UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II Dipartimento di Scienze politiche Lezioni di Scienza delle finanze INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA E DELL ATTIVITÀ FINANZIARIA PUBBLICA (I) Prof. Avv. Salvatore Villani Università Federico II di Napoli Dipartimento di Scienze politiche Pag. 1 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani GENESI DELLA FINANZA PUBBLICA LA NASCITA DELLO STATO FISCALE MODERNO Lo STATO FISCALE MODERNO non getta le sue radici nello STATO FISCALE ANTICO. Esso nasce dalla crisi dell'associazione feudale e del feudalesimo. Fi dall'antichità e per tutto il Medio Evo lo stato si basava sugli ampi possedimenti di proprietà del sovrano, che era insieme proprietario e legislatore. I suoi bisogni erano soddisfatti con una parte del prodotto delle sue terre e con il lavoro dei suoi servi. I prìncipi ed i monarchi che si susseguirono continuarono a basarsi su queste risorse fino a che le crescenti spese militari ed il dispendioso mantenimento delle corti non le resero i adeguate (R. Musgrave, Schumpeter's crisis of the tax state: An essay in fiscal sociology, Jou al of Evolutionary E o o i s , 2(2), 1992, 89-113). Pag. 2 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani GENESI DELLA FINANZA PUBBLICA LA LEGITTIMAZIONE DI UNA FISCALITÀ PERMANENTE sostitutiva delle forme arcaiche di contribuzione è tipica dello Stato moderno, formatosi in forme diverse tra il XIII ed il XVIII secolo. Allo stesso tempo, l'espansione dei mercati e lo sviluppo dei commerci crearono nuove potenziali fonti di entrata. L'imposizione fiscale sostituì i redditi derivanti dalla proprietà dello Stato quale principale fonte di e t ata (R. Musgrave, Schumpeter's crisis of the tax state: An essay in fiscal sociology, Jou al of Evolutionary E o o i s , 2(2), 1992, 89-113). Pag. 3 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA FINANZA PUBBLICA La FINANZA PUBBLICA è l’i sie e degli atti economici dello Stato e degli Enti politici minori che si esplicano ell’a uisizio e, ell’a i ist azio e e ell’e ogazio e di mezzi finanziari ai fini del perseguimento delle loro finalità. La FINANZA PUBBLICA è parte dell’ATTIVITÀ FINANZIARIA PUBBLICA: ha origine nelle decisioni di acquisizione e di spesa dei mezzi finanziari e si esplica nelle procedure e negli atti che implicano l’i piego di moneta. L’ATTIVITÀ FINANZIARIA PUBBLICA è attività politica, in quanto soggetti attivi ne sono gli Enti politici, ed è attività economica, in quanto si attua con atti economici e persegue obiettivi economici, anche se finalizzati a obiettivi politici e sociali. Essa interessa più discipline: la scienza politica, la sociologia, la scienza delle finanze (in modo preminente) e il diritto. Pag. 4 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani L'ECONOMIA PUBBLICA TRADIZIONALE uella asata sul siste a fis ale o La SCIENZA DELLE FINANZE ha per oggetto l'ECONOMIA PUBBLICA, di cui costituisce la parte principale o L'ECONOMIA PUBBLICA studia le attività economiche dell'operatore pubblico. Questo, per la sua natura ed i suoi poteri, opera al di fuori della sfera dell'economia di mercato, ma non in modo avulso dalle sue leggi, per offrire beni e servizi pubblici e per raccogliere i mezzi con cui finanziarli. Pag. 5 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani ECONOMICS, PUBLIC ECONOMICS E SCIENZA DELLE FINANZE ECONOMIA DI MERCATO ECONOMICA ECONOMIA PUBBLICA Pag. 6 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani ECONOMICS, PUBLIC ECONOMICS E SCIENZA DELLE FINANZE LE ATTIVITÀ DELL'OPERATORE PUBBLICO L'OPERATORE PUBBLICO, nella sua attività tipica, offre beni e servizi non di mercato, ma esercita anche attività, che possono definirsi di economia di mercato, mediante patrimoni ed imprese pubbliche, e di quasi mercato, in una «zona grigia» tra mercato e non mercato, nella quale operano anche enti intermedi e del «terzo settore». Pag. 7 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani STRUTTURA DELL'ECONOMIA PUBBLICA I. FINANZA PUBBLICA (ECONOMIA FINANZIARIA o ECONOMIA FISCALE), che riguarda le spese e le entrate «non di mercato» ed il loro bilancio. II. ECONOMIA INDUSTRIALE E DELLE RETI, che si occupa delle imprese che, per la particolare natura dei fattori produttivi di cui si avvalgono, hanno un tendenziale monopolio od oligopolio del mercato di vendita dei loro beni o servizi. Si occupa, più specificamente delle imprese di pubblica utilità, ovvero di quelle imprese che operano in regime di monopolio naturale, in quanto dotate di una rete e che soddisfano bisogni condizionali, quindi offrono servizi pubblici intesi come servizi di cui vi è un bisogno universale. III. ECONOMIA DELLA REGOLAMENTAZIONE, che studia le tecniche ed i metodi di regolamentazione dell'attività economica, finanziaria, sociale ed ambientale. Pag. 8 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA FINANZA PUBBLICA I. La FINANZA PUBBLICA studia «l'attività finanziaria dello Stato, e degli altri enti pubblici, che si manifesta attraverso le entrate e le spese del bilancio pubblico» (Cesare Cosciani, Scienza delle Finanze, UTET, Torino, 1977). II. «La speciale natura dell'ECONOMIA FISCALE è determinata dalle sue funzioni, che sono quelle di fornire lo Stato, la più alta forma coattiva di economia collettiva, con le entrate necessarie (beni o moneta) e di realizzare il loro uso (le spese). […] Ciò è particolarmente importante per la comprensione della SCIENZA DELLA FINANZA PUBBLICA» (Adolph H.G. Wagner, Finanzwissenschaft, 1889; trad. it. La Scienza delle finanze, Utet, Torino, 1891,). Pag. 9 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA FINANZA PUBBLICA III. «PUBLIC FINANCE è lo studio del ruolo del governo nell'economia. Questa definizione, molto ampia, implica una risposta a quattro problemi della finanza pubblica: quando il governo deve intervenire nell'economia; come il governo può intervenire; qual è l'effetto di questi interventi sui risultati dell'economia; perché i governi decidono di intervenire nei modi in cui lo fanno?» (Jonathan Gruber, Public Finance and Public Policy, Worth Publishers, New York, 2007). Pag. 10 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA FINANZA PUBBLICA ATTIVITÀ ED OBIETTIVI I. LE ATTIVITÀ FINANZIARIE IN SENSO STRETTO, consistenti nelle spese pubbliche per i vari beni e servizi e nelle entrate scelte per finanziarli. II. LE ATTIVITÀ EXTRAFISCALI. Si tratta di attività di spesa e di entrata che realizzano interventi nell'economia diretti a: a) CORREGGERE E DIRIGERE IL MERCATO; b) «STABILIZZARE» L'ECONOMIA; c) REDISTRIBUIRE LE RISORSE DISPONIBILI. Pag. 11 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani L'ECONOMIA PUBBLICA E LE SCIENZE AFFINI POLITICA ECONOMICA Anch'essa analizza il comportamento degli operatori pubblici. Essa studia i processi di formazione delle scelte collettive e gli effetti dell'intervento dei poteri pubblici (Stato, Banca centrale, ed altre autorità) e dei soggetti privati (imprese, famiglie,...) sull'economia, allo scopo di elaborare interventi destinati a modificare il sistema economico per raggiungere obiettivi economici prefissati. Di essa fanno parte la POLITICA DI BILANCIO e la POLITICA MONETARIA. Principali campi di sovrapposizione tra ECONOMIA PUBBLICA e POLITICA ECONOMICA: 1) la teoria del benessere economico; 2) l'intreccio fra politiche fiscali e monetarie; 3) le regolamentazioni pubbliche. Pag. 12 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani L'ECONOMIA PUBBLICA E LE SCIENZE AFFINI DIRITTO TRIBUTARIO È il complesso di disposizioni che attiene alla disciplina dei tributi, prevedendo le varie fattispecie impositive, disciplinandone i procedimenti di applicazione, accertamento, riscossione, sanzionandone gli illeciti e, regolamentandone il contenzioso. DIRITTO FINANZIARIO Il DIRITTO FINANZIARIO può essere considerato un retaggio di ordine storico. In passato, infatti, si tendeva a raccogliere sotto questa unica etichetta sia le norme concernenti il reperimento delle risorse finanziarie, sia le norme concernenti la gestione, la destinazione e l'impiego delle stesse. Pag. 13 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani L'ECONOMIA PUBBLICA E LE SCIENZE AFFINI SOCIOLOGIA FINANZIARIA Gli economisti hanno sviluppato teorie sociologiche per spiegare la dinamica di fenomeni finanziari che non appariva loro inquadrabile mediante ipotesi di comportamento razionale. Esempi: – TEORIA OLIGARCHICA DELLA FINANZA PUBBLICA – TEORIA SOCIOLOGICA DELLE SCELTE COLLETTIVE – TEORIA DELL'ILLUSIONE FINANZIARIA – SOCIOLOGIA DELL IMPOSTA E DELLA SPESA PUBBLICA – TEORIA DELLA CRISI DELLO STATO FISCALE – TEORIA DELLA CRISI DELLO STATO SOCIALE Pag. 14 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani EFFETTI DELLA GLOBALIZZAZIONE E RESILIENZA DELLO STATO SOCIALE LA GLOBALIZZAZIONE ECONOMICA E LO STATO SOCIALE – TEORIA DELL EFFICIENZA DEL MERCATO E DELLAUSTERITY – TEORIA DELLA COMPENSAZIONE – TEORIA DELLA RESILIENZA (PERMANENZA) DELLO STATO SOCIALE Pag. 15 RESILIENCE OF THE WELFARE STATE The effects of economic globalization on social spending 16 RESILIENCE OF THE WELFARE STATE Table (continued). The effects of economic globalization on social spending 17 RESILIENCE OF THE WELFARE STATE Table (continued). The effects of economic globalization on social spending Source: Leroy, M. (2010), Tocqueville Pioneer of Fiscal Sociology, “European Journal of Sociology”, 51(02), 195-239. 18 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani ECONOMIA PUBBLICA ECONOMIA PUBBLICA TEORICA ED APPLICATA ECONOMIA PUBBLICA TEORICA, che procede per MODELLI, che possono anche essere dedotti, a priori, da alcuni PRINCIPI che appaiono generalmente validi, o mediante l'ANALISI EMPIRICA, con l'osservazione dei fatti e delle istituzioni, in modo da ricavarne «leggi economiche» valide per l'interpretazione del mondo reale e per le istituzioni ottimali, suscettibili di pratica applicazione. ECONOMIA PUBBLICA APPLICATA, che considera gli schemi di comportamento, le istituzioni, le regole e i problemi, nell'ambito di IPOTESI SPECIFICHE, che riguardano un paese o gruppo di paesi, in un dato contesto ed in una determinata epoca. Pag. 19 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani ECONOMIA PUBBLICA TEORIE POSITIVE E TEORIE NORMATIVE TEORIA POSITIVA Studia il funzionamento effettivo del sistema economico. Cerca di individuare le leggi di comportamento dell'economia pubblica, con modelli atti ad interpretare la realtà. No ricorso a giudizi di valore. Esempio: la teoria degli effetti economici delle imposte. TEORIA NORMATIVA Individua la configurazione ottimale (desiderabile) di un sistema economico e le condizioni da soddisfare per realizzarla. Necessario definire esogenamente specifici giudizi di valore. Esempio: la teoria della tassazione ottima del reddito. Pag. 20 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani ECONOMIA PUBBLICA TEORIA ECONOMICA POSITIVA Studia il funzionamento effettivo del sistema economico. Non ricorre a giudizi di valore. o LA LETTERATURA ECONOMICA PRECLASSICA si era rivelata incline a giudicare i fenomeni economici più che ad analizzarli. Le discussioni economiche del Medioevo, per es., erano state largamente influenzate da problemi etici: che cos'è il giusto prezzo? l'usura (cioè il prestito a interesse) può essere giustificata sul piano morale? o L'IMPOSTAZIONE DEI CLASSICI impresse un nuovo orientamento alla discussione economica. Gli economisti classici compirono uno sforzo cosciente per scindere le loro argomentazioni dalla propria posizione personale, che li portava a favorire l'interesse di gruppi particolaristici. Pag. 21 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LE QUESTIONI CLASSICHE: ANCORA ATTUALI a) b) c) d) e) f) g) h) i) j) k) l) L'uso che l'uomo fa delle risorse Controllo e conflitto per il controllo delle risorse Modi per far fronte alle esigenze di una popolazione in crescita Origini e natura del «sovrappiù» economico Il problema dello sviluppo economico Il modo in cui la crescita influenza i rapporti di classe Il modo in cui i rapporti di classe reagiscono alla crescita Interdipendenza tra crescita e distribuzione Limiti alla crescita Misurazione del valore delle merci Ottima imposta Il problema del debito pubblico Pag. 22 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA QUESTIONE DEL «SOVRAPPIÙ» La linea di sviluppo delle ricerche degli economisti classici era funzionale rispetto alle esigenze di una crescente industrializzazione. Da questo punto di vista, la disponibilità di un «SOVRAPPIÙ» che consentisse l'ACCUMULAZIONE DI CAPITALE era evidentemente un problema cruciale. Per questo, essi ripresero l'indagine dei loro predecessori sulle ORIGINI E sulla NATURA DI UN «SOVRAPPIÙ» ECONOMICO, dandogli però un'interpretazione diversa. Pag. 23 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA QUESTIONE DEL «SOVRAPPIÙ» SECONDO I MERCANTILISTI Tra la metà del XV secolo e la metà del XVIII (epoca del CAPITALISMO MERCANTILE o MERCANTILISMO), la creazione di un «SOVRAPPIÙ», nella forma di UN'ECCEDENZA DELLE ESPORTAZIONI SULLE IMPORTAZIONI (e cioè di una BILANCIA COMMERCIALE ATTIVA) era considerata da sovrani e governi come una condizione indispensabile per acquisire potenza, ricchezza; oppure l'una e l'altra. Solo di rado, tuttavia, i meccanismi attraverso cui tali risultati potevano essere raggiunti vennero definiti in modo esplicito ed articolato. Pag. 24 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA QUESTIONE DEL «SOVRAPPIÙ» SECONDO I MERCANTILISTI In un'epoca in cui la moneta circolante era costituita pressoché esclusivamente da metalli preziosi, i paesi sprovvisti di giacimenti adeguati o sfruttabili di oro o argento erano costretti ad attingere a rifornimenti stranieri. Un saldo attivo dei conti con l'estero era quindi condizione preliminare e necessaria per un ampliamento sostanziale della quantità di moneta richiesto da un'economia prospera ed in espansione. Pag. 25 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA QUESTIONE DEL «SOVRAPPIÙ» SECONDO I MERCANTILISTI L'accumulazione di riserve monetarie, a sua volta, permetteva di favorire l'interesse dello Stato in due modi diversi: – esaltando l'abilità dei sovrani nel disporre degli uomini e degli eserciti; – impoverendo le riserve di altri Stati (gioco a somma zero) e migliorando parallelamente la posizione, sia relativa che assoluta, del paese in attivo. Pag. 26 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA QUESTIONE DEL «SOVRAPPIÙ» ESPONENTI PIÙ ILLUSTRI DELLA DOTTRINA MERCANTILISTA – Antoine de Montchrétien (economista francese; 1576-1621) – Antonio Serra (economista e filosofo italiano; poco si conosce della sua vita; anche gli estremi biografici non si conoscono con precisione) – Philipp W. Von Hornick (economista austriaco; 1638-1712) – Johan Joachim Becher (economista tedesco; 1635-1682) – Thomas Mun (economista inglese; 1571-1641) Pag. 27 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA QUESTIONE DEL «SOVRAPPIÙ» LE POLITICHE PUBBLICHE ISPIRATE DALLA DOTTRINA MERCANTILISTA Il perseguimento degli obiettivi mercantilistici comportò in notevole misura l'intervento dello Stato nell'attività economica. Al fine di ridurre le spese connesse alle importazioni, infatti, gran parte degli Stati europei di quel tempo favorì iniziative volte ad ottenere l'autosufficienza nazionale e, in questa logica, i governi compirono sforzi per far crescere e proteggere le industrie locali: – INGHILTERRA → LEGGI SUL GRANO (CORN LAWS); – FRANCIA → Politica volta a favorire la nascita e lo sviluppo dell'INDUSTRIA MANIFATTURIERA. Pag. 28 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani IL CAPITALISMO MERCANTILISTA DELLA GERMANIA La Germania da 8 anni ha un surplus eccessivo ell i po t-expo t, si is hia «l euta asia dell eu o» di Vito Lops – Il Sole 24 Ore - 19 gennaio 2014 Da otto anni la Germania viola quanto previsto nelle indicazioni di buona convivenza nel condominio europeo. Ovvero esporta più del consentito. Nel 2014 il saldo delle partite correnti (la differenza tra quanto un Paese esporta e importa in beni e servizi) tedesco è risultato superiore al 7% del Prodotto interno lordo. È dal 2002 che la Germania produce un saldo delle partite correnti positivo (quindi esporta più di quanto importa) ma è da otto anni consecutivi che lo fa violando le regole europee che prevedono che non si possa generare un saldo positivo superiore al 6% del Pil nella media di tre anni. Regole pensate proprio per evitare forti squilibri. Dal 2007 al 2014 compreso la Germania ha sfondato questo pa a et o . Pag. 29 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani IL CAPITALISMO MERCANTILISTA DELLA GERMANIA Germania, record del surplus commerciale in barba alla Ue La Repubblica - 09 febbraio 2016 La Ue ha chiesto a Berlino di ridurre il peso delle esportazioni per non ampliare la frattura con gli altri Paesi dell'Eurozona, ma il 2015 si chiude con un nuovo record: avanzo commerciale di 248 miliardi di euro, +6,4% sul 2014. (…) In particolare, le vendite all’este o si sono attestate a 1.196 miliardi di euro, in crescita del 6,4% rispetto al 2014. Le importazioni hanno toccato il livello massimo storico di 948 miliardi di dollari, in progresso del 4,2%. (…) nelle regole europee non si parla solo di deficit e debito, come sappiamo bene in Italia, ma anche di equilibrio delle partite correnti, cioè la somma degli scambi commerciali con l'estero. Si dice che non si può avere un rosso superiore al 3% del Pil per più di tre anni di fila, ma ugualmente un surplus superiore al 6%. La regola serve a cercare di non allargare le fratture nell'Eurozona. . Pag. 30 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani IL CAPITALISMO MERCANTILISTA DELLA GERMANIA o E tale violazione assume, nella sua logica competitiva e non cooperativa, un particolare connotato lesivo proprio nei confronti dell Italia, maggiormente colpita dalla logica mercantilista innescata dalla Germania. Di ciò tale paese è stato cosciente fin dallo stesso concepimento della moneta u i a (L. BARRA CARACCIOLO, V. POLI, Imperialismo mercantilista e violazioni del trattato UE, Fo o italia o , 2012). o Nel 2006, l’e o o ista NOURIEL ROUBINI aveva parlato di deflazione competitiva tedesca. o Nel 2012 il commissario europeo agli affari sociali, LÀSZLÒ ANDOR (Ungheria) ha rilasciò u ’i te vista alla Frankfurter Allgemeine in cui affermava: La Germania, con la sua politica mercantilistica ha rafforzato gli squilibri in Europa e ha causato [il protarsi del] la crisi . Pag. 31 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani IL CAPITALISMO MERCANTILISTA DELLA GERMANIA o È opinione sempre più diffusa e difficilmente confutabile dalla lettura dei dati economici che la creazione di una moneta unica circolante fra paesi economicamente e culturalmente eterogenei come quelli parte dell’U io e Monetaria Europa (UME) sia stata una decisione sbagliata per i Paesi più deboli aderenti e abbia avvantaggiato quelli economicamente più forti (Germania, Austria, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Fi la dia . o LE RIFORME HARTZ sono un classico aiuto di Stato vietato, a meno delle eccezioni stabilite dal co. 3 dello stesso art. 107 secondo le quali è ammessa l’e ogazio e di aiuti di Stato nei casi in cui occorra favorire lo sviluppo economico di regioni il cui tenore di vita è anormalmente basso, oppure si abbia una grave forma di sottoccupazione, o si debba porre rimedio ad un grave turbamento dell’e o o ia di uno Stato membro, od infine se si debba promuovere la cultura e la conservazione del pat i o io . Pag. 32 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani IL CAPITALISMO MERCANTILISTA DELLA GERMANIA o P op io le eccezioni previste dal co. 3 permetterebbero oggi agli Stati in crisi d’intervenire per cercare di frenare gli effetti del disastro. Ma tale intervento è loro reso particolarmente arduo (se non sostanzialmente impossibile) dall’o ligo di rispetto di un demenzialmente prociclico FISCAL COMPACT (Patto di bilancio europeo entrato in vigore il 1/1/2013) che impone loro a) l’o ligo del perseguimento di bilancio, b) quello di non superamento della soglia di deficit strutturale dello 0,5% del PIL se il debito pubblico è superiore al 60% del PIL (e dell’1% se esso è inferiore al 60%), c) una significativa riduzione del debito pubblico al ritmo del 5% all’a o per un ventennio sino al raggiungimento della soglia del 60%, d) l’i peg o a coordinare i piani d’e issio e del debito con il Consiglio dell’U io e e con la Commissione. (M. Biagetti, Il mercantilismo tedesco nell’eurozona, la violazione delle regole e possibilità di recesso dall’Unione Monetaria, Osse vato io A aliti o , 3 novembre 2013). Pag. 33 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani DAVID RICARDO LA TEORIA DEI LIMITI DELLA CRESCITA PN = il prodotto totale al netto della rendita W = il salario Quando la popolazione è uguale a ON, si ha che salari = RN profitti = PR saggio di salario reale costante = tgα = RN/0N S P3 P2 R4 R3 P1 R2 P R1 R N N1 N2 N3 N4 N* W PN L'esistenza di profitti positivi tende a stimolare gli investimenti ed il salario di mercato cresce fino a P (in quanto cresce anche la domanda di lavoro). La crescita della popolazione riporta il salario di mercato al suo livello naturale: la popolazione cresce da N a N1, mentre il livello dei salari diventa R1N1. Ciò determina un ulteriore accrescimento dei profitti, pari a P1R1, la cui presenza dà luogo ad ulteriori investimenti, e così via finché non si raggiunge lo stato stazionario. Popolazione attiva Pag. 34 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA TEORIA DEI LIMITI DELLA CRESCITA EFFETTI DI MIGLIORIE NEL METODO DI PRODUZIONE Nel punto S tutto il prodotto sarà utilizzato per anticipare le sussistenze ai lavoratori e non esisterà possibilità di effettuare investimenti ulteriori. A questo punto, le rendite saranno altissime: il prezzo crescente del grano (conseguente al costo sempre maggiore necessario per produrlo via via che si è costretti a coltivare terre meno fertili per effetto della continua crescita demografica) ha come effetto di «premiare» la classe dei proprietari terrieri delle terre inframarginali. W SI S PNI PN Il punto S è la realtà «triste e malinconica» verso cui il sistema è destinato a procedere a causa delle leggi naturali della popolazione e dei rendimenti decrescenti delle terre. Se ipotizziamo la realizzazione di migliorie nel metodo di produzione e la liberalizzazione del commercio del grano, assisteremo ad un innalzamento della curva ascendente della produzione e ad uno spostamento in avanti (differimento) dello stato stazionario. N N1 Popolazione attiva Pag. 35 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA TEORIA DEI LIMITI DELLA CRESCITA STATO STAZIONARIO E SALARIO MIN. DI SUSSISTENZA WI S SI W Se l'accumulazione del capitale è un processo continuo, il salario di mercato non avrà mai il tempo di ridiscendere al livello naturale, poiché la domanda di lavoro supera incessantemente l'offerta. PN I lavoratori finiranno per attendersi un più elevato livello del salario minimo di sussistenza e la retta che rappresenta l'ammontare dei salari ruoterà in senso antiorario, con un conseguente avvicinamento dello stato stazionario. N1 N Popolazione attiva Pag. 36 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani DAVID RICARDO Le teorie di Ricardo sugli effetti economici delle imposte: – le IMPOSTE e l'ACCUMULAZIONE DEL CAPITALE – la questione dell'INCIDENZA TRIBUTARIA Pag. 37 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani DAVID RICARDO LE IMPOSTE E L'ACCUMULAZIONE Nel Capitolo 8 dei Principi dell'economia politica e della tassazione (I edizione), si sostiene che tutte le imposte ostacolano l'accumulazione del capitale: «Non vi sono imposte che non tendano a ostacolare l'accumulazione, perché non ve n'è nessuna che non possa essere considerata d'ostacolo alla produzione e causa degli stessi effetti di un cattivo suolo o di un cattivo clima, di una diminuzione della capacità o industria, di una peggiore distribuzione del lavoro o della perdita di qualche macchina utile; […]» Pag. 38 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani DAVID RICARDO LE IMPOSTE E L'ACCUMULAZIONE «[…] e sebbene alcune imposte producano questi effetti in maggior misura di altre, si deve riconoscere che il grande male della tassazione non consiste tanto nella scelta dei suoi oggetti, quanto nell'ammontare generale dei suoi effetti presi nel loro insieme.». Pag. 39 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani DAVID RICARDO LE IMPOSTE SUI TRASFERIMENTI DI PROPRIETÀ Questo tipo di tributo comporta solo sprechi di risorse, perché tende a diminuire i fondi destinati al lavoro produttivo e perché impedisce che il capitale nazionale venga distribuito nel modo più vantaggioso alla collettività. Esso è pertanto un tributo inefficiente, ma esiste in tutti gli ordinamenti tributari ed è comunque applicato. Perché? Pag. 40 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani DAVID RICARDO LE IMPOSTE SUI TRASFERIMENTI DI PROPRIETÀ «Tutte le imposte sui trasferimenti di proprietà di ogni specie, nella misura in cui diminuiscono il valore capitale di quella proprietà, tendono a diminuire i fondi destinati al mantenimento del lavoro. Sono tutte imposte più o meno dissipatrici che aumentano l'entrata del sovrano, la quale raramente mantiene lavoratori che non siano improduttivi a spese del capitale della popolazione che non ne mantiene se non di produttivi.». Pag. 41 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani DAVID RICARDO LE IMPOSTE SUI TRASFERIMENTI DI PROPRIETÀ «[…] Esse impediscono che il capitale nazionale venga distribuito nel modo più vantaggioso alla collettività. Ai fini della prosperità generale non saranno mai troppe le facilitazioni concesse al trasferimento e allo scambio di ogni genere di proprietà, perché è per mezzo di questi scambi che il capitale di ogni specie ha probabilità di capitare nelle mani di coloro che lo impiegheranno meglio per aumentare la produzione del paese.» Pag. 42 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani DAVID RICARDO LE IMPOSTE SUI TRASFERIMENTI DI PROPRIETÀ «[…] Pe hé , si domanda Say, u individuo desidera vendere la sua terra? Perché ha un altro impiego in vista, in cui i suoi fondi saranno più produttivi. E perché un altro desidera acquistare questa stessa terra? Per impiegare un capitale che gli frutta troppo poco, o che non era investito, o che ritiene suscettibile di migliore impiego. Questo scambio aumenterà il reddito generale poiché aumenta il reddito delle parti in causa. Ma se gli oneri sono così esorbitanti da impedire lo scambio, essi ostacolano questo aumento del reddito generale». Pag. 43 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani DAVID RICARDO LE IMPOSTE SUI TRASFERIMENTI DI PROPRIETÀ «[…] Tuttavia queste imposte sono di agevole esazione; e a molti può sembrare che questo compensi in certa misura i loro dannosi effetti» Pag. 44 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani DAVID RICARDO LA QUESTIONE DELL'INCIDENZA LE IMPOSTE SUI TRASFERIMENTI DI PROPRIETÀ o «Le imposte sul trasferimento di proprietà per causa di morte gravano in definitiva e direttamente sulla persona cui la proprietà viene trasferita». o «Le imposte sulla vendita della terra gravano completamente sul venditore. Il venditore è quasi sempre nella necessità di vendere e deve quindi accettare il prezzo che può ottenere. Il compratore è raramente nella necessità di acquistare, e quindi darà soltanto il prezzo che gli conviene. Egli considera ciò che la terra gli costerà nel complesso. Quanto più è obbligato a pagare come imposta, tanto meno sarà disposto a pagare come prezzo. Queste imposte gravano, quindi, quasi sempre sulla persona bisognosa, e pertanto sono spesso oppressive». Pag. 45 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani DAVID RICARDO LA QUESTIONE DELL'INCIDENZA I DIRITTI DI BOLLO E DI REGISTRO o «I diritti di bollo e di registro su obbligazioni e contratti di mutuo gravano completamente sul mutuatario, e infatti sono sempre pagati da lui». o «I diritti della stessa specie sui procedimenti legali gravano sui litiganti. Essi riducono per entrambe le parti il valore capitale dell'oggetto in contestazione.». Pag. 46 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani DAVID RICARDO LA QUESTIONE DELL'INCIDENZA L'IMPOSTA SULLA RENDITA Un'imposta sulla rendita, secondo Ricardo, non è trasferibile per il semplice fatto che si tratta di un'imposta su un prodotto a offerta fissa e che solo attraverso variazioni dell'offerta è possibile trasferire l'onere dell'imposta sul compratore: «Un'imposta sulla rendita colpisce soltanto la rendita; essa ricade interamente sui proprietari terrieri e non può essere traslata su nessun'altra classe di consumatori» Pag. 47 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani DAVID RICARDO LA QUESTIONE DELL'INCIDENZA LE IMPOSTE SUI BENI DI PRIMA NECESSITÀ E LE IMPOSTE SUI SALARI (Cap. 16 dei Principi dell'economia politica e della tassazione) o «Un'IMPOSTA SUI BENI DI PRIMA NECESSITÀ ne fa aumentare i prezzi ed è seguita da un aumento dei salari» o «Le IMPOSTE SUI SALARI faranno aumentare i salari stessi e quindi diminuire il saggio di profitto dei capitali» o «Un'IMPOSTA SUI GENERI DI PRIMA NECESSITÀ è in parte un'imposta sui profitti e in parte un'imposta sui consumatori ricchi» o «Un'IMPOSTA SUI SALARI è interamente un'imposta sui profitti» o «Gli effetti ultimi che derivano da queste imposte (le IMPOSTE SUI BENI DI PRIMA NECESSITÀ e le IMPOSTE SUI SALARI) sono quindi esattamente uguali a quelli che derivano da una IMPOSTA DIRETTA SUI PROFITTI» Pag. 48 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA QUESTIONE DELL'INCIDENZA EFFETTI DI UN'IMPOSTA SUI SALARI w F 𝐹 = wN w1 w 0 FI N1 N0 N Pag. 49 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA QUESTIONE DELL'INCIDENZA EFFETTI DI UN'IMPOSTA SUI PROFITTI F1 w F2 w 0 t N1 N2 N Pag. 50 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA QUESTIONE DELL'INCIDENZA EFFETTI DI UN'IMPOSTA SUI PROFITTI W Q Q1 Q2 0 S1 S0 L Pag. 51 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA QUESTIONE DELL'INCIDENZA EFFETTI DI UN'IMPOSTA SUI PROFITTI in presenza di un VINCOLO DI PROFITTO MINIMO W Q Q1 Q2 0 S1 S0 L Pag. 52 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani IL DEBITO PUBBLICO Sulle nozioni di ONERE DEL DEBITO PUBBLICO e della sua SOSTENIBILITÀ FINANZIARIA la letteratura economica non è pervenuta ad una certa ed univoca definizione. Contributi significativi all'analisi del problema della crescita del debito e dei suoi effetti sull'economia risalgono ad autori classici come HUME, SMITH e RICARDO. Per approfondimenti, v. F. Pica, S. Villani, Debito, Mezzogiorno e sviluppo. A trivial exercise, "Rivista economica del Mezzogiorno", Vol. XXVI, n. 3, 2012. Pag. 53 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani IL DEBITO PUBBLICO SMITH, nel libro V de La ricchezza delle nazioni, dimostra che il DEBITO PUBBLICO è sostanzialmente una quota del prodotto annuale di una nazione che è stata distolta , stornata dal mantenimento di lavoratori produttivi, per essere destinata ad altri impieghi o per essere spesa e sprecata nel giro di poco tempo, senza neppure la speranza di una futura riproduzione. Pag. 54 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani IL DEBITO PUBBLICO RICARDO ha individuato tre possibili significati della locuzione ONERE DEL DEBITO PUBBLICO , utilizzandola per indicare: o il trasferimento reale di risorse dai sottoscrittori di prestiti pubblici allo Stato e dai contribuenti ai sottoscrittori dei titoli del debito pubblico (definizione a oe o o i a proposta nei Principles of Political Economy and Taxation, 1817); o il sacrificio di utilità del contribuente obbligato a pagare le imposte che lo Stato è costretto ad introdurre o ad aumentare per trovare copertura finanziaria agli interessi dovuti ai sottoscrittori dei titoli pubblici e per rimborsare, alla scadenza del debito, il capitale preso a prestito (secondo la prospettiva i oe o o i a illustrata nell'Essay on the Funding System, 1820); o il rallentamento del processo di accumulazione del capitale (secondo un'ulteriore spiegazione macroeconomica degli effetti del debito fornita nel Funding System). Pag. 55 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani IL DEBITO PUBBLICO A Ricardo va riconosciuto il merito di avere per primo affrontato la questione dei LIMITI DEL DEBITO PUBBLICO e della sua SOSTENIBILITÀ. Tale studioso aveva infatti intuito che l'espansione del debito può dar luogo a fenomeni di i sta ilità , fenomeni che si attivano nel momento in cui gli individui non sono più disposti a pagare per il puro e semplice privilegio di vivere nel paese in cui sono ati e la tentazione di trasferirsi in un altro paese in cui il capitale sia esente da tali oneri diventa (…) irresistibile . Pag. 56 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani IL DEBITO PUBBLICO RICARDO E LA TESI CLASSICA CONTRARIA ALL'INDEBITAMENTO DELLO STATO Argomentazioni: – il debito pubblico stimola la fuga del capitale; – il risparmio privato è assorbito dal finanziamento del disavanzo; – il vero onere del debito pubblico è costituito non tanto dagli interessi passivi annuali quanto dallo spreco di risorse che il debito stesso rappresenta. Pag. 57 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani IL TEOREMA DELL'EQUIVALENZA L'ALTERNATIVA TRA DEBITO PUBBLICO ED IMPOSTA STRAORDINARIA SUL PATRIMONIO non è nuova nella storia del pensiero finanziario. Essa è stata discussa da Ricardo ed ha sempre destato l'attenzione degli economisti*, soprattutto in corrispondenza di periodi bellici o di grandi crisi, durante i quali si accumulano, tipicamente, volumi elevati di debiti pubblici. *Il problema del DEBITO PUBBLICO è considerato nell'ambito della FINANZA STRAORDINARIA, è cioè in quella parte della Scienza delle finanze che si occupa di momenti particolari della vita finanziaria di un paese, come la guerra, in cui i governi devono affrontare ingenti ed impellenti spese di carattere eccezionale. Pag. 58 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani IL TEOREMA DELL'EQUIVALENZA Secondo Ricardo, DEBITO PUBBLICO ED IMPOSTA STRAORDINARIA SUL PATRIMONIO sono strumenti finanziari equivalenti. Vediamo perché: o Il governo può finanziare la spesa tassando i contribuenti oggi, oppure può prendere denaro in prestito emettendo obbligazioni. Nel secondo caso, questo debito dovrà venir alla fine ripagato aumentando in futuro le tasse al di sopra del livello che avrebbero altrimenti avuto. La scelta è dunque tra "tassare ora" o "tassare poi". o Supponiamo che il governo finanzi parte delle spesa extra attraverso deficit, vale a dire "tassare poi". Ricardo sostiene che i contribuenti pur avendo più denaro ora, si renderanno presto conto che in futuro saranno chiamati a pagare più tasse e pertanto cominceranno immediatamente a risparmiare quanto non pagato in tasse oggi, per poterle pagare poi. L'EFFETTO SULLA DOMANDA sarebbe in questo caso esattamente lo stesso occorso se il governo avesse finanziato la spesa extra attraverso un aumento delle tasse. Pag. 59 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani IL TEOREMA DELL'EQUIVALENZA o Tuttavia, Ricardo rimane scettico riguardo alla validità empirica di questa equivalenza. Se le persone avessero aspettative razionali sarebbero indifferenti di fronte ai due sistemi. Essi tuttavia non le hanno e, perciò, sono vittime di un'illusione finanziaria che condiziona le loro decisioni: «Il prestito è un sistema che tende a renderci meno parsimoniosi e a non farci vedere la nostra vera situazione». o R.J. BARRO (Are Government Bonds Net Wealth?, "Journal of Political Economy", vol. 82, n. 6, 1974, pp. 1095-1117) assume che le famiglie agiscano come fossero dinastie immortali (altruismo intergenerazionale), che i mercati siano perfetti (ovvero che si possa prestare e prendere in prestito allo stesso tasso di interesse) e che il percorso di spesa del governo sia fisso. A queste condizioni, se il governo finanzia i deficit emettendo obbligazioni, le famiglie cederanno ai propri figli lasciti sufficienti a compensare il futuro aumento di tasse atto a ripagare queste obbligazioni. Pag. 60 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani IL TEOREMA DELL'EQUIVALENZA o L'equivalenza ricardiana contrasta con la teoria Keynesiana, la quale sostiene invece che finanziare la spesa pubblica tramite debito sia più efficace che attraverso le tasse. o Studi empirici smentiscono l'equivalenza ricardiana nella sua forma pura. Alcuni studi, tuttavia, hanno rilevato effetti ricardiani nel comportamento dei risparmiatori. Per approfondimenti al riguardo, v. M.G. Briotti, Economic Reactions to Public Finance Consolidation: a Survey of the Literature, European Central Bank, Occasional Paper n. 38, ottobre 2005. Pag. 61 Crescita del Pil reale (var. % rispetto all'anno prec.; media 2005–2016) 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 EU (28 countries) Euro area (changing composition) Euro area (19 countries) Belgium Bulgaria Czech Republic Denmark Germany Estonia Ireland Greece Spain France Croatia Italy Luxembourg Hungary Malta Netherlands Austria Poland Portugal Romania Slovenia Slovakia Finland Sweden United Kingdom Iceland Norway Switzerland :=not available p=provisional e=estimated : Source of Data: 2,1 1,6 1,7 2,1 7,1 6,4 2,3 0,7 9,4 5,8 0,6 3,7 1,6 4,2 0,9 3,2 4,4 3,8 2,2 2,1 3,5 0,8 4,2 4 6,8 2,8 2,8 3 6,7 2,6 3 3,3 3,2 3,2 2,5 6,9 6,9 3,9 3,7 10,3 5,9 5,7 4,2 2,4 4,8 2 5,1 3,9 1,8 3,5 3,4 6,2 1,6 8,1 5,7 8,5 4,1 4,7 2,5 5 2,4 4 3,1 2,9 3 3,4 7,3 5,5 0,9 3,3 7,7 3,8 3,3 3,8 2,4 5,2 1,5 8,4 0,4 4 3,7 3,6 7 2,5 6,9 6,9 10,8 5,2 3,4 2,6 9,4 2,9 4,1 0,4 -4,4 0,4 -4,4 0,4 -4,5 0,7 -2,3 6 -3,6 2,7 -4,8 -0,5 -4,9 1,1 -5,6 -5,4 -14,7 -4,4 -4,6 -0,3 -4,3 1,1 -3,6 0,2 -2,9 2,1 -7,4 -1,1 -5,5 -0,8 -5,4 0,9 -6,6 3,3 -2,5 1,7 -3,8 1,5 -3,8 4,2 2,8 0,2 -3 8,5 -7,1 3,3 -7,8 5,6 -5,4 0,7 -8,3 -0,6 -5,2 -0,6 -4,3 1,5 -6,9 0,4 -1,6 2,3 -2,1 2,1 2,1 2,1 2,7 1,3 2,3 1,9 4,1 2,3 2 -5,5 0 2 -1,7 1,7 5,8 0,7 3,5 1,4 1,9 3,6 1,9 -0,8 1,2 5 3 6 1,9 -3,6 0,6 3 1,7 1,5 1,5 1,8 1,9 2 1,3 3,7 7,6 0 -9,1 -1 2,1 -0,3 0,6 2 1,7 1,4 1,7 2,8 5 -1,8 1,1 0,6 2,8 2,6 2,7 1,5 2 1 1,8 -0,5 -0,9 -0,9 0,1 0 -0,8 0,2 0,5 4,3 -1,1 -7,3 -2,9 0,2 -2,2 -2,8 0 -1,6 2,6 -1,1 0,7 1,6 -4 0,6 -2,7 1,7 -1,4 -0,3 1,3 1,2 2,7 1 0,2 -0,3 -0,3 -0,1 0,9 -0,5 0,9 0,5 1,4 1,1 -3,2 -1,7 0,6 -1,1 -1,7 4,2 2,1 4,5 -0,2 0,1 1,4 -1,1 3,5 -1,1 1,5 -0,8 1,2 1,9 4,4 1 1,8 1,6 1,2 1,2 1,7 1,3 2,7 1,7 1,6 2,8 8,5 0,4 1,4 0,6 -0,5 0,1 4,7 4 8,3 1,4 0,6 3,3 0,9 3,1 3,1 2,6 -0,6 2,6 3,1 1,9 1,9 2 2,2 2 2 1,5 3,6 4,5 1,6 1,7 1,4 26,3 -0,2 3,2 1,3 1,6 0,8 3,5 3,1 7,4 2 1 3,9 1,6 3,9 2,3 3,8 0,3 4,1 2,2 4,2 1,6 0,8 2016 1,9 1,7 1,7 1,2 3,4 (p) 2,4 1,1 1,9 1,6 : 0 (p) 3,2 (p) 1,2 (p) 2,9 0,9 : 2 5 2,1 (p) 1,5 2,8 1,4 (e) 4,8 2,5 3,3 1,4 3,3 1,8 : : : Eurostat Pag. 62 La pressione fiscale (entrate tributarie totali in percentuale del PIL) Austria Belgium Czech Republic Denmark Estonia Finland France Germany Greece Hungary Iceland Ireland Italy Japan Latvia Luxembourg Netherlands Norway Poland Portugal Slovak Republic Slovenia Spain Sweden Switzerland United Kingdom United States OECD - Average 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 40,9 40,4 40,5 41,4 41,0 40,8 41,0 41,7 42,5 42,8 43,5 43,2 43,0 42,7 43,3 42,4 42,6 43,1 44,2 45,0 45,0 44,8 34,5 34,1 34,3 33,5 32,4 32,5 33,3 33,7 34,1 33,1 33,5 48,0 46,4 46,4 44,9 45,2 45,1 45,1 45,8 46,8 49,6 46,6 30,0 30,5 31,3 31,4 34,9 33,2 31,5 31,5 31,5 32,4 33,6 42,1 42,2 41,5 41,2 40,9 40,8 42,0 42,7 43,6 43,8 44,0 42,8 43,1 42,4 42,2 41,3 42,0 43,2 44,3 45,2 45,5 45,5 33,9 34,5 34,9 35,4 36,1 35,0 35,7 36,3 36,4 36,6 36,9 31,2 30,3 31,2 31,0 30,9 32,2 33,7 35,5 35,6 35,8 36,8 36,7 36,7 39,6 39,7 39,2 37,5 36,5 38,6 38,2 38,2 39,4 39,6 40,5 39,0 35,3 31,9 33,4 34,5 35,3 36,0 38,9 37,1 29,4 30,8 30,4 28,5 27,4 27,1 27,1 27,5 28,2 28,7 23,6 39,1 40,6 41,7 41,7 42,1 41,9 41,9 43,9 44,0 43,7 43,3 27,3 28,1 28,5 28,5 27,0 27,6 28,6 29,4 30,3 32,0 .. 27,9 28,7 28,2 27,7 27,9 28,1 27,8 28,5 28,5 28,9 29,0 38,2 36,2 36,5 37,1 38,9 38,0 37,9 38,8 38,1 38,4 37,0 35,4 36,4 36,0 36,4 35,4 36,1 35,9 36,0 36,5 37,5 37,8 42,6 42,8 42,1 41,4 41,2 41,9 42,1 41,5 39,9 38,7 38,1 33,1 33,8 34,6 34,4 31,4 31,1 31,6 31,9 31,9 32,1 .. 30,8 31,3 31,8 31,7 29,9 30,4 32,3 31,8 34,1 34,2 34,5 31,3 29,3 29,2 29,0 28,9 28,1 28,6 28,4 30,3 31,2 32,3 38,0 37,6 37,1 36,4 36,2 36,9 36,5 36,9 36,8 36,5 36,6 35,3 36,1 36,5 32,3 30,0 31,5 31,4 32,4 33,3 33,8 33,8 46,6 46,0 45,0 44,0 44,1 43,2 42,5 42,6 42,9 42,8 43,3 26,5 26,4 26,1 26,4 27,0 26,5 27,0 26,8 26,9 27,0 27,9 32,5 33,2 33,0 33,0 31,5 32,5 33,4 32,7 32,5 32,1 32,5 25,9 26,7 26,7 25,7 23,0 23,5 23,9 24,1 25,7 25,9 26,4 33,6 33,7 33,8 33,2 32,4 32,6 33,0 33,4 33,8 34,2 34,3 Fonte: Revenue Statistics - OECD countries: Comparative tables. Pag. 63 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani PRESSIONE FISCALE Per PRESSIONE FISCALE si intende il rapporto percentuale tra il prelievo fiscale (che va inteso come la somma di imposte dirette, imposte indirette e imposte in conto capitale) e parafiscale (cioè i contributi sociali) ed il prodotto interno lordo. Un valore che, tuttavia, non fornisce alcuna indicazione sulla quantità e qualità dei servizi pubblici forniti a fronte dei tributi. Pag. 64 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LE QUESTIONI ATTUALI: L ELEVATA PRESSIONE FISCALE Italia: pressione fiscale (entrate tributarie totali in percentuale del PIL) nel periodo 2001-2015 44 43,6 43,4 43,5 43 42,5 41,8 42 41,5 41,6 41,5 41,3 41 40,5 40,1 40 40 39,5 39,1 39 38,5 2001 Fonte: ISTAT. 2003 2005 2007 2009 2011 2013 2015 Pag. 65 La pressione dei tributi comunali (a) nelle circoscrizioni d'Italia (valori pro capite in euro 2014) 1991 2007 2014 Var.% 1991-2014 29.141 26.533 28.305 16.151 24.777 35.945 33.549 35.184 19.732 30.855 32.572 28.902 31.389 17.110 27.473 11,8 8,9 10,9 5,9 10,9 57,1 56,1 54,5 - Nord Centro Centro-Nord Mezzogiorno Italia 232 230 231 124 200 458 461 459 311 418 586 631 601 425 552 152,6 174,3 160,2 242,7 176,0 Mezzogiorno/Centro-Nord (%) 53,7 67,8 70,7 - 0,8 0,9 0,8 0,8 0,8 1,3 1,4 1,3 1,6 1,4 1,8 2,2 1,9 2,5 2,0 125,0 144,4 137,5 212,5 150,0 100,0 123,1 131,6 - PIL Nord Centro Centro-Nord Mezzogiorno Italia Mezzogiorno/Centro-Nord (%) Entrate tributarie Pressione tributaria Nord Centro Centro-Nord Mezzogiorno Italia Mezzogiorno/Centro-Nord (%) (a) Esclusi i Comuni appartenenti a Regioni a statuto speciale. Fonte: mie elaborazioni su dati ISTAT. Pag. 66 L’aliquota implicita di tassazione sul lavoro (Implicit Tax Rate on Labour) European Union (28 countries) Euro area (18 countries) Belgium Bulgaria Czech Republic Denmark Germany Estonia Ireland Greece Spain France Croatia Italy Cyprus Latvia Lithuania Luxembourg Hungary Malta Netherlands Austria Poland Portugal Romania Slovenia Slovakia Finland Sweden United Kingdom Norway 2003 35,6 37,7 43,2 35,6 41,7 38,1 38,8 36,9 24,9 34,4 31,6 39,0 29,2 41,7 22,8 36,6 36,9 29,2 39,3 21,8 32,0 41,0 32,7 22,9 29,7 37,8 36,1 42,5 43,5 24,6 37,7 2004 35,4 37,4 43,8 35,7 41,5 37,5 37,8 35,8 26,2 33,3 32,0 38,9 30,0 41,7 22,7 36,7 36,0 29,4 38,3 22,1 31,9 41,1 32,7 22,3 29,1 37,6 34,5 41,6 43,5 25,1 37,8 2005 35,4 37,3 43,6 33,2 41,3 37,1 37,5 33,8 25,4 33,3 32,4 39,3 29,6 41,2 24,4 33,2 34,9 29,9 38,4 22,5 32,3 40,8 33,8 22,4 28,1 37,6 32,9 41,6 43,6 25,9 37,1 2006 35,6 37,5 42,4 29,7 41,1 36,9 38,1 33,6 25,3 32,3 32,9 39,3 30,3 40,9 23,9 33,1 33,6 30,3 38,9 22,7 35,1 40,9 35,4 23,1 30,1 37,3 30,5 41,6 42,9 25,9 36,6 2007 35,8 37,9 42,4 30,4 41,7 36,6 38,2 33,9 25,5 33,3 33,7 39,0 30,8 42,4 23,9 31,1 33,1 31,0 41,0 21,2 35,6 41,0 34,0 23,7 30,2 35,9 31,1 41,3 41,2 26,1 36,1 2008 36,0 38,0 42,4 27,4 39,9 36,6 38,6 33,8 24,5 32,9 32,4 39,0 31,0 43,0 24,6 28,4 32,7 31,6 42,3 21,2 36,8 41,3 31,7 23,5 27,3 35,9 32,7 41,2 41,2 26,2 35,7 2009 35,4 37,4 42,0 25,7 37,6 34,8 38,0 34,9 25,1 30,0 31,4 38,6 31,3 42,6 26,2 29,2 32,6 31,6 40,2 21,7 35,9 40,3 30,9 23,6 28,6 35,1 31,4 40,1 39,4 24,7 35,7 2010 35,4 37,4 42,7 23,5 38,4 34,2 37,2 36,6 25,9 31,5 32,6 38,1 31,1 42,6 26,9 33,1 31,5 31,8 38,4 21,6 37,0 40,5 30,3 24,2 30,0 35,0 32,2 39,0 39,1 25,6 36,3 2011 35,8 37,7 42,9 24,2 39,0 34,3 37,3 35,7 28,2 30,9 32,9 38,8 29,7 42,3 26,8 33,3 31,5 32,5 38,2 22,5 37,5 40,8 32,0 25,4 33,0 35,3 31,6 39,5 38,9 25,8 36,4 2012 36,1 38,5 42,8 24,5 38,8 34,4 37,8 35,0 28,7 38,0 33,5 39,5 29,2 42,8 28,8 33,0 31,9 32,9 39,8 23,3 38,5 41,5 33,9 25,4 30,4 35,6 32,3 40,1 38,6 25,2 36,4 Fonte: Eurostat. Pag. 67 L’aliquota implicita di tassazione sul consumo (Implicit Tax Rate on Consumption) EU (28 countries) Euro area (18 countries) Belgium Bulgaria Czech Republic Denmark Germany Estonia Ireland Greece Spain France Croatia Italy Cyprus Latvia Lithuania Luxembourg Hungary Malta Netherlands Austria Poland Portugal Romania Slovenia Slovakia Finland Sweden United Kingdom Iceland Norway 2003 19,7 19,3 21,4 19,2 18,8 33,3 19,0 19,8 24,4 15,5 15,9 20,1 30,7 17,3 18,0 18,3 17,0 23,8 25,6 16,2 23,7 22,2 18,3 18,9 17,7 23,8 20,3 28,1 27,0 18,6 26,3 28,4 2004 19,8 19,4 22,0 21,5 20,8 33,3 18,5 19,7 25,5 15,3 16,1 20,3 30,1 17,6 19,4 18,1 16,1 25,4 27,0 17,5 24,2 22,1 18,5 18,8 16,4 23,7 20,8 27,7 26,9 18,6 27,9 28,8 2005 19,7 19,4 22,3 21,8 21,1 33,9 18,4 22,0 26,0 15,5 16,7 20,3 30,0 17,4 19,7 19,9 16,5 26,3 26,1 19,1 24,4 21,7 19,8 19,7 17,9 23,5 21,5 27,6 27,3 17,9 29,3 29,4 2006 19,8 19,6 22,4 23,5 20,3 34,2 18,5 22,7 26,0 16,0 16,6 20,1 30,5 18,0 20,0 19,8 16,7 26,4 25,4 19,4 25,3 21,3 20,6 20,0 17,8 23,7 19,5 27,2 27,2 17,8 30,6 30,6 2007 20,0 19,8 22,1 22,6 21,3 33,9 20,1 23,6 25,2 16,5 15,7 19,8 29,8 17,9 20,5 19,6 17,8 27,1 26,3 19,4 25,6 21,6 21,6 19,1 18,0 23,9 19,9 26,5 27,5 17,7 29,1 31,1 2008 19,6 19,2 21,2 24,7 20,5 32,6 20,1 21,1 22,8 15,4 13,9 19,4 29,4 17,2 20,4 17,4 17,7 27,1 26,0 19,3 25,7 21,7 21,4 18,2 17,7 24,2 18,3 25,9 27,9 17,6 26,2 29,1 2009 19,1 18,8 20,8 22,0 20,7 31,3 20,2 25,6 21,9 14,6 12,5 18,9 28,1 16,9 19,2 16,9 16,5 27,8 27,2 18,9 24,7 21,6 19,3 16,7 16,9 23,4 17,0 25,6 27,6 16,8 24,1 28,6 2010 19,7 19,2 21,2 21,4 20,9 31,3 19,7 25,1 22,1 16,4 14,8 19,2 29,2 17,6 19,0 16,9 18,0 27,5 27,4 18,5 25,4 21,3 20,5 17,6 18,1 23,2 17,4 25,1 27,9 18,0 24,8 29,0 2011 19,9 19,3 21,0 21,1 21,8 31,4 20,0 25,8 21,4 16,3 14,1 19,7 27,9 17,4 17,6 17,2 18,2 28,0 26,8 18,9 24,8 21,2 20,8 18,2 20,3 22,9 18,3 26,4 27,3 19,3 24,8 29,2 2012 19,9 19,3 21,1 21,5 22,5 30,9 19,8 26,0 21,9 16,2 14,0 19,8 29,1 17,7 17,6 17,4 17,4 28,9 28,1 18,7 24,5 21,3 19,3 18,1 20,9 23,4 16,7 26,4 26,5 19,0 24,5 29,4 Fonte: Eurostat. Pag. 68 Crescita del prodotto pro capite e disuguaglianza nell’EU15 dopo la crisi economica del 2007-2008 Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati EUROSTAT. Pag. 69 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LE QUESTIONI ATTUALI: LE DISUGUAGLANZE IN ITALIA (I) Indicatori di disuguaglianza – Anni 2014 e 2007 Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati ISTAT, Indagine sui redditi e le condizioni di vita. Pag. 70 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LE QUESTIONI ATTUALI: LE DISUGUAGLANZE IN ITALIA (II) Distribuzione degli individui per quinto di reddito equivalente della famiglia di appartenenza Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati ISTAT, Indagine sui redditi e le condizioni di vita, 2014. Pag. 71 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LE QUESTIONI ATTUALI: LA POVERTÀ IN ITALIA (I) Persone in condizione di povertà assoluta (2005-2015) Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su ISTAT. Pag. 72 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LE QUESTIONI ATTUALI: LA POVERTÀ IN ITALIA (II) Individui a rischio di povertà (a) nel 2014 (valori percentuali) (a) Linea di povertà: 60% della mediana del reddito equivalente della famiglia di appartenenza, inclusi i fitti imputati. Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati ISTAT, Indagine sui redditi e le condizioni di vita, 2014. Pag. 73 NOI E GLI ALTRI (I) Debito pubblico in percentuale del Pil - Periodo 2004-2015 200 177,4 180 177,4 172,1 160 159,6 140 132,3 120 99,8 100 100,1 99,8 96,2 80 71,2 60 40 20 0 2004 2005 2006 2007 Germany Fonte: Eurostat. 2008 Greece 2009 2010 Spain 2011 2012 France 2013 2014 2015 Italy Pag. 74 NOI E GLI ALTRI (II) Debito pubblico in percentuale del Pil - Periodo 2004-2015 140 120 100 80 60 40 20 0 2004 2005 2006 2007 Euro area (19 countries) Fonte: Eurostat. 2008 2009 2010 EU (28 countries) 2011 Italy 2012 2013 2014 2015 United Kingdom Pag. 75 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA MANOVRA ECONOMICA PER IL 2016 o La MANOVRA PER IL 2016 prevede una significativa RIDUZIONE DELLA PRESSIONE FISCALE rispetto al quadro tendenziale, da realizzarsi principalmente eliminando le clausole di salvaguardia introdotte dalle leggi di stabilità per il 2014 e per il 2015 (che avrebbero fatto scattare aumenti delle imposte sui consumi) e abolendo la tassazione della proprietà dell a itazio e principale. o La diminuzione delle imposte è finanziata solo in parte con riduzioni di spesa; sono previste maggiori entrate, in buona parte derivanti dalla voluntary disclosure (la procedura di emersione volontaria dei capitali illecitamente detenuti all’este o e per la regolarizzazione dei redditi evasi in Italia). Per garantire la disponibilità di tali risorse, il disegno di legge di stabilità prevede – in caso di gettito inferiore alle attese – un aumento delle accise sui carburanti da definire entro il 31 marzo 2016. o U ’alt a copertura temporanea è costituita dagli incassi attesi da nuove concessioni relative ai giochi (0,5 miliardi nel 2016). Sempre nel settore dei giochi, entrate permanenti per 0,6 miliardi l’a o deriverebbero invece dall’au e to delle aliquote del prelievo erariale unico su alcune categorie di apparecchi. Pag. 76 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA MANOVRA ECONOMICA PER IL 2016 «Il DISEGNO DI LEGGE DI STABILITÀ PER IL 2016 prevede MISURE VOLTE A RIDURRE LA PRESSIONE FISCALE. L’o iettivo del Governo è sostenere l e o o ia: i principali indicatori confermano che la ripresa si è avviata, ma resta necessario consolidarla; sono ancora elevati i rischi provenienti dall e o o ia globale. Nonostante l’au e to del disavanzo rispetto al valore tendenziale, il Governo prevede di cominciare a RIDURRE L INCIDENZA DEL DEBITO SUL PRODOTTO già a partire dall’a o prossimo. È un impegno chiave, di cui terranno conto osservatori, mercati, autorità e partner europei: non va mancato. Negli anni recenti il calo del peso del debito sull e o o ia è stato più volte previsto e poi posticipato. Ciò ha finora riflesso anche la dinamica del denominatore, il prodotto, che nella lunga recessione è sceso di quasi dieci punti in termini reali. Il quadro economico oggi in sensibile miglioramento, le condizioni finanziarie distese offrono l’o asio e per realizzare stavolta l’o iettivo.» (L. Federico Signorini, Audizione preliminare all’esa e della manovra economica per il triennio 2016-18. Testimonianza del Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, Senato della Repubblica, Roma, 3 novembre 2015). Pag. 77 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA LEGGE DI BILANCIO 2017 GLI OBIETTIVI DICHIARATI 1) Mantenere gli obiettivi di sostegno della crescita. 2) Mantenere il percorso di consolidamento fiscale da tempo in corso. LE MISURE PRINCIPALI 1) Sterilizzazione delle clausole di salvaguardia (0,9 % di PIL): rinviato al 2018 l’au e to di IVA e accise ereditato dalle Manovre precedenti. 2) Nuovo aumento dell'IVA di 0,9 punti percentuali dal 1° gennaio 2019 (cioè fino al 25,9 %, qualora nel 2018 non si provveda a sterilizzare il previsto aumento del 3 %). 3) Sgravi fiscali (l'ecobonus; la detrazione al 50% per gli interventi di ristrutturazione edilizia; agevolazioni fiscali per gli interventi antisismici; esenzione IRPEF per i redditi dominicali e agrari; riduzione delle accise sulla birra; agevolazioni fiscali per la finanza etica). Pag. 78 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA LEGGE DI BILANCIO 2017 LE MISURE PRINCIPALI IN FAVORE DELLE IMPRESE 1) Tassazione separata IRES (aliquota 24%) per il reddito d’i p esa dei soggetti IRPEF. 2) Confermato superammortamento (140% per gli investimenti in macchinari) ed iperammortamento (250%, per i beni ad alto contenuto tecnologico). 3) Introduzione del principio di cassa ai fini della tassazione dei redditi delle imprese a contabilità semplificata. 4) Estensione degli incentivi fiscali per le start-up innovative e per le Pmi innovative. 5) Estesa fino al 31 dicembre 2020 la finestra per il credito d'imposta per attività di ricerca e sviluppo. 6) Detassazione per i redditi derivanti dagli investimenti a lungo termine (almeno 5 anni) nel capitale delle imprese, effettuati dalle casse previdenziali o da fondi pensione. 7) Esenzione fiscale per i redditi di capitale e i redditi diversi percepiti da persone fisiche derivanti dagli investimenti effettuati in piani di risparmio a lungo termine (i Pir), a specifiche condizioni, tra cui l'obbligo di investire nel capitale di imprese italiane e europee, con una riserva per le Pmi. 8) Introduzione disciplina su liquidazione IVA consolidata e g uppo IVA . Pag. 79 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani LA LEGGE DI BILANCIO 2017 MISURE DI ATTRAZIONE DEGLI INVESTIMENTI 1) Incentivi per il ritorno dei ricercatori italiani residenti all este o; 2) Regime speciale per il rientro dei lavoratori qualificati; 3) Regime speciale per talune categorie di nuovi residenti (imposta sostitutiva forfettaria sui redditi prodotti all’este o in favore delle persone fisiche che trasferiscono la residenza fiscale in Italia; visto i vestito i per chi intende effettuare significativi investimenti in Italia). Pag. 80 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani IL DECRETO LEGGE FISCALE COLLEGATO ALLA MANOVRA 2017 LE MISURE PRINCIPALI 1) Rottamazione delle cartelle: allargamento del perimetro della sanatoria, estesa anche ai Comuni che non si servono di Equitalia e procedono con ingiunzioni, invece che con cartelle di pagamento). 2) Abolizione degli studi di settore, sostituiti dagli indici sintetici di affidabilità fiscale cui sono collegati livelli di premialità per i contribuenti più affidabili, anche in termini di esclusione o riduzione dei termini per gli a e ta e ti . 3) Seconda edizione della voluntary disclosure olla o azio e volo ta ia , che consente ai contribuenti che detengono illecitamente patrimoni all’este o di regolarizzare la propria posizione denunciando spontaneamente all’A i ist azio e finanziaria la violazione degli obblighi di monitoraggio). 4) Spesometro (l'obbligo, introdotto dal D.L. 78/2010, di comunicare telematicamente all’Ag. Entrate le operazioni rilevanti Iva): diventa trimestrale per chi non sceglie, volontariamente, la trasmissione telematica delle fatture; uest’o ligo non sussiste per chi adotterà la fatturazione elettronica. 5) Misure urgenti a favore dei Comuni in materia di accoglienza. 6) Misure per la promozione e lo sviluppo del settore agroalimentare. Pag. 81 INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FINANZA PUBBLICA – Salvatore Villani IL DECRETO MEZZOGIORNO (D.L. n. 243/2016) LE MISURE PRINCIPALI 1) Rafforzamento del credito d i posta per gli investimenti nel Mezzogiorno (per l’a uisto da parte delle imprese del Mezzogiorno di beni strumentali nuovi). 2) Interventi per l’Ilva e per la popolazione dell’a ea di Taranto. 3) Cambia la composizione della cabina di regia istituita per l'elaborazione del programma di risanamento ambientale e rigenerazione urbana del comprensorio Bagnoli-Coroglio. 4) Riequilibrio territoriale: a partire dalla prossima legge di bilancio, le AA.PP. dovranno rispettare l’o iettivo di destinare agli interventi nel Mezzogiorno un volume complessivo annuale di stanziamenti ordinari in conto capitale proporzionale alla popolazione di riferimento o conforme ad altro criterio che sarà stabilito da Palazzo Chigi. Il Ministero per la coesione territoriale presenterà annualmente alle Camere una relazione sui risultati. 5) Beni confiscati alle mafie: sarà possibile assegnare ai Comuni, per finalità istituzionali e sociali, anche i beni confiscati alle imprese mafiose e non soltanto – come era previsto dalla normativa vigente – i beni confiscati ai singoli soggetti mafiosi. Pag. 82