume.
I salici si ibridano facilmente rendendo spesso difficile la loro identificazione.
Diffusione, habitat ed uso
Hanno una diffusione alquanto diversa nel continente europeo: S. acutifolia e S. smithiana
sono diffusi prevalentemente in Europa centrale e settentrionale, mentre S. viminalis è
diffuso in Europa centro-meridionale ed occidentale. Sul territorio italiano è spontaneo solo
il S. viminalis.
I salici sono eliofili, e frugali, resistono al freddo; preferiscono i terreni umidi ed inondati.
Sono utili per contenere e consolidare le rive dei corsi d’acqua. Si adattano ai terreni di
nuova formazione purché umidi e ben aerati; rifuggono da quelli compatti. Tollerano
l’inquinamento atmosferico ed i venti marini. Si moltiplicano con facilità per talee piantate
nel suolo. Il legno è leggero, compatto, resistente agli urti ed alla compressione.
Salix acutifolia Willd.
Pianta arbustiva di notevoli dimensioni. Fiorisce tra febbraio e aprile, prima della
fogliazione, fruttifica in maggio-giugno.
Descrizione
Le foglie sono lunghe 6-15 cm, 5 volte più lunghe che larghe, lanceolate o linearilanceolate, acuminate, serrate; grigio chiaro e lucide superiormente, opache grigio-verdi e
pallide inferiormente. Picciolo lungo circa 15mm. Stipole lanceolate, acuminate e serrate.
Gli amenti sono coperti da una lunga e lucente peluria biancastra, prima della fioritura;
peduncolo corto.
Salix viminalis L.
Pianta arbustiva di grosse dimensioni con lunghi rami flessibili, grigio pubescenti, poi
glabri, opachi, giallo-verdastri o bruno-grigiastri, a corteccia internamente verde. Fiorisce
tra febbraio e aprile, prima della fogliazione e fruttifica da maggio a giugno.
Descrizione
Le foglie sono lineari o lineari-lanceolate ovvero strettamente lineari, lunghe fino a 15 cm,
8-18 volte più lunghe che larghe, attenuate all’apice, cuneate alla base, a margine spesso
revoluto, intero od oscuramente sinuato-dentato; di sopra verdi scure, inferiormente bianco
sericee. Picciolo lungo fino a 1 cm, pubescente.
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Gli amenti sono piuttosto tozzi, con peduncolo densamente pubescente, provvisto di
qualche foglia; i maschili lunghi 3-3,5 cm eretti, i femminili lunghi 3 cm, più o meno arcuati,
densiflori. Brattee ovali, bicolori, bruno scure all’apice, più chiare in basso, lungamente
grigio-villose. Stami a filamenti lunghi fino a 3 volte la brattea glabri; antere gialle.
Il frutto è una capsula ovoidale, sessile, lunga fino a 5-6 mm, fittamente pubescente. Stilo
lungo più della metà dell’ovario.
Salix smithiana Willd. (Salix X dasyclados Wimm) (Salix viminalis X caprea L.)
Salice arbustivo di notevoli dimensioni, a rami fittamente bianco-pubescenti, glabri e bruno
scuri a maturità. Fiorisce da febbraio ad aprile, prima della foliazione e fruttifica in maggiogiugno.
Descrizione
Le foglie sono lanceolate, lunghe 13-25 cm, a margine debolmente revoluto, crenulato o
crenulato-dentato, di sopra glabre, sulla pagina inferiore dapprima pubescenti, infine
glabre. Picciolo lungo 1/10 del lembo. Gli amenti sono cilindrici, lunghi 4-5cm, bianco
villosi, provvisti di peduncoli con 2-4 foglie. Brattee ovali o largamente lanceolate, bicolori,
brunastre, più scure all’apice. I fiori maschili e femminili hanno un solo nettario. Filamenti
glabri.
Capsula ovale, lunga fino a 4 mm, brevemente stipitata, densamente bianco-pubescente.
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Foto fasi fenologiche del Salix smithiana L.
V01: gemme vegetative in riposo
R01: amenti presenti ma poco sviluppati
R02: amenti sviluppati ma immaturi
R01: amenti presenti ma poco sviluppati
R04: amento completamente sviluppato
emissione di polline ; piena fioritura
con
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Foto fasi fenologiche del Salix smithiana L.
R06: amento completamente sfiorito
V03: apertura della gemma vegetativa con foglioline
ripiegate
V07: le foglie sono completamente sviluppate, adulte
V09/12: foglie prevalentemente decolorate ed inizio
caduta foglie
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Sambucus nigra L.
Famiglia: Caprifoliaceae
Nome comune: Sambuco
Arbusto o piccolo albero caducifolio alto fino a 8 m, di odore fetido. Rami giovani verdi con
lenticelle longitudinali di 1,5-3 mm; corteccia bruna con fratture longitudinali e solchi
profondi di 5-8 mm. Midollo bianco abbondante. Fiorisce tra aprile e luglio e fruttifica a
settembre.
Descrizione
Le foglie sono di colore verde brillante e fortemente odorose se stropicciate; opposte,
imparipennate con 5-7 segmenti ellittici o lanceolati, acuminati, brevemente picciolati. I
maggiori segmenti sono seghettati. Stipule rudimentali o nulle.
I fiori sono di colore bianco avorio, assai odorosi in cime corimbose spianate di diam.1-2
dm, nel frutto pendenti; fiori laterali sessili. Calice subnullo; corolla di diam.5 mm, con tubo
subnullo e 5 lobi arrotondati; stami in numero di 5 con antere gialle.
Il frutto è una drupa subsferica di diam.5-6 mm, lucida, dapprima rossa, poi nero-violacea
a maturità.
Diffusione, habitat ed uso
Il sambuco è diffuso in tutto il territorio nazionale, dal livello del mare ai 1800 m; si trova in
boschi, in siepi e in ambienti di reinsediamento della vegetazione forestale, anche un poco
ruderali; è presente su suoli umidi e sciolti, derivati spesso da discariche di terra e talora
adibiti ad immondezzai. Tipica specie delle aree suburbane. Il legno è bianco giallastro,
duro e forte.
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Foto fasi fenologiche del Sambucus nigra L.
V03: gemma appena aperta
con foglioline ripiegate
V03:foglioline ripiegate
V05: foglioline giovani a lembo disteso.
R01: boccioli poco sviluppati
V06: foglie giovani insieme a foglie adulte
R01: boccioli poco sviluppati
V06: foglie giovani insieme a foglie adulte
R02: boccioli prossimi alla schiusura, rigonfi, con petali
visibili
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Foto fasi fenologiche del Sambucus nigra L.
R04: piena fioritura
V07: foglie adulte
R06/7: completa sfioritura e allegagione
V07: foglie adulte
R08: inizio fruttificazione
V07: foglie adulte
R09: frutti evidenti ma in prevalenza immaturi
V08: inizio della decolorazione fogliare
R10: culmine della fruttificazione
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Si ringrazia per la gentile collaborazione Giovanna Puppi Branzi, Anna Letizia Zanotti,
Claudia Pizzirani, Andrea Pasquali e Claudio Mulazzani.
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