2 www.corrierecomunicazioni.it [email protected] KILLERAPPS n°6. 22 marzo 2010 10 luglio 2008. Una data storica per il mondo della telefonia mobile. Due estati fa, infatti, veniva inaugurato lʼApp Store, il negozio online di applicazioni per iPod Touch e soprattutto per iPhone MOBILE. A fare da apripista è stata Apple. Ma i concorrenti non sono rimasti a guardare La killer app? Lʼapplicazione A fine anno il giro dʼaffari sfiorerà i 7 miliardi di dollari e coinvolgerà tutta la filiera FEDERICOFERRAZZA ’ Stime Secondo Gartner nel 2013 il 25% delle revenues sarà generato dalla pubblicità di social networking, quelle che permettono acquisti e di lavorare in mobilità, garantendo al mercato di aumentare non solo di volume ma Iniziative anche di valore”. Un valore che non è determinato solo dalla vendita delle app. Se infatti i software per smartphone sono sempre più scaricati, la maggior parte di questi (circa lʼ80%) è gratis. Il che, però, non sembra essere un problema per il business: Gartner stima che nel 2013 il 25% dei soldi generati dagli application store arriverà dalla pubblicità. “Vendere più smartphone non significa che ci saranno più app acquistate. Ma al tempo stesso il mercato potrà crescere con tutte le app finanziate dallʼadvertising”, spiega ancora Baghdassarian. Al modello di business delle app sono poco interessati gli operatori telefonici che se da una parte perdo- ’ Il 10 luglio del 2008 rimarrà una data storica nel mondo della telefonia mobile. Due estati fa, infatti, veniva inaugurato lʼApp Store, il negozio online di applicazioni per iPod Touch e soprattutto per iPhone. Quel giorno iniziava una rivoluzione. Dopo anni, per la prima volta, un produttore di terminali lanciava il guanto di sfida agli operatori telefonici che, fino a quel momento, avevano fatto la voce grossa con (quasi) tutte le manifatturiere. Apple provò a invertire la rotta non tanto con un telefonino rivoluzionario come lʼiPhone. Ma con un “negozio” che oggi è il vero punto di forza del cellulare di Cupertino. Senza le quasi 150mila applicazioni disponibili oggi sullʼApp Store, infatti, lʼiPhone rischierebbe di essere una splendida scatola vuota. Il successo delle app della “mela morsicata” - realizzate per lo più da terze parti che nello shop della Apple hanno trovato una vetrina internazionale per vendere e promuovere i propri prodotti - è nei numeri. A gennaio - dopo quindi un anno e mezzo dellʼapertura dellʼApp Store - i download erano stati circa tre miliardi e, secondo uno studio di Gartner, nel 2009 il 99,4% delle app vendute per tutti gli smartphone era per iPhone. Un primato che vale ancora di più perché si sta parlando di un mercato in crescita. Sempre secondo Gartner, infatti, oggi il business delle app mobili vale 4,2 miliardi di dollari. Si salirà a 6,8 miliardi alla fine di questʼannno e per il 2013 di dovrebbero sfiorare i 30 miliardi. Ma non sarà tutto merito di Apple che, con le sue performance nel settore, ha ingolosito gran parte dei produttori di cellulari e degli sviluppatori di sistemi operativi per smartphone. Che stanno tentando di replicare il successo dellʼazienda di Steve Jobs con altri negozi per applicazioni. È questo il caso, per esempio, di Nokia (Ovi Store), Rim (Blackberry), Android, Palm, Vodafone, Microsoft (Windows Mobile Marketplace), Samsung ed Lg, solo per citare i nomi più illustri. In questi negozi ci sono già decine di migliaia di applicazioni disponibili (anche se alcuni come Lg non sono ancora arrivati in Italia): sono a pagamento o gratis come le mappe per la navigazione Gps disponibili sullʼOvi Store, una mossa di Nokia per contrastare il dominio - finora indiscusso - della Apple. “La maggiore diffusione degli smartphone sta rendendo gli application store fondamentali per tutti gli attori del mercato della telefonia mobile e sono sempre di più gli utenti che provano lʼesperienza del download”, commenta Stephanie Baghdassarian, research director di Gartner. “I videogiochi - continua - sono i software più scaricati, ma continuano a crescere le app Tecnologie Riflettori puntati sui sistemi operativi: le apps funzionano bene quando pensate per specifici terminali no un poʼ di controllo sul mercato, dallʼaltra non possono che beneficiare di software che per essere scaricati aumentano il traffico dati sulle loro reti. Ciononostante gli operatori di telecomunicazioni, oltre che alleati dei produttori (e dei gestori di application store), vogliono anche essere dei loro competitor. Una delle “prove” è Plaza Retail, messa a punto dalla californiana Qualcomm. Si tratta di una piattaforma che raccoglie widget (applicazioni per tutti i tipi di dispositivi che però non siano proprietarie, cioè non appartengano per esempio ad Apple o a Nokia) e che permette allʼoperatore di crearsi un proprio application store. Lʼutente finale - che ha il contratto con il carrier - può attingere allo store gratuitamente (paga solo il traffico) e il cassetto delle app non si perde se si cambia cellulare. Ciascun operatore può decidere quali servizi abilitare, come personalizzare, cosa offrire e segnalare le novità ai suoi clienti, mandando messaggi se esce una nuova applicazione, per esempio potenzialmente interessante in base alle app già scaricate dal cliente. Plaza Retail è stata già adottata in America Latina con América Móvil e Tim Brazil. Al di là di questi casi, però, il futuro degli application store sembra in mano più a chi produce il sistema operativo dei cellulari che a coloro che assicurano la connettività. Il motivo è semplice: le app funzionano bene quando sono pensate per un terminale specifico e per le sue caratteristiche (dimensioni dello schermo, interfaccia, presenza del Gps e così via). In questo Apple non ha rivali: ha un solo cellulare e gli sviluppatori non devono pensare a tutte le possibili variabili di utilizzo che comporta un uso su più terminali. È anche per questo che lʼiPad ha la stessa interfaccia del suo fratello minore iPhone: agendo così Apple ha assicurato alla sua nuova creatura quasi tutte le app del telefonino. Battezzato il primo shopping center virtuale dedicato ai tool aziendali Scommessa professional per Google Punta sulle applicazioni “professional” il gigante del web Google che ha appena battezzato il primo shopping center virtuale dove sarà possibile acquistare applicazioni aziendali integrabili tra loro e con tutte le versioni della suite di servizi e applicazioni cloud Google Apps. Gli oltre 2 milioni di clienti della piattaforma Google Apps potranno collegarsi al nuovo Google Apps Marketplace per scaricare e attivare applicazioni integrate con la suite di servizi cloud. Oltre una cinquantina le aziende che già propongono le proprie applicazioni su Google Apps Marketplace. Il catalogo si compone di soluzioni dedicate allʼaccounting & finance e alle attività amministrative, tool di calendar & scheduling, per la gestione clienti, il document management, la produttività, il project management, sales & marketing, security & compliance, workflow. Il portale rappresenta unʼenorme opportunità per le aziende che svilup- pano applicazioni software, poiché attraverso di esso possono accedere a un bacino (attuale) di 25 milioni di utenti che operano presso due milioni tra aziende e università. Una volta installate allʼinterno del dominio web di unʼazienda, le applicazioni di terze parti funzionano come applicazioni native di Google. Previa approvazione degli amministratori dei sistemi aziendali, possono interagire con i servizi calendar, la posta, i documenti e i contatti. Gli amministratori possono gestire tutte queste applicazioni dal pannello di controllo di Google Apps e i dipendenti vi possono accedere direttamente da Google Apps. Grazie allʼintegrazione con Ope- nID, gli utenti di Google Apps possono accedere, inoltre, alle applicazioni mediante single sign-on, cioè senza necessità di autenticarsi per lʼaccesso a ogni singola applicazione. Le applicazioni cloud acquisite attraverso il Google Apps Marketplace mettono fine alla necessità di aggiornare periodicamente il software. Trattandosi di applicazioni erogate in modalità software a a service, gli aggiornamenti vengono inviati in automatico, esattamente come avviene per le applicazioni Google Apps. Risultato? Maggiore semplicità e produttività degli utenti, minori complicazioni per amministratori IT. Enzo Lima