I LEZIONE - 25-03-2017 - DEF.-1 - Docenti.unina

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II
Dipartimento di Scienze politiche
Lezioni di Scienza delle finanze
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA
FINANZA PUBBLICA E DELL ATTIVITÀ
FINANZIARIA PUBBLICA (I)
Prof. Avv. Salvatore Villani
Università Federico II di Napoli
Dipartimento di Scienze politiche
Pag. 1
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
GENESI DELLA FINANZA PUBBLICA
LA NASCITA DELLO STATO FISCALE MODERNO
Lo STATO FISCALE MODERNO non getta le sue radici nello STATO
FISCALE ANTICO. Esso nasce dalla crisi dell'associazione feudale e del
feudalesimo.
Fi dall'antichità e per tutto il Medio Evo lo stato si basava sugli ampi
possedimenti di proprietà del sovrano, che era insieme proprietario e
legislatore. I suoi bisogni erano soddisfatti con una parte del prodotto
delle sue terre e con il lavoro dei suoi servi. I prìncipi ed i monarchi che
si susseguirono continuarono a basarsi su queste risorse fino a che le
crescenti spese militari ed il dispendioso mantenimento delle corti non
le resero i adeguate (R. Musgrave, Schumpeter's crisis of the tax
state: An essay in fiscal sociology, Jou al of Evolutionary E o o i s ,
2(2), 1992, 89-113).
Pag. 2
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
GENESI DELLA FINANZA PUBBLICA
LA LEGITTIMAZIONE DI UNA FISCALITÀ PERMANENTE sostitutiva
delle forme arcaiche di contribuzione è tipica dello Stato moderno,
formatosi in forme diverse tra il XIII ed il XVIII secolo.
Allo stesso tempo, l'espansione dei mercati e lo sviluppo dei
commerci crearono nuove potenziali fonti di entrata. L'imposizione
fiscale sostituì i redditi derivanti dalla proprietà dello Stato quale
principale fonte di e t ata (R. Musgrave, Schumpeter's crisis of the tax
state: An essay in fiscal sociology, Jou al of Evolutionary E o o i s ,
2(2), 1992, 89-113).
Pag. 3
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA FINANZA PUBBLICA
La FINANZA PUBBLICA è l’i sie e degli atti economici dello Stato e degli Enti
politici minori che si esplicano
ell’a uisizio e,
ell’a
i ist azio e e
ell’e ogazio e di mezzi finanziari ai fini del perseguimento delle loro finalità.
La FINANZA PUBBLICA è parte dell’ATTIVITÀ FINANZIARIA PUBBLICA: ha
origine nelle decisioni di acquisizione e di spesa dei mezzi finanziari e si
esplica nelle procedure e negli atti che implicano l’i piego di moneta.
L’ATTIVITÀ FINANZIARIA PUBBLICA è attività politica, in quanto soggetti attivi
ne sono gli Enti politici, ed è attività economica, in quanto si attua con atti
economici e persegue obiettivi economici, anche se finalizzati a obiettivi
politici e sociali. Essa interessa più discipline: la scienza politica, la sociologia,
la scienza delle finanze (in modo preminente) e il diritto.
Pag. 4
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
L'ECONOMIA PUBBLICA TRADIZIONALE
uella asata sul siste a fis ale
o
La SCIENZA DELLE FINANZE ha per oggetto l'ECONOMIA PUBBLICA, di
cui costituisce la parte principale
o
L'ECONOMIA PUBBLICA studia le attività economiche dell'operatore
pubblico. Questo, per la sua natura ed i suoi poteri, opera al di fuori
della sfera dell'economia di mercato, ma non in modo avulso dalle sue
leggi, per offrire beni e servizi pubblici e per raccogliere i mezzi con cui
finanziarli.
Pag. 5
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
ECONOMICS, PUBLIC ECONOMICS E
SCIENZA DELLE FINANZE
ECONOMIA
DI MERCATO
ECONOMICA
ECONOMIA
PUBBLICA
Pag. 6
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
ECONOMICS, PUBLIC ECONOMICS E
SCIENZA DELLE FINANZE
LE ATTIVITÀ DELL'OPERATORE PUBBLICO
L'OPERATORE PUBBLICO, nella sua attività tipica, offre beni e servizi
non di mercato, ma esercita anche attività, che possono definirsi di
economia di mercato, mediante patrimoni ed imprese pubbliche, e
di quasi mercato, in una «zona grigia» tra mercato e non mercato,
nella quale operano anche enti intermedi e del «terzo settore».
Pag. 7
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
STRUTTURA DELL'ECONOMIA PUBBLICA
I.
FINANZA PUBBLICA (ECONOMIA FINANZIARIA o ECONOMIA FISCALE),
che riguarda le spese e le entrate «non di mercato» ed il loro bilancio.
II. ECONOMIA INDUSTRIALE E DELLE RETI, che si occupa delle imprese
che, per la particolare natura dei fattori produttivi di cui si avvalgono,
hanno un tendenziale monopolio od oligopolio del mercato di vendita
dei loro beni o servizi. Si occupa, più specificamente delle imprese di
pubblica utilità, ovvero di quelle imprese che operano in regime di
monopolio naturale, in quanto dotate di una rete e che soddisfano
bisogni condizionali, quindi offrono servizi pubblici intesi come servizi di
cui vi è un bisogno universale.
III. ECONOMIA DELLA REGOLAMENTAZIONE, che studia le tecniche ed i
metodi di regolamentazione dell'attività economica, finanziaria, sociale
ed ambientale.
Pag. 8
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA FINANZA PUBBLICA
I.
La FINANZA PUBBLICA studia «l'attività finanziaria dello Stato, e degli
altri enti pubblici, che si manifesta attraverso le entrate e le spese del
bilancio pubblico» (Cesare Cosciani, Scienza delle Finanze, UTET, Torino,
1977).
II. «La speciale natura dell'ECONOMIA FISCALE è determinata dalle sue
funzioni, che sono quelle di fornire lo Stato, la più alta forma coattiva di
economia collettiva, con le entrate necessarie (beni o moneta) e di
realizzare il loro uso (le spese). […] Ciò è particolarmente importante per
la comprensione della SCIENZA DELLA FINANZA PUBBLICA» (Adolph
H.G. Wagner, Finanzwissenschaft, 1889; trad. it. La Scienza delle finanze,
Utet, Torino, 1891,).
Pag. 9
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA FINANZA PUBBLICA
III. «PUBLIC FINANCE è lo studio del ruolo del governo nell'economia.
Questa definizione, molto ampia, implica una risposta a quattro
problemi della finanza pubblica: quando il governo deve intervenire
nell'economia; come il governo può intervenire; qual è l'effetto di
questi interventi sui risultati dell'economia; perché i governi decidono
di intervenire nei modi in cui lo fanno?» (Jonathan Gruber, Public
Finance and Public Policy, Worth Publishers, New York, 2007).
Pag. 10
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA FINANZA PUBBLICA
ATTIVITÀ ED OBIETTIVI
I. LE ATTIVITÀ FINANZIARIE IN SENSO STRETTO, consistenti nelle spese
pubbliche per i vari beni e servizi e nelle entrate scelte per finanziarli.
II. LE ATTIVITÀ EXTRAFISCALI. Si tratta di attività di spesa e di entrata che
realizzano interventi nell'economia diretti a:
a) CORREGGERE E DIRIGERE IL MERCATO;
b) «STABILIZZARE» L'ECONOMIA;
c) REDISTRIBUIRE LE RISORSE DISPONIBILI.
Pag. 11
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
L'ECONOMIA PUBBLICA E LE SCIENZE AFFINI
POLITICA ECONOMICA
Anch'essa analizza il comportamento degli operatori pubblici. Essa studia i
processi di formazione delle scelte collettive e gli effetti dell'intervento dei
poteri pubblici (Stato, Banca centrale, ed altre autorità) e dei soggetti privati
(imprese, famiglie,...) sull'economia, allo scopo di elaborare interventi
destinati a modificare il sistema economico per raggiungere obiettivi
economici prefissati. Di essa fanno parte la POLITICA DI BILANCIO e la
POLITICA MONETARIA.
Principali campi di sovrapposizione tra ECONOMIA PUBBLICA e POLITICA
ECONOMICA:
1) la teoria del benessere economico;
2) l'intreccio fra politiche fiscali e monetarie;
3) le regolamentazioni pubbliche.
Pag. 12
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
L'ECONOMIA PUBBLICA E LE SCIENZE AFFINI
DIRITTO TRIBUTARIO
È il complesso di disposizioni che attiene alla disciplina dei tributi,
prevedendo le varie fattispecie impositive, disciplinandone i
procedimenti di applicazione, accertamento, riscossione,
sanzionandone gli illeciti e, regolamentandone il contenzioso.
DIRITTO FINANZIARIO
Il DIRITTO FINANZIARIO può essere considerato un retaggio di ordine
storico. In passato, infatti, si tendeva a raccogliere sotto questa unica
etichetta sia le norme concernenti il reperimento delle risorse
finanziarie, sia le norme concernenti la gestione, la destinazione e
l'impiego delle stesse.
Pag. 13
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
L'ECONOMIA PUBBLICA E LE SCIENZE AFFINI
SOCIOLOGIA FINANZIARIA
Gli economisti hanno sviluppato teorie sociologiche per spiegare la
dinamica di fenomeni finanziari che non appariva loro inquadrabile
mediante ipotesi di comportamento razionale.
Esempi:
– TEORIA OLIGARCHICA DELLA FINANZA PUBBLICA
– TEORIA SOCIOLOGICA DELLE SCELTE COLLETTIVE
– TEORIA DELL'ILLUSIONE FINANZIARIA
– SOCIOLOGIA DELL IMPOSTA E DELLA SPESA PUBBLICA
– TEORIA DELLA CRISI DELLO STATO FISCALE
– TEORIA DELLA CRISI DELLO STATO SOCIALE
Pag. 14
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
EFFETTI DELLA GLOBALIZZAZIONE E
RESILIENZA DELLO STATO SOCIALE
LA GLOBALIZZAZIONE ECONOMICA E LO STATO SOCIALE
– TEORIA DELL EFFICIENZA DEL MERCATO E DELLAUSTERITY
– TEORIA DELLA COMPENSAZIONE
– TEORIA DELLA RESILIENZA (PERMANENZA) DELLO STATO SOCIALE
Pag. 15
RESILIENCE OF THE WELFARE STATE
The effects of economic globalization on social spending
16
RESILIENCE OF THE WELFARE STATE
Table (continued).
The effects of economic globalization on social spending
17
RESILIENCE OF THE WELFARE STATE
Table (continued).
The effects of economic globalization on social spending
Source: Leroy, M. (2010), Tocqueville Pioneer of Fiscal Sociology, “European Journal of Sociology”, 51(02), 195-239.
18
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
ECONOMIA PUBBLICA
ECONOMIA PUBBLICA TEORICA ED APPLICATA
ECONOMIA PUBBLICA TEORICA,
che procede per MODELLI, che possono anche essere dedotti, a priori, da
alcuni PRINCIPI che appaiono generalmente validi, o mediante l'ANALISI
EMPIRICA, con l'osservazione dei fatti e delle istituzioni, in modo da
ricavarne «leggi economiche» valide per l'interpretazione del mondo reale e
per le istituzioni ottimali, suscettibili di pratica applicazione.
ECONOMIA PUBBLICA APPLICATA,
che considera gli schemi di comportamento, le istituzioni, le regole e i
problemi, nell'ambito di IPOTESI SPECIFICHE, che riguardano un paese o
gruppo di paesi, in un dato contesto ed in una determinata epoca.
Pag. 19
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
ECONOMIA PUBBLICA
TEORIE POSITIVE E TEORIE NORMATIVE
TEORIA POSITIVA
Studia il funzionamento effettivo del sistema economico. Cerca di
individuare le leggi di comportamento dell'economia pubblica, con
modelli atti ad interpretare la realtà. No ricorso a giudizi di valore.
Esempio: la teoria degli effetti economici delle imposte.
TEORIA NORMATIVA
Individua la configurazione ottimale (desiderabile) di un sistema
economico e le condizioni da soddisfare per realizzarla. Necessario
definire esogenamente specifici giudizi di valore.
Esempio: la teoria della tassazione ottima del reddito.
Pag. 20
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
ECONOMIA PUBBLICA
TEORIA ECONOMICA POSITIVA
Studia il funzionamento effettivo del sistema economico. Non ricorre
a giudizi di valore.
o LA LETTERATURA ECONOMICA PRECLASSICA si era rivelata incline a
giudicare i fenomeni economici più che ad analizzarli. Le discussioni
economiche del Medioevo, per es., erano state largamente influenzate
da problemi etici: che cos'è il giusto prezzo? l'usura (cioè il prestito a
interesse) può essere giustificata sul piano morale?
o L'IMPOSTAZIONE DEI CLASSICI impresse un nuovo orientamento alla
discussione economica. Gli economisti classici compirono uno sforzo
cosciente per scindere le loro argomentazioni dalla propria posizione
personale, che li portava a favorire l'interesse di gruppi particolaristici.
Pag. 21
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LE QUESTIONI CLASSICHE:
ANCORA ATTUALI
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
h)
i)
j)
k)
l)
L'uso che l'uomo fa delle risorse
Controllo e conflitto per il controllo delle risorse
Modi per far fronte alle esigenze di una popolazione in crescita
Origini e natura del «sovrappiù» economico
Il problema dello sviluppo economico
Il modo in cui la crescita influenza i rapporti di classe
Il modo in cui i rapporti di classe reagiscono alla crescita
Interdipendenza tra crescita e distribuzione
Limiti alla crescita
Misurazione del valore delle merci
Ottima imposta
Il problema del debito pubblico
Pag. 22
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA QUESTIONE DEL «SOVRAPPIÙ»
La linea di sviluppo delle ricerche degli economisti classici era
funzionale rispetto alle esigenze di una crescente industrializzazione.
Da questo punto di vista, la disponibilità di un «SOVRAPPIÙ» che
consentisse l'ACCUMULAZIONE DI CAPITALE era evidentemente un
problema cruciale. Per questo, essi ripresero l'indagine dei loro
predecessori sulle ORIGINI E sulla NATURA DI UN «SOVRAPPIÙ»
ECONOMICO, dandogli però un'interpretazione diversa.
Pag. 23
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA QUESTIONE DEL «SOVRAPPIÙ»
SECONDO I MERCANTILISTI
Tra la metà del XV secolo e la metà del XVIII (epoca del CAPITALISMO
MERCANTILE o MERCANTILISMO), la creazione di un «SOVRAPPIÙ», nella
forma di UN'ECCEDENZA DELLE ESPORTAZIONI SULLE IMPORTAZIONI (e cioè
di una BILANCIA COMMERCIALE ATTIVA) era considerata da sovrani e
governi come una condizione indispensabile per acquisire potenza,
ricchezza; oppure l'una e l'altra. Solo di rado, tuttavia, i meccanismi
attraverso cui tali risultati potevano essere raggiunti vennero definiti in
modo esplicito ed articolato.
Pag. 24
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA QUESTIONE DEL «SOVRAPPIÙ»
SECONDO I MERCANTILISTI
In un'epoca in cui la moneta circolante era costituita pressoché
esclusivamente da metalli preziosi, i paesi sprovvisti di giacimenti adeguati
o sfruttabili di oro o argento erano costretti ad attingere a rifornimenti
stranieri. Un saldo attivo dei conti con l'estero era quindi condizione
preliminare e necessaria per un ampliamento sostanziale della quantità di
moneta richiesto da un'economia prospera ed in espansione.
Pag. 25
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA QUESTIONE DEL «SOVRAPPIÙ»
SECONDO I MERCANTILISTI
L'accumulazione di riserve monetarie, a sua volta, permetteva di favorire
l'interesse dello Stato in due modi diversi:
– esaltando l'abilità dei sovrani nel disporre degli uomini e degli eserciti;
– impoverendo le riserve di altri Stati (gioco a somma zero) e
migliorando parallelamente la posizione, sia relativa che assoluta, del
paese in attivo.
Pag. 26
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA QUESTIONE DEL «SOVRAPPIÙ»
ESPONENTI PIÙ ILLUSTRI DELLA DOTTRINA
MERCANTILISTA
– Antoine de Montchrétien (economista francese; 1576-1621)
– Antonio Serra (economista e filosofo italiano; poco si conosce della
sua vita; anche gli estremi biografici non si conoscono con
precisione)
– Philipp W. Von Hornick (economista austriaco; 1638-1712)
– Johan Joachim Becher (economista tedesco; 1635-1682)
– Thomas Mun (economista inglese; 1571-1641)
Pag. 27
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA QUESTIONE DEL «SOVRAPPIÙ»
LE POLITICHE PUBBLICHE ISPIRATE DALLA
DOTTRINA MERCANTILISTA
Il perseguimento degli obiettivi mercantilistici comportò in notevole misura
l'intervento dello Stato nell'attività economica. Al fine di ridurre le spese
connesse alle importazioni, infatti, gran parte degli Stati europei di quel
tempo favorì iniziative volte ad ottenere l'autosufficienza nazionale e, in
questa logica, i governi compirono sforzi per far crescere e proteggere le
industrie locali:
– INGHILTERRA → LEGGI SUL GRANO (CORN LAWS);
– FRANCIA → Politica volta a favorire la nascita e lo sviluppo dell'INDUSTRIA
MANIFATTURIERA.
Pag. 28
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
IL CAPITALISMO MERCANTILISTA
DELLA GERMANIA
La Germania da 8 anni ha un surplus eccessivo
ell i po t-expo t, si is hia «l euta asia dell eu o»
di Vito Lops – Il Sole 24 Ore - 19 gennaio 2014
Da otto anni la Germania viola quanto previsto nelle indicazioni di buona convivenza
nel condominio europeo. Ovvero esporta più del consentito. Nel 2014 il saldo delle
partite correnti (la differenza tra quanto un Paese esporta e importa in beni e servizi)
tedesco è risultato superiore al 7% del Prodotto interno lordo. È dal 2002 che la
Germania produce un saldo delle partite correnti positivo (quindi esporta più di quanto
importa) ma è da otto anni consecutivi che lo fa violando le regole europee che
prevedono che non si possa generare un saldo positivo superiore al 6% del Pil nella
media di tre anni. Regole pensate proprio per evitare forti squilibri. Dal 2007 al 2014
compreso la Germania ha sfondato questo pa a et o .
Pag. 29
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
IL CAPITALISMO MERCANTILISTA
DELLA GERMANIA
Germania, record del surplus commerciale in barba alla Ue
La Repubblica - 09 febbraio 2016
La Ue ha chiesto a Berlino di ridurre il peso delle esportazioni per non ampliare la
frattura con gli altri Paesi dell'Eurozona, ma il 2015 si chiude con un nuovo record:
avanzo commerciale di 248 miliardi di euro, +6,4% sul 2014. (…) In particolare, le vendite
all’este o si sono attestate a 1.196 miliardi di euro, in crescita del 6,4% rispetto al 2014.
Le importazioni hanno toccato il livello massimo storico di 948 miliardi di dollari, in
progresso del 4,2%. (…) nelle regole europee non si parla solo di deficit e debito, come
sappiamo bene in Italia, ma anche di equilibrio delle partite correnti, cioè la somma degli
scambi commerciali con l'estero. Si dice che non si può avere un rosso superiore al 3%
del Pil per più di tre anni di fila, ma ugualmente un surplus superiore al 6%. La regola
serve a cercare di non allargare le fratture nell'Eurozona. .
Pag. 30
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
IL CAPITALISMO MERCANTILISTA
DELLA GERMANIA
o
E tale violazione assume, nella sua logica competitiva e non cooperativa, un
particolare connotato lesivo proprio nei confronti dell Italia, maggiormente colpita
dalla logica mercantilista innescata dalla Germania. Di ciò tale paese è stato
cosciente fin dallo stesso concepimento della moneta u i a (L. BARRA CARACCIOLO,
V. POLI, Imperialismo mercantilista e violazioni del trattato UE, Fo o italia o , 2012).
o Nel 2006, l’e o o ista NOURIEL ROUBINI aveva parlato di deflazione competitiva
tedesca.
o Nel 2012 il commissario europeo agli affari sociali, LÀSZLÒ ANDOR (Ungheria) ha
rilasciò u ’i te vista alla Frankfurter Allgemeine in cui affermava: La Germania,
con la sua politica mercantilistica ha rafforzato gli squilibri in Europa e ha causato [il
protarsi del] la crisi .
Pag. 31
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
IL CAPITALISMO MERCANTILISTA
DELLA GERMANIA
o
È opinione sempre più diffusa e difficilmente confutabile dalla lettura dei
dati economici che la creazione di una moneta unica circolante fra paesi
economicamente e culturalmente eterogenei come quelli parte dell’U io e
Monetaria Europa (UME) sia stata una decisione sbagliata per i Paesi più
deboli aderenti e abbia avvantaggiato quelli economicamente più forti
(Germania, Austria, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Fi la dia .
o
LE RIFORME HARTZ sono un classico aiuto di Stato vietato, a meno delle
eccezioni stabilite dal co. 3 dello stesso art. 107 secondo le quali è ammessa
l’e ogazio e di aiuti di Stato nei casi in cui occorra favorire lo sviluppo
economico di regioni il cui tenore di vita è anormalmente basso, oppure si
abbia una grave forma di sottoccupazione, o si debba porre rimedio ad un
grave turbamento dell’e o o ia di uno Stato membro, od infine se si
debba promuovere la cultura e la conservazione del pat i o io .
Pag. 32
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
IL CAPITALISMO MERCANTILISTA
DELLA GERMANIA
o
P op io le eccezioni previste dal co. 3 permetterebbero oggi agli Stati in
crisi d’intervenire per cercare di frenare gli effetti del disastro. Ma tale
intervento è loro reso particolarmente arduo (se non sostanzialmente
impossibile) dall’o ligo di rispetto di un demenzialmente prociclico
FISCAL COMPACT (Patto di bilancio europeo entrato in vigore il 1/1/2013)
che impone loro a) l’o ligo del perseguimento di bilancio, b) quello di non
superamento della soglia di deficit strutturale dello 0,5% del PIL se il debito
pubblico è superiore al 60% del PIL (e dell’1% se esso è inferiore al 60%), c)
una significativa riduzione del debito pubblico al ritmo del 5% all’a o per
un ventennio sino al raggiungimento della soglia del 60%, d) l’i peg o a
coordinare i piani d’e issio e del debito con il Consiglio dell’U io e e con
la Commissione.
(M. Biagetti, Il mercantilismo tedesco nell’eurozona, la violazione delle regole e
possibilità di recesso dall’Unione Monetaria, Osse vato io A aliti o , 3 novembre 2013).
Pag. 33
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
DAVID RICARDO
LA TEORIA DEI LIMITI DELLA CRESCITA
PN = il prodotto totale al netto della rendita
W = il salario
Quando la popolazione è uguale a ON, si ha che
salari = RN
profitti = PR
saggio di salario reale costante = tgα = RN/0N
S
P3
P2
R4
R3
P1
R2
P
R1
R
N
N1
N2
N3
N4 N*
W
PN
L'esistenza di profitti positivi tende a stimolare gli
investimenti ed il salario di mercato cresce fino a P
(in quanto cresce anche la domanda di lavoro). La
crescita della popolazione riporta il salario di
mercato al suo livello naturale: la popolazione
cresce da N a N1, mentre il livello dei salari diventa
R1N1. Ciò determina un ulteriore accrescimento dei
profitti, pari a P1R1, la cui presenza dà luogo ad
ulteriori investimenti, e così via finché non si
raggiunge lo stato stazionario.
Popolazione attiva
Pag. 34
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA TEORIA DEI LIMITI DELLA CRESCITA
EFFETTI DI MIGLIORIE NEL METODO DI PRODUZIONE
Nel punto S tutto il prodotto sarà utilizzato per anticipare le sussistenze ai lavoratori e non esisterà
possibilità di effettuare investimenti ulteriori. A questo punto, le rendite saranno altissime: il prezzo
crescente del grano (conseguente al costo sempre maggiore necessario per produrlo via via che si
è costretti a coltivare terre meno fertili per effetto della continua crescita demografica) ha come
effetto di «premiare» la classe dei proprietari terrieri delle terre inframarginali.
W
SI
S
PNI
PN
Il punto S è la realtà «triste e
malinconica» verso cui il sistema è
destinato a procedere a causa delle
leggi naturali della popolazione e dei
rendimenti decrescenti delle terre.
Se ipotizziamo la realizzazione di migliorie nel metodo
di produzione e la liberalizzazione del commercio del
grano, assisteremo ad un innalzamento della curva
ascendente della produzione e ad uno spostamento in
avanti (differimento) dello stato stazionario.
N
N1
Popolazione attiva
Pag. 35
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA TEORIA DEI LIMITI DELLA CRESCITA
STATO STAZIONARIO E SALARIO MIN. DI SUSSISTENZA
WI
S
SI
W
Se l'accumulazione del capitale è
un processo continuo, il salario di
mercato non avrà mai il tempo di
ridiscendere al livello naturale,
poiché la domanda di lavoro
supera incessantemente l'offerta.
PN
I
lavoratori
finiranno
per
attendersi un più elevato livello
del salario minimo di sussistenza
e la retta che rappresenta
l'ammontare dei salari ruoterà in
senso
antiorario,
con
un
conseguente avvicinamento dello
stato stazionario.
N1
N
Popolazione attiva
Pag. 36
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
DAVID RICARDO
Le teorie di Ricardo sugli effetti economici delle imposte:
– le IMPOSTE e l'ACCUMULAZIONE DEL CAPITALE
– la questione dell'INCIDENZA TRIBUTARIA
Pag. 37
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
DAVID RICARDO
LE IMPOSTE E L'ACCUMULAZIONE
Nel Capitolo 8 dei Principi dell'economia politica e della tassazione (I
edizione), si sostiene che tutte le imposte ostacolano l'accumulazione
del capitale:
«Non vi sono imposte che non tendano a ostacolare l'accumulazione,
perché non ve n'è nessuna che non possa essere considerata d'ostacolo
alla produzione e causa degli stessi effetti di un cattivo suolo o di un
cattivo clima, di una diminuzione della capacità o industria, di una
peggiore distribuzione del lavoro o della perdita di qualche macchina
utile; […]»
Pag. 38
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
DAVID RICARDO
LE IMPOSTE E L'ACCUMULAZIONE
«[…] e sebbene alcune imposte producano questi effetti in maggior
misura di altre, si deve riconoscere che il grande male della tassazione
non consiste tanto nella scelta dei suoi oggetti, quanto nell'ammontare
generale dei suoi effetti presi nel loro insieme.».
Pag. 39
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
DAVID RICARDO
LE IMPOSTE SUI TRASFERIMENTI DI PROPRIETÀ
Questo tipo di tributo comporta solo sprechi di risorse, perché
tende a diminuire i fondi destinati al lavoro produttivo e perché
impedisce che il capitale nazionale venga distribuito nel modo più
vantaggioso alla collettività. Esso è pertanto un tributo
inefficiente, ma esiste in tutti gli ordinamenti tributari ed è
comunque applicato. Perché?
Pag. 40
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
DAVID RICARDO
LE IMPOSTE SUI TRASFERIMENTI DI PROPRIETÀ
«Tutte le imposte sui trasferimenti di proprietà di ogni specie,
nella misura in cui diminuiscono il valore capitale di quella
proprietà, tendono a diminuire i fondi destinati al
mantenimento del lavoro. Sono tutte imposte più o meno
dissipatrici che aumentano l'entrata del sovrano, la quale
raramente mantiene lavoratori che non siano improduttivi a
spese del capitale della popolazione che non ne mantiene se
non di produttivi.».
Pag. 41
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
DAVID RICARDO
LE IMPOSTE SUI TRASFERIMENTI DI PROPRIETÀ
«[…] Esse impediscono che il capitale nazionale venga
distribuito nel modo più vantaggioso alla collettività. Ai fini
della prosperità generale non saranno mai troppe le facilitazioni
concesse al trasferimento e allo scambio di ogni genere di
proprietà, perché è per mezzo di questi scambi che il capitale di
ogni specie ha probabilità di capitare nelle mani di coloro che
lo impiegheranno meglio per aumentare la produzione del
paese.»
Pag. 42
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
DAVID RICARDO
LE IMPOSTE SUI TRASFERIMENTI DI PROPRIETÀ
«[…] Pe hé , si domanda Say, u individuo desidera vendere la
sua terra? Perché ha un altro impiego in vista, in cui i suoi fondi
saranno più produttivi. E perché un altro desidera acquistare
questa stessa terra? Per impiegare un capitale che gli frutta
troppo poco, o che non era investito, o che ritiene suscettibile di
migliore impiego. Questo scambio aumenterà il reddito
generale poiché aumenta il reddito delle parti in causa. Ma se
gli oneri sono così esorbitanti da impedire lo scambio, essi
ostacolano questo aumento del reddito generale».
Pag. 43
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
DAVID RICARDO
LE IMPOSTE SUI TRASFERIMENTI DI PROPRIETÀ
«[…] Tuttavia queste imposte sono di agevole esazione; e a
molti può sembrare che questo compensi in certa misura i loro
dannosi effetti»
Pag. 44
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
DAVID RICARDO
LA QUESTIONE DELL'INCIDENZA
LE IMPOSTE SUI TRASFERIMENTI DI PROPRIETÀ
o «Le imposte sul trasferimento di proprietà per causa di morte
gravano in definitiva e direttamente sulla persona cui la proprietà
viene trasferita».
o «Le imposte sulla vendita della terra gravano completamente sul
venditore. Il venditore è quasi sempre nella necessità di vendere e
deve quindi accettare il prezzo che può ottenere. Il compratore è
raramente nella necessità di acquistare, e quindi darà soltanto il
prezzo che gli conviene. Egli considera ciò che la terra gli costerà
nel complesso. Quanto più è obbligato a pagare come imposta,
tanto meno sarà disposto a pagare come prezzo. Queste imposte
gravano, quindi, quasi sempre sulla persona bisognosa, e pertanto
sono spesso oppressive».
Pag. 45
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
DAVID RICARDO
LA QUESTIONE DELL'INCIDENZA
I DIRITTI DI BOLLO E DI REGISTRO
o «I diritti di bollo e di registro su obbligazioni e contratti di mutuo
gravano completamente sul mutuatario, e infatti sono sempre
pagati da lui».
o «I diritti della stessa specie sui procedimenti legali gravano sui
litiganti. Essi riducono per entrambe le parti il valore capitale
dell'oggetto in contestazione.».
Pag. 46
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
DAVID RICARDO
LA QUESTIONE DELL'INCIDENZA
L'IMPOSTA SULLA RENDITA
Un'imposta sulla rendita, secondo Ricardo, non è trasferibile per il
semplice fatto che si tratta di un'imposta su un prodotto a offerta
fissa e che solo attraverso variazioni dell'offerta è possibile trasferire
l'onere dell'imposta sul compratore:
«Un'imposta sulla rendita colpisce soltanto la rendita; essa ricade
interamente sui proprietari terrieri e non può essere traslata su
nessun'altra classe di consumatori»
Pag. 47
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
DAVID RICARDO
LA QUESTIONE DELL'INCIDENZA
LE IMPOSTE SUI BENI DI PRIMA NECESSITÀ
E LE IMPOSTE SUI SALARI
(Cap. 16 dei Principi dell'economia politica e della tassazione)
o «Un'IMPOSTA SUI BENI DI PRIMA NECESSITÀ ne fa aumentare i prezzi ed è
seguita da un aumento dei salari»
o «Le IMPOSTE SUI SALARI faranno aumentare i salari stessi e quindi
diminuire il saggio di profitto dei capitali»
o «Un'IMPOSTA SUI GENERI DI PRIMA NECESSITÀ è in parte un'imposta sui
profitti e in parte un'imposta sui consumatori ricchi»
o «Un'IMPOSTA SUI SALARI è interamente un'imposta sui profitti»
o «Gli effetti ultimi che derivano da queste imposte (le IMPOSTE SUI BENI DI
PRIMA NECESSITÀ e le IMPOSTE SUI SALARI) sono quindi esattamente
uguali a quelli che derivano da una IMPOSTA DIRETTA SUI PROFITTI»
Pag. 48
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA QUESTIONE DELL'INCIDENZA
EFFETTI DI UN'IMPOSTA SUI SALARI
w
F
𝐹 = wN
w1
w
0
FI
N1
N0
N
Pag. 49
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA QUESTIONE DELL'INCIDENZA
EFFETTI DI UN'IMPOSTA SUI PROFITTI
F1
w
F2
w
0
t
N1
N2
N
Pag. 50
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA QUESTIONE DELL'INCIDENZA
EFFETTI DI UN'IMPOSTA SUI PROFITTI
W
Q
Q1
Q2
0
S1
S0
L
Pag. 51
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA QUESTIONE DELL'INCIDENZA
EFFETTI DI UN'IMPOSTA SUI PROFITTI in presenza
di un VINCOLO DI PROFITTO MINIMO
W
Q
Q1
Q2
0
S1
S0
L
Pag. 52
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
IL DEBITO PUBBLICO
Sulle nozioni di ONERE DEL DEBITO PUBBLICO e della sua
SOSTENIBILITÀ FINANZIARIA la letteratura economica non è
pervenuta ad una certa ed univoca definizione. Contributi significativi
all'analisi del problema della crescita del debito e dei suoi effetti
sull'economia risalgono ad autori classici come HUME, SMITH e
RICARDO.
Per approfondimenti, v. F. Pica, S. Villani, Debito, Mezzogiorno e sviluppo. A trivial
exercise, "Rivista economica del Mezzogiorno", Vol. XXVI, n. 3, 2012.
Pag. 53
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
IL DEBITO PUBBLICO
SMITH, nel libro V de La ricchezza delle nazioni, dimostra che il
DEBITO PUBBLICO è sostanzialmente una quota del prodotto
annuale di una nazione che è stata
distolta ,
stornata
dal
mantenimento di lavoratori produttivi, per essere destinata ad altri
impieghi o per essere spesa e sprecata nel giro di poco tempo, senza
neppure la speranza di una futura riproduzione.
Pag. 54
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
IL DEBITO PUBBLICO
RICARDO ha individuato tre possibili significati della locuzione ONERE DEL
DEBITO PUBBLICO , utilizzandola per indicare:
o il trasferimento reale di risorse dai sottoscrittori di prestiti pubblici allo Stato e
dai contribuenti ai sottoscrittori dei titoli del debito pubblico (definizione
a oe o o i a proposta nei Principles of Political Economy and Taxation,
1817);
o il sacrificio di utilità del contribuente obbligato a pagare le imposte che lo Stato
è costretto ad introdurre o ad aumentare per trovare copertura finanziaria agli
interessi dovuti ai sottoscrittori dei titoli pubblici e per rimborsare, alla scadenza
del debito, il capitale preso a prestito (secondo la prospettiva i oe o o i a
illustrata nell'Essay on the Funding System, 1820);
o il rallentamento del processo di accumulazione del capitale (secondo
un'ulteriore spiegazione macroeconomica degli effetti del debito fornita nel
Funding System).
Pag. 55
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
IL DEBITO PUBBLICO
A Ricardo va riconosciuto il merito di avere per primo affrontato la
questione dei LIMITI DEL DEBITO PUBBLICO e della sua
SOSTENIBILITÀ. Tale studioso aveva infatti intuito che l'espansione
del debito può dar luogo a fenomeni di i sta ilità , fenomeni che
si attivano nel momento in cui gli individui non sono più disposti a
pagare per il puro e semplice privilegio di vivere nel paese in cui
sono ati e la tentazione di trasferirsi in un altro paese in cui il
capitale sia esente da tali oneri diventa (…) irresistibile .
Pag. 56
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
IL DEBITO PUBBLICO
RICARDO E LA TESI CLASSICA CONTRARIA
ALL'INDEBITAMENTO DELLO STATO
Argomentazioni:
– il debito pubblico stimola la fuga del capitale;
– il risparmio privato è assorbito dal finanziamento del disavanzo;
– il vero onere del debito pubblico è costituito non tanto dagli interessi
passivi annuali quanto dallo spreco di risorse che il debito stesso
rappresenta.
Pag. 57
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
IL TEOREMA DELL'EQUIVALENZA
L'ALTERNATIVA TRA DEBITO PUBBLICO ED IMPOSTA STRAORDINARIA SUL
PATRIMONIO non è nuova nella storia del pensiero finanziario. Essa è stata
discussa da Ricardo ed ha sempre destato l'attenzione degli economisti*,
soprattutto in corrispondenza di periodi bellici o di grandi crisi, durante i
quali si accumulano, tipicamente, volumi elevati di debiti pubblici.
*Il
problema del DEBITO PUBBLICO è considerato nell'ambito della FINANZA
STRAORDINARIA, è cioè in quella parte della Scienza delle finanze che si occupa di
momenti particolari della vita finanziaria di un paese, come la guerra, in cui i governi
devono affrontare ingenti ed impellenti spese di carattere eccezionale.
Pag. 58
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
IL TEOREMA DELL'EQUIVALENZA
Secondo Ricardo, DEBITO PUBBLICO ED IMPOSTA STRAORDINARIA SUL
PATRIMONIO sono strumenti finanziari equivalenti. Vediamo perché:
o Il governo può finanziare la spesa tassando i contribuenti oggi, oppure può
prendere denaro in prestito emettendo obbligazioni. Nel secondo caso, questo
debito dovrà venir alla fine ripagato aumentando in futuro le tasse al di sopra del
livello che avrebbero altrimenti avuto. La scelta è dunque tra "tassare ora" o
"tassare poi".
o Supponiamo che il governo finanzi parte delle spesa extra attraverso deficit, vale
a dire "tassare poi". Ricardo sostiene che i contribuenti pur avendo più denaro
ora, si renderanno presto conto che in futuro saranno chiamati a pagare più
tasse e pertanto cominceranno immediatamente a risparmiare quanto non
pagato in tasse oggi, per poterle pagare poi. L'EFFETTO SULLA DOMANDA
sarebbe in questo caso esattamente lo stesso occorso se il governo avesse
finanziato la spesa extra attraverso un aumento delle tasse.
Pag. 59
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
IL TEOREMA DELL'EQUIVALENZA
o Tuttavia, Ricardo rimane scettico riguardo alla validità empirica di questa
equivalenza. Se le persone avessero aspettative razionali sarebbero indifferenti
di fronte ai due sistemi. Essi tuttavia non le hanno e, perciò, sono vittime di
un'illusione finanziaria che condiziona le loro decisioni: «Il prestito è un sistema
che tende a renderci meno parsimoniosi e a non farci vedere la nostra vera
situazione».
o R.J. BARRO (Are Government Bonds Net Wealth?, "Journal of Political Economy",
vol. 82, n. 6, 1974, pp. 1095-1117) assume che le famiglie agiscano come fossero
dinastie immortali (altruismo intergenerazionale), che i mercati siano perfetti
(ovvero che si possa prestare e prendere in prestito allo stesso tasso di
interesse) e che il percorso di spesa del governo sia fisso. A queste condizioni, se
il governo finanzia i deficit emettendo obbligazioni, le famiglie cederanno ai
propri figli lasciti sufficienti a compensare il futuro aumento di tasse atto a
ripagare queste obbligazioni.
Pag. 60
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
IL TEOREMA DELL'EQUIVALENZA
o L'equivalenza ricardiana contrasta con la teoria Keynesiana, la quale sostiene
invece che finanziare la spesa pubblica tramite debito sia più efficace che
attraverso le tasse.
o Studi empirici smentiscono l'equivalenza ricardiana nella sua forma pura. Alcuni
studi, tuttavia, hanno rilevato effetti ricardiani nel comportamento dei
risparmiatori. Per approfondimenti al riguardo, v. M.G. Briotti, Economic
Reactions to Public Finance Consolidation: a Survey of the Literature, European
Central Bank, Occasional Paper n. 38, ottobre 2005.
Pag. 61
Crescita del Pil reale (var. % rispetto all'anno prec.; media 2005–2016)
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
EU (28 countries)
Euro area (changing composition)
Euro area (19 countries)
Belgium
Bulgaria
Czech Republic
Denmark
Germany
Estonia
Ireland
Greece
Spain
France
Croatia
Italy
Luxembourg
Hungary
Malta
Netherlands
Austria
Poland
Portugal
Romania
Slovenia
Slovakia
Finland
Sweden
United Kingdom
Iceland
Norway
Switzerland
:=not available p=provisional
e=estimated
:
Source of Data:
2,1
1,6
1,7
2,1
7,1
6,4
2,3
0,7
9,4
5,8
0,6
3,7
1,6
4,2
0,9
3,2
4,4
3,8
2,2
2,1
3,5
0,8
4,2
4
6,8
2,8
2,8
3
6,7
2,6
3
3,3
3,2
3,2
2,5
6,9
6,9
3,9
3,7
10,3
5,9
5,7
4,2
2,4
4,8
2
5,1
3,9
1,8
3,5
3,4
6,2
1,6
8,1
5,7
8,5
4,1
4,7
2,5
5
2,4
4
3,1
2,9
3
3,4
7,3
5,5
0,9
3,3
7,7
3,8
3,3
3,8
2,4
5,2
1,5
8,4
0,4
4
3,7
3,6
7
2,5
6,9
6,9
10,8
5,2
3,4
2,6
9,4
2,9
4,1
0,4 -4,4
0,4 -4,4
0,4 -4,5
0,7 -2,3
6 -3,6
2,7 -4,8
-0,5 -4,9
1,1 -5,6
-5,4 -14,7
-4,4 -4,6
-0,3 -4,3
1,1 -3,6
0,2 -2,9
2,1 -7,4
-1,1 -5,5
-0,8 -5,4
0,9 -6,6
3,3 -2,5
1,7 -3,8
1,5 -3,8
4,2
2,8
0,2
-3
8,5 -7,1
3,3 -7,8
5,6 -5,4
0,7 -8,3
-0,6 -5,2
-0,6 -4,3
1,5 -6,9
0,4 -1,6
2,3 -2,1
2,1
2,1
2,1
2,7
1,3
2,3
1,9
4,1
2,3
2
-5,5
0
2
-1,7
1,7
5,8
0,7
3,5
1,4
1,9
3,6
1,9
-0,8
1,2
5
3
6
1,9
-3,6
0,6
3
1,7
1,5
1,5
1,8
1,9
2
1,3
3,7
7,6
0
-9,1
-1
2,1
-0,3
0,6
2
1,7
1,4
1,7
2,8
5
-1,8
1,1
0,6
2,8
2,6
2,7
1,5
2
1
1,8
-0,5
-0,9
-0,9
0,1
0
-0,8
0,2
0,5
4,3
-1,1
-7,3
-2,9
0,2
-2,2
-2,8
0
-1,6
2,6
-1,1
0,7
1,6
-4
0,6
-2,7
1,7
-1,4
-0,3
1,3
1,2
2,7
1
0,2
-0,3
-0,3
-0,1
0,9
-0,5
0,9
0,5
1,4
1,1
-3,2
-1,7
0,6
-1,1
-1,7
4,2
2,1
4,5
-0,2
0,1
1,4
-1,1
3,5
-1,1
1,5
-0,8
1,2
1,9
4,4
1
1,8
1,6
1,2
1,2
1,7
1,3
2,7
1,7
1,6
2,8
8,5
0,4
1,4
0,6
-0,5
0,1
4,7
4
8,3
1,4
0,6
3,3
0,9
3,1
3,1
2,6
-0,6
2,6
3,1
1,9
1,9
2
2,2
2
2
1,5
3,6
4,5
1,6
1,7
1,4
26,3
-0,2
3,2
1,3
1,6
0,8
3,5
3,1
7,4
2
1
3,9
1,6
3,9
2,3
3,8
0,3
4,1
2,2
4,2
1,6
0,8
2016
1,9
1,7
1,7
1,2
3,4 (p)
2,4
1,1
1,9
1,6
:
0 (p)
3,2 (p)
1,2 (p)
2,9
0,9
:
2
5
2,1 (p)
1,5
2,8
1,4 (e)
4,8
2,5
3,3
1,4
3,3
1,8
:
:
:
Eurostat
Pag. 62
La pressione fiscale (entrate tributarie totali in percentuale del PIL)
Austria
Belgium
Czech Republic
Denmark
Estonia
Finland
France
Germany
Greece
Hungary
Iceland
Ireland
Italy
Japan
Latvia
Luxembourg
Netherlands
Norway
Poland
Portugal
Slovak Republic
Slovenia
Spain
Sweden
Switzerland
United Kingdom
United States
OECD - Average
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
40,9 40,4 40,5 41,4 41,0 40,8 41,0 41,7 42,5 42,8 43,5
43,2 43,0 42,7 43,3 42,4 42,6 43,1 44,2 45,0 45,0 44,8
34,5 34,1 34,3 33,5 32,4 32,5 33,3 33,7 34,1 33,1 33,5
48,0 46,4 46,4 44,9 45,2 45,1 45,1 45,8 46,8 49,6 46,6
30,0 30,5 31,3 31,4 34,9 33,2 31,5 31,5 31,5 32,4 33,6
42,1 42,2 41,5 41,2 40,9 40,8 42,0 42,7 43,6 43,8 44,0
42,8 43,1 42,4 42,2 41,3 42,0 43,2 44,3 45,2 45,5 45,5
33,9 34,5 34,9 35,4 36,1 35,0 35,7 36,3 36,4 36,6 36,9
31,2 30,3 31,2 31,0 30,9 32,2 33,7 35,5 35,6 35,8 36,8
36,7 36,7 39,6 39,7 39,2 37,5 36,5 38,6 38,2 38,2 39,4
39,6 40,5 39,0 35,3 31,9 33,4 34,5 35,3 36,0 38,9 37,1
29,4 30,8 30,4 28,5 27,4 27,1 27,1 27,5 28,2 28,7 23,6
39,1 40,6 41,7 41,7 42,1 41,9 41,9 43,9 44,0 43,7 43,3
27,3 28,1 28,5 28,5 27,0 27,6 28,6 29,4 30,3 32,0
..
27,9 28,7 28,2 27,7 27,9 28,1 27,8 28,5 28,5 28,9 29,0
38,2 36,2 36,5 37,1 38,9 38,0 37,9 38,8 38,1 38,4 37,0
35,4 36,4 36,0 36,4 35,4 36,1 35,9 36,0 36,5 37,5 37,8
42,6 42,8 42,1 41,4 41,2 41,9 42,1 41,5 39,9 38,7 38,1
33,1 33,8 34,6 34,4 31,4 31,1 31,6 31,9 31,9 32,1
..
30,8 31,3 31,8 31,7 29,9 30,4 32,3 31,8 34,1 34,2 34,5
31,3 29,3 29,2 29,0 28,9 28,1 28,6 28,4 30,3 31,2 32,3
38,0 37,6 37,1 36,4 36,2 36,9 36,5 36,9 36,8 36,5 36,6
35,3 36,1 36,5 32,3 30,0 31,5 31,4 32,4 33,3 33,8 33,8
46,6 46,0 45,0 44,0 44,1 43,2 42,5 42,6 42,9 42,8 43,3
26,5 26,4 26,1 26,4 27,0 26,5 27,0 26,8 26,9 27,0 27,9
32,5 33,2 33,0 33,0 31,5 32,5 33,4 32,7 32,5 32,1 32,5
25,9 26,7 26,7 25,7 23,0 23,5 23,9 24,1 25,7 25,9 26,4
33,6 33,7 33,8 33,2 32,4 32,6 33,0 33,4 33,8 34,2 34,3
Fonte: Revenue Statistics - OECD countries: Comparative tables.
Pag. 63
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
PRESSIONE FISCALE
Per PRESSIONE FISCALE si intende il rapporto percentuale tra il
prelievo fiscale (che va inteso come la somma di imposte dirette,
imposte indirette e imposte in conto capitale) e parafiscale (cioè i
contributi sociali) ed il prodotto interno lordo. Un valore che,
tuttavia, non fornisce alcuna indicazione sulla quantità e qualità dei
servizi pubblici forniti a fronte dei tributi.
Pag. 64
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LE QUESTIONI ATTUALI:
L ELEVATA PRESSIONE FISCALE
Italia: pressione fiscale (entrate tributarie totali in percentuale
del PIL) nel periodo 2001-2015
44
43,6
43,4
43,5
43
42,5
41,8
42
41,5
41,6
41,5
41,3
41
40,5
40,1
40
40
39,5
39,1
39
38,5
2001
Fonte: ISTAT.
2003
2005
2007
2009
2011
2013
2015
Pag. 65
La pressione dei tributi comunali (a) nelle circoscrizioni d'Italia (valori
pro capite in euro 2014)
1991
2007
2014
Var.%
1991-2014
29.141
26.533
28.305
16.151
24.777
35.945
33.549
35.184
19.732
30.855
32.572
28.902
31.389
17.110
27.473
11,8
8,9
10,9
5,9
10,9
57,1
56,1
54,5
-
Nord
Centro
Centro-Nord
Mezzogiorno
Italia
232
230
231
124
200
458
461
459
311
418
586
631
601
425
552
152,6
174,3
160,2
242,7
176,0
Mezzogiorno/Centro-Nord (%)
53,7
67,8
70,7
-
0,8
0,9
0,8
0,8
0,8
1,3
1,4
1,3
1,6
1,4
1,8
2,2
1,9
2,5
2,0
125,0
144,4
137,5
212,5
150,0
100,0
123,1
131,6
-
PIL
Nord
Centro
Centro-Nord
Mezzogiorno
Italia
Mezzogiorno/Centro-Nord (%)
Entrate tributarie
Pressione tributaria
Nord
Centro
Centro-Nord
Mezzogiorno
Italia
Mezzogiorno/Centro-Nord (%)
(a) Esclusi i Comuni appartenenti a Regioni a statuto speciale.
Fonte: mie elaborazioni su dati ISTAT.
Pag. 66
L’aliquota implicita di tassazione sul lavoro (Implicit Tax Rate on Labour)
European Union (28 countries)
Euro area (18 countries)
Belgium
Bulgaria
Czech Republic
Denmark
Germany
Estonia
Ireland
Greece
Spain
France
Croatia
Italy
Cyprus
Latvia
Lithuania
Luxembourg
Hungary
Malta
Netherlands
Austria
Poland
Portugal
Romania
Slovenia
Slovakia
Finland
Sweden
United Kingdom
Norway
2003
35,6
37,7
43,2
35,6
41,7
38,1
38,8
36,9
24,9
34,4
31,6
39,0
29,2
41,7
22,8
36,6
36,9
29,2
39,3
21,8
32,0
41,0
32,7
22,9
29,7
37,8
36,1
42,5
43,5
24,6
37,7
2004
35,4
37,4
43,8
35,7
41,5
37,5
37,8
35,8
26,2
33,3
32,0
38,9
30,0
41,7
22,7
36,7
36,0
29,4
38,3
22,1
31,9
41,1
32,7
22,3
29,1
37,6
34,5
41,6
43,5
25,1
37,8
2005
35,4
37,3
43,6
33,2
41,3
37,1
37,5
33,8
25,4
33,3
32,4
39,3
29,6
41,2
24,4
33,2
34,9
29,9
38,4
22,5
32,3
40,8
33,8
22,4
28,1
37,6
32,9
41,6
43,6
25,9
37,1
2006
35,6
37,5
42,4
29,7
41,1
36,9
38,1
33,6
25,3
32,3
32,9
39,3
30,3
40,9
23,9
33,1
33,6
30,3
38,9
22,7
35,1
40,9
35,4
23,1
30,1
37,3
30,5
41,6
42,9
25,9
36,6
2007
35,8
37,9
42,4
30,4
41,7
36,6
38,2
33,9
25,5
33,3
33,7
39,0
30,8
42,4
23,9
31,1
33,1
31,0
41,0
21,2
35,6
41,0
34,0
23,7
30,2
35,9
31,1
41,3
41,2
26,1
36,1
2008
36,0
38,0
42,4
27,4
39,9
36,6
38,6
33,8
24,5
32,9
32,4
39,0
31,0
43,0
24,6
28,4
32,7
31,6
42,3
21,2
36,8
41,3
31,7
23,5
27,3
35,9
32,7
41,2
41,2
26,2
35,7
2009
35,4
37,4
42,0
25,7
37,6
34,8
38,0
34,9
25,1
30,0
31,4
38,6
31,3
42,6
26,2
29,2
32,6
31,6
40,2
21,7
35,9
40,3
30,9
23,6
28,6
35,1
31,4
40,1
39,4
24,7
35,7
2010
35,4
37,4
42,7
23,5
38,4
34,2
37,2
36,6
25,9
31,5
32,6
38,1
31,1
42,6
26,9
33,1
31,5
31,8
38,4
21,6
37,0
40,5
30,3
24,2
30,0
35,0
32,2
39,0
39,1
25,6
36,3
2011
35,8
37,7
42,9
24,2
39,0
34,3
37,3
35,7
28,2
30,9
32,9
38,8
29,7
42,3
26,8
33,3
31,5
32,5
38,2
22,5
37,5
40,8
32,0
25,4
33,0
35,3
31,6
39,5
38,9
25,8
36,4
2012
36,1
38,5
42,8
24,5
38,8
34,4
37,8
35,0
28,7
38,0
33,5
39,5
29,2
42,8
28,8
33,0
31,9
32,9
39,8
23,3
38,5
41,5
33,9
25,4
30,4
35,6
32,3
40,1
38,6
25,2
36,4
Fonte: Eurostat.
Pag. 67
L’aliquota implicita di tassazione sul consumo
(Implicit Tax Rate on Consumption)
EU (28 countries)
Euro area (18 countries)
Belgium
Bulgaria
Czech Republic
Denmark
Germany
Estonia
Ireland
Greece
Spain
France
Croatia
Italy
Cyprus
Latvia
Lithuania
Luxembourg
Hungary
Malta
Netherlands
Austria
Poland
Portugal
Romania
Slovenia
Slovakia
Finland
Sweden
United Kingdom
Iceland
Norway
2003
19,7
19,3
21,4
19,2
18,8
33,3
19,0
19,8
24,4
15,5
15,9
20,1
30,7
17,3
18,0
18,3
17,0
23,8
25,6
16,2
23,7
22,2
18,3
18,9
17,7
23,8
20,3
28,1
27,0
18,6
26,3
28,4
2004
19,8
19,4
22,0
21,5
20,8
33,3
18,5
19,7
25,5
15,3
16,1
20,3
30,1
17,6
19,4
18,1
16,1
25,4
27,0
17,5
24,2
22,1
18,5
18,8
16,4
23,7
20,8
27,7
26,9
18,6
27,9
28,8
2005
19,7
19,4
22,3
21,8
21,1
33,9
18,4
22,0
26,0
15,5
16,7
20,3
30,0
17,4
19,7
19,9
16,5
26,3
26,1
19,1
24,4
21,7
19,8
19,7
17,9
23,5
21,5
27,6
27,3
17,9
29,3
29,4
2006
19,8
19,6
22,4
23,5
20,3
34,2
18,5
22,7
26,0
16,0
16,6
20,1
30,5
18,0
20,0
19,8
16,7
26,4
25,4
19,4
25,3
21,3
20,6
20,0
17,8
23,7
19,5
27,2
27,2
17,8
30,6
30,6
2007
20,0
19,8
22,1
22,6
21,3
33,9
20,1
23,6
25,2
16,5
15,7
19,8
29,8
17,9
20,5
19,6
17,8
27,1
26,3
19,4
25,6
21,6
21,6
19,1
18,0
23,9
19,9
26,5
27,5
17,7
29,1
31,1
2008
19,6
19,2
21,2
24,7
20,5
32,6
20,1
21,1
22,8
15,4
13,9
19,4
29,4
17,2
20,4
17,4
17,7
27,1
26,0
19,3
25,7
21,7
21,4
18,2
17,7
24,2
18,3
25,9
27,9
17,6
26,2
29,1
2009
19,1
18,8
20,8
22,0
20,7
31,3
20,2
25,6
21,9
14,6
12,5
18,9
28,1
16,9
19,2
16,9
16,5
27,8
27,2
18,9
24,7
21,6
19,3
16,7
16,9
23,4
17,0
25,6
27,6
16,8
24,1
28,6
2010
19,7
19,2
21,2
21,4
20,9
31,3
19,7
25,1
22,1
16,4
14,8
19,2
29,2
17,6
19,0
16,9
18,0
27,5
27,4
18,5
25,4
21,3
20,5
17,6
18,1
23,2
17,4
25,1
27,9
18,0
24,8
29,0
2011
19,9
19,3
21,0
21,1
21,8
31,4
20,0
25,8
21,4
16,3
14,1
19,7
27,9
17,4
17,6
17,2
18,2
28,0
26,8
18,9
24,8
21,2
20,8
18,2
20,3
22,9
18,3
26,4
27,3
19,3
24,8
29,2
2012
19,9
19,3
21,1
21,5
22,5
30,9
19,8
26,0
21,9
16,2
14,0
19,8
29,1
17,7
17,6
17,4
17,4
28,9
28,1
18,7
24,5
21,3
19,3
18,1
20,9
23,4
16,7
26,4
26,5
19,0
24,5
29,4
Fonte: Eurostat.
Pag. 68
Crescita del prodotto pro capite e disuguaglianza nell’EU15
dopo la crisi economica del 2007-2008
Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati EUROSTAT.
Pag. 69
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LE QUESTIONI ATTUALI:
LE DISUGUAGLANZE IN ITALIA (I)
Indicatori di disuguaglianza – Anni 2014 e 2007
Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati ISTAT, Indagine sui redditi e le condizioni di vita.
Pag. 70
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LE QUESTIONI ATTUALI:
LE DISUGUAGLANZE IN ITALIA (II)
Distribuzione degli individui per quinto di reddito equivalente della
famiglia di appartenenza
Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati ISTAT, Indagine sui redditi e le condizioni di vita, 2014.
Pag. 71
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LE QUESTIONI ATTUALI:
LA POVERTÀ IN ITALIA (I)
Persone in condizione di povertà assoluta (2005-2015)
Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su ISTAT.
Pag. 72
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LE QUESTIONI ATTUALI:
LA POVERTÀ IN ITALIA (II)
Individui a rischio di povertà (a) nel 2014 (valori percentuali)
(a) Linea di povertà: 60% della mediana del reddito equivalente della famiglia di appartenenza, inclusi i fitti imputati.
Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati ISTAT, Indagine sui redditi e le condizioni di vita, 2014.
Pag. 73
NOI E GLI ALTRI (I)
Debito pubblico in percentuale del Pil - Periodo 2004-2015
200
177,4
180
177,4
172,1
160
159,6
140
132,3
120
99,8
100
100,1
99,8
96,2
80
71,2
60
40
20
0
2004
2005
2006
2007
Germany
Fonte: Eurostat.
2008
Greece
2009
2010
Spain
2011
2012
France
2013
2014
2015
Italy
Pag. 74
NOI E GLI ALTRI (II)
Debito pubblico in percentuale del Pil - Periodo 2004-2015
140
120
100
80
60
40
20
0
2004
2005
2006
2007
Euro area (19 countries)
Fonte: Eurostat.
2008
2009
2010
EU (28 countries)
2011
Italy
2012
2013
2014
2015
United Kingdom
Pag. 75
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA MANOVRA ECONOMICA PER IL 2016
o La MANOVRA PER IL 2016 prevede una significativa RIDUZIONE DELLA PRESSIONE
FISCALE rispetto al quadro tendenziale, da realizzarsi principalmente eliminando le
clausole di salvaguardia introdotte dalle leggi di stabilità per il 2014 e per il 2015
(che avrebbero fatto scattare aumenti delle imposte sui consumi) e abolendo la
tassazione della proprietà dell a itazio e principale.
o La diminuzione delle imposte è finanziata solo in parte con riduzioni di spesa; sono
previste maggiori entrate, in buona parte derivanti dalla voluntary disclosure (la
procedura di emersione volontaria dei capitali illecitamente detenuti all’este o e per
la regolarizzazione dei redditi evasi in Italia). Per garantire la disponibilità di tali
risorse, il disegno di legge di stabilità prevede – in caso di gettito inferiore alle attese
– un aumento delle accise sui carburanti da definire entro il 31 marzo 2016.
o U ’alt a copertura temporanea è costituita dagli incassi attesi da nuove concessioni
relative ai giochi (0,5 miliardi nel 2016). Sempre nel settore dei giochi, entrate
permanenti per 0,6 miliardi l’a o deriverebbero invece dall’au e to delle aliquote
del prelievo erariale unico su alcune categorie di apparecchi.
Pag. 76
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA MANOVRA ECONOMICA PER IL 2016
«Il DISEGNO DI LEGGE DI STABILITÀ PER IL 2016 prevede MISURE VOLTE A RIDURRE LA
PRESSIONE FISCALE. L’o iettivo del Governo è sostenere l e o o ia: i principali
indicatori confermano che la ripresa si è avviata, ma resta necessario consolidarla; sono
ancora elevati i rischi provenienti dall e o o ia globale.
Nonostante l’au e to del disavanzo rispetto al valore tendenziale, il Governo
prevede di cominciare a RIDURRE L INCIDENZA DEL DEBITO SUL PRODOTTO già a partire
dall’a o prossimo. È un impegno chiave, di cui terranno conto osservatori, mercati,
autorità e partner europei: non va mancato. Negli anni recenti il calo del peso del debito
sull e o o ia è stato più volte previsto e poi posticipato. Ciò ha finora riflesso anche la
dinamica del denominatore, il prodotto, che nella lunga recessione è sceso di quasi dieci
punti in termini reali. Il quadro economico oggi in sensibile miglioramento, le condizioni
finanziarie distese offrono l’o asio e per realizzare stavolta l’o iettivo.»
(L. Federico Signorini, Audizione preliminare all’esa e della manovra economica per il
triennio 2016-18. Testimonianza del Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, Senato
della Repubblica, Roma, 3 novembre 2015).
Pag. 77
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA LEGGE DI BILANCIO 2017
GLI OBIETTIVI DICHIARATI
1) Mantenere gli obiettivi di sostegno della crescita.
2) Mantenere il percorso di consolidamento fiscale da tempo in corso.
LE MISURE PRINCIPALI
1) Sterilizzazione delle clausole di salvaguardia (0,9 % di PIL): rinviato al
2018 l’au e to di IVA e accise ereditato dalle Manovre precedenti.
2) Nuovo aumento dell'IVA di 0,9 punti percentuali dal 1° gennaio 2019
(cioè fino al 25,9 %, qualora nel 2018 non si provveda a sterilizzare il
previsto aumento del 3 %).
3) Sgravi fiscali (l'ecobonus; la detrazione al 50% per gli interventi di
ristrutturazione edilizia; agevolazioni fiscali per gli interventi antisismici;
esenzione IRPEF per i redditi dominicali e agrari; riduzione delle accise
sulla birra; agevolazioni fiscali per la finanza etica).
Pag. 78
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA LEGGE DI BILANCIO 2017
LE MISURE PRINCIPALI IN FAVORE DELLE IMPRESE
1) Tassazione separata IRES (aliquota 24%) per il reddito d’i p esa dei soggetti IRPEF.
2) Confermato superammortamento (140% per gli investimenti in macchinari) ed
iperammortamento (250%, per i beni ad alto contenuto tecnologico).
3) Introduzione del principio di cassa ai fini della tassazione dei redditi delle imprese
a contabilità semplificata.
4) Estensione degli incentivi fiscali per le start-up innovative e per le Pmi innovative.
5) Estesa fino al 31 dicembre 2020 la finestra per il credito d'imposta per attività di
ricerca e sviluppo.
6) Detassazione per i redditi derivanti dagli investimenti a lungo termine (almeno 5
anni) nel capitale delle imprese, effettuati dalle casse previdenziali o da fondi
pensione.
7) Esenzione fiscale per i redditi di capitale e i redditi diversi percepiti da persone
fisiche derivanti dagli investimenti effettuati in piani di risparmio a lungo termine (i
Pir), a specifiche condizioni, tra cui l'obbligo di investire nel capitale di imprese
italiane e europee, con una riserva per le Pmi.
8) Introduzione disciplina su liquidazione IVA consolidata e g uppo IVA .
Pag. 79
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
LA LEGGE DI BILANCIO 2017
MISURE DI ATTRAZIONE DEGLI INVESTIMENTI
1) Incentivi per il ritorno dei ricercatori italiani residenti all este o;
2) Regime speciale per il rientro dei lavoratori qualificati;
3) Regime speciale per talune categorie di nuovi residenti (imposta
sostitutiva forfettaria sui redditi prodotti all’este o in favore delle persone
fisiche che trasferiscono la residenza fiscale in Italia; visto i vestito i
per chi intende effettuare significativi investimenti in Italia).
Pag. 80
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
IL DECRETO LEGGE FISCALE COLLEGATO
ALLA MANOVRA 2017
LE MISURE PRINCIPALI
1) Rottamazione delle cartelle: allargamento del perimetro della sanatoria, estesa
anche ai Comuni che non si servono di Equitalia e procedono con ingiunzioni,
invece che con cartelle di pagamento).
2) Abolizione degli studi di settore, sostituiti dagli indici sintetici di affidabilità
fiscale cui sono collegati livelli di premialità per i contribuenti più affidabili, anche
in termini di esclusione o riduzione dei termini per gli a e ta e ti .
3) Seconda edizione della voluntary disclosure
olla o azio e volo ta ia , che
consente ai contribuenti che detengono illecitamente patrimoni all’este o di
regolarizzare
la
propria
posizione
denunciando
spontaneamente
all’A
i ist azio e finanziaria la violazione degli obblighi di monitoraggio).
4) Spesometro (l'obbligo, introdotto dal D.L. 78/2010, di comunicare
telematicamente all’Ag. Entrate le operazioni rilevanti Iva): diventa trimestrale per
chi non sceglie, volontariamente, la trasmissione telematica delle fatture;
uest’o ligo non sussiste per chi adotterà la fatturazione elettronica.
5) Misure urgenti a favore dei Comuni in materia di accoglienza.
6) Misure per la promozione e lo sviluppo del settore agroalimentare.
Pag. 81
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani
IL DECRETO MEZZOGIORNO
(D.L. n. 243/2016)
LE MISURE PRINCIPALI
1) Rafforzamento del credito d i posta per gli investimenti nel Mezzogiorno (per
l’a uisto da parte delle imprese del Mezzogiorno di beni strumentali nuovi).
2) Interventi per l’Ilva e per la popolazione dell’a ea di Taranto.
3) Cambia la composizione della cabina di regia istituita per l'elaborazione del
programma di risanamento ambientale e rigenerazione urbana del comprensorio
Bagnoli-Coroglio.
4) Riequilibrio territoriale: a partire dalla prossima legge di bilancio, le AA.PP.
dovranno rispettare l’o iettivo di destinare agli interventi nel Mezzogiorno un
volume complessivo annuale di stanziamenti ordinari in conto capitale
proporzionale alla popolazione di riferimento o conforme ad altro criterio che sarà
stabilito da Palazzo Chigi. Il Ministero per la coesione territoriale presenterà
annualmente alle Camere una relazione sui risultati.
5) Beni confiscati alle mafie: sarà possibile assegnare ai Comuni, per finalità
istituzionali e sociali, anche i beni confiscati alle imprese mafiose e non soltanto –
come era previsto dalla normativa vigente – i beni confiscati ai singoli soggetti
mafiosi.
Pag. 82