Stagione 2006/2007 - Istituto Musicale Rivoli

RIVOLIMUSICA
Stagione concertistica 2006/2007
Venerdì 20 Ottobre 2006
Venerdì 15 Giugno 2007
ingresso libero (fino ad esaurimento posti disponibili)
• Auditorium Istituto Musicale
(via Capello 3)
• Castello di Rivoli
(piazza Mafalda di Savoia)
• Maison Musique
(via Rosta 23)
• Chiesa della Collegiata Alta
(piazza Bollani)
INFO
Istituto Musicale Città di Rivoli
Via Capello 3 Rivoli
Tel/fax 011 9564408
e-mail: [email protected]
www.comune.rivoli.to.it/istitutomusicale
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La stagione concertistica dell’Istituto Musicale Città di
Rivoli, giunta alla VII edizione, costituisce ormai un
appuntamento consolidato nel panorama culturale della
Città.
Con gli anni il pubblico di appassionati è cresciuto di
numero, tanto che la sala concerti dell’Istituto spesso
risulta insufficiente a contenerli tutti.
Perciò il nuovo Presidente dell’Istituto Enrico Demaria
con il Direttore Artistico Andrea Maggiora hanno
predisposto un programma che prevede anche alcune
uscite all’esterno dell’Istituto, in sedi più ampie.
Costante rimane l’alto livello artistico della rassegna, che
punta ancora una volta a presentare opere, autori ed
esecutori insoliti – frutto spesso di ricerche filologiche
nuove e inedite – con l’intento di contribuire alla
formazione musicale del pubblico con offerte sempre più
variegate e ricche di stimoli nuovi.
Ai responsabili dell’Istituto, agli esecutori ed agli Enti che
sponsorizzano la manifestazione va il nostro
riconoscimento per un evento che arricchisce la nostra
Città di una rassegna degna dei più prestigiosi
appuntamenti che si svolgono nella nostra Regione.
Giuseppe Misuraca
Assessore alla Cultura
Guido Tallone
Sindaco di Rivoli
RIVOLIMUSICA è alla settima edizione: cosa fare e perché
sono le domande che sempre ci poniamo in fase di
programmazione, cercando del resto di non perdere di vista la
coerenza tra la nostra istituzione ed il progetto della nuova
stagione; la formula si concretizza in offerta di varietà nei generi
e nei programmi, spazio a giovani esecutori ed alle produzioni
di artisti e allievi dell’Istituto Musicale, opere poco eseguite e
novità assolute, cercando di introdurre sperimentazioni e cose
nuove all’interno di un percorso che il pubblico riconosca vicino
alle proprie inclinazioni.
È così nata la proposta di 22 appuntamenti: il concerto di
apertura con Giovanni Allevi, pianista e compositore
rivelazione, che trascende ogni categoria musicale precostituita;
il jazz, indirizzo caratterizzante dell’Istituto Musicale,
rappresentato da 3 appuntamenti di rilievo; la nuova musica,
rappresentata dal flautista Roberto Fabbriciani, dedicatario
privilegiato delle composizioni in programma scritte per lui da
alcuni dei più significativi compositori viventi; un ciclo di tre
concerti negli spazi del Castello di Rivoli, dedicati ai compositori
contemporanei del Nord Africa, Medio Oriente e Iran realizzati
da Aschraf Kateb violinista siriano, Xenia Ensemble e
Peyman Yazdanian’s Quartet, formazione iraniana con
influenze etniche e classiche europee, in una produzione in
collaborazione con l’Ambasciata Italiana a Teheran; 7
appuntamenti con la cameristica daranno spazio alla tradizione,
articolando il cartellone tra i sestetti per archi di Brahms e
Tchaikovsky, (sestetto dell’Orchestra da Camera di Bologna); i
giovani vincitori del Master dei Talenti 2005; il duo pianistico
con un’interessante percorso attraverso la storia della forma
musicale riproposta da Giovanni Bietti e Alessandro Gwis;
infine Luca Avanzi e Antonio Ballista ci sveleranno le magie
della musica ispirate dagli insetti, con un curioso viaggio
attraverso un museo sonoro di scienze naturali.
Le produzioni degli allievi, inserite a pieno titolo nella stagione,
completeranno il cartellone per terminare con la ormai
tradizionale festa della musica nella cornice del parco-arena
dell’Istituto Musicale.
Continua la collaborazione con gli Enti pubblici e privati che
hanno sostenuto i costi per la realizzazione di questa stagione
e che ringraziamo per la loro generosità e per la fiducia riposta
nel nostro progetto. Riteniamo preziosa anche la collaborazione
con. il DAMS per la compilazione delle finestre musicologiche
legate ad aspetti e curiosità colte e non di ogni concerto, che
vorrebbero offrire al pubblico uno spunto di approfondimento
ed un pensiero musicale che rimanga anche dopo la serata.
Andrea Maggiora
(direttore artistico)
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Enrico Demaria
(presidente)
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Ri-Sound
incontri possibili tra giovani e musicisti
Ri-Sound è un progetto rivolto alle scuole che
prevede incontri tra studenti e i musicisti
inseriti nel cartellone di Rivolimusica 20062007.
Gli incontri (sempre di venerdì o sabato
mattina all’Istituto Musicale) coinvolgeranno i
ragazzi e gli artisti, in una conversazione
amichevole fuori dal contesto scolastico della
lezione. Vuol essere un momento in cui i
musicisti si presentino parlando di se stessi e
dell’aspetto umano della professione, facendo
vedere da vicino gli strumenti, accennandone
le possibilità sonore e tecniche, ma anche la
storia vissuta.
Si potrà parlare di calcio e di belle donne o
uomini prestanti, per stabilire un feeling con i
ragazzi e le ragazze del liceo o istituto tecnico;
far poi capire come si suona insieme, come si
costruisce un programma, ma non realizzare
un vero concerto, caso mai un poco di prove
con interruzioni e molto senso dell’incontro
di conoscenza, quella stessa che dovrebbe
alimentare la curiosità di ascoltare il concerto
vero del sabato sera, da spettatori un
po’privilegiati, il tutto non lunghissimo né per
nulla simile a una lezione a scuola.
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Auditorium Istituto Musicale
ore 21,00
Giovanni Allevi pianoforte
Venerdì 20 ottobre 2006
No Concept
go with the flow
ciprea
come sei veramente
prendimi
ti scrivo
regina dei cristalli
ossessione
sospeso nel tempo
le tue mani
qui danza
notte ad harlem
pensieri nascosti
breath (a meditation)
Giovanni Allevi è un compositore che ha scelto il
pianoforte come mezzo privilegiato di espressione.
È un artista moderno e “senza etichette”, con una
solida competenza accademica data dai suoi diplomi
con il massimo dei voti in composizione e pianoforte
e da una laurea con Lode in Filosofia della Scienza.
La sua musica “contemporanea” apre la tradizione
classica verso le sonorità dei nostri giorni, il suo
linguaggio emozionale e romantico contiene una
nuova intensità melodica italiana e al tempo stesso
elementi del jazz e del minimalismo americano.
Il suo ultimo cd “no concept” uscito a maggio 2005
per Ricordi/Sony Bmg, è entrato nelle classifiche dei
dischi più venduti in Italia, Germania Austria e Corea,
tra album “pop”.
Complice il suo debutto nel 2004 con doppio soldout al “Blue Note” di New York, i suoi concerti in
giro per il mondo (Italia, Usa, Nord-Europa e Cina)
vedono oramai una straordinaria partecipazione di
pubblico.
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NO CONCEPT
Ho scritto “no concept” quasi per intero nel periodo
in cui ho vissuto ad Harlem: volevo entrare in
contatto con la poesia schietta delle nuove forze
artistiche di New York. Sono andato in America per
allontanarmi dai vincoli della tradizione europea, per
allontanarmi dalla sua storia e guardarla con occhi
nuovi.
“No concept” è nato in quelle notti, passeggiando sui
marciapiedi caldi, con le antenne alzate per captare
qualunque emozione, mentre nelle dita fremeva tutta
l’accademia che avevo assorbito.
“No concept” è il rifiuto di quel concettualismo a
tutti i costi, che nega la creatività quando essa ha il
vago e piacevole sentore del ricordo.
La mia musica strumentale, indubbiamente, potrà
chiamarsi musica classica contemporanea, ma nel
semplice significato che è musica di oggi: la musica di
un compositore che vuole interpretare il suo tempo,
così come tutti i compositori hanno fatto prima di
lui. E tutto ciò senza legacci o sovrastrutture.
“No concept” significa seguire la propria ispirazione,
ed è un invito a farlo in tutte le occasioni della vita!
Giovanni Allevi
I più importanti giornali nazionali ed internazionali lo hanno
definito “genio italiano del pianoforte” (Luxury), il “Mozart del
2000” (La Repubblica), il “filosofo del pianoforte” (Il Corriere
della Sera), “modern and free spirit” (Shanghai Star), grazie alla
sua capacità di “traghettare” il mondo classico alle nuove
generazioni, contribuendo a rinnovare il repertorio della musica
colta.
Il regista americano Spike Lee ha scelto il brano “come sei
veramente” (terza track dell’album “no concept”) come colonna
sonora del suo ultimo spot per la Bmw. Simbolico testimone
passatogli dopo il “Koln Concert” di K. Jarrett.
Giovanni Allevi ha intrapreso dall’inizio dell’anno un tour
internazionale in cui esegue in concerto i brani dell’ultimo album
“no concept”: “un disco dedicato all’amore in tutte le sue
sfumature” e che lo ha reso portavoce nel mondo della genialità
e creatività musicale italiana.
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Auditorium Istituto Musicale
ore 21,00
Sabato 28 ottobre 2006
Claude Hauri
violoncello
Federico Aldao pianoforte
Variazioni su Mozart
Franz Danzi
Variazioni sul tema
“Là ci darem la mano”
Ludwig
Sette variazioni sul tema:
van Beethoven “Bei Männernr welche Liebe
fühlen”, tratto dall’opera
“Il flauto magico” di Mozart
Pietro Viviani “Attorno al la(r)ghetto”,
prendendo spunto dal
quintetto con clarinetto
in La maggiore, K. 581
Ludwig
Dodici variazioni sul tema
van Beethoven “Ein Mädchen oder
Weibchen”, tratto
dall’opera “Il flauto magico”
di Mozart, op.66
Claude Debussy Sonata per violoncello
e pianoforte
Prologue
Serenade
Finale
Claude Hauri, nato nel 1976 a Lugano, studia e si diploma
al Conservatorio della Svizzera Italiana e al Conservatorio di
Winterthur.
Particolare attenzione ha dedicato alla musica
contemporanea ed ha al suo attivo molte prime esecuzioni
e incisioni per la Radio della Svizzera italiana, DRS, Jecklin
Zurigo, Novecentomusica, EMI e Nuova Era.
Quale solista e in gruppi da camera ha tenuto concerti in
Svizzera, Germania, Italia, Reppubblica Ceca, Francia,
Australia,… invitato tra gli altri dal festival Marta Argerich,
Lugano, Nuova Consonanza, Roma, Amici della Musica di
Palermo, Unione Musicale di Torino, National Academy
Melbourne, Musica Insieme di Bologna.
Federico Aldao, nato a Rosario, Argentina, inizia lo studio
musicale all’età di quattro anni e si diploma presso il
Conservatorio di Zurigo ottenendo il diploma di concertista
a pieni voti con lode nel 1996. Nel 2000 ottiene il diploma
di solista presso il Conservatorio della Svizzera italiana sotto
la guida di Nora Doallo. Secondo premio al concorso Franz
Liszt di Buenos Aires, e all’International Piano Competition
of Japan (Tokio). Ha suonato con le principali orchestre
Argentine e con l’Orchestra della Svizzera italiana. Si
esibisce regolarmente in Europa e in Sud America in duo e
recital pianistici. Ha inciso per Aurophon.
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BEETHOVEN INNAMORATO
Nell’atto primo dell’opera Zauberflöte di Mozart
l’incontro tra Papageno e Pamina si svolge in un duetto
dai seguenti toni: Pamina “Agli uomini sensibili all’amore
non manca la bontà di cuore” – Papageno:
“Condividere questi dolci impulsi è poi il primo dovere
di una donna” – insieme: “Vogliamo godere l’amore,
per esso soltanto viviamo”. Non è sicuramente un caso
che il burbero Beethoven abbia scelto la melodia cucita
su questo passo del libretto per farne il tema di sette
variazioni composte per violoncello e pianoforte. Sarà
per caso il manifesto programmatico della sua
concezione dell’amore? Proseguiamo su questa traccia.
Tre anni prima della pubblicazione di questa prima serie
di variazioni Beethoven aveva scritto altre dodici
variazioni, sempre per violoncello e pianoforte, sempre
su un tema tratto dal Zauberflöte, sempre riferito a
Papageno che nel secondo atto canta: “Una ragazza o
una donna desidera avere Papageno!”, leggiamo pure
Ludwig e chiudiamo il cerchio. Andiamo oltre
l’immaginazione e giungiamo ad una piccola verità:
ascoltando Mozart possiamo persuaderci che la sua
musica non provenga dalla mente di un uomo,
ascoltiamo Beethoven e la sua musica ci appare
fondamentalmente impregnata dell’elemento umano.
Mozart è troppo bello per essere vero (natura
naturata), Beethoven troppo reale per essere divino
(natura naturans). L’uno è amore, l’altro è la voglia di
amare.
P.CS.
Bibliografia essenziale
Giorgio Pestelli, L’età di Mozart e Beethoven, Torino, EDT,
1991.
Discografia essenziale
Ludwig van Beethoven, Complete music for piano and
violoncello, Andras Schiff, Miklos Perenyi, ECM Records.
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Auditorium Istituto Musicale
ore 21,00
Felice Reggio Quartet
Sabato 4 novembre 2006
Felice Reggio
Guido Bottaio
Giuseppe Calvagna
Tony Arco
tromba e flicorno
pianoforte
contrabbasso
batteria
My favourite movie
Nino Rota
Amarcord
Max Steiner
Via col vento
Nino Rota
La strada
La dolce vita
John Williams
Indiana Jones
Dimitri Tiomkin Deguello
Ennio Morricone
Nuovo cinema paradiso
La leggenda del pianista
sull’oceano
C’era una volta in America
Burt Bacharach Alfie
Felice Reggio, ha studiato al Conservatorio di
Torino. Ha collaborato con l’Orchestra sinfonica della
RAI, con l’Orchestra “I Filarmonici” di Torino, con
l’Orchestra del Teatro dell’Opera Carlo Felice di
Genova.
Guido Bottaio, nato a Genova, ha studiato all’Ecole
Normale “Alfred Cortot” di Parigi. Ha suonato nella
“Salle Cortot” per la Société Chopin di Parigi, al
Festival di Mannheim, al Festival di Venezia e per il
Mozarteum di Salisburgo nella Wiener Saal.
Giuseppe Calcagna, insegnante di contrabbasso,
inizia la professione di musicista nel 1969 esibendosi
in Europa e in Giappone. Nel 1985 consegue il
diploma di contrabbasso. Dal 1989 collabora con
l’Istituto Musicale Città di Rivoli.
Tony Arco ha studiato con Tullio De Piscopo. Il
primo ingaggio jazzistico di rilievo sarà al “Capolinea”
di Milano. Nel 1988 si trasferisce negli Stati Uniti e
nel 1990 diventa il batterista del “Wally’s Jazz Club”
di Boston dove suona nei gruppi di Roy Hargrove e di
Antonio Hart.
Dal 1995 è docente alla “Scuola Civica di Jazz” a
Milano.
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LA TROMBA E L’EVOLUZIONE DEL JAZZ
Sin dalle origini del jazz la tromba ha sempre occupato
un ruolo di prim’ordine tra gli strumenti. Sono
numerosi i trombettisti che hanno lasciato il segno
durante tutte le epoche del jazz, dai collettivi di New
Orleans di inizio secolo, al jazz contemporaneo. Ma
due musicisti in particolare meritano di essere posti ai
vertici, non tanto come trombettisti, quanto piuttosto
per aver segnato profondamente la storia di questo
genere, assumendo un’importanza che va al di là delle
loro doti strumentali, sicuramente ineguagliabili. Si
tratta di Louis Armstrong e Miles Davis, due giganti
del jazz.
Louis Armstrong, o “Satchmo” come veniva
soprannominato, deve la sua grandezza al fatto di aver
mutato il corso del jazz, inventando il ruolo del solista.
Con la sua luminosa personalità, diede dignità ad un
genere, che senza di lui sarebbe rimasto una musica
popolare collettiva di New Orleans, trasformandolo
in una forma d’arte e facendolo conoscere e amare a
tutto il mondo. Per questo motivo, l’influenza di
Armstrong sulla storia del jazz è stata enorme.
Altrettanto grande fu quella di Miles Davis, tra i più
grandi innovatori musicali del XX secolo. Durante la
sua lunga carriera fu costantemente una figura chiave
per la nascita e lo sviluppo delle varie fasi stilistiche
che il jazz ha attraversato, dagli anni ‘40 in poi: il bebop,
il Cool, l’Hard bop, fino ad arrivare al jazz elettrico e
all’acid jazz. Miles fu anche un vero e proprio
catalizzatore musicale, in quanto dalle sue numerose
formazioni sono usciti gran parte dei musicisti che
ancor oggi dominano la scena jazzistica mondiale.
Satchmo e Miles prima di essere due grandi
trombettisti, furono dunque due capiscuola, i quali non
hanno mai disdegnato il grande pubblico, ottenendo
successi e notorietà come pochi altri nella storia del
jazz.
F.G.
Bibliografia essenziale
Davis Miles e Trope Quincy, Miles: l’autobiografia di un mito
del jazz, Rizzoli, 1990.
De stefano Gildo, Louis Armstrong: mister jazz, prefazione di
Renzo Arbore, E.S.I., Napoli, 1997.
Discografia essenziale
Armstrong Louis, Young Louis “the side man”.
Davis Miles Kind of blue.
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Auditorium Istituto Musicale
ore 21,00
Sestetto dell’Orchestra da Camera
di Bologna
Sabato 11 novembre 2006
Crtomir Siskovic
Paolo Mora
violini
Armando Barilli
Andrea Maini
viole
Antonio Mostacci
Claudio Marini
violoncelli
Johannes
Brahms
Petr Il’ic
Tchaikovsky
Sestetto per Archi Op. 18
Allegro ma non troppo
Andante, ma moderato
Scherzo
Rondo
Sestetto per Archi Op.70
“Souvenir de Florence”
Allegro con spirito
Adagio cantabile e con moto
Allegretto moderato
Allegro vivace
L’Orchestra da Camera di Bologna si è prefissa lo
scopo di formare una compagine di alto livello
professionale ed artistico, nei cui repertori
figurassero, accanto alla letteratura musicale per
orchestra da camera di maggiore frequentazione,
pagine rare, pagine del Novecento storico italiano,
pagine nuove, spesso appositamente scritte per
questa formazione. Per raggiungere tale obiettivo,
l’Orchestra da Camera di Bologna ha avviato proficue
collaborazioni con alcuni tra i più importanti musicisti
oggi in attività. Tra i solisti ricordiamo qui: i pianisti
Jean Micault e Lilia Zilbertstein; i violinisti Nigel
Kennedy, Massimo Quarta, Victor Pikaizen e Uto
Ughi; il flautista Giorgio Zagnoni con il quale, tra
l’altro, ha realizzato alcune registrazioni per la RAI
Due e RAI Tre; i violoncellisti Misha Maisky e Mario
Brunello; con Frederich Gulda, esibitosi per
l’occasione nella doppia veste di pianista solista e
direttore d’orchestra. Tra i direttori che si sono
alternati sul suo podio, segnaliamo Frans Brüggen,
Andre Bernard, Carl Davis, Leone Magiera, Arturo
Tamayo.
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LA BARBA DEL SIGNOR BRAHMS
Nel 1866, come mostra una foto di Julius Allgeyer,
Brahms non aveva ancora la folta barba da Babbo
Natale che lo avrebbe accompagnato sino alla fine dei
giorni. E se ne disperava. Dalla biografia di Claude
Rostand apprendiamo che il compositore ci teneva nel
mostrare un aspetto maturo ed austero,
evidentemente aveva già deciso di porsi quale custode
della tradizione musicale classica del passato, e la barba,
si sa, è d’uopo per ogni vecchio saggio che si rispetti.
Nel 1859 Brahms inizia a comporre il Sestetto per archi
n. 1 op. 18, un’opera seria, importante e densa, preludio
a lavori più impegnati. Ma, a 26 anni, non si può tradire
la giovinezza con una composizione da grandi,
nemmeno facendosi crescere la barba. Proprio la
musica dell’op. 18 tradisce le velleità gerontofile del
Nostro. Difficile trovare nella sua opera un altro
movimento iniziale così propositivo e fiduciosamente
proteso verso l’ottimismo come l’Allegro iniziale; la
serietà del secondo movimento è quella che si addice
ad un ragazzotto ai primi pensieri grigi, dolorosi sì ma
sorretti da spavalderia giovanile nell’affrontarli; lo
Scherzo è pura danza, e qui Brahms non ci inganna,
chissà in quale osteria, a che ora e con chi, avrà ballato
un Deutscher simile che ora ricorda bonariamente.
Infine il Rondò tutto un rimbalzo di genuine melodie di
chi sta allenando le gambe per salti futuri. Con o senza
barba gentile Signor Brahms anche lei è stato giovane.
P.CS.
Bibliografia essenziale
Claude Rostand, Brahms, Milano, Rusconi, 1997.
Discografia essenziale
Brahms, String Sextets, L’Archibudelli, Sony.
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Auditorium Istituto Musicale
ore 21,00
Sabato 18 novembre 2006
Roberto Fabbriciani flauti
Gyorgy Kurtàg
Luca Lombardi
Mauricio Sotelo
Toshio
Hosokawa
Doloroso (1992)
Nel vento, con Ariel (2004)
Del aura al suspirar (2000)
Vertical Song I (1995)
Franco Donatoni
Berislav Sipus
Midi (1989)
Dick Tracy and the story of
the sad young men (2005)
Two pieces (2004) per
ottavino
…mist / …branches against
a white sky
Come vengono prodotti gli
incantesimi? (1985)
Stephen
Davismoon
Salvatore
Sciarrino
- I brani sono scritti e dedicati a R. Fabbriciani.
Roberto Fabbriciani è nato ad Arezzo. Diplomatosi
giovanissimo in flauto traverso, ha vinto numerosi concorsi
ed ha fatto parte delle Orchestre del Maggio Musicale
Fiorentino e della Scala di Milano. Virtuoso, interprete
originale ed artista versatile ha innovato la tecnica
moltiplicando le possibilità sonore dello strumento.
Per la costante attenzione dedicata alla musica
contemporanea, Roberto Fabbriciani ha collaborato con i
maggiori compositori che gli hanno dedicato alcune delle
opere più significative della letteratura flautistica (J. Cage
Two; F. Donatoni Nidi, Fili, Midi; B. Ferneyhough Carceri
d’invenzione; L. Nono Das atmende Klarsein; S. Sciarrino
L’opera per flauto: Fabbrica degli incantesimi). Ha suonato
con repertorio eterogeneo presso alcuni fra i più importanti
Festival: Biennale di Venezia, Maggio Musicale Fiorentino,
Spoleto, Donaueschingen, Salisburgo, Lockenhaus,
Bruxelles, Parigi, Londra, Vienna, Berlino, con orchestre
quali: l’Orchestra della Scala di Milano, dell’Accademia S.
Cecilia di Roma, le Orchestre della Rai, Ecyo, London
Sinfonietta, Orchestre Symphonique de la Monnaie, SWF
Baden-Baden, Deutsches Symphonie-Orchester Berlin,
Bayerischen Rundfunks, l’Orchestra Filarmonica di Monaco.
Ha suonato come solista coi direttori C. Abbado, L. Berio,
E. Bour, S. Comissiona, P. Eötvös, V. Fedoseyev, G.
Gavazzeni, M. Gielen, D. Kachidse, B. Klee, B. Maderna, R.
Muti, Z. Pesko, G. Sinopoli, L. Zagrosek.
Attualmente tiene il Corso di perfezionamento presso
l’Università del Mozarteum di Salisburgo.
“...se ti occorresse il miglior flautista sarebbe senz’altro lui
giacché qualsiasi cosa egli suoni è sempre nel modo
migliore” John Cage (1989).
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GLI INCANTESIMI
DI SALVATORE SCIARRINO
Maestro Sciarrino, ci parli di Come vengono prodotti gli
incantesimi?:
«Dopo lo sforzo creativo di Hermes, per flauto solo,
del 1984, la forma polidimensionale e l’invenzione sul
flauto sono diventati per me più naturali; all’allargamento
di prospettiva è corrisposto un arricchimento delle
tecniche di emissione strumentale. Come vengono
prodotti gli incantesimi?, del 1985, lavora attorno alla
percezione umana sfruttando fenomeni complessi come
la persistenza, o la ricorrenza e la riconoscibilità. Questi
elementi si trasformano in musica: le sciabolate di suono
della prima parte, ad esempio, inizialmente
rappresentano l’estraneo, la diversità rispetto alle
pulsazioni che caratterizzavano la logica iniziale del
discorso; ma poi la loro presenza aumenta, ed esse
saturano lo spazio arrivando a sostituirsi alla logica
precedente. Così l’elemento di disturbo si è mutato in
elemento discorsivo».
Come è nato questo pezzo?
«Scritto per Roberto Fabbriciani, è una commissione
del Teatro alla Scala di Milano per un concerto in cui a
nove compositori era richiesto di cimentarsi intorno al
Flauto magico di Mozart. Il desiderio della committenza
era di sfruttare il più possibile l’idea del virtuosismo
vocale della Regina della notte. Io ho voluto invece
“incantare” il flauto, saltando a piè pari ciò che la
letteratura flautistica portava con sé. Ne è scaturito un
cosmo di suoni molto più ricco del solito: tongue-ram
(colpi di lingua percussivi), jet-wistle (le sciabolate di
cui sopra), mitragliate di armonici naturali sovracuti, trilli
fluidi (miscelati ad alta velocità), curve di suono
lamentoso. Con quest’opera non solo ho approfondito
la ricerca di Hermes, ma ho inventato una singolare
emulsione di suoni e un relativo coordinamento delle
tecniche d’esecuzione, che fino ad allora non era
neanche pensabile».
P.CR.
Bibliografia essenziale
Salvatore Sciarrino, Le figure della musica. Da Beethoven a oggi,
Milano, Ricordi, 1998.
Marco Angius, Le voci sottovetro: da Sciarrino a Gesualdo, Milano,
Curci, 2002.
Roberto Giuliani, Salvatore Sciarrino. Catalogo delle opere. Musiche
e scritti, discografia, nastrografia, videografia, Milano, Ricordi, 1999.
Discografia essenziale
All’aure in una lontananza, flauto Roberto Fabbriciani, nell’album
Fantasia su Roberto Fabbricano, Philips.
Come vengono prodotti gli incantesimi? Flauto Roberto Fabbriciani,
nell’album Flute XX, Europa Musica.
15
Auditorium Istituto Musicale
ore 21,00
Duo Gambetta-Romano
Sabato 25 novembre 2006
Edmondo Romano
Filippo Gambetta
polistrumentista
organetto diatonico
Filippo Gambetta
Corbu
Tradizionale
Danza Turca
Tradizionale croato
Gream Paralele
Tradizionale irlandese
Set Yigs
Edmondo Romano
Shanfara
Tradizionale bretone
Set di Andrò
Tradizionale Yiddish
Kolomeke
Il duo propone un repertorio che ripercorre le
tappe che hanno influenzato e segnano l’attività
musicale dei due interpreti.
La collaborazione nasce nel 2000 e subito si esibiscono con il progetto Bandabandiani e il gruppo Comunn Mor in festival di rilievo in Germania, Francia, Finlandia, Italia. Entrambi sono impegnati singolarmente in numerosi progetti di
musica etnica, folk, rock che li porta a suonare
in Russia, Spagna, Canada. Il concerto si articola
su brani tradizionali di varie parti del mondo e su
composizioni originali con l’utilizzo si svariati
strumenti popolari.
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L’ORGANETTO DIATONICO:
DALL’ITALIA PER IL MONDO
L’organetto, o meglio la fisarmonica diatonica, nasce
nella seconda metà dell’Ottocento a Vienna;
considerato lo strumento “padre” della fisarmonica,
inizialmente viene ignorato nel panorama musicale
dell’epoca, per poi diventare uno degli strumenti più
diffusi in tutto il mondo. La particolarità dello
strumento consiste nel fatto che, a differenza della
fisarmonica, esso produce due differenti note sotto
l’azione dello stesso tasto: in poche parole, varia la
nota eseguita secondo l’apertura o la chiusura del
mantice.
Questo strumento è diffuso in tutto il mondo, in
particolar modo nelle tradizioni popolari: in Italia, oltre
che nel Sud (soprattutto in Calabria e in Puglia, dove
viene usato per l’esecuzione di pizziche e tarantelle),
l’organetto è utilizzato anche nelle valli alpine del
nordovest (in Piemonte nelle Valli Stura, Maira, Varaita,
Po, Pellice, Chisone, Susa e nelle Valli di Lanzo); poi in
Francia, in Spagna, in Canada nella regione del Quebec,
in Irlanda, in Svezia ed in Germania. Gran parte degli
organetti venduti nel mondo è prodotta in Italia,
soprattutto nelle Marche, in Piemonte, e nel sud Italia.
E per chi fosse interessato ad approfondire al meglio
lo studio di questo strumento e chissà, diventarne
magari un virtuoso, a Helsinki, in Finlandia, esiste
addirittura un’accademia di musica, la Sibelius
Academy, dove, caso eccezionale al mondo, ci si può
laureare in “organetto diatonico”!
F.S.
Bibliografia essenziale
Roberto Tombesi, L’organetto diatonico, Ancona, Bèrben
Edizioni Musicali, 1993.
Discografia essenziale
Due edizioni discografiche con l’interpretazione dello stesso
Filippo Gambetta, Stria (2000, con la partecipazione anche
di Edmondo Romano) e Pria Goaea (2003), entrambe con
etichetta Felmay.
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Auditorium Istituto Musicale
ore 21,00
Keran Quartet
Mauro Scappini
Eros Roselli
Nazzareno Balduin
Luca Bellan
flauto
chitarra
violoncello
percussioni
Sabato 2 dicembre 2006
Linea di Confine
Eros Roselli
Sombrìo, Dulce, Torcida
Mauro Scappini
Suite Fusion
Vittorio Monti
Czardas
Ernesto Corsero
Dinga Y Mandinga
Astor Piazzolla
Café 1930
Autori Vari
Medley Brasiliano
Il Keràn Quartet nasce nel 2004 all’interno del
multiforme gruppo Arilicansemble, fondato nel
1995 dal chitarrista Eros Roselli con lo scopo di
valorizzare e far conoscere il repertorio
cameristico con chitarra. L’identità specifica di
questo quartetto deriva dal desiderio di
proporre un repertorio moderno, che si avvale
di contaminazioni dalla musica popolare
(definizione che riassume il ricchissimo e
variegato panorama che va dal jazz al rock fino
alla musica etnica). Keràn è la radice della parola
greca keranummi che significa fondere insieme,
mischiare. Coniugare linguaggi musicali diversi
per definire una proposta originale e particolare
è, per l’appunto, lo scopo preciso del quartetto
e la motivazione che sta alla base della sua stessa
origine.
18
PIAZZOLLA: UN UOMO DI TANGO
Suona un po’ strano ascoltare musiche di Piazzolla
suonate senza il bandoneón e, difatti, le composizioni
originali che non lo prevedono sono molto poche, anche
perché oltre ad essere compositore Piazzolla era anche
un grandissimo virtuoso di questo strumento: “Il
bandoneón è qualcosa di più che il mio strumento musicale;
a volte penso che sia il mio psicanalista, lo prendo tra le
mie mani, comincio a suonare e mi sfogo completamente”.
È difficile classificare la musica di Piazzola all’interno di
un unico genere: classica, contemporanea, popolare,
jazz, colonne sonore, i generi toccati sono praticamente
tutti, le fonti sono le più diverse e nessuna prevale
sull’altra: “Tutte le compagnie di danza nel mondo stanno
ballando le mie opere, la gente del jazz ama e gode di ciò
che faccio, i complessi cameristici che suonano repertorio
classico mi chiedono di scrivere per loro”. Ma forse il
genere per cui è diventato famoso è quello del tango:
musica sensuale, piena, colorita, nostalgica, che si serve
di ritmi caldi e passionali in cui si alternano episodi
malinconici, di gioia o rassegnazione; insomma, un
fascino e una seduzione “erotica” irresistibili. E per
concludere con Piazzolla: “Sono un uomo di tango, la
mia musica fa pensare tutti, sia coloro che amano il tango,
sia coloro che amano la buona musica. Ho fatto una
rivoluzione nel tango, questo è certo; ho rotto vecchi
schemi, per questo mi hanno aggredito e ho dovuto
difendermi […], ma ciò che nessuno potrà mai negare è
la mia origine: ho il tango marcato sulla pelle e ne sono
orgoglioso”.
F.S.
Bibliografia essenziale
Natalio Gorin, Astor Piazzolla, Roma, Di Giacomo Editore,
1995.
Discografia essenziale
The Saexotango (quartetto di sassofoni), Nuova Era Records,
1998.
19
GLI STANDARD
NEL REPERTORIO DEL JAZZ
Maison Musique
ore 21,30
Rivolijazz
Terry Fessia
Diego Borotti
Stefano Maccagno
Moreno D’Onofrio
Michele Anelli
Andrea Penna
vocalist
sax
pianoforte
chitarra
contrabbasso
batteria
Venerdì 22 dicembre 2006
Standard Jazz Live
Rivolijazz si è formato all’interno dell’Istituto
Musicale Città di Rivoli ed è composto da
musicisti che svolgono anche attività didattica
all’Istituto.
Il profilo dei componenti vede un importante
percorso professionale, che pone tutti come
attivi concertisti in diversi generi musicali, dal
jazz alla musica da film all’etnico ed alle
sperimentazioni, e che li vede coinvolti
nell’attività didattica.
Rivolijazz rappresenta un importante momento
di creazione e sinergia tra professionalità del
jazz dai linguaggi e stili differenti, che si
incontrano sulla scena dell’Istituto Musicale.
20
Il repertorio delle performance jazzistiche, siano esse
concerti o Jam session più o meno improvvisate, si basa
da sempre sui cosiddetti standard. Questo termine sta
ad indicare le canzoni della tradizione americana, le quali
venivano utilizzate dai musicisti come tema e come
canovaccio su cui costruire le improvvisazioni. Il
repertorio da cui si attingeva era per lo più quello delle
songs tratte dai musicals di Brodway dei primi decenni
del secolo. Sono divenute celebri le composizioni di autori
quali George Gershwin, Cole Porter, Irving Berlin e
Richard Rodgers, alcune delle quali hanno subito
modifiche notevoli, come ad esempio My Favorite Things
di Rodgers, nella versione di John Coltrane. Col passare
degli anni furono le stesse composizioni originali dei
jazzisti a diventare standard, molte delle quali rimangono
tuttora pezzi di repertorio molto diffusi. Tuttavia, nel
panorama musicale attuale, alcuni musicisti hanno esteso
il concetto di standard anche ad altre musiche, estranee
alla tradizione del jazz, ma utilizzate come tema per lo
sviluppo dell’improvvisazione. Caso esemplare è l’album
intitolato appunto “The New Standard” di Herbie
Hancock, che utilizza canzoni tratte dal repertorio pop
rivisitate in chiave jazz. Numerosi sono i musicisti che
hanno scelto di lavorare in questa direzione, in particolare
in Italia dove una fonte di ispirazione è data dalla
tradizione della canzone italiana. Il pianista Stefano Bollani
ha dichiarato: “È il momento di suonare la nostra musica...
Queste operazioni hanno fatto calare il tasso di snobismo
tra i jazzisti che un tempo guardavano al pop con
disprezzo”. Un caso limite è rappresentato dal musicista
americano Uri Caine, il quale ha ampliato il significato di
Standard a una moltitudine di repertori, in particolare
quello della musica classica. In un’intervista sulle sue
rivisitazioni delle composizioni di Mahler, Caine le ha
definite semplicemente come “strutture differenti per
improvvisare”, un’alternativa ai “soliti” standard.
F.G.
Bibliografia essenziale
Joachim Ernest Berendt, Il nuovo libro del Jazz - Dal New Orleans
al Jazz Rock, Vallardi, 1986.
Arrigo Polillo, Conoscere il Jazz, Mondadori, 1967.
Discografia essenziale
John Coltrane, My favorite things, 1960.
Herbie Hancock, The new standard.
Stefano Bollani, Abbassa la tua radio.
21
Auditorium Istituto Musicale
ore 21,00
GLI STUDI? UNA QUESTIONE
PURAMENTE MUSICALE
Concerto offerto alla selezione del
MASTER DEI TALENTI
promosso dalla Fondazione CRT
L’op. 10 nasce per caso nel 1829, raggruppando esercizi
di carattere pratico che Chopin stesso si era creato
per risolvere le difficoltà tecniche che alcune sue opere
presentavano; ma ecco che l’incontro con Paganini
cambia le sorti di queste pagine: Chopin ne ammirò la
tecnica sorprendente nei concerti che il genovese
diede a Varsavia nella primavera del 1829, e pare che
proprio i Capricci siano il modello al quale si ispirò
direttamente per fare di semplici esercizi di carattere
utilitario un’opera di grande valore artistico e musicale.
L’op. 10 è dedicata a Franz Liszt, suo grande amico,
del quale non sempre apprezzava la musica, ma
ammirava sicuramente le capacità esecutive, tanto che
in una lettera Chopin scrisse: “Non so cosa scarabocchia
la mia penna perché in questo momento Liszt sta
suonando i miei studi e mi toglie di senno. Vorrei proprio
rubargli il modo di rendere i miei propri Studi”.
Qualche Studio richiede tanta prestanza fisica che forse
neanche Chopin stesso possedeva, ed è per questo
che probabilmente li compose per un centauro come
Liszt; ma Chopin si distacca dall’atletismo pianistico in
voga negli anni Trenta dell’Ottocento, e inaugura un
nuovo genere di Studio dove prevalgono l’interesse
musicale e quello espressivo, contenuti profondi ed
episodi cantabili, mentre è l’elemento tecnico ad
apparire quasi un pretesto.
Considerare queste pagine semplicemente degli Studi
vuol dire sottovalutarne la grande potenza espressiva;
nonostante la loro breve (talvolta brevissima) durata,
qualche minuto appena, in poche righe sono condensati
e sintetizzati passioni e sentimenti espressi in forma
perfetta e compiuta.
F.S.
Sabato 3 febbraio 2007
Chiara Bertoglio pianoforte
Franz Schubert
Sonata D 956
Fryderyk Chopin
Dodici Studi op. 10
Chiara Bertoglio, torinese, nata nel 1983, si
diploma in pianoforte all’età di 16 anni al
Conservatorio “G. Verdi” di Torino, con la
votazione di 10, lode e menzione d’onore. Nel
frattempo prosegue la sua formazione pianistica
in Svizzera. Le sono state assegnate le seguenti
Borse di studio: nel periodo1996-2001 dalla De
Sono - Associazione per la musica; nel 2004-2005
dalla Fondazione CRT - Master dei talenti musicali.
Dopo il suo primo récital pianistico, tenuto
all’età di otto anni, Chiara Bertoglio si è esibita
in tutta Europa: Concertgebouw di Amsterdam,
la Wiener Saal del Mozarteum di Salisburgo e nel
2005 ha debuttato presso la Carnegie Hall di
New York con la Curtis Chamber Orchestra.
Si dedica attivamente alla musica da camera, alla
direzione d’orchestra ed alla composizione; ha
inoltre fondato e dirige il gruppo di volontariato
musicale “Portare la Musica”, che organizza e
realizza concerti negli ospedali, nelle case di
riposo, per i bambini portatori di handicap.
Nel 2005 è stato pubblicato il suo primo libro,
“Voi suonate, amici cari”, presso la Casa editrice
Marco Valerio di Torino, sui rapporti fra la
musica per pianoforte e la musica operistica di
Mozart.
22
Bibliografia essenziale
Piero Rattalino, Chopin, Torino, EDT, 1991.
Marco Beghelli, Invito all’ascolto di Fryderyc Chopin, Milano,
Mursia, 1989.
Discografia essenziale
Vladimir Horowitz, Etichetta SONY - Italia, 1987.
23
Castello di Rivoli
Museo di Arte Contemporanea
ore 21,00
Xenia Ensemble
Cynthia Treggor
Eilis Cranitch
Michèle Minne
Elizabeth Wilson
violino
violino
viola
violoncello
Sabato 10 febbraio 2007
Programma monografico originale di
compositori contemporanei
dell’Asia centrale
Alisher Latif Zadeh
(Tadjikistan)
Persian Petterns per
quartetto
Dmitri
Yanov-Yanovsky
(Uzbekistan)
Awakening per quartetto,
percussioni e nastro
Tigran Mansuryan
(Armenia)
Quartetto no. 1
Komitas Aslamazian Armenian folk songs per
(Armenia)
quartetto
Zhou Long
(Cina)
Song of the Chin per
quartetto
Franghiz Ali-Zadeh
(Azerbaijan)
Oasis per quartetto
e nastro
Xenia Ensemble è stato fondato a Torino nel 1995 con
lo scopo di presentare la nuova musica di compositori
stranieri in Italia ed esportare all’estero quella dei
compositori italiani. Specializzato sulla musica di autori
russi e delle ex repubbliche sovietiche, l’Ensemble ha
collaborato con molti compositori fra i quali: Giya
Kancheli, James Macmillan, Simon Holt, Dmitri YanovYanovsky e Franghiz Ali-Zada.
Nella stagione 2005 del Teatro Piccolo Regio e in quella
della Fondazione Gulbenkian di Lisbona, l’Ensemble ha
debuttato con una nuova produzione che vede la messa
in scena di “Ghost Opera” del compositore cinese Tan
Dun. L’Ensemble ha partecipato a vari trasmissioni
radiofoniche (Radio RAI, Radio Svizzera, Radio
Olandese) e ha inciso per l’etichetta Black Box brani
composti da Gerald Barry (1998) ed il CD “Eastern
Approaches” con musiche di Giya Kancheli, Franghiz AliZada e Dmitri Yanov-Yanovsky pubblicato in Italia da
Felmay.
24
LA PREGHIERA DI UN MULLAH
Dmitri Yanov-Yanovsky è piuttosto conosciuto come
promotore di musica contemporanea, poiché è il
fondatore e direttore artistico del Festival
Internazionale “Ilkhom-XX” di Tashkent, in
Uzbekistan, sua città natale. Anche la sua carriera di
compositore gode di notevole successo, e nonostante
abbia solo 43 anni, è già stato eseguito in molti paesi
dell’Asia e dell’Europa, anche da musicisti del calibro
del violoncellista Yo-Yo Ma.
Nella sua formazione si mescolano solidi insegnamenti
musicali di stampo russo, forti influenze della tradizione
popolare del suo paese, l’Uzbekistan, e una notevole
apertura verso le nuove acquisizioni del linguaggio
contemporaneo e della musica elettronica (ha studiato
anche all’Ircam di Parigi).
Tutto questo si riflette nel suo stile e lo si ritrova in
Awakening, per quartetto d’archi, percussioni e nastro
magnetico; l’opera utilizza, incisa su nastro magnetico,
una voce che ricorda quella di un Mullah mentre sta
intonando la preghiera del mattino, alle prime luci del
giorno. All’inizio la voce non si sente, poi poco per
volta prende rilievo, il quartetto passa in secondo piano
e il canto diventa protagonista. Il tono è nostalgico e
lascia spazio anche alla paura, forse per la notte, che
ancora incombe, o forse per il giorno che sta per
incominciare, con tutte le sue incertezze. La
strumentazione prevede l’impiego di varie percussioni:
tam-tam, piatti, crotali, in questo caso suonati dagli
stessi componenti dello Xenia Ensemble, a volte con
gli archetti, in una varietà di atteggiamenti sonori che
presuppone una notevole versatilità da parte degli
esecutori.
P.CR.
Bibliografia essenziale
Stefania Cubello, Musica Armena, in Vogue Italia, marzo 2004.
Discografia essenziale
Lacrymosa, di D. Yanov-Yanovsky, in Night Prayers, Kronos
Quartett, Nonesuch.
Music of dreams, di D. Yanov-Yanovsky, in Energy, Elisabeth
Chojnacka, Opus III.
25
Auditorium Istituto Musicale
ore 21,00
SCHUMANN
DAVANTI AL CAMINETTO
Concerto offerto alla selezione del
MASTER DEI TALENTI
promosso dalla Fondazione CRT
Verso la fine degli anni Quaranta dell’Ottocento,
Robert Schumann stava diventando un altro uomo.
Ormai erano lontani gli anni della lotta ribelle contro
l’insensibilità dei contemporanei; sempre più distanti
apparivano i ricordi di quegli anni giovanili, spesi
all’inseguimento di ideali poetici inarrivabili. Schumann
si stava abituando alla serenità della vita domestica, al
tepore delle serate trascorse davanti al camino: sentiva
con maggiore responsabilità quel ruolo di pater familias,
al quale aveva sempre tentato di sfuggire
maldestramente. Nel 1849 Clara gli aveva dato il quinto
figlio: era ora di fare sul serio, di abbandonare il mondo
dei sognatori, per imparare a vivere la vita di tutti i
giorni. I Phantasiestücke op. 73 (Pezzi fantastici) per
violoncello (o clarinetto) e pianoforte sono lavori
riservati, protetti dalle mura rassicuranti di una cultura
musicale domestica; composti nel 1849 a Kreischa, un
paesino di campagna della Sassonia nel quale la famiglia
Schumann si era ritirata durante la rivoluzione di
Dresda, sono tre brevi emozioni musicali che si
estinguono non appena prendono forma: tre momenti
sfuggenti, tre istanti destinati a prolungarsi come un
lungo riverbero nella memoria dell’ascoltatore. Difficile
non cogliere in queste pagine chiari riflessi del
linguaggio inaugurato dai cicli liederistici dei primi anni
Quaranta: le voci del violoncello e del pianoforte si
fondono e si integrano a vicenda proprio come se
fossero incapaci di esprimersi autonomamente. A un
primo sguardo potrebbero sembrare fogli d’album,
privi di un legame interno; ma la partitura parla chiaro:
tre brani ricchi di rimandi, da eseguire in successione,
senza soluzione di continuità; un ciclo continuo di
immagini sonore, in grado di proiettare tre luci diverse
sullo stesso oggetto poetico.
A.M.
Sabato 17 febbraio 2007
Michelangiolo Maffucci
Gabriele Carcano
violoncello
pianoforte
Robert
Schumann
Fantasiestücke op.73
Zart und mit Ausdruck
(Teneramente e con
espressione)
Lebhaft, leicht (Vivo e leggero)
Rasch und mit Feuer (Veloce e
con fuoco)
Ludwig van
Beethoven
Sonata n. 3 in la maggiore
op. 69
Allegro ma non tanto
Scherzo: Allegro molto
Adagio cantabile - Allegro vivace
Johannes
Brahms
Sonata per pianoforte e
violoncello n. 1 in mi minore
op. 38
Allegro non troppo
Allegretto quasi menuetto
Allegro
Michelangiolo Maffucci è nato nel 1986 a Torino. Si è
diplomato con il massimo dei voti al Conservatorio di
Cuneo sotto la guida del maestro Dario De Stefano.
È stato invitato al Festival “Classics in Styria”, che ha
visto il suo debutto come solista in ambito
internazionale. Collabora con l’orchestra filarmonica di
Torino, l’orchestra filarmonica della Valle d’Aosta, la
Buxus strings orchestra e “L’orchestra Archi” della De
Sono. È borsista della fondazione CRT per il master dei
talenti 2005.
Gabriele Carcano nato a Torino si diploma al
Conservatorio di Torino nel 2003 con il massimo dei
voti, lode e menzione speciale con la Prof.ssa Carla
Papini. Successivamente prosegue gli studi con Andrea
Lucchesini all’Accademia di Pinerolo e con Aldo Ciccolini
a Parigi, con i quali studia tutt’ora. Ha suonato per la
Fondazione Teatro della Fenice, Amici della Musica di
Padova, Accademia Filarmonica di Verona, Fondazione
Cini di Venezia, Torino Settembre Musica. È borsista
dell’associazione De Sono e della Fondazione CRT.
26
Bibliografia essenziale
Anfried Edler, Schumann e il suo tempo, Torino, Edt, 1991.
Robert Schumann, Casa Schumann, Torino, Edt, 1998.
Robert Schumann, Gli scritti critici, Milano, Unicopli, 1991.
Discografia essenziale
Schumann: Chamber Music, Mischa Maisky, Martha Argerich,
Emi Classics, 1996.
27
Auditorium Istituto Musicale
ore 21,00
Sabato 24 febbraio 2007
Giovanni Bietti
Alessandro Gwis 2 pianoforti
William Byrd
Lord Willobies
The Battell
Claudio
Monteverdi
Zefiro Torna
Laetatus Sum
Georg Friedrich
Handel
Sarabande in re minore
Chaconne in sol maggiore
Johann
Sebastian Bach
Concerto Brandeburghese
n. 6
Franz Joseph
Haydn
Allegro in re maggiore
MALEDETTI PIANISTI!
Da sempre i pianisti godono di un ambìto privilegio:
poter suonare musica che non è stata scritta per il loro
strumento. Il pianoforte è nato da subito come una
macchina onnivora, capace di fagocitare qualsiasi tipo
di musica. Nell’800 non c’era abitazione privata che
non ne possedesse uno pronto a suonare trascrizioni
di ogni tipo. Alcuni compositori come Liszt, Brahms o
Busoni hanno saputo rendere le loro rivisitazioni
celebri quanto gli originali. Con due pianoforti poi si
possono realizzare trascrizioni estremamente
ricercate, capaci di riprodurre il suono di un’intera
orchestra, la dialettica tra solista e gruppo strumentale,
o addirittura la scrittura polifonica di un madrigale per
sole voci. Due pianisti possono cimentarsi con
arrangiamenti davvero insospettabili, che spaziano dalle
opere vocali di Claudio Monteverdi ai balletti di Pëtr
Il’ic Tchaikovskij. Senza dimenticare tutti i lavori scritti
appositamente per questo tipo di organico. Insomma
con due pianoforti è davvero poca la musica che non
si può suonare. E allora siamo sinceri: come si fa a non
comprendere l’invidia provata da chi suona gli altri
strumenti?
A.M.
Giovanni Bietti è compositore, pianista e
musicologo, ed è attualmente Consulente Artistico
presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di
Roma.
Ha insegnato Composizione presso il Conservatorio
“V. Bellini” di Catania, ed Etnomusicologia presso
l’Università degli studi di Urbino “Carlo Bo”. Come
musicologo ha pubblicato saggi e revisioni di spartiti
per la Longanesi, per la Ricordi, per la Skira e per
l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, oltre che sulle
principali riviste del settore.
Tiene regolarmente conferenze e concerticonferenze presso molti dei più prestigiosi enti del
nostro Paese (Teatro Regio di Parma, Politecnico di
Torino, Festival Settembre Musica di Torino,
Istituzione Universitaria dei Concerti di Roma,
Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Teatro delle
Muse di Ancona).
Alessandro Gwis, pianista e tastierista, è
considerato uno dei migliori musicisti jazz italiani.
Suona con il gruppo Aires Tango, e tra le sue
collaborazioni più importanti citeremo Enrico Rava,
Ben Sidran, Paolo Fresu, Kurt Rosenwinkle, Gegè
Telesforo, Antonello Salis, oltre ad un’estesa attività
nella musica pop, tra gli altri con Gianni Morandi e
Peppe Servillo.
28
Bibliografia essenziale
Ferruccio Busoni, Sulla trascrizione per pianoforte, Milano,
Il Saggiatore, 1977.
Discografia essenziale
Piano Fantasy, Katia Labèque, Marielle Labèque, 6 CD,
Philips, 1998.
29
Auditorium Istituto Musicale
ore 21,00
Mario Gullo chitarra
Johann
Preludio, fuga e allegro
Sebastian Bach BWV 998
Ciaccona dalla Partita n. 2 in
re minore BWV 1004
Sabato 3 marzo 2006
Manuel de Falla Homenaje pour le tombeau
de C. Debussy
Ida Presti
Tre studi (1958)
Antonio Josè
Sonata para guitarra (1933)
Mario Gullo si è diplomato nel 1989 presso il
Conservatorio “G. Verdi” di Milano con il massimo
dei voti sotto la guida del M° Ruggero Chiesa.
Ha vinto numerosi concorsi di esecuzione
chitarristica e svolge intensa attività concertistica in
Italia e all’estero. Ha preso parte nel 1990 alla prima
esecuzione italiana di Electric Counterpoint di Steve
Reich; ha effettuato nel 1991 a Milano ed a Berlino la
prima esecuzione italiana e tedesca della Sonata di
Antonio Josè, scoperta di recente in Spagna.
Ha eseguito l’integrale delle opere di J. S. Bach, delle
Rossiniane di Mauro Giuliani e delle opere di H. Villa
Lobos.
Ha collaborato con il flautista Andrea Griminelli e
strumentisti del Teatro Regio di Torino e con
l’Orchestra Sinfonica Italiana in occasione del
Concerto di Fine Millennio.
Nel 2001 ha partecipato all’anteprima inaugurale del
festival AstiTeatro in onore dello scenografo Eugenio
Guglielminetti collaborando con l’attrice Valentina
Fortunato.
Le Edizioni Rugginenti di Milano hanno pubblicato
recentemente quattro suoi volumi di trascrizioni per
Ensemble di chitarre.
Ha collaborato con l’Orchestra Sinfonica Nazionale
della Rai per la stagione RaiNuovamusica 2005.
30
CACCIA ALLA CIACCONA
Andando a spasso per la storia della musica, ogni epoca
custodisce composizioni in forma di ciaccona. Ce n’è
una però che ha avuto una fortuna memorabile: la
ciaccona tratta dalla Partita n. 2 BWV 1004 per violino
solo di Johann Sebastian Bach. Questo brano, nella sua
ardua sfida contro i confini monodici dello strumento
ad arco, ha profondamente affascinato il romanticismo:
la tensione che si sprigiona dalle corde del violino ha
spinto molti compositori ad andare a caccia delle
risorse polifoniche della ciaccona. Mendelssohn e
Schumann, intorno alla metà dell’Ottocento, gli anni
della riscoperta bachiana, l’hanno riscritta per violino
e pianoforte. Brahms nel 1879 l’ha rielaborata in un
pezzo da eseguire al pianoforte con la sola mano
sinistra. Mentre Busoni nel 1893 ha realizzato una
trascrizione pianistica destinata a divenire un punto di
riferimento per molti virtuosi del secolo successivo. E
le rivisitazioni non si fermano certo al pianoforte:
Casella e Stokowski ne hanno realizzato un
arrangiamento per orchestra, mentre Andrés Segovia
l’ha trascritta per chitarra. Ma bastano le parole di
Brahms per intuire tutto l’enorme fascino che questa
pagina di Bach ha saputo esercitare sui compositori
successivi: “La Ciaccona é il più bel pezzo di
musica. In un pentagramma, per un piccolo strumento,
l´uomo scrive un intero mondo di profondi pensieri e
sentimenti fortissimi. Se io immaginassi di poter aver
creato o addirittura concepito il pezzo, sono sicuro
che l’eccesso di eccitazione e dirompente esperienza
mi avrebbe fatto impazzire”.
A.M.
Bibliografia essenziale
Alberto Basso, Frau Musika, Torino, Edt, 1983.
Discografia essenziale
Bach: sonate e partite, Julia Fischer, CD, Pentatone, 2005.
Bach-Segovia: Ciaccona per chitarra, Andrés Segovia, Urania,
CD, 1999.
Bach-Busoni: Ciaccona per pianoforte, Arturo Benedetti
Michelangeli, CD, Emi, 1968.
Stokowski: Transcriptions of Bach, Robert Pikler, CD,
Chandos, 1991.
31
Castello di Rivoli
Museo di Arte Contemporanea
ore 21,00
Si ringrazia
l’Ambasciata Italiana a Teheran
Peyman Yazdanian’s Quartet
Sabato 10 marzo 2007
PeymanYazdanian
Habib Meftah
Booshehri
Reza Abaee
Shahram Gholami
Pianoforte
Daf & tombak
Gheychak
Ude
&
Xenia Ensemble
Cynthia Treggor
Eilis Cranitch
Michèle Minne
Elizabeth Wilson
violino
violino
viola
violoncello
Programma monografico originale di
compositori contemporanei Iraniani
Second Take
Deserted Station
Bright Nights
Wind Carpet
Going By
Strangers
Water and Fire
Il gruppo di Peyman Yazdanian comprende
differenti musicisti iraniani. E questo insieme è
pensato per mettere in risalto la ricchezza di un tipo
di musica che Peyman ha elaborato in diverse
colonne sonore per film. Con idee classiche e spirito
orientale, questo gruppo propone una dolce ma
esotica miscela di differenti culture.
In questo programma ascolterete pezzi scritti dal
compositore e brani lasciati ad una improvvisazione
32
LA MUSICA NEL CINEMA IRANIANO
È noto come il cinema iraniano tenda a indagare le
emozioni più profonde e segrete dell’animo umano,
spesso rivelate da gesti minimi e apparentemente
insignificanti. Lo spettatore rimane sempre colpito dalla
straordinaria capacità di sviluppare abbandoni
drammatici senza cadere mai nell’eccesso di
sentimentalismo. Questo risultato è dovuto alle regie,
che sono spesso statiche, con campi visivi quasi fermi,
e danno l’idea di uno sguardo asettico sulla realtà.
Esempi straordinari ce li hanno forniti Abbas Kiarostami
(Il sapore della ciliegia, Dieci) e Jafar Panahi (Il palloncino
bianco, Il cerchio).
Entrambi questi registi hanno collaborato con il
compositore, anch’esso iraniano, Peyman Yazdanian:
Il vento ci porterà via, del 1999, regia e sceneggiatura
di Abbas Kiarostami, Gran premio della giuria a
Venezia, e Oro rosso, del 2003, regia di Jafar Panahi e
sceneggiatura di Abbas Kiarostami, Gran premio della
giuria a Cannes, godono del prezioso contributo di
Yazdanian: le sue musiche danno un apporto
fondamentale alla narrazione e alla definizione dello
stile di queste opere, così pacato ed equilibrato.
Anche la sua suite per complesso strumentale Second
Take comprende brani scritti per il cinema: White
Nights (che dà il nome al brano Bright Nights) è un film
diretto da Farad Mo’tamen, Desert Station è del regista
Ali Reza Raeesian, mentre Wind Carpet è un’opera di
Kamal Tabrizi.
P.CR.
Bibliografia essenziale
Francesco Bono, L’Iran e i suoi schermi, Marsilio, Venezia,
1990.
Discografia essenziale
Second Take, Peiman Yazdanian, Hermes records.
realmente libera così da mostrare le abilità dei solisti e le loro
profonde riflessioni provenienti dall’Oriente.
L’idea principale in questo tipo di miscela è mostrare che non si
tratta di un dialogo tra filosofie orientali e occidentali, ma, come
noi stiamo andando verso un villaggio globale, così è la natura
stessa della musica ad avere in sé entrambe le anime.
“Come un’arancia, ha un sapore dolce e aspro ma non c’è
additivo, tutto naturale!”
33
Auditorium Istituto Musicale
ore 21,00
GORNI KRAMER,
UN MUSICISTA A TUTTO CAMPO
Trio Ammentos
Gorni Kramer rappresenta sicuramente una figura
molto interessante nel panorama musicale italiano. Fu
un personaggio eclettico che merita innanzitutto di
essere ricordato per la grandissima quantità di motivi
celebri che ha lasciato alla storia. A partire dalla metà
degli anni ‘30 infatti firmò canzoni che ebbero molta
fortuna come “Un giorno ti dirò”, “Pippo non lo sa” e
“Ho un sassolino nella scarpa”. Ma la sua attività di
compositore si estese anche ad altri ambiti musicali,
indirizzata su tutti i fronti dello spettacolo. Ai tempi
della seconda guerra mondiale si dedicò alla
composizione e alla direzione di musiche per varietà
con il nome di Maestro Crameri, a causa del divieto di
utilizzare nomi stranieri. Particolare fortuna ebbe nel
dopoguerra con il teatro musicale, scrivendo spettacoli
che hanno fatto la storia del teatro leggero italiano,
come “Gran Baraonda” (1952 con Wanda Osiris e
Alberto Sordi), da cui è tratta la celebre canzone “Un
bacio a mezzanotte”. Lavorò anche per la televisione,
componendo sigle per numerosi programmi.
Gorni Kramer fu inoltre un grande fisarmonicista,
anche se in realtà suonava su un organetto diatonico,
strumento a cui si avvicinò in tenera età, dimostrando
già a sei anni il suo spiccato talento, durante le esibizioni
scolastiche. Negli anni ‘30 e ‘40 diventò uno dei migliori
fisarmonicisti europei, il primo ad incidere dischi di
fisarmonica con accompagnamento ritmico. Tuttavia
il suo virtuosismo non fu mai ostentato e da questo
punto di vista è stato sicuramente misconosciuto e
forse sottovalutato. Kramer fu, infine, uno dei pionieri
in Italia del jazz e, pur suonando uno strumento non
strettamente jazzistico, fu sempre affascinato da questa
musica. In un periodo in cui il fascismo aveva proibito
di suonare o ascoltare il jazz, egli costituì numerose
formazioni e un certo gusto jazzistico accompagnò
sempre la composizione delle sue canzoni, anche
quelle più commerciali.
F.G.
Paolo Alfonsi
Fausto Beccalossi
Salvatore Maiore
chitarra
fisarmonica cromatica
contrabbasso
Sabato 17 marzo 2007
Omaggio a Gorni Kramer
Angolo di cielo (G. Kramer)
Beatrice (F. Beccalossi)
Amore Fermati (G. Kramer)
En Fin (P. Alfonsi)
Simpatica (G. Kramer)
Donna (G. Kramer)
Non so dir ti voglio bene (G. Kramer)
Ammentos (S. Maiore)
Cherie (G. Kramer)
Stefany (F. Beccalossi)
Trio Ammentos
Capita a volte che alcuni componenti di un gruppo
trovino tra loro delle particolari affinità artistiche ed
umane, e nasca così il desiderio di creare altre
occasioni per incontrarsi. È ciò che è successo ai tre
musicisti del trio “Ammentos”. Già insieme in diversi
progetti musicali, hanno deciso di iniziare una nuova
avventura, frutto delle esperienze già condivise e
della grande passione che li accomuna: il carattere
romantico delle loro composizioni, la carica
interpretativa, che dà libero sfogo soprattutto nelle
esecuzioni dal vivo e l’amore per i ritmi di matrice
etnica.
La musica di questo trio si potrebbe definire come
una perfetta fusione delle sonorità classiche con
quelle etniche e jazz, espressioni musicali spesso
costrette ad ignorarsi a causa delle leggi imposte dalle
“etichette”. Una musica che ha filtrato le diverse
esperienze facendole proprie, reinterpretandole con
una visione del tutto personale attraverso un
processo puramente istintivo.
Nel luglio 2004 è stato pubblicato il CD dal titolo
“Ammentos” (Velut Luna), registrato da Marco
Lincetto nella Cappella Invernale della chiesa di S.
Maria dei Servi a Padova.
Nel 2005 il Trio ha partecipato alla realizzazione del
CD “Midsummer Night in Sardinia” con Al di Meola e
Andrea Parodi.
34
Bibliografia essenziale
Luca Cerchiari, Jazz e fascismo. dalla nascita della radio a Gorni
Kramer, Palermo, L’Epos, 2003.
Adriano Mazzoletti, Il jazz in Italia - dalle origini alle grandi orchestre,
Torino, EDT, 2004.
Discografia essenziale
Gorni Kramer, Jazz in Italy in the 30’s and 40’s.
Gianni Coscia, A Kramer piaceva così.
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Auditorium Istituto Musicale
ore 21,00
Luca Avanzi
oboe
Antonio Ballista pianoforte
Sabato 24 marzo 2007
Tra suoni e ronzii… insectarium in musica
Nikolaj Rimski- Il volo del calabrone da
Korsakov
“lo czar saltan”
Sergej Prokof’ev Marcia delle cavallette da
“music for children”op.65
Modest
La canzone della pulce
Musorgskij
Gian Francesco Il tarlo
Malipiero
Antal Dorati
La cicala e la formica
da “5 pieces pour le hautbois”
Bruno Bettinelli Farfalle azzurre
Benjamin
Two insect pieces
Britten
la cavalletta - la vespa
Kathy Berberian Morsi-kathy
Heinz Holliger Etude uber Mehrklange
(studio sugli accordi)
Bela Bartok
Dal diario di una mosca
da “Mikrokosmos”
Leos Janacek
Zanzare a nozze
da “53 canti popolari moravi”
Jean Francaix La scolopendra
da “l’insectarium”
Gabriel Fauré Le papillon et la fleur op. 1
Maurice Ravel Noctuelles (falene) da “Miroirs”
Antonio Pasculli Le api - studio caratteristico
Luca Avanzi nato nel 1963 a Milano, collabora
intensamente con i gruppi da camera più rappresentativi del
panorama italiano (Ensemble Garbarino, Nuova
Consonanza di Roma, Musica Insieme di Cremona). Ha
fatto parte come I° oboe dell’orchestra dell’E.C.Y.O.
(European Community Youth Orchestra) ed ha suonato per
l’orchestra del Teatro alla Scala e l’orchestra Sinfonica
Nazionale della Rai di Torino, con la quale tuttora collabora.
Dal 1990 scrive per la rivista discografica Musica. È docente
di Oboe al Conservatorio “G. Verdi” di Milano.
36
ZZZ… PPSSSSS…
Come fa una falena? E la scolopendra? Un calabrone? E l’ape?
Bisogna chiederlo ai compositori: Korsakov, Francaix, Ravel,
Bartok, Mussorgskij: ascoltando la natura ne hanno ricreato
i rumori, le voci, i sussurri e i canti costruendo un museo
sonoro di scienze naturali.
Tutta questione di bioacustica, ascoltare e ricomporre in
musica il suono della vita. Già nel Cinquecento Janequin,
con Le chant des oiseaux, aveva impegnato quattro voci per
riprodurre il canto degli uccelli; Daquin nel Settecento col
brano Coucou ha rifatto il verso al Cuculus canorus; Wagner
nell’Ottocento riproduce in musica il Mormorio della foresta
e Bartok, musicista/zoologo, fa sentire una vera mosca
ungherese (Musca domestica). Si potrebbe continuare per
ore, forse l’esperienza d’ascolto più intensa e “naturale” l’ha
concepita Sciarrino con i suoi Studi per l’intonazione del mare,
un’orchestra di 100 sax, 100 flauti, percussioni, un
controtenore ed il mare è ricreato. Alla fine api, mosche,
vespe e calabroni diventano animali sonori grazie ad un uso
serrato di cromatismi, gruppi di note furtive e luminose,
sovrapposizione di tonalità diverse o nuovi modi d’attacco
o articolazione strumentale. Pianoforte ed oboe emergono
come strumenti ideali nel riprodurre ronzii, brusii,
gracidamenti e scricchiolii, fossero quelli delle centinaia di
zampette della scolopendra o di una sconsolata pulce (Pulex
irritans) che Mussorgskij ha omaggiato con una splendida
melodia presa in prestito dalla tradizione popolare russa.
Semplici divertissement o impegnati esercizi timbrici questi
brani stimolano una riflessione: siamo ancora capaci di
ascoltare la natura oggi che le voci originarie del mare e del
vento sono coperte dal rumoroso progresso? Non sarebbe
il caso di applicare un po’ di ecologia sonora per sviluppare
un ascolto creativo sostenuto da una coscienza sensoriale?
P.CS
Bibliografia essenziale
Peter Thomas Haskell, Insect sounds, London, 1961.
Discografia essenziale
Salvatore Sciarrino, Studi per l’intonazione del mare, Stradivarius.
Clement Janequin, Le chant des oiseaux, Harmonia Mundi.
Antonio Ballista, pianista, clavicembalista e direttore d’orchestra, fin
dall’inizio della sua carriera si è dedicato all’approfondimento delle
espressioni musicali più diverse ed alla composizione di programmi di
rara inventiva e originalità. Dalla fine degli anni ’50 suona in duo
pianistico con Bruno Canino, una formazione di ininterrotta attività la
cui presenza è stata fondamentale per la diffusione della Nuova Musica
e tuttora per l’azione catalizzatrice sui compositori. Ha suonato con
direttori come Abbado, Boulez, Chailly, Maderna, Muti ed è stato
invitato nei più prestigiosi festival (Parigi, Edinburgo, Varsavia, Berlino,
Strasburgo, Venezia, Maggio Musicale Fiorentino). Come direttore
d’opera ha debuttato al Teatro dell’Opera di Roma con Gilgamesch di
Battiato. È direttore dell’Ensemble “Novecento e oltre”, una formazione
stabile per l’esecuzione sia della musica del Novecento storico che delle
più recenti tendenze, da lui fondata nel 1995. Ha inciso per RCA,
Wergo, Emi. Per ventitrè anni è stato titolare della cattedra di
Pianoforte principale presso il Conservatorio di Milano.
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Castello di Rivoli
Museo di Arte Contemporanea
ore 21,00
Ashraf Kateb
violino
Dania Altabbaa pianoforte
Programma monografico originale di
compositori contemporanei da Siria,
Marocco e Egitto
Sabato 31 marzo 2007
Dia Succari
Gamal Abdel Rahim
Bogho’s Gelalian
Zayed Jabri
Walid al Hajjar
Mustafa aicha
al-Rahmani
Aziz el-Shawan
Sultane de Damas.
Improvistion et danse.
Au palais du temps.
Allegro moderato
Lento
Allegro baladi
Poeme
Gesture
Danse crepusculaire
Kaleidoscoops 1 t/m 3
Meditations
Ashraf Kateb, direttore d’orchestra e violinista, è
nato nel 1969 ad Aleppo in Siria e ha studiato al
Conservatorio di Mosca ed a Berlino. Ha vinto nel
1979 il primo premio al Concorso Nazionale di Siria
ed al Concorso Internazionale di Cracovia.
Ha collaborato con l’Orchestra delle Nazioni
collaborando con grandi direttori come Leonard
Bernstein, Sir Gorge Solti, Lord Yehudi Menuhin,
Mistislav Rostropovitch, Gidon Kremer, Igor
Oistrakh, Justus Franz.
Si occupa da molti anni della diffusione di musica di
compositori arabi ed è regolarmente invitato a
suonare in importanti festival internazionali come il
Schleswig Holstein Musikfestival, Diwan Musikfestival
sotto la direzione artistica di Daniel Barenboim,
Cairo Opernhaus Musikfestival. Nel suo CD “Geste”
(2002 “Mazur Media”) sono presenti prime
esecuzioni assolute di opere scritte da compositori
arabi.
Dania Altabbaa, pianista franco-siriana, ha studiato
al Conservatorio Superiore di Damasco, a Boston e
38
LA MUSICA ARABA
La cultura araba, a partire dal XVI secolo, ha attraversato
un lungo periodo di crisi: le diverse invasioni subite hanno
portato a un periodo di oscurantismo e di ostilità verso il
progresso. La musica non è certamente sfuggita a questa
fase di recessione, ma non è stata completamente trascurata,
dal momento che ha continuato a svilupparsi in seno alle
molte correnti mistiche del mondo mussulmano. Le varie
pratiche rituali hanno ispirato infatti una ricca tradizione di
poesia e musica, che si è diffusa in tutti gli strati sociali, anche
in quelli rurali e meno colti.
La musica per il mondo arabo antico è stata quindi
essenzialmente un mezzo per pregare, un tramite tra l’uomo
e il mondo celeste; al suo contenuto fondamentalmente
emozionale è stato anche attribuito un potere quasi magico.
Tutte le musiche tradizionali sono basate sulla voce: alcune
confraternite non permettevano l’uso di alcuno strumento,
altre ammettevano strumenti a fiato o percussioni; in
generale la loro attività si è dimostrata importantissima per
conservare l’arte musicale araba.
Dal XIX secolo il mondo arabo è entrato in una nuova fase:
riconquistata la propria indipendenza, si è impegnato
fortemente per il recupero della propria identità culturale.
In campo musicale si sono aperte due vie: la conservazione
di una tradizione antica, solida, ma forse un po’ ferma sulle
sue posizioni e priva di una reale evoluzione, e l’influenza
della cultura musicale occidentale, che è stata
tendenzialmente percepita con diffidenza. Nel 1932 si è
svolto al Cairo il Primo Congresso sulla musica araba, le cui
direttive sono state sia di conservare il ricco patrimonio
tradizionale, sia di trovare nuove vie verso il progresso.
L’istituzione di nuovi Conservatori di musica e di interessanti
rassegne di concerti ha contribuito notevolmente ad aprire
il mondo arabo verso nuove acquisizioni in ambito musicale.
Autori contemporanei come il siriano Dia Succari sono oggi
un tramite fondamentale per l’incontro e lo scambio tra la
cultura orientale e quella occidentale: la sua opera recupera
l’antica tradizione araba, ma non disdegna l’influenza di
culture musicali europee, come quella Andalusa.
P.CR.
Bibliografia essenziale
Habib Hassan Touma, La musica degli arabi, Firenze, 1982.
Discografia essenziale
L’intero programma del concerto è inciso da Ashrat Kateb (violino)
e Gaswan Zerikly (pianoforte): Geste, Window To The Orient, Beaux.
all’École Normale Supérieure de Musique di Parigi, studiando
con Françoise Thinat, Geneviève Martigny, Claude Helffer.
Dania Altabbaa ha suonato per il Festival de musique de la
Méditerranée, Festival di New Hampchire, il festival di musica
classica di Abou Dahbi.
Vive a Parigi e insegna pianoforte al Conservatorio di Orléans.
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VENERDÌ 8 GIUGNO 2007
Arena estiva ore 21,30
Cantus Comites - Coro Città di Rivoli
Archiensemble
Marco Roncaglia direttore
Progetto Orchestra, orchestra
degli allievi dell’Istituto Musicale
VENERDÌ 25 MAGGIO 2007
Auditorium Istituto Musicale
ore 21,00
VENERDÌ 15 GIUGNO 2007
Arena estiva ore 18-24
(in caso di pioggia Auditorium Istituto Musicale)
Festa della Musica
Concerto degli allievi dei corsi
avanzati
Silvia Zaccaria
Chiara Paviolo
Adriano Mela
Davide Bordignon
pianoforte
pianoforte
pianoforte
pianoforte
VENERDÌ 1 GIUGNO 2007
Arena estiva ore 21,30
(in caso di pioggia Auditorium Istituto Musicale)
Big Band Free Style Orchestra
(residente all’Istituto Musicale Città
di Rivoli)
Diego Borotti direttore
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Le produzioni dell’Istituto Musicale
Le produzioni dell’Istituto Musicale
SABATO 19 MAGGIO 2007
Chiesa della Collegiata Alta
ore 21,00
I PERCORSI STRUMENTALI
• PERCORSO VERDE
Corsi di propedeutica musicale per bambini da 3 a 6 anni, per
imparare i fondamenti del canto e del ritmo attraverso il gioco
ed il movimento.
• PERCORSO BLU
Corsi strumentali e di formazione teorica e lettura delle note
rivolto alla fascia d’età compresa tra 6 e 12 anni, per avvicinarsi
agli strumenti attraverso un approccio diretto, che valorizzi le
attitudini e le capacità personali di ogni allievo. Gli allievi iscritti
al percorso blu sono coinvolti nei progetti di musica d’assieme
promossi dall’Istituto.
• PERCORSI STRUMENTALI
In questi percorsi si approfondiscono tecniche strumentali,
progettando insieme ai nostri esperti percorsi di studio
personalizzati, ma strettamente finalizzati agli obiettivi didattici e
formativi contenuti nei programmi dell’Istituto Musicale.
Sono previsti sia il coinvolgimento nei progetti di musica
d’assieme promossi dall’Istituto, sia la possibilità di costruire
piani di studio individuali frequentando i laboratori.
• SUONARE INSIEME…
L’Istituto Musicale promuove in modo particolare le attività di
musica d’assieme, che sono organizzate in progetti stabili e si
rivolgono a tutti gli allievi, offrendo possibilità molto diverse per
quanto riguarda età, generi e organici strumentali.
Progetto Orchestra: attività rivolta a tutti gli allievi iscritti ai
percorsi strumentali di indirizzo classico, si propone di formare
un gruppo strumentale stabile orientato all’esecuzione di
musiche da film arrangiate appositamente dai nostri esperti. Si
tratta di un primo approccio alla musica d’assieme molto
coinvolgente e entusiasmante.
Orchestra di Chitarre: gruppo di musica d’assieme formato
principalmente da chitarristi, con l’appoggio di batteria, flauto e
violino. Il gruppo è attivo all’Istituto dal 1998 e si esibisce
regolarmente anche in manifestazioni esterne.
Corale Città di Rivoli: attività rivolta ad adulti anche
principianti, e finalizzata alla formazione e crescita di un coro
misto a cappella. La frequenza prevede due lezioni alla
settimana della durata di cinque ore. La corale partecipa
regolarmente alle principali manifestazioni musicali della Città.
Laboratorio Jazz Ensemble: rivolto a tutti gli allievi interni ed
anche esterni che suonano il jazz e offre la possibilità di formare
gruppi in seno all’Istituto Musicale e sotto la guida di musicisti
qualificati.
Progetto Latin Insitute: rivolto agli allievi dell’indirizzo jazz e
leggera, che ha come obiettivo quello di formare un gruppo
vocale e strumentale di musiche afro cubane e latino
americane.
Combo Vocale: gruppo vocale rivolto a cantanti iscritti
all’indirizzo jazz e leggero.
42
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I LABORATORI
DELL’ISTITUTO MUSICALE
Laboratorio di ascolto guidato
Laboratorio di tecnica
dell’improvvisazione e lettura Jazz
Laboratorio di midi audio
sequencing
Laboratorio Jazz Ensemble
Corale Città di Rivoli
Laboratorio strumentale serale
Laboratorio preparazione esami
di conservatorio
Laboratorio oltre la tecnica vocale
INFO:
Istituto Musicale Città di Rivoli
Via Capello 3 - 10098 RIVOLI
Tel/fax 011 9564408
e-mail: [email protected]
www.comune.rivoli.to.it/istitutomusicale
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45
Le finestre musicologiche
sono state realizzate
da giovani laureati
del DAMS musica
dell’Università di Torino
Francesca Sgroi (f.g.) si è laureata in Discipline dell’Arte, della Musica
e dello Spettacolo presso l’Università di Torino e frequenta il biennio
specialistico in Storia e Critica delle Culture e dei Beni Musicali. Ha
effettuato un tirocinio presso l’Orchestra Filarmonica di Torino come
addetta all’ufficio stampa e all’archivio musicale, e ha presentato dei
concerti svoltisi presso la biblioteca civica musicale “Andrea Della
Corte”.
Paolo Cairoli (p.cr.) è nato nel 1975. Diplomato in Pianoforte e
Direzione d’opera, laureato in Filosofia e in DAMS, svolge attività
concertistica, didattica e musicologica. Ha all’attivo numerose
pubblicazioni tra cui una monografia sul compositore contemporaneo
Giorgio Ferrari. Collabora con istituzioni quali l’Orchestra Sinfonica
Nazionale della Rai, Torino Settembremusica, Polincontri Classica, il
Politecnico e l’Università degli Studi di Torino in qualità di musicologo e
conferenziere.
Dal 2005 è responsabile ufficio stampa dell’Orchestra Sinfonica
Nazionale della Rai di Torino.
Paolo Cascio. (p.cs) si è laureato con lode in Drammaturgia Musicale
con il prof. Paolo Gallarati presso il DAMS di Torino con la tesi “Les
Abencérages di Luigi Cherubini, ai prodromi del Grand Opéra”; ha
successivamente conseguito un Master in “Studio e tutela del
patrimonio librario antico” presso l’Università degli Studi del Piemonte
Orientale di Vercelli. Collaboratore presso l’Istituto per i Beni Musicali
in Piemonte, è co-autore della sezione “Musica” all’interno
dell’Enciclopedia dei bambini Treccani, promossa dall’Istituto Nazionale
Italiano dell’Enciclopedia.
Fabio Gorlier, (f.g) dopo aver studiato presso l’istituto musicale “L.
Rocca” di Alba, si è diplomato in Pianoforte presso il Conservatorio “G.
Verdi” di Torino. Successivamente ha studiato presso il Centro jazz di
Torino e ai Seminari di Sienajazz e Arquatojazz. Laureato al DAMS di
Torino, con una tesi su John Coltrane, è attualmente iscritto al corso di
laurea specialistica in “Storia e critica delle culture e dei beni musicali”,
della stessa facoltà, con un periodo di studi presso l’Université “F.
Rabelais” di Tours. Ha recentemente pubblicato un articolo per la rivista
musicologica francese “Analyse Musicale”.
Andrea Malvano (a.m.) si è laureato nel 2002 in Lettere Moderne a
Torino sotto la guida di Giorgio Pestelli e nel 2003 si è diplomato in
Pianoforte presso il Conservatorio di Genova con Luciano Lanfranchi.
Nel 2004 ha conseguito un master in musicologia (D.E.A.) presso
l’Université “Lumière” di Lyon; nello stesso anno ha vinto il concorso di
dottorato di ricerca in “Storia e critica delle culture e dei beni musicali”
presso le università di Torino e Milano, dove attualmente collabora sia
alle attività didattiche che di ricerca. Svolge un’intensa attività in ambito
musicologico; nel 2003 ha pubblicato un libro presso la casa editrice
E.D.T. dedicato all’indagine delle tecniche della citazione nell’opera di
Robert Schumann, intitolato Voci da lontano.
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ISTITUTO MUSICALE
CITTÀ DI RIVOLI
RIVOLIMUSICA 2006-2007
Enrico Demaria
Presidente
Nicola Gallino
Vicepresidente
Davide Bordignon
Gaetano Di Domenico
Marina Giuglardi
Fabrizio Gnan
Fabio Leone
Consiglio di Amministrazione
Andrea Maggiora
Direttore artistico
Paolo Spinnato
Direttore amministrativo
Carlo Cortellini
Fabrizio Arini
Coordinamento
Maria Viola
Maurizia Paone
Assistenti di sala
Sandra Briccarello
Segreteria gestionale
Loredana Durando
Segreteria amministrativa
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L’Istituto Musicale si può raggiungere:
DA TORINO CITTÀ
PERCORRENDO C.SO FRANCIA
FINO AL FONDO
OPPURE
TRAMITE LA TANGENZIALE SUD
(USCITA C.SO FRANCIA-RIVOLI)*
In entrambi i casi si raggiunge comunque
la parte finale di c.so Francia
* Una volta usciti dalla tangenziale girare a sinistra
seguendo la direzione per Rivoli.
Arrivati alla rotonda finale di c.so Francia girare a sinistra
in p.zza Martiri della Libertà, proseguire dritto per un
breve tratto di via Cavalieri di Vittorio Veneto, girare
alla prima a destra (via M. Gioia) e continuare sempre
dritto, la strada comincia a salire ed è sempre la stessa
ma cambia nome: da via Gioia diventa via Rombò e poi
via Fiorito. Da via Fiorito svoltare a sinistra in via Girò,
la prima via che si incrocia è via Capello e proprio
all’incrocio c’è il cancello dell’Istituto Musicale, che è
aperto per l’ingresso ai concerti.
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